Città di Torino

Consiglio Comunale

Città di Torino > Consiglio Comunale > VERBALI > Torna indietro

Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 1 Dicembre 2014 ore 10,00
Paragrafo n. 9

Comunicazioni dell'Assessore Passoni su: "riforma del decentramento".
Interventi

PORCINO Giovanni (Presidente)
Passiamo alle comunicazioni riguardanti la riforma del decentramento.
La parola all'Assessore Passoni.

PASSONI Gianguido (Assessore)
La Conferenza dei Capigruppo ha richiesto delle comunicazioni riferite alla riforma del
decentramento, che non hanno, se non ho capito male, in realtà un elemento di richiesta
scritta, cioè non c'è un tema, un quesito specifico da fronteggiare, se non quello dello
stato delle cose, teso - penso - a recuperare un'informativa, che la Conferenza abbia
ritenuto lesa dalla comunicazione a mezzo stampa, uscita martedì scorso e che,
naturalmente, come tutte le comunicazioni informali a mezzo stampa, non sono
ovviamente una comunicazione ufficiale.
Proverò ad essere sintetico, in quanto credo che tutti i soggetti rappresentati in
quest'Aula abbiano modo o abbiano partecipato direttamente alla discussione,
attivamente peraltro, della riforma nella Commissione Speciale all'uopo costituita, che
al momento, dopo anche una prima proroga, ha raggiunto un risultato avanzato, ovvero
sta esaminando - e parto da questo -, in fase istruttoria, il testo dello Statuto della Città
di Torino e del Regolamento uscente, per coordinare gli aspetti normativi legati
all'impianto giuridico e istituzionale del decentramento futuro.
Farò però un passo indietro. Ricordo al Consiglio che nel programma
dell'Amministrazione 2011-2016 era presente il tema del decentramento in chiave di
riforma, tesa, da una parte, a riprogrammare l'attività di decentramento della macchina
comunale, intesa come profilo di efficienza ed efficacia della parte amministrativa
tecnica della struttura; dall'altra parte, era stato richiesto a più voci di ridisegnare un
impianto che, dopo almeno due tentativi di riforma senza successo da parte di Giunte e
Consigli Comunali precedenti, ridefinisse non soltanto i compiti, ma anche il disegno
istituzionale, dove per istituzionale intendiamo i confini, il numero, il numero di
Consiglieri, se è necessario, le funzioni, i poteri, la rilevanza esterna dell'attività, le
competenze, non inteso di competenza materiale, ma di valenza giuridica delle
competenze assunte, cioè efficacia esterna e interna degli atti, materie proprie, materie
delegate.
Al riguardo, e quindi teso, ovviamente - tra virgolette -, a "sminuire" e anche a
ricontestualizzare alcune informazioni uscite a mezzo stampa, la Commissione ha
effettuato un lavoro istruttorio, con la presenza, per quanto di competenza, anche della
Giunta e anche di alcuni settori di Giunta auditi progressivamente nelle sedute, che però
ha definito alcuni contenitori nei quali, naturalmente, al momento mancano degli atti del
Consiglio di attuazione. Ma vorrei precisare che gli atti di Consiglio di attuazione sono
in realtà, come giustamente dice il nostro Regolamento e Statuto, il risultato proposto al
Consiglio dopo mesi di lavoro della Commissione Speciale e la Commissione,
ovviamente, è uno strumento del Consiglio per scrivere e redigere in sede referente la
riforma.
Venendo al punto, ci sono aspetti che riguardano, in qualche modo, la connotazione
istituzionale, il fatto che è abbastanza universalmente condiviso è che il lavoro teso alla
riforma debba produrre uno snellimento delle procedure e anche del numero di
Municipalità o Circoscrizioni. Quando dico "ridurre il numero", vuol dire che la
Commissione ha dibattuto ed ha anche definito in sede referente una proposta a sei. Non
è ovviamente un atto, quello della Commissione, che va oltre la valenza della
Commissione, cioè un deliberato di Commissione che può essere oggetto di discussione
e di verifica.
Al riguardo - e qui tocco un punto già fondamentale - avendo sottoscritto il compito di
essere sia invitato permanente alla Commissione, sia invitato permanente alla
Conferenza dei Presidenti, in qualità di rappresentante dell'attuale decentramento, il
sottoscritto si è permesso e si assume pertanto la responsabilità - non della
comunicazione a mezzo stampa, ma dell'iniziativa certamente - di produrre un sistema
che in qualche modo salvaguardasse, rispetto alla proposta originariamente prevista,
quella delle sei Circoscrizioni che non avevano allo stato una Circoscrizione centro
della Città, di individuare invece un perimetro territoriale centrale che, per quanto per
estensione fosse disomogeneo alle altre, potesse avere un'estensione più ridotta, ma che
contenesse comunque quello che è definito toponomasticamente il centro della Città.
Si faceva riferimento alla zona urbana considerata storica, cioè al perimetro storico della
Città; si faceva riferimento ad una disciplina pertanto di carattere toponomastico
urbanistico e, naturalmente, questo altro non era che una proposta dell'Assessore ad un
gruppo di convenuti ad una riunione di carattere politico, non era in nessun modo una
decisione politica assunta, né tantomeno un segno di equilibrio raggiunto, né in sede di
maggioranza, né tantomeno in sede di Consiglio con la minoranza.
Da ciò è nata una discussione e un dibattito, che peraltro ha trovato la cittadinanza più
volte anche in Commissione, ovvero quale forma di autogoverno o decentramento
debba darsi, cioè la forma consiliare, quale numero di Consiglieri avrebbe dovuto
mantenere. La Commissione ha un orientamento, poi naturalmente cito circostanze che
ho desunto dagli atti, ho sentito, ma non voglio togliere in questo l'intervento a chi, più
deputato di me, può parlare del lavoro della Commissione, che sostanzialmente si è
attestato su un sistema elettorale similare all'attuale, ad un numero di Consiglieri
similare all'attuale e ad una discussione non ancora, in realtà, completata sul tema del
funzionamento della Giunta, del suo numero, della rilevanza esterna o interna della sua
attività di Giunta medesima.
Pertanto, credo che sia necessario dire una cosa con estrema chiarezza: una buona
discussione sul decentramento, qualunque sia la sede, sia una sede politica di
maggioranza, sia una sede politica che coinvolge tutto l'arco istituzionale, sia una sede
amministrativa come la Commissione, sia quest'Aula che si trova a discutere oggi, deve
avere a fattor comune un'esigenza fondamentale, cioè che la riforma del decentramento
è da farsi ed è da farsi con tutta la necessaria discussione ed il tempo necessario a
produrre una buona riforma, che abbia sinteticamente, a mio avviso, tre caratteristiche.
Quando dico "a mio avviso", è perché sto parlando a nome della Giunta e non a nome
dei Consiglieri, questo è il punto fondamentale. Siamo in una fase in cui la dialettica si
sta esprimendo nelle sedi opportune e non necessariamente anche all'interno di
maggioranza, Giunta, eccetera, ci sono ancora delle definizioni che hanno visto tutte le
compatibilità, non solo amministrative e tecniche, ma anche magari il disegno politico
generale quale unico indirizzo.
Pertanto, con ciò smentisco la voce per la quale esista una riforma ghost, una riforma
occulta, una riforma che abbia già trovato degli equilibri di maggioranza o non di
maggioranza, che in qualche modo faccia parte di una sorta di patto separato rispetto al
lavoro di Commissione.
C'è un lavoro in itinere che prevede maggioranza e opposizioni, in cui l'opposizione ha
lavorato sempre molto fattivamente anche in sede di Commissione, pur dicendo e
dichiarando più volte quali sono i punti su cui le opposizioni e talvolta anche la
maggioranza ha delle divergenze, che naturalmente non so se saranno sanabili, ma
saranno necessariamente da discutere e da affrontare in conclusione alla chiave politica
della riforma stessa, ma sostanzialmente i tre punti sono molto semplici e sono: uno,
chiudere la tornata amministrativa avendo riformato Statuto e Regolamento, che vuol
dire avere toccato le funzioni e il rapporto tra Istituzioni centrali e Istituzioni decentrate,
avere deciso come vengono elette, chi rappresentano e che Foro di rappresentanza
debbono avere.
Due, definire con chiarezza quali sono i poteri e le funzioni, cioè la materia delegata
non solo in materia di competenza prove delegata, ma in relazione al disegno di
funzione amministrativa che la Città vuole darsi, attribuire le funzioni anche in toto
all'organismo decentrato di riferimento. Ciò ovviamente è un tema politico, non solo
tecnico, perché la tecnica può dire qual è il percorso migliore per ottenere uno scopo di
programma amministrativo, ma la politica può richiedere che queste funzioni vengano
esercitate in concerto, di concerto, da soli, solo centralmente, solo in via periferica.
Questo argomento è complesso, perché - lo dico chiaramente - tocca la materia
regolamentare del Consiglio Comunale già vigente, tocca Regolamenti che il Consiglio
si è dato, tocca materia di alcune attività, per esempio lo sport, per citare un caso, così
come l'assistenza sociale, così come le manutenzioni, tocca temi che oggi hanno già una
loro dimensione organizzativa, amministrativa definita da Regolamenti, che, se
dovessero cambiare, cambierebbe ovviamente e completamente l'attività e il rapporto
tra Consiglio Comunale e Giunta nella redazione degli atti, ma anche tra Consiglio
Comunale e Consigli di Quartiere nella loro evidente differente attribuzione di poteri e
competenze.
Terzo: il fatto che si vada a sperimentare, cioè il fatto che si possa arrivare nei tempi - il
fattore tempo è importante - ad una riforma che caratterizzi questa tornata
amministrativa non come una riforma estemporanea, partorita e chiusa a pochi mesi
dalle elezioni e testata solo nella chiave di un passaggio elettorale, ma una riforma che
abbia il tempo di essere conosciuta, studiata, sedimentata, sperimentata, e che ho detto
tante volte, non tanto chi la riforma l'ha fatta, cioè chi l'avrà fatta, spero quest'Aula,
spero questa Giunta, ma chi la riforma la erediterà, non abbia pretesti o scuse ad
indovinare, o immaginare nuovi meccanismi o barriere per poterla attuare, una riforma
che si è arrivati a concludere e attuare a fine tornata amministrativa uscente è una
riforma che, quando si insedierà il nuovo Consiglio, sarà attuata e conseguentemente
operante.
Una riforma che venga lasciata in attuazione ad una eredità di un'altra Amministrazione
potrebbe partire con una opinione diversa di organismo che, se vuole, potrà riformare
una riforma, ma sarebbe la cosa peggiore non averla mai testata, non aver mai verificato
se il lavoro fatto per tre anni sia un lavoro proficuo, un lavoro che ha portato sforzi
positivi per la semplificazione, per il contenimento dei costi, per il migliore
funzionamento della macchina comunale e anche per non vietare, anzi consentire - ed è
un fatto fondamentale questo che vorrei ricordare - la più ampia rappresentanza del
territorio delle forze politiche nelle elezioni dei Consigli di Circoscrizione.
Questa è la ragione per la quale, al di là del contenimento del numero dei quartieri, che
alla fine si vedrà se saranno sei, sei più uno, o sette, e qui, ribadisco, cito testualmente
opinioni personali, che non voglio vengano attribuite a nessun tipo di soggetto terzo che
ha con me interloquito, ma semplicemente sia chiaro che in quei territori, la
rappresentanza, il numero di eletti garantisce l'accesso alla rappresentanza alle forze
politiche secondo meccanismi elettorali che sono tendenzialmente proporzionali al
massimo con il sistema D'Hondt, che pertanto non spostino più di tanto un sistema di
rappresentanza territoriale, che per forza, in quanto territori, potrà avere delle
distorsioni, potrà avere sempre situazioni nelle quali la concentrazione di preferenze o
di voti faccia emergere liste che possono non essere rappresentative su scala cittadina.
Ma questo è il compromesso che bisogna ottenere per avere, da una parte, la
rappresentanza non altissima, cioè delle soglie di sbarramento implicite, tali per cui
dovremmo domandarci perché esiste un decentramento, perché se non si accede con una
rappresentanza territoriale, il decentramento non ha ragion d'essere, la partecipazione
non ha ragion d'essere, il costo che la sostiene non ha ragion d'essere.
Dall'altra parte, però, dei meccanismi di funzionamento che permettano lo snellimento
di procedure, snellimento e responsabilità, riforma di poteri e soprattutto funzionalità.
La riforma deve funzionare, la riforma deve avere requisiti di attualizzazione non tesi
alle tecniche della politica, ma tese alla tecnica dell'amministrare.
Il decentramento è fatto per amministrare la Città, non è fatto per fare nient'altro.
Dentro questo contesto che vogliamo essere snello e semplice, un sistema di
partecipazione innovata: la Commissione è arrivata a parlarne, l'ha affrontato, ci sono
tecniche sperimentate e nuove in questo campo, anche positivamente sperimentate.
Penso che su questo bisogna solo decidere quanto bisogna allargare la gamma della
sperimentazione riferita agli strumenti abituali (petizioni, Consigli aperti, Assemblee
aperte e altre forme di partecipazione) e su tutto ciò riflettere se nel 2014 le forme di
partecipazione della cittadinanza alla Amministrazione Locale può essere intesa, in via
diretta, tramite queste forme di partecipazione o, in via indiretta, tramite il principio di
delega, che è il sistema elettorale di suffragio universale indiretto, cioè si vota, ma si
viene amministrati per le competenze da chi va alla fine in Consiglio di Circoscrizione.
Con queste premesse, con questa chiarezza, spero, voglio aggiungere che il lavoro di
Commissione è delicato. Non vorrei - lo dico non come un richiamo, ma come un
auspicio - che arrivati ad una fase in cui si addensano le principali questioni di fondo,
cioè quando si arriva ad un lavoro istruttorio, si arriva anche ai nodi, di fronte ai nodi si
possono avere due atteggiamenti opposti: scappare o affrontarli e provare a scioglierli.
Non vorrei che quello dei nodi diventasse un atteggiamento che alla fine riconduca
questa riforma al percorso fin qui fatto, fuggendo di fronte ai nodi. I nodi vanno sciolti.
I nodi si sciolgono in tanti modi: si possono anche mettere a mollo e lasciare che le fibre
si allarghino.
Se non è per la Giunta un elemento il fattore tempo essenziale, nessuno voleva entro
Natale regalare a nessuno la riforma, possiamo avere il tempo, si immaginava, un mese,
un mese e mezzo, due mesi, per provare a redigere la conclusione. Naturalmente, faccio
un ragionamento dal punto di vista della Giunta, non voglio programmare i lavori della
Commissione per conto terzi, ci mancherebbe, ma penso che arrivati da domani ad
illustrare e cominciare a parlare di funzioni e poteri, esaminando in dicembre-gennaio
queste funzioni, penso che sia immaginabile entro febbraio, metà marzo, al massimo, far
approdare la riforma in Aula, con i vari provvedimenti riformatori che la comporranno.
Come si arriva a quel momento insieme? Vuol dire trovare gli equilibri di natura
amministrativa e politica tra Giunta e Consiglio, cioè equilibri di natura istituzionale. E
questo è il mio compito.
Come si arriva alla riforma sul piano politico? Vuol dire che i Partiti e le forze politiche
devono mettersi insieme, ragionare delle questioni che possono essere di esclusiva loro
competenza, riflettere sul lavoro da farsi e penso con l'ausilio anche del sottoscritto, che
naturalmente non si è mai tirato indietro, arrivare a non gettare una buona riforma, che è
arrivata al suo, secondo me, 60%, perché oggi dobbiamo guardare il risultato e dirci che
buona parte delle cose dette e fatte sono un 60%. C'è oggi il 40%, che è la parte più
difficile. Quel 40% si può conseguire agevolmente.
Chiedo e ritengo che si possa credere nel lavoro della Commissione, nel lavoro
dell'Assessorato, nell'apertura di ragionamento e pensare che i confini del
compromesso, perché di questo si tratta, con senso alto della parola, quando si fanno
riforme; le riforme si fanno con dei quorum che non devono limitarsi alla maggioranza,
ma possibilmente essere più larghi, con maggioranze qualificate, devono e possono
essere oggetto di esame anche in sede politica, che trovino i necessari equilibri per far
andare avanti il procedimento di riforma.
Se ciò sarà possibile, la Giunta sarà disponibile sin da ora, come è sempre stata, a
mettere in gioco, con le difficoltà che avremo, con le complessità che avremo, la propria
organizzazione di funzione, pensando non a se stessi o a chi detiene i poteri, ma
pensando ad un'Amministrazione che nel 2016 abbia un funzionamento più snello e
migliore.

