Città di Torino

Consiglio Comunale

Città di Torino > Consiglio Comunale > VERBALI > Torna indietro

Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 21 Luglio 2014 ore 10,00
Paragrafo n. 29
ORDINE DEL GIORNO 2014-03392
(ODG N. 14/2014) "PER LA PACE NELLA STRISCIA DI GAZA" PRESENTATO DAI CONSIGLIERI LA GANGA ED ALTRI IN DATA 21 LUGLIO 2014.
Interventi

PORCINO Giovanni (Presidente)
Passiamo all'esame della seguente proposta di ordine del giorno n. mecc.
201403392/002, presentata in data 21 luglio 2014, avente per oggetto:

"Per la pace nella striscia di Gaza"

PORCINO Giovanni (Presidente)
Sono stati presentati tre emendamenti, il primo a firma del Consigliere Araldi, il
secondo e il terzo a firma del Consigliere Viale. La discussione è congiunta con gli
emendamenti.
La parola al Consigliere La Ganga.

LA GANGA Giuseppe
Siamo tutti consapevoli che, su una tragedia di questo genere, un Consiglio
Comunale ha un impatto assolutamente simbolico. Tuttavia, le vicende di questi
giorni sono così sconvolgenti e così gravi, e così pericolose per la pace non solo del
mondo, ma anche della nostra area, che mi è parso opportuno che il Consiglio
Comunale di Torino esprimesse una valutazione su questo tema. Quindi sono grato a
tutti quelli che hanno sottoscritto questa proposta di ordine del giorno.
Naturalmente sappiamo tutti che anche in quest'Aula vi sono sensibilità diverse, c'è
chi è più propenso a vedere le buone ragioni di una parte, c'è chi è propenso a vedere
di più le buone ragioni dell'altra, ma questa è la spiegazione di un conflitto che dura
ormai da quasi un secolo, perché da quando crollò l'Impero Ottomano, palestinesi ed
ebrei si sono combattuti e disputati il territorio palmo a palmo.
Quindi è evidente che un ordine del giorno di questo genere non può ispirarsi alla
volontà di prender partito. Questo è un provvedimento che sostanzialmente dice due
cose: che si fermi l'ulteriore escalation militare, di fronte al dilagare delle morti a
Gaza e nelle municipalità israeliane, sia pure in quantità diverse, perché l'apparato
bellico delle due parti è sproporzionato, e si riprenda per l'ennesima volta l'iniziativa
della politica internazionale, della diplomazia e delle Istituzioni internazionali.
In più, si aggiunge un semplicissimo augurio, che francamente vorrei che avesse non
dico efficacia, ma prefigurasse un'evoluzione concreta, e che cioè l'Unione Europea
facesse qualcosa di più, perché in questa tragedia è certamente molto significativo
che l'Unione Europea non riesca a esercitare alcun ruolo, sia pure non militare, ma
certamente politico e diplomatico.
Quindi è un ordine del giorno che credo corrisponda ai sentimenti di umanità e di
sensibilità della gran parte dei nostri concittadini torinesi. Per questo che mi
auguravo che non ci fossero emendamenti, perché è chiaro che anch'io avrei degli
emendamenti. Se fosse stata la mia proposta di ordine del giorno avrei scritto delle
cose un po' diverse. L'ho scritto così perché aderisse a un sentimento di umanità
comune, che credo sia quello che in questo momento deve prevalere.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Viale.

