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PORCINO Giovanni (Presidente) Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. mecc. 201404290/064, presentata dalla Giunta Comunale in data 25 settembre 2014, avente per oggetto: "'AMIAT S.p.A.' - Cessione parziale della partecipazione detenuta da FCT Holding S.r.l. pari al 31% del capitale sociale. Indirizzi di gara. Approvazione atti conseguenti". PORCINO Giovanni (Presidente) Comunico che in data 10/10/2014 le competenti Commissioni hanno rimesso il provvedimento in Aula. La parola, per l'illustrazione, all'Assessore Tedesco. TEDESCO Giuliana (Assessore) Prima di una breve illustrazione della proposta di deliberazione, mi permetta di fare un ringraziamento sincero a tutti i Consiglieri che sono intervenuti in Commissione, sia di maggioranza che di opposizione, perché questa volta il loro contributo alla discussione è stato, almeno a mio giudizio, non banale. Le questioni poste dai Consiglieri sono state tutte di merito, quindi non è stata una discussione ideologica. Questo indipendentemente dalla presentazione degli emendamenti. Credo che alla fine, grazie anche alla presentazione degli emendamenti, frutto della discussione in Commissione, la proposta di deliberazione sia stata effettivamente migliorata. Nel 2012, tramite la nostra finanziaria, abbiamo proceduto a una gara a doppio oggetto con cui abbiamo dismesso il 49% di quote di AMIAT e contestualmente abbiamo affidato la gestione del servizio. Poiché non è da ieri che riteniamo che l'attività di regolazione del Servizio Pubblico Locale relativo alla gestione del servizio possa e debba essere assolta soprattutto, anzi, direi quasi esclusivamente mediante il controllo sul contratto di servizio, l'Amministrazione ha deciso di procedere ad una ulteriore dismissione di quote del pacchetto azionario di AMIAT. Nella fattispecie, dismettiamo il 31%. Non c'è molta attenzione, Presidente. Se vuole posso anche non illustrare il provvedimento, perché la discussione è stata molto dibattuta in Commissione. PORCINO Giovanni (Presidente) Ha ragione, Assessore Tedesco. Chiedo ai Consiglieri di rimanere in silenzio. TEDESCO Giuliana (Assessore) Le motivazioni di questa dismissione sono fondamentalmente due. La prima è il fatto che la società AMIAT è chiamata a importanti investimenti, come è stato illustrato dai vertici della società in Commissione, perché è stato anche illustrato il piano industriale, e la Pubblica Amministrazione non è in grado di sostenere questi investimenti. La seconda motivazione di questa dismissione, invece, è la riduzione dell'indebitamento che la nostra holding FCT ha nei confronti della Città; indebitamento che risale alla cessione a titolo oneroso di GTT, che però non è mai stata onorata, nel senso che la finanziaria non ha ancora estinto il suo debito nei confronti della Pubblica Amministrazione. Poiché la gestione del servizio è stata già oggetto di gara nel 2012, la dismissione azionaria pari al 31% non richiede particolari requisiti di partecipazione, perché non intendiamo selezionare un partner industriale e la gestione della società rimane in ogni caso in capo ad AMIAT V. Questo è un punto molto importante, perché in Commissione si è dibattuto molto sulla particolare caratteristica che hanno queste azioni che mettiamo in vendita. Mentre il 49% delle azioni precedenti costituiscono delle prestazioni accessorie. Che cosa vuol dire? Che la qualità di socio industriale è legata all'effettiva durata del contratto di servizio. Quindi cosa accadrà quando scadrà il contratto di servizio? Il 49% ritornerà, salvo liquidazione, alla Città, che lo rimetterà di nuovo in gara assieme contratto di servizio a scadenza. Questo 31%, invece, non ha prestazioni accessorie, è libero. L'assetto della gestione non viene minimamente toccato da questa gara. Mi preme soffermarmi su questo aspetto, perché una delle preoccupazioni dei lavoratori che sono stati auditi in Commissione per ben due volte, è il mantenimento della clausola sociale. Spero di averli rassicurati. Quindi, al di là del fatto che il contratto di servizio non è toccato da questa cessione, in Commissione abbiamo meglio chiarito che la clausola sociale ha durata per tutta la durata del contratto di servizio, eccezion fatta per i dirigenti della società, per cui non avrà più valore, mi pare entro tre anni dalla sottoscrizione del contratto di servizio, quindi entro il 2017. Quindi, riguarda solamente i dirigenti. La governance non è toccata in maniera sostanziale da questa cessione, perché il Presidente del Consiglio d'Amministrazione continuerà a essere nominato dal socio pubblico, sostanzialmente con gli stessi poteri. Invece, il 31% avrà diritto alla nomina di un Consigliere e un altro in condivisione con la Città di Torino, oltre alla nomina di un Sindaco effettivo. Non era prevista nella deliberazione precedente, abbiamo dovuto inserirla in questa proposta di deliberazione, solo perché è una norma di Legge. C'è una prelazione da parte di AMIAT V per l'acquisto di questo 31%, che deve essere effettuata entro 10 giorni dalla comunicazione dell'aggiudicazione provvisoria. Presidente, io non starei a spiegare gli emendamenti, se non uno, il più importante, per quel che mi riguarda, che è quello sulla valutazione della società, che è di circa 19,7 milioni di Euro, più il 10% di premio di maggioranza nel caso in cui se lo dovesse aggiudicare il socio che in questo momento detiene il 49% delle azioni. Aspetto i singoli Consiglieri per l'intervento sugli altri emendamenti. PORCINO Giovanni (Presidente) La parola al Consigliere Tronzano. TRONZANO Andrea Sarà un intervento rapido. Naturalmente partiamo dal concetto che, per quanto ci riguarda, siamo favorevolissimi alla vendita delle partecipate; quindi, non abbiamo nulla in contrario sul tema. Però è chiaro che all'interno di questa proposta di deliberazione, nonostante gli emendamenti, che apprezzo, fatti probabilmente dal Presidente di Commissione o dalla Giunta, ci sono delle condizioni che possono far pensare anche a un monopolio della struttura e del ciclo dei rifiuti. Quindi credo che, nonostante questi emendamenti, si mantenga una condizione che non è proprio del tutto favorevole. All'interno di questo provvedimento c'è anche un tema che mi trova contrario, anche se so che è un indirizzo specifico voluto sia dal Sindaco, sia dal Consiglio Comunale, cioè andare verso quella che viene definita aggregazione su scala metropolitana, quindi su scala provinciale. Questo obiettivo, a mio giudizio, non dovrebbe essere positivo, perché nel tempo potrebbe caricare i cittadini di ulteriori costi, perché all'interno di questa Città Metropolitana (ex Provincia) abbiamo una serie di consorzi con debiti milionari. Conseguentemente, questi debiti, nonostante le rassicurazioni del Presidente Profumo, degli Assessori, eccetera, non so dove si scaricheranno. Immagino sui cittadini, attraverso le tariffe. Questo è un tema da tenere assolutamente in considerazione. Capisco che l'indirizzo della maggioranza sia questa super holding del Nord sul ciclo dei rifiuti. Pertanto, non penso che da solo riuscirò a scalfire questo tipo di impostazione; anzi, sono ben lungi dal poterlo fare. Però credo sia importante dirlo a verbale, perché non credo sia la soluzione giusta per questo tipo di società. Inoltre, Assessore, non ho ancora capito che cosa pensa la Giunta sul contratto di servizio, che il Consiglio Comunale, attraverso la mozione, a diminuito del 2% all'anno. Avevamo anche scherzato con il Consigliere Ventura, quando proponevo il 10%; alla fine era riuscito a emergere il 2%, con l'assenso dell'Assessore Passoni. Solo che visto che in uno degli emendamenti si dice che il contratto di servizio non si tocca, non capisco se questo indirizzo verrà rispettato oppure no. Per cui, vorrei capire cosa ne pensa l'Assessore. Quindi ci sono tutta una serie di condizioni, fra cui anche il diritto di prelazione previsto dalla Legge, che probabilmente - 99 su 100 - faranno in modo che IREN assuma il controllo anche di questo 31%. Spero che alla gara pubblica partecipino investitori veri, anche internazionali, che vogliono investire in Piemonte, in questo settore, in modo che poi ci sia una reale concorrenza. Non credo andrà così. Penso che IREN riuscirà a esercitare il suo diritto di prelazione, quindi avremo anche il 31% a favore di questa società. Detto tutto questo, è chiaro che l'impostazione ideale della vendita delle partecipate prevale rispetto a queste analisi di dettaglio. Quindi il nostro voto sarà di astensione su questa proposta di deliberazione. PORCINO Giovanni (Presidente) La parola al Consigliere Greco Lucchina. GRECO LUCCHINA Paolo Ringrazio anche io l'Assessore Tedesco per l'illustrazione della deliberazione e, ovviamente, faccio riferimento alle sue rassicurazioni in merito a due punti fondamentali, che sono, ovviamente, la clausola sociale per la durata del contratto di servizio e, poi, la governance che non viene sostanzialmente modificata, quindi questo decisamente ci convince. Occorre però fare un passo indietro andando a due anni fa, quando discutevamo del riordino della filiera ambientale come Città di Torino, e quindi mi riferisco alla vendita di TRM e AMIAT. In quell'occasione eravamo ancora Gruppo PdL, ma ho sentito adesso le parole del Capogruppo Tronzano che non si discostano dalle mie, avevamo chiesto maggiore coraggio, avevamo chiesto quel coraggio di vendere anche la maggioranza dell'asset patrimoniale di AMIAT stessa. Ricordo la difficoltà del Sindaco a venire in Aula, sia per posizione politica all'interno della maggioranza stessa, ma, anche in quel caso, avevo visto una volontà di dismettere la maggioranza del pacchetto azionario di AMIAT. La verità è che in quel momento probabilmente nessuno aveva intenzione di andare a comprare la maggioranza del pacchetto azionario di una società che era fortemente indebitata e che continua ad esserlo. Il tema è questo, abbiamo denunciato in quella fase e c'eravamo opposti a questa deliberazione perché avevamo denunciato una criticità nella gestione, che aveva visto nel corso del tempo un aumento di capitale a fronte di una distribuzione dei dividendi, avevamo fatto un'analisi sulle tariffe e, quindi, avevamo analizzato un gettito che andava a coprire interamente il costo del servizio. Avevamo visto che c'era un progressivo aumento del gettito a fronte di un aumento dell'indebitamento di AMIAT stessa nei confronti delle banche. Ha parlato poi lei, Assessore, dei progetti di investimento ed alcuni di questi portati avanti da AMIAT non ci avevano convinto, mi riferisco agli investimenti in Cile. Per tutte quelle motivazioni ci eravamo opposti, perché avevamo chiesto maggiore coraggio, riconoscendo a questa Giunta maggior coraggio oggi... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Sì, era finito anche su tutte... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Esatto. Riconosciamo oggi a questa Giunta di aver cambiato rotta. Come posizione di partito, siamo per la totale vendita del pacchetto azionario, ma riconosciamo maggior coraggio, riconosciamo la volontà di adeguarsi maggiormente ai tempi, che non sono più quelli - l'ho detto in altri momenti - di quello che può essere considerato ancora un capitalismo municipale. Riconosciamo che gli imprenditori devono fare gli imprenditori e la politica debba avere un ruolo al di fuori delle società partecipate, pertanto, avendo poi una posizione ancora più radicale nelle dismissioni patrimoniali, crediamo che riconoscendo a questa Giunta dei passi in avanti, non ci sia da parte nostra la possibilità di votare favorevolmente a questa deliberazione, però vedrà da parte del Nuovo Centro Destra un voto di astensione. PORCINO Giovanni (Presidente) La parola al Consigliere Marrone. MARRONE Maurizio Io intervengo con un po' di imbarazzo dopo gli interventi che mi hanno preceduto. Lo dico, perché purtroppo oggi è il giorno per ribadire un concetto fondamentale, purtroppo non è uno slogan nuovo, ma è un concetto che dobbiamo ribadire ogni volta che si tratta di municipalizzate torinesi, con questa deliberazione diventa ancora più lampante che si utilizzano le partecipate del Comune di Torino come mero salvadanaio. Questo lo dico, perché oggettivamente si tratta di un quadro che contrasta con la visione strategica del Sindaco che ha spesso ribadito, con un quadro di multiutility. Questo perché va ad affrontare una sorta di cessione che è il segreto di Pulcinella, verosimilmente vedrà il protagonismo di IREN, che non è un soggetto privato, perché oggettivamente non lo è, è un soggetto misto che vede un maxi protagonismo delle Amministrazioni Comunali, oltre che di Torino, di Genova, dell'Emilia Romagna, potrebbe essere un riassetto di multiutility, è stato detto, se coinvolgesse anche un riassetto dei consorzi della Provincia. Invece noi andiamo a fare un'operazione di dismissione societaria e, a dispetto del quadro metropolitano che ormai non ci piace, ma è così, ha sostanzialmente omologato le Amministrazioni Comunali della Provincia a quella del capoluogo, ma rimarrà una discrasia tra il ciclo rifiuti del capoluogo rispetto a quello dei Comuni della Provincia, che rimangono ostaggio, è stato detto anche dalle forze di centrodestra, più favorevoli all'operazione, comunque appannaggio di realtà che non c'entrano con l'operazione AMIAT. Oltre a questo, devo ribadire la natura strettamente patrimoniale di questa operazione per un doppio aspetto. Il primo riguarda la modifica di Statuto che mantiene una sorta di clausola di salvaguardia limitata al 10% della partecipazione comunale. Questo perché evidentemente questa Amministrazione ha deciso di mantenere una presenza, che rimane poi sostanzialmente puramente simbolica, immagino di mero accesso agli atti, di mera presenza, di mera volontà di esserci, ma di non pesare. Ci è stato risposto che il contratto di servizi tutela il protagonismo della Città. Appena ho sentito dalla Giunta questa argomentazione, l'Assessore ammetterà, per correttezza sono andato ad approfondire proprio il contratto di servizio, ho verificato che la durata è ventennale e parte dal 2013. Questo senza paraocchi ideologici poteva essere effettivamente una salvaguardia della continuità del servizio, perché a me la clausola che riguarda i dirigenti e il personale sinceramente interessa poco, noi siamo amministratori che rappresentano gli elettori, e quindi i cittadini, non una parte, ma il tutto come destinatari di un servizio. Sinceramente, non credo che il contratto di servizi sia veramente una garanzia nella misura in cui è prevista già da contratto una revisione ordinaria triennale, che comunque dà la possibilità, a fronte di mutamenti non condivisi del contratto stesso, di recesso dal contratto dell'articolo 15. Di fronte a tutto ciò, sostanzialmente, alieniamo il controllo maggioritario del ciclo rifiuti, in particolare per la raccolta, perché sulla termovalorizzazione già l'avevamo fatto, e ci attacchiamo come unica fonte giuridica di mantenimento dello status di servizio ad un contratto di servizi che la nostra controparte, in cui noi sostanzialmente cediamo il pacchetto di controllo, da revisione ordinaria triennale potrà dirci arrivederci e grazie, perché non siamo più d'accordo. Quindi diciamo che in realtà c'è una sorta di allontanamento del problema solo a fra tre anni potenzialmente. Fra vent'anni forse potrebbe essere accettabile nella misura in cui vent'anni è un ciclo politico intero, ciclo amministrativo epocale, ma di fronte ad un procedimento di revisione ordinario di tre anni, non credo che ci sia un'effettiva garanzia, perché poi sostanzialmente siamo di fronte alla creazione di una multiutility in cui Torino rimane presente, ma si diluisce, che potrà legittimamente decidere di prendere il volo, di non ritenere più conveniente rimanere a Torino. E questa è una sostanziale rinuncia al protagonismo, un controllo sull'esercizio di un servizio fondamentale per la nostra cittadinanza quale è quello della raccolta rifiuti, che tra l'altro va ad impattare pesantemente con il meccanismo perverso della tassa rifiuti, rispetto proprio ad una tariffa che entra di prepotenza nelle tasche del cittadino. Su questo dirò una cosa che va in parziale controtendenza con il parere negativo complessivo che ho su questa operazione, cioè sul potere limitato di controllo di questo Consiglio Comunale di indirizzo e controllo sull'esercizio del servizio, che già permaneva tuttora con l'attuale pacchetto azionario. Perché AMIAT fino adesso è stata prevalentemente del Comune di Torino, ma non ha consentito, ogni volta che bisognava andare a verificare un assetto di efficienza e razionalizzazione dell'esercizio stesso del servizio, alcuna permeabilità ad un reale controllo e indirizzo di questo Consiglio stesso. Perché io l'ho ribadito anche in sede di Bilancio, ogni volta che si va a discutere della Tariffa Rifiuti, ci arriva un pacchetto già confezionato, immodificabile per l'anno successivo, che si pone come una sorta di dogma per questo Consiglio che lo deve semplicemente accettare e rinvia all'anno successivo tutte le buone intenzioni di riduzione del costo, quando poi AMIAT ci ripresenta l'anno successivo lo stesso pacchetto, senza alcuna possibilità di intervento di questo Consiglio Comunale. Andando a concludere, ritengo che l'operazione non sia pregevole, non tanto perché riduce la sovranità di un Comune che ha già sostanzialmente rinunciato alle sue prerogative su AMIAT, purtroppo, di fatto, perché non è strategica, non tiene conto della situazione conglomerata provinciale metropolitana e, soprattutto, continua ad esprimere la visione di un Comune che ogni tanto preleva un po' di liquidità dalle municipalizzate dismettendone una parte a spizzichi e bocconi. Questa è un'evidenza palese davanti gli occhi di tutti rispetto ai gradini di dismissione, che non sono conglomerati e strategici, ma sono sempre a quote che vengono, di volta in volta, date, peraltro senza considerare le ricadute anche di procedimento di dismissione. Per cui si consente, a chi ha già preso un po', di avere una sostanziale opzione sulle quote successive, ma questa è ancora una finezza che non vado a toccare. Quello che mi preoccupa di più, e concludo, è l'assenza di protagonismo di questa Amministrazione rispetto al controllo già adesso su AMIAT, che non potrà che andare a diminuire. Personalmente do un'unica possibile risposta politica a questo problema, che è ridare protagonismo e resuscitare l'Agenzia di controllo dei Servizi Pubblici Locali. È stato un Ente che è purtroppo caduto sacrificato sul rimpasto di Giunta dal Fassino 1 al Fassino bis. Nelle operazioni militari, signor Sindaco, li chiamano danni collaterali, cioè quando un civile rimane preso in mezzo immeritatamente in una guerra intestina. L'Agenzia Pubblici Servizi è di fatto un caduto collaterale della guerra interna alla vostra maggioranza. Il problema è che poi voi avete risolto politicamente questo vostro conflitto interno con un rimpasto di Giunta, ma l'Agenzia Servizi Pubblici Locali rimane senza un vertice, senza alcun protagonismo, di fatto lì relegata in un angolo, esiste sulla carta, abbiamo un contratto di servizio che dice che è l'Ente in cui la Città controlla il servizio, ma quell'Ente non c'è per una carenza di volontà politica purtroppo anche di questa Sala Rossa. Mi sento di poter annunciare che la vera frontiera in questa fase di dismissione - spero che su questo tema troveremo delle convergenze bipartisan, e sarei curioso di sapere cosa ne pensa anche il Sindaco - debba essere necessariamente rivitalizzare, rinominare, soprattutto ridare dignità e protagonismo all'Agenzia di controllo sui Servizi Pubblici Locali, altrimenti saremmo degli spettatori sostanzialmente inerti che apprendono dai media le dinamiche di funzionamento delle proprie partecipate, che erogano servizi fondamentali per la cittadinanza. PORCINO Giovanni (Presidente) Ha chiesto di intervenire il Capogruppo Ricca; poi ho ancora iscritti nell'ordine i Consiglieri Scanderebech, Ambrogio e Magliano. La parola al Consigliere Ricca. RICCA Fabrizio Quando poco meno di una