PORCINO Giovanni (Presidente)
Apriamo la discussione sulle comunicazioni.
Ricordo ai Consiglieri i tempi di intervento: cinque minuti un Consigliere per Gruppo,
tre minuti tutti gli altri.
La parola al Consigliere Magliano.

MAGLIANO Silvio
Ringrazio l'Assessore. Il mio intervento serve, in qualche modo, a provare a fare
chiarezza su quello che è il percorso che ci siamo dati ed è un percorso che doveva
essere condiviso.
Ho partecipato, in qualità di membro dell'Ufficio di Presidenza, ai lavori della
Commissione, che sono stati intensi e, in alcuni momenti, anche aspri. Si sono
confrontate posizioni diverse e ringrazio anche il Presidente Onofri per il lavoro fin qui
svolto.
Mi collego ad una battuta fatta dal Consigliere Alunno, che sosteneva che non si
possono cambiare le regole del gioco e la rappresentanza della città se anche
l'opposizione, che rappresenta decine di migliaia di cittadini in questa città, non è
d'accordo; c'è un dato evidente e forse è la smania di uscire sui giornali o è un
giornalista più bravo degli altri e c'è l'idea che si possano cambiare le regole per colpi
di maggioranza oppure per avere un titolo su un giornale in più, anche cercando di
superare gli altri giornali del nostro territorio. Questo fatto però non può passare
inosservato, perché migliaia di cittadini hanno letto una composizione della nostra città
strutturata in una modalità per la quale c'erano una serie di virgolettati, una serie di
prese di posizione, una cartina, un impianto e mi dispiace perché, come dice il
Consigliere Paolino in Conferenza dei Capigruppo, è vero che i Consiglieri Comunali
parlano per atti, però lo conosco bene, so anche che si parla per atti oppure si cerca di
fare in modo che quegli atti possano diventare realtà attraverso indicazioni che vengono
date alla cittadinanza.
Mi colpisce che un certo tipo di lavoro possa essere mandato in fumo in un colpo solo e,
come membro di quella Commissione, mi dispiace, perché abbiamo discusso di
competenze, di deleghe e di opportunità. Ad agosto, come Gruppo del Nuovo
Centrodestra avevamo ipotizzato una riduzione delle Circoscrizioni ed un certo tipo di
competenze che dovevano essere date alle Circoscrizioni per essere più vicine ai
cittadini. Su questo penso anche che quello che ha detto adesso l'Assessore sia
interessante, nella modalità in cui oggi, finalmente, apriamo gli occhi e diciamo che ci
sono delle Circoscrizioni in cui forse, per assurdo, potrebbero nascere delle liste civiche
che si occupano di un problema preciso che è presente in una determinata
Circoscrizione. Penso alla Circoscrizione 6 o alla Circoscrizione 8, perché qui,
regolarmente, ci occupiamo di campi rom e di movida.
Per quanto riguarda la riduzione dei costi, cito il nostro Sindaco che, oggettivamente,
quando parla di Province un po' si rende conto che forse abbiamo eliminato dei soggetti
- appunto, le Province -, ma forse non è vero che abbiamo ridotto i costi; abbiamo solo
un grande problema di deleghe e di competenze.
In questo pasticcio che siete riusciti a creare… perché è inevitabile che, alla fine - ma
questo l'ho imparato da voi in questi quattro anni -, la Sala Rossa sia un luogo politico
con il quale fare i conti, ma anche il dibattito nella città lo è. Su questo mi interessa
cercare di capire ancora di più qual è il disegno che vogliamo dare alla città. Non so se
la Commissione, ma lo dico politicamente, potrà ancora lavorare nello stesso clima, cioè
un clima in cui si cercava di costruire qualcosa di nuovo.
L'unica cosa che mi interessa - ma lo chiedo a voi, Consiglieri - è che, se abbiamo un
impianto per governare questa città, si cerchi di trovarlo insieme, perché le regole del
gioco per governare 970.000 persone (e, ancora di più, essendo il fulcro della Città
Metropolitana) non le potete fare da soli.
Lo dico al PD: non potete pensare di cambiare le regole del gioco da soli, perché questa
Città - e non vorrei che capitasse qui quello che è capitato in Emilia-Romagna - ha
bisogno di una rappresentanza più vasta, affinché ogni corpo intermedio possa sentirsi
rappresentato, anche con liste civiche, in una Circoscrizione, perché lì c'è un problema.
Non mi pare che il ridisegno che avete pensato ed avete passato ai giornali abbia dentro
questa onestà intellettuale.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Carbonero.