VIALE Silvio
Che la situazione sia estremamente pericolosa e drammatica, è chiaro. Dopodiché
senza fare il conto dei morti da nessuna parte, i deceduti in questo conflitto tra Israele
e Hamas sono inferiori ai deceduti nel Mediterraneo o in un altro conflitto recente.
Quindi, credo che la questione sia importante e politica, e non è diversa da quella che
si affronta da tantissimi anni.
Io credo che se vogliamo approvare un ordine del giorno occorra ponderare le parole,
perché chiedere "che lo scontro in atto si fermi", è un auspicio che va benissimo,
l'hanno chiesto tutti, non comporta nulla; mentre credo sia molto più corretto e
preciso chiedere "che tutte le parti in conflitto accettino la tregua", senza entrare nel
merito di chi l'ha accettata o non l'ha accettata, di chi l'ha proposta o non l'ha
proposta.
Ma è chiaro che nel momento in cui anche solo una parte in conflitto non accetta la
tregua, è una situazione ovviamente falsata, perché si auspica un qualche cosa che si
sa già che non ci sarà minimamente.
Io sono d'accordo di parlare di pacificazione, però quella è una zona non pacificata,
perché gli attentati e il modo con cui da una parte si vuole la distruzione di Israele, è
qualcosa che non si può eludere, ed è l'equivoco su cui la politica estera italiana per
molto tempo ha evitato di avere una politica incisiva. E anche l'Unione Europea su
questo deve avere un punto fermo.
Cioè se l'obiettivo è la distruzione dello Stato di Israele, è chiaro che c'è una
situazione non di pace in partenza. Questo è il primo emendamento, in cui propongo
- credo sia accettabilissimo dal Consigliere Marrone - di "chiedere che tutte le parti
in causa in conflitto accettino una tregua, al fine di evitare un'ulteriore escalation
militare".
Quindi, mantenendo la stessa impostazione e sostituendo "accettare la tregua" con
"fermare lo scontro". Uno può dire che è la stessa cosa, ma non lo è, perché quando
c'è uno scontro, fermarsi vuol dire una tregua. Una tregua non vuol dire avere delle
motivazioni, vuol dire semplicemente fermarsi.
Il secondo emendamento è più politico, però credo che sia doveroso quando si parla
di Israele e della Palestina, soprattutto quando si cita l'Unione Europea. Io sono
convinto che se davvero si affrontasse il tema dell'adesione di Israele nell'Unione
Europea, ovviamente questo coinvolgerebbe molto di più l'Europa, che avrebbe un
ruolo molto più forte di quello che ha avuto fino adesso.
Faccio notare che in un sondaggio del 2011, dell'Università Ben Gurion, l'81% di
israeliani si è dichiarato favorevole. Gli appelli che si ripetono da trent'anni non
risolveranno mai questo problema, perché nel momento in cui c'è una situazione di
conflitto, se non si affronta il nodo fondamentale, sicuramente questo non porta da
nessuna parte.
Io non intendo modificare la proposta di ordine del giorno, ma non tenere presente
che comunque c'è una parte in conflitto che vuole la distruzione dell'altro, con
attacchi diretti sempre nei confronti dei civili, non porta a una chiarezza di
discussione nemmeno in questa sede, perché altrimenti si rischia di fare solo degli
appelli alla buona volontà, che però non portano da nessuna parte.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Sbriglio.

SBRIGLIO Giuseppe
Volevo capire solo se il Consigliere Viale ha presentato uno o due emendamenti.
(INTERVENTO FUORI MICROFONO). Ho capito, però questo è un emendamento
unico… (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Però, in realtà, messa così, può
sembrare una votazione unica. (INTERVENTO FUORI MICROFONO).

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Curto.

