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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 29 Settembre 2014 ore 10,00
Paragrafo n. 9
DELIBERAZIONE (Giunta: proposta e urgenza) 2014-03051
BILANCIO DI PREVISIONE 2014 - RELAZIONE PREVISIONALE E PROGRAMMATICA - BILANCIO PLURIENNALE PER IL TRIENNIO 2014-2015-2016 APPROVAZIONE.
Interventi

PORCINO Giovanni (Presidente)
Passiamo all'esame congiunto della proposta di deliberazione n. mecc. 201403051/024,
presentata dalla Giunta Comunale in data 15 luglio 2014, avente per oggetto:

"Bilancio di Previsione 2014 - Relazione Previsionale e Programmatica - Bilancio
pluriennale per il triennio 2014-2015-2016. Approvazione".

della proposta di mozione n. mecc. 201404337/002, presentata dal Presidente Porcino e
dai Consiglieri Paolino, Alunno, Ventura, Centillo, Genisio, Onofri, Araldi, La Ganga,
Cuntrò, Cervetti, Lospinuso, Curto, Trombotto, Viale, Levi-Montalcini, Muzzarelli,
Troiano, Nomis, Dell'Utri, Cassiani, Altamura, Levi e Carretta in data 26 settembre
2014, avente per oggetto:

"Accorpamento emendamenti alla deliberazione mecc. 201403051/024 avente ad
oggetto: 'Bilancio di Previsione 2014'".

della proposta di mozione n. mecc. 201403993/002, presentata dal Consigliere Sbriglio
in data 8 settembre 2014, avente per oggetto:

"Accompagnamento alla deliberazione (mecc. 201403051/024) 'Bilancio di Previsione
2014' - Piena applicazione articolo 30 comma 2 bis D. Lgs. 30 marzo 2001 n. 165
norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni
pubbliche".

della proposta di mozione n. mecc. 201404331/002, presentata dai Consiglieri Centillo,
Genisio, Altamura, Onofri, Alunno, Araldi, Nomis e Curto in data 26 settembre 2014,
avente per oggetto:

"Accompagnamento alla deliberazione mecc. 201403051/024 avente ad oggetto:
'Bilancio di Previsione 2014. Relazione Previsionale e Programmatica. Bilancio
Pluriennale per il triennio 2014-2016. Approvazione'".

della proposta di mozione n. mecc. 201404342/002, presentata dal Consigliere Curto in
data 29 settembre 2014, avente per oggetto:

"Accompagnamento alla deliberazione mecc. 201403051/024 'Bilancio di Previsione
2014. Relazione Previsionale e Programmatica. Bilancio Pluriennale per il triennio
2014-2015-2016. Approvazione' - Indirizzi per il conferimento di incarichi da parte
della Città".

e della proposta di mozione n. mecc. 201404345/002, presentata dai Consiglieri
Cervetti, Porcino, Ferraris, Troiano e Lospinuso in data 29 settembre 2014, avente per
oggetto:

"Accompagnamento alla deliberazione mecc. 201403051/024 - Bilancio di Previsione
2014 - Relazione Previsionale e Programmatica. Bilancio Pluriennale per il triennio
2014-2015-2016 - Indirizzi in ordine al Bilancio di Previsione 2014".

PORCINO Giovanni (Presidente)
Comunico che in data 26/09/2014 la competente Commissione ha rimesso il
provvedimento in Aula.
È presente una mozione di accorpamento che, se va bene a tutti, votiamo in conclusione
di dibattito.
La parola all'Assessore Passoni, per l'illustrazione della Relazione.

PASSONI Gianguido (Assessore)
Approvare il Bilancio di Previsione ad esercizio in corso sta diventando - almeno per i
grandi Comuni - ormai una consuetudine. Una brutta consuetudine che va contro le
regole della programmazione, oltre che del buonsenso, a cui ci obbliga un sistema di
norme in continua evoluzione.
Le motivazioni sono note ai Consiglieri, perché restino agli atti del Consiglio Comunale
ritengo utile sintetizzarle per punti:
- a maggio il Parlamento interveniva convertendo nella Legge 68/2014 il DL 16 che
portava nuovi adeguamenti all'impianto della TASI;
- la prima comunicazione sull'importo dei trasferimenti statali assegnato a Torino è stata
resa nota sul sito della finanza locale del Ministro degli Interni il 2 luglio 2014;
- il Patto di Stabilità ci impone un saldo di circa 109 milioni di Euro, peggiorativo
rispetto al 2013 di 87 milioni;
- da ultimo la notizia di pochi giorni fa di un ulteriore taglio di circa 8,5 milioni Euro,
buona parte dovuto all'ennesima operazione di spending review.
È evidente che a fronte di questo quadro, il compito per le Amministrazioni Locali di
predisporre un Bilancio che risponda ai principi di veridicità sia alquanto improbo.
Abbiamo assistito nuovamente ad una stagione in cui il risanamento dei conti nazionali
è passato attraverso una stretta di quelli locali. E questo nonostante sia ormai evidente
come il comparto degli Enti Locali sia responsabile dell'indebitamento totale del Paese
per solo il 2,5% ed abbia già contribuito dal 2007 ad oggi con oltre 16 miliardi di Euro
al risanamento della finanza pubblica (8,7 miliardi per il Patto di Stabilità e 7,3 come
minori trasferimenti erariali).
Anche sul fronte della spesa corrente - come rileva l'ANCI - i Comuni la riducono del
2,5% dal 2010 al 2012, mentre quella dello Stato conosce un aumento dell'8% rispetto
al 2008.
A supporto degli studi e delle analisi dell'ANCI, anche la famigerata CGIA di Mestre
conferma che, se escludiamo la spesa per gli interessi e quella previdenziale, oltre il
57% delle uscite totali è riconducibile alle Amministrazioni Locali. Nonostante queste
ultime debbano farsi carico di ben oltre la metà della spesa pubblica, presentano un
livello di indebitamento nettamente inferiore a quello dello Stato centrale.
Viviamo quindi una crisi persistente, che non accenna a fermarsi. I maggiori analisti
internazionali (Krugman, Stiglitz, Blanchard, addirittura l'ultimo Giavazzi) concordano
che la sfida principale che l'Eurozona deve affrontare è quella della mancanza di
domanda aggregata.
I dati di fine 2013 ci dicono che:
- i consumi privati nella zona dell'Euro sono stati del 2% inferiori rispetto al 2007;
- gli investimenti privati sono diminuiti del 20% in confronto al 2007;
- i prezzi alla produzione sono in calo da oltre un anno.
L'unica nota positiva - non sufficiente - è l'aumento delle esportazioni di quasi il 10%
dalla fine del 2013.
Come conferma anche la Banca d'Italia nel suo rapporto sulla stabilità finanziaria del
maggio scorso restano rischi rilevanti, soprattutto con riferimento all'evoluzione del
quadro macroeconomico. Tre i fattori che più di altri possono incidere negativamente:
un rallentamento delle economie emergenti più accentuato del previsto; un periodo di
bassa inflazione più prolungato delle attese; un accentuarsi delle tensioni geopolitiche in
aree diverse del mondo, in particolare dalla crisi tra Russia e Ucraina.
L'espansione dell'attività economica globale, dopo una battuta d'arresto nel primo
trimestre - rileva sempre la Banca d'Italia -, sembra aver recuperato vigore in particolare
negli Stati Uniti dove è ripresa la crescita ed il tasso di disoccupazione è sceso al 6,1%,
il livello più basso dal settembre 2008. Nel secondo trimestre il PIL della Cina, dopo
aver rallentato ulteriormente nei primi tre mesi dell'anno, è cresciuto del 7,5% sul
periodo corrispondente (7,4% nel primo), sostenuto da misure di stimolo degli
investimenti in infrastrutture e nel settore immobiliare e dal rafforzamento della
domanda proveniente dalle economie avanzate.
Nell'area dell'Euro la ripresa è proseguita, seppur modesta e diseguale, accompagnata
da inflazione molto bassa e credito alle imprese in flessione. In giugno il Consiglio
Direttivo della Banca Centrale Europea ha reso ancora più accomodante la politica
monetaria, attraverso una combinazione di interventi sui tassi ufficiali e di nuove misure
non convenzionali, indirizzate in particolare a favorire l'afflusso di credito
all'economia. Ha ridotto i tassi ufficiali, portando quello sulle operazioni di
rifinanziamento principali allo 0,15% e quello sui depositi overnight presso
l'Eurosistema per la prima volta ad un livello negativo (- 0,10%).
Nel primo trimestre del 2014 il PIL dell'area dell'Euro ha continuato a crescere (+
0,2%), in misura modesta e diseguale tra paesi. L'attività economica è aumentata
marcatamente in Germania, beneficiando del forte rialzo dei consumi e
dell'accumulazione di capitale. In Francia il PIL ha ristagnato, frenato dal contributo
negativo della domanda estera netta e di tutte le componenti di quella interna, con
l'eccezione delle scorte; in Italia invece il prodotto è diminuito lievemente.
La ripresa dell'economia italiana, pur in presenza di segnali di maggiore fiducia delle
imprese, stenta ancora ad avviarsi. Il principale sostegno al prodotto continua a
provenire dall'andamento dell'interscambio con l'estero, anche se emergono prime
indicazioni di miglioramento di alcune componenti della domanda interna.
L'attività ancora debole si riflette sui prezzi: l'inflazione è scesa ai livelli minimi nel
confronto storico.
Nel primo trimestre di quest'anno il PIL italiano è sceso dello 0,1% rispetto al periodo
precedente; l'attività ha risentito del calo della produzione di energia, in parte legato al
clima ed alla persistente debolezza nell'edilizia; vi ha contribuito la dinamica delle
scorte, che ha sottratto due decimi di punto alla variazione del prodotto. Alla fine del
primo trimestre in Italia il PIL si collocava su livelli di circa il 9% inferiori a quelli del
2007, soprattutto per effetto della flessione di consumi e investimenti. Rimane ancora
irrisolto il tema della liquidità e delle difficoltà di accesso al credito in particolare per le
piccole imprese.
Anche i consumi delle famiglie hanno ripreso a crescere, pur in misura assai modesta
(0,1%), per la prima volta dal 2011, così come si registra un calo dell'indebitamento ed
una ripresa degli investimenti in attività finanziarie. Sulla base delle informazioni finora
disponibili sull'andamento della produzione industriale, nel secondo trimestre il PIL
sarebbe rimasto all'incirca stazionario. La domanda estera sarebbe nuovamente
aumentata a fronte della debolezza di quella domestica.
In Piemonte nel 2013 nel complesso l'attività economica si è ridotta. In base alle stime
preliminari di Prometeia, il PIL è diminuito dell'1,8%. Era calato del 2,6 l'anno
precedente. A partire dalla seconda metà dell'anno, tuttavia, sono emersi segnali di lieve
miglioramento della congiuntura, soprattutto per le imprese più grandi e per quelle
maggiormente orientate ai mercati esteri.
Nelle costruzioni qua in loco la fase recessiva è proseguita sia nel comparto pubblico
che in quello privato. Nel mercato immobiliare le transazioni sono nuovamente
diminuite, sia pure ad un ritmo inferiore all'anno precedente e i prezzi si sono ancora
ridotti. Nei servizi, il commercio ha continuato a risentire dell'ulteriore calo della spesa
delle famiglie, dovuto a perduranti difficoltà del mercato del lavoro e alla debolezza del
reddito disponibile. Nel comparto turistico le presenze hanno registrato, invece, una
crescita. I trasporti hanno riflesso l'andamento dell'attività produttiva nel corso
dell'anno.
Secondo le attese delle imprese rilevate dall'indagine di Banca d'Italia condotte tra
marzo e aprile, nei prossimi mesi dovrebbe proseguire un lento miglioramento. Anche
l'investimento si irrobustirebbe nel corso dell'anno. Il quadro però rimane caratterizzato
da una grande incertezza. Mentre resistono le aziende orientate all'export - cresciute in
modo più elevato rispetto alla media nazionale - e una lieve crescita nel settore turistico
che però non garantisce il mantenimento dell'occupazione complessiva che si è
leggermente contratta, attestandosi su livelli della disoccupazione più elevati di quelle di
tutte le altre Regioni al Nord.
Ulteriore segnale da indagare arriva da un calo, un calo strano. Nell'ultimo biennio della
quota di immatricolati piemontesi nelle Università Regionali, nonostante un'offerta
formativa mediamente di alto livello nel confronto nazionale. Vi possono aver
contribuito il peggioramento delle condizioni economiche delle famiglie e la minore
probabilità di trovare un'occupazione stabile e coerente con il percorso di studi. I tassi
di disoccupazione ad un anno dalla laurea per gli studenti degli Atenei piemontesi si
mantengono tuttavia inferiori rispetto alla media nazionale. Rispetto al 2007 è cresciuta
in modo significativo alla media italiana anche la quota di giovani che non studia né
lavora.
Anche nell'area torinese si sente la crisi. Alcuni numeri che ci consegna il
Quindicesimo Rapporto Giorgio Rota segnalano una situazione di questo tenore:
- il reddito è sceso dell'1,4%;
- le spese per trasporti scendono del 32%, le spese per consumi culturali e ricreativi del
21%, l'abbigliamento del 20%;
- le spese per l'istruzione del 25% e la salute del 17%;
- crescono del 7% quelle per le utenze domestiche e la Città si polarizza, cioè
aumentano statisticamente sia i cittadini ad alto reddito che quelli a bassissimo.
In Provincia di Torino il tessuto imprenditoriale, dopo deboli segnali di ripresa tra il
2009 e il 2010, è di nuovo in sofferenza: il tasso di crescita delle imprese è negativo
evidenziando un trend peggiore rispetto a quello nazionale. Nel 2013, sebbene il saldo si
sia leggermente ripreso, 16.000 imprese hanno chiuso a fronte di 15.600 che hanno
aperto. Il confronto con le altre maggiori Province evidenzia che a Torino c'è una
minore natalità di impresa, il 6,6 contro il 7,2 di Napoli, il 6,9 di Roma e altri dati.
A Torino questo cambiamento radicale dei fattori produttivi è più evidente che nel resto
della Provincia. Metamorfosi sostenuta anche dall'azione e dagli investimenti che la
Città ha messo in campo in questi anni nei comparti culturali, turistici e più in generale
in quelli legati all'erogazione dei servizi e del terziario avanzato. Azioni e investimenti
che hanno dato i loro frutti: nel 2013 i visitatori della nostra Città sono stati
seicentomila in più rispetto all'anno delle Olimpiadi; la mostra di Renoir alla GAM -
svoltasi tra il 2013 e il 2014 - duecentocinquantamila visitatori, mentre quella sui
capolavori dei Preraffaelliti ha chiuso con poco meno di centomila ingressi.
Il vertice europeo dei Ministri della Cultura che si è svolto la settimana scorsa nella
nostra Città è stato il giusto riconoscimento per una Città che sta affrontando e guidando
quel cambiamento con dinamismo e vivacità.
Ma dinamismo e vivacità che investono anche in altri ambiti della Città, penso ad
esempio al processo di federalismo demaniale, che ha ampliato il patrimonio
immobiliare a disposizione della Città. Molte di queste strutture sorgono in aree centrali
e il loro utilizzo potrà ampliare la rete dei servizi ai cittadini e generare trasformazioni
positive del tessuto urbano.
Questo percorso virtuoso ha trovato una prima applicazione positiva con la Caserma
Cavalli, in parte utilizzata dalla scuola Holden, punto di riferimento culturale per un
quartiere e anche nazionale, e può essere ripetuto sugli altri spazi entrati nella
disponibilità della Città. Potrà continuare con i Giardini Reali Inferiori che
trasformeranno l'accesso al polo reale e consentiranno realizzazione di nuove strutture
turistiche; le Caserme De Sonnaz e Amione che potranno ospitare nuove residenze
universitarie, espandere l'offerta dei servizi pubblici e privati; altre Caserme che
permetteranno di ottimizzare anche gli Uffici Comunali, liberando al contempo strutture
da valorizzare sul mercato.
Se lo sviluppo a Torino nella fase di uscita dalla stagione produttiva fordista è stato
caratterizzato da ingenti investimenti di capitale pubblico finalizzati a generare ritorni
economici diffusi per la Città, è possibile individuare un ruolo dell'Ente Pubblico che,
attraverso la leva costituita dagli spazi di proprietà, possa generare nuovo valore
agevolando l'avvio e il radicamento di attività manifatturiere ad alto tasso di
innovazione.
Anche il mondo dell'industria automobilistica, di cui Torino rappresenta oggi una delle
capitali mondiali, anche in termini di competenze diffuse, può essere interessato
dall'innovazione rappresentata dal movimento dei makers, della loro progettazione
aperta, comunitaria e partecipata. D'altronde, non era già questo Torino oltre un secolo
fa, quando vantava una presenza capillare di officine di meccanici ricchi di entusiasmo
ed idee, al tempo stesso produttori e innovatori, artigiani e industriali, come ci ricorda
anche una bellissima sala del Museo dell'Automobile?
La FIAT ha segnato la storia di questa Città e ha fatto crescere competenze e talenti. A
chi come Chris Anderson, giornalista e saggista statunitense, teme "che un'economia di
servizi e senza manifattura plasmerà le moderne Città a misura di banchieri, camerieri e
guide turistiche" - naturalmente con tutto il rispetto spero per Anderson - occorre
rispondere che, pur essendo questi mestieri indispensabili, è necessario affiancare
artigiani, operai, fabbriche e piccola manifattura.
È proseguita la contrazione di trasferimenti da parte dello Stato: meno 24 milioni di
Euro cui si aggiungono, nell'ambito del Fondo di solidarietà, altri 4 milioni in meno per
il mancato riparto gettito IMU cat. D, oltre a 7 milioni di Euro per l'ennesima spending
review. Il complessivo fa la difficoltà che abbiamo avuto in queste ore per ritornare a
pareggiare il Bilancio.
Minori trasferimenti che non si accompagnano ad una riduzione dei compiti istituzionali
cui le Amministrazioni sono chiamate a rispondere in prima persona in termini di
servizi ai cittadini.
Con queste premesse, a cui si aggiungono l'impossibilità di intervenire su altre leve
della fiscalità e la riduzione delle entrate derivanti da oneri e valorizzazioni urbanistiche
(ridottesi negli ultimi anni di 5-6 volte), la Giunta ha dovuto compiere delle scelte, di
priorità e di prospettiva, che possono essere così sintetizzate:
- continuare a mantenere alta l'offerta dei servizi sociali e dell'istruzione;
- non aumentare il livello di pressione fiscale per cittadini ed imprese;
- mantenere inalterata la qualità e la quantità di programmazione culturale della Città;
- investire nella manutenzione del patrimonio pubblico;
- continuare nell'operazione di risanamento del debito;
- pensare e progettare anche la Città del futuro proseguendo il lavoro di progettazione di
Torino Strategica.
Quindi il Bilancio di Previsione 2014 della Città di Torino pareggia a 1 miliardo 356
milioni di Euro, 27 in meno rispetto al previsionale assestato del 2013, senza alcuna
applicazione di avanzo che, anche per il 2014, è stato interamente vincolato a rischi di
perdite su crediti. In particolare le entrate tributarie saldano in 899 milioni di Euro, in
leggero aumento rispetto al 2013, ampiamente compensate da una riduzione di quelle
extratributarie (canoni, concessioni, interessi attivi, fitti, mense e contravvenzioni) che
ammontano a 263 milioni di Euro. Tra le entrate tributarie si segnala un lieve aumento
della tassa di soggiorno - nell'ordine mediamente di 0,50 Euro per ogni notte trascorsa
nelle strutture ricettive della Città - che porterà nelle casse della Città maggiori risorse
per affrontare al meglio i prossimi appuntamenti: l'Expo 2015, Torino Capitale Europea
dello Sport, l'Ostensione della Sindone per i quali la Città dovrà affrontare investimenti
per servizi e miglioramento del patrimonio artistico e ambientale, oltre che per la
predisposizione degli eventi stessi.
La spesa per il personale continua a ridursi. Nel 2014, rispetto al 2013, questa scende di
oltre 5,5 milioni di Euro, incidendo sul totale della spesa per il 33,99%. Analizzando il
trend degli ultimi sei anni, la spesa è diminuita di circa 75 milioni di Euro, pari a oltre
il15%. I dipendenti di ruolo sono diminuiti di 1.419 unità pari a circa il 12%, mentre i
dirigenti sono scesi a 123 unità con una riduzione di oltre il 25% e quelli a contratto
sono passati dalle 27 unità del 2008 alle 6 attualmente in servizio.
Anche quest'anno criteri di massima prudenza finanziaria hanno suggerito contenute
previsioni di entrata sia per sanzioni che per altre entrate tributarie ed extratributarie. Si
consolida nel 2014 la scelta di non destinare a copertura di spesa corrente oneri di
urbanizzazione e plusvalori vari: il Bilancio pareggia senza fare ricorso ad entrate
straordinarie e ripetibili. Queste sono state utilizzate dalla Città di Torino nello scorso
decennio e sono state spesso oggetto di rilievi anche della magistratura contabile. Per
definizione le entrate straordinarie non sono ripetibili e l'aver sgravato il Bilancio da
questa prassi consolidata (79 milioni nel 2011, 30 nel 2012, zero nel 2013 e nel 2014),
contribuisce a rendere più saldi i conti, perché basati su entrate certe e ripetibili nel
tempo.
Il 2014 è anche il primo anno in cui le Amministrazioni Locali sono chiamate ad
applicare la cosiddetta nuova IUC (Imposta Unica Municipale). Il solito bizantinismo
italiano che ha nascosto dietro l'acronimo IUC ben diversi tributi - la TASI, l'IMU, la
TARI - con una moltitudine di aliquote e diverse basi imponibili. La scelta della Città è
stata quella di applicare l'IMU alle case diverse dalla prima e agli altri fabbricati e
immobili, mentre le abitazioni principali (e le relative pertinenze), con l'esclusione delle
case di lusso, sono assoggettate alla TASI. La TARI invece ricalca fedelmente
l'impostazione della vecchia TARES con esclusione, ovviamente, del tributo legato ai
servizi indivisibili versato nel 2013 direttamente allo Stato.
Tra le misure varate per alleggerire le famiglie dal peso di queste nuove imposte
l'Amministrazione ha varato alcune misure specifiche:
- per il pagamento della TASI sono state previste detrazioni di 110,00 Euro per gli
immobili con rendita catastale fino a 700,00 Euro e di 30,00 Euro per ogni figlio di età
inferiore a 26 anni;
- sempre per la TASI si pensa alla costituzione di un fondo di sostegno di 1 milione di
Euro per far attingere pensionati e lavoratori dipendenti proprietari di prima casa, che
dichiarano redditi di fascia ISEE sotto i 17.000,00 Euro. Una misura analoga nel 2013
- lo ricordo - ha fatto beneficiare sull'IMU quasi 10.000 nuclei familiari;
- per il pagamento della TARI si ribadiscono invece le agevolazioni dello scorso anno
che prevedono: la riduzione del 50% per redditi sino a 13.000,00 Euro; del 35% fino a
17.000,00 e per quelli da 17.000,00 a 24.000,00 del 25%.
Complessivamente rispetto all'impianto federalista impostato dal Governo Monti nel
biennio 2012-2013, il totale della tassazione comunale sugli immobili e sui servizi
scende in termini di prelievo di 68,5 milioni. A beneficiarne maggiormente in termini
assoluti sono state le famiglie che hanno avuto vantaggi per 61 milioni di Euro, mentre
il sistema produttivo ha visto scendere l'incremento di 7,5 milioni il suo contributo del
2012.
La Città ha intrapreso un percorso efficace e duraturo di riduzione dei residui passivi e
con essa la progressiva verifica della sussistenza di quelli attivi. Ce lo impone la Legge,
ma ancora di più ce lo impone il buon senso e la volontà di non nascondere sotto il
tappeto crediti che, per loro natura, sappiamo di non riuscire a riscuotere. E qui nasce il
Fondo svalutazione crediti.
Anche il 2014 - come nel 2013 - aderiremo al Decreto sbloccacrediti con l'obiettivo di
diminuire il debito verso fornitori e ridare così ossigeno ad un sistema che sconta una
ormai endemica mancanza di liquidità. Contemporaneamente, attraverso un accordo con
Equitalia, abbiamo potenziato la capacità di riscossione della Città: la collaborazione
consentirà di ottenere informazioni utili a stabilire l'effettivo grado di esigibilità dei
crediti e, di conseguenza, di effettuare una corretta previsione degli incassi e delle
prospettive di recupero.
Anche sul fronte del debito continuano a vedersi risultati apprezzabili: diminuisce di
altri 112 milioni. Questa tornata amministrativa si contraddistinguerà per avere ridotto
l'indebitamento di oltre 450 milioni. Un risultato importante, ottenuto in un periodo di
crisi finanziaria e grandi tagli ai trasferimenti agli Enti Locali e in controtendenza con il
debito dello Stato, che invece non accenna a diminuire.
Mentre prosegue l'attività di risanamento, Torino deve tornare a crescere. Aumentano,
dopo anni di contrazione, le risorse destinate al Piano investimenti che passano dai 177
milioni del 2013 ai 201 di quest'anno, così suddivisi: 83 milioni per opere pubbliche, 50
per manutenzioni straordinarie varie e 68 per altri investimenti.
Un incremento contenuto, certo, ma nel contesto economico generale comunque
significativo. Questo incremento realizzato anche grazie a maggiori contributi da altri
soggetti - in particolare dallo Stato per i 40 milioni - che ci consentirà di utilizzare
ovviamente investimenti già deliberati come le Linee di Metropolitana, e dell'utilizzo di
un piccolo sostegno del credito bancario. La crisi del settore immobiliare ci spinge
invece a ridurre ancora le previsioni di entrata da concessioni e valorizzazioni edilizie e
da alienazioni del nostro patrimonio.
Abbiamo discusso ampiamente della scelta di ricorrere al credito bancario attraverso la
Cassa Depositi e Prestiti e della finalità di questo intervento. Lo ripeto in modo che sia
chiaro a tutti:
- la scelta di correre alla CDP per un importo di 25 milioni non inficia la volontà
dell'Amministrazione di proseguire nella politica di riduzione del debito - i numeri lo
dimostrano ampiamente;
- abbiamo scelto la CDP perché più conveniente rispetto agli istituti bancari diversi
perché ci consente di richiedere risorse - e iniziare a pagare le rate di ammortamento -
al momento dell'erogazione degli stati avanzamento lavori;
- queste risorse, insieme ad altre reperite con mezzi propri, saranno utilizzate per
avviare un'importante azione di manutenzione straordinaria del patrimonio pubblico.
Sarà data priorità a situazioni di manutenzioni contingibili e urgenti, talvolta legate ad
interventi prescritti per Legge. In particolare saranno previsti interventi per la messa in
sicurezza delle strade, scuole, aree mercatali, patrimonio arboreo con potature varie,
altri interventi idrogeologici, verifiche della tutela della pubblica incolumità.
Nel Piano annuale e triennale delle opere pubbliche, oltre questa maggiore attenzione
verso la manutenzione, trovano spazio risorse per completare alcune opere di
trasformazione della Città avviate negli anni passati - penso alla copertura del Passante
Ferroviario e al prolungamento della Linea 1 della Metro e le stazioni Dora e Zappata e
di tutte le opere finanziate con lo Sblocca Italia - e interventi programmati e attesi da
tempo in tutto il territorio comunale.
La discussione di questo Bilancio - non voglio nasconderlo - ha registrato il parere
negativo delle Circoscrizioni. Pur rispettando le loro autonome deliberazioni, non ne ho
condiviso le motivazioni, talvolta neanche i toni.
La sensazione che ho ricavato dall'interlocuzione prima con i Presidenti, poi con i
Consigli, è che ormai da troppo tempo le Circoscrizioni si vivano come un corpo
estraneo rispetto al Comune di Torino. Come se i vincoli, i tagli dei trasferimenti statali,
le emergenze su cui siamo costretti ad intervenire e che si riversano pesantemente sui
conti della Città non debbano avere ripercussioni anche nei bilanci delle Circoscrizioni.
Come se i trasferimenti alle Circoscrizioni non dovessero subire la stessa contrazione di
risorse - non ultima quella di 72 ore fa da cui loro stesse insieme al welfare e
l'Istruzione, sono stati tenuti fuori - a cui sono stati sottoposti capitoli di spesa di quasi
tutti gli Assessorati. Non nego che quest'anno le difficoltà siano superiori rispetto a
quelle dello scorso anno. L'impegno della riforma del decentramento cittadino
conferma, quindi, l'importanza che questo istituto ha nella vita democratica della Città.
Il compito - della Commissione prima e del Consiglio poi - è di riscrivere gli strumenti,
gli ambiti di competenza ed il lavoro delle Circoscrizioni. Lo dobbiamo fare bene ed in
fretta, perché si possa iniziare a testare la riforma già in questa Consiliatura.
Tutti i Governi nell'ultimo decennio hanno approntato misure di spending review per
cercare di eliminare storture ed inefficienze negli acquisti di beni delle Pubbliche
Amministrazioni. I Consiglieri ricorderanno la siringa acquistata da una ASL per tre
centesimi, mentre un'altra, a pochi chilometri di distanza, la acquista a 65 centesimi,
oppure lo stesso defibrillatore che a Trento un'azienda sanitaria paga 13.500,00 Euro, a
Bolzano viene acquistato a 16.100,00 Euro. Se questi sono gli esempi più eclatanti e che
hanno fatto giustamente indignare l'opinione pubblica, dobbiamo iniziare a dirci molto
chiaramente che, insieme alle matite ed alle siringhe, le operazioni di spending review
stanno intaccando anche la qualità e la quantità di risorse che le Amministrazioni
spendono per l'acquisto di servizi. E dietro l'acquisto di servizi ci sono i lavoratori, che
a Torino operano prevalentemente nell'ambito della cooperazione sociale, che rischiano
di perdere il loro lavoro e che difficilmente troveranno una nuova collocazione sul
mercato.
Occorre denunciare questa modalità di fare cassa che non colpisce gli sprechi, ma la
carne viva di intere fasce di popolazione che nella cooperazione sociale hanno trovato
una loro dignità. Lo deve fare Torino più di ogni altra Città italiana, perché qui più che
altrove è forte la presenza e l'impegno del privato sociale in tutte le sue espressioni. Lo
dobbiamo fare insieme per costruire un nuovo modello di welfare che sia in grado di
rispondere alle nuove povertà ed ai nuovi cittadini.
Il rapporto storico con il terzo settore è ancora forte, ma oggi anch'esso ha subito
qualche contraccolpo.
La necessità di intervenire in emergenza sul welfare ha talvolta messo sotto pressione
un settore già colpito da alcuni provvedimenti nazionali e congiunturali. Occorre da
subito fare ripartire un enorme processo di co-progettazione dei servizi di welfare della
Città, creando le condizioni di riforma. Solo se saremo in grado di fare questo,
riusciremo a salvaguardare migliaia di posti di lavoro e dimostreremo che ci può essere
un ampliamento dei servizi di welfare, senza che questo comporti per forza un aumento
di costi per il settore pubblico.
Lo dico adesso - con l'approvazione di questo Bilancio -, perché saranno le scelte che
faremo nel corso di questo scorcio d'anno che imposteranno l'attività del 2015: queste
non si prefigurano - nel 2015 -, almeno da un punto di vista del Bilancio, come migliori
di quelle dell'anno in corso.
Abbiamo anche il dovere di lavorare giorno per giorno, da qui a fine anno, per
recuperare risorse aggiuntive a quelle già stanziate in questo Bilancio con cui sostenere
le politiche sociali in materia di stato sociale e di welfare.
In conclusione di questo documento voglio provare a guardare avanti, a quello che
succederà agli Enti Locali nel futuro prossimo. Per farlo, credo sia utile concentrarsi sul
livello di governo che più influenza la politica economica: l'Europa, che ha visto
rinnovati i suoi organi elettivi solo da qualche mese.
Il semestre europeo italiano si è aperto all'insegna della richiesta di maggiore
flessibilità, nel rispetto dei limiti imposti dai trattati, e di più ampia discrezionalità nelle
scelte di politica economica interna. Queste richieste - largamente condivisibili -
sembrano però avere raggiunto un punto di caduta non pienamente soddisfacente; nuovi
investimenti (o nuovi tagli alle tasse), ma solo in cambio di nuovi pesanti tagli alla
spesa pubblica (13 miliardi di Euro).
L'esperienza degli ultimi anni ci insegna che tagli di questa portata finiscono per colpire
soprattutto le Amministrazioni Locali e - di conseguenza - l'erogazione dei servizi per i
cittadini. In altre parole, continua a prosperare l'idea che possa essere perseguita una
austerità espansiva - come viene chiamata -, capace di portare l'Italia e l'Europa fuori
dalla palude della crisi, ma è una ricetta che sperimentiamo da tempo e che ha
largamente dimostrato la sua inefficacia.
Per l'attuale meccanismo del Patto di Stabilità interno, che ricalca quello europeo, se
non si allargano le maglie del saldo obiettivo (il famoso 3%) e invece si opera solo al
suo interno, si otterrà anche per gli Enti Locali la possibilità di finanziare e pagare più
investimenti tanto quanto si recupera da tagli alla spesa corrente e/o aumenti fiscali.
Semplificando, potremmo avere le risorse per realizzare opere in cui il beneficio
economico sicuramente arriva, ma è riconducibile al medio periodo, in cambio di
ulteriori tagli alla spesa corrente e quindi alla spesa sociale dell'oggi. Siamo sicuri di
voler accettare questo scambio?
Sono convinto che la domanda pubblica, al pari e forse addirittura di più del taglio delle
tasse, generi un effetto positivo sul PIL. La domanda pubblica, se efficiente, genera
occupazione, offre quei servizi essenziali che proteggono le famiglie meno abbienti e
può contribuire a guidarci fuori dalla crisi. Se non si vuole aumentarla, almeno non si
continui a mutilarla. Come scriveva nel 1937 John Maynard Keynes al Presidente degli
Stati Uniti Roosevelt: "Il momento giusto per l'austerità al Tesoro è l'espansione, non la
recessione".
Questo Bilancio è frutto del lavoro e della professionalità di tante persone che con
dedizione hanno accompagnato il percorso della sua lunga e tortuosa - direi sempre più
tortuosa - stesura. A tutti loro va il mio ringraziamento per la professionalità e la
capacità indiscussa. Un grazie anche alla Giunta ed al Sindaco (nella veste di Sindaco,
ma anche di Presidente dell'ANCI), per il lavoro che fa tutti i giorni e per la
collaborazione nella formazione del Bilancio, ed ai Revisori dei Conti per la loro
delicata funzione. Un grazie anche a tutti i Consiglieri, per il lavoro svolto nella I
Commissione e nelle altre, ed alla Presidenza, per i tempi ristretti e la complessità in cui
ogni anno affrontiamo questa sfida.