CARBONERO Roberto
Tante belle parole e, stranamente, per la prima volta le ho capite tutte; evidentemente,
aveva proprio bisogno di spiegarsi bene e di convincerci della bontà delle sue parole.
In realtà, in tutto questo vedo l'ennesima ed assoluta forzatura di una Giunta e - a questo
punto - di un Sindaco che, a tutti i costi, non solo asfaltano la minoranza e le
Commissioni, come puntualmente si fa (non presentandosi, rimandando o venendo a
dire due cose di corsa e poi andando via), ma, questa volta, è toccato anche alla
maggioranza, bontà loro.
Questa è la dimostrazione che in questi tre anni non si è costruito niente insieme, ma
tutto è sempre stato solo imposto. Questa volta forse vi è stata un po' di bramosità, un
po' di fretta e un po' di paura che qualcuno, per la prima volta, in una Commissione (tra
l'altro, egregiamente presieduta dal Consigliere Onofri, in cui ci si trovava a discutere
anche per delle ore, perché, qualche volta, siamo andati avanti quasi tre ore a discutere
su qualcosa da costruire insieme) stava facendo, insieme, qualcosa per i cittadini, senza
dover litigare e porsi su fronti politici. Ed ecco che la Giunta è scattata dicendo: "No, si
fa comunque come dico io, da sempre. Dato che da sempre è così, anche stavolta si fa
così", inventandosi una zona centrale direttamente gestita dal Comune, ipotesi che non
era mai emersa durante le nostre Commissioni, perché nessuno ha mai ventilato questo
tipo di discorso.
Stavamo invece per entrare nei meccanismi politici, quelli che più importavano e che,
forse, potevano portare a dei grandi cambiamenti. Probabilmente, sarebbe stato meglio
far concentrare i giornalisti sulle sei zone, dargli in pasto un disegnino ed imporre
quello che già si vedeva e che forse si aveva già in testa, perché non dimentichiamo che
le piantine ce le hanno confezionate, ce le siamo ritrovate. Per carità, le abbiamo chieste
noi, ma erano già pronte, non sono arrivate dopo un mese e mezzo o due mesi di lavoro
di Commissione, se non ricordo male sono arrivate alla seconda o alla terza seduta,
quindi, in qualche modo, il piano era pronto.
Se questa è la democrazia - mi rivolgo a lei, Sindaco - che questa Città vuole dimostrare
(per quanto riguarda l'apertura verso le forze politiche e verso i cittadini), avete
semplicemente palesato che, per l'ennesima volta - lo ripeto, non mi stancherò mai di
dirlo -, avete fatto e continuerete a fare quello che volete, senza alcun rispetto e senza
interpellare nessuno, perché tanto a voi non interessa.
Voi avete degli obiettivi che dovete raggiungere, come forse le più importanti aziende, e
volete arrivare in fondo; come si dice, non importa il mezzo, l'importante è il fine ed a
questo giro avete asfaltato anche la vostra maggioranza, ma questo non vi fa molto
onore.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Onofri.

ONOFRI Laura
Prendo suggestione da questo intervento del Consigliere Carbonero per dire che, il
giorno dopo la pubblicazione dell'articolo, la più amareggiata forse sono stata io,
proprio perché credo fermamente - e ritengo di averlo dimostrato in Commissione - che
il luogo deputato per la riforma sia la Commissione e che la maggioranza e
l'opposizione debbano lavorare - e, fino al quel momento, lo hanno fatto - insieme, in
modo e con spirito collaborativo (come, forse, non succede sempre o, direi, raramente),
proprio partendo anche da posizioni molto diverse. Sappiamo bene che questo è il
quarto tentativo di riforma del decentramento, che il tema è assolutamente ostico e che
ognuno ha in mente una sua idea di Circoscrizione e di decentramento e quindi ci è
apparsa subito la difficoltà di addivenire ad una mediazione.
Con il prosieguo dei lavori ho capito che cosa significa lavorare insieme e che cosa
significa fare una riforma che sia non di una parte politica, non di una maggioranza, ma
del Consiglio.
Credo però che questo spirito ci sia ancora, almeno da parte mia c'è. Condivido
pienamente quello che ha detto l'Assessore, cioè quella riunione a cui l'articolo si
riferisce è una normale riunione di maggioranza, dove anche i Consiglieri che non sono
presenti in Commissione vengono informati dello stato dell'arte e dove vengono
proposte delle situazioni a cui è chiaro che la Giunta e l'Assessore stanno lavorando.
Rinnego assolutamente la possibilità di far dire a chicchessia che la riforma era già in
porto e che la riforma era già confezionata, nel senso che avrei poca stima di tutti i
Consiglieri a pensare che una riforma può passare in quel modo. Avrei poca stima di voi
e, quindi, credo che anche voi capiate che non era sicuramente quello il modo; anzi
quello era il modo per affossare una riforma e quello era il modo, per chi non vuole una
riforma, di portare avanti questa cosa.
Questo è quello che mi sento di dire, perché, come ho dichiarato all'inizio, sono stata io
la più amareggiata, non solo per il modo - perché, ormai, in politica si vede tutto -, ma
proprio perché andava a scardinare un lavoro a cui tutti noi avevamo dedicato molto.
È vero quello che ha detto l'Assessore, abbiamo fatto il 60% della riforma, perché
abbiamo trascorso molte ore in Commissione a discuterne - riunioni anche di due o tre
ore, come ricordava il Consigliere Carbonero, con audizioni di tutti i Servizi e di tutti gli
Assessori -, con la parte più importante delle linee guida (a luglio abbiamo dato delle
linee guida e continuo a dire che la riforma va incardinata su quelle). Poi, è chiaro che
sono linee guida e vanno sperimentate; avevamo detto di non bloccare la riforma con
delle prescrizioni precise, perché poi bisogna confrontarsi (come ha detto giustamente
l'Assessore) con la Giunta ed anche con la Conferenza dei Presidenti, che peraltro sono
sempre invitati ed hanno sempre avuto diritto non solo di parola, ma di portare anche in
quella sede le loro osservazioni ed i loro suggerimenti.
Il giorno dopo la pubblicazione di quell'articolo ho pensato di dimettermi, non perché
pensassi di avere un qualche ruolo importante, ma per dare un segnale, in quanto non
avevo assolutamente voglia di proseguire in un clima che non era quello che, invece,
avevamo instaurato in Commissione.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La invito a concludere il suo intervento, Consigliere Onofri.

ONOFRI Laura
Poi, ho deciso di non farlo, perché ritengo che questa riforma debba andare avanti ed
invito non solo i componenti della Commissione, ma tutti i Consiglieri a lavorare
proprio in questo senso, per fare ancora più in fretta (forse i tempi saranno quelli
indicati dall'Assessore) per addivenire alla riforma del decentramento.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Trombotto.