settimana fa votavamo il Bilancio della Città per il 2014 e in maniera molto critica rispondevamo al Sindaco che ci diceva che la linea nazionale era di dover dismettere per cercare di avere più liquidità possibile, ponevamo l'attenzione sul fatto che da vendere avevamo ancora molto poco. Con questo credo che siamo alla penultima fase della dismissione di tutto quello che resta, perché dopo di questo abbiamo solo GTT da vendere e poi i soldi sono finiti. Il patrimonio pubblico di questa Città è finito e la gestione scellerata, pazza di chi ha amministrato la Città negli ultimi vent'anni porta oggi con questo atto, io dico, a compimento di questa malagestione, ovvero a dover raschiare il fondo del barile, cercare di tirare su qualche soldo, perché 31%, magari le quotazioni possono essere di mercato, ma 19 milioni di Euro per perdere completamente il controllo di quella che ritengo una delle tre più importanti società che ancora in questo momento è detenuta dalla Città e mi sento dire che non cambia niente. Ma non cambia niente, perché era già cambiato, altrimenti nessuno si sarebbe comprato AMIAT al 49% senza avere delle garanzie forti. Chi ci ha fatto un favore la volta scorsa, oggi ce lo rifà, ci dà - io dico - pochi soldi, perché non siamo nella condizione di poter spendere 75 milioni di Euro, fare gli investimenti che vanno fatti per mettere in condizione AMIAT di potersi evolvere come azienda, in quanto negli ultimi vent'anni è stata usata - io dico - anche in maniera abbastanza clientelare. Diciamo le cose come stanno, perché poi io me li ricordo i drappelli di politici che si prestano a dare volantini davanti all'ingresso delle strutture tutte le volte che c'è un'elezione e io mi auguro che se li ricordino anche i dipendenti di AMIAT, in questo caso, la prossima volta che qualcuno gli va a chiedere il voto, perché ne ho tanti di fronte che in campagna elettorale dicevano: "No, noi difenderemo il patrimonio pubblico, assolutamente no alle dismissioni". Quando si parlava di referendum, tutti in prima linea a dire che non si sarebbe toccato il patrimonio pubblico, perché insieme all'acqua c'erano anche tutte le partecipate. E poi, per l'ennesima volta, ci troviamo a dover votare la dismissione di patrimonio pubblico perdendo, quando abbiamo venduto il 49%, il controllo della società. Oggi siamo soltanto più ad un 2%. Magari il prossimo anno siamo talmente alla canna del gas che ci chiederanno di venderci un altro 2%, perché visti i tagli degli ultimi anni che arrivano dallo Stato centrale, non è difficile immaginare uno scenario di questo tipo e noi ci piegheremo di nuovo. Voi vi piegherete di nuovo, perché noi in questo momento votiamo no, voteremo no convintamente come abbiamo votato no a tutte le dismissioni che non danno un futuro a questa Città. Perché oggi Torino perde un altro pezzo di storia, di know-how, di capacità e - io dico - perde una grande azienda. Ripeto, questo è raschiare completamente il fondo del barile. Resta GTT, sono convinto che da qua al prossimo anno, viste le manovre che potrebbero arrivare da Roma, sarà un'altra azienda che entrerà nel mirino delle dimissioni. Quindi convintamente voteremo no a questa deliberazione, perché siamo convinti che tutto ciò che è pubblico debba rimanere pubblico. PORCINO Giovanni (Presidente) La parola al Consigliere Scanderebech. SCANDEREBECH Federica Inizio riallacciandomi all'ultimo discorso, all'ultimo intervento del Consigliere Ricca. Come si vede, questo è un mutamento storico, come ha detto lui, e culturale. Culturale perché c'è ancora chi in questo Paese vuole dire no alle privatizzazioni e chi invece pensa che le privatizzazioni possano essere un fenomeno che agevoli i Comuni, agevoli lo Stato intero. Si pensi a quanto è stata quotata la vendita delle Poste Italiane, che vuol dire ridurre il debito pubblico nazionale di 4, 5, 6 miliardi di Lire e si veda anche quanto stiamo facendo e sta facendo il Comune di Torino non solo per fare cassa, ma proprio a livello culturale. Quindi è un mutamento storico e culturale che si sta avendo in tutta Italia, non solo nel Comune di Torino, perché il Comune di Torino è quello più indebitato d'Italia, o perché dobbiamo, a tutti i costi, fare cassa. La mia posizione in quest'Aula sulle vendite delle quote delle società partecipate del Comune è ben nota e chiara a tutti e potete ben ricordare il mio voto in altre situazioni simili, quindi non devo neanche andare oltre, il mio voto sarà favorevole sempre qualora in questo Comune si decida di privatizzare e si decida di vendere alcune quote, o totalmente quote del patrimonio delle nostre società partecipate. Questo perché penso, spero e mi auguro che abbia conseguenze positive, quindi abbia più efficienza, più redditività, più produttività, vi sia una riduzione del debito pubblico del nostro Comune, vi sia un aumento degli investimenti delle società che poi deterranno quelle quote e vi sia uno sviluppo dei mercati finanziari e una diffusione dell'azionariato. Credo che questa sia la via per continuare a governare governi, paesi e città che siano di centrodestra o di centrosinistra perché, come si vede, è un'idea diffusa nel Paese non per appartenenza politica, ma per appartenenza culturale e ideologica. Quindi a questa Amministrazione dirò nuovamente sì alla vendita di queste quote. PORCINO Giovanni (Presidente) La parola al Consigliere Ambrogio. AMBROGIO Paola Credo che con la deliberazione di oggi diamo un po' conferma a quanto abbiamo ripetuto più volte in quest'Aula, cioè che la vendita delle partecipate aveva l'unico scopo di rimpinguare le casse del Comune. Ci sono sempre stati grandi sorrisi di fronte a queste affermazioni, ma la vendita oggi del 31%, che sommato al 49%, porta all'80% e, quindi, comporterà una partecipazione residuale da parte della nostra Città, ce la dice lunga. D'altra parte, l'Assessore l'ha detto anche chiaramente venerdì in Commissione che la Città non ha i 75 milioni di Euro previsti dal piano industriale di AMIAT e se quindi si vuole fare qualcosa e si vuole apportare qualche miglioramento e qualche intervento nella società, bisogna che intervenga qualcun altro, non la Città. Però, di fronte a una deliberazione così delicata come quella che ci accingiamo a votare oggi e di fronte alle richieste che abbiamo avuto anche in Commissione fino alla settimana scorsa, chiedo comunque di aspettare e di valutare, perché le Organizzazioni Sindacali hanno rappresentato la propria contrarietà di fronte a questa cessione, mi chiedo come mai e soprattutto se sia vero - perché lo ritengo preoccupante - venerdì il Sindaco Fassino, o l'Assessore Tedesco, o qualche altro rappresentante della Giunta, non abbiano accolto l'invito del Prefetto all'incontro con le Organizzazioni Sindacali in Prefettura. Nessuno di questa Amministrazione, sia il Sindaco che l'Assessore Tedesco, hanno partecipato all'incontro richiesto dal Prefetto, che aveva lo scopo di allentare le tensioni che ci sono, tant'è vero che c'è già uno sciopero annunciato per lunedì prossimo e di lì chissà cosa succederà. Le conseguenze quali sono? Spesso abbiamo detto in Commissione: "Speriamo che da un'operazione di questo genere possa derivare una diminuzione della tariffa per la raccolta rifiuti a carico dei cittadini". Quello che sappiamo per certo è che da lunedì chi si trova a Barriera di Milano, come a Falchera o a Santa Rita non avrà il servizio di raccolta rifiuti, lunedì e chissà per quanti altri giorni. Questo perché abbiamo voluto affrettare la situazione e non ne capisco le ragioni. Probabilmente... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Non lo so. Un incontro in Prefettura magari sarebbe servito ad allentare le tensioni e ad arrivare a una decisione condivisa. Quindi chiedo il ritiro della deliberazione; chiedo al Sindaco e all'Assessore di valutarla ancora e di incontrare le Organizzazioni Sindacali per evitare ulteriori disagi a questa Città. PORCINO Giovanni (Presidente) La parola al Consigliere Magliano. MAGLIANO Silvio Oltre a sottoscrivere alcune richieste fatte dai miei Colleghi, penso alla richiesta del Capogruppo Marrone sul ridare vita all'Agenzia dei Servizi Pubblici, ma per controllare, perché è l'unica arma che, di fatto, ha il Consiglio Comunale. Sottoscrivo anche tutta la storia raccontata dal Capogruppo Marrone e poi, oltre a quello, la verità è stata nei fatti che i tagli al Bilancio del Consiglio Comunale hanno fatto sì che, non avendo fatto alcuna scelta politica, si sacrificasse un Ente che però mi pare trovi una centralità oggi e lo dico rispetto a quello che accadrà. Che cosa accade? Accade che noi, dopo una serie di anni in cui, a mio giudizio, si è voluto gestire i Servizi Pubblici completamente con partecipate al 100% del Comune, oggi ci troviamo a pensare a delle partecipate dismettendole, ma non per scelta politica. Evidentemente noi stiamo dismettendo da anni delle partecipate perché dobbiamo chiudere un Bilancio. È chiaro che quando si deve chiudere un Bilancio, i bilanci sono pubblici e quello che vive la nostra Città come sofferenza finanziaria è sotto gli occhi di tutti, accade che spesso il prezzo lo fanno gli acquirenti, non lo fa chi vende. Questo sta capitando costantemente. Mi pongo un problema di prospettiva che aveva sollevato il Consigliere La Ganga in Commissione, cioè siamo coloro che devono garantire l'efficacia dei servizi che diamo ai nostri cittadini e questo lo facevamo con un controllo su AMIAT, cercando di capire come fossero efficaci. Il problema dell'efficienza si pone nel momento in cui entra un soggetto privato - del quale noi siamo azionisti - e che nell'efficienza riesce a fare utile. Quindi noi oggi, ma lo dico anche prospetticamente, dobbiamo votare di fretta questa deliberazione. La mia domanda è: come saremo in grado di garantire l'efficacia dei servizi che diamo ai cittadini e, nello stesso tempo, la capacità di fare in modo che siano efficienti? Perché quando entra il privato, sei sicuro che l'efficienza la fa per definizione, privato del quale noi siamo azionisti, quindi se fa efficienza, noi siamo