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PORCINO Giovanni (Presidente) Passiamo all'esame congiunto della proposta di deliberazione n. mecc. 201403051/024, presentata dalla Giunta Comunale in data 15 luglio 2014, avente per oggetto: "Bilancio di Previsione 2014 - Relazione Previsionale e Programmatica - Bilancio pluriennale per il triennio 2014-2015-2016. Approvazione". della proposta di mozione n. mecc. 201404337/002, presentata dal Presidente Porcino e dai Consiglieri Paolino, Alunno, Ventura, Centillo, Genisio, Onofri, Araldi, La Ganga, Cuntrò, Cervetti, Lospinuso, Curto, Trombotto, Viale, Levi-Montalcini, Muzzarelli, Troiano, Nomis, Dell'Utri, Cassiani, Altamura, Levi e Carretta in data 26 settembre 2014, avente per oggetto: "Accorpamento emendamenti alla deliberazione mecc. 201403051/024 avente ad oggetto: 'Bilancio di Previsione 2014'". della proposta di mozione n. mecc. 201403993/002, presentata dal Consigliere Sbriglio in data 8 settembre 2014, avente per oggetto: "Accompagnamento alla deliberazione (mecc. 201403051/024) 'Bilancio di Previsione 2014' - Piena applicazione articolo 30 comma 2 bis D. Lgs. 30 marzo 2001 n. 165 norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche". della proposta di mozione n. mecc. 201404331/002, presentata dai Consiglieri Centillo, Genisio, Altamura, Onofri, Alunno, Araldi, Nomis e Curto in data 26 settembre 2014, avente per oggetto: "Accompagnamento alla deliberazione mecc. 201403051/024 avente ad oggetto: 'Bilancio di Previsione 2014. Relazione Previsionale e Programmatica. Bilancio Pluriennale per il triennio 2014-2016. Approvazione'". della proposta di mozione n. mecc. 201404342/002, presentata dal Consigliere Curto in data 29 settembre 2014, avente per oggetto: "Accompagnamento alla deliberazione mecc. 201403051/024 'Bilancio di Previsione 2014. Relazione Previsionale e Programmatica. Bilancio Pluriennale per il triennio 2014-2015-2016. Approvazione' - Indirizzi per il conferimento di incarichi da parte della Città". e della proposta di mozione n. mecc. 201404345/002, presentata dai Consiglieri Cervetti, Porcino, Ferraris, Troiano e Lospinuso in data 29 settembre 2014, avente per oggetto: "Accompagnamento alla deliberazione mecc. 201403051/024 - Bilancio di Previsione 2014 - Relazione Previsionale e Programmatica. Bilancio Pluriennale per il triennio 2014-2015-2016 - Indirizzi in ordine al Bilancio di Previsione 2014". PORCINO Giovanni (Presidente) Comunico che in data 26/09/2014 la competente Commissione ha rimesso il provvedimento in Aula. È presente una mozione di accorpamento che, se va bene a tutti, votiamo in conclusione di dibattito. La parola all'Assessore Passoni, per l'illustrazione della Relazione. PASSONI Gianguido (Assessore) Approvare il Bilancio di Previsione ad esercizio in corso sta diventando - almeno per i grandi Comuni - ormai una consuetudine. Una brutta consuetudine che va contro le regole della programmazione, oltre che del buonsenso, a cui ci obbliga un sistema di norme in continua evoluzione. Le motivazioni sono note ai Consiglieri, perché restino agli atti del Consiglio Comunale ritengo utile sintetizzarle per punti: - a maggio il Parlamento interveniva convertendo nella Legge 68/2014 il DL 16 che portava nuovi adeguamenti all'impianto della TASI; - la prima comunicazione sull'importo dei trasferimenti statali assegnato a Torino è stata resa nota sul sito della finanza locale del Ministro degli Interni il 2 luglio 2014; - il Patto di Stabilità ci impone un saldo di circa 109 milioni di Euro, peggiorativo rispetto al 2013 di 87 milioni; - da ultimo la notizia di pochi giorni fa di un ulteriore taglio di circa 8,5 milioni Euro, buona parte dovuto all'ennesima operazione di spending review. È evidente che a fronte di questo quadro, il compito per le Amministrazioni Locali di predisporre un Bilancio che risponda ai principi di veridicità sia alquanto improbo. Abbiamo assistito nuovamente ad una stagione in cui il risanamento dei conti nazionali è passato attraverso una stretta di quelli locali. E questo nonostante sia ormai evidente come il comparto degli Enti Locali sia responsabile dell'indebitamento totale del Paese per solo il 2,5% ed abbia già contribuito dal 2007 ad oggi con oltre 16 miliardi di Euro al risanamento della finanza pubblica (8,7 miliardi per il Patto di Stabilità e 7,3 come minori trasferimenti erariali). Anche sul fronte della spesa corrente - come rileva l'ANCI - i Comuni la riducono del 2,5% dal 2010 al 2012, mentre quella dello Stato conosce un aumento dell'8% rispetto al 2008. A supporto degli studi e delle analisi dell'ANCI, anche la famigerata CGIA di Mestre conferma che, se escludiamo la spesa per gli interessi e quella previdenziale, oltre il 57% delle uscite totali è riconducibile alle Amministrazioni Locali. Nonostante queste ultime debbano farsi carico di ben oltre la metà della spesa pubblica, presentano un livello di indebitamento nettamente inferiore a quello dello Stato centrale. Viviamo quindi una crisi persistente, che non accenna a fermarsi. I maggiori analisti internazionali (Krugman, Stiglitz, Blanchard, addirittura l'ultimo Giavazzi) concordano che la sfida principale che l'Eurozona deve affrontare è quella della mancanza di domanda aggregata. I dati di fine 2013 ci dicono che: - i consumi privati nella zona dell'Euro sono stati del 2% inferiori rispetto al 2007; - gli investimenti privati sono diminuiti del 20% in confronto al 2007; - i prezzi alla produzione sono in calo da oltre un anno. L'unica nota positiva - non sufficiente - è l'aumento delle esportazioni di quasi il 10% dalla fine del 2013. Come conferma anche la Banca d'Italia nel suo rapporto sulla stabilità finanziaria del maggio scorso restano rischi rilevanti, soprattutto con riferimento all'evoluzione del quadro macroeconomico. Tre i fattori che più di altri possono incidere negativamente: un rallentamento delle economie emergenti più accentuato del previsto; un periodo di bassa inflazione più prolungato delle attese; un accentuarsi delle tensioni geopolitiche in aree diverse del mondo, in particolare dalla crisi tra Russia e Ucraina. L'espansione dell'attività economica globale, dopo una battuta d'arresto nel primo trimestre - rileva sempre la Banca d'Italia -, sembra aver recuperato vigore in particolare negli Stati Uniti dove è ripresa la crescita ed il tasso di disoccupazione è sceso al 6,1%, il livello più basso dal settembre 2008. Nel secondo trimestre il PIL della Cina, dopo aver rallentato ulteriormente nei primi tre mesi dell'anno, è cresciuto del 7,5% sul periodo corrispondente (7,4% nel primo), sostenuto da misure di stimolo degli investimenti in infrastrutture e nel settore immobiliare e dal rafforzamento della domanda proveniente dalle economie avanzate. Nell'area dell'Euro la ripresa è proseguita, seppur modesta e diseguale, accompagnata da inflazione molto bassa e credito alle imprese in flessione. In giugno il Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea ha reso ancora più accomodante la politica monetaria, attraverso una combinazione di interventi sui tassi ufficiali e di nuove misure non convenzionali, indirizzate in particolare a favorire l'afflusso di credito all'economia. Ha ridotto i tassi ufficiali, portando quello sulle operazioni di rifinanziamento principali allo 0,15% e quello sui depositi overnight presso l'Eurosistema per la prima volta ad un livello negativo (- 0,10%). Nel primo trimestre del 2014 il PIL dell'area dell'Euro ha continuato a crescere (+ 0,2%), in misura modesta e diseguale tra paesi. L'attività economica è aumentata marcatamente in Germania, beneficiando del forte rialzo dei consumi e dell'accumulazione di capitale. In Francia il PIL ha ristagnato, frenato dal contributo negativo della domanda estera netta e di tutte le componenti di quella interna, con l'eccezione delle scorte; in Italia invece il prodotto è diminuito lievemente. La ripresa dell'economia italiana, pur in presenza di segnali di maggiore fiducia delle imprese, stenta ancora ad avviarsi. Il principale sostegno al prodotto continua a provenire dall'andamento dell'interscambio con l'estero, anche se emergono prime indicazioni di miglioramento di alcune componenti della domanda interna. L'attività ancora debole si riflette sui prezzi: l'inflazione è scesa ai livelli minimi nel confronto storico. Nel primo trimestre di quest'anno il PIL italiano è sceso dello 0,1% rispetto al periodo precedente; l'attività ha risentito del calo della produzione di energia, in parte legato al clima ed alla persistente debolezza nell'edilizia; vi ha contribuito la dinamica delle scorte, che ha sottratto due decimi di punto alla variazione del prodotto. Alla fine del primo trimestre in Italia il PIL si collocava su livelli di circa il 9% inferiori a quelli del 2007, soprattutto per effetto della flessione di consumi e investimenti. Rimane ancora irrisolto il tema della liquidità e delle difficoltà di accesso al credito in particolare per le piccole imprese. Anche i consumi delle famiglie hanno ripreso a crescere, pur in misura assai modesta (0,1%), per la prima volta dal 2011, così come si registra un calo dell'indebitamento ed una ripresa degli investimenti in attività finanziarie. Sulla base delle informazioni finora disponibili sull'andamento della produzione industriale, nel secondo trimestre il PIL sarebbe rimasto all'incirca stazionario. La domanda estera sarebbe nuovamente aumentata a fronte della debolezza di quella domestica. In Piemonte nel 2013 nel complesso l'attività economica si è ridotta. In base alle stime preliminari di Prometeia, il PIL è diminuito dell'1,8%. Era calato del 2,6 l'anno precedente. A partire dalla seconda metà dell'anno, tuttavia, sono emersi segnali di lieve miglioramento della congiuntura, soprattutto per le imprese più grandi e per quelle maggiormente orientate ai mercati esteri. Nelle costruzioni qua in loco la fase recessiva è proseguita sia nel comparto pubblico che in quello privato. Nel mercato immobiliare le transazioni sono nuovamente diminuite, sia pure ad un ritmo inferiore all'anno precedente e i prezzi si sono ancora ridotti. Nei servizi, il commercio ha continuato a risentire dell'ulteriore calo della spesa delle famiglie, dovuto a perduranti difficoltà del mercato del lavoro e alla debolezza del reddito disponibile. Nel comparto turistico le presenze hanno registrato, invece, una crescita. I trasporti hanno riflesso l'andamento dell'attività produttiva nel corso dell'anno. Secondo le attese delle imprese rilevate dall'indagine di Banca d'Italia condotte tra marzo e aprile, nei prossimi mesi dovrebbe proseguire un lento miglioramento. Anche l'investimento si irrobustirebbe nel corso dell'anno. Il quadro però rimane caratterizzato da una grande incertezza. Mentre resistono le aziende orientate all'export - cresciute in modo più elevato rispetto alla media nazionale - e una lieve crescita nel settore turistico che però non garantisce il mantenimento dell'occupazione complessiva che si è leggermente contratta, attestandosi su livelli della disoccupazione più elevati di quelle di tutte le altre Regioni al Nord. Ulteriore segnale da indagare arriva da un calo, un calo strano. Nell'ultimo biennio della quota di immatricolati piemontesi nelle Università Regionali, nonostante un'offerta formativa mediamente di alto livello nel confronto nazionale. Vi possono aver contribuito il peggioramento delle condizioni economiche delle famiglie e la minore probabilità di trovare un'occupazione stabile e coerente con il percorso di studi. I tassi di disoccupazione ad un anno dalla laurea per gli studenti degli Atenei piemontesi si mantengono tuttavia inferiori rispetto alla media nazionale. Rispetto al 2007 è cresciuta in modo significativo alla media italiana anche la quota di giovani che non studia né lavora. Anche nell'area torinese si sente la crisi. Alcuni numeri che ci consegna il Quindicesimo Rapporto Giorgio Rota segnalano una situazione di questo tenore: - il reddito è sceso dell'1,4%; - le spese per trasporti scendono del 32%, le spese per consumi culturali e ricreativi del 21%, l'abbigliamento del 20%; - le spese per l'istruzione del 25% e la salute del 17%; - crescono del 7% quelle per le utenze domestiche e la Città si polarizza, cioè aumentano statisticamente sia i cittadini ad alto reddito che quelli a bassissimo. In Provincia di Torino il tessuto imprenditoriale, dopo deboli segnali di ripresa tra il 2009 e il 2010, è di nuovo in sofferenza: il tasso di crescita delle imprese è negativo evidenziando un trend peggiore rispetto a quello nazionale. Nel 2013, sebbene il saldo si sia leggermente ripreso, 16.000 imprese hanno chiuso a fronte di 15.600 che hanno aperto. Il confronto con le altre maggiori Province evidenzia che a Torino c'è una minore natalità di impresa, il 6,6 contro il 7,2 di Napoli, il 6,9 di Roma e altri dati. A Torino questo cambiamento radicale dei fattori produttivi è più evidente che nel resto della Provincia. Metamorfosi sostenuta anche dall'azione e dagli investimenti che la Città ha messo in campo in questi anni nei comparti culturali, turistici e più in generale in quelli legati all'erogazione dei servizi e del terziario avanzato. Azioni e investimenti che hanno dato i loro frutti: nel 2013 i visitatori della nostra Città sono stati seicentomila in più rispetto all'anno delle Olimpiadi; la mostra di Renoir alla GAM - svoltasi tra il 2013 e il 2014 - duecentocinquantamila visitatori, mentre quella sui capolavori dei Preraffaelliti ha chiuso con poco meno di centomila ingressi. Il vertice europeo dei Ministri della Cultura che si è svolto la settimana scorsa nella nostra Città è stato il giusto riconoscimento per una Città che sta affrontando e guidando quel cambiamento con dinamismo e vivacità. Ma dinamismo e vivacità che investono anche in altri ambiti della Città, penso ad esempio al processo di federalismo demaniale, che ha ampliato il patrimonio immobiliare a disposizione della Città. Molte di queste strutture sorgono in aree centrali e il loro utilizzo potrà ampliare la rete dei servizi ai cittadini e generare trasformazioni positive del tessuto urbano. Questo percorso virtuoso ha trovato una prima applicazione positiva con la Caserma Cavalli, in parte utilizzata dalla scuola Holden, punto di riferimento culturale per un quartiere e anche nazionale, e può essere ripetuto sugli altri spazi entrati nella disponibilità della Città. Potrà continuare con i Giardini Reali Inferiori che trasformeranno l'accesso al polo reale e consentiranno realizzazione di nuove strutture turistiche; le Caserme De Sonnaz e Amione che potranno ospitare nuove residenze universitarie, espandere l'offerta dei servizi pubblici e privati; altre Caserme che permetteranno di ottimizzare anche gli Uffici Comunali, liberando al contempo strutture da valorizzare sul mercato. Se lo sviluppo a Torino nella fase di uscita dalla stagione produttiva fordista è stato caratterizzato da ingenti investimenti di capitale pubblico finalizzati a generare ritorni economici diffusi per la Città, è possibile individuare un ruolo dell'Ente Pubblico che, attraverso la leva costituita dagli spazi di proprietà, possa generare nuovo valore agevolando l'avvio e il radicamento di attività manifatturiere ad alto tasso di innovazione. Anche il mondo dell'industria automobilistica, di cui Torino rappresenta oggi una delle capitali mondiali, anche in termini di competenze diffuse, può essere interessato dall'innovazione rappresentata dal movimento dei makers, della loro progettazione aperta, comunitaria e partecipata. D'altronde, non era già questo Torino oltre un secolo fa, quando vantava una presenza capillare di officine di meccanici ricchi di entusiasmo ed idee, al tempo stesso produttori e innovatori, artigiani e industriali, come ci ricorda anche una bellissima sala del Museo dell'Automobile? La FIAT ha segnato la storia di questa Città e ha fatto crescere competenze e talenti. A chi come Chris Anderson, giornalista e saggista statunitense, teme "che un'economia di servizi e senza manifattura plasmerà le moderne Città a misura di banchieri, camerieri e guide turistiche" - naturalmente con tutto il rispetto spero per Anderson - occorre rispondere che, pur essendo questi mestieri indispensabili, è necessario affiancare artigiani, operai, fabbriche e piccola manifattura. È proseguita la contrazione di trasferimenti da parte dello Stato: meno 24 milioni di Euro cui si aggiungono, nell'ambito del Fondo di solidarietà, altri 4 milioni in meno per il mancato riparto gettito IMU cat. D, oltre a 7 milioni di Euro per l'ennesima spending review. Il complessivo fa la difficoltà che abbiamo avuto in queste ore per ritornare a pareggiare il Bilancio. Minori trasferimenti che non si accompagnano ad una riduzione dei compiti istituzionali cui le Amministrazioni sono chiamate a rispondere in prima persona in termini di servizi ai cittadini. Con queste premesse, a cui si aggiungono l'impossibilità di intervenire su altre leve della fiscalità e la riduzione delle entrate derivanti da oneri e valorizzazioni urbanistiche (ridottesi negli ultimi anni di 5-6 volte), la Giunta ha dovuto compiere delle scelte, di priorità e di prospettiva, che possono essere così sintetizzate: - continuare a mantenere alta l'offerta dei servizi sociali e dell'istruzione; - non aumentare il livello di pressione fiscale per cittadini ed imprese; - mantenere inalterata la qualità e la quantità di programmazione culturale della Città; - investire nella manutenzione del patrimonio pubblico; - continuare nell'operazione di risanamento del debito; - pensare e progettare anche la Città del futuro proseguendo il lavoro di progettazione di Torino Strategica. Quindi il Bilancio di Previsione 2014 della Città di Torino pareggia a 1 miliardo 356 milioni di Euro, 27 in meno rispetto al previsionale assestato del 2013, senza alcuna applicazione di avanzo che, anche per il 2014, è stato interamente vincolato a rischi di perdite su crediti. In particolare le entrate tributarie saldano in 899 milioni di Euro, in leggero aumento rispetto al 2013, ampiamente compensate da una riduzione di quelle extratributarie (canoni, concessioni, interessi attivi, fitti, mense e contravvenzioni) che ammontano a 263 milioni di Euro. Tra le entrate tributarie si segnala un lieve aumento della tassa di soggiorno - nell'ordine mediamente di 0,50 Euro per ogni notte trascorsa nelle strutture ricettive della Città - che porterà nelle casse della Città maggiori risorse per affrontare al meglio i prossimi appuntamenti: l'Expo 2015, Torino Capitale Europea dello Sport, l'Ostensione della Sindone per i quali la Città dovrà affrontare investimenti per servizi e miglioramento del patrimonio artistico e ambientale, oltre che per la predisposizione degli eventi stessi. La spesa per il personale continua a ridursi. Nel 2014, rispetto al 2013, questa scende di oltre 5,5 milioni di Euro, incidendo sul totale della spesa per il 33,99%. Analizzando il trend degli ultimi sei anni, la spesa è diminuita di circa 75 milioni di Euro, pari a oltre il15%. I dipendenti di ruolo sono diminuiti di 1.419 unità pari a circa il 12%, mentre i dirigenti sono scesi a 123 unità con una riduzione di oltre il 25% e quelli a contratto sono passati dalle 27 unità del 2008 alle 6 attualmente in servizio. Anche quest'anno criteri di massima prudenza finanziaria hanno suggerito contenute previsioni di entrata sia per sanzioni che per altre entrate tributarie ed extratributarie. Si consolida nel 2014 la scelta di non destinare a copertura di spesa corrente oneri di urbanizzazione e plusvalori vari: il Bilancio pareggia senza fare ricorso ad entrate straordinarie e ripetibili. Queste sono state utilizzate dalla Città di Torino nello scorso decennio e sono state spesso oggetto di rilievi anche della magistratura contabile. Per definizione le entrate straordinarie non sono ripetibili e l'aver sgravato il Bilancio da questa prassi consolidata (79 milioni nel 2011, 30 nel 2012, zero nel 2013 e nel 2014), contribuisce a rendere più saldi i conti, perché basati su entrate certe e ripetibili nel tempo. Il 2014 è anche il primo anno in cui le Amministrazioni Locali sono chiamate ad applicare la cosiddetta nuova IUC (Imposta Unica Municipale). Il solito bizantinismo italiano che ha nascosto dietro l'acronimo IUC ben diversi tributi - la TASI, l'IMU, la TARI - con una moltitudine di aliquote e diverse basi imponibili. La scelta della Città è stata quella di applicare l'IMU alle case diverse dalla prima e agli altri fabbricati e immobili, mentre le abitazioni principali (e le relative pertinenze), con l'esclusione delle case di lusso, sono assoggettate alla TASI. La TARI invece ricalca fedelmente l'impostazione della vecchia TARES con esclusione, ovviamente, del tributo legato ai servizi indivisibili versato nel 2013 direttamente allo Stato. Tra le misure varate per alleggerire le famiglie dal peso di queste nuove imposte l'Amministrazione ha varato alcune misure specifiche: - per il pagamento della TASI sono state previste detrazioni di 110,00 Euro per gli immobili con rendita catastale fino a 700,00 Euro e di 30,00 Euro per ogni figlio di età inferiore a 26 anni; - sempre per la TASI si pensa alla costituzione di un fondo di sostegno di 1 milione di Euro per far attingere pensionati e lavoratori dipendenti proprietari di prima casa, che dichiarano redditi di fascia ISEE sotto i 17.000,00 Euro. Una misura analoga nel 2013 - lo ricordo - ha fatto beneficiare sull'IMU quasi 10.000 nuclei familiari; - per il pagamento della TARI si ribadiscono invece le agevolazioni dello scorso anno che prevedono: la riduzione del 50% per redditi sino a 13.000,00 Euro; del 35% fino a 17.000,00 e per quelli da 17.000,00 a 24.000,00 del 25%. Complessivamente rispetto all'impianto federalista impostato dal Governo Monti nel biennio 2012-2013, il totale della tassazione comunale sugli immobili e sui servizi scende in termini di prelievo di 68,5 milioni. A beneficiarne maggiormente in termini assoluti sono state le famiglie che hanno avuto vantaggi per 61 milioni di Euro, mentre il sistema produttivo ha visto scendere l'incremento di 7,5 milioni il suo contributo del 2012. La Città ha intrapreso un percorso efficace e duraturo di riduzione dei residui passivi e con essa la progressiva verifica della sussistenza di quelli attivi. Ce lo impone la Legge, ma ancora di più ce lo impone il buon senso e la volontà di non nascondere sotto il tappeto crediti che, per loro natura, sappiamo di non riuscire a riscuotere. E qui nasce il Fondo svalutazione crediti. Anche il 2014 - come nel 2013 - aderiremo al Decreto sbloccacrediti con l'obiettivo di diminuire il debito verso fornitori e ridare così ossigeno ad un sistema che sconta una ormai endemica mancanza di liquidità. Contemporaneamente, attraverso un accordo con Equitalia, abbiamo potenziato la capacità di riscossione della Città: la collaborazione consentirà di ottenere informazioni utili a stabilire l'effettivo grado di esigibilità dei crediti e, di conseguenza, di effettuare una corretta previsione degli incassi e delle prospettive di recupero. Anche sul fronte del debito continuano a vedersi risultati apprezzabili: diminuisce di altri 112 milioni. Questa tornata amministrativa si contraddistinguerà per avere ridotto l'indebitamento di oltre 450 milioni. Un risultato importante, ottenuto in un periodo di crisi finanziaria e grandi tagli ai trasferimenti agli Enti Locali e in controtendenza con il debito dello Stato, che invece non accenna a diminuire. Mentre prosegue l'attività di risanamento, Torino