TROMBOTTO Maurizio
Visto che il Consigliere Onofri mi ha preceduto, inizio l'intervento esprimendo la mia
solidarietà personale e del Gruppo nei suoi confronti, perché credo che, se qualcuno
deve essere posto - ma terminerò subito questo aspetto che mi interessa relativamente -
sul banco degli imputati, certamente non deve essere il Presidente della Commissione,
che, anzi, è la prima vittima di un modo un po' discutibile di interpretare talune volte
l'attività politica in questa città. Non voglio andare oltre nella polemica, perché non mi
interessa.
Credo che, invece, sia utile un chiarimento e quindi vorrei fare un plauso a coloro che
hanno comunque ritenuto di chiedere le comunicazioni in Aula su questo argomento;
non si sarebbe potuti arrivare alla prossima riunione della Commissione senza un
chiarimento e mi sembra che ci si stia muovendo in quella direzione.
Voglio ricordare molto brevemente ciò che è contenuto nelle Linee Programmatiche,
con le quali questa Amministrazione si è presentata nel 2011: vi è un passaggio dedicato
ai Consigli di Circoscrizione e vi è un'assunzione di impegno da parte di questa Giunta
e di questa maggioranza nel dotare i Consigli di Circoscrizione delle risorse e degli
strumenti necessari per far sì che l'azione amministrativa corrisponda alla domanda dei
diversi territori della nostra città.
Voglio anche citare - è un documento molto più recente - la relazione dell'Assessore al
Bilancio, che è anche Assessore al Decentramento, che ha accompagnato la discussione
e la presentazione del Bilancio di Previsione di questa Città (quindi quello di
quest'anno, del 2014), laddove l'Assessore afferma che: "L'impegno nella riforma del
decentramento cittadino conferma l'importanza che questo istituto ha nella vita
democratica della Città. Il compito della Commissione - cita la Commissione presieduta
dal Consigliere Onofri - prima e del Consiglio poi è di riscrivere gli strumenti e gli
ambiti di competenza delle Circoscrizioni. Lo dobbiamo fare - conclude l'Assessore -
bene ed in fretta, perché si possa iniziare a testare la riforma già in questa consiliatura".
Ho voluto citare gli estratti di questi due documenti, che ritengo importanti e
significativi, perché credo che possano richiamare correttamente l'intero Consiglio a
quello che è il mandato che tutti insieme abbiamo assunto rispetto alla riforma delle
Circoscrizioni; in particolare, vi è questo richiamo che l'Assessore aveva fatto
all'interno della propria relazione e che ha ripreso quest'oggi durante il suo intervento:
dobbiamo fare bene ed in fretta.
Abbiamo di fronte a noi meno di un mese di lavoro della Commissione Speciale, anche
perché - lo dico subito, ma forse l'ho già detto una volta in quest'Aula -, per quanto mi
riguarda, non voterò alcuna eventuale ulteriore proroga dei lavori della Commissione.
Quindi, occorre fare bene e fare in fretta. Entro l'anno la Commissione deve e può finire
i propri lavori. Dopodiché - signor Sindaco, mi rivolgo a lei, sperando magari di essere
ascoltato -, credo che il Sindaco, in primo luogo, debba assumere quelli che saranno i
risultati del lavoro della Commissione Speciale sul decentramento e consentire quel
colpo di reni che, altrimenti, potrebbe non esserci, perché la cosa peggiore è che, una
volta terminati i lavori della Commissione, il lavoro (che probabilmente sarà stato anche
un buon lavoro) possa poi impaludarsi - scusatemi per l'espressione - nel Consiglio.
Credo che il Sindaco, per la sensibilità che ha nei confronti di questa Città, debba
consentire quel colpo di reni che è assolutamente necessario.
Voglio solo ricordare, in modo che rimanga a verbale, le proposte che come Sinistra
Ecologia Libertà abbiamo formulato anche in un nostro documento e che,
fondamentalmente, sono quattro: l'esclusività delle competenze da attribuire in capo ai
Consigli di Circoscrizione, una particolare attenzione alla manutenzione dei servizi alla
persona, l'elezione diretta del Presidente (perché non ho ancora compreso il motivo per
cui, recentemente, questa ipotesi sia scomparsa dai lavori della Commissione) e la
rilevanza esterna della Giunta Circoscrizionale ed una maggiore autonomia e
responsabilità gestionale dei Bilanci.
Queste sono le proposte che consegniamo al Consiglio, non solo come Gruppo
Consiliare, ma come Partito della Sinistra Ecologia Libertà.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Greco Lucchina.

GRECO LUCCHINA Paolo
Ringrazio l'Assessore Passoni per queste comunicazioni. Premettendo che non sono
membro della Commissione, ho avuto però, in un paio di circostanze, l'occasione di
parteciparvi e credo che, se l'Assessore Passoni avesse fatto in Commissione
l'intervento che ha fatto oggi in Aula, intanto non staremmo discutendo di niente e
sicuramente avremmo affrontato con più serenità i lavori della Commissione stessa,
evitando anche di sentirci, in qualche modo, battere i tempi su quelli che sono i termini
per arrivare alla fine di questa riforma del decentramento.
Lo dico perché, ascoltandola, all'inizio del suo intervento mi è parso di capire - ma poi
non è andata così - che ci fosse una sorta di smentita all'articolo stesso, cosa che di fatto
non c'è stata. Il mio è un invito formale e sostanziale al Presidente Onofri a continuare
nel suo lavoro, perché, nelle occasioni in cui ho partecipato, mi aspettavo che i lavori di
questa Commissione fossero una sorta di sintesi e di sinergia tra tre livelli, cioè la
Giunta, i lavori di questa Commissione Consiliare e la Conferenza dei Presidenti di
Circoscrizione; in queste occasioni, mi sono poi trovato a dialogare con loro ed i
Presidenti di Circoscrizione, anche un po' timorosi di avanzare qualsiasi tipo di
proposta - quella volta c'era anche lei, Assessore Passoni -, sostanzialmente
manifestavano prudenza.
Apprezzo quello che l'Assessore ha dichiarato oggi - lo dico sinceramente -, perché
questo è nel pieno spirito collaborativo ed ha ragione il Consigliere Magliano quando
dice che, se dobbiamo arrivare ad una riforma, non dobbiamo fare come Renzi che dice
che asfalta tutti quando vuole fare le riforme, perché ci vuole larga condivisione, sia
all'interno della maggioranza (ed è ormai percepibile che su questa riforma del
decentramento non c'è tutta questa sintonia anche in alcune parti della maggioranza),
che nei confronti della minoranza consiliare.
Detto questo, in quell'occasione ebbi modo di ricordare, quando fu richiamata la
sollecitazione (dopo che noi avevamo le linee guida già ad agosto), alla Giunta di
arrivare ad una proposta che potessimo discutere nel più breve tempo possibile - ed era
agosto - e ci venne detto che parlavamo della seconda settimana di dicembre, dico bene?
Quindi, la proposta di deliberazione della Giunta e io risposi: "Assessore, si aspettava
che questa diventasse una proposta di deliberazione di iniziativa consiliare?" e in una
battuta liquidammo proprio quella che voleva essere una battuta.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La invito a concludere il suo intervento, Consigliere Greco Lucchina.

GRECO LUCCHINA Paolo
È vero, come è stato ricordato, che è uno degli obiettivi richiamati dal Sindaco Fassino
nelle sue Linee Programmatiche. Probabilmente c'è stato un equivoco in quelli che sono
stati gli atteggiamenti di tutti, quindi non le attribuisco alcun tipo di responsabilità.
Credo, però, che sia interesse comune rinnovare, con questo intervento, le buone
intenzioni da parte della Giunta, del Consiglio e di tutti per arrivare celermente ad una
riforma del decentramento.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Liardo.

LIARDO Enzo
Devo esprimere tutta la mia solidarietà al Consigliere Onofri per aver condotto il lavoro
fin qui; ho avuto la fortuna di averla in Commissione CSEA ed ha sempre lavorato con
molta dedizione, non trascurando alcun particolare.
L'unica cosa che mi preoccupa, voglio dirlo al di là degli steccati che ci separano, è che
non vorrei che tutta questa manfrina che è nata poi vada a discapito della Commissione
stessa e che, alla fine, si rischi di cercare di portarla a termine senza avere centrato
l'obiettivo, che è quello di decentrare.
Posso rimproverare a questa Commissione che si è perso troppo tempo - lo dico sempre
con spirito costruttivo - per cercare la forma di elezione suddivisa anche per quartieri;
secondo me, bisognava puntare l'attenzione - questo è un suggerimento che voglio dare
al Consigliere - su quelle che possono essere le linee guida sulle competenze che le
Circoscrizioni possono avere in materia di decentramento.
L'invito che posso fare è di focalizzare l'attenzione su quello e non su altre questioni,
perché poi si rischia, come è avvenuto in questi ultimi mesi (non voglio entrare nella
polemica giornalistica), di perdere l'obiettivo iniziale e - spero - finale.
Il mio invito (scusate se mi ripeto) è di non concludere - lo dico in piemontese, così
ridete - "basta ch'a sìa" la riforma, ma che si cerchi di portare a termine l'obiettivo che
il Presidente e tutta la Commissione si sono prefissati.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Paolino.

PAOLINO Michele
Ho davvero apprezzato l'intervento dell'Assessore Passoni e, a questo punto, mi auguro
che questo dibattito - è un auspicio e spero di non essere smentito entro la fine della
discussione - serva a chiarirci ed a far ripartire un processo che, entro breve, si deve
concludere.
Ribadisco che ho apprezzato molto quello che l'Assessore ha detto e che sia partito
dalle Linee Programmatiche. Il fatto di fare una riforma inquadrata in un discorso un
po' più ampio è un impegno che, anzitutto, ha preso questa maggioranza, in quanto vi è
la necessità che, in questa fase, un riassetto istituzionale possa permetterci di avvicinare
le Istituzioni (in particolare, quelle territoriali) ai cittadini, di dare in maniera più
efficiente servizi e di dare in tempi molto brevi risposte di partecipazione e di
coinvolgimento dei cittadini e dello straordinario tessuto del quale sono composti i
nostri quartieri.
Penso che, a fronte di questo - lo abbiamo detto fin dalla prima riunione, lo ha ribadito
più volte il Presidente Onofri, e voglio rispondere in maniera molto chiara agli
interventi dei Consiglieri Magliano, Greco Lucchina e Liardo -, sia assolutamente
necessario sottolineare che non abbiamo alcuna intenzione di arrivare ad approvare una
proposta di riforma contro qualcuno, a discapito di qualcuno o, ancora peggio, a colpi di
maggioranza. Per quanto ci riguarda, la proposta deve avere un'ampia condivisione in
quest'Aula ed un'ampia partecipazione fuori da quest'Aula per contribuire a rendere
questo testo il migliore possibile, affinché, mi auguro, in tempi brevi venga portato
all'attenzione del Consiglio stesso.
Voglio ribadirlo: non appartiene a nessuno, se non all'Istituzione stessa, però deve
essere molto chiaro che tutti noi dobbiamo sentirci responsabili del raggiungimento o
meno dell'obiettivo.
Credo che il Consigliere Onofri abbia retto molto bene e che non ci siano state perdite
di tempo rispetto ai lavori della Commissione, che doveva istruire tutti gli aspetti e
coinvolgere il numero più ampio possibile di soggetti.
Ci sono stati due tentativi prima del nostro: uno portato avanti dai soli Presidenti e dai
Consiglieri di Circoscrizione ed è fallito ed un altro portato avanti esclusivamente dalla
Giunta e, a sua volta, è fallito; noi ci auguriamo che, invece, il Consiglio Comunale
abbia la maturità per non fallire.
Ribadisco l'invito a tutti ad assumersi la responsabilità e, se vogliamo riformare il
decentramento, a farlo insieme. Mi auguro che questo dibattito serva per far ripartire
questo processo e portarlo a compimento.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Ambrogio.