anche in grado di poter dire che forse questo ci fa guadagnare qualcosa in più. Ma come saremo in grado di controllare l'efficacia rispetto alla pulizia, o meno, dei nostri quartieri, la pulizia, o meno, delle aree mercatali? Consiglieri, so che forse per alcuni non è un tema appassionante. A me appassiona capire come questo 20%, questo 10%, darà la possibilità alla politica, al Consiglio Comunale, a chi guida una Città di fare in modo che i cittadini e le loro esigenze e le esigenze di convivenza civile, sociale, ambientale della Città non siano sacrificate in nome dell'efficienza, perché abbiamo un problema di efficacia dei servizi. Ed essendo iscritto alla scuola di coloro che pensano che un privato che si mette seriamente nella condizione di poter partecipare con il pubblico possa fare qualcosa di grande, perché i ricavi, l'utile, non sono brutti, non sono cattivi, ma se gestiti in un accordo con il pubblico possono fare di più costando meno, questa, secondo me, è la grande sfida che abbiamo davanti. Il Gruppo Nuovo Centro Destra - poi lo dirà il mio Capogruppo, com'è giusto che sia - si asterrà, perché non ci si inventa liberalizzatori di colpo, non lo si fa quando si ha un problema di Bilancio. Noi, sfortunatamente, per la gestione degli ultimi vent'anni, le stiamo imbroccando tutte le cose che non bisogna fare quando si è a corto di risorse. Ma la mia domanda è questa: in un piano di dismissioni - perché questa è una e poi si arriverà a dismettere tutto - quale sarà la formula giuridica con la quale controlleremo la qualità dei servizi...? (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Mi faccia concludere, Sindaco. La mia domanda è un'altra, lei ha ascoltato solo questo pezzo. La mia domanda è: come faremo a controllare l'efficacia dei servizi che faremo gestire da privati, sapendo che in questo caso siamo anche proprietari di quei privati e quindi se fanno efficienza per noi è un optimum? Questa è la domanda che faccio. Come sappiamo è un full cost la tariffa sull'AMIAT. Non mi pare che la strada percorsa in questo momento tracci con chiarezza solo questo aspetto ed è un aspetto che a me preoccupa. Mi piacerebbe, su questo, avere delle garanzie nella risposta dell'Assessore, o del Sindaco, perché in questo caso stiamo vendendo quote a una società che, peraltro, è pure di nostra proprietà. Come riusciremo a fare in modo che il trattamento ai nostri cittadini sia equo in tutta la Città e non immolato alla luce del fatto che IREN deve fare efficienza? Non è per polemica, ma perché sarà una nuova forma di gestione dei rapporti tra le Istituzioni e i privati, perché abbiamo bisogno dei privati, ma siamo chiamati dai cittadini a garantire i servizi. PORCINO Giovanni (Presidente) La parola al Consigliere Levi. LEVI Marta Credo di non condividere nulla di quanto è stato detto fino adesso in Aula. Innanzitutto siamo stati accusati di non avere strategia, se non quella di fare cassa. Questo è falso e si vede dagli atti. Noi, con le operazioni che abbiamo messo in campo in questi anni abbiamo fatto di IREN una multiutility, operazione positiva, di stampo industriale per quell'azienda. Con le operazioni su AMIAT e su TRM, stiamo ricomponendo il ciclo integrato dei rifiuti e abbiamo rimesso sotto lo stesso cappello la raccolta e lo spazzamento da una parte, gli impianti di trattamento e l'impianto di termovalorizzazione dall'altra. Questa separazione, che una sciagurata Legge Regionale aveva imposto, ha rischiato di mandare a gambe per aria tutte le aziende del settore rifiuti, pubbliche e private. Noi stiamo ricomponendo il ciclo integrato dei rifiuti sotto un'azienda che si chiama IREN Ambiente, che non è un soggetto "x" che non sappiamo bene che cosa sia. È un'azienda controllata dagli Enti Pubblici, controllata dai Comuni. Quello che manca ancora nella strategia sul servizio di gestione dei rifiuti è costituire un'azienda di livello metropolitano e si sta andando avanti anche su questo fronte. Altre aziende pubbliche stanno facendo lo stesso nostro percorso (noi abbiamo fatto da apripista), cioè le gare a doppio oggetto, per individuare dei partner industriali strategici. A valle di questo step, bisognerà procedere con una delle parti politicamente più delicate, che è quella della aggregazione tra questi nuovi soggetti industriali. Noi manteniamo il 20% - lo dico anche al Consigliere Marrone, non il 10, c'è un emendamento della Giunta a questo proposito - in AMIAT. La vendita del 31% cosa comporta per la Città di Torino? Aver perso un Consigliere d'Amministrazione, nient'altro. Sono aumentati tutti i quorum di tutte le decisioni, delle assemblee ordinarie e straordinarie. Quindi, ripeto, la vendita del 31% per noi comporta la perdita di un Consigliere d'Amministrazione. Poi, ancora una cosa: la scelta delle gare a doppio oggetto è stata strategica per le nostre aziende, perché se vogliamo ragionare di sviluppo industriale, stante la normativa, si doveva uscire dai vincoli dell'affidamento in house. Se non uscivamo dai vincoli dell'affidamento in house, per le nostre aziende non c'era nessun futuro. Vado a concludere velocemente e poi interverrò probabilmente su alcuni emendamenti presentati. Sul tema della concorrenza e dell'apertura del mercato posto dal Consigliere Tronzano, ritengo che la concorrenza e l'apertura del mercato l'abbiamo fatta due anni fa con la gara pubblica, europea, a doppio oggetto, che ha venduto il 49% di azioni con prestazioni accessorie, quindi con la gestione del servizio; non la stiamo facendo adesso con questa gara. Rispetto alla non costituzione di un monopolio, che condivido, uno degli emendamenti - lo chiamerei il lodo Appendino - specifica che quando verrà ribandita una gara a doppio oggetto, per trovare un partner strategico che gestirà il servizio, chi sarà entrato oggi con questa vendita del 31%, non potrà esercitare il diritto di prelazione, perché è evidente che in quel caso staremmo facendo un'operazione scorretta che con l'apertura del mercato non ha più niente a che vedere, ma che va di fatto a costituire un monopolio. In conclusione, credo sia abbastanza chiaro quali siano le linee strategiche su cui questa Amministrazione si è mossa in questi anni, per dare prospettiva di sviluppo industriale e strategico alle nostre aziende. AMIAT era l'ultima delle nostre aziende che questa prospettiva non ce l'aveva, credo che oggi ce l'abbia. PORCINO Giovanni (Presidente) La parola al Consigliere Araldi. ARALDI Andrea Mi è piaciuto molto l'esordio dell'Assessore, quando ha detto che il contratto di servizio deve essere lo strumento principale: è un'affermazione che condivido completamente. Ovviamente, portare avanti questo principio passa, evidentemente, attraverso la dismissione, che porta tutta una serie di conseguenze sicuramente positive, dalle maggiori risorse finanziarie che l'Ente ha e che permettono nuovi investimenti, al fatto che la dismissione garantisce che le società possano più facilmente reperire risorse finanziarie per investimenti. In questo momento non affrontare il tema che la finanza pubblica non è in grado di garantire questi investimenti, a partire da Roma, è una visione cieca, è una visione dogmatica e strumentale. Quindi è un dato di fatto da cui partiamo e questo è un effetto collaterale all'obiettivo principale, di affidare, attraverso il contratto di servizio, i servizi municipali. Un ottimo risultato collaterale, che ascrivo nella colonna delle cose positive. In più, come ha detto prima il Vicepresidente Levi, con queste iniziative abbiamo creato delle aziende che operano sul mercato e, anzi - forse qua posso differire da alcuni altri miei compagni di Gruppo -, credo che sempre di più la strada dovrà essere la separazione tra queste aziende e il pubblico. A questo punto, ovviamente, la nostra attenzione si concentra sul contratto di servizio nel due fasi, perché il contratto di servizio è importantissimo nella fase di progettazione ed evidentemente, man mano che si aumenta la distanza tra Amministrazione e colui che eroga il contratto di servizio, questo dovrà essere un momento su cui sempre più porremo attenzione in fase di programmazione. E poi, ovviamente, a valle il controllo di quel contratto di servizio. È questo, non il 20% che manteniamo, che mi garantisce di rendere un servizio efficace ed efficiente per i cittadini. Questo è il protagonismo che, secondo me, dovremmo ricoprire, quello di saper gestire al meglio, tecnicamente e politicamente, il contratto di servizio. Concordo con il Consigliere Magliano: questa sfida, secondo me, porterà sicuramente più efficacia e più efficienza, che significa più servizio e meno tariffa per i cittadini. Parimenti dobbiamo essere consapevoli che con ogni probabilità la maggiore efficacia ed efficienza riusciamo a raggiungerla man mano che ampliamo la scala, da Torino a tutta l'Area Metropolitana. Questo sicuramente attraverso un processo che deve essere condiviso con tutti gli attori del territorio e non deve essere Torinocentrico, ma è un processo estremamente importante per giungere a quella destinazione. Parimenti la strada della concorrenza non deve essere tra la Città di Torino e la Città di Rivoli, ma deve essere affrontare la concorrenza delle strutture che operano a livello nazionale e internazionale. PORCINO Giovanni (Presidente) La parola al Consigliere Appendino. APPENDINO Chiara Ribadirò un po' quello che ho detto in Commissione, partendo dall'esprimere la mia totale contrarietà alla deliberazione, al di là - adesso non vedo in Aula il Consigliere Levi Marta - del lodo Appendino. Nonostante ciò, come sempre, sono intervenuta nel merito e quindi, come possibile, ho cercato di migliorare l'atto che per me, comunque, rimane del tutto irricevibile. Coerentemente, abbiamo contestato sin dall'inizio questo percorso, che ha avuto le sue origini con la famosa FCT Holding e questo piano di dismissioni, per noi, è stato anch'esso irricevibile sin dall'inizio. Riprendo un po' quello che diceva il Consigliere Scanderebech al contrario. Penso che non si tratti solo di posizioni ideologiche, sicuramente