deve tornare a crescere. Aumentano, dopo anni di contrazione, le risorse destinate al Piano investimenti che passano dai 177 milioni del 2013 ai 201 di quest'anno, così suddivisi: 83 milioni per opere pubbliche, 50 per manutenzioni straordinarie varie e 68 per altri investimenti. Un incremento contenuto, certo, ma nel contesto economico generale comunque significativo. Questo incremento realizzato anche grazie a maggiori contributi da altri soggetti - in particolare dallo Stato per i 40 milioni - che ci consentirà di utilizzare ovviamente investimenti già deliberati come le Linee di Metropolitana, e dell'utilizzo di un piccolo sostegno del credito bancario. La crisi del settore immobiliare ci spinge invece a ridurre ancora le previsioni di entrata da concessioni e valorizzazioni edilizie e da alienazioni del nostro patrimonio. Abbiamo discusso ampiamente della scelta di ricorrere al credito bancario attraverso la Cassa Depositi e Prestiti e della finalità di questo intervento. Lo ripeto in modo che sia chiaro a tutti: - la scelta di correre alla CDP per un importo di 25 milioni non inficia la volontà dell'Amministrazione di proseguire nella politica di riduzione del debito - i numeri lo dimostrano ampiamente; - abbiamo scelto la CDP perché più conveniente rispetto agli istituti bancari diversi perché ci consente di richiedere risorse - e iniziare a pagare le rate di ammortamento - al momento dell'erogazione degli stati avanzamento lavori; - queste risorse, insieme ad altre reperite con mezzi propri, saranno utilizzate per avviare un'importante azione di manutenzione straordinaria del patrimonio pubblico. Sarà data priorità a situazioni di manutenzioni contingibili e urgenti, talvolta legate ad interventi prescritti per Legge. In particolare saranno previsti interventi per la messa in sicurezza delle strade, scuole, aree mercatali, patrimonio arboreo con potature varie, altri interventi idrogeologici, verifiche della tutela della pubblica incolumità. Nel Piano annuale e triennale delle opere pubbliche, oltre questa maggiore attenzione verso la manutenzione, trovano spazio risorse per completare alcune opere di trasformazione della Città avviate negli anni passati - penso alla copertura del Passante Ferroviario e al prolungamento della Linea 1 della Metro e le stazioni Dora e Zappata e di tutte le opere finanziate con lo Sblocca Italia - e interventi programmati e attesi da tempo in tutto il territorio comunale. La discussione di questo Bilancio - non voglio nasconderlo - ha registrato il parere negativo delle Circoscrizioni. Pur rispettando le loro autonome deliberazioni, non ne ho condiviso le motivazioni, talvolta neanche i toni. La sensazione che ho ricavato dall'interlocuzione prima con i Presidenti, poi con i Consigli, è che ormai da troppo tempo le Circoscrizioni si vivano come un corpo estraneo rispetto al Comune di Torino. Come se i vincoli, i tagli dei trasferimenti statali, le emergenze su cui siamo costretti ad intervenire e che si riversano pesantemente sui conti della Città non debbano avere ripercussioni anche nei bilanci delle Circoscrizioni. Come se i trasferimenti alle Circoscrizioni non dovessero subire la stessa contrazione di risorse - non ultima quella di 72 ore fa da cui loro stesse insieme al welfare e l'Istruzione, sono stati tenuti fuori - a cui sono stati sottoposti capitoli di spesa di quasi tutti gli Assessorati. Non nego che quest'anno le difficoltà siano superiori rispetto a quelle dello scorso anno. L'impegno della riforma del decentramento cittadino conferma, quindi, l'importanza che questo istituto ha nella vita democratica della Città. Il compito - della Commissione prima e del Consiglio poi - è di riscrivere gli strumenti, gli ambiti di competenza ed il lavoro delle Circoscrizioni. Lo dobbiamo fare bene ed in fretta, perché si possa iniziare a testare la riforma già in questa Consiliatura. Tutti i Governi nell'ultimo decennio hanno approntato misure di spending review per cercare di eliminare storture ed inefficienze negli acquisti di beni delle Pubbliche Amministrazioni. I Consiglieri ricorderanno la siringa acquistata da una ASL per tre centesimi, mentre un'altra, a pochi chilometri di distanza, la acquista a 65 centesimi, oppure lo stesso defibrillatore che a Trento un'azienda sanitaria paga 13.500,00 Euro, a Bolzano viene acquistato a 16.100,00 Euro. Se questi sono gli esempi più eclatanti e che hanno fatto giustamente indignare l'opinione pubblica, dobbiamo iniziare a dirci molto chiaramente che, insieme alle matite ed alle siringhe, le operazioni di spending review stanno intaccando anche la qualità e la quantità di risorse che le Amministrazioni spendono per l'acquisto di servizi. E dietro l'acquisto di servizi ci sono i lavoratori, che a Torino operano prevalentemente nell'ambito della cooperazione sociale, che rischiano di perdere il loro lavoro e che difficilmente troveranno una nuova collocazione sul mercato. Occorre denunciare questa modalità di fare cassa che non colpisce gli sprechi, ma la carne viva di intere fasce di popolazione che nella cooperazione sociale hanno trovato una loro dignità. Lo deve fare Torino più di ogni altra Città italiana, perché qui più che altrove è forte la presenza e l'impegno del privato sociale in tutte le sue espressioni. Lo dobbiamo fare insieme per costruire un nuovo modello di welfare che sia in grado di rispondere alle nuove povertà ed ai nuovi cittadini. Il rapporto storico con il terzo settore è ancora forte, ma oggi anch'esso ha subito qualche contraccolpo. La necessità di intervenire in emergenza sul welfare ha talvolta messo sotto pressione un settore già colpito da alcuni provvedimenti nazionali e congiunturali. Occorre da subito fare ripartire un enorme processo di co-progettazione dei servizi di welfare della Città, creando le condizioni di riforma. Solo se saremo in grado di fare questo, riusciremo a salvaguardare migliaia di posti di lavoro e dimostreremo che ci può essere un ampliamento dei servizi di welfare, senza che questo comporti per forza un aumento di costi per il settore pubblico. Lo dico adesso - con l'approvazione di questo Bilancio -, perché saranno le scelte che faremo nel corso di questo scorcio d'anno che imposteranno l'attività del 2015: queste non si prefigurano - nel 2015 -, almeno da un punto di vista del Bilancio, come migliori di quelle dell'anno in corso. Abbiamo anche il dovere di lavorare giorno per giorno, da qui a fine anno, per recuperare risorse aggiuntive a quelle già stanziate in questo Bilancio con cui sostenere le politiche sociali in materia di stato sociale e di welfare. In conclusione di questo documento voglio provare a guardare avanti, a quello che succederà agli Enti Locali nel futuro prossimo. Per farlo, credo sia utile concentrarsi sul livello di governo che più influenza la politica economica: l'Europa, che ha visto rinnovati i suoi organi elettivi solo da qualche mese. Il semestre europeo italiano si è aperto all'insegna della richiesta di maggiore flessibilità, nel rispetto dei limiti imposti dai trattati, e di più ampia discrezionalità nelle scelte di politica economica interna. Queste richieste - largamente condivisibili - sembrano però avere raggiunto un punto di caduta non pienamente soddisfacente; nuovi investimenti (o nuovi tagli alle tasse), ma solo in cambio di nuovi pesanti tagli alla spesa pubblica (13 miliardi di Euro). L'esperienza degli ultimi anni ci insegna che tagli di questa portata finiscono per colpire soprattutto le Amministrazioni Locali e - di conseguenza - l'erogazione dei servizi per i cittadini. In altre parole, continua a prosperare l'idea che possa essere perseguita una austerità espansiva - come viene chiamata -, capace di portare l'Italia e l'Europa fuori dalla palude della crisi, ma è una ricetta che sperimentiamo da tempo e che ha largamente dimostrato la sua inefficacia. Per l'attuale meccanismo del Patto di Stabilità interno, che ricalca quello europeo, se non si allargano le maglie del saldo obiettivo (il famoso 3%) e invece si opera solo al suo interno, si otterrà anche per gli Enti Locali la possibilità di finanziare e pagare più investimenti tanto quanto si recupera da tagli alla spesa corrente e/o aumenti fiscali. Semplificando, potremmo avere le risorse per realizzare opere in cui il beneficio economico sicuramente arriva, ma è riconducibile al medio periodo, in cambio di ulteriori tagli alla spesa corrente e quindi alla spesa sociale dell'oggi. Siamo sicuri di voler accettare questo scambio? Sono convinto che la domanda pubblica, al pari e forse addirittura di più del taglio delle tasse, generi un effetto positivo sul PIL. La domanda pubblica, se efficiente, genera occupazione, offre quei servizi essenziali che proteggono le famiglie meno abbienti e può contribuire a guidarci fuori dalla crisi. Se non si vuole aumentarla, almeno non si continui a mutilarla. Come scriveva nel 1937 John Maynard Keynes al Presidente degli Stati Uniti Roosevelt: "Il momento giusto per l'austerità al Tesoro è l'espansione, non la recessione". Questo Bilancio è frutto del lavoro e della professionalità di tante persone che con dedizione hanno accompagnato il percorso della sua lunga e tortuosa - direi sempre più tortuosa - stesura. A tutti loro va il mio ringraziamento per la professionalità e la capacità indiscussa. Un grazie anche alla Giunta ed al Sindaco (nella veste di Sindaco, ma anche di Presidente dell'ANCI), per il lavoro che fa tutti i giorni e per la collaborazione nella formazione del Bilancio, ed ai Revisori dei Conti per la loro delicata funzione. Un grazie anche a tutti i Consiglieri, per il lavoro svolto nella I Commissione e nelle altre, ed alla Presidenza, per i tempi ristretti e la complessità in cui ogni anno affrontiamo questa sfida. PORCINO Giovanni (Presidente) Ringrazio l'Assessore. Alcuni Consiglieri chiedono di avere una copia della sua relazione e, se per lei non costituisce un problema, la rendiamo disponibile a tutti i Consiglieri. Dichiaro aperto il dibattito. Faccio presente che la discussione è congiunta con le proposte di mozione di accompagnamento (ne sono pervenute quattro); la prima è stata presentata dal Consigliere Sbriglio, la seconda dai Consiglieri Centillo, Genisio, Altamura, Onofri ed Alunno, la terza dal Consigliere Curto e la quarta dal Gruppo dei Moderati. I tempi di intervento sono i seguenti: un Consigliere per Gruppo ha a disposizione 20 minuti e tutti gli altri hanno 10 minuti. La parola al Consigliere Greco Lucchina. GRECO LUCCHINA Paolo Mentre percorrevo il corridoio per venire in Aula, mi sono reso conto che molte delle riflessioni che voglio lasciare all'Assessore Passoni ed a questa Giunta sono le stesse che ho già avuto modo di ricordare in altre occasioni di sessioni di Bilancio (sia di Rendiconto, che Previsionali) degli anni passati. È chiaro, l'ha già detto anche l'Assessore, che, intanto, rileviamo lo slittamento del termine di approvazione del Bilancio di Previsione, non certo per causa di questa Amministrazione, che comunque arriva sempre con notevole posticipazione rispetto a quello che dovrebbe essere l'ordinario. Da tempo la minoranza, la Corte dei Conti ed il Collegio dei Revisori invitano questa Amministrazione Comunale a mettere in atto quelle che sono le misure gestionali atte a pervenire alla compromissione tra gli equilibri della situazione corrente e ad assicurare un bilanciamento strutturale tra entrate e spese. Se occorre ovviamente dare atto di quella che, per esempio, è una riduzione della spesa per il personale, prevista in 389 milioni di Euro a fronte di un Consuntivo 2013 di 394 milioni di Euro, ed una progressiva riduzione in previsione dell'indebitamento stesso, occorre fare rilevare come sia forte il grado di incertezza su quelle che sono le entrate di natura tributaria, nonché su quella che è una vera e propria necessità, cioè adeguare annualmente il fondo di svalutazione crediti in proporzione anche a quelli che sono i residui attivi risalenti ad annualità pregresse. Tornando al fondo di svalutazione crediti, è chiaro che la composizione nel suo ammontare dello stanziamento stesso, previsto in 84 milioni di Euro circa, viene soprattutto da quelle che sono le sanzioni amministrative e pecuniarie, per quelle che sono le contravvenzioni e quelli che sono i Regolamenti e le Leggi, fatta eccezione per la quota parte della cessione di GTT a FCT Holding; questo significa che, ancora una volta, è tutto a carico delle sanzioni sui cittadini. Poco tempo fa, abbiamo avuto modo di parlare di quella che è l'accensione del nuovo mutuo con Cassa Depositi e Prestiti; non ero entrato nel merito di quello che era il concetto di investimento da parte dell'Amministrazione Comunale e non intendo farlo adesso, ma sicuramente mal si sposa con quello che è il concetto di manutenzione straordinaria. Quello che io ed altri Consiglieri (per esempio, il Collega Marrone) in quell'intervento avevamo ricordato era che non si dovesse modificare quello che era un intendimento preciso della famosa deliberazione n. mecc. 201300481/024, in cui in una parte veniva individuato, tra quelli che erano gli obiettivi programmatici di natura finanziaria, l'impegno a non ricorrere a nuovo indebitamento. Di conseguenza, anche il Collegio dei Revisori, nel prendere atto dello stesso intendimento, chiede a questa Amministrazione Comunale di proseguire in questa direzione nella riduzione del debito, ma lo chiede anche al fine di ridurre quelli che sono gli elevati oneri finanziari previsti ancora per quest'anno, che ammontano a circa 95,3 milioni di Euro. Quello che però più ci preoccupa continua ad essere la situazione di liquidità dell'Ente e mi riferisco a quello che è il costante ricorso alle anticipazioni di Tesoreria. Per fare un breve excursus periodico su quanto è avvenuto negli ultimi due anni e mezzo, alla fine del 2012 il deficit di liquidità amministrativa era di circa 12 milioni di Euro, alla fine del 2013 si attestava a 89 milioni di Euro e al 31 marzo 2014 l'ammontare del debito per anticipazioni di Tesoreria era pari a circa 200 milioni di Euro. Mi rendo conto che interviene la normativa che prevede l'incremento del limite massimo al ricorso agli Enti Locali, ma questo continuo ricorso alle anticipazioni di Tesoreria non fa altro che segnalare il pessimo stato in cui versano le casse comunali. Vengono introdotte nuove normative, abbiamo anche parlato del pagamento di quelli che sono i debiti maturati nei confronti dei fornitori, abbiamo parlato, facendo riferimento alla deliberazione che ho citato poc'anzi sull'accensione del nuovo mutuo, del continuo ricorso alle anticipazioni di Cassa Depositi e Prestiti e, nei giorni passati, abbiamo parlato di sblocca-crediti, ma la normativa prevede che il pagamento da parte degli Enti Locali con queste anticipazioni debba riguardare quelli che sono debiti certi, liquidi ed esigibili al 31/12/2013 ed è subordinato all'avvenuta presentazione da parte degli stessi Enti Locali di una dichiarazione attestante la verifica dei crediti e debiti reciproci nei confronti di quelle società partecipate asseverate agli organi di revisione dello stesso Ente Locale. Si chiede più attenzione nei confronti del rispetto dei termini di pagamento delle transazioni commerciali, che, in qualche modo, obbligano questo Ente al rispetto di quelli che sono stringenti termini di pagamento al ricevimento della fattura dei fornitori, per non incorrere in quelli che sono interessi moratori. Venendo ai residui, abbiamo parlato più volte di quello che è il riaccertamento, ma la novità è che ormai anche la Corte dei Conti in una sua relazione di Bilancio riscontra e segnala una bassa riscossione. Sappiamo che dal riaccertamento previsto, che arriverà fino al 2015, evidentemente ci sarà la nuova contabilità armonizzata in termini di residui, ma quello che, in qualche modo, più ci preoccupa è che l'eventuale disavanzo risultante da questo tipo di riaccertamento dovrà essere accantonato in un fondo crediti, che, a nostro parere, risulta essere ormai di dubbia esigibilità e dovrà essere ripianato ed accantonato. Così pure per gli organi partecipati: è la variazione della Legge di Stabilità stessa che modifica e detta quelle che sono le nuove regole. Anche qui si prevede l'obbligo di accantonare l'anno successivo in un apposito fondo qualora ci siano risultati economici negativi della stessa società partecipata. Continuiamo ad invogliare questa Amministrazione Comunale a proseguire in quella che è una dismissione delle quote azionarie delle società partecipate; abbiamo iniziato con il riordino del gruppo conglomerato, vediamo però solo in questo Bilancio... Mi scusi, Presidente. PORCINO Giovanni (Presidente) Chiedo ai Consiglieri di rimanere in silenzio. Prego, Consigliere Greco Lucchina. GRECO LUCCHINA Paolo …la quota facente parte in conto capitale alle sole farmacie comunali. Apprendiamo di quella che è una vendita di AMIAT e di Sitaf, ma non ne conosciamo il valore previsto, perché, evidentemente, è in fase di accertamento da parte di società di advisor. Assessore Passoni, poi, dulcis in fundo, vi è la polemica di questa mattina sui giornali: vengono tagliati i famosi 7 milioni di Euro al welfare. Ci chiediamo, ed ho condiviso delle dichiarazioni fatte da alcuni esponenti della maggioranza, se non ci si potesse impegnare a Bilancio sottraendo risorse a materie sicuramente meno importanti (come Cultura e Sport) per far sì che poi quel 1,6 milioni di Euro (perché ci sarà un assestamento di Bilancio) che balla non potesse essere impiegato sul settore del welfare. PORCINO Giovanni (Presidente) La parola al Consigliere Appendino. APPENDINO Chiara Mi rivolgo prima a quelli che sono i miei Colleghi, cioè i Consiglieri: per l'ennesima volta siamo inseriti in un perverso meccanismo nazionale dal quale sembra impossibile uscire e liberarsi. Ancora una volta ci troviamo ad esaminare e ad approvare un Bilancio Previsionale al termine di un anno. Sono quei paradossi della logica, che, purtroppo, la politica conosce bene e che causano - aggiungo nuovamente - purtroppo il progressivo distacco tra i rappresentanti ed i rappresentati. Evidentemente, anche quest'anno, di fatto, ci è preclusa la possibilità di entrare nel merito dell'atto più importante che il Consiglio Comunale possa approvare. Infatti, non possiamo pensare di tradurre le nostre priorità politiche e la visione della società che legittimamente - perché eletti dai cittadini torinesi -, ognuno la sua, dovremmo portare in quest'Aula in interventi ai capitoli di Bilancio, perché, in realtà, null'altro facciamo se non ratificare decisioni assunte nei nove mesi precedenti, decisioni che non possono essere più modificate per loro stessa natura. A questa imperante incertezza si aggiunge l'arroganza di un Governo che, a pochi giorni dalla scadenza dell'approvazione dei Bilanci degli Enti Locali, arriva a tagliare, direi nottetempo, una parte dei trasferimenti del fondo di solidarietà. Ha già detto molto l'Assessore Passoni in Commissione ed anche oggi in Aula, ma mi preme rimarcare la gravità politica dell'atto. Siamo realmente, come qualcuno ha avuto modo di affermare in Commissione, in un'emergenza democratica. La Giunta ed il Consiglio Comunale, tanto la maggioranza quanto l'opposizione, nei fatti sono esautorati dalle loro prerogative garantite dalla Costituzione, dalla Legge e dallo Statuto della nostra Città. Infatti, neanche voi, cari Colleghi della maggioranza, potete sfidare il tempo ed andare a modificare ciò che ormai è stato fatto dall'inizio dell'anno; sugli interventi da qui al termine del 2014 di fatto siete chiamati ad un voto di ratifica, ma mi chiedo e vi chiedo: è questo il motivo per cui siamo stati eletti? È questo il nostro mandato? Questo Governo, che voi sostenete - mi rivolgo anche ai banchi dell'opposizione -, avrebbe dovuto cambiare l'Italia e invece mi sembra che sia un presidio della continuità del piano inclinato che l'Italia ha intrapreso e per il quale non esistono freni. Mi rivolgo anche a lei, signor Sindaco (non solo in qualità di Primo Cittadino di Torino, ma ancora di più come Presidente dell'ANCI), perché non è riuscito a fare nulla per bloccare questa ennesima violazione del Governo centrale nei confronti dei Comuni d'Italia. Lo posso affermare perché questo Governo non ha fatto nulla per rispettare effettivamente l'autonomia degli Enti Locali, dando pienamente agli amministratori locali la responsabilità connessa alla loro funzione democratica. Ecco quello che dicevo in principio: ancora una volta - e siamo di nuovo in quella situazione -, è l'irrazionalità imperante che ci governa e che sarà usata ogni qualvolta sarà utile come scusa per ciò che non è stato fatto da qualche amministratore, Ministro, Sindaco o Presidente. A noi, cari Colleghi, oggi è concesso al massimo di discutere di temi che riguardano la nostra comunità, ma nella pratica ci è preclusa la programmazione. Quando parlo di programmazione - mi rivolgo al Sindaco, ma anche al Presidente del Consiglio Comunale -, mi riferisco alla programmazione vera e non ai numerosi annunci che si susseguono da ora fino al 2026, ma che poi restano solo illusioni e non progetti reali per il futuro. Ecco cosa intendo per programmazione: l'esatto opposto degli annunci; basta annunci. Forse per qualcuno è un onorevole compito quello di fare semplicemente gli esattori delle tasse per conto dello Stato centrale, fare da muti supporter che contribuiscono a fare quadrare i conti a Roma; per me no e spero anche per altri. Faccio un esempio: il Patto di Stabilità; se ne è parlato anche ieri sera. Quel Patto di Stabilità che voi, come maggioranza politica di questa Città, ormai da anni di questo Paese, continuate a sostenere di cambiare, ma, poi, di fatto nella sostanza non cambia. L'emergenza è diventata purtroppo un fattore costante e stabile, tanto da far perdere di consistenza la stessa parola. Infatti, non si tratta più di un momento passeggero, di una piccola o grande crisi economica dalla quale, prima o poi, forse si uscirà e tornerà tutto come prima; il modello industriale, produttivo e sociale è ormai attraversato da terremoti che ne stanno cambiando la conformazione. Quello che viviamo oggi è un nuovo contesto economico, finanziario, istituzionale, culturale e societario, a cui deve essere data una risposta. Lo si può combattere, se non lo si condivide; noi lo facciamo ogni giorno e anche tanti altri lo fanno, però, contemporaneamente, abbiamo il dovere di adattare e dare delle risposte. Signor Sindaco, è per questo motivo che è stolto e miope pensare che il vecchio modello di sviluppo ipotizzato a partire dalla fine degli anni Novanta possa essere ancora oggi attuale e la linea guida per le politiche cittadine. Infatti, la crisi economica e finanziaria degli ultimi anni ha già fatto emergere molti limiti del modello di sviluppo urbano su cui ha fatto affidamento questa Città. Vi faceva riferimento anche l'Assessore Passoni nella sua relazione, la domanda immobiliare che aveva alimentato la crescita di investimenti nelle costruzioni si è arenata. Nel quinquennio 2008-2013 gli investimenti in costruzioni si sono ridotti del 29% nella sola provincia di Torino ed i dati sulle compravendite si muovono in modo parallelo. Nel 2012 siamo tornati ai livelli del 2000 e nel primo trimestre le compravendite sono calate, in un solo trimestre, del 7,3%. Quindi, come si può ancora oggi pensare che uno dei fattori trainanti per lo sviluppo sia il rapporto con i costruttori? Bisogna prendere atto del fatto che si è ridotta la possibilità per i Comuni di utilizzare la leva