AMBROGIO Paola
Ho seguito con costanza le riunioni di Commissione sul decentramento e, dopo aver
ascoltato i vari interventi di oggi, devo dire che credo di aver visto e vissuto un altro
film.
Al di là del riconoscere il lavoro fatto e la volontà del Presidente Onofri, questo clima
distensivo e di condivisione di tutti questi mesi non l'ho visto e non l'ho vissuto o,
meglio, i Consiglieri che facevano parte della Commissione hanno dato tutti gli input
che erano stati richiesti.
Le cose ce le dobbiamo dire, Consigliere Paolino: lei, oggi, non può venire qui a dirci
che ciascuno di noi dovrà assumersi le proprie responsabilità; è evidente, ce le
assumiamo tutti i giorni, non lo dobbiamo dire al microfono. Quello che dobbiamo dire
è che se c'è qualcuno che vuole fare saltare il banco di certo non siamo noi della
minoranza, che abbiamo fatto la nostra parte in Commissione e più volte abbiamo
assistito a scene piuttosto accese, nel corso delle quali l'Assessore ha avuto reazioni
focose. Abbiamo ripetuto più volte che avevamo fatto la nostra parte ed il nostro lavoro
ed è evidente che, da parte della Giunta, c'è stato un rallentamento (per esempio, su chi
deve scrivere, se il Consiglio o la Giunta) ed un passarsi la palla da uno all'altro, senza
proseguire con i lavori.
Visto che è presente anche il Presidente Onofri, vorrei chiedere: noi che cosa dobbiamo
ancora fare? La nostra parte l'abbiamo fatta, così come la condivisione con i Presidenti
e, devo dire, che una buona parte - quelli che partecipano in maniera più attiva - li
abbiamo visti, ma anche loro hanno dato forfait nelle ultime sedute, dato che vedevano
che non si andava avanti e che da parte della Giunta non c'era un contributo o,
perlomeno, quello atteso.
I fatti sono evidenti (da quanto è capitato nei giorni passati e la scorsa settimana e da
quanto è stato pubblicato sui giornali) e da parte della maggioranza ci sono dei dubbi;
c'è qualcuno che vuole rallentare o che vuole proprio far saltare la riforma. Quindi, se
vogliamo fare come negli ultimi 15 anni (con l'Assessore di turno della consiliatura che
fa il giro delle sette chiese, va in tutte le Circoscrizioni, fa la Commissione in Comune,
la conta e non la conta) ed arrivare alla fine del mandato senza aver risolto nulla, siamo
di nuovo sulla buona strada.
Ormai siamo agli sgoccioli della durata della Commissione e non so noi che altro
dobbiamo fare. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Consigliere Paolino, siete voi
che vi dovete decidere ed andare avanti con questa riforma, senza passare la palla a noi,
che non facciamo saltare il banco.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Marrone.

MARRONE Maurizio
Sinceramente, oggi sono piuttosto stupito dalla piega che ha preso il dibattito, perché,
per carità, ci stanno sempre certe affermazioni un po' di circostanza, ma, in realtà, qui si
tratta di aver sottoposto il percorso di riforma del decentramento sostanzialmente ad un
attentato. È questa la verità.
Il fatto di aver creato un'anticipazione mediatica, peraltro non su un quotidiano ma su
tutti, con la cartina ben disegnata e delimitata ha reso palese che non una componente
trasversale del Consiglio, non la maggioranza e neanche un Partito della maggioranza,
ma un pezzo del Partito della maggioranza ha sostanzialmente venduto a tutti i torinesi -
tramite non uno, ma più media - una riforma del decentramento già tracciata e ben
definita (addirittura con i confini per via), portando noi Consiglieri - lo dico anche io
che non faccio parte della Commissione - ad un'amara riflessione, cioè di temere, al di
là delle frasi di circostanza, che il decentramento immaginato, non dico da questo
centrosinistra, ma quantomeno dal pezzo di centrosinistra che lo sta imponendo, sia
sostanzialmente una partita a Risiko, dove limare il tabellone, andare a vedere uno dove
mette i carri armati, se si salva il tal borgo o lo incorpora con l'altro e allora vediamo
chi prende le armate rosse e chi prende quelle blu.
In realtà, questo ha ridicolizzato il nostro Ente. È questa la verità. Capisco che, oggi,
ogni intervento doveva partire inevitabilmente con: "Parliamo di competenze!".
Parliamone: c'è un punto sulle competenze? Perché a me non risulta. Si è discusso quali
assegnare in via esclusiva alle Circoscrizioni? In quali materie amministrative? Si è
ragionato su quali materie assegnare alle Circoscrizioni per quanto riguarda la
vincolatività di pareri (cioè, il fatto che la Città non possa prescindere dai pareri delle
Circoscrizioni)? Si è scelto, quantificando l'eventuale risparmio ed il taglio di spesa, il
riassetto burocratico degli Uffici delle Circoscrizioni, invece di andare a vedere dove
piallare i Consigli e dove invece salvarli?
Si è ragionato di qualcosa che non sia lo status degli Assessori, dei neo Assessori,
ovvero dei Consiglieri che affiancano il Presidente nell'amministrazione delle
Commissioni delle Circoscrizioni stesse?
Questa non è una riforma, è un guardarsi l'ombelico calato in ambito di decentramento;
questo è quello che abbiamo letto. Se questo non è, ne sono contento. Però,
intendiamoci, non è da questi banchi che è uscita quell'anticipazione, come non è da
questi banchi che è uscita l'irritazione per quell'anticipazione.
Quando dall'opposizione diciamo che la responsabilità è in capo primo della
maggioranza, non è tanto sul fatto di scaricare la volontà di togliersi dalla sfida di
disegnare il decentramento, ma è inerente al dover subire il fatto di tenere il
decentramento all'interno delle beghe interne di una maggioranza. È questa la
responsabilità di cui parliamo.
Sono il primo a ribadire la volontà di non rinunciare a questa sfida e di voler portare ai
torinesi un riassetto delle Circoscrizioni e quindi una riforma del decentramento, ma
non si fa giocando con i pennarelli sulla cartina, quello dovrebbe essere l'ultimo
passaggio; prima, bisognerebbe decidere quali sono i poteri, quali sono i limiti, quali
sono le competenze e quali sono le dotazioni e, magari, in tutto ciò capire anche come si
inserisce questo percorso rispetto alla Città Metropolitana. Non voglio dire tanto, ma, a
Roma, Ostia è un Municipio; qui saranno anche Nichelino e Moncalieri dei Municipi?
Noi pensiamo davvero che il Sindaco Metropolitano, Fassino, gestisca lo Statuto della
Città Metropolitana e, dall'altra parte, il Sindaco Fassino ci lasci qui a giocare con il
Meccano ed a disegnare delle Circoscrizioni poi del tutto incoerenti con i Municipi che
circonderanno il capoluogo?
Questi sono i ragionamenti per chi voglia davvero fare una riforma. La domanda è: ma
sono stati fatti fino ad ora? C'è la volontà di farli nel poco tempo che ci separa dalla fine
di questa tornata amministrativa?

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Appendino.