PORCINO Giovanni (Presidente)
Ringrazio l'Assessore. Alcuni Consiglieri chiedono di avere una copia della sua
relazione e, se per lei non costituisce un problema, la rendiamo disponibile a tutti i
Consiglieri.
Dichiaro aperto il dibattito. Faccio presente che la discussione è congiunta con le
proposte di mozione di accompagnamento (ne sono pervenute quattro); la prima è stata
presentata dal Consigliere Sbriglio, la seconda dai Consiglieri Centillo, Genisio,
Altamura, Onofri ed Alunno, la terza dal Consigliere Curto e la quarta dal Gruppo dei
Moderati.
I tempi di intervento sono i seguenti: un Consigliere per Gruppo ha a disposizione 20
minuti e tutti gli altri hanno 10 minuti.
La parola al Consigliere Greco Lucchina.

GRECO LUCCHINA Paolo
Mentre percorrevo il corridoio per venire in Aula, mi sono reso conto che molte delle
riflessioni che voglio lasciare all'Assessore Passoni ed a questa Giunta sono le stesse
che ho già avuto modo di ricordare in altre occasioni di sessioni di Bilancio (sia di
Rendiconto, che Previsionali) degli anni passati.
È chiaro, l'ha già detto anche l'Assessore, che, intanto, rileviamo lo slittamento del
termine di approvazione del Bilancio di Previsione, non certo per causa di questa
Amministrazione, che comunque arriva sempre con notevole posticipazione rispetto a
quello che dovrebbe essere l'ordinario.
Da tempo la minoranza, la Corte dei Conti ed il Collegio dei Revisori invitano questa
Amministrazione Comunale a mettere in atto quelle che sono le misure gestionali atte a
pervenire alla compromissione tra gli equilibri della situazione corrente e ad assicurare
un bilanciamento strutturale tra entrate e spese. Se occorre ovviamente dare atto di
quella che, per esempio, è una riduzione della spesa per il personale, prevista in 389
milioni di Euro a fronte di un Consuntivo 2013 di 394 milioni di Euro, ed una
progressiva riduzione in previsione dell'indebitamento stesso, occorre fare rilevare
come sia forte il grado di incertezza su quelle che sono le entrate di natura tributaria,
nonché su quella che è una vera e propria necessità, cioè adeguare annualmente il fondo
di svalutazione crediti in proporzione anche a quelli che sono i residui attivi risalenti ad
annualità pregresse.
Tornando al fondo di svalutazione crediti, è chiaro che la composizione nel suo
ammontare dello stanziamento stesso, previsto in 84 milioni di Euro circa, viene
soprattutto da quelle che sono le sanzioni amministrative e pecuniarie, per quelle che
sono le contravvenzioni e quelli che sono i Regolamenti e le Leggi, fatta eccezione per
la quota parte della cessione di GTT a FCT Holding; questo significa che, ancora una
volta, è tutto a carico delle sanzioni sui cittadini.
Poco tempo fa, abbiamo avuto modo di parlare di quella che è l'accensione del nuovo
mutuo con Cassa Depositi e Prestiti; non ero entrato nel merito di quello che era il
concetto di investimento da parte dell'Amministrazione Comunale e non intendo farlo
adesso, ma sicuramente mal si sposa con quello che è il concetto di manutenzione
straordinaria. Quello che io ed altri Consiglieri (per esempio, il Collega Marrone) in
quell'intervento avevamo ricordato era che non si dovesse modificare quello che era un
intendimento preciso della famosa deliberazione n. mecc. 201300481/024, in cui in una
parte veniva individuato, tra quelli che erano gli obiettivi programmatici di natura
finanziaria, l'impegno a non ricorrere a nuovo indebitamento.
Di conseguenza, anche il Collegio dei Revisori, nel prendere atto dello stesso
intendimento, chiede a questa Amministrazione Comunale di proseguire in questa
direzione nella riduzione del debito, ma lo chiede anche al fine di ridurre quelli che sono
gli elevati oneri finanziari previsti ancora per quest'anno, che ammontano a circa 95,3
milioni di Euro. Quello che però più ci preoccupa continua ad essere la situazione di
liquidità dell'Ente e mi riferisco a quello che è il costante ricorso alle anticipazioni di
Tesoreria.
Per fare un breve excursus periodico su quanto è avvenuto negli ultimi due anni e
mezzo, alla fine del 2012 il deficit di liquidità amministrativa era di circa 12 milioni di
Euro, alla fine del 2013 si attestava a 89 milioni di Euro e al 31 marzo 2014
l'ammontare del debito per anticipazioni di Tesoreria era pari a circa 200 milioni di
Euro. Mi rendo conto che interviene la normativa che prevede l'incremento del limite
massimo al ricorso agli Enti Locali, ma questo continuo ricorso alle anticipazioni di
Tesoreria non fa altro che segnalare il pessimo stato in cui versano le casse comunali.
Vengono introdotte nuove normative, abbiamo anche parlato del pagamento di quelli
che sono i debiti maturati nei confronti dei fornitori, abbiamo parlato, facendo
riferimento alla deliberazione che ho citato poc'anzi sull'accensione del nuovo mutuo,
del continuo ricorso alle anticipazioni di Cassa Depositi e Prestiti e, nei giorni passati,
abbiamo parlato di sblocca-crediti, ma la normativa prevede che il pagamento da parte
degli Enti Locali con queste anticipazioni debba riguardare quelli che sono debiti certi,
liquidi ed esigibili al 31/12/2013 ed è subordinato all'avvenuta presentazione da parte
degli stessi Enti Locali di una dichiarazione attestante la verifica dei crediti e debiti
reciproci nei confronti di quelle società partecipate asseverate agli organi di revisione
dello stesso Ente Locale.
Si chiede più attenzione nei confronti del rispetto dei termini di pagamento delle
transazioni commerciali, che, in qualche modo, obbligano questo Ente al rispetto di
quelli che sono stringenti termini di pagamento al ricevimento della fattura dei fornitori,
per non incorrere in quelli che sono interessi moratori.
Venendo ai residui, abbiamo parlato più volte di quello che è il riaccertamento, ma la
novità è che ormai anche la Corte dei Conti in una sua relazione di Bilancio riscontra e
segnala una bassa riscossione. Sappiamo che dal riaccertamento previsto, che arriverà
fino al 2015, evidentemente ci sarà la nuova contabilità armonizzata in termini di
residui, ma quello che, in qualche modo, più ci preoccupa è che l'eventuale disavanzo
risultante da questo tipo di riaccertamento dovrà essere accantonato in un fondo crediti,
che, a nostro parere, risulta essere ormai di dubbia esigibilità e dovrà essere ripianato ed
accantonato. Così pure per gli organi partecipati: è la variazione della Legge di Stabilità
stessa che modifica e detta quelle che sono le nuove regole. Anche qui si prevede
l'obbligo di accantonare l'anno successivo in un apposito fondo qualora ci siano
risultati economici negativi della stessa società partecipata.
Continuiamo ad invogliare questa Amministrazione Comunale a proseguire in quella
che è una dismissione delle quote azionarie delle società partecipate; abbiamo iniziato
con il riordino del gruppo conglomerato, vediamo però solo in questo Bilancio... Mi
scusi, Presidente.

PORCINO Giovanni (Presidente)
Chiedo ai Consiglieri di rimanere in silenzio.
Prego, Consigliere Greco Lucchina.

GRECO LUCCHINA Paolo
…la quota facente parte in conto capitale alle sole farmacie comunali. Apprendiamo di
quella che è una vendita di AMIAT e di Sitaf, ma non ne conosciamo il valore previsto,
perché, evidentemente, è in fase di accertamento da parte di società di advisor.
Assessore Passoni, poi, dulcis in fundo, vi è la polemica di questa mattina sui giornali:
vengono tagliati i famosi 7 milioni di Euro al welfare. Ci chiediamo, ed ho condiviso
delle dichiarazioni fatte da alcuni esponenti della maggioranza, se non ci si potesse
impegnare a Bilancio sottraendo risorse a materie sicuramente meno importanti (come
Cultura e Sport) per far sì che poi quel 1,6 milioni di Euro (perché ci sarà un
assestamento di Bilancio) che balla non potesse essere impiegato sul settore del welfare.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Appendino.

