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PORCINO Giovanni (Presidente) Passiamo alla discussione dell'interpellanza n. mecc. 201403004/002, presentata in data 1° luglio 2014, avente per oggetto: "Inserimento scolastico dei bambini sordi: Comune rispetti le scelte delle famiglie" PORCINO Giovanni (Presidente) La parola, per la risposta, all'Assessore Pellerino. PELLERINO Mariagrazia (Assessore) Questa interpellanza ha ad oggetto una posizione soggettiva di un minore e, ovviamente, utilizzerò la cautela di non fare dei riferimenti nominativi, ma il Consigliere interpellante lo sa. L'oggetto riguarda l'inserimento scolastico di un bambino, anzi, di un ragazzino ormai (perché siamo nella fase di passaggio dalla scuola primaria alla scuola secondaria di primo grado) e, in particolare, di un minore che ha frequentato il ciclo della scuola primaria presso una scuola paritaria del Comune di Pianezza, frequentando poi al pomeriggio il Convitto per Sordi di Pianezza. Nel maggio 2013, è stato comunicato alla famiglia che con il termine del ciclo della scuola primaria sarebbe terminata l'attività che il Comune prestava per consentire la frequentazione del convitto per sordi di Pianezza e, conseguentemente, anche il trasporto ad esso collegato. Evidentemente, questa è una storia che riguarda un bambino, ma che, naturalmente, va inquadrata in quella che è la normativa e in quelle che sono le scelte che l'Amministrazione Comunale della città è andata facendo nel corso degli anni. Tra tutte, vorrei richiamare una deliberazione del Consiglio Comunale della Città di Torino del 15 giugno che fa riferimento alla Legge n. 104/92 e che sostanzialmente ha previsto il recepimento in capo alla Città di un servizio che in precedenza era gestito dalla Provincia di Torino e che riguarda proprio i minori con disabilità sensoriali e, in particolare, minori con sordità. In questa deliberazione si è previsto che per questi minori con sordità media e grave, con cecità totale o parziale o ipovedenti vi siano interventi educativi a scuola o presso le famiglie e nei luoghi di vita dei minori volti a favorire lo sviluppo verso la massima autonomia possibile e la comunicazione sia a scuola che a livello extrascolastico. Quindi, questa deliberazione del 2007 traccia questo tipo di intervento e pone come obiettivo lo sviluppo verso l'autonomia e la comunicazione sia a livello scolastico che extrascolastico. Questa deliberazione, sempre del giugno 2007, stabilisce il carattere territoriale e di rete del servizio, che deve poi raccordarsi con quelle che sono le risorse formali ed informali sul territorio (cioè le istituzioni scolastiche, i servizi sanitari e l'associazionismo). Quindi, a partire dal 2007 ad oggi, la Città ha proceduto a collaborare con le istituzioni scolastiche del proprio territorio per il sostegno dei minori frequentanti, che siano portatori di disabilità in generale, ma comprese ovviamente le disabilità sensoriali. Questo avviene attraverso gli interventi di specialistica nella scuola, ma anche attraverso altre azioni di supporto educativo-sociale (come affidamenti diurni, assistenza domiciliare e laboratori) ed osservando quell'indicazione contenuta nella deliberazione del Consiglio Comunale che è in perfetta armonia e sintonia con la normativa costante che richiede (ma lo raccomanda anche la letteratura scientifica nell'ambito) il progressivo superamento e riconversione dei servizi dedicati, quali, per esempio, le strutture semiresidenziali per tipologia di disabilità. Quindi, da quello che posso ricostruire attraverso ciò che è storicamente capitato a partire dal 2007, c'è stata sostanzialmente una progressiva diminuzione, per esempio, dell'utilizzo della struttura Convitto per Sordi (parlando di quel tipo di disabilità sensoriale) di Pianezza. La diminuzione è stata progressiva ed i numeri sono molto chiari: gli Uffici mi scrivono che, nell'anno