APPENDINO Chiara
Parto dalle prime parole dell'Assessore Passoni, che, poi, in realtà sono state condivise
da tutti, cioè che la riforma è necessaria. È necessaria per mille motivi, ne aggiungo
altri: le Circoscrizioni non sono più un luogo reale di contatto tra i cittadini e l'Ente
Comunale, non sono in grado di dare delle risposte efficaci ed efficienti ed hanno dei
costi di gestione che sono maggiori rispetto a quelle che sono le risorse su cui hanno
deleghe e che possono effettivamente indirizzare ed amministrare; tra l'altro, non
dimentichiamo che sono anche state oggetto di indagini per Giunte false. C'è una
situazione che, oggettivamente, ci impone (e probabilmente ce lo imponeva già 10 anni
fa) di intervenire.
Condivido quanto diceva il Consigliere Magliano, cioè che evidentemente è necessario
il coinvolgimento delle opposizioni; l'unico luogo che può fare questo lavoro è la
Commissione e siamo partiti mesi fa.
Non voglio ricordare in Aula quali sono le questioni che ha posto il Movimento 5 Stelle
- perché penso che siano chiare - ed ogni forza politica, in qualche modo, ha posto delle
sue priorità; quindi, noi abbiamo parlato spesso di partecipazione, come uno dei primi
punti, abbiamo detto che volevamo effettivamente ridurre il numero dei Consigli ed
abbiamo parlato di nuove competenze e di esclusività.
Quello che veramente non riesco a capire della discussione di oggi è che, è vero, anche
a me ha stupito l'articolo, lo ammetto, come chiunque. Penso che chiunque lavori su un
tema e poi si trovi schiaffato un articolo in anteprima su un quotidiano, non si capisce
bene come, rimanga stupito, ma non è la prima volta che succede. Vogliamo ricordare
che cosa è successo con CSEA? Forse era anche peggio. Vogliamo ricordare quante
volte abbiamo letto di Varianti o di temi riguardanti il patrimonio che sono stati
schiaffati sui giornali prima di venire in Aula?
Vorrei aggiungere che, leggendo l'articolo (da membro di Commissione che ha seguito
tutti i lavori, forse ho saltato una volta una riunione), non mi sono stupita di nulla. Il
contenuto di quell'articolo (ovviamente dovremo capire meglio, perché, evidentemente,
non ero presente a quella riunione di maggioranza) non diceva nulla di particolarmente
diverso o in contrasto con quanto abbiamo detto in Commissione.
Quindi, quello che mi stupisce è che ci sia qualcuno che, evidentemente, si diverte a
dare in pasto ai giornali materiale su cui noi dovremmo discutere.
Il punto è - e qui concordo con quanto ha detto l'opposizione - chi è che si sta
divertendo a fare questo giochetto che, oggi, ci porta in Aula a discutere di qualcosa che
è totalmente inutile? Perché la Commissione è deputata a fare il lavoro; non solo, ci sta
portando a dare importanza ad un articolo che, oggettivamente, non ha alcun senso. Non
ci siamo mai trovati a discutere in Aula del fatto che sia uscito un articolo.
Purtroppo, evidentemente c'è qualcuno che lo fa e non è la prima volta che lo fa, ma
non capisco perché stiamo dando tutta questa importanza a quell'articolo. L'importanza
deve averla la Commissione, che deve proseguire con i lavori, seguendo le linee che ci
siamo dati.
È vero che ci sono dei problemi. Ha ragione il Consigliere Ambrogio: c'è un clima di
collaborazione, ma ci sono idee ancora molto diverse; ci siamo confrontati molte volte.
Però, se opposizione e maggioranza devono fare questa riforma, il tavolo di lavoro deve
essere la Commissione e se qualcuno si diverte a fare ostruzionismo, facendo uscire
degli articoli, continui a farlo o, meglio, non dovrebbe farlo, ma il lavoro proseguirà.
Sinceramente, non capisco tutta la sceneggiata che c'è stata. Noi continueremo a
lavorare in Commissione e non vedo per quale motivo il Presidente della Commissione
dovrebbe dimettersi, così come non capisco perché la maggioranza non debba
confrontarsi. Anche il Movimento 5 Stelle si confronta internamente sul decentramento,
poi, evidentemente, non ha la valenza mediatica del Partito Democratico, ma si
confronta internamente. Per cui, chiudiamola qui ed andiamo avanti; anzi, acceleriamo,
perché, evidentemente, ci sono dei nodi che devono essere sciolti, ma non è così che si
scioglieranno.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Cervetti.

CERVETTI Barbara Ingrid
A nostro parere, questo dibattito in Aula è un momento importante, perché toglie di
mezzo dubbi e perplessità, che, invece, sono stati suscitati proprio da quell'articolo o,
meglio, dallo strumento del mezzo stampa per parlare in pubblico di un lavoro che si
stava facendo con la massima serietà in Commissione.
Quindi, noi invece ringraziamo per aver avuto la possibilità di questo ulteriore
confronto e dibattito in Aula, in primo luogo perché, se sono stati già commessi degli
errori in precedenza (presentati dal Consigliere che è intervenuto prima), portando sui
giornali argomenti che non dovevano essere argomentati - scusate la ripetizione -, non è
il caso di continuare a sbagliare.
In secondo luogo, ogni volta che si trasmette ad un quotidiano una notizia falsa, è giusto
dire che si tratta di una notizia falsa, assumersi le colpe di uno strumento sacrosanto, ma
usato nel peggiore dei modi, e da lì andare avanti.
Per questo motivo ringrazio per la possibilità che l'Assessore ci ha dato di portare
questo dibattito in Aula, dando a tutte le forze politiche l'opportunità di avere un
confronto chiaro.
Oggi è chiaro che la riforma comparsa su un quotidiano martedì mattina non è la
riforma della maggioranza. La riforma presentata in quell'articolo non era una riforma
condivisa nella Commissione adibita alla discussione del decentramento. Oggi ringrazio
l'Assessore ed anche il Presidente Onofri perché hanno pronunciato la smentita, che, a
mio avviso, è importante per il proseguimento dei lavori con una modalità costruttiva e
serena, quale era prima di quell'articolo.
Ha ragione il Presidente Onofri quando dice che ciascun Gruppo politico ha una sua
idea di Circoscrizione ed è per questo motivo che in questi abbondanti otto mesi vi è
stato un lavoro faticoso e capillare nel confronto tra le varie forze politiche, ma, a mio
avviso, è stato anche positivo e costruttivo, visto il punto a cui si era arrivati.
Questo percorso deve, però, continuare, mi sembra di aver capito anche a larga
maggioranza delle varie forze politiche oggi qui presenti, in un lavoro sinergico fra i tre
organi adibiti a svilupparlo: la Commissione decentramento, a cui è stato assegnato il
dibattito e che è presieduta dal Presidente Onofri, le Circoscrizioni e la Giunta.
Pensare che i media potessero essere il quarto elemento di questo lavoro sinergico è
stato un grave errore e mi auguro che questo errore non si ripeta più; me lo auguro
proprio per il bene di una sana riforma del decentramento e di una sana condivisione.
In quella riunione, che poi ha scatenato la polemica nei giorni successivi, è stata
presentata una bozza di progetto, in cui c'era una mappa che - mi sento anch'io di dirlo,
che ho partecipato a quel dibattito - è ancora tutta in discussione, non solo fra la
maggioranza, perché proprio all'interno di quella riunione qualcuno ha detto:
"Assolutamente condividiamo tutto anche con l'opposizione. Dev'essere un
decentramento trasversale fra le varie forze politiche".
Per cui, quella mappa era una trappola, uno scherzo, un inganno, non importa come la
definiamo, ma quel "sei più uno" è un'apertura verso chissà che cosa. Ci tengo a
chiarirlo; non è un progetto, non è una riforma, non è una decisione. Chissà che cosa
verrà da quel "sei più uno", chissà se sarà un sei, un sei più uno, o un sette. Chi lo sa.
Necessita, quindi, ancora di un dibattito, sia interno ai singoli movimenti politici, sia nei
tre luoghi adibiti a tale dibattito.
Noi, però, è da un po' che chiediamo di arrivare ad un punto fondamentale della
discussione: vogliamo le funzioni, vogliamo le deleghe, vogliamo i portafogli delle
nuove Circoscrizioni. Non fermiamoci più al numero. Noi vogliamo che il dibattito
adesso entri nel vivo della questione e ci aiuti a sviluppare la riforma, ma nella
previsione di dare nuove funzioni, nuove competenze e nuove deleghe alle
Circoscrizioni.
Noi siamo ben disposti, se c'è la volontà e se si supera l'errore di quell'articolo, a
continuare il lavoro svolto fino ad oggi. Non annulliamo nulla di quello che è stato
presentato fino a questo momento, vogliamo solo arrivare al termine con una
condivisione assoluta di ogni elemento del decentramento fra le varie forze politiche.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Ricca.

RICCA Fabrizio
Ringrazio, in questo caso, la maggioranza, perché, forse, per la prima volta in questa
Consiliatura qualcuno riesce a far fare una retromarcia fortissima all'Assessore Passoni
- almeno, io l'ho letta in questo modo - su quella che era una sua idea che è stata
totalmente bocciata... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Avete fatto cambiare
verso all'Assessore Passoni.
È importante, perché, forse, per la prima volta il Consiglio Comunale, di fronte alla
Giunta, prende un'iniziativa di un certo tipo, dicendo: "Fermi, stiamo lavorando noi".
Di questo non posso che essere contento, perché dopo tre anni e mezzo qualcuno ha
anche un'assunzione di responsabilità del lavoro che si sta facendo.
Però, si deve ripartire con una base, che è il fondamento di quello che sarà il lavoro
della Commissione da oggi a domani e che riguarda il fatto che, almeno da questa parte
dell'Aula, ci siamo stancati di discutere e, poi, vedere decisioni prese, sbattute sui
giornali e doverne prendere atto, perché questo è lesivo nei confronti anche solo della
dignità di chi perde tutte quelle ore - come diceva prima il Presidente Onofri -
all'interno della Commissione per cercare di lavorare.
Quindi, io mi permetto di dire che, finora, è andata bene; facciamo finta che questo sia
stato un errore, perché possiamo solo far finta, però il banco può saltare, perché, se ci
fosse di nuovo un'iniziativa di questo tipo, o comunque se la Commissione fosse
schernita di nuovo, come è stato fatto adesso, dal mio punto di vista i lavori si possono
fermare qui. Se chiedessimo ai torinesi cosa sono le Circoscrizioni, la maggior parte di
loro non saprebbe rispondere e, se chiedessimo quali sono le competenze, forse,
nessuno lo saprebbe.
Quindi, se il banco dovesse saltare, credo che nessuno domani mattina si impiccherebbe
in città per questo motivo. Quindi, ragioniamo e fate attenzione, perché anche da questo
punto di vista la pazienza è finita.

PORCINO Giovanni (Presidente)
Ho iscritti a parlare i Consiglieri Curto e Bertola.
La parola al Consigliere Curto.