della fiscalità urbanistica, che deve essere sostituita da altri fattori. Dall'evidenza cruda di questi dati emerge come la crisi economica stia colpendo e quanto i segnali di sofferenza siano sempre più forti. La nostra Città è sempre più lacerata da un divario sociale, che è drammaticamente in crescita. Si sta quotidianamente consolidando una fascia sempre più consistente di cittadini in condizioni vulnerabili. A me ha fatto effetto leggere - non lo sapevo - che oltre un decimo della popolazione torinese vive in povertà assoluta. Sapete che cosa vuol dire povertà assoluta? Vuol dire che il nucleo familiare ha un reddito mensile sotto gli 800,00 Euro e che sostanzialmente è in difficoltà ad acquistare beni durevoli, a fare qualche giorno di vacanza. Si tratta di nuclei che hanno condizioni di disagio abitativo, che fanno fatica a far fronte a spese inattese e, spesso, hanno arretrati per pagare l'affitto, le bollette ed i prestiti. Non solo, oltre a coloro che sono in povertà assoluta, quindi definiti in questo modo, crescono le fasce vulnerabili, cioè coloro che rischiano di passare allo stato di povertà dall'oggi al domani. Quindi, questa è la situazione in cui siamo: nuclei monogenitoriali, donne anziane e sole, famiglie numerose, famiglie straniere, lavoratori precari e, soprattutto, giovani precari. Siamo una Città in cui le zone ricche - lo diceva anche l'Assessore nella sua relazione - sono sempre più ricche e quelle povere sono sempre più povere. La crisi ha accentuato la polarizzazione dei valori immobiliari tra le diverse zone urbane; i prezzi crescono dove erano già alti e scendono dove erano già bassi. Il rapporto Rota ha evidenziato come 14 quartieri su 27 hanno estremizzato la propria posizione ed il destino dei quartieri è andato divaricandosi: la Torino dei ricchi è sempre più ricca, quella dei poveri è sempre più povera. Signor Sindaco, glielo dico nuovamente, smetta di dire che Torino non è piegata dalla crisi, smetta di fare annunci in perfetto stile renziano (come quello infelice del dicembre scorso: "Nel 2014 Torino fuori dalla crisi") e smetta di dipingere una Città che non c'è. Pur cercando di comprendere la vostra necessità di instillare ottimismo, non posso però tollerare questa sistematica mistificazione della realtà, che si avvicina forse più alla propaganda politica, signor Sindaco. Chi amministra ha il dovere di raccontare in modo lucido e trasparente che cosa accade. Smettetela di sbandierare dinamismo ed annunciare progetti faraonici da qui al 2026 per coprire ciò che, forse, fino ad oggi non è stato fatto. La realtà è che la nostra Torino è ormai entrata in una crisi sistemica. Le aziende chiudono, i giovani non trovano lavoro, le attività commerciali quotidianamente lasciano sfitti i negozi ed il numero di ore di cassa integrazione è in costante aumento. Nel mese di agosto Torino è stata la Provincia d'Italia che ha richiesto più ore di ammortizzatori con un incremento del 270% su luglio, mentre in tutte le altre Province si sono registrate diminuzioni. Noi stiamo vivendo, molto più che in altre grandi Città d'Italia, gli effetti perversi del combinato disposto della crisi mondiale finanziaria e della bolla ormai scoppiata della Torino Olimpica. In questo preoccupante quadro la struttura amministrativa del nostro Comune dovrebbe avere un ruolo di sprone e di catalizzatore delle migliori energie della nostra Città, dovrebbe aiutarci a reagire e non narcotizzare le menti con quinte teatrali dipinte che fanno intravedere magnifiche prospettive inesistenti. Non possiamo più pensare ad un modello di sviluppo che si regge sugli equilibri finanziari del modello pre-Olimpiadi e non possiamo più pensare ad una Città trainata da una FIAT, che, sì, signor Sindaco, di fatto ha abbandonato la nostra città. Le faccio un esempio: il ridimensionamento della produzione della FIAT a Mirafiori, meno 62% di auto prodotte dal 2011 al 2013 - lo dicono i dati, non io -, non è stato assolutamente compensato dalla riapertura a gennaio dello stabilimento Bertone, dove si producono vetture di alta gamma. Dobbiamo pensare ad un modello in cui vengono ridefiniti gli strumenti urbanistici, finanziari e fiscali; dobbiamo rivedere e ripensare i paradigmi del modello di crescita e sviluppo. Dal punto di vista urbanistico, è impensabile che motore di sviluppo per la riqualificazione continui ad essere il grande centro commerciale; così scarichiamo su altre fasce, quali i piccoli commercianti, gli effetti drammatici della crisi. L'obiettivo dell'Amministrazione deve essere quello di rivitalizzare le comunità e questo deve avvenire anche attraverso la leva della progettazione urbana. Ogni quartiere ha le proprie dinamiche e la sua comunità, la comprensione e la soddisfazione delle esigenze delle persone devono essere il cardine delle scelte. Ridisegnare il territorio, decidere il proprio modello di trasformazione urbana incide fortemente anche sul modello societario e culturale con cui vogliamo disegnare questa Città. Il luogo e lo strumento di aggregazione che vogliamo incentivare è il grande centro commerciale, secondo un modello standard che è uguale in ogni parte del mondo, oppure un sistema policentrico che valorizzi le specifiche, come una via pedonalizzata, i commerci di prossimità o i nostri mercati cittadini? Che cosa vogliamo come luogo di aggregazione: aree pubbliche, magari cogestite da giovani e anziani, o corridoi di un mega supermercato? Le risorse a nostra disposizione - come dicevo prima - sono sempre più esigue, ne sono perfettamente consapevole, anche per questo non può essere esserci - l'ho detto più volte - nel cittadino torinese nemmeno il minimo dubbio che anche solo un centesimo di quanto spende l'Ente Pubblico non sia impegnato nel miglior modo possibile. Purtroppo, però, oggi non è così. Ricordo a tutti che, nel dicembre 2013, veniva eseguito da Demos un sondaggio sul tema: "Stato, tasse e servizi" e questo sondaggio poneva una domanda molto semplice: "Secondo lei, lo Stato dovrebbe soprattutto cercare di diminuire le tasse o potenziare i servizi pubblici?". Nel 2005, in risposta a questa domanda, gli italiani chiedevano maggiore coerenza tra tassazione ed erogazione dei servizi; nel 2013, otto anni dopo, tra crisi economica e disillusione sulle capacità delle Istituzioni di garantire la giustizia sociale, le risposte si sono letteralmente rovesciate: oggi, gli italiani (quindi anche i cittadini torinesi) vogliono solo pagare meno tasse, sicuramente perché non ce la fanno più, ma soprattutto perché, in questi anni, si sono convinti che sia meglio sbrigarsela per conto proprio, poiché il potere pubblico non fa ciò per cui gli pagano le tasse. È proprio quando le risorse sono limitate e la sfiducia è alta che il pubblico deve interrogarsi su come redistribuirle in modo ottimale, trasparente e meritocratico, per far sì che siano funzionali ad un modello dove il pubblico ed il privato si incontrano nell'ottica di perseguire un obiettivo ben definito. Basta alla spartizione a pioggia e tutto ciò che non porta risultati chiari, concreti e misurabili. Non basta più sostenere, ad esempio, che un certo evento porta benefici al territorio; le domande che ci dobbiamo porre sono: quanti? Qual è la ricaduta economica? Qual è l'obiettivo di medio termine? Un esempio, a tal proposito, possono essere gli investimenti nel settore della Cultura. Sono tre anni che in sede di discussione di Bilancio Previsionale, sempre ad anno praticamente concluso, ci diciamo le medesime cose, lamentando l'impossibilità di programmare e la scarsità di risorse. Al terzo anno però che si ripropone lo stesso identico problema, non ci si può più lamentare! È infatti necessario ripensare un modello di finanziamento del mondo culturale, che è cambiato dal decennio scorso. Lo sapete tutti, noi come parte politica di minoranza abbiamo avanzato una proposta per aprire la discussione, ma ci sembra di percepire una certa frizione verso qualsiasi forma di cambiamento in questo campo. Il rapporto cittadino-Istituzione deve essere ridefinito, mettendo al centro il ruolo partecipativo del cittadino - questione che sosteniamo da tempo - e in questo la riforma del decentramento ha un ruolo fondamentale. Deve certamente garantire la maggiore efficacia ed efficienza possibile nell'erogazione di beni e servizi e nella raccolta dei fabbisogni, ma, dal nostro punto di vista, è fondamentale in questo particolare momento storico la partecipazione; deve essere un nodo focale del nuovo decentramento: strumenti innovativi di consultazione, informazione e deliberativi devono essere implementati regolarmente. Signor Sindaco, mi rivolgo a lei e, in parte, l'ha detto anche l'Assessore Passoni nella sua illustrazione: il decentramento a cui stiamo assistendo sembra però essere uno strumento di lotta interna alla maggioranza, in particolare del suo partito politico. Lo abbiamo potuto vedere anche nella formazione di questo Bilancio; immagino che lei sia a conoscenza dello spettacolo indegno che si è visto nelle Circoscrizioni in fase di approvazione del Bilancio. Pareri negativi deliberati su giustificazioni al limite del ridicolo, che celavano, in realtà, uno scontento generale per la riforma del decentramento che ci stiamo apprestando a varare. Abbiamo visto deliberazioni scritte a tavolino tra Presidenti di Circoscrizione, pubblicate sui giornali on-line ancora prima di essere presentate nei Consigli competenti, per dare un segnale politico, strumentalizzando - e questo lo trovo veramente grave - di fatto il Bilancio, cioè l'atto più importante del Consiglio Comunale. È una cosa del tutto irresponsabile. In questa degenerazione si aggiunge il fatto che, per l'ennesima volta, non ha pesato il valore della razionalità delle scelte, ma la logica del "chi urla di più, chi fa di più, chi fa sentire di più la sua voce, ottiene". Contano di più gli equilibrismi politici, perché, signor Sindaco, questa è l'unica spiegazione all'aver deciso in questo secondo taglio lineare imprevisto di mettere allo stesso livello il decentramento con l'istruzione ed il welfare. Sarebbe stato più giusto spalmare anche sulla spesa non impegnata (1,3 milioni di Euro) del decentramento quel taglio del 9% circa, andando anche lì a salvare però i capitoli dedicati al welfare e all'istruzione. Eppure non è stato fatto; l'equilibrismo politico, per l'ennesima volta, prevale sulla visione unitaria della città. Signor Sindaco, tutto ciò per me è un pessimo segnale, perché, così facendo, quel grande progetto di ricostruzione del valore di comunità, di partecipazione e di senso di appartenenza che stiamo provando a fare in sede di revisione del decentramento viene vanificato. Le Circoscrizioni o sono il luogo naturale di partecipazione della cittadinanza, oppure sono inutili; non possono diventare, come sono attualmente, un posteggio politico per i trombati in altre elezioni, oppure un trampolino di lancio per gli "Assessorini" futuri, piuttosto che parlamentari o Consiglieri Regionali. Se dunque prevarrà, ancora una volta (come è avvenuto in sede di decisione del secondo taglio), l'equilibrismo politico e non la razionalità e la visione unitaria della città per prendere decisioni, a quel tavolo a cui stiamo lavorando noi non parteciperemo più. Non esistono scorciatoie che ciascuno di noi, e la comunità nel suo insieme, può prendere per giungere più rapidamente ad una situazione di benessere. La strada che dobbiamo percorrere è sicuramente lunga e difficile. Noi tutti, quali amministratori della nostra Città di Torino, abbiamo un dovere: stare vicino proprio a queste vittime, vicino alle persone più deboli che in questi cambiamenti null'altro hanno a difenderli se non la loro disperazione. Noi, per quello che ci è possibile, dobbiamo supportarli e sostenerli, e non solo economicamente, ma in quanto persone nella loro pienezza. Quando sosteniamo che nessuno deve essere lasciato indietro, non intendiamo solo che a ciascuno deve essere dato da mangiare e da bere, ma che deve essere accompagnato nell'integrazione e nella vita sociale della nostra Torino. Ogni torinese deve sentirsi parte di questa comunità che mette tra i valori, tra le priorità delle proprie azioni proprio lui e lei, il cittadino torinese. PORCINO Giovanni (Presidente) La parola al Consigliere Marrone. MARRONE Maurizio Signor Sindaco, la stupirò, ma in questo intervento non la attaccherò, per un semplice motivo (l'avrà già immaginato): perché noi, in realtà, stiamo andando a votare un documento che non è figlio di decisioni politiche che, oggettivamente, siano proprie di quest'Aula; non per la maggioranza, non per la Giunta e nemmeno per l'opposizione. In realtà, l'intervento che mi ha preceduto mi agevola in questa analisi, perché, se devo sentire riportare dai componenti del Movimento 5 Stelle la stessa analisi socio-politica che le ho sentito dire - se le agenzie di stampa erano corrette - all'Agorà del sociale (cioè l'analisi per cui c'è una Torino sempre più ricca che si differenzia e si distanzia dalla Torino sempre più povera), quindi, se l'analisi è condivisa, purtroppo questo dà il polso dell'inutilità politica del nostro Ente, inteso come parte maggioritaria ed esecutiva e parte di opposizione. Questo lo voglio dire, perché, come è stato correttamente ricordato, noi, in questo momento, siamo chiamati a fare una cosa per la quale dovremmo sostanzialmente rifiutarci, anche solo per dignità istituzionale: stiamo per votare un provvedimento sul quale non abbiamo la benché minima facoltà di incidenza politica, perché (quando cercavamo di capire le possibilità emendative in sede di approfondimento di Commissione, che ha avuto una funzione meramente informativa e non poteva averne altre) l'Assessore Passoni correttamente ci ha chiarito che, in realtà, erano tutte voci sostanzialmente già spese ed impegnate, non programmate. Questo per confermare quanto già affermavamo nei mesi scorsi, cioè che questo non è solo un Bilancio tecnico, è un Bilancio falso, perché un Previsionale che non prevede ma sancisce o dà conto, non è un Bilancio Previsionale e mi permetterei di dire che non dovrebbe nemmeno essere un Bilancio. Questo lo dico perché, in realtà, questo Bilancio è stato chiuso con degli espedienti che forse non lasciavano altre possibilità di scelta politico-amministrativa, però, non condividendoli, li voglio ricordare, pur non sentendo di responsabilizzare la Giunta per queste scelte. Il primo è già stato ricordato dal Consigliere Greco Lucchina, che mi ha preceduto: l'inversione del trend sul ricorso a nuovo indebitamento; ricordiamo questi 200 milioni di Euro sbloccati dalla Cassa Depositi e Prestiti, in parte per lo sblocca- crediti ai fornitori, che è un qualcosa di dovuto da parte del Comune, e in parte per interventi di sicurezza, anch'essi urgenti ed indifferibili. Lo voglio ricordare perché ci porta all'origine dei nostri mali, cioè dei fondi che arrivano da una fonte statale che però non vengono trasferiti per riuscire a garantire l'esercizio di obblighi contrattualmente assunti dall'Amministrazione o servizi quantomeno dovuti alla cittadinanza, ma che vengono concessi in prestito, quindi, sostanzialmente, ricreando un ricorso all'indebitamento. Dall'altra parte, vi è anche la follia per cui questo Bilancio mette in attivo dei proventi che arrivano da operazioni urbanistiche, le cui Varianti non solo non sono ancora state approvate, ma addirittura, quando sono state a malapena accennate nel dibattito interno consiliare, hanno visto emergere profonde spaccature e divisioni. Voglio ricordare l'ex Combi, che non solo ha dominato le pagine dei giornali, ma ha visto svolgersi Commissioni a dir poco esagitate, dove forse le critiche maggiori, più ancora che da quelle normali dell'opposizione, arrivavano non solo da frange estemporanee della maggioranza, ma addirittura da esponenti di primo piano della maggioranza stessa; eppure noi vediamo contabilizzati quei proventi a Bilancio. Infine, vi sono le dismissioni. Dopo aver impostato la cosiddetta privatizzazione del ciclo rifiuti come una scelta politica, andare a fare un'aggiunta di decisione con un'ulteriore dismissione di un'altra quota di AMIAT, proprio motivandola con la necessità di reperire nuovi liquidi, dimostra quella che è stata una verità da noi sempre portata in quest'Aula: di fatto, le Municipalizzate ormai vengono viste unicamente come un salvadanaio. Tanti maialini di porcellana che, quando serve, vengono infranti per tirare fuori qualche monetina (di monetina, quando si parla di pochi milioni di Euro, stiamo parlando), con successive e reiterate rinunce alla sovranità del Consiglio Comunale come organo di indirizzo e controllo sull'esercizio di servizi fondamentali, con il solito mantra rispetto al patto di servizio ed al contratto, che, per carità, rimarrà vigente, finché poi non verrà rinnovato da soci nei confronti dei quali non potremo vantare pacchetti di maggioranza interni alle società. Per cui stiamo scaricando sulle generazioni future la rinuncia a poter dettare la linea sui servizi fondamentali. Questi sono i tre assi sui quali questa maggioranza ha chiuso un Bilancio ed è un Bilancio capestro. Voglio arrivare al punto fondamentale: questo Comune si è ritrovato nella condizione di non decidere, perché c'è un Governo - o più Governi in continuità tra loro, tutti politici, non tecnici, anche se di larghe intese - che ha messo questa Amministrazione nella condizione di non poter programmare, di non poter decidere e di non potersi assumere delle responsabilità. Di fronte a tutto ciò, il quadro è desolante, perché non posso rimproverare nulla al Sindaco ed alla sua Giunta. Non posso nemmeno suggerire niente in chiave propositiva, perché è già tutto scritto e deciso, e la cartolina che ci viene lasciata è quella di un Consiglio fatto di persone fisiche, elette con un mandato elettorale, che non riescono più a distinguersi troppo dagli affreschi o dai quadri con cui da secoli sono adornate le pareti della Sala Rossa. Diciamo che siamo diventati un po' pittoreschi e storicamente superati, esattamente come gli ermellini e gli scettri che vediamo raffigurati sulle pareti alle nostre spalle. Siamo diventati un pezzo di antiquariato, perché il problema non è dentro questa Sala e purtroppo, con tutta la buona volontà, anche la soluzione non si trova in questa Sala Rossa, perché deriva da un processo politico che esula da questa nostra autonomia locale e si ritrova direttamente nel Governo. Se posso e devo rimproverare qualcosa al Sindaco - ma sarebbe ingeneroso addossare a lui tutta la responsabilità - è di non aver fatto non dico nulla, ma di sicuro di non aver fatto abbastanza per opporsi a questo meccanismo. Alla fine, possiamo anche identificare i Governi con metafore un po' da bar, con il "Governo ladro, piove" - e si può fare -, però, in realtà, rispondono a dei nomi e dei cognomi, rispondono a dei soggetti che hanno una legittimazione politica, che hanno un'agibilità e che hanno una base di consenso. Gli strumenti di quella legittimazione e di quella base siete voi. Ci ritroviamo in una situazione in cui il Premier è espresso dal PD, il Sindaco, nonché Presidente nazionale dell'ANCI, è lei, in quota PD, il Presidente della Regione Piemonte, nonché Presidente della conferenza delle Regioni italiane, è Sergio Chiamparino, per cui tutto porta al nostro territorio e tutto porta al medesimo partito e non si può, in chiave di responsabilizzazione politica di questi processi, dimenticare questo aspetto. Signor Sindaco, quando il Governo ha deciso che c'era una completa ed assoluta incertezza sulle entrate tributarie fino praticamente ad oggi, forse non poteva effettivamente fare nulla e quando è stato deciso che si scoprissero i tagli un passo alla volta, addirittura tramite Internet, forse lei materialmente non poteva fare nulla. Però, a questo punto, vorrei fare un piccolo inciso, perché, per qualche anno, mi sono sentito costantemente ricordare che la fonte di tutti i mali fossero i tagli del governo Cota in Regione. Per carità, di sicuro qualcosa di lì in meno è arrivato… (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Non dai banchi della Giunta, ma dai banchi della maggioranza in diverse occasioni. Ora che i medesimi tagli sono confermati ed implementati dal Governatore Chiamparino e - mi sento di dire - anche alla luce del prospetto fornito dall'Assessore Passoni sulle entrate extratributarie dei trasferimenti, il paradosso è che, dopo una riduzione progressiva di oltre 120 milioni di Euro (con il taglio del fondo di solidarietà e con il taglio dei singoli trasferimenti) decisa dal Governo (prima, Letta e, poi, Renzi), a confronto dei soli 2 milioni, contro i 127, tagliati nel 2013 dalla Regione Piemonte che portano a questo quadro, cioè che al momento i trasferimenti della Regione Piemonte dall'anno scorso sono 52 milioni e quelli dello Stato centrale sono 51 milioni, con la Regione che partecipa con un 1 milione in più rispetto allo Stato e, quindi, al Governo retto da voi (perché è questa la situazione), la domanda è: che cosa poteva fare lei, signor Sindaco? L'unica risposta che sono riuscito a darmi è la seguente: se le dinamiche istituzionali non riescono a garantire in quelle sedi un'adeguata difesa delle prerogative in termini decisionali e anche economico-finanziari di agibilità amministrativa delle Autonomie Locali come i Comuni, partendo dal nostro, allora la sede non può che essere politica. Allora, Sindaco - non è l'unico, lo ribadisco, ma di fronte a me ho lei, per cui mi rivolgo a lei -, il problema di questo centrosinistra torinese qual è? Non è quello di non sottolineare le carenze del Governo - perché alcune prese di posizione, politicamente, le ho viste anche sui giornali -, è di non farle valere in sede politica, perché, se viene il Primo Ministro in visita nel nostro territorio, in un periodo così drammatico (quando ormai tutte le difficoltà in cui ci troviamo come Amministrazione Comunale sono già palesi), non lo portiamo a fare i selfie ad uno stabilimento come la L'Oréal di Settimo in un tour promozionale, tutto di immagine (peraltro, per incassare meriti rispetto a finanziamenti di ecosostenibilità che facevano capo ad investimenti di mandati Cota, se non addirittura Bresso prima di lui), ma lo si dovrebbe portare in palazzi come questo, istituzionali, farlo sedere ad un tavolo e dirgli: "Questo è il problema e, adesso, bisogna trovare una soluzione insieme". Io, invece, sono stato testimone di un evento di paradossale campagna elettorale successiva alla presa del potere - anche questo è un paradosso tutto italiano -, perché io ero rimasto a questo strano uso e costume per cui, prima, si fa la campagna elettorale e poi, dopo, si governa; adesso, stranamente, si prende il potere senza le elezioni e dopo si fa la campagna elettorale. Ma va bene tutto. Il problema non sono tanto i selfie o i momenti pubblico partitici, è l'assenza di momenti istituzionali e amministrativi di confronto con il Governo, perché dirlo sui giornali è gradevole per noi dell'opposizione, dirlo qui a verbale è sostanziale a livello politico, però non ha effetti, perché chi ha il potere di ribadirlo nelle sedi opportune per cercare di portare a casa dei risultati siete voi in altre sedi. Questa deresponsabilizzazione è la vera pecca politica che mi sento di addossare, non è quella di avere strangolato il Bilancio, perché vi siete trovati a doverlo fare, anche se su un'altra mancanza ad onestà intellettuale io, sinceramente, non posso non criticarvi. In particolare, sul welfare ho sentito più volte ribadire la capacità rivendicata