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CARRETTA Domenico (Consigliere Anziano) Passiamo alle comunicazioni del Sindaco relative alla "Situazione CIE". La parola al Vicesindaco. TISI Elide (Vicesindaco) Io parto ovviamente con la premessa della condivisione che c'era stata in Consiglio Comunale il 17 febbraio nel merito più generale della chiusura dei CIE, che rimane uno degli obiettivi su cui impegnare tutta l'Amministrazione. Anche perché credo che questi 18 anni di esperienza ci confermino come le tante criticità e l'inefficacia dei CIE hanno di fatto rivelato la mancanza di possibilità di raggiungere obiettivi e funzioni rispetto a quelle che il Legislatore gli aveva attribuito. Nello specifico, abbiamo ovviamente agito come Città nei confronti della Prefettura, anche per approfondire la situazione che era rappresentata anche da una contingenza sul CIE di Torino di via Monginevro. Intanto credo sia importante riferire che la capienza era stata aumentata nel 2011 fino a 210 posti, poi successivamente ridotta e ripristinata più volte. Nel solo 2014 si sono verificati almeno otto incendi, che hanno provocato ingenti danni. La Prefettura, fin dai primi mesi dell'anno, proprio a proposito di questi incendi e anche della inagibilità di parte della struttura stessa, ha coinvolto il competente Provveditorato interregionale alle opere pubbliche. Al momento risulterebbero utilizzabili tre locali per un totale di 21 posti, secondo quanto riferisce la Prefettura. Nel contempo le risorse per la gestione rimessa a gara, sono state ridotte dai 55,00 Euro per la convenzione in scadenza ai 40,00 prefissati nell'attuale gara. A questo proposito, segnalo anche che la Croce Rossa Italiana, precedente gestore del CIE, non ha ritenuto di partecipare alla gara, che peraltro dovrà essere riassegnata entro il prossimo 15 gennaio. Per quanto riguarda invece il riscaldamento, come già detto, la Prefettura riferisce un intervento provvisorio con una pompa di calore in modalità invernale. Credo che questo risulti anche dai sopralluoghi fatti anche dal Garante Regionale dei detenuti. Mentre proprio quest'oggi mi hanno riferito che nel fine settimana è stato concluso l'intervento alla caldaia. Dunque la caldaia è stata ripristinata, per cui il riscaldamento funziona. Naturalmente questo conferma in ogni caso anche la particolarità di questa situazione e la necessità di proseguire nella direzione di lavoro che la mozione ci indicava, dunque la sollecitazione alla chiusura dei CIE, in particolare per quanto riguarda la Città di Torino, del CIE di corso Brunelleschi. CARRETTA Domenico (Consigliere Anziano) La parola al Consigliere Curto. CURTO Michele Abbiamo sollecitato questa comunicazione del Sindaco (ringrazio l'Assessore Tisi per aver preso la parola) in quanto la scorsa settimana, sollecitati da diverse componenti che lavorano o vivono all'interno del CIE, c'era stata segnalata una situazione di invivibilità. Ci tengo a dire con chiarezza, perché credo possa aiutare la riflessione di quest'Aula, che mentre, come è capitato più volte in questi anni, siamo stati contattati dai legali delle persone che vi sono ospitate, recluse; mentre come è già capitato altre volte, anche se molto raramente, siamo stati contattati da operatori della Croce Rossa, mai ci era capitato in questi anni di essere contattati dagli operatori di Polizia dentro il CIE. Lo dico in premessa, perché credo che la riflessione che oggi deve fare questo Consiglio Comunale debba essere scevra da posizioni ideologiche precostituite e indipendenti da quello che pensiamo o che abbiamo pensato in questi anni di quella struttura. Quello che è certo è che la situazione, oggi, di quella struttura è di una invivibilità, di una mal cura, di un abbandono che non ha precedenti. Chiunque sia serio, indipendentemente dalle proprie posizioni politiche, se vuole amministrare con cuore e coscienza questa Città, deve prendere atto di questa situazione. Credo che l'esempio dell'impianto del riscaldamento sia emblematico. Visitando