CURTO Michele
Io credo che il Consigliere La Ganga, che insieme a me e a moltissimi Consiglieri, si
è preso la briga di provare a far discutere il Consiglio Comunale, abbia spiegato
benissimo quali sono le ragioni di questa proposta di ordine del giorno. Ragioni che -
Collega Viale - intendevano contenere le diverse sensibilità, permettendo - in un
quadro in cui il dibattito di questo Consiglio Comunale, purtroppo, non cambierà
minimamente gli intendimenti delle forze in campo, in particolare il dispositivo
militare - di dire che all'interno della nostra Città c'è comunque un'attenzione, e
anche una sensibilità, per gli eventi accaduti in queste ore.
Questa è la ragione per cui anch'io avrei auspicato che il lavoro di sintesi, che ha
visto un'amplissima convergenza (qualcuno lo ha definito "un testo papale"), potesse
stare al di fuori di una discussione emendativa.
Detto questo, mi permetto di dire che gli argomenti usati dal Consigliere Viale sono
un po' datati. Affermare, oggi, che l'oggetto per Israele è il rischio per la propria
esistenza, vuol dire - a mio parere - non fotografare l'evoluzione della situazione in
campo.
Semmai, l'intestardimento di Hamas in una guerra senza senso contro il proprio
popolo è la dimostrazione dell'isolamento della posizione di Hamas nell'area, e non
da parte degli amici di Israele, ma semmai degli storici amici dei palestinesi. Non è
un caso, Consigliere Viale, che la principale richiesta di Hamas sia quella di aprire
un valico di frontiera nei confronti dell'Egitto, storico alleato dei palestinesi, che
quel valico non vuole riaprirlo.
Questa è la dimostrazione provata di come oggi il tema non è l'isolamento di Israele,
né il rischio dell'estinzione dello Stato di Israele, per fortuna, ma è l'incaponimento
di due posizioni assurde. Mai come in questo momento io penso che Hamas e il
Governo Netanyahu siano due facce della stessa medaglia.
Due facce assurde che portano la guerra in un luogo dove la guerra non può essere
consumata. A me è capitato di andarci, ma chiunque legga quattro dati su Gaza, si
renderà conto che è incredibile pensare di portare la guerra a Gaza. Stiamo parlando
di un luogo dove ci sono 4.500 abitanti per chilometro quadrato, dove il 40% della
popolazione è costituito da bambini; un luogo dove la verticalità delle costruzioni e
la fragilità delle loro fondamenta dice tutto su che cosa vuol dire la guerra chirurgica,
sulla falsità di una discussione di questo tipo, dall'una e dall'altra parte.
Io seguo il conflitto fra israeliani e palestinesi da anni e nel mio piccolo, come tanti
qui dentro, mi adopero per provare a sminarlo nelle ragioni del conflitto. Ma mai
come in questo momento trovo ciniche le posizioni di chi porta la guerra, le une con
le altre.
Hamas ha l'interesse ad avere Israele sul terreno, perché questo gli permette di
mettere in discussione il Governo di unità nazionale, di riguadagnare il consenso che
aveva perduto e di provare a sfidare militarmente, in un imbuto, quello che è un
esercito chiaramente più forte.
Dall'altra parte, Israele cerca un confronto sul terreno, perché ha bisogno di
riconquistare consenso, perché individua in Hamas un capro espiatorio anche dei
propri limiti, e perché il Governo di unità nazionale fatto dai palestinesi lo
costringeva, e costringeva in particolare il debolissimo Governo Netanyahu, a fare
quello che non vuole fare, cioè a ricercare un'interlocuzione politica e a individuare
una controparte politica.
Questo è quello che sta accadendo e che noi, anche nel piccolo, nella limitatezza di
questa Sala Rossa, dobbiamo tutte le volte ricordare e pretendere, possibilmente
uscendo anche da gli schematismi, dalle pettorine che ci vengono consegnate.
Per quanto mi riguarda, io non ho problemi a dire che oggi trovo inaccettabile l'idea
che ci sia una guerra a Gaza, per l'ennesima volta, che trovo inaccettabili le posizioni
di Hamas e del Governo Netanyahu, e che quindi va veramente chiesto un disarmo,
che non è però un disarmo soltanto della situazione in atto, perché se no si
mentirebbe.
Non si può non dire che l'uscita dagli accordi per la costruzione delle colonie è una
violazione non tanto nei diritti dei palestinesi, ma della speranza di quel territorio di
trovare una soluzione duratura. Non dire questa cosa, penso che in questo momento
rappresenti un errore enorme.
Detto questo, non intendo emendare questa proposta di ordine del giorno, non chiedo
che il tema degli insediamenti finisca nel provvedimento e credo che il Consigliere
Viale bene farebbe a ritirare i propri emendamenti e a cercare il consenso unanime
dell'Aula.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Araldi.