dalla sua Amministrazione di non aver tagliato i servizi. È vero, molti servizi non sono venuti meno, neanche quantitativamente, però c'è un piccolo passaggio che è cambiato - oggi mi sembra che un quotidiano ne parli - rispetto, per esempio, all'assistenza domiciliare ad anziani e disabili. Un tempo, li vedevamo, come è giusto che fosse, come diritti che venivano garantiti gratuitamente, adesso, restringendo l'alveo, per esempio escludendo, come è già stato fatto, anziani con pensioni minime, che però risultino con una prima casa di proprietà, andiamo invece a trasformarlo da diritto garantito a bene che vendiamo. Prima, si arriva a quell'abominio giuridico - che adesso, ho visto, state superando - dell'inserimento del Comune nell'asse ereditario dell'anziano che non si permette il servizio, che è una cosa giuridicamente magari legittima, ma, vedendo un Ente pubblico al posto del privato come controparte, è una pratica quasi da strozzinaggio, nel senso che nel Diritto privato un soggetto che va a dire ad una persona in stato di bisogno: "Io ti do una risposta, però, se non me la puoi pagare, quando muori, ti prendo la casa" (perché, poi, in soldoni è questo il senso), diciamo che mette un po' i brividi a chi ha una concezione sociale anche delle Amministrazioni e della cosa pubblica. Adesso, invece, la rivestite con una veste più legittima di concessione di nuda proprietà, ma non cade l'elemento di trasformare un diritto in un oggetto contrattuale, in cui si dice alla persona: "Tu non ne hai più diritto; adesso io te lo vendo, se tu non hai soldi per comprarlo, allora io ti compro la casa e quando morirai, che non ti serve più, me la prendo". Anche questo, poi, in soldoni non cambia molto la sostanza. Questo per dire che bisogna avere il coraggio di dire basta. Io, Sindaco, posto che ormai è tardi per andare a sbattere il pugno sui tavoli di Roma, credo che un'azione provocatoria - a maggior ragione, se la facesse il Presidente nazionale dell'ANCI, credo che avrebbe una grande eco - sarebbe quella di rinunciare, soprattutto, non accettare di approvare questi Bilanci. Questo come tanti altri di Amministrazioni Comunali che si ritrovano nella nostra situazione. Questa è una presa in giro, e l'Assessore al Bilancio ce l'ha sostanzialmente confermato in termini politici, ma poi ci dica anche lei se lo condivide o meno nell'intervento finale di replica. Dall'altra parte, io ritengo che una presa in giro debba sempre trovare come risposta uno scatto di orgoglio, un moto di dignità. Sindaco, se lei trovasse questo coraggio istituzionale, cioè di prendere la fascia tricolore, andare in Prefettura, e restituirla dicendo: "Noi non siamo più nelle condizioni di esercitare questo mandato, perché lo Stato centrale ci ha privato delle condizioni per farlo", e lo facesse magari anche dopo essersi consultato con i suoi Colleghi, a nome proprio dell'Unione dei Comuni, oltre a pensare che, probabilmente, si ritroverebbe dietro di sé tutti i Primi Cittadini d'Italia, eletti con qualsiasi partito, dall'altra parte posso dire, anche solo a nome del nostro Gruppo, che troverebbe anche noi dell'opposizione dietro di sé. Ma solo con questo scatto d'orgoglio, perché quello che noi da opposizione non siamo più in grado di accettare è la continua deresponsabilizzazione, un continuo tentare di mettere una pezza ai danni che, a Roma, un Governo centrale che fa riferimento al vostro stesso colore politico e allo stesso partito, sta generando alle nostre comunità locali. Concludendo, dico che, se avrà questo coraggio, ci troverà al suo fianco, se non ce l'avrà, saremo costretti addirittura a non votare questo Bilancio, perché al nulla non si risponde con l'ostruzionismo, o con qualcosa, ma si risponde con il nulla. Questo Bilancio, purtroppo, è immeritevole di essere votato. PORCINO Giovanni (Presidente) La parola al Consigliere Magliano. MAGLIANO Silvio Ringrazio l'Assessore per l'illustrazione. Non ripeto ciò che i miei Colleghi hanno affermato in termini di Bilancio e in termini anche di merito rispetto a quella che, di fatto, è stata una serie di interventi che riportava in parte citazioni di quello che la Corte dei Conti ci ricorda e quello che il Collegio dei Revisori ci dice a chiare lettere nella sua relazione. Per cui non entrerò soltanto nel merito, ma cercherò di provare a dire qualcosa che abbia a che fare anche con il metodo. Di fatto, noi chiamiamo Bilancio tecnico un Bilancio che - non me ne voglia l'Assessore - è commissariato da quanto viene gestito da Roma. Noi siamo costantemente lì ad affrontare quello che il Governo e la Regione mettono in campo. Dico questo anche rispetto a quanto oggi ci appare come evidente, perché quello che sta accadendo in questo Paese è, forse, qualcosa che si dovrebbe chiedere a queste classi dirigenti, che dovrebbero provare a ripensare come le Istituzioni oggi rappresentino una risposta ai cittadini. Quando noi ci siamo posti il problema delle Province, delle Regioni, dello Stato centrale e di come i Comuni siano una risposta, io più faccio esperienze in quest'Aula, più mi rendo conto che i Comuni sono i luoghi ai quali dare una responsabilità politica più forte, perché, in questo momento - e questo accade ad ognuno di voi -, il cittadino che non sa da che parte sbattere la testa, il padre di famiglia che non sa come arrivare a fine mese, non è in grado di arrivare fino a Roma, ma viene a bussare alle nostre porte. Lo dico in modo sistemico, dall'Europa fino a Torino. Prima, si è parlato del Patto di Stabilità, e l'Assessore su questo ha fatto un intervento che, a mio giudizio, è sensato sul concetto (poi, forse, abbiamo visioni differenti di come può riprendere lo sviluppo di uno Stato). Io penso che la sfida che abbiamo davanti ci chieda di capire fino in fondo che cosa deve essere un'Amministrazione e che cosa vuole rappresentare. Lo dico, perché ci troviamo alle porte di ottobre a dare un voto su quello che è già accaduto da gennaio ad oggi; questo ci lascia, in qualche modo, in difficoltà anche sul provare ad emendare la storia. Come dicevo con il mio Capogruppo, è inutile fare un emendamento a quelli che saranno i prossimi due mesi. Però, a me terrorizza e preoccupa quella che noi oggi definiamo la possibilità di un assestamento. I dati delle risorse che abbiamo da parte, di fatto, non vanno a coprire nessuna delle richieste che ogni Assessore ha detto in Commissione, che poi con il Fondo di riserva avremmo in qualche modo supplito a quei problemi. Questo lo dico, perché, forse, noi oggi arriviamo non dico ad un capolinea, ma arriviamo alla presa d'atto che, forse, non questa Amministrazione, ma tutto quello che c'è stato prima ha fatto sì che oggi la possibilità di manovrare la nave da parte del capitano sia veramente di pochi gradi e, comunque, questi pochi gradi non permetteranno a questa città di fare una svolta. Lo dico sul sistema delle partecipate. Per chi ha iniziato a studiarsi il Bilancio Consolidato della Città, dice che questo tipo di gestione delle partecipate da parte della Pubblica Amministrazione oggi noi lo paghiamo ancora di più di quelle che possono essere le inefficienze di una macchina comunale. Noi abbiamo scaricato sulle partecipate tanta politica e tante incrostazioni da Prima Repubblica e, quindi, abbiamo un peso che ci portiamo dietro, che man mano che entra a far parte della dotazione del Bilancio della nostra Città, ci spaventa. Per chi legge tra le righe i nostri Bilanci, ci rendiamo conto che lì c'era un controllo diverso e che, quindi, questo controllo diverso a volte ha voluto dire un non controllo. Mi auguro che nel futuro si possa ragionare come un buon padre di famiglia, cioè, dove impegnare le poche risorse a disposizione. Non vedo in questo Bilancio di Previsione alcunché che riguardi un sostegno a chi oggi ancora investe sul futuro di questa città, quindi alla famiglia. Sono veramente preoccupato su come andremo a ragionare sul tema delle scuole paritarie; non sto parlando dei Licei, che evidentemente non sono nostra delega, ma sulla prima forma di welfare che diamo alle famiglie, cioè, dove poter far educare e formare i propri figli nel sistema delle scuole paritarie legate alla FISM e a quel comparto. Sono preoccupato del fatto che noi abbiamo iniziato ad esternalizzare i servizi come scelta legata ai nostri Bilanci, non come una scelta ideale. Cioè, questa Amministrazione - e bisogna dargliene atto - ha iniziato a pensare alla sussidiarietà come strumento di gestione, perché costava meno. Costa meno avere gli asili esternalizzati, perché, se li teniamo noi, costano troppo, ma è stata una scelta per riflesso, per condizionamento, non una scelta per sviluppo; sarà sempre di più così, indipendentemente da quello che si può pensare. Alla fine arriverà un Assessore e dirà: "O diamo questi servizi all'esterno, oppure non saremo più in grado di gestirli". Ma questo capita a chi per una vita ha avuto la concezione - non voglio fare polemica - che era tutto dello Stato e oggi immagina di fare il liberale, quando non l'ha mai fatto e quando non è mai stato oggetto della sua discussione. Per quanto riguarda il tema dei debiti, oltre allo sblocca-crediti e a tutte queste misure, noi ci rendiamo conto che - come diceva prima l'Assessore, io ho apprezzato il passaggio legato ai crediti che noi abbiamo verso il sistema della cooperazione e rispetto ai nostri fornitori profit - oggi stiamo utilizzando quel comparto della nostra società, quel sistema della nostra società, però, di fatto, affamandolo, perché noi non siamo più in grado, o non lo stiamo facendo, di rispettare i termini di pagamento più appropriati e quindi rischiamo che quel sistema salti. Ancora di più, e questo lo dico perché negli ultimi mesi sto cercando di affrontare questo tema, qualsiasi misura che il Governo pone come sviluppo (penso al Decreto Sviluppo, o al Piano Casa) si va ad incagliare sulle logiche della gestione della nostra Pubblica Amministrazione. Noi abbiamo da questo punto di vista - mi auguro di poterlo dimostrare quanto prima - un problema sulla possibilità e la capacità di gestire misure che arrivano dal Governo e di renderle attuate e concrete dentro la nostra Amministrazione. Secondo me, c'è un problema di presa di responsabilità di fronte a quello che oggi la storia ci pone davanti. La responsabilità di dire di sì o di dire di no non può più essere solo di chi fa il Consigliere Comunale, ma anche di chi ha la responsabilità delle nostre direzioni. Il fatto di non prendersela e di procrastinare la scelta su alcune pratiche e alcune decisioni sta danneggiando il sistema del privato nella nostra città. Dovremmo ripensare, questo sì, al welfare. Io sono più preoccupato del Capogruppo Marrone, perché non solo c'è il problema di avere in eredità le case, ma mi preoccupa ancora di più il fatto che, poi, non si riescano a gestire quel tipo di immobili; sono terrorizzato da come gestiremo queste nude proprietà. Queste sono mie osservazioni politiche, ma il vero dato è che, forse, il Bilancio che noi oggi andiamo a discutere in Aula - e chi lo vorrà, lo approverà, altrimenti voterà contro - dice che è il sistema Paese che, in questo momento, sta vivendo un momento di crisi, non solo economica, ma anche dell'architettura istituzionale di questo Paese, per cui è difficile - da questo punto di vista, do atto all'Assessore delle fatiche che compie - programmare alcunché, perché ogni due, tre giorni, come abbiamo visto una settimana fa, arriva una circolare che può apparire prima su Internet che sulla tua scrivania. Questo, però, chiede ad una classe dirigente, e spero che la nostra sia tale, di provare a ripensare un sistema di welfare, ripensare un sistema di sicurezza e ripensare anche a come utilizziamo i nostri investimenti. È chiaro che indebitarci per fare quello che un Comune dovrebbe fare nell'ordinaria amministrazione, nonostante lo sforzo di riduzione del debito... Mi ricorderò sempre la mia interpellanza in questo Consiglio Comunale sui nostri derivati. È evidente che c'è qualcuno in questa Giunta che non avrebbe sottoscritto alcunché di quel tipo di finanza creativa e si sta impegnando affinché questo tipo di finanza creativa, in qualche modo, si riduca e che il debito della Città sia sempre minore. Ma mi rendo conto che, oggi, o andiamo a trovare soluzioni diverse, o attraverso la rappresentanza in sede ANCI del nostro Sindaco, o andiamo a pensare ad una modalità diversa, anche shock, perché ricordiamoci - questo lo dico rispetto alle esperienze che ho avuto nel sistema del volontariato e del sociale - che se ci sono tante risorse e tanti servizi c'è il rischio di indurre la domanda. Questa Città è stata eccellente dal punto di vista del sociale, del welfare e, a mio giudizio, a volte ha rischiato di indurre la domanda. E quando si induce la domanda, perché si danno tanti servizi e il cittadino sa che potrebbe averne di più e di diversi rispetto a quelli che aveva negli anni precedenti, quando poi si inizia a ridurre, è chiaro che la caduta è da molto più in alto. Per cui, forse, oltre agli spunti che possono arrivare dalle agorà sociali, occorre andare a definire alcuni punti da qui al 2016 e provare insieme a lavorare su questo. Io evidentemente sono scettico, ma perché quello che noi ci portiamo dietro come storia e tradizione fa riferimento a un Moloch che piano piano si è ingrossato e che, oggi, quando deve prendere scelte strategiche, non ha possibilità di manovra. Quindi, io mi auguro che, con il nuovo anno e con l'assestamento (almeno dall'assestamento, perché lì sarà evidente dove le risorse verranno messe), emergano delle scelte politiche che possano essere condivise, innanzitutto su chi - ho concluso, Presidente - ancora rischia sul futuro e quindi sulle nostre famiglie e, secondo, su chi rischia di mettere su un'azienda, un'impresa e, quindi, cercare di applicare quella paginata sul giornale che abbiamo letto, del programma del Sindaco, almeno di andare fino in fondo nel sostegno a chi vuole investire in questa città, e quando andiamo a discutere di welfare e di sociale iniziare a pensare ad una sussidiarietà non come strumento che costa meno, ma come primo attore della nostra società. Non so se questa sia una ricetta che può avere un senso; io ho visto, nella mia esperienza sociale, che tutte le volte che si è rischiato ancora di più su coloro che condividono e co-partecipano alla realizzazione di uno spazio di benessere, che può essere no profit o profit, ma lo fanno dentro una logica comunitaria, le cose cambiano. In ultimo, a mio giudizio, sarà necessaria un'inversione di mentalità sul dato che la storia ci pone davanti, cioè la fatica di dover dare di più e quello che oggi la Pubblica Amministrazione, che, ogni volta che provi a sfiorarne un diritto, succede l'ira di Dio, su questo forse bisognerà riscrivere un nuovo patto tra chi lavora nella Pubblica Amministrazione (che io mi immagino - forse, sognatore - come il più grande alleato, l'ipotetico grande alleato di famiglie, imprese, professionisti) e tutti coloro che provano a ricostruire un pezzo di questo Paese. PORCINO Giovanni (Presidente) La parola al Consigliere Ricca. RICCA Fabrizio Ho visto un film qualche settimana fa, dove c'era un megadirettore che aveva poltrone di pelle umana, che era osannato e venerato da tutti i dipendenti per una sorta di timore e, quando passava, la gente si inchinava e si prostrava e tutti gli facevano le foto, però combinava ben poco e delegava tutte le sue cose di ragioneria a due personaggi, uno era il ragionier Fantozzi e l'altro era il ragionier Filini. Non voglio paragonarvi a loro, perché vi ritengo molto superiori, ma oggi da Roma vi trattano così, come due piccoli ragionieri che devono far quadrare i conti per forza, sempre, senza battere ciglio e senza poter rispondere. Oggi, forse, abbiamo la dimostrazione che quei soldi dati a quei pochi italiani, 80,00 Euro, per andarsi a comprare il risultato di un'elezione, glieli vanno a togliere di nuovo, dopo averglieli tolti sull'IMU, sulla TASI, dopo averglieli tolti su tutti i tagli fatti finora, intervengono con altri 175 milioni di Euro di tagli, che a Torino fanno 8 milioni, che rischiano di portare in questi ultimi mesi alla macelleria sociale. Noi siamo costretti a tagliare chiudendo gli occhi, anzi voi siete costretti a tagliare - perché io il Bilancio non lo voterò - ad occhi chiusi, senza far capire davvero quali siano le priorità della città. La cosa che più mi rattrista è che a metterci in questa condizione è un ex Sindaco, una persona che dovrebbe capire quali sono i problemi della città, una persona che si è vantata di venire da lì e che finora sta facendo di tutto tranne che guardare a quelle piccole realtà che diceva di considerare. Se noi pensiamo cosa fa il Presidente del Consiglio oggi, potremmo trovare un luminare Monti e dare il Premio Nobel all'Economia a Letta, perché, davvero, quello che stiamo vivendo è una situazione anche molto imbarazzante. Ma visto che io ritengo di non aver mai visto un incapace del genere, una persona che, quando non sa cosa fare, chiude gli occhi e dice: "Tagliamo e ci facciamo fare due interviste sui giornali". A me dispiace, Sindaco, che lei, da Presidente dell'ANCI, questa cosa non l'abbia fatta notare, o comunque che non abbia fatto valere una posizione forte. Io capisco che, poi, stando all'interno dello stesso partito, ci siano delle dinamiche e che, quando il fotografo decide di tagliare una testa, quella testa potrebbe cadere, però credo che abbia anche l'autorità e l'autorevolezza per battere i pugni su quel tavolo e per fare in modo che non sia una circolare del Governo passata dall'oggi al domani a tagliare per questa Città e per tutti i Comuni (rispettivamente 8 milioni e 175 milioni di Euro). Chiaramente, con la votazione di questo Bilancio oggi - l'ha già detto qualcuno prima - ci avviciniamo ad un commissariamento. Io sono convinto che il termine ultimo per votare il prossimo Bilancio del 2015, e ci ritroveremo qui spero a parlarne (sempre che non succeda qualcosa prima), potrebbe essere il 31 dicembre, perché è un disegno chiarissimo che dice che i Comuni non possono spendere, non possono impegnare, non possono portare avanti dei progetti. Stanno cercando di commissariare le Regioni e lo stanno facendo anche con i Comuni e noi glielo permettiamo. Non c'è nessuno qui che alzi la voce e dica quanto importanti, invece, siano i Comuni, quanto facciano e quanto le Amministrazioni Comunali siano vicine al territorio. È questa la posizione che va presa, alla quale, invece, nessuno guarda. Io sono convinto che la strada delle dismissioni - si parla di dismissioni a livello nazionale - sarà obbligata anche il prossimo anno; ci obbligheranno a vendere il restante di AMIAT, ci obbligheranno a vendere GTT, perché, come diceva bene l'Assessore Passoni prima, o si interviene con entrate straordinarie, oppure non si può fare niente. Se guardiamo al prossimo anno, io sono sempre più timoroso che la situazione non possa che peggiorare. Bisogna lavorare e bisogna lavorare bene, per far sì che questo sistema possa cambiare; ne abbiamo la possibilità, perché abbiamo - lo ripeto - il Presidente dell'ANCI che va indirizzato e anche aiutato su questa strada, perché tutti i Comuni soffrono gli stessi problemi, tutti i Comuni soffrono di un Patto di Stabilità che ammazza. Abbiamo Comuni virtuosi che potrebbero spendere, ma non possono perché lo Stato non glielo fa fare. Abbiamo Comuni che hanno dei progetti che non possono realizzare, perché Roma li strozza. Siamo in una situazione imbarazzante, in cui nessuno vuole intervenire. Chiaramente, l'unica strada possibile è quella di lavorare verso una vera riforma federale, che possa permettere ai Comuni, come quello di Torino, di potersi mantenere i propri soldi, di poter lavorare con i propri soldi e di non doversi svegliare una mattina sapendo che sul Bilancio che dovrà votare la prossima settimana ci saranno 8 milioni di Euro in meno. È per questo che l'appello che oggi io le faccio a nome della Lega - l'abbiamo detto l'anno scorso e l'appello è caduto nel vuoto - è quello di andare contro il Patto di Stabilità, perché il Patto di Stabilità uccide Torino. Noi non possiamo pensare che gli investimenti fatti da Roma vadano fuori dal Patto di Stabilità e che quelli di Torino stiano dentro, perché questo è razzismo municipale. Di fronte a questo, io sono convinto che ci si debba ribellare per evitare che in futuro succedano di nuovo queste situazioni. MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario) La parola al Consigliere Altamura. ALTAMURA Alessandro Riprendendo almeno le prime parole che ha speso l'Assessore Passoni nell'intervento di illustrazione di questo Bilancio Previsionale, viene in mente chi oggi sta usando tutti gli strumenti possibili immaginabili, non solo della finanza creativa citata dal Consigliere Magliano, di cui ho apprezzato l'intervento e lo sforzo anche di equilibrio nel rinnovare l'appello verso una sussidiarietà verticale che si occupi di salvaguardare il welfare e il Terzo Settore. Riguardo all'intervento del Consigliere Marrone, che ha invitato il Sindaco a consegnare la fascia tricolore, immaginando che questo Consiglio Comunale ormai sia simile agli ermellini dipinti proprio dietro le spalle del Sindaco e del Presidente del Consiglio Comunale, vorrei però ricordare che quegli ermellini dipinti - Consigliere Marrone, anche se non è in Aula - dovrebbero ricordarle che il dipinto rappresenta Carlo Alberto, che nel 1848, se non ricordo male, promulgò lo Statuto Albertino, che era la prima Costituzione di questo Paese, l'Italia. Non si può essere servitori dello Stato e difensori delle Istituzioni a corrente alternata. Io credo che il nostro Sindaco per la discussione che c'è stata rispetto a questa informazione che è arrivata a tutti gli Enti Locali, indipendentemente dal colore politico dei loro Sindaci o delle loro Amministrazioni, il 16 settembre, ha visto pubblicamente prese di posizione - mie personalmente, ma anche del Sindaco - particolarmente dure da parte di questa maggioranza, pubblicate e riprese più volte anche dagli organi di stampa, anche da quelli specializzati come "Il Sole 24 Ore" o "ItaliaOggi". La posizione del Sindaco e di questa Amministrazione rispetto, ovviamente, ad un tema che riguarda tutto il Paese è stata chiara e netta sia all'interno della Conferenza Stato-Città, sia nei rapporti diretti con il Governo. Il Consigliere Appendino ha detto che non è stato fatto nulla, o che nessuno si è fatto esplodere. Ritengo che, politicamente, non tutti siamo affascinati dalle stesse attività di polemica politica, anche di provocazione politica che, magari, lo stesso leader del suo movimento spesso usa, anche in modo violento, a volte eccessivo e arrogante nei confronti di tutti, indipendentemente dalla rappresentanza istituzionale, partendo dal Presidente della Repubblica a scendere, così come io non diventerò ovviamente il primo difensore del Governo Renzi. Vorrei sottolineare che negli ultimi quattro anni, Consigliere Appendino, noi abbiamo approvato i Bilanci o al 30 settembre, oppure, come l'anno scorso - glielo ricordo solamente per sua informazione -, il 30 novembre. Quindi, non vorrei essere tacciato di demagogia, quando in realtà la demagogia e la strumentalizzazione vengono fatte da chi sa perfettamente che viviamo da quattro anni in emergenza. Se, poi, dovessimo citare la finanza creativa, Consigliere Magliano (nonché Presidente in questo momento), io credo che se questa città ha retto all'urto dei francesi, degli austriaci, dei tedeschi e anche di Tremonti, può