la struttura, abbiamo avuto modo di incontrare il Direttore, il quale ci ha sottoposto nel corso della nostra visita ispettiva alcune lettere che aveva trasmesso al Ministero delle Infrastrutture, al Provveditorato Interregionale per il Piemonte, all'ingegner Pasquariello. Era il 20 giugno di quest'anno. Con questa lettera il Direttore Caneazzo scriveva: "Nella giornata di ieri 19 giugno, il signor Morrone della ditta Scotta confermava l'esistenza di una significativa perdita d'acqua con ogni probabilità collocata in una zona interrata tra le aree abitative rossa e blu. Il responsabile tecnico precisava altresì che tale anomalia non consente di disporre delle necessarie pressioni per far sì che l'impianto di condizionamento dedicato all'area blu (l'area rossa è al momento chiusa) funzioni con la necessaria efficacia. Si richiede pertanto con la massima sollecitudine di predisporre un intervento tecnico risolutivo". Questa lettera veniva poi reiterata il 27 ottobre, segnalando che la situazione della caldaia non avrebbe permesso di riscaldare i locali. Quindi ben prima - viviamo nel più mite fra gli inverni dalla storia di questa città - che il termometro si approssimasse allo 0 °C. il Direttore riscriveva il 9 dicembre e poi ancora l'11 dicembre, cioè prima che noi ci recassimo al Centro. Questa è la dimostrazione che quel Centro è in una situazione di abbandono totale e che oggi non è in grado di garantire le minime condizioni di vivibilità non solo per gli ospiti, ma anche per i lavoratori, che sono oramai diventati uno sparuto gruppo. Un Centro che solo pochi anni fa ha visto la spesa pubblica di 14 milioni di Euro per garantirne l'ampliamento, oggi è in una condizione che non riesce a ospitare più di 22 migranti e a far lavorare 45 addetti di pubblica sicurezza, tra Croce Rossa Militare, Comando interforze, Servizio Immigrazione della Questura e Servizio di Polizia, che potrebbero essere diversamente impiegati - lo dico per chiarezza - nelle politiche di sicurezza integrata di questa Città e del nostro territorio. Continuare a negare che questa è una situazione inaccettabile e invivibile per un Paese civile, credo che rappresenti un'ipocrisia che non è più tollerabile. Inoltre, per il nostro Gruppo, ma credo e spero per l'Amministrazione di tutta la città, rappresenta un fatto di enorme inquietudine la procedura per la gestione del Centro di Identificazione ed Espulsione. Infatti la procedura amministrativa che fu messa in campo a partire dalla scorsa primavera dalla Prefettura di Torino per sostituire, o meglio, per rinnovare la gestione, è stata una procedura amministrativa che ha visto la Croce Rossa militare, il 5 marzo del 2014, scrivere: "Si scrive in riferimento alla procedura in oggetto per rilevare come la soglia di valore massimo prevista per la presentazione dell'offerta si evidenzi come assolutamente incongrua alla copertura dei costi afferenti la prestazione richiesta". In altri termini, la Croce Rossa militare, dopo 15 anni di servizio, scriveva che non aveva intenzione di partecipare a quel bando, perché non più in grado di garantire le minime condizioni di vivibilità per gli operatori e per gli ospiti. Come si possa pensare di passare da 55,00 Euro per 180 ospiti a 37,00 Euro per 25 ospiti, garantendo servizio di mediazione interculturale, medico, presidio psicologico e garanzia giuridico legale, è impensabile. Noi ci troveremo, dal 15 gennaio, una cooperativa, che non intendo citare, ma che è la stessa che è diventata tristemente famosa per la gestione del "Cara" di Roma, quella delle bocche cucite. Allora io voglio parlare al mio Sindaco, o meglio, vorrei parlare al mio Sindaco che per adesso vedo assente in Aula e che spero ci raggiunga presto, perché le parole del Vicesindaco sono state chiare in termini amministrativi, ma adesso si deve elevare la parola della politica. Altrimenti il pronunciamento di quest'Aula non solo sarà lettera morta, ma sembrerà anche un po' un orpello degno delle discussioni su cui non contiamo