APPENDINO Chiara
Mi rivolgo prima a quelli che sono i miei Colleghi, cioè i Consiglieri: per l'ennesima
volta siamo inseriti in un perverso meccanismo nazionale dal quale sembra impossibile
uscire e liberarsi. Ancora una volta ci troviamo ad esaminare e ad approvare un Bilancio
Previsionale al termine di un anno. Sono quei paradossi della logica, che, purtroppo, la
politica conosce bene e che causano - aggiungo nuovamente - purtroppo il progressivo
distacco tra i rappresentanti ed i rappresentati.
Evidentemente, anche quest'anno, di fatto, ci è preclusa la possibilità di entrare nel
merito dell'atto più importante che il Consiglio Comunale possa approvare. Infatti, non
possiamo pensare di tradurre le nostre priorità politiche e la visione della società che
legittimamente - perché eletti dai cittadini torinesi -, ognuno la sua, dovremmo portare
in quest'Aula in interventi ai capitoli di Bilancio, perché, in realtà, null'altro facciamo
se non ratificare decisioni assunte nei nove mesi precedenti, decisioni che non possono
essere più modificate per loro stessa natura.
A questa imperante incertezza si aggiunge l'arroganza di un Governo che, a pochi giorni
dalla scadenza dell'approvazione dei Bilanci degli Enti Locali, arriva a tagliare, direi
nottetempo, una parte dei trasferimenti del fondo di solidarietà.
Ha già detto molto l'Assessore Passoni in Commissione ed anche oggi in Aula, ma mi
preme rimarcare la gravità politica dell'atto. Siamo realmente, come qualcuno ha avuto
modo di affermare in Commissione, in un'emergenza democratica. La Giunta ed il
Consiglio Comunale, tanto la maggioranza quanto l'opposizione, nei fatti sono
esautorati dalle loro prerogative garantite dalla Costituzione, dalla Legge e dallo Statuto
della nostra Città.
Infatti, neanche voi, cari Colleghi della maggioranza, potete sfidare il tempo ed andare a
modificare ciò che ormai è stato fatto dall'inizio dell'anno; sugli interventi da qui al
termine del 2014 di fatto siete chiamati ad un voto di ratifica, ma mi chiedo e vi chiedo:
è questo il motivo per cui siamo stati eletti? È questo il nostro mandato?
Questo Governo, che voi sostenete - mi rivolgo anche ai banchi dell'opposizione -,
avrebbe dovuto cambiare l'Italia e invece mi sembra che sia un presidio della continuità
del piano inclinato che l'Italia ha intrapreso e per il quale non esistono freni.
Mi rivolgo anche a lei, signor Sindaco (non solo in qualità di Primo Cittadino di Torino,
ma ancora di più come Presidente dell'ANCI), perché non è riuscito a fare nulla per
bloccare questa ennesima violazione del Governo centrale nei confronti dei Comuni
d'Italia. Lo posso affermare perché questo Governo non ha fatto nulla per rispettare
effettivamente l'autonomia degli Enti Locali, dando pienamente agli amministratori
locali la responsabilità connessa alla loro funzione democratica.
Ecco quello che dicevo in principio: ancora una volta - e siamo di nuovo in quella
situazione -, è l'irrazionalità imperante che ci governa e che sarà usata ogni qualvolta
sarà utile come scusa per ciò che non è stato fatto da qualche amministratore, Ministro,
Sindaco o Presidente.
A noi, cari Colleghi, oggi è concesso al massimo di discutere di temi che riguardano la
nostra comunità, ma nella pratica ci è preclusa la programmazione. Quando parlo di
programmazione - mi rivolgo al Sindaco, ma anche al Presidente del Consiglio
Comunale -, mi riferisco alla programmazione vera e non ai numerosi annunci che si
susseguono da ora fino al 2026, ma che poi restano solo illusioni e non progetti reali per
il futuro. Ecco cosa intendo per programmazione: l'esatto opposto degli annunci; basta
annunci.
Forse per qualcuno è un onorevole compito quello di fare semplicemente gli esattori
delle tasse per conto dello Stato centrale, fare da muti supporter che contribuiscono a
fare quadrare i conti a Roma; per me no e spero anche per altri.
Faccio un esempio: il Patto di Stabilità; se ne è parlato anche ieri sera. Quel Patto di
Stabilità che voi, come maggioranza politica di questa Città, ormai da anni di questo
Paese, continuate a sostenere di cambiare, ma, poi, di fatto nella sostanza non cambia.
L'emergenza è diventata purtroppo un fattore costante e stabile, tanto da far perdere di
consistenza la stessa parola. Infatti, non si tratta più di un momento passeggero, di una
piccola o grande crisi economica dalla quale, prima o poi, forse si uscirà e tornerà tutto
come prima; il modello industriale, produttivo e sociale è ormai attraversato da
terremoti che ne stanno cambiando la conformazione. Quello che viviamo oggi è un
nuovo contesto economico, finanziario, istituzionale, culturale e societario, a cui deve
essere data una risposta. Lo si può combattere, se non lo si condivide; noi lo facciamo
ogni giorno e anche tanti altri lo fanno, però, contemporaneamente, abbiamo il dovere di
adattare e dare delle risposte.
Signor Sindaco, è per questo motivo che è stolto e miope pensare che il vecchio
modello di sviluppo ipotizzato a partire dalla fine degli anni Novanta possa essere
ancora oggi attuale e la linea guida per le politiche cittadine. Infatti, la crisi economica e
finanziaria degli ultimi anni ha già fatto emergere molti limiti del modello di sviluppo
urbano su cui ha fatto affidamento questa Città.
Vi faceva riferimento anche l'Assessore Passoni nella sua relazione, la domanda
immobiliare che aveva alimentato la crescita di investimenti nelle costruzioni si è
arenata. Nel quinquennio 2008-2013 gli investimenti in costruzioni si sono ridotti del
29% nella sola provincia di Torino ed i dati sulle compravendite si muovono in modo
parallelo. Nel 2012 siamo tornati ai livelli del 2000 e nel primo trimestre le
compravendite sono calate, in un solo trimestre, del 7,3%. Quindi, come si può ancora
oggi pensare che uno dei fattori trainanti per lo sviluppo sia il rapporto con i costruttori?
Bisogna prendere atto del fatto che si è ridotta la possibilità per i Comuni di utilizzare la
leva della fiscalità urbanistica, che deve essere sostituita da altri fattori. Dall'evidenza
cruda di questi dati emerge come la crisi economica stia colpendo e quanto i segnali di
sofferenza siano sempre più forti.
La nostra Città è sempre più lacerata da un divario sociale, che è drammaticamente in
crescita. Si sta quotidianamente consolidando una fascia sempre più consistente di
cittadini in condizioni vulnerabili.
A me ha fatto effetto leggere - non lo sapevo - che oltre un decimo della popolazione
torinese vive in povertà assoluta. Sapete che cosa vuol dire povertà assoluta? Vuol dire
che il nucleo familiare ha un reddito mensile sotto gli 800,00 Euro e che
sostanzialmente è in difficoltà ad acquistare beni durevoli, a fare qualche giorno di
vacanza. Si tratta di nuclei che hanno condizioni di disagio abitativo, che fanno fatica a
far fronte a spese inattese e, spesso, hanno arretrati per pagare l'affitto, le bollette ed i
prestiti.
Non solo, oltre a coloro che sono in povertà assoluta, quindi definiti in questo modo,
crescono le fasce vulnerabili, cioè coloro che rischiano di passare allo stato di povertà
dall'oggi al domani.
Quindi, questa è la situazione in cui siamo: nuclei monogenitoriali, donne anziane e
sole, famiglie numerose, famiglie straniere, lavoratori precari e, soprattutto, giovani
precari. Siamo una Città in cui le zone ricche - lo diceva anche l'Assessore nella sua
relazione - sono sempre più ricche e quelle povere sono sempre più povere. La crisi ha
accentuato la polarizzazione dei valori immobiliari tra le diverse zone urbane; i prezzi
crescono dove erano già alti e scendono dove erano già bassi.
Il rapporto Rota ha evidenziato come 14 quartieri su 27 hanno estremizzato la propria
posizione ed il destino dei quartieri è andato divaricandosi: la Torino dei ricchi è sempre
più ricca, quella dei poveri è sempre più povera.
Signor Sindaco, glielo dico nuovamente, smetta di dire che Torino non è piegata dalla
crisi, smetta di fare annunci in perfetto stile renziano (come quello infelice del dicembre
scorso: "Nel 2014 Torino fuori dalla crisi") e smetta di dipingere una Città che non c'è.
Pur cercando di comprendere la vostra necessità di instillare ottimismo, non posso però
tollerare questa sistematica mistificazione della realtà, che si avvicina forse più alla
propaganda politica, signor Sindaco. Chi amministra ha il dovere di raccontare in modo
lucido e trasparente che cosa accade. Smettetela di sbandierare dinamismo ed
annunciare progetti faraonici da qui al 2026 per coprire ciò che, forse, fino ad oggi non
è stato fatto.
La realtà è che la nostra Torino è ormai entrata in una crisi sistemica. Le aziende
chiudono, i giovani non trovano lavoro, le attività commerciali quotidianamente
lasciano sfitti i negozi ed il numero di ore di cassa integrazione è in costante aumento.
Nel mese di agosto Torino è stata la Provincia d'Italia che ha richiesto più ore di
ammortizzatori con un incremento del 270% su luglio, mentre in tutte le altre Province
si sono registrate diminuzioni.
Noi stiamo vivendo, molto più che in altre grandi Città d'Italia, gli effetti perversi del
combinato disposto della crisi mondiale finanziaria e della bolla ormai scoppiata della
Torino Olimpica. In questo preoccupante quadro la struttura amministrativa del nostro
Comune dovrebbe avere un ruolo di sprone e di catalizzatore delle migliori energie della
nostra Città, dovrebbe aiutarci a reagire e non narcotizzare le menti con quinte teatrali
dipinte che fanno intravedere magnifiche prospettive inesistenti.
Non possiamo più pensare ad un modello di sviluppo che si regge sugli equilibri
finanziari del modello pre-Olimpiadi e non possiamo più pensare ad una Città trainata
da una FIAT, che, sì, signor Sindaco, di fatto ha abbandonato la nostra città. Le faccio
un esempio: il ridimensionamento della produzione della FIAT a Mirafiori, meno 62%
di auto prodotte dal 2011 al 2013 - lo dicono i dati, non io -, non è stato assolutamente
compensato dalla riapertura a gennaio dello stabilimento Bertone, dove si producono
vetture di alta gamma.
Dobbiamo pensare ad un modello in cui vengono ridefiniti gli strumenti urbanistici,
finanziari e fiscali; dobbiamo rivedere e ripensare i paradigmi del modello di crescita e
sviluppo.
Dal punto di vista urbanistico, è impensabile che motore di sviluppo per la
riqualificazione continui ad essere il grande centro commerciale; così scarichiamo su
altre fasce, quali i piccoli commercianti, gli effetti drammatici della crisi.
L'obiettivo dell'Amministrazione deve essere quello di rivitalizzare le comunità e
questo deve avvenire anche attraverso la leva della progettazione urbana. Ogni quartiere
ha le proprie dinamiche e la sua comunità, la comprensione e la soddisfazione delle
esigenze delle persone devono essere il cardine delle scelte. Ridisegnare il territorio,
decidere il proprio modello di trasformazione urbana incide fortemente anche sul
modello societario e culturale con cui vogliamo disegnare questa Città. Il luogo e lo
strumento di aggregazione che vogliamo incentivare è il grande centro commerciale,
secondo un modello standard che è uguale in ogni parte del mondo, oppure un sistema
policentrico che valorizzi le specifiche, come una via pedonalizzata, i commerci di
prossimità o i nostri mercati cittadini? Che cosa vogliamo come luogo di aggregazione:
aree pubbliche, magari cogestite da giovani e anziani, o corridoi di un mega
supermercato?
Le risorse a nostra disposizione - come dicevo prima - sono sempre più esigue, ne sono
perfettamente consapevole, anche per questo non può essere esserci - l'ho detto più
volte - nel cittadino torinese nemmeno il minimo dubbio che anche solo un centesimo di
quanto spende l'Ente Pubblico non sia impegnato nel miglior modo possibile.
Purtroppo, però, oggi non è così. Ricordo a tutti che, nel dicembre 2013, veniva
eseguito da Demos un sondaggio sul tema: "Stato, tasse e servizi" e questo sondaggio
poneva una domanda molto semplice: "Secondo lei, lo Stato dovrebbe soprattutto
cercare di diminuire le tasse o potenziare i servizi pubblici?". Nel 2005, in risposta a
questa domanda, gli italiani chiedevano maggiore coerenza tra tassazione ed erogazione
dei servizi; nel 2013, otto anni dopo, tra crisi economica e disillusione sulle capacità
delle Istituzioni di garantire la giustizia sociale, le risposte si sono letteralmente
rovesciate: oggi, gli italiani (quindi anche i cittadini torinesi) vogliono solo pagare meno
tasse, sicuramente perché non ce la fanno più, ma soprattutto perché, in questi anni, si
sono convinti che sia meglio sbrigarsela per conto proprio, poiché il potere pubblico
non fa ciò per cui gli pagano le tasse.
È proprio quando le risorse sono limitate e la sfiducia è alta che il pubblico deve
interrogarsi su come redistribuirle in modo ottimale, trasparente e meritocratico, per far
sì che siano funzionali ad un modello dove il pubblico ed il privato si incontrano
nell'ottica di perseguire un obiettivo ben definito. Basta alla spartizione a pioggia e tutto
ciò che non porta risultati chiari, concreti e misurabili. Non basta più sostenere, ad
esempio, che un certo evento porta benefici al territorio; le domande che ci dobbiamo
porre sono: quanti? Qual è la ricaduta economica? Qual è l'obiettivo di medio termine?
Un esempio, a tal proposito, possono essere gli investimenti nel settore della Cultura.
Sono tre anni che in sede di discussione di Bilancio Previsionale, sempre ad anno
praticamente concluso, ci diciamo le medesime cose, lamentando l'impossibilità di
programmare e la scarsità di risorse. Al terzo anno però che si ripropone lo stesso
identico problema, non ci si può più lamentare! È infatti necessario ripensare un
modello di finanziamento del mondo culturale, che è cambiato dal decennio scorso.
Lo sapete tutti, noi come parte politica di minoranza abbiamo avanzato una proposta per
aprire la discussione, ma ci sembra di percepire una certa frizione verso qualsiasi forma
di cambiamento in questo campo.
Il rapporto cittadino-Istituzione deve essere ridefinito, mettendo al centro il ruolo
partecipativo del cittadino - questione che sosteniamo da tempo - e in questo la riforma
del decentramento ha un ruolo fondamentale. Deve certamente garantire la maggiore
efficacia ed efficienza possibile nell'erogazione di beni e servizi e nella raccolta dei
fabbisogni, ma, dal nostro punto di vista, è fondamentale in questo particolare momento
storico la partecipazione; deve essere un nodo focale del nuovo decentramento:
strumenti innovativi di consultazione, informazione e deliberativi devono essere
implementati regolarmente.
Signor Sindaco, mi rivolgo a lei e, in parte, l'ha detto anche l'Assessore Passoni nella
sua illustrazione: il decentramento a cui stiamo assistendo sembra però essere uno
strumento di lotta interna alla maggioranza, in particolare del suo partito politico. Lo
abbiamo potuto vedere anche nella formazione di questo Bilancio; immagino che lei sia
a conoscenza dello spettacolo indegno che si è visto nelle Circoscrizioni in fase di
approvazione del Bilancio. Pareri negativi deliberati su giustificazioni al limite del
ridicolo, che celavano, in realtà, uno scontento generale per la riforma del
decentramento che ci stiamo apprestando a varare.
Abbiamo visto deliberazioni scritte a tavolino tra Presidenti di Circoscrizione,
pubblicate sui giornali on-line ancora prima di essere presentate nei Consigli
competenti, per dare un segnale politico, strumentalizzando - e questo lo trovo
veramente grave - di fatto il Bilancio, cioè l'atto più importante del Consiglio
Comunale. È una cosa del tutto irresponsabile.
In questa degenerazione si aggiunge il fatto che, per l'ennesima volta, non ha pesato il
valore della razionalità delle scelte, ma la logica del "chi urla di più, chi fa di più, chi fa
sentire di più la sua voce, ottiene".
Contano di più gli equilibrismi politici, perché, signor Sindaco, questa è l'unica
spiegazione all'aver deciso in questo secondo taglio lineare imprevisto di mettere allo
stesso livello il decentramento con l'istruzione ed il welfare. Sarebbe stato più giusto
spalmare anche sulla spesa non impegnata (1,3 milioni di Euro) del decentramento quel
taglio del 9% circa, andando anche lì a salvare però i capitoli dedicati al welfare e
all'istruzione. Eppure non è stato fatto; l'equilibrismo politico, per l'ennesima volta,
prevale sulla visione unitaria della città.
Signor Sindaco, tutto ciò per me è un pessimo segnale, perché, così facendo, quel
grande progetto di ricostruzione del valore di comunità, di partecipazione e di senso di
appartenenza che stiamo provando a fare in sede di revisione del decentramento viene
vanificato.
Le Circoscrizioni o sono il luogo naturale di partecipazione della cittadinanza, oppure
sono inutili; non possono diventare, come sono attualmente, un posteggio politico per i
trombati in altre elezioni, oppure un trampolino di lancio per gli "Assessorini" futuri,
piuttosto che parlamentari o Consiglieri Regionali.
Se dunque prevarrà, ancora una volta (come è avvenuto in sede di decisione del secondo
taglio), l'equilibrismo politico e non la razionalità e la visione unitaria della città per
prendere decisioni, a quel tavolo a cui stiamo lavorando noi non parteciperemo più.
Non esistono scorciatoie che ciascuno di noi, e la comunità nel suo insieme, può
prendere per giungere più rapidamente ad una situazione di benessere. La strada che
dobbiamo percorrere è sicuramente lunga e difficile. Noi tutti, quali amministratori della
nostra Città di Torino, abbiamo un dovere: stare vicino proprio a queste vittime, vicino
alle persone più deboli che in questi cambiamenti null'altro hanno a difenderli se non la
loro disperazione.
Noi, per quello che ci è possibile, dobbiamo supportarli e sostenerli, e non solo
economicamente, ma in quanto persone nella loro pienezza.
Quando sosteniamo che nessuno deve essere lasciato indietro, non intendiamo solo che
a ciascuno deve essere dato da mangiare e da bere, ma che deve essere accompagnato
nell'integrazione e nella vita sociale della nostra Torino. Ogni torinese deve sentirsi
parte di questa comunità che mette tra i valori, tra le priorità delle proprie azioni proprio
lui e lei, il cittadino torinese.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Marrone.

MARRONE Maurizio
Signor Sindaco, la stupirò, ma in questo intervento non la attaccherò, per un semplice
motivo (l'avrà già immaginato): perché noi, in realtà, stiamo andando a votare un
documento che non è figlio di decisioni politiche che, oggettivamente, siano proprie di
quest'Aula; non per la maggioranza, non per la Giunta e nemmeno per l'opposizione.
In realtà, l'intervento che mi ha preceduto mi agevola in questa analisi, perché, se devo
sentire riportare dai componenti del Movimento 5 Stelle la stessa analisi socio-politica
che le ho sentito dire - se le agenzie di stampa erano corrette - all'Agorà del sociale
(cioè l'analisi per cui c'è una Torino sempre più ricca che si differenzia e si distanzia
dalla Torino sempre più povera), quindi, se l'analisi è condivisa, purtroppo questo dà il
polso dell'inutilità politica del nostro Ente, inteso come parte maggioritaria ed esecutiva
e parte di opposizione.
Questo lo voglio dire, perché, come è stato correttamente ricordato, noi, in questo
momento, siamo chiamati a fare una cosa per la quale dovremmo sostanzialmente
rifiutarci, anche solo per dignità istituzionale: stiamo per votare un provvedimento sul
quale non abbiamo la benché minima facoltà di incidenza politica, perché (quando
cercavamo di capire le possibilità emendative in sede di approfondimento di
Commissione, che ha avuto una funzione meramente informativa e non poteva averne
altre) l'Assessore Passoni correttamente ci ha chiarito che, in realtà, erano tutte voci
sostanzialmente già spese ed impegnate, non programmate.
Questo per confermare quanto già affermavamo nei mesi scorsi, cioè che questo non è
solo un Bilancio tecnico, è un Bilancio falso, perché un Previsionale che non prevede
ma sancisce o dà conto, non è un Bilancio Previsionale e mi permetterei di dire che non
dovrebbe nemmeno essere un Bilancio.
Questo lo dico perché, in realtà, questo Bilancio è stato chiuso con degli espedienti che
forse non lasciavano altre possibilità di scelta politico-amministrativa, però, non
condividendoli, li voglio ricordare, pur non sentendo di responsabilizzare la Giunta per
queste scelte. Il primo è già stato ricordato dal Consigliere Greco Lucchina, che mi ha
preceduto: l'inversione del trend sul ricorso a nuovo indebitamento; ricordiamo questi
200 milioni di Euro sbloccati dalla Cassa Depositi e Prestiti, in parte per lo sblocca-
crediti ai fornitori, che è un qualcosa di dovuto da parte del Comune, e in parte per
interventi di sicurezza, anch'essi urgenti ed indifferibili. Lo voglio ricordare perché ci
porta all'origine dei nostri mali, cioè dei fondi che arrivano da una fonte statale che però
non vengono trasferiti per riuscire a garantire l'esercizio di obblighi contrattualmente
assunti dall'Amministrazione o servizi quantomeno dovuti alla cittadinanza, ma che
vengono concessi in prestito, quindi, sostanzialmente, ricreando un ricorso
all'indebitamento. Dall'altra parte, vi è anche la follia per cui questo Bilancio mette in
attivo dei proventi che arrivano da operazioni urbanistiche, le cui Varianti non solo non
sono ancora state approvate, ma addirittura, quando sono state a malapena accennate nel
dibattito interno consiliare, hanno visto emergere profonde spaccature e divisioni.
Voglio ricordare l'ex Combi, che non solo ha dominato le pagine dei giornali, ma ha
visto svolgersi Commissioni a dir poco esagitate, dove forse le critiche maggiori, più
ancora che da quelle normali dell'opposizione, arrivavano non solo da frange
estemporanee della maggioranza, ma addirittura da esponenti di primo piano della
maggioranza stessa; eppure noi vediamo contabilizzati quei proventi a Bilancio.
Infine, vi sono le dismissioni. Dopo aver impostato la cosiddetta privatizzazione del
ciclo rifiuti come una scelta politica, andare a fare un'aggiunta di decisione con
un'ulteriore dismissione di un'altra quota di AMIAT, proprio motivandola con la
necessità di reperire nuovi liquidi, dimostra quella che è stata una verità da noi sempre
portata in quest'Aula: di fatto, le Municipalizzate ormai vengono viste unicamente come
un salvadanaio. Tanti maialini di porcellana che, quando serve, vengono infranti per
tirare fuori qualche monetina (di monetina, quando si parla di pochi milioni di Euro,
stiamo parlando), con successive e reiterate rinunce alla sovranità del Consiglio
Comunale come organo di indirizzo e controllo sull'esercizio di servizi fondamentali,
con il solito mantra rispetto al patto di servizio ed al contratto, che, per carità, rimarrà
vigente, finché poi non verrà rinnovato da soci nei confronti dei quali non potremo
vantare pacchetti di maggioranza interni alle società. Per cui stiamo scaricando sulle
generazioni future la rinuncia a poter dettare la linea sui servizi fondamentali.
Questi sono i tre assi sui quali questa maggioranza ha chiuso un Bilancio ed è un
Bilancio capestro. Voglio arrivare al punto fondamentale: questo Comune si è ritrovato
nella condizione di non decidere, perché c'è un Governo - o più Governi in continuità
tra loro, tutti politici, non tecnici, anche se di larghe intese - che ha messo questa
Amministrazione nella condizione di non poter programmare, di non poter decidere e di
non potersi assumere delle responsabilità.
Di fronte a tutto ciò, il quadro è desolante, perché non posso rimproverare nulla al
Sindaco ed alla sua Giunta. Non posso nemmeno suggerire niente in chiave propositiva,
perché è già tutto scritto e deciso, e la cartolina che ci viene lasciata è quella di un
Consiglio fatto di persone fisiche, elette con un mandato elettorale, che non riescono più
a distinguersi troppo dagli affreschi o dai quadri con cui da secoli sono adornate le
pareti della Sala Rossa. Diciamo che siamo diventati un po' pittoreschi e storicamente
superati, esattamente come gli ermellini e gli scettri che vediamo raffigurati sulle pareti
alle nostre spalle. Siamo diventati un pezzo di antiquariato, perché il problema non è
dentro questa Sala e purtroppo, con tutta la buona volontà, anche la soluzione non si
trova in questa Sala Rossa, perché deriva da un processo politico che esula da questa
nostra autonomia locale e si ritrova direttamente nel Governo.
Se posso e devo rimproverare qualcosa al Sindaco - ma sarebbe ingeneroso addossare a
lui tutta la responsabilità - è di non aver fatto non dico nulla, ma di sicuro di non aver
fatto abbastanza per opporsi a questo meccanismo. Alla fine, possiamo anche
identificare i Governi con metafore un po' da bar, con il "Governo ladro, piove" - e si
può fare -, però, in realtà, rispondono a dei nomi e dei cognomi, rispondono a dei
soggetti che hanno una legittimazione politica, che hanno un'agibilità e che hanno una
base di consenso. Gli strumenti di quella legittimazione e di quella base siete voi.
Ci ritroviamo in una situazione in cui il Premier è espresso dal PD, il Sindaco, nonché
Presidente nazionale dell'ANCI, è lei, in quota PD, il Presidente della Regione
Piemonte, nonché Presidente della conferenza delle Regioni italiane, è Sergio
Chiamparino, per cui tutto porta al nostro territorio e tutto porta al medesimo partito e
non si può, in chiave di responsabilizzazione politica di questi processi, dimenticare
questo aspetto.
Signor Sindaco, quando il Governo ha deciso che c'era una completa ed assoluta
incertezza sulle entrate tributarie fino praticamente ad oggi, forse non poteva
effettivamente fare nulla e quando è stato deciso che si scoprissero i tagli un passo alla
volta, addirittura tramite Internet, forse lei materialmente non poteva fare nulla. Però, a
questo punto, vorrei fare un piccolo inciso, perché, per qualche anno, mi sono sentito
costantemente ricordare che la fonte di tutti i mali fossero i tagli del governo Cota in
Regione. Per carità, di sicuro qualcosa di lì in meno è arrivato… (INTERVENTO
FUORI MICROFONO). Non dai banchi della Giunta, ma dai banchi della maggioranza
in diverse occasioni. Ora che i medesimi tagli sono confermati ed implementati dal
Governatore Chiamparino e - mi sento di dire - anche alla luce del prospetto fornito
dall'Assessore Passoni sulle entrate extratributarie dei trasferimenti, il paradosso è che,
dopo una riduzione progressiva di oltre 120 milioni di Euro (con il taglio del fondo di
solidarietà e con il taglio dei singoli trasferimenti) decisa dal Governo (prima, Letta e,
poi, Renzi), a confronto dei soli 2 milioni, contro i 127, tagliati nel 2013 dalla Regione
Piemonte che portano a questo quadro, cioè che al momento i trasferimenti della
Regione Piemonte dall'anno scorso sono 52 milioni e quelli dello Stato centrale sono 51
milioni, con la Regione che partecipa con un 1 milione in più rispetto allo Stato e,
quindi, al Governo retto da voi (perché è questa la situazione), la domanda è: che cosa
poteva fare lei, signor Sindaco?
L'unica risposta che sono riuscito a darmi è la seguente: se le dinamiche istituzionali
non riescono a garantire in quelle sedi un'adeguata difesa delle prerogative in termini
decisionali e anche economico-finanziari di agibilità amministrativa delle Autonomie
Locali come i Comuni, partendo dal nostro, allora la sede non può che essere politica.
Allora, Sindaco - non è l'unico, lo ribadisco, ma di fronte a me ho lei, per cui mi rivolgo
a lei -, il problema di questo centrosinistra torinese qual è? Non è quello di non
sottolineare le carenze del Governo - perché alcune prese di posizione, politicamente, le
ho viste anche sui giornali -, è di non farle valere in sede politica, perché, se viene il
Primo Ministro in visita nel nostro territorio, in un periodo così drammatico (quando
ormai tutte le difficoltà in cui ci troviamo come Amministrazione Comunale sono già
palesi), non lo portiamo a fare i selfie ad uno stabilimento come la L'Oréal di Settimo in
un tour promozionale, tutto di immagine (peraltro, per incassare meriti rispetto a
finanziamenti di ecosostenibilità che facevano capo ad investimenti di mandati Cota, se
non addirittura Bresso prima di lui), ma lo si dovrebbe portare in palazzi come questo,
istituzionali, farlo sedere ad un tavolo e dirgli: "Questo è il problema e, adesso, bisogna
trovare una soluzione insieme". Io, invece, sono stato testimone di un evento di
paradossale campagna elettorale successiva alla presa del potere - anche questo è un
paradosso tutto italiano -, perché io ero rimasto a questo strano uso e costume per cui,
prima, si fa la campagna elettorale e poi, dopo, si governa; adesso, stranamente, si
prende il potere senza le elezioni e dopo si fa la campagna elettorale. Ma va bene tutto.
Il problema non sono tanto i selfie o i momenti pubblico partitici, è l'assenza di
momenti istituzionali e amministrativi di confronto con il Governo, perché dirlo sui
giornali è gradevole per noi dell'opposizione, dirlo qui a verbale è sostanziale a livello
politico, però non ha effetti, perché chi ha il potere di ribadirlo nelle sedi opportune per
cercare di portare a casa dei risultati siete voi in altre sedi.
Questa deresponsabilizzazione è la vera pecca politica che mi sento di addossare, non è
quella di avere strangolato il Bilancio, perché vi siete trovati a doverlo fare, anche se su
un'altra mancanza ad onestà intellettuale io, sinceramente, non posso non criticarvi.
In particolare, sul welfare ho sentito più volte ribadire la capacità rivendicata dalla sua
Amministrazione di non aver tagliato i servizi. È vero, molti servizi non sono venuti
meno, neanche quantitativamente, però c'è un piccolo passaggio che è cambiato - oggi
mi sembra che un quotidiano ne parli - rispetto, per esempio, all'assistenza domiciliare
ad anziani e disabili. Un tempo, li vedevamo, come è giusto che fosse, come diritti che
venivano garantiti gratuitamente, adesso, restringendo l'alveo, per esempio escludendo,
come è già stato fatto, anziani con pensioni minime, che però risultino con una prima
casa di proprietà, andiamo invece a trasformarlo da diritto garantito a bene che
vendiamo. Prima, si arriva a quell'abominio giuridico - che adesso, ho visto, state
superando - dell'inserimento del Comune nell'asse ereditario dell'anziano che non si
permette il servizio, che è una cosa giuridicamente magari legittima, ma, vedendo un
Ente pubblico al posto del privato come controparte, è una pratica quasi da
strozzinaggio, nel senso che nel Diritto privato un soggetto che va a dire ad una persona
in stato di bisogno: "Io ti do una risposta, però, se non me la puoi pagare, quando muori,
ti prendo la casa" (perché, poi, in soldoni è questo il senso), diciamo che mette un po' i
brividi a chi ha una concezione sociale anche delle Amministrazioni e della cosa
pubblica. Adesso, invece, la rivestite con una veste più legittima di concessione di nuda
proprietà, ma non cade l'elemento di trasformare un diritto in un oggetto contrattuale, in
cui si dice alla persona: "Tu non ne hai più diritto; adesso io te lo vendo, se tu non hai
soldi per comprarlo, allora io ti compro la casa e quando morirai, che non ti serve più,
me la prendo". Anche questo, poi, in soldoni non cambia molto la sostanza.
Questo per dire che bisogna avere il coraggio di dire basta.
Io, Sindaco, posto che ormai è tardi per andare a sbattere il pugno sui tavoli di Roma,
credo che un'azione provocatoria - a maggior ragione, se la facesse il Presidente
nazionale dell'ANCI, credo che avrebbe una grande eco - sarebbe quella di rinunciare,
soprattutto, non accettare di approvare questi Bilanci. Questo come tanti altri di
Amministrazioni Comunali che si ritrovano nella nostra situazione. Questa è una presa
in giro, e l'Assessore al Bilancio ce l'ha sostanzialmente confermato in termini politici,
ma poi ci dica anche lei se lo condivide o meno nell'intervento finale di replica.
Dall'altra parte, io ritengo che una presa in giro debba sempre trovare come risposta uno
scatto di orgoglio, un moto di dignità.
Sindaco, se lei trovasse questo coraggio istituzionale, cioè di prendere la fascia
tricolore, andare in Prefettura, e restituirla dicendo: "Noi non siamo più nelle condizioni
di esercitare questo mandato, perché lo Stato centrale ci ha privato delle condizioni per
farlo", e lo facesse magari anche dopo essersi consultato con i suoi Colleghi, a nome
proprio dell'Unione dei Comuni, oltre a pensare che, probabilmente, si ritroverebbe
dietro di sé tutti i Primi Cittadini d'Italia, eletti con qualsiasi partito, dall'altra parte
posso dire, anche solo a nome del nostro Gruppo, che troverebbe anche noi
dell'opposizione dietro di sé. Ma solo con questo scatto d'orgoglio, perché quello che
noi da opposizione non siamo più in grado di accettare è la continua
deresponsabilizzazione, un continuo tentare di mettere una pezza ai danni che, a Roma,
un Governo centrale che fa riferimento al vostro stesso colore politico e allo stesso
partito, sta generando alle nostre comunità locali.
Concludendo, dico che, se avrà questo coraggio, ci troverà al suo fianco, se non ce
l'avrà, saremo costretti addirittura a non votare questo Bilancio, perché al nulla non si
risponde con l'ostruzionismo, o con qualcosa, ma si risponde con il nulla.
Questo Bilancio, purtroppo, è immeritevole di essere votato.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Magliano.