reggere l'urto anche di Padoan e credo che il Sindaco faccia bene a sostenere una proposta di alternativa di modello di sviluppo di questa città, modello di sviluppo che non è soltanto allo studio e, ovviamente, nelle corde del lavoro che sta facendo la Giunta e la maggioranza, anche attraverso il lavoro svolto da "Torino Strategica". L'ipotesi di attrarre nuovi investimenti in questa città, di trasformarla con le risorse sempre più limitate, non è demagogia. Anzi, è senso di responsabilità, e credo che questa maggioranza, insieme a tutti i Consiglieri - che ringrazio -, anche della minoranza, che hanno partecipato alla discussione in queste 21 Commissioni di Bilancio e, ovviamente, anche nelle altre collegate che hanno affrontato e discusso questo Bilancio, abbia trovato gli strumenti per ragionare, risolvere e proporre un modo di approcciare quell'ultimo taglio fra i 4 milioni di correzione fatta dallo Stato rispetto ai minori introiti dell'IMU e i 4,6 milioni di tagli maggiori causati dalla TASI. Se, poi, volessimo aggiungere ancora due valutazioni politiche, su cui forse l'Assessore Passoni non si è soffermato sufficientemente, io credo che forse la schizofrenia legata alle scelte dei Governi - e li cito tutti - rispetto alla fiscalità locale ha radici lontane. Non è da oggi che discutiamo di TASI. Apprezzo la fantasia del Consigliere Ricca, quando cita Fantozzi e il ragionier Filini, ma vorrei ricordargli che quello doveva essere un'allegoria di un modello di Paese in cui c'era il movimento operaio, c'erano le grandi industrie, le grandi imprese, le grandi assicurazioni e le grandi banche. Non capire che quella era una bonaria presa in giro di un modello d'Italia, che oggi praticamente non esiste più, è grave, perché vuol dire non conoscere la nostra storia. Proprio il fatto che questa Europa, di cui oggi ci lamentiamo, mantenga inalterato un livello di rigidità rispetto al Patto di Stabilità del 3% e della conseguente spending review, credo ci metta nella condizione di avere una preoccupazione; su questo condivido le osservazioni dell'Assessore Passoni, proprio rispetto all'approccio europeo, che però ha una differenza enorme rispetto agli Stati Uniti. La BCE non può battere moneta come può fare la Federal Reserve. Quindi, anche fare delle valutazioni spesso non collegate alla realtà dei fatti, diventa molto complicato, fra l'altro in un momento di crisi socio-economica terrificante come quella che stiamo attraversando. Questo Gruppo, il Partito Democratico, a sostegno anche di questo Bilancio ha presentato una mozione, che poi altri Consiglieri illustreranno, a salvaguardia del welfare, soprattutto per gli impegni che si chiedono a questa Giunta, a questa Amministrazione e a questo Sindaco sul lavoro che si farà, sia in fase di variazione di Bilancio, sia in fase di assestamento. Credo che, però, la vera sfida - lo dico all'Assessore Passoni e, ovviamente, lo chiedo come Partito Democratico - è di affrontare in tempi non sospetti l'ulteriore rivoluzione che dovremo affrontare dal 1° gennaio 2015. Infatti, dal 1° gennaio 2015 noi ci troveremo davanti la riforma della contabilità degli Enti Locali; dovremo riscrivere completamente i Bilanci e ridisegnare proprio anche tutti i meccanismi che riguarderanno ovviamente il lavoro dei singoli Assessorati, oltre che dei singoli Settori. Credo che quella sarà la vera sfida, perché da lì, ovviamente, nascerà la differenza fra un modello di città che vogliamo ancora sostenere e difendere e che pensa al futuro con speranze - è giusto avere anche un po' di speranze in un Paese come il nostro - e non solamente con la preoccupazione di non quadrare i conti o, peggio ancora, con la speranza, questa sì, che tutto vada in malora. Quello non ci appartiene, non è nel nostro DNA e per questo ci batteremo. MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario) La parola al Consigliere La Ganga. LA GANGA Giuseppe Credo che si debba apprezzare, in questa condizione di straordinaria difficoltà, il lavoro della Giunta e, in particolare, dell'Assessore Passoni. Se andiamo al di là del contingente e guardiamo a quel che è successo in questi ultimi anni, ha ragione l'Assessore Passoni a rivendicare il merito della riduzione del debito di circa 450 milioni di Euro, ha ragione a sottolineare la riduzione forte dell'incidenza della spesa del personale rispetto all'insieme del Bilancio Comunale, ha ragione a rivendicare - come fa molto spesso il Sindaco Fassino - il sostanziale mantenimento del livello dei servizi e ha ragione, infine, a sottolineare la, sia pur piccola, ma significativa, ripresa degli investimenti. Quindi, il mio giudizio non può che essere di apprezzamento per ciò che si è fatto. Però, tutto questo, come bene è chiaro dagli interventi anche dei Colleghi dell'opposizione, in realtà non basta assolutamente, perché, per quanto si pensi sia grave la crisi finanziaria, a mio parere, in realtà, lo è anche di più. Questo non vuol dire essere inclini al pessimismo; l'ottimismo è una necessità per poter continuare a combattere, a lottare e a darsi prospettive per il futuro, però il realismo è la prima dote di un uomo politico, di un amministratore. Prevediamo nell'arco dei prossimi anni, fino a dove siamo in grado di indirizzare lo sguardo, un miglioramento delle prospettive finanziarie del Paese e, in particolare, degli Enti Locali? Pensiamo che sia realistico un incremento di entrate future, escludendo un aumento di pressione fiscale locale, che è già ampiamente pesante e abbiamo più volte detto di non voler incrementare? Riteniamo che la politica delle dismissioni, pur necessarie, abbia un significativo futuro? Pensiamo che tagli e risparmi possano produrre ancora molto, avendo già molto prodotto? Se la risposta a questi interrogativi è che, purtroppo, siamo alla fine di un percorso, il vero problema è di interrogarsi oggi, prima di doverlo fare domani in condizioni più difficili, su che cosa fare, anche perché qui è stato rilevato - in questo, con una perfetta sintonia fra maggioranza e opposizione - che siamo di fronte al vero rischio, il più grave della nostra democrazia e in genere delle democrazie occidentali, della sostanziale abolizione della politica, intesa come possibilità di fare scelte alternative, che rispecchiano modelli e visioni alternative della società, e di fronte ad una condizione che determina solo atti obbligati. Allora, se vogliamo restituire alla politica un senso di fronte a questa gravità della situazione, che cosa possiamo fare? Io non ho nessuna ricetta naturalmente, però ho qualche idea e qualche suggestione. Premetto che Torino potrebbe essere per molti aspetti una città modello, una città campione, perché è una città che è stata storicamente ben amministrata, sia quando vi erano i governi centristi, sia quando ci furono le Giunte di sinistra; storicamente, è stata una città erede della tradizione liberale e sabauda, quindi sostanzialmente ben governata, ed è in grado di essere ancora una volta un modello, un'esperienza innovativa. Quindi, noi dobbiamo tentare, nelle condizioni date, di reinventare la modalità di fornitura dei servizi. Noi dobbiamo tentare di trovare strade che consentano di mantenere un elevato livello dei servizi con costi decrescenti, o comunque con costi che non aumentino. Noi siamo di fronte - lo dico da uomo di sinistra, da uomo di cultura socialdemocratica in senso europeo - di fronte alla fine dell'illusione che il Bilancio pubblico e le risorse pubbliche possano fornire tutti i servizi e soddisfare tutti i bisogni. Questa è un'epoca che non tornerà più e chi fra di noi si attarda, anche generosamente, a lottare per difendere ciò che è stato, rischia di non contribuire alla costruzione di un futuro che è necessario. Quindi, credo che di questo si debba discutere, quando si discute di questo Bilancio, perché questo è il problema che avremo di fronte a noi. Un Sindaco del passato, Diego Novelli, che fu un grande Sindaco in epoche completamente diverse, diede l'idea dei lavori socialmente utili. Ora, non siamo a quei tempi e non siamo a quel lessico, però io credo che ripensare, nel modello della sussidiarietà, a coinvolgere i cittadini, sia quelli che hanno terminato di lavorare come i pensionati, sia tutti coloro che non sono in una fase di transizione tra un lavoro e un altro (quindi, cassintegrati, disoccupati, eccetera) come soggetti che possono volontariamente contribuire alla gestione e alla manutenzione di alcuni settori. In altri Paesi già avviene, ad esempio la manutenzione delle scuole è spesso gestita dagli stessi genitori. La manutenzione dei giardini di quartiere potrebbe essere realizzata, almeno in parte, con il concorso dei cittadini. Si tratta di valutare se queste prospettive, quella di potenziare il volontariato sociale, siano realistiche e possibili per salvaguardare il nostro livello dei servizi, compatibilmente alle risorse che ormai sono a nostra disposizione. In questo ritroverebbe anche una funzione un'Istituzione che, oggettivamente, dalla crisi è messa in discussione come la Circoscrizione. Ne parlava l'Assessore Passoni, e io sono d'accordo con lui; le Circoscrizioni, così come furono pensate 30 anni fa, oggi appaiono oggettivamente superate, ma possono ritrovare un ruolo e un'importanza proprio nella costruzione di un nuovo modo di gestire certi servizi, quelli possibili, quelli in cui è possibile coinvolgere il cittadino in tutte le sue forme. Così come - e concludo - io credo che nel grande dibattito che è in corso sulla rivoluzione nella gestione del mercato del lavoro, nella gestione della disoccupazione, nella gestione della riprofessionalizzazione dei disoccupati e di quelli alla ricerca del lavoro, possa stare bene anche questo tema, come inserire nel modello di riorganizzazione del mercato del lavoro anche il supporto che questi mondi e queste realtà possono dare alla gestione di servizi pubblici locali. Sono temi naturalmente complessi, che richiedono uno sforzo di immaginazione e una capacità di gestione diverse da quelle abitudinarie, ma io credo che siamo ormai - come dicevano i latini - "hic Rhodus, hic salta". O noi affrontiamo oggi questo problema prima che sia troppo tardi, oppure quando il momento verrà della verità, in cui non saremo più in grado di reggere il nostro livello dei servizi, a quel punto sarà, ahimè, troppo tardi per poter trovare delle soluzioni. MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario) La parola al Consigliere Centillo. CENTILLO Maria Lucia Alcuni temi che volevo trattare, in realtà, non li tratterò, se non citando il titolo, perché mi ritrovo nelle considerazioni fatte dai Consiglieri Altamura e La Ganga, in particolare sulla situazione che stiamo vivendo nuovamente di trovarci a settembre a discutere un Bilancio Preventivo, che è una contraddizione in termini. Poi, è vero, l'anno scorso l'avevamo fatto ad ottobre, quindi potremmo addirittura ritenerci fortunati nell'aver anticipato. In realtà, non è così per due ragioni. La prima è perché noi avremmo potuto farlo già a luglio, invece sono intervenute delle condizioni nazionali che ci hanno portato a farlo a settembre, e poi perché a settembre, a pochi giorni dal Bilancio predisposto, è intervenuta un'ulteriore azione del Governo che ha costretto tutti a lavorare in tempi ancora più stringenti e ad affrontare la discussione oggi in una condizione un po' con l'acqua alla gola. Abbiamo tutti l'acqua alla gola e, quindi, se è vero che nessuno può dare per scontato che questo sia solo un rito e che, quindi, alla fine tutti voteremo convintamente a favore come maggioranza, io credo che dobbiamo assolutamente usare questo spazio ristretto che ci diamo per poter discutere, per mettere le basi per dei ragionamenti nel futuro immediato e nel futuro un po' più lontano, affinché queste situazioni non si verifichino più. Sappiamo che, oggi, per poter fare politiche pubbliche, non possiamo più contare soltanto sull'investimento che arriva dal capitale pubblico, ma che le politiche devono svolgersi e svilupparsi attraverso delle azioni intersettoriali, per cui è importante che tutti i settori della società, sia quelli pubblici, sia quelli del Terzo Settore, quelli del volontariato e quelli del privato, concorrano per costruire delle politiche pubbliche in grado di fare fronte a quelle che sono le esigenze e i bisogni della cittadinanza nel suo complesso. Quindi, intanto parto da alcune affermazioni che ha fatto l'Assessore, che ha citato alcuni indicatori del Rapporto Giorgio Rota, che sono ovviamente molto interessanti. Io ne aggiungerei uno, che non è citato dal Rapporto, ma che per me è particolarmente importante, che riguarda il fatto che nelle nostre città diminuiscono i bambini che nascono. Non parlo solo di Torino, ma a Torino questo fenomeno si inserisce già su una situazione demografica che ha delle caratteristiche di un certo tipo, quindi noi dobbiamo operare per invertire questa tendenza. L'Assessore Passoni ha riportato alcuni dati sulla disoccupazione maschile e femminile, sul reddito e sulla diminuzione della spesa che si riduce del 17%; sappiamo quanto è la spesa privata sulla sanità dei cittadini e sappiamo che ci sono cittadini che non si curano più, perché i ticket sugli esami sono troppo cari, andare dal dentista costa troppo, eccetera. Quindi, come ha detto l'Assessore, si sta polarizzando la città tra chi è più povero e chi è più ricco, quindi noi abbiamo la responsabilità di usare le risorse e allocarle in modo da modificare questa situazione. Allora, per andare ad una seconda importante affermazione che ha fatto l'Assessore, relativa al continuare a mantenere alta l'offerta - io dico, genericamente, sul welfare - e per non aumentare il livello di pressione fiscale, io credo che sia importante interloquire con gli altri livelli, quello regionale e quello nazionale; peraltro, abbiamo il Presidente nazionale dell'ANCI nella persona del nostro Sindaco e il Presidente della Conferenza Stato-Regioni nella persona del nostro Presidente della Regione Piemonte, quindi mi pare che abbiamo tutte le condizioni anche politiche per poter riportare ai massimi livelli quelle che sono un po' le esperienze e le indicazioni che possiamo eventualmente sviluppare. Quindi, io sono d'accordo su queste due affermazioni, purché non siano affermazioni generiche. Vorrei poterle declinare. Che cosa vuol dire mantenere alta l'offerta? Vuol dire avere un welfare che davvero sia inclusivo e che davvero copra, non necessariamente tutto, con la spesa pubblica, ma dobbiamo avere un sistema che ci permetta di tutelare le fasce più fragili. Quando parliamo di ulteriori tagli alla spesa pubblica, servono, o non servono? Probabilmente, l'alternativa a tagliare la spesa pubblica è aumentare la pressione fiscale, ma io credo che ci siano ancora dei margini per lavorare sugli sprechi. I tagli, però, non possono essere lineari, come non lo possono essere nel nostro Bilancio e ho apprezzato che in quest'ultima fase, per esempio, non sia stato toccato quello che era già stato previsto per il welfare. Allo stesso modo, io vorrei dall'Assessore le garanzie che il Fondo di riserva vada a colmare quelle che sono le lacune del Bilancio tecnico rispetto al welfare. I tagli alla spesa pubblica possono andare bene se sono tagli alle forme di assistenzialismo, ma non se sono tagli rispetto alla copertura sociale. Se noi spostiamo risorse verso la possibilità di dare lavoro, di dare autonomia, di fare operazioni che diano il più possibile autonomia e indipendenza alle persone che escono dall'assistenzialismo per sperimentare e avere forme di vita e di sostentamento proprie, io credo che questo sia estremamente importante. Assolutamente no ai tagli generici. Abbiamo presentato, con alcuni Consiglieri, con il Presidente Altamura, con il Vicecapogruppo - io e il Consigliere Genisio siamo le prime firmatarie - una proposta di mozione di accompagnamento che parte dalla situazione attuale del welfare e che impegna, ovviamente, il Sindaco e la Giunta ad assicurare priorità al comparto sociale, ma anche a prevedere già nell'immediato il reintegro delle risorse relative ai soggiorni estivi per le persone con disabilità e anche al mantenimento di quanto avevamo fatto nel 2013 per quanto riguarda l'emergenza freddo. Su questi due capitoli, che apparentemente non sono particolarmente evidenti, oggi come oggi - in particolare sull'emergenza freddo - non c'è una Lira, quindi noi non possiamo pensare di votare un Bilancio che non tenga conto di questo, perché se l'anno prossimo - mi auguro di no e spero che tutti potremo adoperarci affinché ciò non succeda - ci troveremo nella stessa situazione, non avremo i soldi per poter impegnare i servizi in tal senso. L'altra questione importante riguarda le Circoscrizioni. Io credo che, come è già stato detto, sulle Circoscrizioni noi dobbiamo fare la riforma, perché anche i tempi sono tali, mi è spiaciuto oggi dover constatare che il tempo non è stato sufficiente e mi auguro che, invece, da settembre a dicembre, ciò che non si è riusciti a fare in questi mesi si possa concludere e si possa sperimentare la riforma delle Circoscrizioni. Ma alle Circoscrizioni va garantita la stabilità delle risorse sulle attività socioassistenziali e di prevenzione al disagio di contrasto alla solitudine, cioè la cosiddetta forma indiretta di domiciliarità, la "domiciliarità leggera" - chiamiamola così -, che tanto fa nei confronti delle famiglie e delle persone sole. Io concludo chiedendo all'Assessore alcune cose. Intanto ci sono degli emendamenti alla nostra proposta di mozione, previsti dal Consigliere Cassiani, che riguardano 67 lavoratori appartenenti a Cooperative di tipo B, che si occupano di manutenzione e pulizia dei grandi parchi, che dal 1° ottobre, pur essendo tutelati dal Regolamento 307, rischiano di rimanere a casa. Quindi, la prima domanda che rivolgo all'Assessore è: che garanzie ci dà, rispetto a questi lavoratori, affinché dal 1° ottobre non rimangano a casa? La seconda domanda che rivolgo all'Assessore è: è possibile non spendere quanto previsto da iniziative già programmate tra ottobre e novembre, fino a quando non avremo la certezza del ripristino del fabbisogno per il welfare? Cioè, io chiedo che le iniziative che si devono fare tra ottobre e novembre abbiano non solo la copertura per le iniziative, ma abbiano alla base la copertura per il welfare, perché non possiamo accettare che i funzionari facciano debiti fuori Bilancio o che all'ultimo momento, in extremis, ci troviamo a discutere di assestamenti di Bilancio, di variazioni di Bilancio, insomma, di cose all'ultimo momento, quando i servizi rischiano di andare in crisi, e i servizi che vanno in crisi sono servizi che fanno i conti direttamente con la pelle delle persone. Quindi, Assessore, le garanzie sul Fondo di Riserva come ce le dà? E a quanto ammonta il Fondo di riserva sul quale il Settore welfare può contare? Perché, se mancano 7 milioni di Euro, abbiamo bisogno di capire come si compongono quei 7 milioni di Euro. E per fare questo vorrei sapere bene da lei, a verbale, quando potremo intervenire rispetto all'assestamento di Bilancio e alle variazioni di Bilancio, perché, auspicando un ampio consenso su questo Bilancio, che è un Bilancio tecnico ed è un Bilancio che ci uccide nella possibilità di fare politica, però vorrei che da domani sera ci fosse il primato della politica e, quindi, che ci mettessimo a lavorare anche sui capitoli di Bilancio per capire come, con le variazioni di Bilancio, in tempi brevi - e le chiedo quando - potremmo trovarci nella condizione di spostare anche i fondi per garantire ciò che manca. MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario) La parola al Consigliere Araldi. ARALDI Andrea Lo scenario economico e sociale in cui ci troviamo ad affrontare questo Bilancio, ma in generale in cui ci troviamo in questi ultimi anni, è ben noto per tutto l'Occidente industriale, per il nostro Paese, e siamo tutti ben consci che la nostra Regione è stata la più duramente colpita dalla grossa crisi industriale dei settori produttivi che si è verificata. Siamo ben consci che la cassa integrazione che abbiamo fatto qui in Piemonte è praticamente pari alla cassa integrazione fatta su tutto il territorio nazionale. È evidente che si tratta di una crisi che sicuramente necessita di risposte politiche, che non sono risposte politiche facili e che né una parte, né l'altra, aveva pronte nel cassetto, purtroppo. Però, non dimentichiamo che si tratta di una crisi che, per molta parte, non dipende dal nostro Paese, ma dipende da una situazione economica internazionale ben più complessa. Il progetto che tutti insieme stiamo provando a portare avanti nella nostra Regione è quello di cercare di sostituire quella che era la vecchia industria manifatturiera con la nuova industria manifatturiera; ne abbiamo già parlato e su molte cose conveniamo. L'altro pilastro è sicuramente quello di sviluppare nuovi settori del turismo, della cultura e quindi la trasformazione della città di Torino. Pur con punti di vista e vedute differenti, credo che quest'Aula convenga che questi sono i settori su cui procedere. Però, nessuno si nasconde le enormi difficoltà economiche che il tessuto industriale produttivo, sia delle grandi imprese, sia anche, a cascata, delle piccole imprese, ha dovuto affrontare in questi anni. Si tratta di difficoltà che immediatamente si trasmettono sul tessuto sociale della nostra città, perché ovviamente l'area metropolitana, e in particolare Torino, è dove si addensano le difficoltà, le tensioni, i problemi economici, molto di più di altri Comuni che sono più lontani dal centro metropolitano. Tuttavia, in questo scenario di risorse decrescenti da un lato e di bisogni crescenti dall'altro, io vedo una serie di segnali che sono sicuramente positivi, a partire dalla diminuzione del debito, sia pure con quell'iniziativa che è stata fatta per pagare i fornitori della Pubblica Amministrazione - si tratta semplicemente di cambiare nome ad un debito, quindi non è nuovo debito -, che va verso la linea che è stata invocata da tutti anche a livello romano, vale a dire la linea di mettere liquidità dentro al sistema produttivo - soprattutto delle PMI, perché molti di questi fornitori poi sono PMI locali -, per permettere un volano di sviluppo. Per quanto riguarda il ricorso alle anticipazione di cassa, bisogna anche osservare che si tratta, per molti aspetti, di un punto di vista tecnico, perché l'indicazione del Governo Centrale fondamentalmente è stata: "Noi ritardiamo i nostri trasferimenti e vi ampliamo le anticipazioni di cassa". Quindi, fondamentalmente, stiamo facendo da banca al Governo Centrale. Però, un altro segnale positivo è la diminuzione del costo del personale, che mi sembra vada nella direzione di una razionalizzazione di quella che è la struttura di produzione dei servizi del nostro Comune. Infine, sottolineo come il non applicare l'avanzo, ma mantenerlo su un fondo rischi, sia un segnale di prudenza, ed è assolutamente da sottolineare come cosa positiva. In questo panorama, la cosa più importante che mi sento di confermare è che la presenza della Città a fianco dei deboli è rimasta sostanzialmente, sia pur con alcuni limiti, invariata, e questo è fondamentale. Guardate, io ritengo che il migliore welfare, nel medio periodo, sia lo sviluppo economico, perché è quel welfare che fa sì che non ci sia bisogno di welfare. Tuttavia, nel breve periodo è necessario essere vicini a quei cittadini che sono in un difficilissimo momento. Credo che sia un momento che dal dopoguerra non si era ancora avverato, un