ARALDI Andrea
Io concordo con quanto diceva il Consigliere La Ganga, cioè che il tema è
estremamente importante e che la nostra discussione vada poco al di là di un
confronto culturale e politico, perché evidentemente gli effetti sono ben limitati.
Però, consentitemi, Consiglieri La Ganga, Curto e Cassiani. Il testo sicuramente sarà
ecumenico, però magari ci può essere una frase o due che lo rendono ancora più
ecumenico. Nel senso che, condividendo assolutamente tutte le valutazioni che ha
fatto il Consigliere Curto sul conflitto in essere, ritengo che se aggiungessimo anche
un'attenzione alle città di Israele attualmente colpite dai missili, sicuramente con dei
danni ben minori, questo renderebbe ancora più ecumenico l'ordine del giorno.
In questa direzione va il mio emendamento, che propone di aggiungere, oltre alla
giusta emergenza umanitaria nella striscia di Gaza: "nonché i rischi per l'incolumità
di cittadini residenti in Municipalità israeliane". Quindi, il mio emendamento apre a
tutti i civili che si trovano coinvolti in un conflitto sicuramente complesso, che tutti
noi auspichiamo possa avere un esito di pace duratura.
Per quanto riguarda gli emendamenti del Consigliere Viale, al netto della sua
posizione su quello che può essere il rapporto tra i due popoli nel conflitto, mi pare
che il primo emendamento chieda un'azione pronta. Cioè mentre un processo di pace
richiede del tempo, la tregua impedirebbe immediatamente nuove vittime.
Sul secondo emendamento del Consigliere Viale, pur essendo assolutamente
d'accordo sull'ingresso di Israele e del futuro Stato palestinese nell'Unione Europea,
perché sono convinto che una Unione Europea che diventi anche una Unione del
Mediterraneo sia il futuro della nostra Unione, credo che se questo emendamento
fosse ritirato ci sarebbero meno divisioni.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere D'Amico.

D'AMICO Angelo
Dopo aver ascoltato gli interventi che mi hanno preceduto, penso che la filosofia con
la quale il Consigliere La Ganga ha redatto questo testo fosse quella di mandare un
segnale della Città al di sopra delle parti, per questo è stato scelto un testo abbastanza
ecumenico. Quindi ringrazio il Consigliere La Ganga per essersi fatto carico di
questo atto.
È chiaro che se ognuno di noi vuole mettere il proprio segnale all'interno di questo
ordine del giorno, dando indicazioni, anche non proprio così latenti, nei confronti di
uno schieramento piuttosto che dell'altro, a questo punto credo che venga meno la
filosofia con la quale il Collega ha steso l'atto.
Quindi, per quanto mi riguarda, se l'ordine del giorno verrà mantenuto nella sua
versione originale, il mio voto sarà favorevole; altrimenti, non parteciperò alla
votazione.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Cassiani.

CASSIANI Luca
Io voterò il testo come presentato dal Consigliere La Ganga, che ringrazio per la
sensibilità.
Ovviamente discutere di questi argomenti è particolarmente doloroso in questi giorni.
Non faccio valutazioni di carattere politico. Sottoscrivo l'intervento del Consigliere
Curto, che ho apprezzato molto, perché documentato dal punto di vista geopolitico e
anche storico e culturale.
Chiaramente tutti hanno dei gravissimi torti, però è anche vero che in questo
momento più che mai si capisce chi rischia di più di essere oppressore e chi rischia di
più di essere oppresso.
Senza voler fare valutazioni ideologiche, però quando si uccidono bambini, con
questa copiosa continuità... questa mattina è stata bombardata una scuola costruita da
una ONG italiana, al cui interno aveva costruito in questi anni un'oasi per i bambini
di Gaza.
Di fronte a queste tragedie, anche il più importante, organizzato e attrezzato esercito
del mondo (il Tzahal) dovrebbe farsi delle domande, perché è evidente che la guerra
chirurgica non può colpire luoghi di questo genere. Anche il Diritto Internazionale
Umanitario, nell'ambito del Diritto Internazionale, distingue chiaramente tra civili e
obiettivi militari.
Ammazzare bambini e anche operatori internazionali delle ONG, come è stato fatto
in questi giorni, a me pare che dica chiaramente cosa stia succedendo in quel Paese.
In questo momento non bisogna stare dalla parte di chi tira i razzi o di Hamas e della
sua dirigenza, ma di quelle persone che stanno subendo una gravissima invasione
omicida.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Sindaco.