c'è una parte ideologica, però lo dico sempre, perché ci dimentichiamo spesso in quest'Aula, che non c'è solo una posizione ideologica, ma c'è anche un esito referendario. Se forse allora potevo capire, in qualche modo, il doversi adeguare, anche se noi avremmo fatto, in qualche modo, disobbedienza, alla vendita del 49%, oggi non riesco veramente a comprendere la necessità di andare oltre e vendere questo 31%. Qui non è ideologia, si tratta di fare buona politica e la buona politica implica che, se c'è un esito referendario, questo vada rispettato. L'esito referendario che, tra l'altro, è stato un risultato storico - mi sento di dire -, sostenuto anche da molti soggetti che oggi sono qui in maggioranza, doveva dare un segnale chiaro. E se forse un anno fa potevate giustificare, in qualche modo, la necessità di vendere il 49% e allora il signor Sindaco ci disse, anche su AMIAT, che non avremmo ceduto oltre il 49% e oggi, a un anno di distanza ci troviamo, invece, a fare il contrario di quello che lei ha detto, signor Sindaco, questo, ancora di più, è antipolitica, non è buona politica. Abbiamo un esito referendario e abbiamo le sue parole a cui parte della società civile ha creduto, signor Sindaco. E le parole hanno un peso. Arrivare oggi a dire: "Dismettiamo il 31%" è ingiustificabile di fronte ai cittadini. Se c'era una posizione ideologica da parte del Movimento 5 Stelle alle origini, quando è iniziata questa operazione, oggi i fatti ci danno ragione, perché anche il modo in cui avete gestito l'iter di vendita di queste partecipate è qualcosa di ridicolo. Ogni anno avete cambiato posizione, avete cambiato le percentuali, avete detto di tutto e il contrario di tutto, avete detto una cosa e fatto il contrario della stessa. Stiamo parlando del poco che ci rimane di pubblico che abbiamo in questo Comune e io non accetto che venga gestito in questo modo. Bisognerebbe anche dire le cose come stanno. Non è possibile dire - e questo l'ho detto anche in Commissione all'Assessore Tedesco - che non cambia nulla in termini di nostra capacità di incidere sulla società se vendiamo un ulteriore 31%. Dire che la carta di qualità e il contratto di servizio sono sufficienti non è vero. Ma il fatto che non sia vero, lo dimostra una discussione fatta in Aula un paio di mesi fa, se non ricordo male, quando abbiamo discusso della TARI. Nel momento in cui noi amministratori ci prendiamo la responsabilità di ribaltare sui cittadini il costo del contratto di servizio con la TARI, dobbiamo avere la responsabilità di poter controllare direttamente quel costo e non ce l'abbiamo vendendo questo 31%. Se a livello nazionale ci stanno dicendo che il collegamento deve essere sempre più diretto tra il costo che noi ribaltiamo al cittadino e la nostra capacità di amministrare quel costo, vendere il 31% va esattamente nella direzione opposta, signor Sindaco. E non lo capisco, non lo condivido e non è condivisibile, secondo me. Siamo arrivati in Aula - e poi è stata bocciata dalla maggioranza - a votare una mozione che aveva visto, invece, parte della Giunta favorevole, in cui chiedevamo un intervento esterno su AMIAT per andare a verificare come fare efficienza ed efficacia. Penso che questo fatto già sia la dimostrazione che la Città, con gli strumenti che ha oggi, stia andando a indebolire vendendo il 31%, non è in grado di controllare quella società. Questi sono i fatti. Allora, vendere un ulteriore 31% vuol dire perdere ancora un'altra leva, signor Sindaco. Sinceramente, quando poi mi trovo a dover rispondere, come anche lei, ai cittadini del costo che gli ribaltiamo della TARI, questa responsabilità non me la prendo. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Poi replicherà, signor Sindaco. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). No, no, io me ne prendo di responsabilità: la prima è dire una cosa e fare esattamente quella, già mi sembra sia una cosa positiva. Terzo punto. Non condivido, invece, quanto diceva il Consigliere Levi sul tema di IREN. Penso che, invece, dovremmo preoccuparci del fatto che un unico soggetto, perché sappiamo già che sarà molto probabilmente IREN a esercitare il diritto di prelazione, avrà l'80% dell'inceneritore e avrà anche l'80% della società che gestisce la raccolta dei rifiuti. Penso che questo, in realtà, sia un conflitto di interesse. Dovremmo tendere a un modello dove non è lo stesso soggetto che, da una parte, guadagna sull'incenerimento dei rifiuti, perché evidentemente deve mantenere in piedi un business plan, ed è lo stesso soggetto che deve garantire e gestire la raccolta dei rifiuti, come fa AMIAT. Secondo me dovremmo tendere a un modello che è esattamente l'opposto. Su questo concludo, dicendo che, come mi sembra chiaro dall'intervento, non voteremo questa deliberazione, voteremo contro la deliberazione e sinceramente penso che sarebbe stato molto meglio fermarsi a quel 49%, com'era stato detto da quest'Aula, tra l'altro maggioranza dell'Aula, forse non più di un anno fa. PORCINO Giovanni (Presidente) La parola al Consigliere Altamura. ALTAMURA Alessandro Nella discussione che è stata fatta nelle Commissioni, riconosco l'onestà intellettuale della posizione mantenuta dal Consigliere Appendino, anche se non posso perdere quest'occasione per segnalare, ancora una volta, come se non ce ne fosse bisogno, che il referendum, come lei sa, con tante sentenze, ormai tutte unidirezionali, che riguardava l'acqua. Su questo punto credo abbiamo fatto passi importanti, anche rispetto a SMAT, come Consiglio e come maggioranza. Questo lei, tra l'altro, l'ha riconosciuto, anche condividendo documenti insieme a questa stessa maggioranza. Trovo, però, singolare come si provi a fare un'operazione anche di salto della quaglia - mi permetto - nei confronti della Lega, che probabilmente avendo cambiato anche Segretario Nazionale, ha cambiato anche posizione rispetto ad alcuni punti. Ho apprezzato, in questi anni, invece, una posizione che riguardava la multiutility del nord e che condivideva un percorso in cui si rafforzava un segnale di cambiamento rispetto alle quote delle nostre partecipate, intese come Enti Locali, e al fatto di cercare, soprattutto al nord, le sinergie industriali necessarie. Ha fatto bene, invece, il Consigliere Levi a sottolineare come l'operazione non possa essere assolutamente definita, in alcun punto, come un'operazione finanziaria. Spiego nuovamente quello che ho già detto in Commissione su una deliberazione su cui la Giunta ha dimostrato buonsenso e saggezza, anche nel concordare con i Consiglieri e con la maggioranza un percorso che è stato molto accidentato, difficile e complicato (come doveva essere, d'altronde non vi è nulla di facile); il Sindaco ha fatto bene a ribadire come qualcuno qui si prenda le responsabilità di decidere e, invece, altri non se le prendano, perché apprezzano di più la demagogia o, semplicemente, la protesta. Non credo che Pizzarotti, diventato Sindaco a Parma, abbia cancellato l'inceneritore; la responsabilità di governare è molto diversa dalla specialità di urlare e la specialità di urlare non appartiene a questa maggioranza. Proverò a sintetizzare i punti su cui anche gran parte della minoranza ha trovato, in qualche modo, una condivisione nella discussione generale, anche se, ovviamente, in particolare va sottolineato al Capogruppo Tronzano come la sua correttezza nell'identificare la preoccupazione del monopolio (ribadita nelle Commissioni, nella fase costitutiva del percorso di conclusione della presentazione degli emendamenti ed ancora oggi) ovviamente non ci vede condividere quella valutazione. Se qualcuno (ricordo la Lega Nord) pochi mesi fa ha chiesto l'80% della dismissione di GTT, mi chiedo: oggi è contraria, questa è stata la dichiarazione di voto, qualche dubbio, qualche perplessità - che ci permetterà, ovviamente, di condividere il percorso anche da differenti posizioni - dovranno essere chiariti. Aggiungo che gli elementi che abbiamo dato all'Assessore, credo anche condivisi ed accolti, cioè quei nove emendamenti proposti in Commissione dal sottoscritto e dal Consigliere Levi, vadano proprio ad identificare i punti che, per esempio, il Consigliere Magliano ha segnalato nel suo intervento e che sarebbero anche da migliorare. Sono convinto - lo dico all'Assessore - che forse anche l'aspetto legato ad un centro di controllo, com'era stata in passato l'Agenzia dei Servizi Pubblici Locali, potrebbe ancora essere valutato dal Consiglio (perché è il suo ruolo primario), ma anche e sicuramente dalla Giunta, in una sinergia positiva, rispetto alla valutazione dei contratti di servizio, all'applicazione del contratto stesso ed alla qualità del servizio erogato (quindi, customer satisfaction); forse sarebbe una valutazione da fare e, Assessore, la potremmo affrontare nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Vorrei invitare soprattutto quella minoranza che ha sottolineato come si perda completamente il controllo (mi riferisco, ad esempio, al Consigliere Ambrogio) a guardare molto attentamente lo Statuto che viene presentato ed allegato a questa proposta di deliberazione: ci sono i poteri del Presidente, che vengono mantenuti sia rispetto al coordinamento del piano industriale, sia rispetto al potere di interdizione, che ritengo un altro elemento fondamentale. Abbiamo chiesto un impegno alla Giunta anche rispetto ai controlli e rispetto alla verifica, attraverso il Regolamento di FCT Holding, che ci permette già la relazione semestrale del Presidente al Consiglio Comunale; è un emendamento che abbiamo presentato come maggioranza, in particolare come Partito Democratico, per andare in questa direzione. Un altro punto è aver mantenuto inalterato, rispetto alla quota di partecipazione in TRM, il 20% ed è stata la maggioranza a segnalare questo punto come necessario. Inoltre, aggiungiamo che tutte le variazioni rispetto alle previsioni di piano industriale devono essere verificate e rendicontate al Consiglio Comunale. Su questi punti e sul controllo, l'Assessore e la Giunta hanno soprattutto anche il potere di chiedere un maggiore