MAGLIANO Silvio
Ringrazio l'Assessore per l'illustrazione. Non ripeto ciò che i miei Colleghi hanno
affermato in termini di Bilancio e in termini anche di merito rispetto a quella che, di
fatto, è stata una serie di interventi che riportava in parte citazioni di quello che la Corte
dei Conti ci ricorda e quello che il Collegio dei Revisori ci dice a chiare lettere nella sua
relazione. Per cui non entrerò soltanto nel merito, ma cercherò di provare a dire
qualcosa che abbia a che fare anche con il metodo.
Di fatto, noi chiamiamo Bilancio tecnico un Bilancio che - non me ne voglia
l'Assessore - è commissariato da quanto viene gestito da Roma. Noi siamo
costantemente lì ad affrontare quello che il Governo e la Regione mettono in campo.
Dico questo anche rispetto a quanto oggi ci appare come evidente, perché quello che sta
accadendo in questo Paese è, forse, qualcosa che si dovrebbe chiedere a queste classi
dirigenti, che dovrebbero provare a ripensare come le Istituzioni oggi rappresentino una
risposta ai cittadini.
Quando noi ci siamo posti il problema delle Province, delle Regioni, dello Stato centrale
e di come i Comuni siano una risposta, io più faccio esperienze in quest'Aula, più mi
rendo conto che i Comuni sono i luoghi ai quali dare una responsabilità politica più
forte, perché, in questo momento - e questo accade ad ognuno di voi -, il cittadino che
non sa da che parte sbattere la testa, il padre di famiglia che non sa come arrivare a fine
mese, non è in grado di arrivare fino a Roma, ma viene a bussare alle nostre porte.
Lo dico in modo sistemico, dall'Europa fino a Torino. Prima, si è parlato del Patto di
Stabilità, e l'Assessore su questo ha fatto un intervento che, a mio giudizio, è sensato
sul concetto (poi, forse, abbiamo visioni differenti di come può riprendere lo sviluppo di
uno Stato). Io penso che la sfida che abbiamo davanti ci chieda di capire fino in fondo
che cosa deve essere un'Amministrazione e che cosa vuole rappresentare.
Lo dico, perché ci troviamo alle porte di ottobre a dare un voto su quello che è già
accaduto da gennaio ad oggi; questo ci lascia, in qualche modo, in difficoltà anche sul
provare ad emendare la storia. Come dicevo con il mio Capogruppo, è inutile fare un
emendamento a quelli che saranno i prossimi due mesi.
Però, a me terrorizza e preoccupa quella che noi oggi definiamo la possibilità di un
assestamento.
I dati delle risorse che abbiamo da parte, di fatto, non vanno a coprire nessuna delle
richieste che ogni Assessore ha detto in Commissione, che poi con il Fondo di riserva
avremmo in qualche modo supplito a quei problemi. Questo lo dico, perché, forse, noi
oggi arriviamo non dico ad un capolinea, ma arriviamo alla presa d'atto che, forse, non
questa Amministrazione, ma tutto quello che c'è stato prima ha fatto sì che oggi la
possibilità di manovrare la nave da parte del capitano sia veramente di pochi gradi e,
comunque, questi pochi gradi non permetteranno a questa città di fare una svolta.
Lo dico sul sistema delle partecipate. Per chi ha iniziato a studiarsi il Bilancio
Consolidato della Città, dice che questo tipo di gestione delle partecipate da parte della
Pubblica Amministrazione oggi noi lo paghiamo ancora di più di quelle che possono
essere le inefficienze di una macchina comunale. Noi abbiamo scaricato sulle
partecipate tanta politica e tante incrostazioni da Prima Repubblica e, quindi, abbiamo
un peso che ci portiamo dietro, che man mano che entra a far parte della dotazione del
Bilancio della nostra Città, ci spaventa. Per chi legge tra le righe i nostri Bilanci, ci
rendiamo conto che lì c'era un controllo diverso e che, quindi, questo controllo diverso
a volte ha voluto dire un non controllo.
Mi auguro che nel futuro si possa ragionare come un buon padre di famiglia, cioè, dove
impegnare le poche risorse a disposizione. Non vedo in questo Bilancio di Previsione
alcunché che riguardi un sostegno a chi oggi ancora investe sul futuro di questa città,
quindi alla famiglia.
Sono veramente preoccupato su come andremo a ragionare sul tema delle scuole
paritarie; non sto parlando dei Licei, che evidentemente non sono nostra delega, ma
sulla prima forma di welfare che diamo alle famiglie, cioè, dove poter far educare e
formare i propri figli nel sistema delle scuole paritarie legate alla FISM e a quel
comparto.
Sono preoccupato del fatto che noi abbiamo iniziato ad esternalizzare i servizi come
scelta legata ai nostri Bilanci, non come una scelta ideale. Cioè, questa
Amministrazione - e bisogna dargliene atto - ha iniziato a pensare alla sussidiarietà
come strumento di gestione, perché costava meno. Costa meno avere gli asili
esternalizzati, perché, se li teniamo noi, costano troppo, ma è stata una scelta per
riflesso, per condizionamento, non una scelta per sviluppo; sarà sempre di più così,
indipendentemente da quello che si può pensare.
Alla fine arriverà un Assessore e dirà: "O diamo questi servizi all'esterno, oppure non
saremo più in grado di gestirli". Ma questo capita a chi per una vita ha avuto la
concezione - non voglio fare polemica - che era tutto dello Stato e oggi immagina di
fare il liberale, quando non l'ha mai fatto e quando non è mai stato oggetto della sua
discussione.
Per quanto riguarda il tema dei debiti, oltre allo sblocca-crediti e a tutte queste misure,
noi ci rendiamo conto che - come diceva prima l'Assessore, io ho apprezzato il
passaggio legato ai crediti che noi abbiamo verso il sistema della cooperazione e
rispetto ai nostri fornitori profit - oggi stiamo utilizzando quel comparto della nostra
società, quel sistema della nostra società, però, di fatto, affamandolo, perché noi non
siamo più in grado, o non lo stiamo facendo, di rispettare i termini di pagamento più
appropriati e quindi rischiamo che quel sistema salti.
Ancora di più, e questo lo dico perché negli ultimi mesi sto cercando di affrontare
questo tema, qualsiasi misura che il Governo pone come sviluppo (penso al Decreto
Sviluppo, o al Piano Casa) si va ad incagliare sulle logiche della gestione della nostra
Pubblica Amministrazione.
Noi abbiamo da questo punto di vista - mi auguro di poterlo dimostrare quanto prima -
un problema sulla possibilità e la capacità di gestire misure che arrivano dal Governo e
di renderle attuate e concrete dentro la nostra Amministrazione. Secondo me, c'è un
problema di presa di responsabilità di fronte a quello che oggi la storia ci pone davanti.
La responsabilità di dire di sì o di dire di no non può più essere solo di chi fa il
Consigliere Comunale, ma anche di chi ha la responsabilità delle nostre direzioni. Il
fatto di non prendersela e di procrastinare la scelta su alcune pratiche e alcune decisioni
sta danneggiando il sistema del privato nella nostra città.
Dovremmo ripensare, questo sì, al welfare. Io sono più preoccupato del Capogruppo
Marrone, perché non solo c'è il problema di avere in eredità le case, ma mi preoccupa
ancora di più il fatto che, poi, non si riescano a gestire quel tipo di immobili; sono
terrorizzato da come gestiremo queste nude proprietà.
Queste sono mie osservazioni politiche, ma il vero dato è che, forse, il Bilancio che noi
oggi andiamo a discutere in Aula - e chi lo vorrà, lo approverà, altrimenti voterà contro -
dice che è il sistema Paese che, in questo momento, sta vivendo un momento di crisi,
non solo economica, ma anche dell'architettura istituzionale di questo Paese, per cui è
difficile - da questo punto di vista, do atto all'Assessore delle fatiche che compie -
programmare alcunché, perché ogni due, tre giorni, come abbiamo visto una settimana
fa, arriva una circolare che può apparire prima su Internet che sulla tua scrivania.
Questo, però, chiede ad una classe dirigente, e spero che la nostra sia tale, di provare a
ripensare un sistema di welfare, ripensare un sistema di sicurezza e ripensare anche a
come utilizziamo i nostri investimenti.
È chiaro che indebitarci per fare quello che un Comune dovrebbe fare nell'ordinaria
amministrazione, nonostante lo sforzo di riduzione del debito... Mi ricorderò sempre la
mia interpellanza in questo Consiglio Comunale sui nostri derivati. È evidente che c'è
qualcuno in questa Giunta che non avrebbe sottoscritto alcunché di quel tipo di finanza
creativa e si sta impegnando affinché questo tipo di finanza creativa, in qualche modo,
si riduca e che il debito della Città sia sempre minore. Ma mi rendo conto che, oggi, o
andiamo a trovare soluzioni diverse, o attraverso la rappresentanza in sede ANCI del
nostro Sindaco, o andiamo a pensare ad una modalità diversa, anche shock, perché
ricordiamoci - questo lo dico rispetto alle esperienze che ho avuto nel sistema del
volontariato e del sociale - che se ci sono tante risorse e tanti servizi c'è il rischio di
indurre la domanda.
Questa Città è stata eccellente dal punto di vista del sociale, del welfare e, a mio
giudizio, a volte ha rischiato di indurre la domanda. E quando si induce la domanda,
perché si danno tanti servizi e il cittadino sa che potrebbe averne di più e di diversi
rispetto a quelli che aveva negli anni precedenti, quando poi si inizia a ridurre, è chiaro
che la caduta è da molto più in alto.
Per cui, forse, oltre agli spunti che possono arrivare dalle agorà sociali, occorre andare a
definire alcuni punti da qui al 2016 e provare insieme a lavorare su questo.
Io evidentemente sono scettico, ma perché quello che noi ci portiamo dietro come storia
e tradizione fa riferimento a un Moloch che piano piano si è ingrossato e che, oggi,
quando deve prendere scelte strategiche, non ha possibilità di manovra.
Quindi, io mi auguro che, con il nuovo anno e con l'assestamento (almeno
dall'assestamento, perché lì sarà evidente dove le risorse verranno messe), emergano
delle scelte politiche che possano essere condivise, innanzitutto su chi - ho concluso,
Presidente - ancora rischia sul futuro e quindi sulle nostre famiglie e, secondo, su chi
rischia di mettere su un'azienda, un'impresa e, quindi, cercare di applicare quella
paginata sul giornale che abbiamo letto, del programma del Sindaco, almeno di andare
fino in fondo nel sostegno a chi vuole investire in questa città, e quando andiamo a
discutere di welfare e di sociale iniziare a pensare ad una sussidiarietà non come
strumento che costa meno, ma come primo attore della nostra società.
Non so se questa sia una ricetta che può avere un senso; io ho visto, nella mia
esperienza sociale, che tutte le volte che si è rischiato ancora di più su coloro che
condividono e co-partecipano alla realizzazione di uno spazio di benessere, che può
essere no profit o profit, ma lo fanno dentro una logica comunitaria, le cose cambiano.
In ultimo, a mio giudizio, sarà necessaria un'inversione di mentalità sul dato che la
storia ci pone davanti, cioè la fatica di dover dare di più e quello che oggi la Pubblica
Amministrazione, che, ogni volta che provi a sfiorarne un diritto, succede l'ira di Dio,
su questo forse bisognerà riscrivere un nuovo patto tra chi lavora nella Pubblica
Amministrazione (che io mi immagino - forse, sognatore - come il più grande alleato,
l'ipotetico grande alleato di famiglie, imprese, professionisti) e tutti coloro che provano
a ricostruire un pezzo di questo Paese.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Ricca.

RICCA Fabrizio
Ho visto un film qualche settimana fa, dove c'era un megadirettore che aveva poltrone
di pelle umana, che era osannato e venerato da tutti i dipendenti per una sorta di timore
e, quando passava, la gente si inchinava e si prostrava e tutti gli facevano le foto, però
combinava ben poco e delegava tutte le sue cose di ragioneria a due personaggi, uno era
il ragionier Fantozzi e l'altro era il ragionier Filini.
Non voglio paragonarvi a loro, perché vi ritengo molto superiori, ma oggi da Roma vi
trattano così, come due piccoli ragionieri che devono far quadrare i conti per forza,
sempre, senza battere ciglio e senza poter rispondere. Oggi, forse, abbiamo la
dimostrazione che quei soldi dati a quei pochi italiani, 80,00 Euro, per andarsi a
comprare il risultato di un'elezione, glieli vanno a togliere di nuovo, dopo averglieli
tolti sull'IMU, sulla TASI, dopo averglieli tolti su tutti i tagli fatti finora, intervengono
con altri 175 milioni di Euro di tagli, che a Torino fanno 8 milioni, che rischiano di
portare in questi ultimi mesi alla macelleria sociale.
Noi siamo costretti a tagliare chiudendo gli occhi, anzi voi siete costretti a tagliare -
perché io il Bilancio non lo voterò - ad occhi chiusi, senza far capire davvero quali siano
le priorità della città. La cosa che più mi rattrista è che a metterci in questa condizione è
un ex Sindaco, una persona che dovrebbe capire quali sono i problemi della città, una
persona che si è vantata di venire da lì e che finora sta facendo di tutto tranne che
guardare a quelle piccole realtà che diceva di considerare.
Se noi pensiamo cosa fa il Presidente del Consiglio oggi, potremmo trovare un luminare
Monti e dare il Premio Nobel all'Economia a Letta, perché, davvero, quello che stiamo
vivendo è una situazione anche molto imbarazzante. Ma visto che io ritengo di non aver
mai visto un incapace del genere, una persona che, quando non sa cosa fare, chiude gli
occhi e dice: "Tagliamo e ci facciamo fare due interviste sui giornali". A me dispiace,
Sindaco, che lei, da Presidente dell'ANCI, questa cosa non l'abbia fatta notare, o
comunque che non abbia fatto valere una posizione forte. Io capisco che, poi, stando
all'interno dello stesso partito, ci siano delle dinamiche e che, quando il fotografo
decide di tagliare una testa, quella testa potrebbe cadere, però credo che abbia anche
l'autorità e l'autorevolezza per battere i pugni su quel tavolo e per fare in modo che non
sia una circolare del Governo passata dall'oggi al domani a tagliare per questa Città e
per tutti i Comuni (rispettivamente 8 milioni e 175 milioni di Euro).
Chiaramente, con la votazione di questo Bilancio oggi - l'ha già detto qualcuno prima -
ci avviciniamo ad un commissariamento. Io sono convinto che il termine ultimo per
votare il prossimo Bilancio del 2015, e ci ritroveremo qui spero a parlarne (sempre che
non succeda qualcosa prima), potrebbe essere il 31 dicembre, perché è un disegno
chiarissimo che dice che i Comuni non possono spendere, non possono impegnare, non
possono portare avanti dei progetti.
Stanno cercando di commissariare le Regioni e lo stanno facendo anche con i Comuni e
noi glielo permettiamo. Non c'è nessuno qui che alzi la voce e dica quanto importanti,
invece, siano i Comuni, quanto facciano e quanto le Amministrazioni Comunali siano
vicine al territorio. È questa la posizione che va presa, alla quale, invece, nessuno
guarda.
Io sono convinto che la strada delle dismissioni - si parla di dismissioni a livello
nazionale - sarà obbligata anche il prossimo anno; ci obbligheranno a vendere il restante
di AMIAT, ci obbligheranno a vendere GTT, perché, come diceva bene l'Assessore
Passoni prima, o si interviene con entrate straordinarie, oppure non si può fare niente.
Se guardiamo al prossimo anno, io sono sempre più timoroso che la situazione non
possa che peggiorare.
Bisogna lavorare e bisogna lavorare bene, per far sì che questo sistema possa cambiare;
ne abbiamo la possibilità, perché abbiamo - lo ripeto - il Presidente dell'ANCI che va
indirizzato e anche aiutato su questa strada, perché tutti i Comuni soffrono gli stessi
problemi, tutti i Comuni soffrono di un Patto di Stabilità che ammazza. Abbiamo
Comuni virtuosi che potrebbero spendere, ma non possono perché lo Stato non glielo fa
fare. Abbiamo Comuni che hanno dei progetti che non possono realizzare, perché Roma
li strozza. Siamo in una situazione imbarazzante, in cui nessuno vuole intervenire.
Chiaramente, l'unica strada possibile è quella di lavorare verso una vera riforma
federale, che possa permettere ai Comuni, come quello di Torino, di potersi mantenere i
propri soldi, di poter lavorare con i propri soldi e di non doversi svegliare una mattina
sapendo che sul Bilancio che dovrà votare la prossima settimana ci saranno 8 milioni di
Euro in meno.
È per questo che l'appello che oggi io le faccio a nome della Lega - l'abbiamo detto
l'anno scorso e l'appello è caduto nel vuoto - è quello di andare contro il Patto di
Stabilità, perché il Patto di Stabilità uccide Torino.
Noi non possiamo pensare che gli investimenti fatti da Roma vadano fuori dal Patto di
Stabilità e che quelli di Torino stiano dentro, perché questo è razzismo municipale.
Di fronte a questo, io sono convinto che ci si debba ribellare per evitare che in futuro
succedano di nuovo queste situazioni.

MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario)
La parola al Consigliere Altamura.