momento in cui si stanno spezzando, anzi, si sono spezzati molti anelli ultimi della catena di solidarietà e di rete sociale; quindi, in questo momento è fondamentale essere vicini al cittadino, che deve essere il nostro faro, il nostro riferimento. Però, evidentemente, come ha già detto il Consigliere La Ganga, è assolutamente nostro dovere riflettere insieme su quelli che sono i modelli di erogazione dei servizi di welfare, nuovi modelli che garantiscano più efficienza, perché più efficienza significa più risorse e quindi significa, alla fine, più servizi di welfare che possiamo erogare. È evidente che, arrivando ora ad approvare questo Bilancio Preventivo, come già dicemmo l'anno scorso, i margini sono pochi, però c'è un dato fondamentale da cui non possiamo esimerci e che fa sì che non possiamo trincerarci e nasconderci dietro al fatto che si arriva tardi ad un Bilancio Preventivo: da adesso al prossimo Bilancio Preventivo noi abbiamo un dovere, perché come vengono spese le risorse che vengono destinate ai vari Settori, e qual è il trend che c'è come indirizzo per impostare i modelli di erogazione dei servizi di welfare, sono temi che noi possiamo andare a discutere a partire da domani, perché sarà fondamentale stabilire come questi servizi, questi soldi saranno spesi, anche se ad oggi il quantum è già stato definito. MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario) La parola al Consigliere Genisio. GENISIO Domenica Io non ripeto quanto ha già detto il Consigliere Centillo con molta chiarezza, veemenza e passione in merito alle istanze presentate all'Assessore al Bilancio - ma credo sia doveroso presentarle anche al Sindaco -, per capire come garantiremo i servizi dal mese di ottobre in avanti. Quindi, mi riaggancio a quanto lei ha detto. Nei minuti che mi rimangono, penso di poter fare una riflessione non sul merito della documentazione e della Relazione dell'Assessore Passoni, che, come sempre, potrei considerare quasi una Lectio Magistralis, perché ogni anno mi rileggo puntualmente i suoi interventi e, come sempre, sono puntuali ed esaustivi, ma credo che a noi manchi davvero la legittimazione democratica di Consiglieri a votare il Bilancio, perché siamo costretti a votare un Bilancio che così è, e non possiamo intervenire più di tanto, abbiamo presentato le mozioni. Ma credo che noi, come Consiglieri, oltre ad esternare il nostro rammarico nei confronti dei vari Governi nazionali e regionali che ci hanno preceduto negli anni, possiamo constatare che la riduzione del debito e alcune razionalizzazioni la nostra Città le ha già adoperate. Quello che penso sia un po' rimasto in standby è il cambiamento, è quel senso di rinnovamento che ci eravamo promessi con l'inizio della tornata amministrativa, di costruire una comunità - e uso il termine "comunità" volutamente - un po' diversa da quella che avevamo trovato e il modello di erogazione dei servizi. Mi dispiace che non sia presente il Consigliere Marrone, perché gli ho sentito fare un'affermazione che credo vada anche contro i principi costituzionali, quando lui dice che è vergognoso che la Città preveda di recuperare gli alloggi dalle persone che sono state assistite dalla Città, anche in termini economici - perché non li abbiamo assistiti diversamente, li abbiamo assistiti in termini economici -, investendo risorse che i cittadini hanno dato alla Città attraverso il pagamento delle tasse e di oneri di urbanizzazione vari, abbiamo pagato tutti il mantenimento di quelle persone, alle risposte che i servizi per loro attivati sono stati fatti. Credo che sia anche giusto che se quel soggetto ha dei beni, non li lasci ai propri familiari e basta, ma li lasci alla collettività che lo ha aiutato e lo ha assistito. E vorrei che si ragionasse su questo principio fondamentale per una reale comunità. Noi abbiamo visto tantissime persone trasferire risorse ai familiari e vivere alle spalle della comunità. Se sono indigenti, poveri e in difficoltà o in fragilità, come dice la Costituzione, c'è il dovere di aiutarli. Se non sono in quelle condizioni, il dovere non c'è. C'è il dovere di una giusta ed equa distribuzione. Ciò premesso, l'ho fatto per agganciarmi a quello che credo possa essere - ma da parte di tutti - un serio ragionamento su come riorganizzare modelli di welfare, perché noi abbiamo un modello di 20 anni fa, quando ci sono state le prime esternalizzazioni di servizi che non furono fatte per risparmiare, perché anche qui dobbiamo intenderci sui termini che usiamo. Noi non dobbiamo esternalizzare per risparmiare, affamando dei lavoratori che non sono lavoratori pubblici, dobbiamo ragionare su come riqualificare, rimodernare i servizi, il modello. Nei Paesi europei le famiglie si inseriscono - lo diceva il Consigliere La Ganga -, ma ci sono gestioni condivise che sono garantite anche dai contratti di lavoro che questi lavoratori hanno, flessibilità da tutte le parti. O creiamo comunità in senso largo, e quindi investiamo le risorse diversamente, garantendo reali bisogni, o se no, se continuiamo con modelli di 30 anni fa, noi non riusciremo a soddisfare, se non decolla davvero il lavoro per tutti. I lavori socialmente utili sono positivi per un certo periodo di tempo, la cassa integrazione garantisce per un certo periodo di tempo, ma che cosa ci lascia alle spalle? L'inattività di tanti soggetti. Invece, noi dobbiamo creare modelli che attivino gli stessi soggetti, non rendendoli passivi nel chiedere un diritto, ma che li porti ad attivarsi per garantire a loro e anche agli altri l'esigibilità di un diritto. Quindi, abbiamo già lanciato l'appello anche in Commissione: come possiamo lavorare insieme per realizzare quel welfare di comunità - che anche l'Agorà dell'altro giorno ha rilanciato - che coinvolga tutti nell'accettare modelli diversi. Le partecipate non sono uno spreco, sono un modello che forse va rivisto e revisionato. Non può più funzionare. La rete dei trasporti pubblici: ci lamentiamo tutti, tutti si lamentano, poi abbiamo sovrapposizioni di percorsi che potremmo benissimo abolire o modificare. In più, tutti parliamo di sussidiarietà, ma che cosa dice la nostra Legge nazionale - e lo ricordo ancora per l'ennesima volta - votata a maggioranza (forse allora non c'era il Movimento 5 Stelle) da tutte le forze politiche presenti in Parlamento? Il principio di sussidiarietà non è quello che qualcuno lavora con noi, ma costruisce insieme, pubblico, privato, privato sociale, famiglie, il nuovo modello, progettando delle risposte che magari non si pensano neanche di inventare negli schemi della rigidità del servizio pubblico. Invece, ci sono risposte che hanno dato ottimi risultati negli altri Paesi europei, non vedo perché non li potremmo sperimentare in Italia, dal momento che siamo, tra l'altro, una delle nazioni in cui c'è un welfare molto diffuso, molto diverso e molto articolato. Io voterò questo Bilancio, perché penso che sia un dovere - anche se ci sta stretto - votare un atto che consente lo svolgimento dei servizi, e mi auguro che lo faremo tutti insieme, perché qui non si tratta di maggioranza e minoranza, si tratta di capire come insieme riusciremo a correggere qualche procedura per arrivare nel 2015, anno in cui io spero - poi ce lo dirà il nostro Sindaco e Presidente dell'ANCI - il Patto di Stabilità venga allentato, così io ho sentito indicare a livello nazionale, per capire come potremo lasciare dei segnali di cambiamento che consentano alla tornata amministrativa del 2016 di poter camminare su dei modelli rinnovati, più consoni a quello che è oggi il bisogno sociale. MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario) La parola al Consigliere Cassiani. CASSIANI Luca Il mio è un emendamento alla proposta di mozione che i Consiglieri hanno presentato, la proposta di mozione di accompagnamento alla deliberazione di Bilancio, che avrebbe voluto e potuto essere una mozione ad hoc, ma evidentemente le regole non lo consentono. Pertanto, è un emendamento che è nella scia di quello che i Colleghi hanno già evidenziato - in particolare il Consigliere Centillo -, e ha come oggetto la tutela dei lavoratori svantaggiati che operano nei servizi di manutenzione del verde cittadino. È una particolare e peculiare situazione molto delicata, poiché Torino, da questo punto di vista, rappresenta, sul livello nazionale, una delle eccellenze per quanto riguarda l'inserimento lavorativo, secondo il Regolamento 307, di persone svantaggiate e disabili. In questi anni, anche attraverso il lavoro fatto con le cooperative, siamo riusciti ad inserire un numero... MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario) Mi scusi, Consigliere. Visto che non abbiamo problemi di numero legale, se uno vuole ascoltare gli interventi dei Consiglieri sta in Aula, se no può anche uscire, visto che ci siamo dati un lavoro di un certo tipo. Prego, Consigliere Cassiani. CASSIANI Luca È una cosa molto rapida. Dicevo, in realtà in questi anni abbiamo raggiunto l'eccellenza nazionale per quanto riguarda l'inserimento lavorativo di persone svantaggiate e disabili, e in particolare il rapporto con le cooperative del nostro territorio, da questo punto di vista, è assolutamente uno straordinario lavoro di inserimento. Io so per certo che l'Assessore si renderà conto che da una parte c'è un problema di svolgimento del servizio che verrebbe meno, dall'altra c'è un problema di cessazione dell'inserimento dei succitati lavoratori svantaggiati, che ovviamente non avrebbero alcuna altra possibilità di reperire una collocazione lavorativa. Dobbiamo anche dire che, attraverso l'ottima resa e il buon esito di quella gara, è stato inserito un numero di addetti ben più alto di quelle che erano le 65 unità previste, arrivando a 108 lavoratori. Questo perché le cooperative, da questo punto di vista, hanno cercato di includere il più possibile, all'interno di quell'appalto, i numeri che sappiamo. Su questo, Assessore, chiediamo il suo impegno, ma ovviamente, da questo punto di vista, l'Aula ripone la massima fiducia: si tratta di ripristinare la somma del livello di spesa del 2013 per 318.000,00 Euro, imputandola al codice di intervento segnalato nell'emendamento, che è il 1090603, entro il 30 novembre 2014. Perché questo? Perché evidentemente, con questo impegno da parte dell'Aula e altrettanto da parte degli Uffici e dell'Assessore, possiamo consentire a queste persone di continuare l'attività lavorativa, e quella somma consentirebbe di poter far fronte agli stipendi fino a quella data. Ora, noi dobbiamo prenderci un impegno reciproco - Giunta da una parte e Consiglio dall'altra - e impegnarci ovviamente non solo a votare la mozione di accompagnamento, ma a dare corso a questo, che, mi rendo conto, è un impegno che difficile, ma sicuramente è tra le massime priorità che la Giunta deve avere come obiettivo, perché è evidente che non tutti i tagli sono uguali e - come diceva il Consigliere Centillo - qui si va a toccare settori particolari della vita lavorativa del nostro territorio, già svantaggiati per una serie di condizioni che conosciamo. Quindi, chiedo all'Assessore questo impegno, che lui ci esprimerà attraverso il parere favorevole alla mozione di accompagnamento che abbiamo presentato, sperando di poter stare nei tempi certi che la mozione nell'impegnativa indica nel 30 novembre 2014. PORCINO Giovanni (Presidente) La parola al Consigliere Bertola. BERTOLA Vittorio Io vorrei intervenire su un particolare specifico, dato che la mia Collega ha già espresso bene la nostra posizione e la nostra analisi su questo Bilancio. Però sono stato stimolato dall'intervento del Consigliere La Ganga e poi anche di alcuni altri Consiglieri della maggioranza che sono intervenuti, a fare anche un po' di discussione, se volete di livello un pochino più elevato, rispetto ai singoli emendamenti o alla singola destinazione di cifre che sul nostro Bilancio sono anche relativamente ridotte, perché io ho sentito dire che dobbiamo prepararci ad una situazione in cui non sarà più possibile fornire i servizi che sono stati forniti in passato e anzi, se quest'anno va male, l'anno prossimo andrà ancora peggio e arriveremo a non poter proprio più fornire i servizi. Quindi dobbiamo pensare ad un nuovo modello di fornitura di servizi. Però allora credo che dovremmo capire che cosa non andava in quello vecchio, cioè come mai adesso non riusciamo più a fornire servizi, ma 10 anni fa, 20 anni fa, 30 anni fa li si poteva fornire? Perché non credo che gli italiani in questi 20 anni siano diventati più stupidi, siano diventati più fannulloni e meno produttori di ricchezza o meno capaci di mantenere un'economia, una società, di quanto non fossero magari le nostre generazioni precedenti. Per cui, chiaramente, la mia generazione, che è dei quarantenni, poi trent'anni e vent'anni, si chiede come mai noi siamo quelli sfortunati che dovranno pagare per non si capisce cosa. Ci sono tanti fattori, sicuramente anche globali, che vanno anche un po' oltre la questione del Bilancio, però a me colpisce prendere il nostro Bilancio e scoprire che un quinto delle nostre entrate va a pagare interessi, mutui e restituzione dei debiti. Un quinto. È la stessa cifra sostanzialmente che il Comune spende in beni e servizi per fare i famosi servizi al cittadino che deve fornire. Per cui, ormai, ogni 5,00 Euro che i nostri cittadini pagano di tasse, 1,00 Euro va alle banche. A parte che ci sarebbe da aprire il discorso sulla sovranità monetaria, sul debito, su tante cose, però, nei limiti costretti di un Bilancio comunale, questo è un grosso peso che ci portiamo avanti, perché, considerando che poi ovviamente le spese di personale sono la parte più forte, se volete anche obbligate, chiaramente questo sì che ammazza la possibilità di fornire servizi. Allora forse bisognerebbe fare una riflessione sul fatto che negli ultimi 20-30 anni la politica ha caricato di debiti degli Enti Pubblici, le casse pubbliche e spesso magari per investimenti, per spese utili, ma anche spesso semplicemente per sprechi, per gente che se ne è approfittata in ogni modo, di tutti i colori, non mi riferisco ad un partito specifico. Quindi, forse ci vorrebbe anche un'ammissione di responsabilità su queste cose. Invece siamo di nuovo qui, con tutti che dicono: "Approviamo il Bilancio, però troveremo i soldi per il welfare. I tagli sono inaccettabili". È comprensibile, è chiaro che, se mi chiedete se sia giusto tagliare i soldi al welfare, anche per noi i tagli sono inaccettabili, però bisogna anche capire qual è il modello con cui vogliamo fornire queste cose, perché io ho sentito anche parlare di più efficienza, ma non ho capito se si intenda più efficienza nella fornitura dei servizi per il welfare, e il modello che 10 anni fa erano tutti dipendenti pubblici, comunque con un contratto a tempo indeterminato, garantiti, eccetera, adesso sono dipendenti o soci di cooperative, magari presiedute peraltro da politici del Partito Democratico, che pagano la gente 4,00 Euro all'ora. Allora non ho capito se il modello di efficienza del nuovo modello di fornire servizi è inquadrare la gente in maniera precaria e sottopagarla. Io, invece, aprirei volentieri una discussione su qual è il nuovo modello di rapporti tra privato e pubblico, eccetera, che vogliamo fornire, perché onestamente non si capisce dove la politica voglia andare a parare. Io chiedo a voi che governate, amministrate, e siete quelli esperti - perché adesso, in generale, come partiti, sono 20 anni che amministrate la Città e per metà di questi 20 anni avete amministrato anche la Regione e lo Stato nazionale -, qual è la visione di società, di nuovo rapporto tra privato e pubblico che volete costruire, l'idea che avete in mente? Perché, senza tirare in ballo il Presidente del Consiglio, che adesso dichiara che l'articolo 18 è una iattura, e due anni fa diceva che l'articolo 18 era fondamentale, e non si capisce che idea abbia di modello di lavoro, non si capisce e onestamente non si vede una strategia, non si vede altro che una gestione alla giornata delle cose, cercando magari di trovare i 50.000,00 Euro qua, i 100.000,00 Euro là. Capisco che questo faccia anche parte dell'Amministrazione, però è preoccupante non vedere un progetto di lungo termine, perché, tra l'altro, questa sensazione che non ci sia un progetto di lungo termine, una visione di lungo termine, fa il paio con la sensazione che la società si stia disgregando, perché ormai abbiamo intere parti della città che sembrano non dico fuori controllo, ma in cui, se il controllore va a chiedere il biglietto, arrivano in 20 e lo menano, a meno che non arrivi la Polizia a difenderlo. Per cui, c'è la sensazione crescente nei cittadini - quelli che ancora si sentono parte di una società che paga le tasse e rispetta la Legge, eccetera - che ci sia una parte crescente di società che sta fuori da questo mondo, che sia una società parallela che vive senza regole e fa un po' gli affari propri. Allora forse è su questo che bisognerebbe arrivare - tutti insieme, non è che adesso ce ne vogliamo chiamare fuori - a dare, soprattutto ai cittadini a cui si chiede di pagare le tasse e di rispettare le Leggi, la sensazione che ci sia una visione, che allora, va bene, non riusciremo più a fornire servizi e andremo in pensione a 70 anni, eccetera, ci dovremo pagare le case di riposo e la Sanità, però almeno che ci sia una visione di una vivibilità sostenibile, perché al momento questo assolutamente non c'è. Comunque, la cosa che in realtà volevo dire è che è giusto l'invito a trovare i soldi per il welfare, speriamo che si riesca a fare, eccetera; noi, nel nostro piccolo, abbiamo voluto fare un gesto concreto, invece di limitarci a parlare, e quindi abbiamo presentato un emendamento, il quale emendamento va a tagliare 7.000,00 Euro dai fondi del Consiglio Comunale, e specificamente dai Fondi di funzionamento di rappresentanza del nostro Gruppo Consiliare, visto che noi abbiamo speso circa 800,00 Euro, ne abbiamo ancora circa 8.000,00, pensiamo che con un migliaio di Euro arriveremo abbondantemente a fine anno, restituiremo quello che avanzeremo, e quindi in questo momento pensiamo di poter restituire 7.000,00 Euro, che siamo disponibili a bonificare in qualunque momento alle casse del Comune. Abbiamo proposto l'emendamento in Bilancio per mettere questi soldi sui capitoli del welfare, ovviamente nel grande calderone, perché a livello di Bilancio c'è un grosso calderone, e poi vedrà l'Assessore, vedrà l'Amministrazione quali sono le cose più bisognose per cui utilizzarli. È un piccolo gesto, perché ovviamente 7.000,00 Euro non cambiano la possibilità di fornire servizi, ma a qualcuno magari permetteranno di fare qualcosa, e sarebbe bello se anche altri Gruppi Consiliari volessero unirsi a questo gesto. PORCINO Giovanni (Presidente) La parola al Consigliere Curto. CURTO Michele Signor Sindaco, Assessore Passoni, credo che la discussione che stiamo facendo oggi sia una discussione che vede forse anche un cambio di percezione fra di noi. Come diceva prima il Consigliere Appendino, siamo tutti più d'accordo, siamo tutti d'accordo sulle cause; adesso ci resterebbe da capire che cosa fare. Permettetemi, prima di tutto, di segnalare che siamo più d'accordo di un tempo sulle cause. Ho avuto modo di registrare i dibattiti, in questi anni in questo Consiglio Comunale, dei dibattiti che ci hanno portato immediatamente ad una accelerazione della nostra percezione sulla situazione della Città. Ricordo nel 2011, quando ci insediammo, eravamo ancora lì a terminare il Centocinquantenario della Festa dell'Unità d'Italia, a finire una campagna elettorale, che oggettivamente si è consumata fra una polentata degli Alpini e una sfilata dei Bersaglieri, e rapidamente ci siamo trovati a dover assumere la consapevolezza che la Città era in una situazione diversa, per quanto mi riguarda, da come era stata descritta. E forse ci abbiamo messo un po' di tempo - non tutti allo stesso modo - per capire che la situazione era in un quadro di gravità locale, nazionale e internazionale, tale da richiedere di ripensare il nostro modo di agire, ma soprattutto il modo con cui ci relazioniamo ai diritti e ai servizi ai cittadini. Ancora oggi io penso che si parli poco dell'origine della situazione odierna della crisi finanziaria che ci attanaglia, perché, prima di tutto, questa è la ragione della difficoltà economica, non solo dell'Italia, ma dell'economia globalizzata. Si dimentica sempre una cifra, che io invece vorrei ricordare. Io sono del 1980; quando nascevo, per ogni Euro di economia reale, allora si diceva per ogni Dollaro di economia reale, esisteva un Dollaro di economia valutaria, finanziaria. Oggi 2013, 2014, per ogni Euro di economia reale, esistono 8,00 Euro di economia finanziaria. Cioè, i sette ottavi della ricchezza virtuale del mondo sono falsi. E questa massa di denaro che cresce, giorno dopo giorno, mese dopo mese, in realtà tende da un lato ad impoverire i produttori di ricchezza reali, i produttori di economia reale, siano essi i contadini, i piccoli proprietari o i lavoratori; il lavoro ha perso non solo la sua identità, ha perso la sua autorità: nel rapporto fra capitale e lavoro, il capitale è al potere e il lavoro non ha più neanche la possibilità di astenersi dal lavoro. E dall'altra parte assistiamo sempre di più alla concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi. Io credo che questo debba essere il dato da cui dovremmo partire. Questo è il dato da cui dovrebbe partire l'azione del Governo italiano: il 10% della popolazione che detiene oggi il 50% della ricchezza, e il 10% più povero della popolazione che ha meno del 3% della ricchezza nazionale. Se partissimo da qui, probabilmente leggeremmo diversamente le cose che stanno succedendo nel Paese. Leggeremmo diversamente anche la crisi industriale; leggeremmo anche diversamente il contributo che in quella crisi industriale dovrebbe apportare il sistema d'impresa. Mi fa sorridere come nessuno si stia ponendo il problema che non solo la contrazione dei consumi, ma la modificazione di chi può consumare sta determinando un accrescimento dell'ingiustizia sociale. Faccio un esempio: se tutto il mondo dell'impresa concentrasse la propria offerta - anche l'impresa pubblica, anche l'impresa locale -, offrendo a quel 10% della popolazione che ha la possibilità di acquistare i servizi, inevitabilmente noi assisteremmo non solo ad una accresciuta crisi industriale, che porterebbe ad una contrazione dei posti dei lavoratori, ma anche alla contemporanea scomparsa di diritti conquistati e acquisiti nel tempo. Guardate, è quello che è successo al sistema dei trasporti italiano, pensate ai treni Notte versus Alta Velocità: per carità, fa piacere poter raggiungere Roma, Napoli - Napoli meno -, Milano e Venezia in poco tempo, ma vedere il numero di passeggeri e la loro composizione sociale, dovrebbe farci dire che c'è una parte del Paese che non ha più diritto a spostarsi. Pensare alla modificazione che ha avuto Alitalia in questi giorni, in queste settimane, e che tanto porta al nostro territorio, dovrebbe farci riflettere di come sia stata una grande conquista, alla fine degli anni Novanta, all'inizio degli anni Duemila, il diritto alla mobilità aerea di massa, e di come sempre di più, invece, la contrazione, appunto, la trasformazione dei consumi e la concentrazione dei consumi nelle mani di quel 10% di chi "per tutto il resto c'è MasterCard", per capirci, porterà anche ad una scomparsa dei diritti fondamentali. Questo anche nella nostra città. Ed è per questo che, davanti a un corpo sociale che rischia di lacerarsi, a