impegno nella verifica del servizio erogato ai cittadini, per evitare il problema che hanno segnalato il Consigliere Ambrogio e lo stesso Consigliere Ricca. Su questo punto, evidentemente, il lavoro che è stato fatto nelle Commissioni è importante e ci ha permesso di presentare degli emendamenti che la Giunta ha accolto; come appartenenti al Partito Democratico, non possiamo che essere a favore del lavoro svolto, insieme alla Giunta ed alla maggioranza. PORCINO Giovanni (Presidente) La parola al Consigliere Bertola. BERTOLA Vittorio Sarei stato più contento se, arrivando qui, mi avessero detto: "Abbiamo bisogno di soldi. Questa è una delle poche cose che ci è rimasta da vendere e dobbiamo venderla"; invece, ho sentito dire dalla maggioranza che è proprio una strategia e questo mi preoccupa ancora di più. Francamente, peraltro in linea con quello che è successo negli ultimi anni, non riesco a capire il senso o il vantaggio di questa strategia per il bene comune e per i cittadini. Tutto quello che vedo è un progressivo trasferimento di quote dei servizi pubblici, alla fine la quasi totalità del controllo dei servizi pubblici torinesi, dalle mani del pubblico (dell'Amministrazione, del Comune, eccetera) alle mani di queste società, IREN in particolare, che poi viene sempre buona in queste situazioni, perché è una società pubblica quando ci sarà da pagare il debito, ma è privata quando fa comodo. Infatti, a seconda delle situazioni, se i Consiglieri (anche qualche Consigliere della maggioranza) chiedono gli atti per controllare quello che fa IREN, gli viene risposto che non hanno diritto ad averli, perché IREN è una società quotata in Borsa e non risponde ai Consiglieri Comunali, poi però le azioni di IREN, per la gran parte, sono ancora in mano ai Comuni ed anche le quote corrispondenti del gigantesco debito da 2,5 miliardi di Euro che ha IREN. Per di più non si capisce dove porti la strategia, perché IREN è già la somma di tante altre società più piccole di tante altre città e territori, ognuna delle quali ha contribuito in questa serie di fusioni con il proprio buco e, ogni volta, la risposta alla situazione debitoria preoccupante ed al grosso buco è: "Facciamo un'ulteriore fusione con qualcosa di ancora più grosso e facciamo un buco ancora più grosso", perché chiaramente più grossa è la dimensione della società, più, forse, si riescono a ottenere fidi, crediti, eccetera. Ad un certo punto, però, il buco diventa ingestibile e, prima o poi, questo meccanismo salterà. Quindi, prima o poi (non so se sarà fra un anno, fra cinque anni, fra dieci anni o fra vent'anni), la situazione esploderà e queste società passeranno dalle mani dei cittadini (che attualmente ne sono, più o meno, soci per la maggior parte) alle mani delle banche o, magari, alle mani di qualche grande gruppo internazionale. Alla fine, il destino ed il risultato ultimo di questa strategia sono che prenderemo delle strutture di servizio costruite in decenni, se non secoli, dai cittadini e le daremo in mano ad un privato, non si sa chi. Questo è tanto peggio nel momento in cui il costo dei rifiuti sta diventando un vero problema per questa città. Abbiamo votato, anche come Consiglio, diverse mozioni che chiedono di ridurre il costo dei rifiuti e di ridurre la tassa dei rifiuti, però, alla fine, mi chiedo quale sia la strategia del Sindaco e dell'Amministrazione per implementare queste mozioni che il Consiglio ed anche la maggioranza hanno votato se, man mano, perdiamo il controllo della situazione. L'ultima osservazione è che questa stessa maggioranza, anche in termini di programma elettorale e di proclami vari, ha detto che tra i vari punti di rilancio di Torino e tra i vari settori in cui Torino può crescere c'è la green economy. Questa cosa della green economy è stata detta più volte e viene tirata fuori ogni volta che si parla di Città Smart, eccetera. Però, all'interno della green economy, uno degli elementi principali è anche il trattamento dei rifiuti. Forse questo poteva essere un settore in cui serviva avere una forte presenza pubblica, per poter investire, magari anche in partnership con dei privati, per poter innovare, fare nuove tecnologie e sperimentare nuovi metodi anche più ecologici e più economici degli inceneritori, che, invece, sono stati scelti da questa maggioranza. Sostanzialmente, qui stiamo cedendo anche questa possibilità. Non si capisce questa green economy da dove potrebbe venire fuori, nel momento in cui magari i nostri impianti di trattamento rifiuti, come sta già succedendo anche con IREN e come potrebbe succedere nel caso di queste ulteriori fusioni della multiutility del Nord, verranno sostanzialmente gestiti da Reggio Emilia, piuttosto che, in un futuro, magari da Milano o da qualche altra sede, e noi saremo soltanto la periferia; per chiedere che vengano a pulire sotto il Municipio, dovremo alzare il telefono e chiamare una qualche città del resto del Nord Italia, con benefici tutti da dimostrare. Infatti, se mi è già stato detto che non c'è alcuna intenzione di intervenire sull'organico e, ovviamente, nessuno auspica che si mandi la gente in mezzo alla strada, però non possiamo neanche nascondere il fatto che AMIAT è stata caricata, negli anni, di assunzioni non proprio legate a calcoli meritocratici ed a politiche industriali. Alla fine, il costo che poi i cittadini pagano è legato non solo a questo (forse è più legato ai subappalti, alla rete di cooperative ed a tutta una serie di altre cose), ma è legato ad un sistema di raccolta che non è proprio ottimizzato per l'obiettivo di fornire un servizio al minor costo possibile; quindi, noi ci priviamo della possibilità di influire su tutti questi elementi. Per tutti questi motivi, la nostra posizione resta contraria e, francamente, siamo piuttosto curiosi di sapere che cosa verrà venduto l'anno prossimo. Ci è rimasta ancora GTT, vediamo se qualcuno se la prende, ma, francamente, ad un certo punto finirà. Per fortuna, magari finirà anche la Consiliatura ed i torinesi potranno chiedere conto di questa spoliazione che è stata fatta nel corso degli anni. PORCINO Giovanni (Presidente) La parola al Consigliere Curto. CURTO Michele Prima il Consigliere Greco Lucchina diceva che, finalmente, c'è più coraggio; non credo che sia così - magari si trattasse di coraggio -, Consigliere Greco Lucchina, penso che, purtroppo, il punto sia un altro. Condivido le cose che ha detto prima il Consigliere Appendino, quando ci ricordava la stagione dei referendum; quella stagione in cui si direbbe che la casalinga di Voghera provava ad interpretare la situazione economica e finanziaria del Paese e lanciava un grande appello a chi lo governa, dicendo: "Per favore, costruite uno spazio per il bene comune e difendete il patrimonio pubblico". Oggi, in quest'Aula potrei fare un legittimo intervento da parte di chi ha creduto in quel referendum, di chi, per certi versi, pensa che la quota del 49% non andrebbe superata e di chi ricorda bene la promessa e l'impegno che avevamo preso di non superarla, ricordando che "pacta sunt servanda" e che quindi oltre quello non bisognerebbe andare. Facendo così, Presidente, consumerei i miei minuti, mentre, invece, vorrei richiamare l'attenzione dei Consiglieri della mia maggioranza e della sua, signor Sindaco, su altre problematiche connesse a questa proposta di deliberazione, che penso dobbiamo affrontare e valutare. In questi tre anni passati insieme penso che siamo andati un po' in giostra. Abbiamo vissuto fasi completamente diverse, probabilmente provando a seguire le fasi controverse ed agitate che stava vivendo il Paese. Però, non si può non ricordare come siamo passati dal prestito ponte, cioè l'idea - per un problema finanziario legato al Patto di Stabilità - di farci anticipare delle risorse attraverso il passaggio da Città di Torino a Finanziaria Città di Torino, alla cessione del 49% di AMIAT e dell'80% di TRM, con due Statuti che sono oggettivamente completamente diversi; se chiamassimo un osservatore internazionale e gli facessimo vedere gli Statuti che ne sono risultati e che risulteranno a valle della cessione del 31% di quota, rimarrebbe piuttosto colpito della fase creativa con cui sono stati costruiti due modelli che dovrebbero essere uguali. Oggi arriviamo alla cessione del restante 31%. Insomma, siamo stati un po' sulle montagne russe, ma non è questo il problema, perché, in fondo, abbiamo dovuto fronteggiare una situazione particolarmente complessa. Dalla mia riflessione, posso dire che il problema sta da un'altra parte, in tre criticità. La prima è che il ciclo integrato dei rifiuti è sicuramente uno degli oggetti di discussione più importante di questo territorio ed è anche uno degli oggetti dei più importanti insuccessi di questo territorio. Uscendo dalla cinta daziaria di Torino, in questi anni si sono consumati alcuni obbrobri, penso, per esempio, al quasi fallimento di SETA. Io che sono borgarese ho assistito all'alternarsi delle Amministrazioni su quel territorio ed ho visto prima decantare le sorti straordinarie di quella organizzazione di raccolta dei rifiuti e poi gonfiarsi un debito e montare fino ad arrivare a strabordare. Oggi che ci troviamo davanti a questa situazione, vorrei che partissimo da scelte industriali, che è quello che invece non stiamo facendo. Perché il piano industriale di AMIAT ci viene presentato contestualmente? Praticamente, nella stessa riunione in cui si ragiona della cessione del 31% delle quote. Se fosse la priorità industriale, avremmo dovuto discuterne in queste settimane ed in questi mesi. Si è detto che avviamo il 31% di dismissioni per permettere ad IREN di investire. Lo sappiamo tutti benissimo e, se non lo sappiamo, diciamocelo con chiarezza: IREN avrebbe potuto investire subito. IREN non ha alcun limite ad investire, IREN ha già il controllo operativo della società, a partire dalla gara a doppio oggetto, anzi la domanda dovrebbe essere: perché IREN non ha ancora investito in quella società? Nei verbali del dibattito di due anni fa la motivazione era la stessa: si deve dismettere il 49% di