ALTAMURA Alessandro
Riprendendo almeno le prime parole che ha speso l'Assessore Passoni nell'intervento di
illustrazione di questo Bilancio Previsionale, viene in mente chi oggi sta usando tutti gli
strumenti possibili immaginabili, non solo della finanza creativa citata dal Consigliere
Magliano, di cui ho apprezzato l'intervento e lo sforzo anche di equilibrio nel rinnovare
l'appello verso una sussidiarietà verticale che si occupi di salvaguardare il welfare e il
Terzo Settore.
Riguardo all'intervento del Consigliere Marrone, che ha invitato il Sindaco a
consegnare la fascia tricolore, immaginando che questo Consiglio Comunale ormai sia
simile agli ermellini dipinti proprio dietro le spalle del Sindaco e del Presidente del
Consiglio Comunale, vorrei però ricordare che quegli ermellini dipinti - Consigliere
Marrone, anche se non è in Aula - dovrebbero ricordarle che il dipinto rappresenta Carlo
Alberto, che nel 1848, se non ricordo male, promulgò lo Statuto Albertino, che era la
prima Costituzione di questo Paese, l'Italia.
Non si può essere servitori dello Stato e difensori delle Istituzioni a corrente alternata.
Io credo che il nostro Sindaco per la discussione che c'è stata rispetto a questa
informazione che è arrivata a tutti gli Enti Locali, indipendentemente dal colore politico
dei loro Sindaci o delle loro Amministrazioni, il 16 settembre, ha visto pubblicamente
prese di posizione - mie personalmente, ma anche del Sindaco - particolarmente dure da
parte di questa maggioranza, pubblicate e riprese più volte anche dagli organi di stampa,
anche da quelli specializzati come "Il Sole 24 Ore" o "ItaliaOggi". La posizione del
Sindaco e di questa Amministrazione rispetto, ovviamente, ad un tema che riguarda
tutto il Paese è stata chiara e netta sia all'interno della Conferenza Stato-Città, sia nei
rapporti diretti con il Governo.
Il Consigliere Appendino ha detto che non è stato fatto nulla, o che nessuno si è fatto
esplodere. Ritengo che, politicamente, non tutti siamo affascinati dalle stesse attività di
polemica politica, anche di provocazione politica che, magari, lo stesso leader del suo
movimento spesso usa, anche in modo violento, a volte eccessivo e arrogante nei
confronti di tutti, indipendentemente dalla rappresentanza istituzionale, partendo dal
Presidente della Repubblica a scendere, così come io non diventerò ovviamente il primo
difensore del Governo Renzi.
Vorrei sottolineare che negli ultimi quattro anni, Consigliere Appendino, noi abbiamo
approvato i Bilanci o al 30 settembre, oppure, come l'anno scorso - glielo ricordo
solamente per sua informazione -, il 30 novembre. Quindi, non vorrei essere tacciato di
demagogia, quando in realtà la demagogia e la strumentalizzazione vengono fatte da chi
sa perfettamente che viviamo da quattro anni in emergenza.
Se, poi, dovessimo citare la finanza creativa, Consigliere Magliano (nonché Presidente
in questo momento), io credo che se questa città ha retto all'urto dei francesi, degli
austriaci, dei tedeschi e anche di Tremonti, può reggere l'urto anche di Padoan e credo
che il Sindaco faccia bene a sostenere una proposta di alternativa di modello di sviluppo
di questa città, modello di sviluppo che non è soltanto allo studio e, ovviamente, nelle
corde del lavoro che sta facendo la Giunta e la maggioranza, anche attraverso il lavoro
svolto da "Torino Strategica". L'ipotesi di attrarre nuovi investimenti in questa città, di
trasformarla con le risorse sempre più limitate, non è demagogia. Anzi, è senso di
responsabilità, e credo che questa maggioranza, insieme a tutti i Consiglieri - che
ringrazio -, anche della minoranza, che hanno partecipato alla discussione in queste 21
Commissioni di Bilancio e, ovviamente, anche nelle altre collegate che hanno affrontato
e discusso questo Bilancio, abbia trovato gli strumenti per ragionare, risolvere e
proporre un modo di approcciare quell'ultimo taglio fra i 4 milioni di correzione fatta
dallo Stato rispetto ai minori introiti dell'IMU e i 4,6 milioni di tagli maggiori causati
dalla TASI.
Se, poi, volessimo aggiungere ancora due valutazioni politiche, su cui forse l'Assessore
Passoni non si è soffermato sufficientemente, io credo che forse la schizofrenia legata
alle scelte dei Governi - e li cito tutti - rispetto alla fiscalità locale ha radici lontane. Non
è da oggi che discutiamo di TASI.
Apprezzo la fantasia del Consigliere Ricca, quando cita Fantozzi e il ragionier Filini, ma
vorrei ricordargli che quello doveva essere un'allegoria di un modello di Paese in cui
c'era il movimento operaio, c'erano le grandi industrie, le grandi imprese, le grandi
assicurazioni e le grandi banche. Non capire che quella era una bonaria presa in giro di
un modello d'Italia, che oggi praticamente non esiste più, è grave, perché vuol dire non
conoscere la nostra storia.
Proprio il fatto che questa Europa, di cui oggi ci lamentiamo, mantenga inalterato un
livello di rigidità rispetto al Patto di Stabilità del 3% e della conseguente spending
review, credo ci metta nella condizione di avere una preoccupazione; su questo
condivido le osservazioni dell'Assessore Passoni, proprio rispetto all'approccio
europeo, che però ha una differenza enorme rispetto agli Stati Uniti.
La BCE non può battere moneta come può fare la Federal Reserve. Quindi, anche fare
delle valutazioni spesso non collegate alla realtà dei fatti, diventa molto complicato, fra
l'altro in un momento di crisi socio-economica terrificante come quella che stiamo
attraversando.
Questo Gruppo, il Partito Democratico, a sostegno anche di questo Bilancio ha
presentato una mozione, che poi altri Consiglieri illustreranno, a salvaguardia del
welfare, soprattutto per gli impegni che si chiedono a questa Giunta, a questa
Amministrazione e a questo Sindaco sul lavoro che si farà, sia in fase di variazione di
Bilancio, sia in fase di assestamento.
Credo che, però, la vera sfida - lo dico all'Assessore Passoni e, ovviamente, lo chiedo
come Partito Democratico - è di affrontare in tempi non sospetti l'ulteriore rivoluzione
che dovremo affrontare dal 1° gennaio 2015. Infatti, dal 1° gennaio 2015 noi ci
troveremo davanti la riforma della contabilità degli Enti Locali; dovremo riscrivere
completamente i Bilanci e ridisegnare proprio anche tutti i meccanismi che
riguarderanno ovviamente il lavoro dei singoli Assessorati, oltre che dei singoli Settori.
Credo che quella sarà la vera sfida, perché da lì, ovviamente, nascerà la differenza fra
un modello di città che vogliamo ancora sostenere e difendere e che pensa al futuro con
speranze - è giusto avere anche un po' di speranze in un Paese come il nostro - e non
solamente con la preoccupazione di non quadrare i conti o, peggio ancora, con la
speranza, questa sì, che tutto vada in malora.
Quello non ci appartiene, non è nel nostro DNA e per questo ci batteremo.

MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario)
La parola al Consigliere La Ganga.

LA GANGA Giuseppe
Credo che si debba apprezzare, in questa condizione di straordinaria difficoltà, il lavoro
della Giunta e, in particolare, dell'Assessore Passoni.
Se andiamo al di là del contingente e guardiamo a quel che è successo in questi ultimi
anni, ha ragione l'Assessore Passoni a rivendicare il merito della riduzione del debito di
circa 450 milioni di Euro, ha ragione a sottolineare la riduzione forte dell'incidenza
della spesa del personale rispetto all'insieme del Bilancio Comunale, ha ragione a
rivendicare - come fa molto spesso il Sindaco Fassino - il sostanziale mantenimento del
livello dei servizi e ha ragione, infine, a sottolineare la, sia pur piccola, ma significativa,
ripresa degli investimenti.
Quindi, il mio giudizio non può che essere di apprezzamento per ciò che si è fatto.
Però, tutto questo, come bene è chiaro dagli interventi anche dei Colleghi
dell'opposizione, in realtà non basta assolutamente, perché, per quanto si pensi sia grave
la crisi finanziaria, a mio parere, in realtà, lo è anche di più. Questo non vuol dire essere
inclini al pessimismo; l'ottimismo è una necessità per poter continuare a combattere, a
lottare e a darsi prospettive per il futuro, però il realismo è la prima dote di un uomo
politico, di un amministratore.
Prevediamo nell'arco dei prossimi anni, fino a dove siamo in grado di indirizzare lo
sguardo, un miglioramento delle prospettive finanziarie del Paese e, in particolare, degli
Enti Locali? Pensiamo che sia realistico un incremento di entrate future, escludendo un
aumento di pressione fiscale locale, che è già ampiamente pesante e abbiamo più volte
detto di non voler incrementare? Riteniamo che la politica delle dismissioni, pur
necessarie, abbia un significativo futuro? Pensiamo che tagli e risparmi possano
produrre ancora molto, avendo già molto prodotto?
Se la risposta a questi interrogativi è che, purtroppo, siamo alla fine di un percorso, il
vero problema è di interrogarsi oggi, prima di doverlo fare domani in condizioni più
difficili, su che cosa fare, anche perché qui è stato rilevato - in questo, con una perfetta
sintonia fra maggioranza e opposizione - che siamo di fronte al vero rischio, il più grave
della nostra democrazia e in genere delle democrazie occidentali, della sostanziale
abolizione della politica, intesa come possibilità di fare scelte alternative, che
rispecchiano modelli e visioni alternative della società, e di fronte ad una condizione
che determina solo atti obbligati.
Allora, se vogliamo restituire alla politica un senso di fronte a questa gravità della
situazione, che cosa possiamo fare? Io non ho nessuna ricetta naturalmente, però ho
qualche idea e qualche suggestione.
Premetto che Torino potrebbe essere per molti aspetti una città modello, una città
campione, perché è una città che è stata storicamente ben amministrata, sia quando vi
erano i governi centristi, sia quando ci furono le Giunte di sinistra; storicamente, è stata
una città erede della tradizione liberale e sabauda, quindi sostanzialmente ben
governata, ed è in grado di essere ancora una volta un modello, un'esperienza
innovativa.
Quindi, noi dobbiamo tentare, nelle condizioni date, di reinventare la modalità di
fornitura dei servizi. Noi dobbiamo tentare di trovare strade che consentano di
mantenere un elevato livello dei servizi con costi decrescenti, o comunque con costi che
non aumentino.
Noi siamo di fronte - lo dico da uomo di sinistra, da uomo di cultura socialdemocratica
in senso europeo - di fronte alla fine dell'illusione che il Bilancio pubblico e le risorse
pubbliche possano fornire tutti i servizi e soddisfare tutti i bisogni. Questa è un'epoca
che non tornerà più e chi fra di noi si attarda, anche generosamente, a lottare per
difendere ciò che è stato, rischia di non contribuire alla costruzione di un futuro che è
necessario.
Quindi, credo che di questo si debba discutere, quando si discute di questo Bilancio,
perché questo è il problema che avremo di fronte a noi.
Un Sindaco del passato, Diego Novelli, che fu un grande Sindaco in epoche
completamente diverse, diede l'idea dei lavori socialmente utili. Ora, non siamo a quei
tempi e non siamo a quel lessico, però io credo che ripensare, nel modello della
sussidiarietà, a coinvolgere i cittadini, sia quelli che hanno terminato di lavorare come i
pensionati, sia tutti coloro che non sono in una fase di transizione tra un lavoro e un
altro (quindi, cassintegrati, disoccupati, eccetera) come soggetti che possono
volontariamente contribuire alla gestione e alla manutenzione di alcuni settori. In altri
Paesi già avviene, ad esempio la manutenzione delle scuole è spesso gestita dagli stessi
genitori. La manutenzione dei giardini di quartiere potrebbe essere realizzata, almeno in
parte, con il concorso dei cittadini. Si tratta di valutare se queste prospettive, quella di
potenziare il volontariato sociale, siano realistiche e possibili per salvaguardare il nostro
livello dei servizi, compatibilmente alle risorse che ormai sono a nostra disposizione.
In questo ritroverebbe anche una funzione un'Istituzione che, oggettivamente, dalla crisi
è messa in discussione come la Circoscrizione. Ne parlava l'Assessore Passoni, e io
sono d'accordo con lui; le Circoscrizioni, così come furono pensate 30 anni fa, oggi
appaiono oggettivamente superate, ma possono ritrovare un ruolo e un'importanza
proprio nella costruzione di un nuovo modo di gestire certi servizi, quelli possibili,
quelli in cui è possibile coinvolgere il cittadino in tutte le sue forme.
Così come - e concludo - io credo che nel grande dibattito che è in corso sulla
rivoluzione nella gestione del mercato del lavoro, nella gestione della disoccupazione,
nella gestione della riprofessionalizzazione dei disoccupati e di quelli alla ricerca del
lavoro, possa stare bene anche questo tema, come inserire nel modello di
riorganizzazione del mercato del lavoro anche il supporto che questi mondi e queste
realtà possono dare alla gestione di servizi pubblici locali.
Sono temi naturalmente complessi, che richiedono uno sforzo di immaginazione e una
capacità di gestione diverse da quelle abitudinarie, ma io credo che siamo ormai - come
dicevano i latini - "hic Rhodus, hic salta". O noi affrontiamo oggi questo problema
prima che sia troppo tardi, oppure quando il momento verrà della verità, in cui non
saremo più in grado di reggere il nostro livello dei servizi, a quel punto sarà, ahimè,
troppo tardi per poter trovare delle soluzioni.

MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario)
La parola al Consigliere Centillo.

CENTILLO Maria Lucia
Alcuni temi che volevo trattare, in realtà, non li tratterò, se non citando il titolo, perché
mi ritrovo nelle considerazioni fatte dai Consiglieri Altamura e La Ganga, in particolare
sulla situazione che stiamo vivendo nuovamente di trovarci a settembre a discutere un
Bilancio Preventivo, che è una contraddizione in termini. Poi, è vero, l'anno scorso
l'avevamo fatto ad ottobre, quindi potremmo addirittura ritenerci fortunati nell'aver
anticipato. In realtà, non è così per due ragioni.
La prima è perché noi avremmo potuto farlo già a luglio, invece sono intervenute delle
condizioni nazionali che ci hanno portato a farlo a settembre, e poi perché a settembre, a
pochi giorni dal Bilancio predisposto, è intervenuta un'ulteriore azione del Governo che
ha costretto tutti a lavorare in tempi ancora più stringenti e ad affrontare la discussione
oggi in una condizione un po' con l'acqua alla gola.
Abbiamo tutti l'acqua alla gola e, quindi, se è vero che nessuno può dare per scontato
che questo sia solo un rito e che, quindi, alla fine tutti voteremo convintamente a favore
come maggioranza, io credo che dobbiamo assolutamente usare questo spazio ristretto
che ci diamo per poter discutere, per mettere le basi per dei ragionamenti nel futuro
immediato e nel futuro un po' più lontano, affinché queste situazioni non si verifichino
più.
Sappiamo che, oggi, per poter fare politiche pubbliche, non possiamo più contare
soltanto sull'investimento che arriva dal capitale pubblico, ma che le politiche devono
svolgersi e svilupparsi attraverso delle azioni intersettoriali, per cui è importante che
tutti i settori della società, sia quelli pubblici, sia quelli del Terzo Settore, quelli del
volontariato e quelli del privato, concorrano per costruire delle politiche pubbliche in
grado di fare fronte a quelle che sono le esigenze e i bisogni della cittadinanza nel suo
complesso.
Quindi, intanto parto da alcune affermazioni che ha fatto l'Assessore, che ha citato
alcuni indicatori del Rapporto Giorgio Rota, che sono ovviamente molto interessanti. Io
ne aggiungerei uno, che non è citato dal Rapporto, ma che per me è particolarmente
importante, che riguarda il fatto che nelle nostre città diminuiscono i bambini che
nascono. Non parlo solo di Torino, ma a Torino questo fenomeno si inserisce già su una
situazione demografica che ha delle caratteristiche di un certo tipo, quindi noi dobbiamo
operare per invertire questa tendenza.
L'Assessore Passoni ha riportato alcuni dati sulla disoccupazione maschile e femminile,
sul reddito e sulla diminuzione della spesa che si riduce del 17%; sappiamo quanto è la
spesa privata sulla sanità dei cittadini e sappiamo che ci sono cittadini che non si curano
più, perché i ticket sugli esami sono troppo cari, andare dal dentista costa troppo,
eccetera. Quindi, come ha detto l'Assessore, si sta polarizzando la città tra chi è più
povero e chi è più ricco, quindi noi abbiamo la responsabilità di usare le risorse e
allocarle in modo da modificare questa situazione.
Allora, per andare ad una seconda importante affermazione che ha fatto l'Assessore,
relativa al continuare a mantenere alta l'offerta - io dico, genericamente, sul welfare - e
per non aumentare il livello di pressione fiscale, io credo che sia importante interloquire
con gli altri livelli, quello regionale e quello nazionale; peraltro, abbiamo il Presidente
nazionale dell'ANCI nella persona del nostro Sindaco e il Presidente della Conferenza
Stato-Regioni nella persona del nostro Presidente della Regione Piemonte, quindi mi
pare che abbiamo tutte le condizioni anche politiche per poter riportare ai massimi
livelli quelle che sono un po' le esperienze e le indicazioni che possiamo eventualmente
sviluppare. Quindi, io sono d'accordo su queste due affermazioni, purché non siano
affermazioni generiche. Vorrei poterle declinare. Che cosa vuol dire mantenere alta
l'offerta? Vuol dire avere un welfare che davvero sia inclusivo e che davvero copra, non
necessariamente tutto, con la spesa pubblica, ma dobbiamo avere un sistema che ci
permetta di tutelare le fasce più fragili.
Quando parliamo di ulteriori tagli alla spesa pubblica, servono, o non servono?
Probabilmente, l'alternativa a tagliare la spesa pubblica è aumentare la pressione fiscale,
ma io credo che ci siano ancora dei margini per lavorare sugli sprechi.
I tagli, però, non possono essere lineari, come non lo possono essere nel nostro Bilancio
e ho apprezzato che in quest'ultima fase, per esempio, non sia stato toccato quello che
era già stato previsto per il welfare. Allo stesso modo, io vorrei dall'Assessore le
garanzie che il Fondo di riserva vada a colmare quelle che sono le lacune del Bilancio
tecnico rispetto al welfare.
I tagli alla spesa pubblica possono andare bene se sono tagli alle forme di
assistenzialismo, ma non se sono tagli rispetto alla copertura sociale. Se noi spostiamo
risorse verso la possibilità di dare lavoro, di dare autonomia, di fare operazioni che
diano il più possibile autonomia e indipendenza alle persone che escono
dall'assistenzialismo per sperimentare e avere forme di vita e di sostentamento proprie,
io credo che questo sia estremamente importante. Assolutamente no ai tagli generici.
Abbiamo presentato, con alcuni Consiglieri, con il Presidente Altamura, con il
Vicecapogruppo - io e il Consigliere Genisio siamo le prime firmatarie - una proposta di
mozione di accompagnamento che parte dalla situazione attuale del welfare e che
impegna, ovviamente, il Sindaco e la Giunta ad assicurare priorità al comparto sociale,
ma anche a prevedere già nell'immediato il reintegro delle risorse relative ai soggiorni
estivi per le persone con disabilità e anche al mantenimento di quanto avevamo fatto nel
2013 per quanto riguarda l'emergenza freddo.
Su questi due capitoli, che apparentemente non sono particolarmente evidenti, oggi
come oggi - in particolare sull'emergenza freddo - non c'è una Lira, quindi noi non
possiamo pensare di votare un Bilancio che non tenga conto di questo, perché se l'anno
prossimo - mi auguro di no e spero che tutti potremo adoperarci affinché ciò non
succeda - ci troveremo nella stessa situazione, non avremo i soldi per poter impegnare i
servizi in tal senso.
L'altra questione importante riguarda le Circoscrizioni. Io credo che, come è già stato
detto, sulle Circoscrizioni noi dobbiamo fare la riforma, perché anche i tempi sono tali,
mi è spiaciuto oggi dover constatare che il tempo non è stato sufficiente e mi auguro
che, invece, da settembre a dicembre, ciò che non si è riusciti a fare in questi mesi si
possa concludere e si possa sperimentare la riforma delle Circoscrizioni. Ma alle
Circoscrizioni va garantita la stabilità delle risorse sulle attività socioassistenziali e di
prevenzione al disagio di contrasto alla solitudine, cioè la cosiddetta forma indiretta di
domiciliarità, la "domiciliarità leggera" - chiamiamola così -, che tanto fa nei confronti
delle famiglie e delle persone sole.
Io concludo chiedendo all'Assessore alcune cose. Intanto ci sono degli emendamenti
alla nostra proposta di mozione, previsti dal Consigliere Cassiani, che riguardano 67
lavoratori appartenenti a Cooperative di tipo B, che si occupano di manutenzione e
pulizia dei grandi parchi, che dal 1° ottobre, pur essendo tutelati dal Regolamento 307,
rischiano di rimanere a casa. Quindi, la prima domanda che rivolgo all'Assessore è: che
garanzie ci dà, rispetto a questi lavoratori, affinché dal 1° ottobre non rimangano a casa?
La seconda domanda che rivolgo all'Assessore è: è possibile non spendere quanto
previsto da iniziative già programmate tra ottobre e novembre, fino a quando non
avremo la certezza del ripristino del fabbisogno per il welfare? Cioè, io chiedo che le
iniziative che si devono fare tra ottobre e novembre abbiano non solo la copertura per le
iniziative, ma abbiano alla base la copertura per il welfare, perché non possiamo
accettare che i funzionari facciano debiti fuori Bilancio o che all'ultimo momento, in
extremis, ci troviamo a discutere di assestamenti di Bilancio, di variazioni di Bilancio,
insomma, di cose all'ultimo momento, quando i servizi rischiano di andare in crisi, e i
servizi che vanno in crisi sono servizi che fanno i conti direttamente con la pelle delle
persone.
Quindi, Assessore, le garanzie sul Fondo di Riserva come ce le dà? E a quanto ammonta
il Fondo di riserva sul quale il Settore welfare può contare? Perché, se mancano 7
milioni di Euro, abbiamo bisogno di capire come si compongono quei 7 milioni di Euro.
E per fare questo vorrei sapere bene da lei, a verbale, quando potremo intervenire
rispetto all'assestamento di Bilancio e alle variazioni di Bilancio, perché, auspicando un
ampio consenso su questo Bilancio, che è un Bilancio tecnico ed è un Bilancio che ci
uccide nella possibilità di fare politica, però vorrei che da domani sera ci fosse il
primato della politica e, quindi, che ci mettessimo a lavorare anche sui capitoli di
Bilancio per capire come, con le variazioni di Bilancio, in tempi brevi - e le chiedo
quando - potremmo trovarci nella condizione di spostare anche i fondi per garantire ciò
che manca.

MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario)
La parola al Consigliere Araldi.

ARALDI Andrea
Lo scenario economico e sociale in cui ci troviamo ad affrontare questo Bilancio, ma in
generale in cui ci troviamo in questi ultimi anni, è ben noto per tutto l'Occidente
industriale, per il nostro Paese, e siamo tutti ben consci che la nostra Regione è stata la
più duramente colpita dalla grossa crisi industriale dei settori produttivi che si è
verificata.
Siamo ben consci che la cassa integrazione che abbiamo fatto qui in Piemonte è
praticamente pari alla cassa integrazione fatta su tutto il territorio nazionale.
È evidente che si tratta di una crisi che sicuramente necessita di risposte politiche, che
non sono risposte politiche facili e che né una parte, né l'altra, aveva pronte nel cassetto,
purtroppo. Però, non dimentichiamo che si tratta di una crisi che, per molta parte, non
dipende dal nostro Paese, ma dipende da una situazione economica internazionale ben
più complessa.
Il progetto che tutti insieme stiamo provando a portare avanti nella nostra Regione è
quello di cercare di sostituire quella che era la vecchia industria manifatturiera con la
nuova industria manifatturiera; ne abbiamo già parlato e su molte cose conveniamo.
L'altro pilastro è sicuramente quello di sviluppare nuovi settori del turismo, della
cultura e quindi la trasformazione della città di Torino.
Pur con punti di vista e vedute differenti, credo che quest'Aula convenga che questi
sono i settori su cui procedere.
Però, nessuno si nasconde le enormi difficoltà economiche che il tessuto industriale
produttivo, sia delle grandi imprese, sia anche, a cascata, delle piccole imprese, ha
dovuto affrontare in questi anni. Si tratta di difficoltà che immediatamente si
trasmettono sul tessuto sociale della nostra città, perché ovviamente l'area
metropolitana, e in particolare Torino, è dove si addensano le difficoltà, le tensioni, i
problemi economici, molto di più di altri Comuni che sono più lontani dal centro
metropolitano.
Tuttavia, in questo scenario di risorse decrescenti da un lato e di bisogni crescenti
dall'altro, io vedo una serie di segnali che sono sicuramente positivi, a partire dalla
diminuzione del debito, sia pure con quell'iniziativa che è stata fatta per pagare i
fornitori della Pubblica Amministrazione - si tratta semplicemente di cambiare nome ad
un debito, quindi non è nuovo debito -, che va verso la linea che è stata invocata da tutti
anche a livello romano, vale a dire la linea di mettere liquidità dentro al sistema
produttivo - soprattutto delle PMI, perché molti di questi fornitori poi sono PMI locali -,
per permettere un volano di sviluppo.
Per quanto riguarda il ricorso alle anticipazione di cassa, bisogna anche osservare che si
tratta, per molti aspetti, di un punto di vista tecnico, perché l'indicazione del Governo
Centrale fondamentalmente è stata: "Noi ritardiamo i nostri trasferimenti e vi ampliamo
le anticipazioni di cassa". Quindi, fondamentalmente, stiamo facendo da banca al
Governo Centrale.
Però, un altro segnale positivo è la diminuzione del costo del personale, che mi sembra
vada nella direzione di una razionalizzazione di quella che è la struttura di produzione
dei servizi del nostro Comune.
Infine, sottolineo come il non applicare l'avanzo, ma mantenerlo su un fondo rischi, sia
un segnale di prudenza, ed è assolutamente da sottolineare come cosa positiva.
In questo panorama, la cosa più importante che mi sento di confermare è che la presenza
della Città a fianco dei deboli è rimasta sostanzialmente, sia pur con alcuni limiti,
invariata, e questo è fondamentale.
Guardate, io ritengo che il migliore welfare, nel medio periodo, sia lo sviluppo
economico, perché è quel welfare che fa sì che non ci sia bisogno di welfare.
Tuttavia, nel breve periodo è necessario essere vicini a quei cittadini che sono in un
difficilissimo momento. Credo che sia un momento che dal dopoguerra non si era
ancora avverato, un momento in cui si stanno spezzando, anzi, si sono spezzati molti
anelli ultimi della catena di solidarietà e di rete sociale; quindi, in questo momento è
fondamentale essere vicini al cittadino, che deve essere il nostro faro, il nostro
riferimento.
Però, evidentemente, come ha già detto il Consigliere La Ganga, è assolutamente nostro
dovere riflettere insieme su quelli che sono i modelli di erogazione dei servizi di
welfare, nuovi modelli che garantiscano più efficienza, perché più efficienza significa
più risorse e quindi significa, alla fine, più servizi di welfare che possiamo erogare.
È evidente che, arrivando ora ad approvare questo Bilancio Preventivo, come già
dicemmo l'anno scorso, i margini sono pochi, però c'è un dato fondamentale da cui non
possiamo esimerci e che fa sì che non possiamo trincerarci e nasconderci dietro al fatto
che si arriva tardi ad un Bilancio Preventivo: da adesso al prossimo Bilancio Preventivo
noi abbiamo un dovere, perché come vengono spese le risorse che vengono destinate ai
vari Settori, e qual è il trend che c'è come indirizzo per impostare i modelli di
erogazione dei servizi di welfare, sono temi che noi possiamo andare a discutere a
partire da domani, perché sarà fondamentale stabilire come questi servizi, questi soldi
saranno spesi, anche se ad oggi il quantum è già stato definito.

MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario)
La parola al Consigliere Genisio.

GENISIO Domenica
Io non ripeto quanto ha già detto il Consigliere Centillo con molta chiarezza, veemenza
e passione in merito alle istanze presentate all'Assessore al Bilancio - ma credo sia
doveroso presentarle anche al Sindaco -, per capire come garantiremo i servizi dal mese
di ottobre in avanti. Quindi, mi riaggancio a quanto lei ha detto.
Nei minuti che mi rimangono, penso di poter fare una riflessione non sul merito della
documentazione e della Relazione dell'Assessore Passoni, che, come sempre, potrei
considerare quasi una Lectio Magistralis, perché ogni anno mi rileggo puntualmente i
suoi interventi e, come sempre, sono puntuali ed esaustivi, ma credo che a noi manchi
davvero la legittimazione democratica di Consiglieri a votare il Bilancio, perché siamo
costretti a votare un Bilancio che così è, e non possiamo intervenire più di tanto,
abbiamo presentato le mozioni. Ma credo che noi, come Consiglieri, oltre ad esternare il
nostro rammarico nei confronti dei vari Governi nazionali e regionali che ci hanno
preceduto negli anni, possiamo constatare che la riduzione del debito e alcune
razionalizzazioni la nostra Città le ha già adoperate. Quello che penso sia un po' rimasto
in standby è il cambiamento, è quel senso di rinnovamento che ci eravamo promessi con
l'inizio della tornata amministrativa, di costruire una comunità - e uso il termine
"comunità" volutamente - un po' diversa da quella che avevamo trovato e il modello di
erogazione dei servizi. Mi dispiace che non sia presente il Consigliere Marrone, perché
gli ho sentito fare un'affermazione che credo vada anche contro i principi costituzionali,
quando lui dice che è vergognoso che la Città preveda di recuperare gli alloggi dalle
persone che sono state assistite dalla Città, anche in termini economici - perché non li
abbiamo assistiti diversamente, li abbiamo assistiti in termini economici -, investendo
risorse che i cittadini hanno dato alla Città attraverso il pagamento delle tasse e di oneri
di urbanizzazione vari, abbiamo pagato tutti il mantenimento di quelle persone, alle
risposte che i servizi per loro attivati sono stati fatti.
Credo che sia anche giusto che se quel soggetto ha dei beni, non li lasci ai propri
familiari e basta, ma li lasci alla collettività che lo ha aiutato e lo ha assistito. E vorrei
che si ragionasse su questo principio fondamentale per una reale comunità. Noi abbiamo
visto tantissime persone trasferire risorse ai familiari e vivere alle spalle della comunità.
Se sono indigenti, poveri e in difficoltà o in fragilità, come dice la Costituzione, c'è il
dovere di aiutarli. Se non sono in quelle condizioni, il dovere non c'è. C'è il dovere di
una giusta ed equa distribuzione.
Ciò premesso, l'ho fatto per agganciarmi a quello che credo possa essere - ma da parte
di tutti - un serio ragionamento su come riorganizzare modelli di welfare, perché noi
abbiamo un modello di 20 anni fa, quando ci sono state le prime esternalizzazioni di
servizi che non furono fatte per risparmiare, perché anche qui dobbiamo intenderci sui
termini che usiamo. Noi non dobbiamo esternalizzare per risparmiare, affamando dei
lavoratori che non sono lavoratori pubblici, dobbiamo ragionare su come riqualificare,
rimodernare i servizi, il modello. Nei Paesi europei le famiglie si inseriscono - lo diceva
il Consigliere La Ganga -, ma ci sono gestioni condivise che sono garantite anche dai
contratti di lavoro che questi lavoratori hanno, flessibilità da tutte le parti. O creiamo
comunità in senso largo, e quindi investiamo le risorse diversamente, garantendo reali
bisogni, o se no, se continuiamo con modelli di 30 anni fa, noi non riusciremo a
soddisfare, se non decolla davvero il lavoro per tutti. I lavori socialmente utili sono
positivi per un certo periodo di tempo, la cassa integrazione garantisce per un certo
periodo di tempo, ma che cosa ci lascia alle spalle? L'inattività di tanti soggetti.
Invece, noi dobbiamo creare modelli che attivino gli stessi soggetti, non rendendoli
passivi nel chiedere un diritto, ma che li porti ad attivarsi per garantire a loro e anche
agli altri l'esigibilità di un diritto.
Quindi, abbiamo già lanciato l'appello anche in Commissione: come possiamo lavorare
insieme per realizzare quel welfare di comunità - che anche l'Agorà dell'altro giorno ha
rilanciato - che coinvolga tutti nell'accettare modelli diversi. Le partecipate non sono
uno spreco, sono un modello che forse va rivisto e revisionato. Non può più funzionare.
La rete dei trasporti pubblici: ci lamentiamo tutti, tutti si lamentano, poi abbiamo
sovrapposizioni di percorsi che potremmo benissimo abolire o modificare.
In più, tutti parliamo di sussidiarietà, ma che cosa dice la nostra Legge nazionale - e lo
ricordo ancora per l'ennesima volta - votata a maggioranza (forse allora non c'era il
Movimento 5 Stelle) da tutte le forze politiche presenti in Parlamento? Il principio di
sussidiarietà non è quello che qualcuno lavora con noi, ma costruisce insieme, pubblico,
privato, privato sociale, famiglie, il nuovo modello, progettando delle risposte che
magari non si pensano neanche di inventare negli schemi della rigidità del servizio
pubblico. Invece, ci sono risposte che hanno dato ottimi risultati negli altri Paesi
europei, non vedo perché non li potremmo sperimentare in Italia, dal momento che
siamo, tra l'altro, una delle nazioni in cui c'è un welfare molto diffuso, molto diverso e
molto articolato.
Io voterò questo Bilancio, perché penso che sia un dovere - anche se ci sta stretto -
votare un atto che consente lo svolgimento dei servizi, e mi auguro che lo faremo tutti
insieme, perché qui non si tratta di maggioranza e minoranza, si tratta di capire come
insieme riusciremo a correggere qualche procedura per arrivare nel 2015, anno in cui io
spero - poi ce lo dirà il nostro Sindaco e Presidente dell'ANCI - il Patto di Stabilità
venga allentato, così io ho sentito indicare a livello nazionale, per capire come potremo
lasciare dei segnali di cambiamento che consentano alla tornata amministrativa del 2016
di poter camminare su dei modelli rinnovati, più consoni a quello che è oggi il bisogno
sociale.

MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario)
La parola al Consigliere Cassiani.

CASSIANI Luca
Il mio è un emendamento alla proposta di mozione che i Consiglieri hanno presentato,
la proposta di mozione di accompagnamento alla deliberazione di Bilancio, che avrebbe
voluto e potuto essere una mozione ad hoc, ma evidentemente le regole non lo
consentono. Pertanto, è un emendamento che è nella scia di quello che i Colleghi hanno
già evidenziato - in particolare il Consigliere Centillo -, e ha come oggetto la tutela dei
lavoratori svantaggiati che operano nei servizi di manutenzione del verde cittadino.
È una particolare e peculiare situazione molto delicata, poiché Torino, da questo punto
di vista, rappresenta, sul livello nazionale, una delle eccellenze per quanto riguarda
l'inserimento lavorativo, secondo il Regolamento 307, di persone svantaggiate e
disabili. In questi anni, anche attraverso il lavoro fatto con le cooperative, siamo riusciti
ad inserire un numero...

MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario)
Mi scusi, Consigliere. Visto che non abbiamo problemi di numero legale, se uno vuole
ascoltare gli interventi dei Consiglieri sta in Aula, se no può anche uscire, visto che ci
siamo dati un lavoro di un certo tipo.
Prego, Consigliere Cassiani.

CASSIANI Luca
È una cosa molto rapida. Dicevo, in realtà in questi anni abbiamo raggiunto l'eccellenza
nazionale per quanto riguarda l'inserimento lavorativo di persone svantaggiate e
disabili, e in particolare il rapporto con le cooperative del nostro territorio, da questo
punto di vista, è assolutamente uno straordinario lavoro di inserimento.
Io so per certo che l'Assessore si renderà conto che da una parte c'è un problema di
svolgimento del servizio che verrebbe meno, dall'altra c'è un problema di cessazione
dell'inserimento dei succitati lavoratori svantaggiati, che ovviamente non avrebbero
alcuna altra possibilità di reperire una collocazione lavorativa.
Dobbiamo anche dire che, attraverso l'ottima resa e il buon esito di quella gara, è stato
inserito un numero di addetti ben più alto di quelle che erano le 65 unità previste,
arrivando a 108 lavoratori. Questo perché le cooperative, da questo punto di vista,
hanno cercato di includere il più possibile, all'interno di quell'appalto, i numeri che
sappiamo.
Su questo, Assessore, chiediamo il suo impegno, ma ovviamente, da questo punto di
vista, l'Aula ripone la massima fiducia: si tratta di ripristinare la somma del livello di
spesa del 2013 per 318.000,00 Euro, imputandola al codice di intervento segnalato
nell'emendamento, che è il 1090603, entro il 30 novembre 2014. Perché questo? Perché
evidentemente, con questo impegno da parte dell'Aula e altrettanto da parte degli Uffici
e dell'Assessore, possiamo consentire a queste persone di continuare l'attività
lavorativa, e quella somma consentirebbe di poter far fronte agli stipendi fino a quella
data.
Ora, noi dobbiamo prenderci un impegno reciproco - Giunta da una parte e Consiglio
dall'altra - e impegnarci ovviamente non solo a votare la mozione di accompagnamento,
ma a dare corso a questo, che, mi rendo conto, è un impegno che difficile, ma
sicuramente è tra le massime priorità che la Giunta deve avere come obiettivo, perché è
evidente che non tutti i tagli sono uguali e - come diceva il Consigliere Centillo - qui si
va a toccare settori particolari della vita lavorativa del nostro territorio, già svantaggiati
per una serie di condizioni che conosciamo.
Quindi, chiedo all'Assessore questo impegno, che lui ci esprimerà attraverso il parere
favorevole alla mozione di accompagnamento che abbiamo presentato, sperando di
poter stare nei tempi certi che la mozione nell'impegnativa indica nel 30 novembre
2014.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Bertola.

BERTOLA Vittorio
Io vorrei intervenire su un particolare specifico, dato che la mia Collega ha già espresso
bene la nostra posizione e la nostra analisi su questo Bilancio. Però sono stato stimolato
dall'intervento del Consigliere La Ganga e poi anche di alcuni altri Consiglieri della
maggioranza che sono intervenuti, a fare anche un po' di discussione, se volete di livello
un pochino più elevato, rispetto ai singoli emendamenti o alla singola destinazione di
cifre che sul nostro Bilancio sono anche relativamente ridotte, perché io ho sentito dire
che dobbiamo prepararci ad una situazione in cui non sarà più possibile fornire i servizi
che sono stati forniti in passato e anzi, se quest'anno va male, l'anno prossimo andrà
ancora peggio e arriveremo a non poter proprio più fornire i servizi. Quindi dobbiamo
pensare ad un nuovo modello di fornitura di servizi.
Però allora credo che dovremmo capire che cosa non andava in quello vecchio, cioè
come mai adesso non riusciamo più a fornire servizi, ma 10 anni fa, 20 anni fa, 30 anni
fa li si poteva fornire? Perché non credo che gli italiani in questi 20 anni siano diventati
più stupidi, siano diventati più fannulloni e meno produttori di ricchezza o meno capaci
di mantenere un'economia, una società, di quanto non fossero magari le nostre
generazioni precedenti.
Per cui, chiaramente, la mia generazione, che è dei quarantenni, poi trent'anni e
vent'anni, si chiede come mai noi siamo quelli sfortunati che dovranno pagare per non
si capisce cosa.
Ci sono tanti fattori, sicuramente anche globali, che vanno anche un po' oltre la
questione del Bilancio, però a me colpisce prendere il nostro Bilancio e scoprire che un
quinto delle nostre entrate va a pagare interessi, mutui e restituzione dei debiti. Un
quinto. È la stessa cifra sostanzialmente che il Comune spende in beni e servizi per fare
i famosi servizi al cittadino che deve fornire. Per cui, ormai, ogni 5,00 Euro che i nostri
cittadini pagano di tasse, 1,00 Euro va alle banche.
A parte che ci sarebbe da aprire il discorso sulla sovranità monetaria, sul debito, su tante
cose, però, nei limiti costretti di un Bilancio comunale, questo è un grosso peso che ci
portiamo avanti, perché, considerando che poi ovviamente le spese di personale sono la
parte più forte, se volete anche obbligate, chiaramente questo sì che ammazza la
possibilità di fornire servizi.
Allora forse bisognerebbe fare una riflessione sul fatto che negli ultimi 20-30 anni la
politica ha caricato di debiti degli Enti Pubblici, le casse pubbliche e spesso magari per
investimenti, per spese utili, ma anche spesso semplicemente per sprechi, per gente che
se ne è approfittata in ogni modo, di tutti i colori, non mi riferisco ad un partito
specifico. Quindi, forse ci vorrebbe anche un'ammissione di responsabilità su queste
cose. Invece siamo di nuovo qui, con tutti che dicono: "Approviamo il Bilancio, però
troveremo i soldi per il welfare. I tagli sono inaccettabili".
È comprensibile, è chiaro che, se mi chiedete se sia giusto tagliare i soldi al welfare,
anche per noi i tagli sono inaccettabili, però bisogna anche capire qual è il modello con
cui vogliamo fornire queste cose, perché io ho sentito anche parlare di più efficienza,
ma non ho capito se si intenda più efficienza nella fornitura dei servizi per il welfare, e
il modello che 10 anni fa erano tutti dipendenti pubblici, comunque con un contratto a
tempo indeterminato, garantiti, eccetera, adesso sono dipendenti o soci di cooperative,
magari presiedute peraltro da politici del Partito Democratico, che pagano la gente 4,00
Euro all'ora. Allora non ho capito se il modello di efficienza del nuovo modello di
fornire servizi è inquadrare la gente in maniera precaria e sottopagarla.
Io, invece, aprirei volentieri una discussione su qual è il nuovo modello di rapporti tra
privato e pubblico, eccetera, che vogliamo fornire, perché onestamente non si capisce
dove la politica voglia andare a parare. Io chiedo a voi che governate, amministrate, e
siete quelli esperti - perché adesso, in generale, come partiti, sono 20 anni che
amministrate la Città e per metà di questi 20 anni avete amministrato anche la Regione e
lo Stato nazionale -, qual è la visione di società, di nuovo rapporto tra privato e pubblico
che volete costruire, l'idea che avete in mente? Perché, senza tirare in ballo il Presidente
del Consiglio, che adesso dichiara che l'articolo 18 è una iattura, e due anni fa diceva
che l'articolo 18 era fondamentale, e non si capisce che idea abbia di modello di lavoro,
non si capisce e onestamente non si vede una strategia, non si vede altro che una
gestione alla giornata delle cose, cercando magari di trovare i 50.000,00 Euro qua, i
100.000,00 Euro là. Capisco che questo faccia anche parte dell'Amministrazione, però è
preoccupante non vedere un progetto di lungo termine, perché, tra l'altro, questa
sensazione che non ci sia un progetto di lungo termine, una visione di lungo termine, fa
il paio con la sensazione che la società si stia disgregando, perché ormai abbiamo intere
parti della città che sembrano non dico fuori controllo, ma in cui, se il controllore va a
chiedere il biglietto, arrivano in 20 e lo menano, a meno che non arrivi la Polizia a
difenderlo. Per cui, c'è la sensazione crescente nei cittadini - quelli che ancora si
sentono parte di una società che paga le tasse e rispetta la Legge, eccetera - che ci sia
una parte crescente di società che sta fuori da questo mondo, che sia una società
parallela che vive senza regole e fa un po' gli affari propri.
Allora forse è su questo che bisognerebbe arrivare - tutti insieme, non è che adesso ce
ne vogliamo chiamare fuori - a dare, soprattutto ai cittadini a cui si chiede di pagare le
tasse e di rispettare le Leggi, la sensazione che ci sia una visione, che allora, va bene,
non riusciremo più a fornire servizi e andremo in pensione a 70 anni, eccetera, ci
dovremo pagare le case di riposo e la Sanità, però almeno che ci sia una visione di una
vivibilità sostenibile, perché al momento questo assolutamente non c'è.
Comunque, la cosa che in realtà volevo dire è che è giusto l'invito a trovare i soldi per il
welfare, speriamo che si riesca a fare, eccetera; noi, nel nostro piccolo, abbiamo voluto
fare un gesto concreto, invece di limitarci a parlare, e quindi abbiamo presentato un
emendamento, il quale emendamento va a tagliare 7.000,00 Euro dai fondi del
Consiglio Comunale, e specificamente dai Fondi di funzionamento di rappresentanza
del nostro Gruppo Consiliare, visto che noi abbiamo speso circa 800,00 Euro, ne
abbiamo ancora circa 8.000,00, pensiamo che con un migliaio di Euro arriveremo
abbondantemente a fine anno, restituiremo quello che avanzeremo, e quindi in questo
momento pensiamo di poter restituire 7.000,00 Euro, che siamo disponibili a bonificare
in qualunque momento alle casse del Comune. Abbiamo proposto l'emendamento in
Bilancio per mettere questi soldi sui capitoli del welfare, ovviamente nel grande
calderone, perché a livello di Bilancio c'è un grosso calderone, e poi vedrà l'Assessore,
vedrà l'Amministrazione quali sono le cose più bisognose per cui utilizzarli.
È un piccolo gesto, perché ovviamente 7.000,00 Euro non cambiano la possibilità di
fornire servizi, ma a qualcuno magari permetteranno di fare qualcosa, e sarebbe bello se
anche altri Gruppi Consiliari volessero unirsi a questo gesto.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Curto.