CURTO Michele
Ringrazio molti Colleghi che sono intervenuti prima di me. Credo che questo dibattito
in Consiglio Comunale si potrebbe intitolare "Tutto è bene quel che finisce bene",
oppure "Tutto bene quel che può continuare meglio".
Chi ha partecipato alle ultime due Conferenze dei Capigruppo ha assistito ad un
cortocircuito sicuramente generato da una fuga di notizie e - lo diceva prima il
Consigliere Appendino - non sarà la prima ed ultima volta, questo è chiaro.
Quello che non era chiaro è a che cosa fosse finalizzata quella fuga di notizie, se ad
accelerare il processo... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Esatto, lo stavo
dicendo, Sindaco. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Esatto. Se ad accelerare il
processo del decentramento, se a rallentarlo, o - come dice il Sindaco - a conquistare la
captatio benevolentiae di un giornalista disponibile la prossima volta a riportare la
dichiarazione di chi aveva fotografato la cartina. Questo poco importa.
Quello che importa è che questo dibattito in parte ha contribuito - credo - a ricreare il
clima necessario perché il lavoro sul decentramento venga portato avanti.
Io non vorrei aggiungermi al coro di solidarietà nei confronti del Collega Presidente
Onofri, anche perché non ne ha bisogno, ne conosco e ne stimo la capacità battagliera;
sono sicuro che avrà la forza d'animo di portare a termine il lavoro della Commissione e
di consegnare - questo lo trovo molto importante - a questo Consiglio Comunale una
proposta scritta di deliberazione che, poi, tutti i Gruppi Consiliari, anche i Consiglieri
che come me non hanno partecipato ai lavori della Commissione, potranno valutare,
saggiare ed emendare, ben sapendo però che quel lavoro ha già visto una fase di analisi.
Credo che il dibattito di oggi, però, ci sia servito anche ad analizzare alcuni dei cerchi
rossi. Ne sottolineo tre, rapidamente.
Il primo: credo non vada mai dimenticato, ma vada sempre ripetuto, possibilmente con
una grande dose di sostanza e poca dose di forma, che una riforma come questa non si
può fare a maggioranza, qualunque sia la maggioranza che si ipotizza, ma va fatta con la
più larga condivisione possibile di quest'Aula. Ho sentito qualcuno che diceva che
potrebbero bastare tre delle cinque opposizioni; io, invece, vorrei coinvolti e convinti
tutti i Gruppi del Consiglio Comunale.
Il secondo: credo che il punto fondamentale del nuovo decentramento debba essere lo
sviluppo locale. Le future Circoscrizioni non solo dovranno essere in equilibrio rispetto
ad un'area metropolitana che in equilibrio non può stare, perché è stata una riforma fatta
in fretta e, persino chi era convinto, oggi ci ha ripensato. Persino chi la governa, oggi ci
ha ripensato. Credo che le future Circoscrizioni dovranno essere vere e proprie agenzie
per lo sviluppo locale. Questo è l'oggetto: mettere al centro le Circoscrizioni, i quartieri
e coinvolgere la partecipazione dei cittadini in progetti di trasformazione della città, in
un momento in cui le risorse sono poche e, quindi, bisogna mettere al centro le
competenze e la partecipazione.
Questo è il terzo punto - e concludo -, il tema della partecipazione. Mi sembra si faccia
un gran discutere di come qualificare la classe dirigente delle Circoscrizioni; spero che
questa cosa non faccia rima con l'allargare la classe dirigente alle Circoscrizioni
forzatamente. Io vorrei che, invece, fosse messo al centro il tema della partecipazione
dei cittadini.
Mi convince quanto raccontava oggi il Consigliere Alunno, cioè la possibilità che dietro
alle sei, sette, otto Circoscrizioni - questo ci interessa meno - ci sia una rete di quartieri
e che la riforma venga organizzata proprio per permettere ai quartieri di partecipare
come unità che modellano, come mattoncino base della costituzione della nostra città.
Mi sembra che sia un'idea vecchia, ma anche estremamente nuova e moderna per
governare la città e, soprattutto, per far partecipare i cittadini al governo della città.
Credo che dal 1° gennaio... Anch'io sono contrario ad un'estensione del tempo della
Commissione, perché sono convinto che sia arrivato il momento, e oggi il dibattito me
lo ha confermato, di arrivare alla discussione consiliare. Se ci sono stati dubbi da parte
della Giunta, non lo so, quello che so per certo è che questa riforma del decentramento
potrebbe essere uno degli atti che verranno ricordati di questa Consiliatura, che ha
dovuto attraversare diverse difficoltà di carattere economico e finanziario, ma che spero
possa essere ricordata per aver dato valore nel Bilancio della Città alla partecipazione
dei suoi cittadini.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Bertola.

BERTOLA Vittorio
A quanto già detto dal Consigliere Appendino, volevo aggiungere qualche
considerazione personale da parte di una persona che non fa parte della Commissione,
che però discute di questo tema osservando le Circoscrizioni.
Se oggi andassimo a chiedere ai torinesi qual è il numero giusto di Circoscrizioni, la
risposta sarebbe quasi sempre: "Zero".
Nel senso che il problema di fondo delle Circoscrizioni è che l'utilità percepita di questo
strumento tra i cittadini attualmente è estremamente ridotta; infatti, vengono percepite
più come una cosa che interessa la politica, per gestire un po' di soldi, per gestire un po'
di - non so se vogliamo chiamarle così - clientele, forse è esagerato, ma di reti di
consenso, di contatti, eccetera, per piazzare magari qualche militante che entra in
Consiglio di Circoscrizione e porta a casa 300,00 Euro al mese. Questa è la logica con
cui vengono viste le Circoscrizioni ed è proprio su questo che bisogna intervenire,
perché c'è un valore fortissimo nel decentramento, anche riconosciuto dai cittadini.
Se andiamo a chiedere al cittadino a che cosa può servire il decentramento, si ottengono
delle risposte, che però sono: permettere ai cittadini di contare nelle scelte della gestione
del loro territorio, permettere di decidere le priorità nella risoluzione dei piccoli
problemi, che però sono quelli che, poi, toccano più da vicino la qualità della vita, e in
generale avere la sensazione di essere ascoltati.
Però, il punto è che non è necessario che ci sia un Consiglio elettivo di 25 Consiglieri e
un Presidente, cioè tutta una struttura per fare queste cose. Ci sono altri strumenti che
sono altrettanto interessanti, come possono essere i Comitati di quartiere, che, forse,
dovremmo valorizzare, anche perché io sono piuttosto preoccupato dall'idea di avere
degli organismi di dimensione sempre più grande e, quindi, di fatto, sempre più lontani
fatto dai cittadini. Quindi, se già dieci Circoscrizioni fanno fatica ad essere in contatto
con il territorio, figuriamoci sei o sette.
L'idea, invece, di riportare una partecipazione su base volontaria e non retribuita di
persone che si danno da fare per la propria zona, anche molto più piccola della
Circoscrizione, potrebbe sicuramente portare nuova partecipazione, com'era negli anni
Settanta, quando è stato introdotto il decentramento. Così come tutti gli strumenti di
partecipazione e di deliberazione dal basso, come il Bilancio partecipativo, il
referendum senza quorum, i referendum propositivi; ce ne sono tanti che potrebbero
venire sperimentati e adottati grazie alle Circoscrizioni, come in parte sta succedendo
sul Bilancio partecipativo, grazie anche ad una nostra iniziativa.
Quindi, il messaggio che io vorrei mandare è che se questa riforma si incaglierà (come
pare proprio di capire dalla volontà di alcuni, sperando che invece possa andare in
porto) e, anche se andrà in porto, se si ridurrà ad un semplice ridisegno dei confini delle
Circoscrizioni riducendole da dieci a sette, o a sei, lo stesso costo di cambiare i confini,
la carta intestata, le indicazioni, eccetera, sarà semplicemente buttato, perché, se non c'è
un valore percepito, saranno i cittadini stessi già dalla prossima Consiliatura a
pretendere che queste cose vengano eliminate. Quindi, chi spera magari di conservare
una propria area di influenza, si ritroverà poi quella pressione per eliminare
completamente il decentramento.
Credo che questo debba essere un buon argomento per convincere anche chi non ha
tanta voglia di fare questa riforma; forse, è il caso di pensarci e fare una cosa che
veramente funzioni e possa dimostrare un valore del decentramento per i cittadini, in
modo che poi questa cosa possa veramente venire condivisa anche da tutta la città,
accettata e non venire rimessa in discussione soltanto fra due o tre anni.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola, per la replica, all'Assessore Passoni.