quote perché non siamo in grado di garantire gli investimenti e perché IREN, invece, potrebbe investire. Allora, era vero. Allora, ero profondamente d'accordo, per quanto non votai quella deliberazione perché ero assente, ma non l'avrei votata, signor Sindaco, l'avevo detto e quindi trovo legittimo ed anche doveroso, per certi versi, nel rispetto della mia maggioranza, ricordarlo, perché c'era l'80% di TRM. Perché IREN non ha investito? Perché ci riduciamo di nuovo alla scena - permettetemi - un po' strana (qualcuno direbbe patetica) del Presidente di AMIAT, Magnabosco, che per la terza volta in 15 anni ci spiega che cosa si farà nell'impianto di Borgaro, compostaggio 1, compostaggio 2 ed oggi un generico recupero di materiali, che può essere buono ed utilizzabile alle scuole elementari, ma, sinceramente, molto poco per il Consiglio d'Amministrazione di un'azienda di quel valore, per un grande gruppo industriale (come IREN dovrebbe essere) e per questo Consiglio Comunale. Temo che questo accada perché stiamo usando il ciclo integrato dei rifiuti come un bancomat. Non è la prima volta che lo facciamo e forse abbiamo una necessità enorme di farlo, ma penso che dobbiamo fermarci a riflettere su che cosa stiamo facendo. Quell'inceneritore ha già da remunerare non uno, non due, ma tre piani finanziari. Deve pagare le strutture bancarie e l'esposizione finanziaria tre volte; la prima volta, perché lo abbiamo realizzato con soldi di altri. È un project financing, una delle soluzioni che la politica ha inventato per fare, con soldi di altri, le cose che avrebbe dovuto fare il pubblico per garantire i servizi; all'80% abbiamo usato risorse di altri, che oggi dobbiamo remunerare. La seconda volta, quando IREN ha acquistato l'80% di quote da noi, essendo una società molto indebitata - forse sarà anche per questo che fa un po' fatica a compiere investimenti e quindi usciamo anche un po' da questa demagogia al contrario intorno ad IREN -, IREN ha dovuto farsi prestare i soldi e, quindi, ha dovuto costruire un piano finanziario. La terza volta - ed è su questo che il Legislatore ed anche noi dovremmo interrogarci - è quando facciamo fatica ad onorare i costi del nostro contratto di servizio e quindi, a cascata, tutti i soggetti devono chiedere di farsi anticipare il denaro. Penso che stiamo tirando il collo ad un sistema che non solo deve bruciare rifiuti per sostenersi, ma lo farà a prezzi sempre più severi e, a forza di tirare la corda, rischiamo che questa corda si spezzi. In altri termini, oggi stiamo autorizzando non tanto a cedere il 31% di quote (e su questo ha ragione il Consigliere Levi, se non apriamo una discussione autentica, il 31% di quote, oltre che una grande questione ideale - che sollevava il Consigliere Appendino e che per me è importante -, vuol dire rinunciare ad un solo Consigliere d'Amministrazione), ma a farci anticipare 20 milioni di Euro dal sistema di raccolta dei rifiuti. È questo l'oggetto e varrebbe la pena discuterlo così, per capire qual è il rapporto costi/benefici. Io temo - e lo voglio dire alla mia maggioranza - che i costi siano superiori ai benefici. Provo a spiegarmi meglio: già oggi c'è una differenza enorme fra il costo di incenerimento dei rifiuti a Torino ed il costo di mercato in Italia; a Torino siamo a 116,00 Euro la tonnellata, mentre in Italia la media è fra i 60,00 ed i 70,00 Euro. Quindi, già oggi il patto di territorio che sta dietro a quell'inceneritore e dietro a quella macchina finanziaria rischia di essere messo in discussione. Anche perché il rapporto competitivo rispetto al resto d'Europa è a 35,00-40,00 Euro e noi non possiamo fare finta di non saperlo. Non possiamo far finta di non sapere che De Magistris, quando manda i rifiuti in Europa per bruciarli... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Non può mandarli, ma intanto lo ha fatto. De Magistris, quando manda i rifiuti in Europa per bruciarli, spende meno di quello che spendono i Sindaci del nostro territorio per farlo a 15 chilometri di distanza. Se non ci poniamo questo tema, non ci rendiamo conto di quale sarà la discussione dei prossimi anni. La discussione sarà di aumentare il costo di incenerimento (tant'è vero che già oggi nei corridoi di TRM si parla di 129,00-130,00- 135,00 Euro la tonnellata) o, altrimenti, di aumentare i quantitativi che vengono inceneriti in quell'inceneritore e, Sindaco, io sono seriamente preoccupato di questo. Non solo: la Legge n. 24 diceva chiaramente che chi gestisce la raccolta deve essere diverso da chi gestisce lo smaltimento. È chiaro che con questa procedura noi stiamo bypassando quella Legge, perché è chiaro che stiamo configurando IREN Ambiente, che farà la raccolta e farà l'incenerimento (la raccolta all'80% e l'incenerimento all'80%). Mi auguro che questo non abbia contraccolpi su questa proposta di deliberazione, ma è difficile non immaginare che, in mancanza dell'abrogazione della Legge n. 24, lì ci sia un problema. C'è un problema ambientale, ma, prima che ambientale, è giuridico, perché il Legislatore ha detto che non voleva che quello si compisse. Inoltre, esiste il problema della Città Metropolitana. PORCINO Giovanni (Presidente) La invito a concludere il suo intervento, Consigliere Curto. CURTO Michele Mi deve dare ancora un minuto, Presidente; manca il Consigliere Trombotto, per cui riassumerò le nostre idee in un unico intervento. Inoltre, c'è la questione dell'Area Metropolitana. La società metropolitana andava costruita con una base, con un patto di sindacato fra Sindaci, con il pubblico al 51%. È chiaro che con l'operazione che facciamo quello scenario cambia. Qualcuno potrebbe dire che lo scassa, soprattutto in mancanza di un nuovo accordo e di un nuovo confronto con quei Sindaci, e qualcun altro potrà dire che lo modifica e che dà a IREN la responsabilità di fare in un altro modo l'azienda metropolitana. Non possiamo dire che abbiamo la palla di vetro. Non possiamo dire che siamo sicuri che IREN sarà in grado di vincere tutte le gare. E, soprattutto, non possiamo, da un lato, invocare il mercato - Consigliere Araldi - e, dall'altra parte, umiliarlo, dicendo che il mercato non esiste, perché sappiamo già come finiranno non la nostra, ma tutte le gare della provincia di Torino; allora ci stiamo prendendo in giro. Presidente, mi permetta di sollevare un'ultima questione, perché è di metodo e mi preoccupa, in quanto abbiamo fatto esprimere un parere da un nostro consulente giuridico sulla proposta di deliberazione, sulla quale abbiamo un problema che abbiamo già sollevato in Commissione. Due anni fa, abbiamo venduto, con una gara a doppio oggetto, il 49% ed il servizio. A meno di un anno e mezzo di distanza, vendiamo il 31%. Adesso, per la Legge, chi ha la gestione del servizio ha diritto - e non possiamo cancellarlo per deliberazione - ad avere un'opzione sul 31%. Tenete conto, peraltro, che chi ha comprato e, diciamocelo, chi comprerà è una nostra partecipata, una società di cui noi deteniamo quote e per la quale esprimiamo funzioni di governo. Non è leggermente turbativo del mercato l'idea che, a solo un anno e mezzo di distanza, di fatto configuriamo una vendita all'80% senza averla scritta nella precedente deliberazione? Chi è entrato in quella data room non potrebbe farci legittimamente notare che forse avremmo dovuto dirlo allora? Forse aver configurato la gara a doppio oggetto - ha ragione il Consigliere Levi che è una scelta industriale corretta e sono d'accordo -, che pone una condizione di vantaggio per chi ha partecipato alla gara di allora, dando surrettiziamente ad una nostra partecipata l'altro 31%, potevamo averlo già in mente prima. PORCINO Giovanni (Presidente) Consigliere Curto, deve davvero concludere il suo intervento. CURTO Michele Ha ragione, Presidente. Non è che qualcuno potrebbe sollevare questo tema? Su questo, vi invito a riflettere, magari prendendo qualche giorno di riflessione, perché comunque noi rispondiamo e voi rispondete. Ho capito che abbiamo fretta, ma ritengo che non possiamo avere così tanta fretta. In conclusione, non siamo d'accordo con questa proposta di deliberazione, per cui esprimeremo un voto contrario. Non è tanto la posizione politica di Sinistra Ecologia Libertà, più che altro sono le preoccupazioni che ho provato ad esprimere in questi 10 minuti; credetemi, non sono le preoccupazioni ideologiche o ideali - permetteteci di usare ancora questa parola - di chi vorrebbe difendere il presidio pubblico ed il controllo pubblico, ma è la realtà delle contraddizioni che la Giunta è costretta a governare ed è una realtà che non può essere torta a qualunque costo. PORCINO Giovanni (Presidente) La parola al Consigliere Liardo. LIARDO Enzo Sicuramente il mio intervento sarà più breve di quello del Consigliere Curto e farò un insieme di considerazioni. Intanto, condivido tutti gli interventi che ho sentito provenire dai banchi dell'opposizione, anche con sfumature diverse. In qualche modo, è anche accettabile il discorso che facevano i rappresentanti del Movimento 5 Stelle, in particolare il Consigliere Appendino. Però voglio rivolgermi direttamente a lei, dicendo che le municipalizzate, rispetto a quando hanno avuto un certo funzionamento (come è accaduto in passato, perché non sempre le municipalizzate sono state ridotte in questo modo - e ci sono sicuramente delle responsabilità da parte di questa maggioranza -, se pensiamo alle municipalizzate degli anni Sessanta, che comunque rendevano anche alla Città e c'era un ritorno per la Città di natura economica), oggi, purtroppo, da parte di questa sinistra sono diventate - e lo sottolineo - dei carrozzoni. Quando, purtroppo, si arriva a questi livelli, ritengo che l'aspetto migliore sia quello di una vendita, come ipotizzavano i Consiglieri che mi hanno preceduto, soprattutto del Gruppo Nuovo Centrodestra; è una vendita che sono anni che, in qualche modo, incoraggiamo, proprio per quel sistema a cui abbiamo creduto in passato e a cui oggi non possiamo più credere, perché siamo arrivati ad una situazione, anche sotto l'aspetto economico di questa Amministrazione, che