CURTO Michele
Signor Sindaco, Assessore Passoni, credo che la discussione che stiamo facendo oggi
sia una discussione che vede forse anche un cambio di percezione fra di noi.
Come diceva prima il Consigliere Appendino, siamo tutti più d'accordo, siamo tutti
d'accordo sulle cause; adesso ci resterebbe da capire che cosa fare.
Permettetemi, prima di tutto, di segnalare che siamo più d'accordo di un tempo sulle
cause. Ho avuto modo di registrare i dibattiti, in questi anni in questo Consiglio
Comunale, dei dibattiti che ci hanno portato immediatamente ad una accelerazione della
nostra percezione sulla situazione della Città.
Ricordo nel 2011, quando ci insediammo, eravamo ancora lì a terminare il
Centocinquantenario della Festa dell'Unità d'Italia, a finire una campagna elettorale,
che oggettivamente si è consumata fra una polentata degli Alpini e una sfilata dei
Bersaglieri, e rapidamente ci siamo trovati a dover assumere la consapevolezza che la
Città era in una situazione diversa, per quanto mi riguarda, da come era stata descritta.
E forse ci abbiamo messo un po' di tempo - non tutti allo stesso modo - per capire che la
situazione era in un quadro di gravità locale, nazionale e internazionale, tale da
richiedere di ripensare il nostro modo di agire, ma soprattutto il modo con cui ci
relazioniamo ai diritti e ai servizi ai cittadini.
Ancora oggi io penso che si parli poco dell'origine della situazione odierna della crisi
finanziaria che ci attanaglia, perché, prima di tutto, questa è la ragione della difficoltà
economica, non solo dell'Italia, ma dell'economia globalizzata.
Si dimentica sempre una cifra, che io invece vorrei ricordare. Io sono del 1980; quando
nascevo, per ogni Euro di economia reale, allora si diceva per ogni Dollaro di economia
reale, esisteva un Dollaro di economia valutaria, finanziaria.
Oggi 2013, 2014, per ogni Euro di economia reale, esistono 8,00 Euro di economia
finanziaria. Cioè, i sette ottavi della ricchezza virtuale del mondo sono falsi. E questa
massa di denaro che cresce, giorno dopo giorno, mese dopo mese, in realtà tende da un
lato ad impoverire i produttori di ricchezza reali, i produttori di economia reale, siano
essi i contadini, i piccoli proprietari o i lavoratori; il lavoro ha perso non solo la sua
identità, ha perso la sua autorità: nel rapporto fra capitale e lavoro, il capitale è al potere
e il lavoro non ha più neanche la possibilità di astenersi dal lavoro. E dall'altra parte
assistiamo sempre di più alla concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi.
Io credo che questo debba essere il dato da cui dovremmo partire. Questo è il dato da
cui dovrebbe partire l'azione del Governo italiano: il 10% della popolazione che detiene
oggi il 50% della ricchezza, e il 10% più povero della popolazione che ha meno del 3%
della ricchezza nazionale.
Se partissimo da qui, probabilmente leggeremmo diversamente le cose che stanno
succedendo nel Paese. Leggeremmo diversamente anche la crisi industriale;
leggeremmo anche diversamente il contributo che in quella crisi industriale dovrebbe
apportare il sistema d'impresa.
Mi fa sorridere come nessuno si stia ponendo il problema che non solo la contrazione
dei consumi, ma la modificazione di chi può consumare sta determinando un
accrescimento dell'ingiustizia sociale. Faccio un esempio: se tutto il mondo
dell'impresa concentrasse la propria offerta - anche l'impresa pubblica, anche l'impresa
locale -, offrendo a quel 10% della popolazione che ha la possibilità di acquistare i
servizi, inevitabilmente noi assisteremmo non solo ad una accresciuta crisi industriale,
che porterebbe ad una contrazione dei posti dei lavoratori, ma anche alla contemporanea
scomparsa di diritti conquistati e acquisiti nel tempo.
Guardate, è quello che è successo al sistema dei trasporti italiano, pensate ai treni Notte
versus Alta Velocità: per carità, fa piacere poter raggiungere Roma, Napoli - Napoli
meno -, Milano e Venezia in poco tempo, ma vedere il numero di passeggeri e la loro
composizione sociale, dovrebbe farci dire che c'è una parte del Paese che non ha più
diritto a spostarsi.
Pensare alla modificazione che ha avuto Alitalia in questi giorni, in queste settimane, e
che tanto porta al nostro territorio, dovrebbe farci riflettere di come sia stata una grande
conquista, alla fine degli anni Novanta, all'inizio degli anni Duemila, il diritto alla
mobilità aerea di massa, e di come sempre di più, invece, la contrazione, appunto, la
trasformazione dei consumi e la concentrazione dei consumi nelle mani di quel 10% di
chi "per tutto il resto c'è MasterCard", per capirci, porterà anche ad una scomparsa dei
diritti fondamentali. Questo anche nella nostra città.
Ed è per questo che, davanti a un corpo sociale che rischia di lacerarsi, a una ferita
sempre più forte, l'obiettivo, la priorità dovrebbe essere unire questo Paese e non
dividerlo.
Rispetto alle cose che stanno capitando in queste ore, il tema non dovrebbe essere dare i
diritti a Marta, togliendoli a suo padre, ma semmai capire come Marta e suo padre
possano camminare insieme verso il futuro, nel lavoro, nella scuola, nella vita.
In un momento come questo, noi dovremmo fare del motto che è caro alla sinistra - e
non solo - "libertà è partecipazione", un modo di intendere la società e un modo di
intendere un modo con cui si amministra la società; invece, pare che una certa parte
della cultura del centrosinistra abbia smarrito questa vocazione.
"Libertà è partecipazione" è diventata "Libertà e partecipazione" e poi è diventata
"Libertà contro partecipazione".
Non possiamo che analizzare così le proposte, l'idea, la contabilizzazione dell'altro
bilancio, quello sociale di questo Paese, quello politico, democratico. Posso dirlo? In
profondo rosso.
Come si può giudicare diversamente l'idea che faccio scomparire le Province e le
sostituisco con l'Area metropolitana? Faccio scomparire quei Consigli, quelle strutture
di Governo e le sostituisco con che cosa? Sono evaporate le competenze delle Province?
O piuttosto sono state concentrate? In un momento in cui avremmo bisogno di un
modello a intelligenze diffuse, a partecipazione ampia, invece assistiamo a un
accentramento della concentrazione dei poteri.
Come si può pensare che il futuro è un Senato di nominati? Un distillato... Fate voi,
insomma.
In questo, anche il nostro Bilancio, il processo che porta ai nostri Bilanci credo che vada
analizzato prima di tutto nei termini del bilancio sociale politico e poi di quello
economico.
L'abbiamo già detto, l'avete già detto tutti, approvare un Bilancio Preventivo a
settembre è, di fatto, una violenza di quest'Aula democratica, un'usurpazione. Ma non
solo. Pensare, dalla sera alla mattina, dopo aver tagliato 19 milioni di Euro, di
depositare sulla pagina web 8 milioni di Euro di tagli è veramente macelleria sociale,
oltre che pochissimo rispetto nei confronti di chi sul territorio, quotidianamente, prova a
rappresentare, signor Sindaco, il pianoterra dell'impalcatura democratica, come direbbe
Diego Novelli, il punto più vicino di contatto con i cittadini. Fare una cosa di questo
tipo vuol dire avere un'idea autoritaria della politica e, soprattutto, un'idea che la
società, le sue forme di organizzazione, le sue rappresentanze non hanno potere.
Insomma, io non so se sia boyscout o massone, certo però che come massone si
comporta.
Da questo punto di vista, io credo che gli 8 milioni di Euro di tagli consegnino a noi una
trasformazione netta della percezione del nostro Bilancio. Per chi si era illuso, per chi
aveva accettato il racconto che un Bilancio possa essere tecnico, io credo che gli 8
milioni di Euro di taglio consegnino chiaramente un mandato politico.
E meno male che abbiamo un Assessore al Bilancio che è una formica, che aveva
accumulato da parte un piccolo tesoretto di 4,2 milioni, che è comparso al momento
giusto. Semmai è una formica poco sociale, perché questa era un'informazione poco
condivisa, però sicuramente non è una cicala. Il che oggi ci permette, politicamente, di
valutare altro.
Però, non possiamo non decidere insieme, e lo ribadisco, decidere insieme. Presidente,
io so che lei ha fatto 100.000 equilibrismi, e la ringrazio, per permettere ai Gruppi in
questo Consiglio Comunale di poter emendare quello che non ci si poteva permettere e
non ci si voleva permettere di emendare, però io faccio notare che a questo momento,
pur essendo significativo il numero degli emendamenti, ci avviamo a votarli nelle
prossime ore con il rischio concreto, anzi, per i bene informati e per chi già sa come
andrà a finire, che non ci sia neanche un emendamento del Consiglio Comunale, che la
volontà del Consiglio Comunale venga confinata, ristretta nelle mozioni di
accompagnamento, rispettabilissime, e da rispettare soprattutto, ma che la volontà del
Consiglio Comunale venga rimandata, confinata, angolata, chiusa nelle mozioni di
accompagnamento. Presidente, io penso che questa cosa non sia accettabile. Certo, non
è che possa approvare lei, d'imperio, gli emendamenti, ma io credo - e lo dico ai
Colleghi - che reimpossessarci del diritto emendativo che abbiamo sul Bilancio
comunale sia una forma chiara, palese di reimpossessarci del diritto a scrivere il futuro
di questa città.
Allora, è chiaro che, davanti agli 8 milioni di Euro di tagli, rispetto alla situazione che
abbiamo descritto prima, ci troviamo con una sfida nuova, più ampia della discussione
del Bilancio. È come se avessimo il corpo di un malato che si allunga, nel momento in
cui la coperta, mano a mano, si restringe: è ovvio che in queste condizioni non solo i
piedi, le caviglie, le ginocchia, le cosce, rischiano di rimanere scoperti e quindi noi
abbiamo un compito nuovo di ridisegnare il modello con cui governiamo la città e con
cui eroghiamo i servizi alla città.
In questo, la sfida della sussidiarietà, io la chiamo in un modo diverso, della mutualità,
perché la sussidiarietà ipotizza che io lascio fare al livello subordinato quello che sa già
fare, senza bisogno di accentrare su di me. Invece la mutualità è l'idea dell'interazione
perpetua e gratuita dei soggetti, l'idea della partecipazione orizzontale, l'idea di partire
dall'aumentata resilienza del corpo sociale.
E su questo la nostra Città - lo dico al Consigliere La Ganga - in questi anni ha già
inventato molto. Si tratterebbe di portare a sistema. È di pochi giorni fa - e mi ha fatto
sorridere - la discussione-provocazione lanciata dal Sindaco di Roma, Ignazio Marino,
che ha proposto di pagare 30,00 Euro al giorno le famiglie che sono disponibili ad
accogliere i rifugiati in arrivo dall'operazione Mare Nostrum. Un modo - io credo -
concreto di un Amministratore locale di un'importante Città di far quadrare i conti, ma
soprattutto di provare a non lacerare il suo corpo sociale.
Ebbene, quella cosa a Torino la facciamo già, si chiama "asilo diffuso", coinvolge
cittadini e cittadine e famiglie di questa città in un piano di accoglienza; fa incrociare
bisogni. Così come già da anni, in questa città, anziani soli ospitano studenti universitari
che hanno bisogno di una casa, generando un surplus che neanche il pur accorto
Assessore Passoni potrebbe contabilizzare, perché va al di là della nostra capacità di
scrivere i numeri. È la città che resiste alla crisi a modo suo.
Vi racconto questo episodio, perché mi fece sorridere e mi diede speranza. L'anno
scorso ero in via Paisiello per la campagna elettorale; andai al quarto piano da quella
che era stata la mia sarta storica, che mi fece conoscere tutto il suo palazzo. Arrivando
al primo piano incontrai una signora napoletana, che mi offrì un dolce che si chiama
zeppola; dopo la prima, me ne offrì una seconda e io le dissi: "Guardi, sinceramente no,
perché se no finisco la campagna elettorale che sono il doppio", e lei mi disse: "Ma io,
adesso che faccio le scale, ne posso mangiare anche più di una". Allora le chiesi perché
facesse le scale adesso, e lei mi raccontò che in quella casa, fino a poche settimane
prima, viveva una signora con il deambulatore e che, siccome era una casa di poveri,
non potevano pagare più l'ascensore, perché l'ascensore si era rotto, e non potevano più
pagare la manutenzione, anche perché c'erano delle morosità, allora hanno bloccato
l'ascensore e si sono accordati fra di loro per scambiarsi le case. E tutti i vicini li hanno
aiutati a spostare i mobili.
Non è quella la gestione, Sindaco, ma è la rappresentazione di una città che - come
spesso dice lei, e per quanto abbiamo un rapporto dialettico, io questo glielo riconosco -
resiste e prova a dare del tu alla crisi nella sua capacità plurale.
Allora, cosa può fare la politica davanti a questo tipo di città? Chiaramente provare a
riscrivere i servizi ed avere una visione chiara della città che vuole.
Per questo arriviamo al punto dei nostri emendamenti, arriviamo al punto della
discussione su questo Bilancio.
Punto n. 1. In un momento così, possiamo anche pensare di rifarla la coperta, basta che
non sia una tela di Penelope, ma non la possiamo accorciare. Allora, io conosco un solo
modo con cui solitamente si dice: "Welfare per primo, zero tagli al welfare". Poi, io
condivido la mozione di indirizzo presentata dai Consiglieri Centillo e Genisio, la firmo
e la voterò, ma la strada maestra è una ed è soltanto una e si chiama emendamento al
Bilancio, reperimento di risorse e, possibilmente, riduzione, in questo momento, in
questa fase, dello iato che c'è fra quello che ci serve e quello che dovremo trovare.
Mancano 7 milioni, se ho capito bene cinque e mezzo nostri, forse tutti e 7 di risorse
comunali, sono tanti, soprattutto rispetto al non impegnato, sono troppi per poter gestire
i servizi fino a fine anno e sono già di più - Sindaco, io questo glielo voglio dire, perché
se no non parliamo della carne, delle donne e degli uomini di questa città -, noi
chiudiamo questo Bilancio accedendo alla deliberazione Cavallero; una deliberazione
che abbiamo contestato politicamente, perché tagliava i diritti ai non autosufficienti.
Eppure chiudiamo questo Bilancio così.
Allora c'è una distanza fra il Bilancio dei diritti in questa città e il Bilancio che
approveremo in questo Consiglio Comunale, e io quella distanza la voglio accorciare.
Se no non siamo buoni amministratori di questa città.
Per questa ragione, Sindaco, io mi rivolgo a lei, che è l'unico che in questa fase può
presentare emendamenti, io sono disponibile a ritirare i nostri, noi come gruppo di
Sinistra Ecologia e Libertà siamo disponibili a ritirare i nostri: cerchiamo le risorse
necessarie, con tutte le nostre forze, adesso, nell'assestamento, con tutte le nostre forze.
Non possiamo accorciare la coperta. E, soprattutto, non possiamo non avere una visione
chiara della città che vogliamo.
In questo, non come ha detto l'Assessore Passoni l'altro giorno, nella passione per
quello o quell'altro particolarismo della città, per quella o quell'altra stakeholders - se
ricordo bene - della città, poniamo una questione sul servizio di manutenzione dei
parchi, ma perché quella è una cartina di tornasole di come intendiamo la città.
Numero uno. Soltanto chi non li frequenta può dubitare che oggi i parchi siano
probabilmente l'unico luogo pubblico di socialità alternativo ai supermercati. Basta
andare il sabato, o la domenica, in uno dei parchi della città per vedere la dimensione
popolare che oggi hanno i parchi. Ovviamente ci sono le biblioteche, però c'è una
fruizione diversa.
Numero due. Ne abbiamo discusso tante volte. O ci limitiamo a fare i censori di quello
che viene deciso da un'altra parte, oppure non possiamo lamentarci che nelle gare
d'appalto - e su questo condivido l'impostazione dell'Assessore Passoni - saltino i posti
di lavoro e soprattutto retrocedano i diritti reali delle persone e poi non fare differenza
fra il modo con cui applichiamo le gare d'appalto.
La gara della manutenzione parchi è una gara all'onor del mondo, dove non si applica il
massimo ribasso, dove viene esclusa la competizione sui costi del personale; è una delle
pochissime gare, forse l'unica, che rispetta i criteri degli svantaggiati, in questo
momento. Perché possiamo cambiare tutto, Collega La Ganga, ma se in una dinamica di
spending review, come diceva l'Assessore, che nel breve ci fa credere che stiamo
riducendo la spesa pubblica (questa "nemica"; io invece la trovo un elemento di
redistribuzione sociale straordinaria), ma che in realtà generiamo nuove marginalità
sociali, che nell'emergenza ci costano di più, io credo che stiamo cambiando per il
peggio e non per il meglio.
In altri termini, se noi lasciamo a casa le persone che oggi hanno trovato una speranza
nei servizi lavorativi, partendo da una condizione di svantaggio, noi dopodomani quelle
persone ce le troveremo a doverle assistere con i nostri servizi. Quindi è un errore
imperdonabile.
Noi crediamo profondamente che la città debba aprirsi alle nuove culture, alle nuove
idee, alle nuove energie e che debba avere un modello di governo molto più diffuso,
orizzontale e policentrico di quello che ha avuto in questi anni.
È ovvio che in una fase distributiva si tende a concentrare la filiera delle decisioni,
perché si tende a massimizzare l'efficienza. Ma in una fase di contrazione, Sindaco,
abbiamo bisogno di mettere a sistema il capitale umano, perché rappresenti una delle
leve di riscatto di questa città.
Per questa ragione, non solo abbiamo bisogno di cambiare i servizi pubblici, ma
abbiamo bisogno anche di cambiare chi eroga e chi governa i servizi pubblici. La
domanda è: Marta, oltre a dover rinunciare all'articolo 18, se ha le competenze, può
governare l'AMIAT, la SMAT, la GTT? O soltanto suo padre, già in pensione - perché
l'80% dei nostri amministratori sono già in età pensionistica e godono già dei
trattamenti pensionistici - può ambire a governare quelle partecipate?
Spero che su questo siamo d'accordo. Per questa ragione, come Gruppo di Sinistra
Ecologia e Libertà, abbiamo presentato una proposta di mozione di accompagnato al
Bilancio, con cui chiediamo non solo, come dice il decreto Madia, di non nominare
persone in quiescenza retribuita, in senso lato; io eviterei l'interpretazione della norma,
è un concetto quello che deve passare, liberatorio per una generazione.
Dall'altra parte, entro il 31 dicembre, chiediamo anche un passo indietro a chi invece
già occupa quelle posizioni, per un grande momento di ricambio, non solo
generazionale, ma delle energie al governo di questa Città.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Carbonero.

CARBONERO Roberto
L'opposizione, quella vera, quella tosta, durante la discussione del Bilancio si presenta
con i libroni, dice che non ci ha dormito sopra un po' di notti, incomincia a tirare fuori i
numeri e spiega come l'anno prima quel capitolo di Bilancio era sbagliato, forse era
meglio quest'anno, forse due anni fa erano stati ancora più bravi, eccetera.
Questa volta non me la sono proprio sentita, perché era come arrivare con un bazooka
davanti al furgone della Croce Rossa, anche perché a guidarlo ho visto un
impegnatissimo Assessore Passoni, che ha cercato veramente di inventarsi l'impossibile
per far quadrare il Bilancio.
Però, voglio anche rispondere a quello che il Sindaco spesso dice quando noi invece ci
trinceriamo dietro le barricate e facciamo l'opposizione dura, cioè che non siamo mai
propositivi. In funzione di questo, voglio sposare quello che ha detto prima il
Consigliere La Ganga, cioè vedere una prospettiva di collaborazione ampia, soprattutto
da chi può, in questo momento, dare una mano alla Città, che possono essere i
pensionati.
Però, dovete consentirmi anche una piccolissima parolaccia, perché sto pensando a quel
povero coglione del pensionato Pautasso, che decide di dare una mano a questa Città.
Però, contemporaneamente, si rende conto che il 40% degli utenti dei mezzi pubblici
non paga il biglietto, che il 50% di chi trasgredisce il Codice della Strada non paga le
sanzioni, perché o ha una targa straniera, e non si fanno le verifiche, oppure non esiste
neanche l'auto, perché non ha il libretto di circolazione, l'autista non ha una residenza,
eccetera.
Poi va al pronto soccorso e vede che il personaggio strano di turno prende a pugni o
sputa in faccia alle infermiere e passa prima di tutti e lui paga il ticket. Poi si rende
conto che non siamo stati capaci di vendere le partecipate come andavano vendute,
perché vendendo solo il 49% noi manteniamo un carrozzone che non va avanti, perché è
un bacino elettorale immenso e che bisogna conservare a mani strette. Poi abbiamo tutta
la dirigenza di quelle partecipate, che sono gli amici trombati della politica, che costano
tanti soldi, ma continuano a rimanere lì.
Poi arriviamo a due anni fa, alla fuga dalla porta di servizio, anche se per raggiunti
limiti di età, di un city-manager che costava quasi 400.000,00 Euro all'anno, che è
sparito nel nulla, nonostante sia ancora perseguitato dalla legge. Al suo posto abbiamo
messo uno che paghiamo forse 100.000,00 Euro in meno, che però mi piacerebbe capire
cosa ha cambiato in questa Amministrazione in questi due anni. Senza nulla togliere al
suo operato, però non ho visto nessun risultato, nessun cambiamento per migliorare la
macchina comunale. E non ho assolutamente niente contro questa persona.
Allora ecco dove sono i cambiamenti. Quando noi vi chiedevamo di vendere le
partecipate, non solo fino al 49% per mantenerne il controllo, ma per poter incassare al
meglio e darle in mano a persone capaci, che possano cambiare questo sistema di
conduzione delle partecipate, forse qualche soldino in più sarebbe cominciato a entrare.
Se fossimo stati capaci di fare in modo che tutti pagassero i servizi pubblici, forse
qualcosa poteva cambiare. Forse dimostravamo al pensionato Pautasso che se ci dà una
mano le cose cambiano. E allora a lui viene voglia di dare una mano, perché si sente
cittadino attivo di una Città che non lo frega tutte le volte che si gira, ma che gli dà una
mano a vivere meglio anche a lui.
Allora, per l'ennesima volta, la proposta costruttiva è questa, proviamo a fare
cambiamenti di questo tipo. Ce ne sono di cose non fatte: gli immobili occupati, la
vicenda CSEA, cose che andavano viste e riviste, su cui bisogna dimostrare cosa era
successo, perché qualcosa cambiasse veramente. Invece niente. Si lascia scivolare tutto
via. "Dai, tanto se ne dimenticano; lascia stare, non importa. Vai che è così, vai che non
se ne accorgono".
Allora, diventa difficile. Allora, non è più una questione di Bilancio. Non è una
questione di mancanza di risorse economiche. Non c'è la volontà politica e
amministrativa di voler cambiare le cose, perché è scomodo cambiare, perché è più il
malcontento che il contento. Ad accontentarsi poi alla fine sono solo i cittadini. Ma chi
se ne frega? Ma vuoi mica scontentare l'amico dell'amico del manager? Ma no. Quelli
non si scontentano mai. Perché quelli, quando è il momento di andare alle elezioni, ci
portano i voti, sono quelli che ci danno una mano, anche economicamente, a vincere.
Ma a vincere che cosa? La disperazione? Basta.
L'Amministrazione è fatta di 40 persone che insieme cercano di arrivare a un risultato e
lo fanno insieme. Abbiamo dimostrato di essere in grado di poterlo fare, con una
proposta. Però, a monte ci deve essere la dimostrazione che non si fa diventare manager
l'amico, che non si dice: "Ah, ragazzi sono 100.000,00 Euro in meno", ma di che cosa?
Del nulla, perché io non ho visto nulla. Abbiamo risparmiato 100.000,00 Euro per il
nulla.
Allora, proviamo a girare la chiave, proviamo a vedere cosa c'è dietro questa porta,
tiriamo fuori tutti i mobili vecchi e ammuffiti, diamo una pulita alla stanza e dopo
finalmente viviamola tutti insieme, facendo in modo che tutti la manteniamo pulita e
bella, tutti insieme. Non sempre e solo ad accontentare l'amico dell'amico, dell'amico,
che poi ci porta a cercare di evitare di sparare sulla Croce Rossa.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Liardo.

LIARDO Enzo
In base a quello che ho appena sentito dagli interventi che mi hanno preceduto,
possiamo anche affermare una cosa. E lo vorrei sentire anche dai Colleghi della
maggioranza e anche dal Sindaco. Da quando sono Consigliere in questa
Amministrazione, non ho mai attribuito al Sindaco colpe che non ha, perché in effetti
quando sono state prese certe decisioni strategiche per questa Città, il Sindaco Fassino
non c'era, come non c'erano tanti Consiglieri della maggioranza.
Però, il Sindaco sa benissimo, proprio perché è Presidente dell'ANCI, che la situazione
in cui versa Torino è sicuramente tra le più difficili rispetto ad altre Città italiane, che
hanno veramente una vocazione turistica, che riescono ancora a sopravvivere,
nonostante una crisi che sta attanagliando il nostro Paese.
Io ho sentito il Consigliere Altamura parlare di Federal Reserve e dei massimi livelli
della terra. Per affrontare i problemi rimaniamo nel nostro ambito, perché questa Città
purtroppo è vittima di scelte sbagliate, fatte in anni fondamentali: parlo degli anni
'70/'80.
Questa è una Città che ha avuto la fortuna - noi dell'opposizione diciamo sfortuna - di
essere amministrata sempre dallo stesso colore politico. Ciò ha consentito anche una
progettazione delle vostre scelte e, nonostante tutto, ci siamo trovati di fronte a una
situazione intollerabile.
Anch'io sono convinto che l'Assessore Passoni ci stia mettendo tutta la passione.
L'altro giorno in Commissione gli ho anche fatto una battuta, chiedendogli se ogni tanto
ha gli incubi la notte, pensando agli sprechi di questa Città, di cui anche l'Assessore
Passoni, mi spiace dirglielo, è responsabile. E questa Città, negli anni, ne ha fatte di
cose.
Il Consigliere Carbonero ha iniziato a fare l'elenco della spesa; io vorrei finirlo, non per
ripetere sempre le stesse cose, però ricordando i vostri sbagli del passato, magari non ne
avremo in futuro. Voglio solo citare la vicenda della Bellini. Io sto denunciando
questioni oltre i 15 milioni di Euro, non sto denunciando il piccolo contributo a pioggia.
(INTERVENTO FUORI MICROFONO). Lo so Sindaco, la realtà è questa. Vedo che
lei sbuffa, però bisogna anche sentirsele dire certe cose, perché siete voi i responsabili.
Dicevo, i progetti sulla Bellini, che non hanno avuto nessuno sbocco. Parliamo di
Lumiq, sappiamo la fine che ha fatto. Il parcheggio inutilizzato a Stura. Il PalaFuksas,
l'Arena Rock. Ma sapete quanti milioni di Euro sono? Assessore Tisi, sa quante risposte
potrebbe dare oggi rispetto a quegli investimenti assurdi? Eppure, sono stati fatti.
Senza contare le associazioni che, attraverso le Circoscrizioni, hanno avuto
finanziamenti a pioggia e che non hanno prodotto nulla, né a livello culturale, né come
ricaduta nei confronti dei cittadini dei quartieri. Ripeto, sono tutte opere che ha fatto
questa Città, in realtà finanziate al 90% dallo Stato nazionale, e che non sono mai state
terminate dall'Amministrazione comunale, che deve ricorrere magari al "Decreto del
fare" per poter finire delle opere che comunque sono ancora dei cantieri.
Il Consigliere Bertola ha detto che un quinto delle tasse del cittadino torinese servono a
pagare gli interessi, causati anche dalla finanza creativa, o dai derivati. Questo
veramente grida vendetta e spero che nei prossimi Bilanci si possa cambiare rotta, per
portare questa Città alla normalità, come altre realtà metropolitane italiane.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Trombotto.