SINDACO
Ringrazio il Consigliere La Ganga per aver sollevato la questione e sottoposto
all'esame del Consiglio Comunale una proposta di ordine del giorno che condivido.
La condivido non solo perché chiunque di noi di fronte a quello che sta accadendo in
Medio Oriente è scosso da immagini che ancora una volta sono di guerra, di
sofferenza e di dolore nel territorio di Gaza, così come nelle città israeliane che sono
colpite dai razzi, ma anche perché la nostra città intrattiene da tempo relazioni con
alcuni importanti Città di quel teatro: con Haifa, in Israele, con Nablus, la stessa
Gaza, Hebron, in Palestina.
Inoltre, perché periodicamente la nostra città - anche quest'anno lo abbiamo
programmato - è sede di un Forum di dialogo tra Sindaci israeliani e Sindaci
palestinesi, finalizzato a determinare quella reciproca fiducia che gli eventi di queste
ore ci dimostrano essere invece profondamente scossa e lesionata.
Io credo che vada sempre ricordato una cosa, quando si esamina il conflitto israelo-
palestinese. Lo dico anche per essermene occupato direttamente per molti anni a
vario titolo.
La considerazione su cui voglio richiamare l'attenzione è questa. Quando siamo di
fronte a un conflitto, la prima domanda spontanea che sorge è cercare di capire chi ha
torto e chi ha ragione. O meglio, chi ha più torto e chi ne ha meno, o chi ha più
ragione e chi ne ha meno.
In genere riusciamo a dare una risposta, perché se un Paese ne invade un altro, noi
pensiamo che l'invasore abbia torto e l'invaso sia la vittima. Se un Paese dichiara
guerra a un altro, noi siamo portati a pensare che chi ha dichiarato guerra stia dalla
parte del torto, e la ragione stia dalla parte di chi la subisce. In genere, quando
giudichiamo un conflitto, riusciamo a individuare un torto e una ragione, chiaramente
approssimativamente.
Questo conflitto è così difficile da risolvere e si protrae da oltre 60 anni perché non
sono in conflitto un torto e una ragione, ma due ragioni. Questa è la complessità,
perché è una ragione l'aspirazione del popolo palestinese ad avere una sua patria, ed
è una ragione la richiesta di Israele di poter vivere nella sicurezza, riconosciuto dai
suoi vicini. Sono due ragioni. E la complessità della soluzione sta esattamente nel
conciliarle.
Tanto è vero che la pace, che le vicende di queste ore ci dimostrano molto lontana, in
alcuni momenti è apparsa vicina. Il momento in cui è apparsa più vicina e sembrava
a portata di mano, è il momento degli accordi di Oslo del 1993, firmati a
Washington.
La pace è stata più vicina, a portata di mano, quando ciascuno dei due contendenti ha
riconosciuto e accettato che il proprio diritto coesisteva con un altro diritto, e che la
possibilità che il proprio diritto venisse riconosciuto coesisteva con il riconoscimento
dell'altro.
Ogni qualvolta si è affermata questa lettura, la pace è stata vicina; ogni qualvolta
invece si è affermata una lettura opposta, cioè l'idea che il proprio diritto poteva
affermarsi meglio sulla negazione dell'altro, la pace si è allontanata.