nulla. Che ci sia un "muro di Berlino" che divide la città in una parte significativa di uno dei nostri quartieri più belli, San Paolo, è oramai inaccettabile. Sindaco, il Governo le è molto vicino, lei è il Presidente dell'ANCI e sono rimasti pochissimi i CIE in questo Paese. Chiami il Ministro e chieda immediatamente la chiusura di quel Centro, anche solo per il periodo invernale, ma si cominci una moratoria che preveda la scomparsa di un luogo che oramai nessuno vuole più. CARRETTA Domenico (Consigliere Anziano) La parola al Consigliere Marrone. MARRONE Maurizio Io non mi rivolgerò al fantasma della poltrona vuota - lo dico a beneficio della ripresa video - del Sindaco Fassino, mi rivolgo alla presenza invece fisica dell'interpellante Michele Curto. Devo dire che mi provoca un po' di amarezza sentire il Consigliere Curto riferirsi retoricamente al Sindaco, il quale non dico che lo debba a un Capogruppo della sua maggioranza, ma almeno a un Consigliere che interloquisce in un dibattito simile. Forse - sono d'accordo con il Consigliere Curto - sarebbe stata auspicabile la presenza in Aula del Sindaco, ed è veramente un triste presagio vederlo assente. Sul problema CIE io non seguo il discorso del Consigliere Curto, per un motivo, perché voi siete molto precisi nel dettagliare tutto ciò che non va nella gestione dei CIE, però ho difficoltà, in questi ultimi due o tre anni, a capire quali sono le vostre soluzioni alternative rispetto all'esigenza di identificazione ed espulsione dei clandestini. Il fatto che voi citiate continuamente il basso numero degli attuali ospiti della struttura suona un po' paradossale, alla luce del fatto che alla smobilitazione del CIE, in quanto istituzione, ci state arrivando con una sorta di azione combinata con da una parte l'ala antagonista, che, sobillando le rivolte degli immigrati ivi rinchiusi, arrivano (l'hanno già fatto come obiettivo raggiunto in molte parti d'Italia) alla chiusura mediante demolizione blocco per blocco e resa inagibilità delle strutture. Perché sappiamo bene che fino a poco tempo fa erano ospitate dieci volte tanto le unità attuali. E, dall'altra parte, attraverso una costante delegittimazione graduale. Qual è il risultato? Che visto che i clandestini continuano a esserci senza i CIE, il CIE di Torino in realtà adesso si chiama "ex MOI Villaggio Olimpico". Con una piccola differenza, però, che lì la mediazione culturale, il presidio sanitario, diciamo anche la rappresentanza politico-amministrativa di quella realtà la fanno gratuitamente? - sottolineo il punto interrogativo a beneficio di verbale - i Centri sociali che illegalmente gestiscono quelle centinaia di persone. Ora, possiamo anche fingere di chiederci che fine faranno quei 20 clandestini una volta che voi riuscirete, perché sono convinto che ci riuscirete, a chiudere il CIE di corso Brunelleschi. La risposta, in realtà, proprio perché la domanda è retorica, è che finiranno al Villaggio Olimpico del MOI del Lingotto. E io sono pronto a scommetterci, perché non avrebbero nessun'altra alternativa nella misura in cui voi eliminate un'istituzione che serviva, e serve, a quello e non la sostituite con nessuna misura alternativa. Ora, io non penso che stiate facendo né un favore a quei clandestini, che si ritroverebbero sottratti a una struttura pubblica, con tutti i suoi danni (oggi, però, il Vicesindaco ci dice che il riscaldamento c'è, mentre al MOI mi risulta che non ci sia il riscaldamento), sottratti all'assistenza, per carità, discutibile nelle modalità e nelle dotazioni di Croce Rossa, cooperative e Forze dell'Ordine, però quantomeno è una struttura istituzionale. Invece li consegnate nelle mani di antagonisti di varie appartenenze politiche, Imam Salafiti, che realizzano le loro moschee all'interno di quella terra di nessuno, e narcotrafficanti, che li utilizzano come galoppini per smerciare la droga. Questo è quello che evidentemente andate a determinare con questo indirizzo politico, che definire demagogico e ideologico è veramente