scolastico 2007-2008, erano 23; nell'anno scolastico 2013-2014 erano sei; nell'anno scolastico 2014-2015 saranno due. Oltre a G., permettetemi di chiamarlo così, visto che è la sua iniziale (spero che questo non lo renda troppo identificabile ed il Presidente mi dica se devo eliminare questa iniziale, ma non vorrei spersonalizzare, visto che stiamo parlando di un bambino, e non vorrei apparire spersonalizzante rispetto a quello che è l'approccio che il Servizio e l'Amministrazione Comunale hanno nei confronti di questa vicenda e, in particolare, di questa vicenda personale), questa situazione si inquadra in una scelta che parte sin dal 2007 e che vede una progressiva diminuzione delle presenze all'interno di strutture di soggiorno, di convitto e di semiconvitto, quale quella di Pianezza. Questo rientra proprio in quell'idea che noi pratichiamo anche con riferimento, per esempio, ai nostri CESM, in cui sono sempre di più le ore che i bimbi disabili o con necessità educative speciali passano all'interno delle scuole, proprio perché la scelta è di istituzionalizzarli quanto meno possibile. Quindi, proprio in sintonia con questa indicazione, che viene da una deliberazione del Consiglio Comunale di sette anni fa, la scelta è stata quella di consentire (ovviamente, sono indicazioni, non certo imposizioni che vanno a ledere le scelte delle famiglie), per il convitto di Pianezza, che lì si concluda il ciclo di scuola primaria, o il ciclo che si ha in corso, e poi che questi bambini, o ragazzini, come nel nostro caso, vengano invece inseriti nella scuola ordinaria, naturalmente con un appoggio consistente. Quindi, nel maggio 2013 alla famiglia è stato comunicato che, a conclusione di quest'anno (quindi, con un anno di anticipo), terminato il ciclo di scuola primaria, il bambino avrebbe potuto continuare, come era ovvio, il suo percorso scolastico in una scuola media, cioè secondaria di primo grado, della nostra città. Poi, sono state fatte delle proposte e ci sono stati numerosi incontri. È stato predisposto, con l'ausilio di tutti i soggetti interessati e portatori anche di competenze, un percorso individuale che prevede 12 ore di sostegno di un insegnante; è stata individuata la scuola secondaria di primo grado Viotti, che è una scuola vicino all'abitazione di questo bambino; sono state previste per lui 12 ore di sostegno di un insegnante su un tempo scuola di 30 ore, a cui si aggiungono 10 ore di intervento educativo specialistico del Servizio Disabilità Sensoriali (6 ore da svolgere a scuola e 4 da svolgere a casa), ulteriori 4 ore di assistenza specialistica con un insegnante comunale, un laboratorio di LIS, cioè della lingua dei segni, da svolgersi con la classe, proprio perché il ragazzino di cui stiamo parlando abbia modo di relazionarsi con i suoi compagni, che, naturalmente, devono conoscere la lingua dei segni (laboratorio che, ovviamente, dovrà continuare nel tempo e consentire una comunicazione diretta). Anche agli insegnanti è stato fatto un corso di lingua dei segni dal Centro di Documentazione sulla Sordità del Comune. Poi, è stato previsto che ci sia un educatore sordo due pomeriggi la settimana, proprio per un processo di identificazione positiva rispetto al tema sordità. Quindi, il 29 maggio 2013 in un incontro specifico è stata segnalata alla famiglia l'opportunità di iscrivere il loro figlio in una scuola di zona per la secondaria di primo grado; è stato presentato in sei successivi incontri il programma di sostegno e poi è stato anche individuato un servizio riabilitativo presso l'ambulatorio di neuropsichiatria infantile in via Tamagno. Gli Uffici mi segnalano anche che per ben nove anni il bambino è stato seguito e accompagnato nel semiconvitto con un trasporto dedicato da casa, perché stiamo parlando di un bimbo che vive a Torino, che veniva accompagnato a Pianezza, insieme ovviamente ad altri bambini che raggiungevano diverse