Oggi siamo di nuovo drammaticamente in questo frangente, perché quello che sta
accadendo, accade perché c'è un prevalere in tutti e due i campi delle forze più
estreme, più oltranziste, che considerano che la pace sia un miraggio e ciascuno
pensa, affermando le posizioni più radicali, che il proprio diritto possa vivere ed
essere esercitato soltanto negando il diritto altrui. È una tragica illusione, perché è
vero esattamente il contrario.
Proprio perché sono in conflitto non un torto e una ragione, ma due ragioni, non c'è
nessuna pace se non fondata sul reciproco riconoscimento. Anche se quello che
accade in queste ore può farci disperare di una soluzione di pace, dobbiamo invece
continuare a cercare di coltivare questo obiettivo, che è l'unico obiettivo in grado di
dare una qualche prospettiva di stabilità e di sicurezza di quella regione.
Per questo condivido la proposta di ordine del giorno e mi auguro che stasera sia
approvato da tutte le forze politiche del Consiglio Comunale.
Voglio fare solo un'osservazione su un emendamento presentato dal Consigliere
Viale, che riguarda una questione che percorre spesso il dibattito su questo tema.
Voglio presentare all'attenzione del Consigliere Viale una ragione per cui non credo
che questo emendamento sia opportuno. Mi riferisco all'emendamento che sostiene
l'adesione, o comunque l'inclusione dello Stato di Israele, e in prospettiva dello Stato
palestinese, nell'Unione Europea.
Io non lo considero utile. Non dico che non si possa sostenere, ma non lo considero
utile perché mi pare molto complicato includere nell'Unione Europea uno Stato
palestinese, per la configurazione culturale, politica e religiosa di quello Stato.
Ma considero soprattutto molto rischioso l'inclusione nell'Unione Europea dello
Stato d'Israele, perché una delle tesi dei negazionisti, cioè di coloro che hanno
sempre negato il diritto di Israele a vivere, è esattamente che si tratta di un corpo
estraneo al Medio Oriente. Per cui, l'inclusione dello Stato di Israele nell'Unione
Europea rafforzerebbe, paradossalmente, le tesi negazioniste, cioè va nella direzione
opposta a quella auspicata dal Consigliere Viale.
Io capisco che la finalità del Consigliere è di offrire un elemento di tutela e di
garanzia maggiore per Israele, ma chiedo al Consigliere di riflettere su questo fatto.
Uno degli argomenti di coloro che hanno negato e negano l'esistenza d'Israele, è che
è un corpo estraneo, e l'adesione all'Unione Europea rafforza l'idea che sia un
soggetto estraneo, cioè espressione di un'altra cultura, trapiantata forzatamente in
Medio Oriente. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). È diverso, perché non è
mai stata contestata l'esistenza della Turchia, mentre viene contestata l'esistenza
dello Stato d'Israele. Questo il punto.
Quindi, io non presenterei quell'emendamento. Sono sicuro che chi lo propone abbia
dei buoni propositi, ma invito a valutare che spesso quel buon proposito viene usato
come un argomento a contrario. Quindi, mi permetto di dire che quell'emendamento
può essere inopportuno.