PASSONI Gianguido (Assessore)
Ringrazio l'Aula per il dibattito e per i contributi.
Se le testate locali fanno il loro mestiere, non è né colpa né merito nostro, nel senso che
io, francamente, non ho inteso parlare di smentite o non ho inteso parlare di quello che
hanno scritto i giornali, perché qui ognuno nel suo intimo si assume la responsabilità di
quel che dice ai giornalisti e di quello che ritiene di dover dire.
In questo caso, non ho fatto comunicazioni, né ho rilasciato dichiarazioni e pertanto non
ho elementi di smentita, perché quello che penso io, lo sanno benissimo tutti quanti,
tanto che mi è stato rimproverato poc'anzi che, magari, lo dico anche in modo talvolta
un po' veemente in Commissione.
Ciò premesso, però, e qui voglio vedere il lato positivo della discussione di oggi,
comunque sono state affrontate alcune tematiche. Se qualcuno veramente non è
convinto di fare una riforma o di fare qualunque riforma, credo che nei prossimi giorni
emergerà, perché, a cominciare da domani - lo dicevo prima al Presidente - noi
presenteremo le prime declaratorie delle funzioni oggetto di delega. Facendolo,
capiremo quali sono le nuove responsabilità e i nuovi centri di decisione che
chiameremo Circoscrizioni, Municipalità che le assumeranno, e lo faremo proponendo
una scaletta di discussione che coinvolgerà la Commissione fino in fondo con la Giunta,
che, naturalmente, in base al concetto di chi detiene le funzioni e chi le delega, dovrà
essere il soggetto naturalmente d'accordo a procedere in tal senso.
Mi scuso se non ho ringraziato ritualmente il Presidente Onofri, ma siccome i riti li
trovo francamente un po' patetici, la ringrazio separatamente, perché qui il tema non è
quello di ringraziare un Presidente o meno, perché il lavoro che facciamo tutti quanti su
questa materia è, ovviamente, difficilissimo.
Io sono convinto che solo in quest'Aula ci siano quasi 41 idee diverse di decentramento
e sono convinto che, se distribuissimo un questionario, nessuno risponderebbe nello
stesso modo, perché questo sta nelle cose, sta nel fatto che decentrare le funzioni,
concepire il funzionamento dei quartieri, di poteri e di deleghe, è una questione che si
presta ovviamente ad una libertà interpretativa e di idee enorme, ed è bene che sia così.
Diverso è, invece, credere o no nel fatto che oggi - e io prendo questo risultato per
buono - tutti abbiano detto che il modello attuale di decentramento non è più attuale. Io
prendo la parte positiva del discorso: finalmente, nessuno qui ha detto che non è da
toccarsi il decentramento.
Un punto di partenza ci sarà bene; sul modello attuale, tra crisi istituzionale nazionale,
di tutti i livelli, crisi economica, difficoltà a realizzare processi di riforma,
sovradimensionamento degli organi rispetto alle funzioni che effettivamente hanno e i
soldi che possono avere, quindi un rapporto efficacia-efficienza, tutti siamo d'accordo
che bisogna metterci le mani. Se tutti fossimo d'accordo che, a metterci le mani in un
certo modo, c'è solo una modalità e una possibilità, sarebbe strano.
Non è così; la Commissione è stata fatta apposta per istruire un lavoro delicato e
difficile e su molte cose c'è una larga intesa. Io uso questa parola un po' desueta: "larga
intesa".
Alcune forze, in Commissione, hanno detto chiaramente che la riforma non vorrebbero
farla; altri - molti, non faccio né nomi né cognomi, perché non è importante in questo
momento, verrà fuori poi quando si voterà la riforma - hanno detto invece che per loro
conta come la si fa, e non se la si fa o non la si fa. Queste sono questioni che,
ovviamente, dobbiamo vedere in chiave di mediazione.
Io non credo che su questo ci siano passi avanti o passi indietro; probabilmente, ha fatto
bene l'Aula a discuterne per fare un passo avanti, tirare una riga e dire che, sui
fraintendimenti, abbiamo risolto un percorso che ci avrebbe portato ad avere delle cose
non dette. Almeno ce le siamo dette e, probabilmente, riusciamo ad andare avanti.
Non penso, Consigliere Marrone, che il gioco sia così sottile e che qualcuno pensi alle
fughe di notizie per pensare di non fare nulla. Non so, non credo che valga tanto la pena
giocare dei tatticismi di questo genere, sapendo che, alla fine, anche chi eventualmente
avesse questo retropensiero ha detto, comunque, in quest'Aula che questo modello non
è attuale e non è funzionante, quindi forse la condivisione sull'esigenza di lavorarci è
almeno un punto di partenza.
Credo che sia giusto che la maggioranza e la Giunta abbiano, comunque, una loro idea
aperta, che è diverso da dire qualunque cosa. Qui, chi governa la Città, anche su questo
pezzo, si assume l'onere di fare una proposta, che dev'essere oggetto di confronto con
tutte le forze e raggiungere il massimo risultato possibile in termini di consenso di una
riforma che prevede Statuto e Regolamento. Ma è chiaro che l'onere a scrivere la
proposta e la riforma non può che essere nei quadri della maggioranza e di chi ha scritto
in quel programma, citato più volte anche dal Consigliere Trombotto, l'idea di pensare
alla riforma come una delle leve di cambiamento del rapporto tra poteri di efficienza ed
efficacia e di tutte quelle cose che abbiamo detto.
Allora, qual è il modo per risolvere la questione? Semplicemente, è andare celermente
avanti, ed è quello che noi faremo, ma non celermente avanti per tagliare fuori il
dibattito, o semplicemente alleggerire e semplificare, ma perché è l'unico modo per
cominciare a passare alla discussione di merito di questioni che riguardano le funzioni.
Chiudo dicendo che io non mi scandalizzo se vedo su un giornale la foto di una città con
delle righe che dividono il territorio. A parte che, caro Consigliere Ricca, credo che
anche lei possa fare uso del righello, nel senso che con un righello ce la facciamo tutti,
su un asse ortogonale, a scrivere delle righe. La invito, Consigliere Ricca, a preparare
alcuni elaborati di applicazione tecnica, in cui lei possa contribuire con la sua idea di
decentramento e la sua idea di righello, così ci dirà se le righe stanno meglio di qua o
stanno meglio di là. Perché, ad un certo punto, noi abbiamo fatto sei ipotesi in
Commissione e ne sono state fatte altre due che volevano dire quello che io ho detto
prima, cioè proviamo a immaginare che esista un centro storico non che accorpi a se
stesso pezzi di quartiere della corona cittadina, ma un centro storico che sia un'idea di
luogo diverso, perché è un luogo che non ha impianti sportivi, che ha luoghi di
partecipazione diversi, che ha piazze storiche regolamentate da discipline comunali e
non territoriali, e che pertanto abbia uno Statuto diverso nel funzionamento.
Poi, se deve avere un Consiglio o un delegato, non è mia intenzione entrare nel merito,
questo lo discuteranno la Commissione e la politica, ma che abbia l'onestà di dire che
c'è un modello che prevede il modello del "centro piccolo", chiamiamolo in questo
modo.
È vietato fare proposte? No. Ci dimentichiamo una cosa. Abbiamo sempre detto che la
riforma avrebbe dovuto rispettare, per ragioni di economicità, le zone censuarie esistenti
per non rifare a tutto il mondo il certificato elettorale e la carta d'identità. Ma questo
non perché vogliamo essere limitati, ma perché questa operazione avrebbe dei costi
enormi per una riforma che vuole essere anche efficiente nei costi.
Allora, i compromessi sono: stare dentro quelle categorie e quelle zone già disegnate,
provare a ricomporre le zone e rielaborarle. Io penso che il modello che abbiamo portato
per la prima volta in Commissione sia quello, in realtà, più "centrato", tra virgolette.
Dentro quello si può ancora lavorare e migliorare, ma la Commissione penso abbia fatto
bene ad accantonare un attimo il tema per poi riaffrontarlo alla fine, e penso che non sia
scandalo se ci si esercita e, se questo ha delle vie d'uscita e delle fughe di notizie,
francamente non mi scandalizzo. Non mi sembra una questione grave o centrale rispetto
alle questioni gravi... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Ma io le conosco già,
perché faccio l'Assessore, fino a prova contraria. (INTERVENTO FUORI
MICROFONO). Io non ho fatto uscire proprio niente.
Dopodiché, non è questo il tema. Il tema è un altro, e qui non voglio insegnare niente a
nessuno, ma nelle riforme ci si sta in vario modo. Se il percorso e la dignità del percorso
è riconosciuta, io invito le opposizioni a superare l'elemento del presunto incidente
mediatico e sedersi alla Commissione e fare il lavoro insieme a Giunta e maggioranza.
Se il tema, invece, è che non si è in grado, non si vuole, o non ci sono i presupposti, lo
si dica apertamente in chiave politica. Diversamente, quel percorso di discussione
arriverà in fondo; non arriverà, probabilmente, a febbraio-marzo nella Commissione,
che spero riesca a completare gli atti entro il 31 dicembre, ma ciò non vuol dire che il
Consiglio Comunale il 3 gennaio affronterà la riforma, avranno tutto il tempo la
Commissione, la Conferenza dei Capigruppo in sede referente Affari Istituzionali, la
Giunta a scrivere gli atti necessari per poter poi fronteggiare la riforma in Aula.
Se usiamo bene il mese di dicembre e usiamo bene, per la conclusione, il mese di
gennaio, io sono convinto che arriveremo alla riforma senza forzature e con un passo di
cadenza elevata. Ne sono convinto, perché le idee ci sono tutte e perché c'è un'idea di
fondo. Quell'idea non è un'idea statica, ma è un'idea aperta, come lo è stato il dibattito;
abbiamo cambiato idea tante volte, abbiamo litigato anche maggioranza e Giunta, è
vero, ma questo perché queste cose non si fanno con superficialità. Bisogna essere
chiari. Ritengo ancora un valore il fatto di discutere pubblicamente delle questioni e,
pertanto, su questa falsariga discuteremo ancora.
Arriveremo alla conclusione; credo e spero che non saremo come le ultime volte
nell'incapacità di arrivare in fondo. Arriveremo in fondo, perché c'è bisogno di una
riforma che sia più o meno larga e più o meno invasiva dell'attuale istituto. Ne abbiamo
bisogno ed è anche un segnale chiaro alla cittadinanza, che, giustamente, non si aspetta
nuove prebende, istituzioni o sovrapposizioni di competenze o chissà quali emolumenti,
ma si aspetta semplicemente che la politica, con atto di responsabilità, si autoriformi
all'insegna dell'esigenza che il Paese ha adesso, che è quella non di fare gli annunci e
basta, ma di pensare a dare risposte concrete riducendo il costo e la macchinosità della
parte burocratica del Paese.
Questa cosa è fondamentale e su questo noi ci muoveremo, almeno per quanto riguarda
la Giunta.

PORCINO Giovanni (Presidente)
Sono concluse le comunicazioni sulla riforma del decentramento.

Copyright © Comune di Torino - accesso Intracom Comunale (riservato ai dipendenti)