una ferita sempre più forte, l'obiettivo, la priorità dovrebbe essere unire questo Paese e non dividerlo. Rispetto alle cose che stanno capitando in queste ore, il tema non dovrebbe essere dare i diritti a Marta, togliendoli a suo padre, ma semmai capire come Marta e suo padre possano camminare insieme verso il futuro, nel lavoro, nella scuola, nella vita. In un momento come questo, noi dovremmo fare del motto che è caro alla sinistra - e non solo - "libertà è partecipazione", un modo di intendere la società e un modo di intendere un modo con cui si amministra la società; invece, pare che una certa parte della cultura del centrosinistra abbia smarrito questa vocazione. "Libertà è partecipazione" è diventata "Libertà e partecipazione" e poi è diventata "Libertà contro partecipazione". Non possiamo che analizzare così le proposte, l'idea, la contabilizzazione dell'altro bilancio, quello sociale di questo Paese, quello politico, democratico. Posso dirlo? In profondo rosso. Come si può giudicare diversamente l'idea che faccio scomparire le Province e le sostituisco con l'Area metropolitana? Faccio scomparire quei Consigli, quelle strutture di Governo e le sostituisco con che cosa? Sono evaporate le competenze delle Province? O piuttosto sono state concentrate? In un momento in cui avremmo bisogno di un modello a intelligenze diffuse, a partecipazione ampia, invece assistiamo a un accentramento della concentrazione dei poteri. Come si può pensare che il futuro è un Senato di nominati? Un distillato... Fate voi, insomma. In questo, anche il nostro Bilancio, il processo che porta ai nostri Bilanci credo che vada analizzato prima di tutto nei termini del bilancio sociale politico e poi di quello economico. L'abbiamo già detto, l'avete già detto tutti, approvare un Bilancio Preventivo a settembre è, di fatto, una violenza di quest'Aula democratica, un'usurpazione. Ma non solo. Pensare, dalla sera alla mattina, dopo aver tagliato 19 milioni di Euro, di depositare sulla pagina web 8 milioni di Euro di tagli è veramente macelleria sociale, oltre che pochissimo rispetto nei confronti di chi sul territorio, quotidianamente, prova a rappresentare, signor Sindaco, il pianoterra dell'impalcatura democratica, come direbbe Diego Novelli, il punto più vicino di contatto con i cittadini. Fare una cosa di questo tipo vuol dire avere un'idea autoritaria della politica e, soprattutto, un'idea che la società, le sue forme di organizzazione, le sue rappresentanze non hanno potere. Insomma, io non so se sia boyscout o massone, certo però che come massone si comporta. Da questo punto di vista, io credo che gli 8 milioni di Euro di tagli consegnino a noi una trasformazione netta della percezione del nostro Bilancio. Per chi si era illuso, per chi aveva accettato il racconto che un Bilancio possa essere tecnico, io credo che gli 8 milioni di Euro di taglio consegnino chiaramente un mandato politico. E meno male che abbiamo un Assessore al Bilancio che è una formica, che aveva accumulato da parte un piccolo tesoretto di 4,2 milioni, che è comparso al momento giusto. Semmai è una formica poco sociale, perché questa era un'informazione poco condivisa, però sicuramente non è una cicala. Il che oggi ci permette, politicamente, di valutare altro. Però, non possiamo non decidere insieme, e lo ribadisco, decidere insieme. Presidente, io so che lei ha fatto 100.000 equilibrismi, e la ringrazio, per permettere ai Gruppi in questo Consiglio Comunale di poter emendare quello che non ci si poteva permettere e non ci si voleva permettere di emendare, però io faccio notare che a questo momento, pur essendo significativo il numero degli emendamenti, ci avviamo a votarli nelle prossime ore con il rischio concreto, anzi, per i bene informati e per chi già sa come andrà a finire, che non ci sia neanche un emendamento del Consiglio Comunale, che la volontà del Consiglio Comunale venga confinata, ristretta nelle mozioni di accompagnamento, rispettabilissime, e da rispettare soprattutto, ma che la volontà del Consiglio Comunale venga rimandata, confinata, angolata, chiusa nelle mozioni di accompagnamento. Presidente, io penso che questa cosa non sia accettabile. Certo, non è che possa approvare lei, d'imperio, gli emendamenti, ma io credo - e lo dico ai Colleghi - che reimpossessarci del diritto emendativo che abbiamo sul Bilancio comunale sia una forma chiara, palese di reimpossessarci del diritto a scrivere il futuro di questa città. Allora, è chiaro che, davanti agli 8 milioni di Euro di tagli, rispetto alla situazione che abbiamo descritto prima, ci troviamo con una sfida nuova, più ampia della discussione del Bilancio. È come se avessimo il corpo di un malato che si allunga, nel momento in cui la coperta, mano a mano, si restringe: è ovvio che in queste condizioni non solo i piedi, le caviglie, le ginocchia, le cosce, rischiano di rimanere scoperti e quindi noi abbiamo un compito nuovo di ridisegnare il modello con cui governiamo la città e con cui eroghiamo i servizi alla città. In questo, la sfida della sussidiarietà, io la chiamo in un modo diverso, della mutualità, perché la sussidiarietà ipotizza che io lascio fare al livello subordinato quello che sa già fare, senza bisogno di accentrare su di me. Invece la mutualità è l'idea dell'interazione perpetua e gratuita dei soggetti, l'idea della partecipazione orizzontale, l'idea di partire dall'aumentata resilienza del corpo sociale. E su questo la nostra Città - lo dico al Consigliere La Ganga - in questi anni ha già inventato molto. Si tratterebbe di portare a sistema. È di pochi giorni fa - e mi ha fatto sorridere - la discussione-provocazione lanciata dal Sindaco di Roma, Ignazio Marino, che ha proposto di pagare 30,00 Euro al giorno le famiglie che sono disponibili ad accogliere i rifugiati in arrivo dall'operazione Mare Nostrum. Un modo - io credo - concreto di un Amministratore locale di un'importante Città di far quadrare i conti, ma soprattutto di provare a non lacerare il suo corpo sociale. Ebbene, quella cosa a Torino la facciamo già, si chiama "asilo diffuso", coinvolge cittadini e cittadine e famiglie di questa città in un piano di accoglienza; fa incrociare bisogni. Così come già da anni, in questa città, anziani soli ospitano studenti universitari che hanno bisogno di una casa, generando un surplus che neanche il pur accorto Assessore Passoni potrebbe contabilizzare, perché va al di là della nostra capacità di scrivere i numeri. È la città che resiste alla crisi a modo suo. Vi racconto questo episodio, perché mi fece sorridere e mi diede speranza. L'anno scorso ero in via Paisiello per la campagna elettorale; andai al quarto piano da quella che era stata la mia sarta storica, che mi fece conoscere tutto il suo palazzo. Arrivando al primo piano incontrai una signora napoletana, che mi offrì un dolce che si chiama zeppola; dopo la prima, me ne offrì una seconda e io le dissi: "Guardi, sinceramente no, perché se no finisco la campagna elettorale che sono il doppio", e lei mi disse: "Ma io, adesso che faccio le scale, ne posso mangiare anche più di una". Allora le chiesi perché facesse le scale adesso, e lei mi raccontò che in quella casa, fino a poche settimane prima, viveva una signora con il deambulatore e che, siccome era una casa di poveri, non potevano pagare più l'ascensore, perché l'ascensore si era rotto, e non potevano più pagare la manutenzione, anche perché c'erano delle morosità, allora hanno bloccato l'ascensore e si sono accordati fra di loro per scambiarsi le case. E tutti i vicini li hanno aiutati a spostare i mobili. Non è quella la gestione, Sindaco, ma è la rappresentazione di una città che - come spesso dice lei, e per quanto abbiamo un rapporto dialettico, io questo glielo riconosco - resiste e prova a dare del tu alla crisi nella sua capacità plurale. Allora, cosa può fare la politica davanti a questo tipo di città? Chiaramente provare a riscrivere i servizi ed avere una visione chiara della città che vuole. Per questo arriviamo al punto dei nostri emendamenti, arriviamo al punto della discussione su questo Bilancio. Punto n. 1. In un momento così, possiamo anche pensare di rifarla la coperta, basta che non sia una tela di Penelope, ma non la possiamo accorciare. Allora, io conosco un solo modo con cui solitamente si dice: "Welfare per primo, zero tagli al welfare". Poi, io condivido la mozione di indirizzo presentata dai Consiglieri Centillo e Genisio, la firmo e la voterò, ma la strada maestra è una ed è soltanto una e si chiama emendamento al Bilancio, reperimento di risorse e, possibilmente, riduzione, in questo momento, in questa fase, dello iato che c'è fra quello che ci serve e quello che dovremo trovare. Mancano 7 milioni, se ho capito bene cinque e mezzo nostri, forse tutti e 7 di risorse comunali, sono tanti, soprattutto rispetto al non impegnato, sono troppi per poter gestire i servizi fino a fine anno e sono già di più - Sindaco, io questo glielo voglio dire, perché se no non parliamo della carne, delle donne e degli uomini di questa città -, noi chiudiamo questo Bilancio accedendo alla deliberazione Cavallero; una deliberazione che abbiamo contestato politicamente, perché tagliava i diritti ai non autosufficienti. Eppure chiudiamo questo Bilancio così. Allora c'è una distanza fra il Bilancio dei diritti in questa città e il Bilancio che approveremo in questo Consiglio Comunale, e io quella distanza la voglio accorciare. Se no non siamo buoni amministratori di questa città. Per questa ragione, Sindaco, io mi rivolgo a lei, che è l'unico che in questa fase può presentare emendamenti, io sono disponibile a ritirare i nostri, noi come gruppo di Sinistra Ecologia e Libertà siamo disponibili a ritirare i nostri: cerchiamo le risorse necessarie, con tutte le nostre forze, adesso, nell'assestamento, con tutte le nostre forze. Non possiamo accorciare la coperta. E, soprattutto, non possiamo non avere una visione chiara della città che vogliamo. In questo, non come ha detto l'Assessore Passoni l'altro giorno, nella passione per quello o quell'altro particolarismo della città, per quella o quell'altra stakeholders - se ricordo bene - della città, poniamo una questione sul servizio di manutenzione dei parchi, ma perché quella è una cartina di tornasole di come intendiamo la città. Numero uno. Soltanto chi non li frequenta può dubitare che oggi i parchi siano probabilmente l'unico luogo pubblico di socialità alternativo ai supermercati. Basta andare il sabato, o la domenica, in uno dei parchi della città per vedere la dimensione popolare che oggi hanno i parchi. Ovviamente ci sono le biblioteche, però c'è una fruizione diversa. Numero due. Ne abbiamo discusso tante volte. O ci limitiamo a fare i censori di quello che viene deciso da un'altra parte, oppure non possiamo lamentarci che nelle gare d'appalto - e su questo condivido l'impostazione dell'Assessore Passoni - saltino i posti di lavoro e soprattutto retrocedano i diritti reali delle persone e poi non fare differenza fra il modo con cui applichiamo le gare d'appalto. La gara della manutenzione parchi è una gara all'onor del mondo, dove non si applica il massimo ribasso, dove viene esclusa la competizione sui costi del personale; è una delle pochissime gare, forse l'unica, che rispetta i criteri degli svantaggiati, in questo momento. Perché possiamo cambiare tutto, Collega La Ganga, ma se in una dinamica di spending review, come diceva l'Assessore, che nel breve ci fa credere che stiamo riducendo la spesa pubblica (questa "nemica"; io invece la trovo un elemento di redistribuzione sociale straordinaria), ma che in realtà generiamo nuove marginalità sociali, che nell'emergenza ci costano di più, io credo che stiamo cambiando per il peggio e non per il meglio. In altri termini, se noi lasciamo a casa le persone che oggi hanno trovato una speranza nei servizi lavorativi, partendo da una condizione di svantaggio, noi dopodomani quelle persone ce le troveremo a doverle assistere con i nostri servizi. Quindi è un errore imperdonabile. Noi crediamo profondamente che la città debba aprirsi alle nuove culture, alle nuove idee, alle nuove energie e che debba avere un modello di governo molto più diffuso, orizzontale e policentrico di quello che ha avuto in questi anni. È ovvio che in una fase distributiva si tende a concentrare la filiera delle decisioni, perché si tende a massimizzare l'efficienza. Ma in una fase di contrazione, Sindaco, abbiamo bisogno di mettere a sistema il capitale umano, perché rappresenti una delle leve di riscatto di questa città. Per questa ragione, non solo abbiamo bisogno di cambiare i servizi pubblici, ma abbiamo bisogno anche di cambiare chi eroga e chi governa i servizi pubblici. La domanda è: Marta, oltre a dover rinunciare all'articolo 18, se ha le competenze, può governare l'AMIAT, la SMAT, la GTT? O soltanto suo padre, già in pensione - perché l'80% dei nostri amministratori sono già in età pensionistica e godono già dei trattamenti pensionistici - può ambire a governare quelle partecipate? Spero che su questo siamo d'accordo. Per questa ragione, come Gruppo di Sinistra Ecologia e Libertà, abbiamo presentato una proposta di mozione di accompagnato al Bilancio, con cui chiediamo non solo, come dice il decreto Madia, di non nominare persone in quiescenza retribuita, in senso lato; io eviterei l'interpretazione della norma, è un concetto quello che deve passare, liberatorio per una generazione. Dall'altra parte, entro il 31 dicembre, chiediamo anche un passo indietro a chi invece già occupa quelle posizioni, per un grande momento di ricambio, non solo generazionale, ma delle energie al governo di questa Città. PORCINO Giovanni (Presidente) La parola al Consigliere Carbonero. CARBONERO Roberto L'opposizione, quella vera, quella tosta, durante la discussione del Bilancio si presenta con i libroni, dice che non ci ha dormito sopra un po' di notti, incomincia a tirare fuori i numeri e spiega come l'anno prima quel capitolo di Bilancio era sbagliato, forse era meglio quest'anno, forse due anni fa erano stati ancora più bravi, eccetera. Questa volta non me la sono proprio sentita, perché era come arrivare con un bazooka davanti al furgone della Croce Rossa, anche perché a guidarlo ho visto un impegnatissimo Assessore Passoni, che ha cercato veramente di inventarsi l'impossibile per far quadrare il Bilancio. Però, voglio anche rispondere a quello che il Sindaco spesso dice quando noi invece ci trinceriamo dietro le barricate e facciamo l'opposizione dura, cioè che non siamo mai propositivi. In funzione di questo, voglio sposare quello che ha detto prima il Consigliere La Ganga, cioè vedere una prospettiva di collaborazione ampia, soprattutto da chi può, in questo momento, dare una mano alla Città, che possono essere i pensionati. Però, dovete consentirmi anche una piccolissima parolaccia, perché sto pensando a quel povero coglione del pensionato Pautasso, che decide di dare una mano a questa Città. Però, contemporaneamente, si rende conto che il 40% degli utenti dei mezzi pubblici non paga il biglietto, che il 50% di chi trasgredisce il Codice della Strada non paga le sanzioni, perché o ha una targa straniera, e non si fanno le verifiche, oppure non esiste neanche l'auto, perché non ha il libretto di circolazione, l'autista non ha una residenza, eccetera. Poi va al pronto soccorso e vede che il personaggio strano di turno prende a pugni o sputa in faccia alle infermiere e passa prima di tutti e lui paga il ticket. Poi si rende conto che non siamo stati capaci di vendere le partecipate come andavano vendute, perché vendendo solo il 49% noi manteniamo un carrozzone che non va avanti, perché è un bacino elettorale immenso e che bisogna conservare a mani strette. Poi abbiamo tutta la dirigenza di quelle partecipate, che sono gli amici trombati della politica, che costano tanti soldi, ma continuano a rimanere lì. Poi arriviamo a due anni fa, alla fuga dalla porta di servizio, anche se per raggiunti limiti di età, di un city-manager che costava quasi 400.000,00 Euro all'anno, che è sparito nel nulla, nonostante sia ancora perseguitato dalla legge. Al suo posto abbiamo messo uno che paghiamo forse 100.000,00 Euro in meno, che però mi piacerebbe capire cosa ha cambiato in questa Amministrazione in questi due anni. Senza nulla togliere al suo operato, però non ho visto nessun risultato, nessun cambiamento per migliorare la macchina comunale. E non ho assolutamente niente contro questa persona. Allora ecco dove sono i cambiamenti. Quando noi vi chiedevamo di vendere le partecipate, non solo fino al 49% per mantenerne il controllo, ma per poter incassare al meglio e darle in mano a persone capaci, che possano cambiare questo sistema di conduzione delle partecipate, forse qualche soldino in più sarebbe cominciato a entrare. Se fossimo stati capaci di fare in modo che tutti pagassero i servizi pubblici, forse qualcosa poteva cambiare. Forse dimostravamo al pensionato Pautasso che se ci dà una mano le cose cambiano. E allora a lui viene voglia di dare una mano, perché si sente cittadino attivo di una Città che non lo frega tutte le volte che si gira, ma che gli dà una mano a vivere meglio anche a lui. Allora, per l'ennesima volta, la proposta costruttiva è questa, proviamo a fare cambiamenti di questo tipo. Ce ne sono di cose non fatte: gli immobili occupati, la vicenda CSEA, cose che andavano viste e riviste, su cui bisogna dimostrare cosa era successo, perché qualcosa cambiasse veramente. Invece niente. Si lascia scivolare tutto via. "Dai, tanto se ne dimenticano; lascia stare, non importa. Vai che è così, vai che non se ne accorgono". Allora, diventa difficile. Allora, non è più una questione di Bilancio. Non è una questione di mancanza di risorse economiche. Non c'è la volontà politica e amministrativa di voler cambiare le cose, perché è scomodo cambiare, perché è più il malcontento che il contento. Ad accontentarsi poi alla fine sono solo i cittadini. Ma chi se ne frega? Ma vuoi mica scontentare l'amico dell'amico del manager? Ma no. Quelli non si scontentano mai. Perché quelli, quando è il momento di andare alle elezioni, ci portano i voti, sono quelli che ci danno una mano, anche economicamente, a vincere. Ma a vincere che cosa? La disperazione? Basta. L'Amministrazione è fatta di 40 persone che insieme cercano di arrivare a un risultato e lo fanno insieme. Abbiamo dimostrato di essere in grado di poterlo fare, con una proposta. Però, a monte ci deve essere la dimostrazione che non si fa diventare manager l'amico, che non si dice: "Ah, ragazzi sono 100.000,00 Euro in meno", ma di che cosa? Del nulla, perché io non ho visto nulla. Abbiamo risparmiato 100.000,00 Euro per il nulla. Allora, proviamo a girare la chiave, proviamo a vedere cosa c'è dietro questa porta, tiriamo fuori tutti i mobili vecchi e ammuffiti, diamo una pulita alla stanza e dopo finalmente viviamola tutti insieme, facendo in modo che tutti la manteniamo pulita e bella, tutti insieme. Non sempre e solo ad accontentare l'amico dell'amico, dell'amico, che poi ci porta a cercare di evitare di sparare sulla Croce Rossa. PORCINO Giovanni (Presidente) La parola al Consigliere Liardo. LIARDO Enzo In base a quello che ho appena sentito dagli interventi che mi hanno preceduto, possiamo anche affermare una cosa. E lo vorrei sentire anche dai Colleghi della maggioranza e anche dal Sindaco. Da quando sono Consigliere in questa Amministrazione, non ho mai attribuito al Sindaco colpe che non ha, perché in effetti quando sono state prese certe decisioni strategiche per questa Città, il Sindaco Fassino non c'era, come non c'erano tanti Consiglieri della maggioranza. Però, il Sindaco sa benissimo, proprio perché è Presidente dell'ANCI, che la situazione in cui versa Torino è sicuramente tra le più difficili rispetto ad altre Città italiane, che hanno veramente una vocazione turistica, che riescono ancora a sopravvivere, nonostante una crisi che sta attanagliando il nostro Paese. Io ho sentito il Consigliere Altamura parlare di Federal Reserve e dei massimi livelli della terra. Per affrontare i problemi rimaniamo nel nostro ambito, perché questa Città purtroppo è vittima di scelte sbagliate, fatte in anni fondamentali: parlo degli anni '70/'80. Questa è una Città che ha avuto la fortuna - noi dell'opposizione diciamo sfortuna - di essere amministrata sempre dallo stesso colore politico. Ciò ha consentito anche una progettazione delle vostre scelte e, nonostante tutto, ci siamo trovati di fronte a una situazione intollerabile. Anch'io sono convinto che l'Assessore Passoni ci stia mettendo tutta la passione. L'altro giorno in Commissione gli ho anche fatto una battuta, chiedendogli se ogni tanto ha gli incubi la notte, pensando agli sprechi di questa Città, di cui anche l'Assessore Passoni, mi spiace dirglielo, è responsabile. E questa Città, negli anni, ne ha fatte di cose. Il Consigliere Carbonero ha iniziato a fare l'elenco della spesa; io vorrei finirlo, non per ripetere sempre le stesse cose, però ricordando i vostri sbagli del passato, magari non ne avremo in futuro. Voglio solo citare la vicenda della Bellini. Io sto denunciando questioni oltre i 15 milioni di Euro, non sto denunciando il piccolo contributo a pioggia. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Lo so Sindaco, la realtà è questa. Vedo che lei sbuffa, però bisogna anche sentirsele dire certe cose, perché siete voi i responsabili. Dicevo, i progetti sulla Bellini, che non hanno avuto nessuno sbocco. Parliamo di Lumiq, sappiamo la fine che ha fatto. Il parcheggio inutilizzato a Stura. Il PalaFuksas, l'Arena Rock. Ma sapete quanti milioni di Euro sono? Assessore Tisi, sa quante risposte potrebbe dare oggi rispetto a quegli investimenti assurdi? Eppure, sono stati fatti. Senza contare le associazioni che, attraverso le Circoscrizioni, hanno avuto finanziamenti a pioggia e che non hanno prodotto nulla, né a livello culturale, né come ricaduta nei confronti dei cittadini dei quartieri. Ripeto, sono tutte opere che ha fatto questa Città, in realtà finanziate al 90% dallo Stato nazionale, e che non sono mai state terminate dall'Amministrazione comunale, che deve ricorrere magari al "Decreto del fare" per poter finire delle opere che comunque sono ancora dei cantieri. Il Consigliere Bertola ha detto che un quinto delle tasse del cittadino torinese servono a pagare gli interessi, causati anche dalla finanza creativa, o dai derivati. Questo veramente grida vendetta e spero che nei prossimi Bilanci si possa cambiare rotta, per portare questa Città alla normalità, come altre realtà metropolitane italiane. PORCINO Giovanni (Presidente) La parola al Consigliere Trombotto. TROMBOTTO Maurizio La discussione di oggi è importante, anche perché il Bilancio è lo strumento fondamentale di cui si dota ogni Amministrazione, oltre al programma con il quale ci si presenta agli elettori e le valutazioni che poi vengono compiute alla fine di un mandato. Quindi credo che sia difficile potersi esimere dal partecipare a questa discussione, anche se molto è già stato ben detto da parte di chi mi ha preceduto, cioè dal Capogruppo Curto. Però, stando esclusivamente al testo che oggi è stato letto da parte dell'Assessore al Bilancio, che ringrazio di aver voluto prontamente distribuire a tutti noi Consiglieri, credo che alcune, seppur brevi e limitate riflessioni debbano essere portate all'attenzione della discussione. In particolar modo, credo che l'Assessore Passoni abbia fatto bene a inserire all'interno della propria relazione illustrativa alcuni dei passaggi che sono inseriti all'interno del quindicesimo rapporto Giorgio Rota, che descrivono una città reale, per quello che oggi è, cioè non una città semplicemente tesa verso il proprio futuro, ma una città anche, purtroppo, ripiegata su se stessa. Questo lo dico ovviamente non in modo polemico, non è assolutamente un'affermazione strumentale o che appartiene alla mera dialettica politica, perché comunque proviene da parte di un Consigliere che fa parte di questa maggioranza. Però, sono dati pesanti, che debbono essere oggetto di una riflessione che non può essere oggetto solo di convegni, seppure importanti, o di manuali, che poi rischiano di essere collocati in una ricca biblioteca, ma che non vengono poi impiegati come strumento di lavoro quotidiano, soprattutto da parte di coloro che sono chiamati a rappresentare la cittadinanza. Il fatto che in uno dei punti qui richiamati si dica chiaramente che la città si polarizza, non è affatto un elemento nuovo, non è affatto un elemento che caratterizza solo la nostra città, ma evidenzia purtroppo un fenomeno che sta andando rafforzandosi da anni all'interno del nostro Paese, ovvero quello per il quale sta aumentando la ricchezza per un numero limitato di persone e di famiglie e che sta egualmente aumentando, invece, la fascia di povertà, che ormai va erodendo i risparmi non solamente dei ceti più bassi, ma anche di quello che una volta veniva definito il ceto medio, ma che oggi appare sempre più inesistente. Ora, credo che anche da parte di un'Amministrazione comunale, nel momento in cui si accinge ad approvare uno strumento fondamentale come un Bilancio, che non è solo uno strumento contabile, ma anche uno strumento politico, occorra tener conto di questa prima riflessione, cioè di come disporre della leva della fiscalità locale, per cercare non dico di riuscire a invertire una tendenza, perché sarebbe illusorio, ma di riuscire invece a incidere su questa situazione, che sempre di più sta formando una forbice che si allarga in questo Paese e all'interno della nostra città. Credo di non essere stato l'unico Consigliere a leggere, nel corso di questa discussione, una e-mail, inviata da una cittadina a tutti noi Consiglieri, che denuncia di essere una madre di famiglia, monoreddito, che dichiara, tardivamente, ma è un diritto poter acquisire le informazioni attraverso i media, non tutti poi vi riescono magari con la necessaria immediatezza, di aver appreso solamente ora degli aggravi derivanti da una scelta che abbiamo condiviso, che io stesso ho condiviso, approvando la deliberazione relativa alle mense scolastiche, ma che lei denuncia essere un ulteriore aggravio, che diviene ancora più insostenibile in conseguenza del fatto che è monoreddito, ha due figli, uno iscritto alla prima elementare e l'altra alla scuola materna. Io credo che non possiamo non tener conto di questi indicatori, così come non possiamo non tener conto degli altri elementi che sono riportati nella relazione al Bilancio, come quello della riduzione media del 25,7% delle spese per l'istruzione da parte dei cittadini di questa città; oppure, elemento ancor più grave, di una riduzione media del 17% delle spese per la salute. Dico questo perché è chiaro che discutere oggi di un Bilancio Preventivo alla fine del mese di settembre non ha alcun senso. Ma credo che elementi come questo debbano essere tenuti in conto nel momento in cui andremo a costruire il Bilancio del prossimo anno. Credo che le scelte dovranno essere fatte ovviamente non così tardivamente, come avviene in questo momento, anche perché poi in realtà le scelte, in parte, perché questo richiede il buonsenso del governo della Città, vengono fatte in precedenza. Quindi chiedo al Sindaco, ai componenti della Giunta e all'intero Consiglio Comunale di cominciare a ragionare seriamente sulla costruzione del Bilancio del prossimo anno, partendo proprio dalla gravità dei dati che qui ci vengono ricordati. Dopodiché, i giudizi e le riflessioni sulla storia anche locale che caratterizza le esperienze di Amministrazione della Città, avvengono normalmente dopo alcuni anni, perché la distanza, in qualche modo, consente anche di riuscire a operare delle riflessioni più serene, in qualche modo sganciate dalla dinamica del dibattito politico. Dico questo per aprire un secondo elemento di riflessione, rispetto al documento letto oggi dall'Assessore Passoni, perché se l'Assessore ha fatto bene - non poteva fare diversamente - a inserire, come una volta insegnavano le scuole di partito, l'abbrivio iniziale di questo documento partendo dagli scenari economici internazionali, passando poi al livello nazionale, per poi soffermarsi sul livello locale, secondo me omette però un aspetto che caratterizza in modo fondamentale questa Città e per la quale sono ormai trascorsi alcuni anni. Quindi credo occorra cominciare a operare con serenità una riflessione politica, così come richiamavo in precedenza. Intendo dire quella che potremmo chiamare, con un'espressione sintetica, "l'eredità olimpica" all'interno di questa città. Siamo ormai distanti otto anni da quell'evento e credo che occorra cominciare a riflettere sui benefici che sicuramente un evento così importante sul piano internazionale ha indotto nella Città di Torino, obbligando i vari soggetti che hanno contribuito a quella scelta, oltre la loro volontà, a promuovere un'immagine e un'identità diversa rispetto a quella che ha caratterizzato il passato di questa città. Però si continuano a omettere anche quelli che sono stati i limiti conseguenti all'aver accolto quel grande evento. Credo che occorra cominciare con onestà politica e intellettuale a dire anche quelle che sono state le conseguenze sull'esposizione debitoria di questo Comune, in conseguenza della realizzazione e della partecipazione a quell'evento e anche rispetto alla bontà, o alla non bontà, di alcune scelte che furono fatte. Ne cito solamente una, poi potrò sbagliarmi, ma mi pare essere una delle più eclatanti in questo senso, cioè la cosiddetta "Piazza Olimpica". Il fatto cioè che comunque in un momento evidentemente di particolare eccitazione internazionale e probabilmente di non consapevolezza di quella che sarebbe stata la grave crisi economica e finanziaria che ci sarebbe stata consegnata di lì a poco, si è scelto di realizzare una serie di opere di cui probabilmente la Città non aveva in alcun modo alcun tipo di bisogno. PORCINO Giovanni (Presidente) Consigliere Trombotto, la invito a concludere. TROMBOTTO Maurizio Mi avvio alla conclusione, inserendo un terzo elemento di riflessione, che riguarda invece le politiche di questa Amministrazione sui beni immobili. All'interno di questo documento, noto che viene richiamato, anche con soddisfazione, il fatto che attraverso anche gli strumenti del federalismo, anche questa Città, come molte altre Amministrazioni di una certa dimensione, ha proceduto ad acquisire dei beni immobili. Credo che però, in un documento di questa importanza, che io non sottovaluto affatto, manchino alcune citazioni rispetto agli immobili che erano già di proprietà della Città di Torino, o, non nascondendoci dietro un dito, rispetto agli artifici consentiti dalla legge, ma che sono magari di proprietà di società... PORCINO Giovanni (Presidente) Deve concludere, Consigliere Trombotto. TROMBOTTO Maurizio ...il cui socio unico è la Città di Torino, ad esempio il caso della Cavallerizza Reale. Credo che in un documento importante come questo, occorresse sviluppare anche questo tipo di ragionamento, che qui manca e che ovviamente non potrà non essere oggetto di ulteriori riflessioni, in altri momenti all'interno del dibattito consiliare. PORCINO Giovanni (Presidente) Non ho altri iscritti a intervenire. Dichiaro chiusa la discussione sulla proposta di deliberazione. La parola, per la replica, all'Assessore Passoni. Il Sindaco interverrà domani al termine della votazione degli emendamenti. PASSONI Gianguido (Assessore) Ringrazio naturalmente tutti coloro che sono intervenuti nella discussione, partendo naturalmente da alcune considerazioni che hanno unito e uniformato gli interventi. Cioè mi pare che correttamente si sia percepito, anche da parte delle opposizioni, la difficoltà di lavorare in una situazione di continuo mutamento normativo e di avere la necessità di approntare e adeguare costantemente il nostro lavoro a quello che è il dettato di norme e di volontà che non dipendono dal nostro livello istituzionale. Condivido quanto è stato detto. Qualcuno ha usato una parola politica forte, parlando di commissariamento governativo. Potremmo dire che se di fatto si dipende dalla Tesoreria Unica sino a tali livelli, di commissariamento sostanziale si potrebbe parlare; altri hanno citato la necessità di rivendicare un ruolo delle Pubbliche Amministrazioni locali, quale unica soluzione per guardare a una prospettiva. Il Consigliere Altamura, Presidente della Commissione, ha citato una circostanza che non è un aiuto al futuro, ma è una complicazione, ovvero il fatto che nel 2015 entrerà in vigore la cosiddetta "normativa sull'armonizzazione contabile", che cambierà radicalmente non soltanto il modo di fare di conto (potremmo dire così), ma cambierà radicalmente anche il modo in cui la Pubblica Amministrazione organizza la sua attività per produrre i servizi, perché non è solo una norma contabile, è una norma che cambia radicalmente alcuni concetti giuridici della Pubblica Amministrazione, e che pertanto credo che dovrà avere una condivisione. Io raccolgo quanto dicevo adesso il Consigliere Trombotto, anche in chiave collaborativa, e dico ben venga se possiamo parlare di Bilancio 2015 molto prima. La settimana prossima, con i Direttori avremo occasioni seminariali sulla riforma della contabilità. In Consiglio comunale saremmo ben contenti se parlassimo di strumenti, cioè di tecnica, e di scelte, cioè di politica, sin dall'autunno, nella prospettiva di affrontare il 2015 e le complessità che arriveranno con le difficoltà economiche e politiche, ma anche quelle tecnico-contabili che - ribadisco - non avranno rilevanza solo sul mio operato, ma su quello di tutto la Civica Amministrazione. Nel dibattito si è parlato di ruoli, di difficoltà nel rapporto con la finanza pubblica nazionale e locale. Il Consigliere Greco Lucchina ha espresso delle considerazioni riferite all'uso della Tesoreria; il Consigliere Araldi ha risposto, indirettamente, ribadendo come in realtà la Tesoreria Unica, oggi, sia un sistema di drenaggio di risorse a livello nazionale, che vengono compensate purtroppo solo dalla possibilità di attingere a risorse di credito delle Tesorerie locali, peraltro spesso a titolo oneroso, e che questo sia un livello a sua volta insostenibile. Noi, ovviamente, non siamo orgogliosi di ricorrere alle anticipazioni di Tesoreria, anzi; però, va detto che il tema del taglio IMU, successo qualche giorno fa, va esattamente in quella prospettiva, cioè nell'ottica per la quale i flussi finanziari sono contingentati, assorbiti, versati direttamente allo Stato, che poi, dopo averli frullati e riconteggiati nei partiti, li rende all'Ente Locale. In questo lasso temporale gli Enti Locali non possono che approvvigionarsi sulla Tesoreria e sulle anticipazioni. Questa situazione, unita alla difficoltà di riscuotere i crediti, ovviamente è complicata, ma ne parleremo con l'armonizzazione contabile e con i problemi che essa si porterà dietro. Il Consigliere Marrone ha parlato di Bilancio capestro, riferendosi alla necessità e alla forte impronta nazionale che arriva. Io non farò delle considerazioni politiche, ovviamente, riguardo ai diversi livelli di Governo; mi limito però a riprendere invece un ragionamento, che è stato ripreso in alcuni interventi, che riguarda il mondo della sussidiarietà orizzontale e verticale nel rapporto con il Bilancio. Qui, sia l'opposizione con il Consigliere Magliano, sia la maggioranza a vario titolo, sono intervenute riferendo la difficoltà di relazionarsi con il terzo settore, in assenza di una nuova chiave di lettura. Riprendo le parole del Consigliere La Ganga, perché secondo me ha centrato la questione, e mi limito a dire che quello che dobbiamo imparare a capire da questo Bilancio è che non basterà e non basta più declinare il problema e la soluzione riferita alla risposta puntuale all'emergenza da affrontare. Cioè nel 2015 e nel 2016 non ci sarà un mondo in cui le risorse pubbliche saranno più floride e in cui potremo colmare il problema solo con il denaro, cioè solo con la quantità di risorse. Serve radicalmente una capacità di guardare il futuro, cioè il modo di costruire i servizi pubblici nel terzo millennio, che sono diversi da quelli che sono stati fino ad oggi. Mi rendo conto che questa sia la più grande sfida della politica, se la politica la vuole raccogliere, perché talvolta la politica questa sfida la rifiuta e si limita solo a considerare la salvaguardia del livello di spesa, che non basta, perché è necessario guardare effettivamente lo scenario futuro. Nella relazione ho parlato di coprogettazione. Quindi raccolgo le parole dei Consiglieri Magliano, Centillo, Genisio e di altri Consiglieri, perché coprogettazione vuol dire che ci si siede a un tavolo e si parla della capacità di reggere i servizi, il numero di utenti serviti nella prospettiva del bisogno, che sta crescendo, di un numero di risorse calanti o di magari costanza di risorse, ottimisticamente, e di strumenti per poterlo gestire, che non riguarda soltanto le funzioni direttamente pubbliche, ma tutto il comparto allargato alla sussidiarietà orizzontale e verticale. Questo lavoro, che sicuramente la Giunta fa tutti i giorni e lo fa parzialmente, se trovasse - voglio provocare una discussione che magari riprenderemo in atti successivi - una sede di discussione di indirizzo in cui il Consiglio comunale declina il concetto di coprogettazione spiegandoci come sul 2015 - seguo il Consigliere Trombotto - si va a discutere di quali sono i veri servizi che vogliamo raggiungere, con quali risorse, quali mezzi, quali priorità e quali strumenti, facciamo un buon servizio, che non significa ridursi ("ridursi" è una parola ovviamente provocatoria) al Bilancio e alla capacità di esso di assolvere - con 100.000,00 Euro in più, o 100.000,00 Euro meno - la spesa storica, ma significa guardare concretamente alla risposta ai bisogni emergenti. E siccome sono convinto (l'ha detto bene il Consigliere La Ganga) che non saranno anni in cui distribuiremo avanzi, ma saranno anni in cui ci troveremo purtroppo ancora a discutere di una fase di stagnazione e recessione, quindi di risorse pubbliche in contenimento, questa sfida non è una difesa passiva dello status quo, è un attacco politicamente positivo al problema, perché rilancia il problema di avere una classe dirigente politica di maggioranza e di opposizione che nel terzo millennio non ha in mente il welfare dello stato sociale, del meccanismo produttivo fordista, in cui le risorse crescenti seguivano la risorse crescenti dello sviluppo economico dello sviluppo fordista, ma guarda a un modello che non è fordista, bisogni che non sono conseguenti al welfare fordista, ma sono ben diversi: abbiamo parlato tutti quanti di lacerazione sociale tra più poveri e più ricchi. Il welfare (lo diceva prima il Consigliere Araldi) non sta soltanto nella capacità di intervenire a sussidio della povertà, ma nello sviluppo economico che coinvolge i soggetti del processo economico lavorativo. Quindi, dato che non spetta al Comune, ahimè, arrivare fino a quel punto, ma probabilmente spetta allo Stato, all'Europa (prima citavo l'Europa come strumento di politica economica fondamentale per fare quel tipo di welfare preventivo, cioè di sviluppo economico), a noi tocca guardare il resto, ma con un'ottica diversa dal passato. Forse il nostro limite (lo dico con un "noi" molto generico) è proprio quello di non guardare in faccia fino in fondo il modello economico che sinceramente è profondamente cambiato. Anche il Consigliere Magliano ha detto cose che condivido e che penso debbano essere riprese con un ragionamento che sia largo e di grande discussione, con il coinvolgimento dell'Aula e delle forze politiche. È stato anche detto - e qui entro nel merito della questione conclusiva del ragionamento finale - che adesso bisogna rispondere ai bisogni emergenti, con un Bilancio che comunque non risponde al 100% alle richieste di risorse aggiuntive. Non tornerò invece sulla questione degli investimenti in opere straordinarie, di manutenzione. Non penso che dobbiamo replicare il dibattito già avuto in Aula due settimane fa, a cui mi richiamo completamente, e lo abbiamo ripreso anche nella relazione. Qui seguo il ragionamento che ha fatto il Consigliere Centillo poc'anzi nel suo intervento. È chiaro che non è possibile pensare nell'arco di pochi minuti a riprogrammare ulteriori modifiche di Bilancio tese a sopperire a bisogni dichiarati e reali, perché penso che tutto quanto esposto in IV Commissione sul welfare corrisponda a bisogni reali e dichiarati, e che questo derivi in parte dalla necessità di guardare le risorse eventualmente accessorie, che deriveranno da alti livelli istituzionali, penso alla Regione, all'assestamento, a quant'altro, nonché dallo Stato, in un Fondo indistinto. D'altra parte, i bisogni reali che matureranno. Allora, siccome oggi non si è in grado di snaturare in positivo la natura tecnica del Bilancio, cioè la capacità e la necessità di aver dovuto intervenire anche in limine mortis con emendamenti che non volevano essere lineari nella concezione, ma sono dovuti essere lineari - al netto di welfare e al netto di Circoscrizioni - per necessità temporale, bisogna che questo si trasformi in un atto di fiducia, cioè nel fatto che con atti di indirizzo (e non mi pare un problema; anzi, ritengo che le rimozioni più sono circostanziate di indirizzo, più impegnano la Giunta, altrimenti sono ordine del giorno di richiamo generale) che possano assolvere alla funzione di rispondere a una domanda, che credo di dover sintetizzare in questo modo, cioè chi garantisce - se ho capito bene - che tra un mese mezzo o due, cioè nell'autunno, le risorse che ora potrebbero mancare al welfare siano poi disponibili o in assestamento, oppure nel Fondo di riserva? Questa risposta, che in parte è garantita dal fatto che abbiamo detto che impegneremo il Fondo di riserva prevalentemente in quella direzione (questo è un impegno politico che si può esprimere e formalizzare, ben venga). Ciò che invece deriva da ulteriori eventuali richieste di risorse, oltre il Fondo di riserva, non troverebbe al momento garanzie sufficienti, né per l'Amministrazione, né per l'Assessore, perché se ne avessi, ovviamente, non avrei problemi a metterle in gioco ora. Allora, mi viene in mente una proposta molto semplice, vale a dire: trasformiamo quello che è un indirizzo chiaro, cioè la preferenza, in termini politici seri, di spesa per welfare anziché spesa per altri comparti, attraverso la conservazione di fondi, che deriverebbe da una sorta di non spesa di risorse stanziate nel Bilancio da qui al 31 ottobre, sufficiente a integrare eventualmente in un assestamento di fine ottobre, o di metà novembre, quando sarà necessario, l'eventuale carenza di capitoli che riguardino le linee politiche che il Consiglio Comunale ci intenderà dare. Ovvero, se nel welfare sono carenti risorse per 500.000,00, un milione di Euro, oltre quelle eventualmente necessari al Fondo di riserva, una mozione potrebbe dirci di preservare, con una sorta di prenotazione di spesa, risorse che oggi sono degli interventi distinti nel Bilancio, al fine di non essere impegnati, allo scopo evidentemente di produrre l'effetto di assestarle, non oggi per domani mattina, in modo confusionario, difficilmente ragionevole e razionale, ma tra 20, 30 giorni, per un lavoro che si fa da qui ad allora, giorno per giorno, in modo da preservare ulteriori risorse, oltre al Fondo di riserva, per quello che è il bisogno del welfare sociale, assistenziale e educativo. In tal senso, la Giunta si può assumere un impegno, ma l'impegno sta nel rapporto di fiducia che c'è tra gli indirizzi che il Consiglio Comunale esprime, che la Giunta deve attuare, e quella che è la nostra capacità tecnico-politica di attuarle, che naturalmente, se saranno formalizzati, siamo impegnati a garantire e ad attuare. Se poi avremo risorse aggiuntive in sovragettito, trasferimenti statali, o quant'altro, sappiamo bene dove andarli a mettere, questo non è in discussione. Questo credo che supererebbe e supera, in qualche modo, la necessità di affrontare questa contingenza temporale, cioè o ora o mai più. Io non sono mai per gli assoluti, non mi appartengono. Ora o mai più non l'ho mai sentito in politica. Declinato nella rappresentazione retorica degli interventi di questa sera, rischiamo di far prevalere la teatralità del problema alla sua soluzione, e francamente io non mi occupo di teatro, mentre sono chiamato a trovare la soluzione, spesso e volentieri. Ciò detto, quindi, invito a riflettere nottetempo, perché abbiamo fino a domani mattina per concludere il percorso emendativo delle proposte di mozione, a un percorso di questo genere, rinsaldando con forza non l'indirizzo di rapporto tra maggioranza e Giunta, ma un qualcosa che in qualche modo ho sentito nell'Aula, cioè vari interventi di minoranza hanno sollevato il tema del welfare come un tema delicato; non basta ripristinare gli stanziamenti o andare in quella direzione, ma bisogna ripensare e riprogettare alcuni pezzi di welfare con il terzo settore, l'ha detto bene il Consigliere Magliano e io condivido pienamente. Per poterlo fare, bisogna avere ovviamente le emergenze tamponate, una prospettiva di medio periodo e anche la possibilità e il tempo di poter attuare gli indirizzi che il Consiglio Comunale ci darà. Pertanto, se domani, in dichiarazioni di voto, otterremo la possibilità su questo lodo, chiamiamolo così, credo che potremmo generosamente andare in una Commissione di metà fine ottobre e relazionare su una sorta di scenario che si va a creare su quelle voci di spesa, che siano, per quanto possibile, coerenti agli indirizzi che il Consiglio Comunale, sovrano, ci deve dare. Ultima cosa. Lo spossessamento presunto di funzioni del Consiglio Comunale rispetto alla sua potestà di indirizzo politico sul Bilancio è condizione che patisce anche la Giunta. Cioè, la Giunta non si diverte a gestire il Bilancio in esercizio provvisorio da gennaio fino a settembre. A parte che la mia faccia non è affatto divertita e si vede bene. Ma tutto sommato, laddove gli indirizzi sono stati dati anche anteriormente, penso al tema del famoso soggiorno per disabili, la Giunta, pur nell'esercizio provvisorio, ha dovuto comunque parzialmente recuperare quelle risorse. Quindi, ben venga l'aggiornamento costante in un sistema in cui noi non sappiamo oggi se il Bilancio 2015 sarà approvato a gennaio o a novembre dell'anno prossimo, perché dovremmo interrogarci di questo. Oggi è già il 29 settembre e sinceramente non sappiamo se l'anno prossimo avremo un Bilancio fatto a febbraio, a luglio, o a novembre. Quindi potremo riprodurre un problema, se non è gestito sin d'ora. Quindi anche in quel senso io accedo alla strada per cui è meglio affrontarlo ora, perché altrimenti, in esercizio provvisorio, l'anno prossimo, rischiamo di non avere le risorse neanche per gestire i primi sei, sette, otto mesi. Cioè va nell'ottica di semplificare la gestione dell'Ente, non di complicarla. Ma per farlo, serve un atto di fiducia e di co- gestione del problema. Credo che non sia da risolvere in una notte, ma almeno in 30 o 45 giorni di lavoro insieme. |