PORCINO Giovanni (Presidente)
Passiamo all'analisi degli emendamenti.
L'emendamento n. 1, presentato dal Consigliere Araldi, recita:


PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Araldi.

ARALDI Andrea
Anche sulla base di quello che ha detto il Consigliere Cassiani, credo che aggiungere
"nonché rischi per l'incolumità di cittadini residenti in municipalità israeliane" abbia
proprio lo scopo di rendere il provvedimento ecumenico. Quindi va nella direzione di
non dividerci su posizioni diverse, ma di comprendere l'uno e l'altro.

PORCINO Giovanni (Presidente)
Non essendoci altre richieste di intervento, pongo in votazione l'emendamento n. 1:
Presenti 25, astenuti 1, favorevoli 24.
L'emendamento n. 1 è approvato.

PORCINO Giovanni (Presidente)
L'emendamento n. 2, presentato dal Consigliere Viale, recita:


PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Viale.

VIALE Silvio
Proprio per il discorso che hanno fatto i Consiglieri Cassiani e Curto, ritengo che
parlare di tregua sia molto più forte rispetto a chiedere che si fermi lo scontro.
Probabilmente non era intenzione del Consigliere La Ganga, però credo che nella
mediazione sia sfuggito qualcosa. Infatti, la proposta di ordine del giorno chiede "che
lo scontro in atto si fermi con il blocco di un'ulteriore escalation militare". Perché
"con il blocco di un'ulteriore escalation militare", quando in questo momento
l'opinione dei Consiglieri Curto e Cassiani, e di altri Consiglieri è che l'escalation
militare la sta facendo Israele?
Io credo che questo sia il punto fondamentale. Allora, cosa vi costa scrivere in modo
chiaro "che tutte le parti in conflitto accettino una tregua"? (INTERVENTO FUORI
MICROFONO). Allora, se sei d'accordo che tutte le parti in conflitto accettino la
tregua, questa è la dizione più corretta e più unanime del Consiglio Comunale, non
l'altra.
Io credo che sia sfuggito quel "con". Quindi "chiede che tutte le parti in conflitto
accettino una tregua al fine di evitare un'ulteriore escalation militare".

PORCINO Giovanni (Presidente)
Non essendoci altre richieste di intervento, pongo in votazione l'emendamento n. 2:
Presenti 26, astenuti 1, favorevoli 22, contrari 3.
L'emendamento n. 2 è approvato.

PORCINO Giovanni (Presidente)
Passiamo all'analisi dell'emendamento n. 3.
La parola al Consigliere Viale.

VIALE Silvio
Non entro nel merito della vicenda storica, che ognuno ricostruisce un po' come
vuole. Il fatto che gli estremisti siano da una parte o dall'altra, è un argomento che
sento dire da 30 anni.
Sulla questione dell'Unione Europea, non condivido l'opinione del Sindaco, però
prendo atto del fatto che è una posizione futuribile e non attuale. È una proposta
storica, con un dibattito in Europa e fuori, nata quando i paesi islamici non c'erano
ancora nell'Unione Europea. Oggi abbiamo dei paesi islamici che stanno per entrare
nell'Unione Europea: la Turchia, in prospettiva la Bosnia, il Kosovo, eccetera. Ma è
chiaro che è un altro contesto.
Quindi, ritiro questo emendamento, che ha una connotazione più politica, per evitare
che venga respinto.

PORCINO Giovanni (Presidente)
Comunico al Consiglio Comunale che l'emendamento n. 3 è ritirato.
La parola, per dichiarazioni di voto, al Consigliere Ricca.

RICCA Fabrizio
Presidente, come avevamo annunciato durante la discussione, essendo stato
modificato il testo originale del documento, il nostro voto non sarà favorevole.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola, per dichiarazioni di voto, al Consigliere D'Amico.

D'AMICO Angelo
Ha fatto bene il mio Capogruppo, il Consigliere Tronzano, a non firmare questo atto,
perché sapevamo che sarebbe accaduto quello che abbiamo visto in questo momento.
Questo è un ulteriore atteggiamento di tracotanza politica nella votazione di un atto
che invece va nella direzione opposta. Cioè si preferisce accontentare la "marchetta"
di un Consigliere del proprio schieramento, piuttosto che avere un voto unanime di
tutta l'Aula, perché se l'atto posto in votazione fosse stato quello scritto dal
Consigliere La Ganga, la cui filosofia andava in una certa direzione, il voto
favorevole sarebbe giunto anche dai banchi dell'opposizione. Si prenda atto che si è
voluto accontentare una "marchetta" di un Consigliere.
Comunque, dichiaro che non parteciperò alla votazione.

PORCINO Giovanni (Presidente)
(INTERVENTI FUORI MICROFONO). Non ravviso gli estremi del fatto personale.
Non essendoci altre richieste di intervento, pongo in votazione la proposta di ordine
del giorno così emendata:
Presenti 29, astenuti 3, favorevoli 26.
La proposta di ordine del giorno è approvata.

Copyright © Comune di Torino - accesso Intracom Comunale (riservato ai dipendenti)