è insostenibile. Quindi, noi - e su questo rimarco la dichiarazione di voto che i miei Colleghi del Gruppo Nuovo Centrodestra hanno fatto - ci asterremo al momento della votazione, proprio perché non siamo assolutamente soddisfatti. Vorremmo una vendita totale, non perché siamo in una linea in cui per noi diventa importante la vendita totale, ma perché ci troviamo in una situazione che non è più gestibile; di conseguenza, saremmo più d'accordo ad una vendita totale. PORCINO Giovanni (Presidente) Non ho altri Consiglieri iscritti ad intervenire. La parola, per la replica, all'Assessore Tedesco. TEDESCO Giuliana (Assessore) Vorrei fare una breve replica, perché ho sentito alcune cose che mi preme sottolineare. Innanzitutto, non ho ancora capito - probabilmente è un mio problema - qual è il rapporto tra i costi dell'incenerimento e l'aumento della tariffa e la dismissione AMIAT. Probabilmente mi sfugge, è la stessa domanda che ho posto in Commissione, ma è un mio problema. Ovviamente, è una domanda retorica e sono sicura che rimarrò con questo dubbio. Come ha ben illustrato il Consigliere Levi, non si può dire che, in realtà, dietro a tutto questo non ci sia un progetto strategico, perché invece io ritengo che con le dismissioni portate sin qui avanti - e si spera anche con questa - abbiamo dato prospettive di sviluppo industriale alle nostre aziende. Per quanto riguarda l'intervento del Consigliere Ambrogio, quello che è accaduto in Prefettura è una cosa abbastanza di routine; sono delle procedure di raffreddamento che chiedono i Sindacati che annunciano uno sciopero. In realtà, non c'è stato alcun tentativo da parte della Giunta e della maggioranza di eludere il confronto con i Sindacati. Avendo interloquito più volte, nelle sedi proprie, con me, con il Sindaco, con l'azienda e poi anche in Commissione, è evidente che non abbiamo tentato di eludere tutto questo, anche perché non mi risulta che la Città sia presente in queste procedure di raffreddamento, se non quando è parte terza. Inoltre, è stato evocato come rischio il diritto di recesso da parte del socio industriale; quello è sempre possibile. Non vedo come questa ulteriore dismissione possa aumentare o diminuire questo rischio, perché c'è in qualsiasi momento. La governance è rimasta immutata; gli stessi poteri del Presidente del Consiglio di Amministrazione sono rimasti immutati, quindi, da quel punto di vista (come credo di avere spiegato più volte), tutti i poteri del Presidente rimangono immutati. Per quanto riguarda il contratto di servizio, ho sentito evocare più volte, anche nei discorsi della maggioranza, la richiesta di un aumento e, quindi, di un maggiore controllo sul suo rispetto; mi sento di accogliere questa istanza e credo che l'Assessore Lavolta vi abbia già iniziato a lavorare. È stata evocata anche l'Agenzia dei Servizi, ma quella è una facoltà del Consiglio. Per quel che mi riguarda, sono neutra rispetto a questa eventualità, ma mi pare che la possibilità di re-istituire l'Agenzia si sia arenata in Consiglio; di conseguenza, se il Consiglio ritiene di riesaminare questa pratica, noi siamo favorevoli. Vi è una richiesta di maggiori controlli sul contratto di servizio, ma come? Si possono aumentare le procedure? Si possono rivedere le procedure, anche con un inserimento di controllo da parte della Direzione partecipate? Va bene, parliamone, ma non è l'assetto proprietario di AMIAT a determinare il maggiore o minore controllo sul contratto di servizio. PORCINO Giovanni (Presidente) La parola al Sindaco. SINDACO Intervengo brevemente su tre considerazioni, condividendo quanto ha detto l'Assessore (sia in apertura, che, adesso, in replica) e l'intervento del Consigliere Altamura. La prima questione su cui vorrei richiamare l'attenzione del Consiglio è che, in questi anni, noi abbiamo agito e continuiamo ad agire in un quadro finanziario che è in continuo mutamento. L'argomento: "Tre anni fa avete detto..." deve tenere conto del fatto che, in questi tre anni, è cambiato il mondo. I giornali li leggiamo tutti. Da tre giorni sappiamo che il deficit della Regione è consistentemente più alto e ciò avrà delle conseguenze nei trasferimenti dalla Regione alla Città di Torino, per fare un esempio. Quei due miliardi di Euro in più del deficit regionale non è che non incideranno qui; incidono. Una settimana fa non c'erano o, quantomeno, non si sapeva che ci fossero. Sta su tutti i giornali una previsione di Legge di Stabilità che richiederà - vedremo poi se sarà così - da quattro a cinque miliardi di Euro di minore spesa al sistema degli Enti Locali (Regioni, Città Metropolitane e Comuni) ed è un fatto con cui dovremo fare i conti. Dal novembre 2011 ad oggi - considero questo periodo non per assolvere i Governi precedenti, ma perché è il periodo di più intensa adozione di misure di rigore nella finanza locale e statale -, i Comuni sono stati destinatari di 51 Decreti in meno di 36 mesi; ciascuno di questi Decreti ha inciso sulla quantità e sulla qualità delle risorse disponibili. È come dire, detto brutalmente, che ogni 20 giorni abbiamo dovuto correggere, in qualche modo, il Bilancio, perché ciascuno di quei Decreti ha cambiato il quadro di riferimento finanziario. Ora, che tutto questo venga pretermesso dalla discussione, per cui noi parliamo in astratto di dismissione, come se non ci fosse alcuna relazione tra le scelte di dismissione ed il quadro di finanza con cui dobbiamo fare i conti, a me appare francamente surreale, perché i giornali li leggiamo tutti. Sta sotto gli occhi di tutti, da mesi, il tema di come le dismissioni patrimoniali, immobiliari e mobiliari, siano una leva di riorganizzazione e riqualificazione della spesa, di riduzione della spesa e del debito e di riorganizzazione quindi della finanza locale e statale. Richiamo questo, perché, altrimenti, discutiamo sui caciocavalli appesi! L'esperienza di questo anno e mezzo di gestione da parte di IREN e di AMIAT non è negativa. Basta parlare con i dirigenti dell'azienda (che erano dirigenti di AMIAT prima e sono dirigenti di AMIAT adesso), con i lavoratori di AMIAT e con le Organizzazioni Sindacali (al netto di discutere se siano d'accordo o meno con quello che stiamo facendo oggi) sull'andamento dell'azienda per sapere che il giudizio nettamente prevalente è che la condizione dell'azienda è migliorata. Se tutti diciamo che è così, forse dovremmo fare una minima riflessione sul fatto che queste dismissioni poi hanno anche una capacità di attivare processi di riqualificazione e di miglioramento della redditività e della qualità del servizio dell'azienda. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Non c'è dubbio, però qui nessuno l'ha riconosciuto, anzi si è detto: "Come era bella l'AMIAT che c'era prima"; a me non pare proprio. Non l'avete detto voi, ma l'hanno detto altri. Per quanto riguarda la seconda considerazione, sui rifiuti noi stiamo facendo complessivamente una strategia che vorrei che cogliessimo. È una strategia che punta a lasciarsi definitivamente alle spalle quello che, per decenni, è stato il modo di risolvere il problema dei rifiuti, cioè il ricorso alle discariche. Grazie alle discariche - questo sì - per decenni abbiamo rovinato il territorio e le falde. Con la politica delle discariche, non solo a Torino, ma in tutta Italia, si consegnerà alle future generazioni un problema ambientale gigantesco. Noi ci stiamo ponendo il problema di andare oltre, ce lo stiamo ponendo con il termovalorizzatore, riorganizzando la raccolta rifiuti e puntando sulla differenziata e facendo la società metropolitana dei rifiuti; posso garantire al Consigliere Curto (perché l'altro giorno, in occasione del Congresso regionale dell'ANCI, ho fatto una riunione con i Sindaci interessati al processo) che non c'è alcun arresto nel percorso che abbiamo definito; la riorganizzazione della raccolta rifiuti su scala metropolitana, attraverso una società metropolitana, è strettamente connessa alla possibilità di liberare queste società dal vincolo opprimente delle discariche. Mi sembra francamente discutibile che tutto questo non venga tenuto in considerazione. L'ultima considerazione è che, ogni volta che si fa una dismissione, si utilizza il luogo comune per dire che si usa il patrimonio per fare cassa; sono quelle frasi che, una volta entrate in circolo, non le elimini più. Io continuo a dire - l'ho detto tutte le volte e lo ribadisco, visto che ci credo e ci sono i fatti che lo dimostrano - che le dismissioni che fin qui abbiamo fatto hanno sempre avuto un duplice obiettivo: da un lato, certamente liberare risorse (perché il quadro finanziario entro cui dobbiamo operare è quello che è) e, dall'altro lato, perseguire anche obiettivi di politica industriale. Lo abbiamo fatto con la cessione dell'80% di TRM, lo abbiamo fatto in una prima fase di dismissione di AMIAT, lo abbiamo fatto con SAGAT e stiamo lavorando per costruire un soggetto regionale per la gestione dei trasporti che vada anch'esso nella direzione di avere sempre un contenuto di politica industriale molto chiaro ed alto. Quindi, penso che anche questo vada detto e ribadito. L'esperienza della prima fase di apertura ai privati di AMIAT dimostra esattamente che questo profilo di politica industriale è stato mantenuto ed è stata una delle bussole di vita dell'azienda, oltre che della dismissione. Per quanto riguarda il tema delle forme di partecipazione, di controllo e di indirizzo e le questioni che ha sollevato il Consigliere Marrone sull'Agenzia per i Servizi Pubblici Locali, dal mio punto di vista e dal punto di vista della Giunta dico che, se si vuole affrontare questa discussione, siamo pronti, nel senso che, com'è noto, si decise in questo Consiglio che quell'Agenzia era superflua, non fu mai una visione della Giunta né mia. Se vogliamo riprendere il ragionamento di avere uno strumento di monitoraggio costante e continuo sull'attività delle società che erogano servizi pubblici, al fine di monitorare il loro andamento e di fornire indirizzi, linee guida, eccetera, per quello che mi riguarda non ho alcuna obiezione. |