poco, perché è quasi un complimento. Io avrei auspicato da parte del Vicesindaco una risposta limitata a quello che era il quesito: c'è il riscaldamento al CIE? La risposta avrebbe dovuto essere: oggi sì. Peccato che non ci sia stato per un po' di tempo, ma oggi sì. Mi dispiace che invece sia stata l'occasione per ribadire una posizione della sinistra, che in realtà non va a favore della sicurezza degli italiani e nemmeno, paradossalmente, dei clandestini in attesa di identificazione ed espulsione. CARRETTA Domenico (Consigliere Anziano) La parola al Consigliere Ricca. RICCA Fabrizio Consigliere Curto, è Natale, siamo più buoni; quindi, non prendiamoci in giro. C'erano 214 ospiti nel CIE, adesso sono 20. Gli incendi non li ho fatti io, non li hanno fatti le Forze dell'Ordine, non credo che li abbiano fatti gli addetti della Croce Rossa. Non prendiamoci in giro. Le persone che abitano nella struttura hanno bruciato il CIE. Quindi non prendiamoci in giro. Le persone che abitano in quella struttura l'hanno distrutta. Quindi, Presidente, il passaggio fondamentale non è: CIE sì, CIE no. Il passaggio fondamentale è che il Governo Renzi, come il Governo Letta prima, stanzia oltre 9,5 milioni di Euro al mese per un'operazione che si chiama "Mare Nostrum", che ha provocato ad oggi la morte di 3.000 persone in mare. E noi oggi ci lamentiamo di persone che all'interno del CIE - trattate più o meno bene - vivono, mangiano, dormono e hanno il riscaldamento, perché oggi il Vicesindaco ci ha confermato che hanno il riscaldamento. Quindi, non prendiamoci in giro. Fino ad oggi sono stati spesi 55,00 Euro al giorno per circa 150 persone che lo abitavano, l'ultima volta che l'abbiamo visitato. Facciamoci i conti. Il nuovo bando prevede 40 Euro al giorno, come ha detto il Vicesindaco. Come diceva giustamente il Capogruppo Marrone, se ci sono persone all'interno del MOI (che abbiamo visitato la scorsa settimana) che chiedono rifugio, mettiamogli a disposizione il CIE, perché quello è un luogo dove possono essere identificati e curati. Tutti gli altri - esattamente come dice il termine CIE "identificazione ed espulsione" - devono essere mandati da dove vengono, perché non abbiamo più i mezzi per poterli aiutare. Se poi vogliamo tornare indietro di qualche anno, il passaggio fondamentale è che questi soldi potrebbero essere impegnati per aiutarli da dove arrivano, magari per darli a disposizione alle strutture, per creare dei posti di lavoro, per creare delle infrastrutture, per dargli una possibilità migliore direttamente a casa loro. Oggi si parla di chiudere il CIE. Io lo chiuderei solo per un semplice motivo, per spostarlo magari fuori Torino, in modo che i cittadini che abitano in quella zona non siano costretti ad assistere a scene anche abbastanza crude, come capita tutte le volte che queste persone si scontrano con la Polizia o cercano di scappare. Se vogliamo chiuderlo, chiudiamolo, ma per spostarlo fuori città. Come è stato riportato dal Vicesindaco, gli interventi fatti negli anni non sono stati incisivi, tanto che oggi questa struttura ha di nuovo perso il 100% della sua capacità. Ripeto, io sono convintissimo che se vogliamo fare un'operazione per tutte quelle persone che ne hanno bisogno, il CIE, sì, lo chiudiamo, lo spostiamo fuori Torino, andiamo a recuperare davvero tutte quelle persone che chiedono asilo politico in questa città, le mettiamo dentro il CIE, le identifichiamo e creiamo le condizioni per poterle assistere. Detto questo, tutti gli altri devono tornare a casa loro. CARRETTA Domenico (Consigliere Anziano) La parola al Consigliere Bertola. BERTOLA Vittorio Io volevo sottolineare solo un po' di tristezza, perché questo è un argomento importante, dove si parla di fenomeni epocali e di persone. E purtroppo tutte le volte che quest'Aula arriva a parlarne, in particolare questa volta, il livello delle discussione diventa veramente bassissimo. E tra chi partecipa alla discussione c'è una totale disattenzione, che capisco, visto il livello. Proprio in questo momento