TROMBOTTO Maurizio
La discussione di oggi è importante, anche perché il Bilancio è lo strumento
fondamentale di cui si dota ogni Amministrazione, oltre al programma con il quale ci si
presenta agli elettori e le valutazioni che poi vengono compiute alla fine di un mandato.
Quindi credo che sia difficile potersi esimere dal partecipare a questa discussione, anche
se molto è già stato ben detto da parte di chi mi ha preceduto, cioè dal Capogruppo
Curto.
Però, stando esclusivamente al testo che oggi è stato letto da parte dell'Assessore al
Bilancio, che ringrazio di aver voluto prontamente distribuire a tutti noi Consiglieri,
credo che alcune, seppur brevi e limitate riflessioni debbano essere portate
all'attenzione della discussione.
In particolar modo, credo che l'Assessore Passoni abbia fatto bene a inserire all'interno
della propria relazione illustrativa alcuni dei passaggi che sono inseriti all'interno del
quindicesimo rapporto Giorgio Rota, che descrivono una città reale, per quello che oggi
è, cioè non una città semplicemente tesa verso il proprio futuro, ma una città anche,
purtroppo, ripiegata su se stessa.
Questo lo dico ovviamente non in modo polemico, non è assolutamente
un'affermazione strumentale o che appartiene alla mera dialettica politica, perché
comunque proviene da parte di un Consigliere che fa parte di questa maggioranza. Però,
sono dati pesanti, che debbono essere oggetto di una riflessione che non può essere
oggetto solo di convegni, seppure importanti, o di manuali, che poi rischiano di essere
collocati in una ricca biblioteca, ma che non vengono poi impiegati come strumento di
lavoro quotidiano, soprattutto da parte di coloro che sono chiamati a rappresentare la
cittadinanza.
Il fatto che in uno dei punti qui richiamati si dica chiaramente che la città si polarizza,
non è affatto un elemento nuovo, non è affatto un elemento che caratterizza solo la
nostra città, ma evidenzia purtroppo un fenomeno che sta andando rafforzandosi da anni
all'interno del nostro Paese, ovvero quello per il quale sta aumentando la ricchezza per
un numero limitato di persone e di famiglie e che sta egualmente aumentando, invece, la
fascia di povertà, che ormai va erodendo i risparmi non solamente dei ceti più bassi, ma
anche di quello che una volta veniva definito il ceto medio, ma che oggi appare sempre
più inesistente.
Ora, credo che anche da parte di un'Amministrazione comunale, nel momento in cui si
accinge ad approvare uno strumento fondamentale come un Bilancio, che non è solo
uno strumento contabile, ma anche uno strumento politico, occorra tener conto di questa
prima riflessione, cioè di come disporre della leva della fiscalità locale, per cercare non
dico di riuscire a invertire una tendenza, perché sarebbe illusorio, ma di riuscire invece a
incidere su questa situazione, che sempre di più sta formando una forbice che si allarga
in questo Paese e all'interno della nostra città.
Credo di non essere stato l'unico Consigliere a leggere, nel corso di questa discussione,
una e-mail, inviata da una cittadina a tutti noi Consiglieri, che denuncia di essere una
madre di famiglia, monoreddito, che dichiara, tardivamente, ma è un diritto poter
acquisire le informazioni attraverso i media, non tutti poi vi riescono magari con la
necessaria immediatezza, di aver appreso solamente ora degli aggravi derivanti da una
scelta che abbiamo condiviso, che io stesso ho condiviso, approvando la deliberazione
relativa alle mense scolastiche, ma che lei denuncia essere un ulteriore aggravio, che
diviene ancora più insostenibile in conseguenza del fatto che è monoreddito, ha due
figli, uno iscritto alla prima elementare e l'altra alla scuola materna.
Io credo che non possiamo non tener conto di questi indicatori, così come non possiamo
non tener conto degli altri elementi che sono riportati nella relazione al Bilancio, come
quello della riduzione media del 25,7% delle spese per l'istruzione da parte dei cittadini
di questa città; oppure, elemento ancor più grave, di una riduzione media del 17% delle
spese per la salute.
Dico questo perché è chiaro che discutere oggi di un Bilancio Preventivo alla fine del
mese di settembre non ha alcun senso. Ma credo che elementi come questo debbano
essere tenuti in conto nel momento in cui andremo a costruire il Bilancio del prossimo
anno. Credo che le scelte dovranno essere fatte ovviamente non così tardivamente, come
avviene in questo momento, anche perché poi in realtà le scelte, in parte, perché questo
richiede il buonsenso del governo della Città, vengono fatte in precedenza.
Quindi chiedo al Sindaco, ai componenti della Giunta e all'intero Consiglio Comunale
di cominciare a ragionare seriamente sulla costruzione del Bilancio del prossimo anno,
partendo proprio dalla gravità dei dati che qui ci vengono ricordati.
Dopodiché, i giudizi e le riflessioni sulla storia anche locale che caratterizza le
esperienze di Amministrazione della Città, avvengono normalmente dopo alcuni anni,
perché la distanza, in qualche modo, consente anche di riuscire a operare delle
riflessioni più serene, in qualche modo sganciate dalla dinamica del dibattito politico.
Dico questo per aprire un secondo elemento di riflessione, rispetto al documento letto
oggi dall'Assessore Passoni, perché se l'Assessore ha fatto bene - non poteva fare
diversamente - a inserire, come una volta insegnavano le scuole di partito, l'abbrivio
iniziale di questo documento partendo dagli scenari economici internazionali, passando
poi al livello nazionale, per poi soffermarsi sul livello locale, secondo me omette però
un aspetto che caratterizza in modo fondamentale questa Città e per la quale sono ormai
trascorsi alcuni anni.
Quindi credo occorra cominciare a operare con serenità una riflessione politica, così
come richiamavo in precedenza. Intendo dire quella che potremmo chiamare, con
un'espressione sintetica, "l'eredità olimpica" all'interno di questa città.
Siamo ormai distanti otto anni da quell'evento e credo che occorra cominciare a
riflettere sui benefici che sicuramente un evento così importante sul piano
internazionale ha indotto nella Città di Torino, obbligando i vari soggetti che hanno
contribuito a quella scelta, oltre la loro volontà, a promuovere un'immagine e
un'identità diversa rispetto a quella che ha caratterizzato il passato di questa città.
Però si continuano a omettere anche quelli che sono stati i limiti conseguenti all'aver
accolto quel grande evento. Credo che occorra cominciare con onestà politica e
intellettuale a dire anche quelle che sono state le conseguenze sull'esposizione debitoria
di questo Comune, in conseguenza della realizzazione e della partecipazione a
quell'evento e anche rispetto alla bontà, o alla non bontà, di alcune scelte che furono
fatte.
Ne cito solamente una, poi potrò sbagliarmi, ma mi pare essere una delle più eclatanti in
questo senso, cioè la cosiddetta "Piazza Olimpica". Il fatto cioè che comunque in un
momento evidentemente di particolare eccitazione internazionale e probabilmente di
non consapevolezza di quella che sarebbe stata la grave crisi economica e finanziaria
che ci sarebbe stata consegnata di lì a poco, si è scelto di realizzare una serie di opere di
cui probabilmente la Città non aveva in alcun modo alcun tipo di bisogno.

PORCINO Giovanni (Presidente)
Consigliere Trombotto, la invito a concludere.

TROMBOTTO Maurizio
Mi avvio alla conclusione, inserendo un terzo elemento di riflessione, che riguarda
invece le politiche di questa Amministrazione sui beni immobili. All'interno di questo
documento, noto che viene richiamato, anche con soddisfazione, il fatto che attraverso
anche gli strumenti del federalismo, anche questa Città, come molte altre
Amministrazioni di una certa dimensione, ha proceduto ad acquisire dei beni immobili.
Credo che però, in un documento di questa importanza, che io non sottovaluto affatto,
manchino alcune citazioni rispetto agli immobili che erano già di proprietà della Città di
Torino, o, non nascondendoci dietro un dito, rispetto agli artifici consentiti dalla legge,
ma che sono magari di proprietà di società...

PORCINO Giovanni (Presidente)
Deve concludere, Consigliere Trombotto.

TROMBOTTO Maurizio
...il cui socio unico è la Città di Torino, ad esempio il caso della Cavallerizza Reale.
Credo che in un documento importante come questo, occorresse sviluppare anche
questo tipo di ragionamento, che qui manca e che ovviamente non potrà non essere
oggetto di ulteriori riflessioni, in altri momenti all'interno del dibattito consiliare.

PORCINO Giovanni (Presidente)
Non ho altri iscritti a intervenire. Dichiaro chiusa la discussione sulla proposta di
deliberazione.
La parola, per la replica, all'Assessore Passoni. Il Sindaco interverrà domani al termine
della votazione degli emendamenti.

PASSONI Gianguido (Assessore)
Ringrazio naturalmente tutti coloro che sono intervenuti nella discussione, partendo
naturalmente da alcune considerazioni che hanno unito e uniformato gli interventi. Cioè
mi pare che correttamente si sia percepito, anche da parte delle opposizioni, la difficoltà
di lavorare in una situazione di continuo mutamento normativo e di avere la necessità di
approntare e adeguare costantemente il nostro lavoro a quello che è il dettato di norme e
di volontà che non dipendono dal nostro livello istituzionale.
Condivido quanto è stato detto. Qualcuno ha usato una parola politica forte, parlando di
commissariamento governativo. Potremmo dire che se di fatto si dipende dalla
Tesoreria Unica sino a tali livelli, di commissariamento sostanziale si potrebbe parlare;
altri hanno citato la necessità di rivendicare un ruolo delle Pubbliche Amministrazioni
locali, quale unica soluzione per guardare a una prospettiva.
Il Consigliere Altamura, Presidente della Commissione, ha citato una circostanza che
non è un aiuto al futuro, ma è una complicazione, ovvero il fatto che nel 2015 entrerà in
vigore la cosiddetta "normativa sull'armonizzazione contabile", che cambierà
radicalmente non soltanto il modo di fare di conto (potremmo dire così), ma cambierà
radicalmente anche il modo in cui la Pubblica Amministrazione organizza la sua attività
per produrre i servizi, perché non è solo una norma contabile, è una norma che cambia
radicalmente alcuni concetti giuridici della Pubblica Amministrazione, e che pertanto
credo che dovrà avere una condivisione.
Io raccolgo quanto dicevo adesso il Consigliere Trombotto, anche in chiave
collaborativa, e dico ben venga se possiamo parlare di Bilancio 2015 molto prima. La
settimana prossima, con i Direttori avremo occasioni seminariali sulla riforma della
contabilità. In Consiglio comunale saremmo ben contenti se parlassimo di strumenti,
cioè di tecnica, e di scelte, cioè di politica, sin dall'autunno, nella prospettiva di
affrontare il 2015 e le complessità che arriveranno con le difficoltà economiche e
politiche, ma anche quelle tecnico-contabili che - ribadisco - non avranno rilevanza solo
sul mio operato, ma su quello di tutto la Civica Amministrazione.
Nel dibattito si è parlato di ruoli, di difficoltà nel rapporto con la finanza pubblica
nazionale e locale. Il Consigliere Greco Lucchina ha espresso delle considerazioni
riferite all'uso della Tesoreria; il Consigliere Araldi ha risposto, indirettamente,
ribadendo come in realtà la Tesoreria Unica, oggi, sia un sistema di drenaggio di risorse
a livello nazionale, che vengono compensate purtroppo solo dalla possibilità di attingere
a risorse di credito delle Tesorerie locali, peraltro spesso a titolo oneroso, e che questo
sia un livello a sua volta insostenibile.
Noi, ovviamente, non siamo orgogliosi di ricorrere alle anticipazioni di Tesoreria, anzi;
però, va detto che il tema del taglio IMU, successo qualche giorno fa, va esattamente in
quella prospettiva, cioè nell'ottica per la quale i flussi finanziari sono contingentati,
assorbiti, versati direttamente allo Stato, che poi, dopo averli frullati e riconteggiati nei
partiti, li rende all'Ente Locale.
In questo lasso temporale gli Enti Locali non possono che approvvigionarsi sulla
Tesoreria e sulle anticipazioni. Questa situazione, unita alla difficoltà di riscuotere i
crediti, ovviamente è complicata, ma ne parleremo con l'armonizzazione contabile e
con i problemi che essa si porterà dietro.
Il Consigliere Marrone ha parlato di Bilancio capestro, riferendosi alla necessità e alla
forte impronta nazionale che arriva. Io non farò delle considerazioni politiche,
ovviamente, riguardo ai diversi livelli di Governo; mi limito però a riprendere invece un
ragionamento, che è stato ripreso in alcuni interventi, che riguarda il mondo della
sussidiarietà orizzontale e verticale nel rapporto con il Bilancio.
Qui, sia l'opposizione con il Consigliere Magliano, sia la maggioranza a vario titolo,
sono intervenute riferendo la difficoltà di relazionarsi con il terzo settore, in assenza di
una nuova chiave di lettura.
Riprendo le parole del Consigliere La Ganga, perché secondo me ha centrato la
questione, e mi limito a dire che quello che dobbiamo imparare a capire da questo
Bilancio è che non basterà e non basta più declinare il problema e la soluzione riferita
alla risposta puntuale all'emergenza da affrontare. Cioè nel 2015 e nel 2016 non ci sarà
un mondo in cui le risorse pubbliche saranno più floride e in cui potremo colmare il
problema solo con il denaro, cioè solo con la quantità di risorse.
Serve radicalmente una capacità di guardare il futuro, cioè il modo di costruire i servizi
pubblici nel terzo millennio, che sono diversi da quelli che sono stati fino ad oggi. Mi
rendo conto che questa sia la più grande sfida della politica, se la politica la vuole
raccogliere, perché talvolta la politica questa sfida la rifiuta e si limita solo a considerare
la salvaguardia del livello di spesa, che non basta, perché è necessario guardare
effettivamente lo scenario futuro.
Nella relazione ho parlato di coprogettazione. Quindi raccolgo le parole dei Consiglieri
Magliano, Centillo, Genisio e di altri Consiglieri, perché coprogettazione vuol dire che
ci si siede a un tavolo e si parla della capacità di reggere i servizi, il numero di utenti
serviti nella prospettiva del bisogno, che sta crescendo, di un numero di risorse calanti o
di magari costanza di risorse, ottimisticamente, e di strumenti per poterlo gestire, che
non riguarda soltanto le funzioni direttamente pubbliche, ma tutto il comparto allargato
alla sussidiarietà orizzontale e verticale.
Questo lavoro, che sicuramente la Giunta fa tutti i giorni e lo fa parzialmente, se
trovasse - voglio provocare una discussione che magari riprenderemo in atti successivi -
una sede di discussione di indirizzo in cui il Consiglio comunale declina il concetto di
coprogettazione spiegandoci come sul 2015 - seguo il Consigliere Trombotto - si va a
discutere di quali sono i veri servizi che vogliamo raggiungere, con quali risorse, quali
mezzi, quali priorità e quali strumenti, facciamo un buon servizio, che non significa
ridursi ("ridursi" è una parola ovviamente provocatoria) al Bilancio e alla capacità di
esso di assolvere - con 100.000,00 Euro in più, o 100.000,00 Euro meno - la spesa
storica, ma significa guardare concretamente alla risposta ai bisogni emergenti.
E siccome sono convinto (l'ha detto bene il Consigliere La Ganga) che non saranno
anni in cui distribuiremo avanzi, ma saranno anni in cui ci troveremo purtroppo ancora a
discutere di una fase di stagnazione e recessione, quindi di risorse pubbliche in
contenimento, questa sfida non è una difesa passiva dello status quo, è un attacco
politicamente positivo al problema, perché rilancia il problema di avere una classe
dirigente politica di maggioranza e di opposizione che nel terzo millennio non ha in
mente il welfare dello stato sociale, del meccanismo produttivo fordista, in cui le risorse
crescenti seguivano la risorse crescenti dello sviluppo economico dello sviluppo
fordista, ma guarda a un modello che non è fordista, bisogni che non sono conseguenti
al welfare fordista, ma sono ben diversi: abbiamo parlato tutti quanti di lacerazione
sociale tra più poveri e più ricchi.
Il welfare (lo diceva prima il Consigliere Araldi) non sta soltanto nella capacità di
intervenire a sussidio della povertà, ma nello sviluppo economico che coinvolge i
soggetti del processo economico lavorativo. Quindi, dato che non spetta al Comune,
ahimè, arrivare fino a quel punto, ma probabilmente spetta allo Stato, all'Europa (prima
citavo l'Europa come strumento di politica economica fondamentale per fare quel tipo
di welfare preventivo, cioè di sviluppo economico), a noi tocca guardare il resto, ma con
un'ottica diversa dal passato. Forse il nostro limite (lo dico con un "noi" molto
generico) è proprio quello di non guardare in faccia fino in fondo il modello economico
che sinceramente è profondamente cambiato.
Anche il Consigliere Magliano ha detto cose che condivido e che penso debbano essere
riprese con un ragionamento che sia largo e di grande discussione, con il
coinvolgimento dell'Aula e delle forze politiche.
È stato anche detto - e qui entro nel merito della questione conclusiva del ragionamento
finale - che adesso bisogna rispondere ai bisogni emergenti, con un Bilancio che
comunque non risponde al 100% alle richieste di risorse aggiuntive.
Non tornerò invece sulla questione degli investimenti in opere straordinarie, di
manutenzione. Non penso che dobbiamo replicare il dibattito già avuto in Aula due
settimane fa, a cui mi richiamo completamente, e lo abbiamo ripreso anche nella
relazione.
Qui seguo il ragionamento che ha fatto il Consigliere Centillo poc'anzi nel suo
intervento. È chiaro che non è possibile pensare nell'arco di pochi minuti a
riprogrammare ulteriori modifiche di Bilancio tese a sopperire a bisogni dichiarati e
reali, perché penso che tutto quanto esposto in IV Commissione sul welfare corrisponda
a bisogni reali e dichiarati, e che questo derivi in parte dalla necessità di guardare le
risorse eventualmente accessorie, che deriveranno da alti livelli istituzionali, penso alla
Regione, all'assestamento, a quant'altro, nonché dallo Stato, in un Fondo indistinto.
D'altra parte, i bisogni reali che matureranno.
Allora, siccome oggi non si è in grado di snaturare in positivo la natura tecnica del
Bilancio, cioè la capacità e la necessità di aver dovuto intervenire anche in limine mortis
con emendamenti che non volevano essere lineari nella concezione, ma sono dovuti
essere lineari - al netto di welfare e al netto di Circoscrizioni - per necessità temporale,
bisogna che questo si trasformi in un atto di fiducia, cioè nel fatto che con atti di
indirizzo (e non mi pare un problema; anzi, ritengo che le rimozioni più sono
circostanziate di indirizzo, più impegnano la Giunta, altrimenti sono ordine del giorno
di richiamo generale) che possano assolvere alla funzione di rispondere a una domanda,
che credo di dover sintetizzare in questo modo, cioè chi garantisce - se ho capito bene -
che tra un mese mezzo o due, cioè nell'autunno, le risorse che ora potrebbero mancare
al welfare siano poi disponibili o in assestamento, oppure nel Fondo di riserva?
Questa risposta, che in parte è garantita dal fatto che abbiamo detto che impegneremo il
Fondo di riserva prevalentemente in quella direzione (questo è un impegno politico che
si può esprimere e formalizzare, ben venga). Ciò che invece deriva da ulteriori eventuali
richieste di risorse, oltre il Fondo di riserva, non troverebbe al momento garanzie
sufficienti, né per l'Amministrazione, né per l'Assessore, perché se ne avessi,
ovviamente, non avrei problemi a metterle in gioco ora.
Allora, mi viene in mente una proposta molto semplice, vale a dire: trasformiamo quello
che è un indirizzo chiaro, cioè la preferenza, in termini politici seri, di spesa per welfare
anziché spesa per altri comparti, attraverso la conservazione di fondi, che deriverebbe
da una sorta di non spesa di risorse stanziate nel Bilancio da qui al 31 ottobre,
sufficiente a integrare eventualmente in un assestamento di fine ottobre, o di metà
novembre, quando sarà necessario, l'eventuale carenza di capitoli che riguardino le
linee politiche che il Consiglio Comunale ci intenderà dare.
Ovvero, se nel welfare sono carenti risorse per 500.000,00, un milione di Euro, oltre
quelle eventualmente necessari al Fondo di riserva, una mozione potrebbe dirci di
preservare, con una sorta di prenotazione di spesa, risorse che oggi sono degli interventi
distinti nel Bilancio, al fine di non essere impegnati, allo scopo evidentemente di
produrre l'effetto di assestarle, non oggi per domani mattina, in modo confusionario,
difficilmente ragionevole e razionale, ma tra 20, 30 giorni, per un lavoro che si fa da qui
ad allora, giorno per giorno, in modo da preservare ulteriori risorse, oltre al Fondo di
riserva, per quello che è il bisogno del welfare sociale, assistenziale e educativo.
In tal senso, la Giunta si può assumere un impegno, ma l'impegno sta nel rapporto di
fiducia che c'è tra gli indirizzi che il Consiglio Comunale esprime, che la Giunta deve
attuare, e quella che è la nostra capacità tecnico-politica di attuarle, che naturalmente, se
saranno formalizzati, siamo impegnati a garantire e ad attuare.
Se poi avremo risorse aggiuntive in sovragettito, trasferimenti statali, o quant'altro,
sappiamo bene dove andarli a mettere, questo non è in discussione. Questo credo che
supererebbe e supera, in qualche modo, la necessità di affrontare questa contingenza
temporale, cioè o ora o mai più.
Io non sono mai per gli assoluti, non mi appartengono. Ora o mai più non l'ho mai
sentito in politica. Declinato nella rappresentazione retorica degli interventi di questa
sera, rischiamo di far prevalere la teatralità del problema alla sua soluzione, e
francamente io non mi occupo di teatro, mentre sono chiamato a trovare la soluzione,
spesso e volentieri.
Ciò detto, quindi, invito a riflettere nottetempo, perché abbiamo fino a domani mattina
per concludere il percorso emendativo delle proposte di mozione, a un percorso di
questo genere, rinsaldando con forza non l'indirizzo di rapporto tra maggioranza e
Giunta, ma un qualcosa che in qualche modo ho sentito nell'Aula, cioè vari interventi di
minoranza hanno sollevato il tema del welfare come un tema delicato; non basta
ripristinare gli stanziamenti o andare in quella direzione, ma bisogna ripensare e
riprogettare alcuni pezzi di welfare con il terzo settore, l'ha detto bene il Consigliere
Magliano e io condivido pienamente. Per poterlo fare, bisogna avere ovviamente le
emergenze tamponate, una prospettiva di medio periodo e anche la possibilità e il tempo
di poter attuare gli indirizzi che il Consiglio Comunale ci darà.
Pertanto, se domani, in dichiarazioni di voto, otterremo la possibilità su questo lodo,
chiamiamolo così, credo che potremmo generosamente andare in una Commissione di
metà fine ottobre e relazionare su una sorta di scenario che si va a creare su quelle voci
di spesa, che siano, per quanto possibile, coerenti agli indirizzi che il Consiglio
Comunale, sovrano, ci deve dare.
Ultima cosa. Lo spossessamento presunto di funzioni del Consiglio Comunale rispetto
alla sua potestà di indirizzo politico sul Bilancio è condizione che patisce anche la
Giunta. Cioè, la Giunta non si diverte a gestire il Bilancio in esercizio provvisorio da
gennaio fino a settembre. A parte che la mia faccia non è affatto divertita e si vede bene.
Ma tutto sommato, laddove gli indirizzi sono stati dati anche anteriormente, penso al
tema del famoso soggiorno per disabili, la Giunta, pur nell'esercizio provvisorio, ha
dovuto comunque parzialmente recuperare quelle risorse.
Quindi, ben venga l'aggiornamento costante in un sistema in cui noi non sappiamo oggi
se il Bilancio 2015 sarà approvato a gennaio o a novembre dell'anno prossimo, perché
dovremmo interrogarci di questo.
Oggi è già il 29 settembre e sinceramente non sappiamo se l'anno prossimo avremo un
Bilancio fatto a febbraio, a luglio, o a novembre. Quindi potremo riprodurre un
problema, se non è gestito sin d'ora.
Quindi anche in quel senso io accedo alla strada per cui è meglio affrontarlo ora, perché
altrimenti, in esercizio provvisorio, l'anno prossimo, rischiamo di non avere le risorse
neanche per gestire i primi sei, sette, otto mesi. Cioè va nell'ottica di semplificare la
gestione dell'Ente, non di complicarla. Ma per farlo, serve un atto di fiducia e di co-
gestione del problema. Credo che non sia da risolvere in una notte, ma almeno in 30 o
45 giorni di lavoro insieme.

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