credo che non ci sia sostanzialmente nessuno che sta ascoltando quello che sto dicendo, se non due o tre persone. Il Sindaco è al telefonino. Io voglio soltanto dire… CARRETTA Domenico (Consigliere Anziano) Scusate. Consiglieri. Se riusciamo a prendere posto, forse è meglio. Lo dico anche per i lavori dell'Aula. Continui, Consigliere Bertola. BERTOLA Vittorio Grazie, Presidente. Anche perché non credo che ci dovrebbe essere bisogno di una discussione in Consiglio Comunale per far sì che le persone detenute in una struttura pubblica abbiano il minimo trattamento di decenza per chiunque debba vivere in una situazione del genere. Quindi, ci manca ancora che ci voglia una decisione o un sollecito del Consiglio Comunale perché funzioni il riscaldamento in una struttura pubblica di qualunque genere. Forse è persino un po' umiliante che ne dobbiamo parlare. Dopodiché, mi sembra che purtroppo dopo un anno dalla discussione che abbiamo avuto sulla mozione per la chiusura del CIE, abbiamo la dimostrazione che ancora una volta quella era una grande discussione che non ha portato a niente. Tant'è che dopo un anno siamo esattamente nella stessa situazione: il CIE è ancora lì e ci sono ancora tutti gli stessi problemi. I problemi dell'immigrazione, comunque uno li voglia vedere, cioè sia per chi simpatizza con l'immigrazione clandestina e non clandestina, sia per chi invece vorrebbe avere meno immigrati, non sono stati risolti e non sono stati affrontati. Salvo poi vedere quello che è successo a Roma, relativamente all'esistenza di ambienti di sottobosco vicini alla politica, di ogni colore, che lucrano pesantemente sulle spalle di persone che vengono nel nostro Paese per trovare una vita migliore. CARRETTA Domenico (Consigliere Anziano) La parola al Consigliere Liardo. LIARDO Enzo Io penso che tutto quello che è stato detto faccia parte di un contesto generale. Il Capogruppo Bertola prima ha parlato di tristezza. La stessa tristezza che ho provato io - voglio fare una specie di denuncia - rispetto a quello che abbiamo vissuto l'altro giorno. Per carità, non ci sono state contestazioni, però devo sottolineare con tristezza che la visita che abbiamo fatto al CIE potevamo anche non farla, perché ci è stata completamente contingentata da chi - come diceva il Collega Marrone - si è messo a capo di tutta una situazione di disagio. Perché a volte ci sono dei gruppi che vivono e si nutrono del disagio, perché riescono a gestirlo, legalmente o illegalmente. Questo veramente mi ha lasciato profonda tristezza, perché ci fa capire che comunque l'Amministrazione è assente o arriva troppo in ritardo quando le situazioni sono già compromesse. Perciò voglio proprio lasciare a verbale che la visita dell'altro giorno, per carità, non ha dato adito a nessun tipo di protesta, ma per vedere un cortile dall'esterno, potevamo anche non andarci. Chiudo dicendo che quando a una persona che vive il disagio dall'interno, in una situazione (non l'abbiamo potuto vedere, ma si è capito) che neanche le bestie riuscirebbero a sopportare, gli viene detto da tutti che deve farsi gli affari suoi, perché la nostra visita si sarebbe limitata a guardare dall'esterno un cortile, questo dimostra che in certe situazioni bisognerebbe agire in maniera tempestiva. Purtroppo quella struttura, come tutte le altre situazioni che ci sono state a Torino, non è stata governata in maniera tempestiva e giusta. Mi limito solo dire questo e spero che la situazione del CIE possa trovare una soluzione. Ma mi pare che la provvisorietà la faccia sempre da padrone. CARRETTA Domenico (Consigliere Anziano) La parola al Consigliere Cassiani. CASSIANI Luca Due minuti solo per chiarire prima gli aspetti di carattere tecnico-economico e poi quelli di carattere politico. Mi rivolgo in particolare ai Colleghi, perché so che sono attenti anche ai conti. Quella struttura attualmente è stata bandita per 180 posti. Come sapete - l'ha detto il Vicesindaco - la Croce Rossa, che ha svolto quel servizio in questi anni, essendo stata affidataria del servizio di concessione da parte del Ministero, quindi per conto della Prefettura, ha deciso di non partecipare al bando di gara. Per cui io ho gravissimi sospetti, e una certezza, che la cooperativa che si è aggiudicata la gara, con molta difficoltà, facendosi i conti, potrà entrare in quella struttura il 15 gennaio, per la semplicissima ragione che 21 ospiti a 40,00 Euro al giorno, oggi farebbero 800,00 Euro circa. Quella struttura costa, mediamente, esclusi i pasti, tenendo conto solo del personale medico, infermieristico, addetti del corpo militare, mediatori culturali, psicologi e traduttori, oltre 5.000,00 Euro al giorno. Ditemi come fa chiunque di noi a manutenere una struttura simile incassando 800,00 Euro. Ecco perché ci saranno grandi difficoltà a reperire un soggetto privato che in qualche misura possa tenere quel centro aperto. Quindi questo è il primo punto. Poi veniamo alle questioni politiche. Ma è per quello che in quella struttura, oltre per le motivazioni indicate dal Consigliere Curto e che bene ha illustrato il Vicesindaco Tisi, è impossibile pensare a una continuità di quel genere. E questo è soltanto un aspetto tecnico- economico. Ventuno persone su 180, con quel tipo di bando, non consentiranno a nessuno di poter gestire quella struttura. Cosa succederà il 15 gennaio, quando non ci sarà più nessuno che gestirà quella struttura? Iniziamo a fare questo tipo di ragionamenti, che sono al di là della politica. Mentre la politica è evidente che va in questa direzione. Lo sapete tutti che le espulsioni sono molto diminuite. Le persone presenti all'interno dell'attuale struttura sono molte di meno rispetto a cinque, sei, dieci anni fa. Addirittura ancora meno rispetto alla vecchia struttura che c'era in corso Brunelleschi, dalla parte dell'entrata storica. Quindi è una vicenda che va superata politicamente, culturalmente ed economicamente, perché quella struttura così non può stare in piedi. Questo tipo di Legge, alla prova dei fatti, è assolutamente fallimentare, sia per i suoi aspetti economici, sia perché non ha risolto il problema. Il problema non si risolve così, non si affronta in questo modo, con quel tipo di situazione nella quale per anni ci sono state persone recluse, perché sostanzialmente lo erano, di cui per mesi e mesi non si riusciva a ricostruirne una identità. Non sono questi i sistemi. E se guardiamo al resto dell'Europa, evidentemente questa vergogna, tutta italiana, credo che possa e debba finire. In questo senso, c'è un impegno di questo Governo anche rispetto alle vicende dei diritti. Non a caso ieri si è finalmente iniziato a parlare di "ius soli", dopo anni che facciamo battaglie in questo Paese. E questo servirà a risolvere anche quel tipo di problemi. Quindi credo che dal 15 gennaio ci sarà un problema, perché ho molte riserve sul fatto che la cooperativa assegnataria accetterà di gestire quella struttura con 21 ospiti su 180, quando quell'appalto è stato predisposto con quel tipo di numeri, perché non ci sta dentro le spese. Qualunque assegnatario non può gestire una struttura di quel genere. A meno che, ovviamente, scenda sotto gli standard di servizio; quindi risparmiare sull'assistenza medica, infermieristica, sul tipo di pasti da somministrare, sul controllo che ci deve essere all'interno di una struttura di quel genere. È una questione sulla quale la Città di Torino, in particolare, ma credo tutto il Paese, debba interrogarsi, in modo laico, senza barricate destra o sinistra, chi la pensa in un modo o in un altro. È uno strumento inadeguato, inopportuno, superato; tra l'altro, anche dal punto di vista numerico, ormai risibile. Per cui questa è una vicenda politica. E va superato anche lo squallore che si vive in quella struttura. Perché possiamo dirci quello che vogliamo, ma comunque ci sono esseri umani che vivono in una condizione che è peggiore di quella del carcere, con meno garanzie, meno diritti e anche meno possibilità. CARRETTA Domenico (Consigliere Anziano) Le comunicazioni sono effettuate. |