destinazioni, o quella, o altre, per un percorso di circa due ore ogni giorno, che, evidentemente, facevano anche perdere una parte della giornata. In ogni caso, il richiamo è quello che ho già fatto prima a questa deliberazione del Consiglio Comunale del 2007, che prevede che via via si abbandonino le istituzioni, come quella del convitto, a favore invece di un inserimento scolastico dei minori disabili all'interno delle scuole, naturalmente con una rete come quella che ho descritto prima, che è stata prevista per il nostro bimbo, che abbiamo chiamato "G" per ragioni di riservatezza. Naturalmente, c'è tutta la disponibilità ad integrare questo programma in modo ulteriore, se la famiglia ne farà richiesta, ma, ripeto, questo programma è stato individualizzato e individuato anche con il Servizio di neuropsichiatria che lo seguirebbe sul territorio. Se, invece, la famiglia riterrà di non accedere alla messa a disposizione di tutto questo (servizio di sostegno, assistenza specialistica, formazione sulla lingua dei segni per chi ha relazioni con lui, messa a disposizione di un operatore specifico anche nel pomeriggio e l'ambulatorio di neuropsichiatria che lavora nel pomeriggio) e sceglierà di iscrivere "G" alla scuola di Pianezza, pur risiedendo a Torino, perché questo gli consente nel pomeriggio di frequentare il convitto per sordi dove la Città di Torino, come ho detto prima, da 23 ragazzi oggi ne ha solo più due (perché si sta andando verso quella scelta fatta dal Consiglio Comunale nel 2007, cioè verso la progressiva dismissione di quei casi per farli seguire all'interno della scuola), naturalmente la Città metterà a disposizione ore di assistenza specialistica, come la Legge n. 104 ci richiede, all'interno della scuola di Pianezza. Però, non prevede più, per le ragioni che credo di avere anche ampiamente illustrato, che ci sia la frequentazione del convitto. Questo per una scelta precisa che si è andata a maturare nel corso degli anni e che, ovviamente, non va ad impingere sulla scelta della scuola, perché se i genitori di G, pur abitando a Torino, scelgono di far frequentare al loro figlio una scuola di Pianezza, evidentemente sono liberi di farlo. Ovviamente, la Città metterà a disposizione le risorse che sono previste per Legge, cioè quelle della Legge n. 104/92, che riguardano l'assistenza specialistica. D'altra parte, sul tema dei trasporti, noi riceviamo dei finanziamenti dalla Regione attraverso la Provincia. La Provincia ha emesso, con una lettera circolare, quelli che sono i criteri che fanno riferimento all'istituto scolastico "...fino alla scuola dell'ordine scolastico prescelto più vicina all'abitazione, al fine di evitare inutili affaticamenti e sradicamenti dal proprio contesto territoriale, ciò non lede in alcun modo la libera scelta della scuola", eccetera. Questi sono i criteri che la Provincia ci affida, perché poi noi utilizziamo le risorse per i trasporti. È ovvio che se il bambino sarà iscritto ad una scuola della città, il trasporto avverrà all'interno della città. Si è pensato alla scuola Viotti, perché è la scuola più vicina alla sua abitazione e questo consentirebbe anche alla famiglia una maggiore, credo, comodità. Credo che, quindi, a fronte anche del fatto che la famiglia è stata avvisata un anno prima, che questo è l'approccio che generalmente la Città ha nei confronti delle disabilità sensoriali (approccio che è stato condiviso con il Consiglio Comunale che va avanti da anni in questo modo) e considerando che non c'è un problema di continuità educativa, perché questo bambino ha frequentato una scuola paritaria primaria a Pianezza e oggi passa al secondo segmento del ciclo dell'obbligo (alla secondaria di primo grado, quindi cambierebbe comunque scuola, perché se anche continuasse a Pianezza, ovviamente frequenterebbe un istituto comprensivo statale della Città di Pianezza, che, per evidenti ragioni di passaggio, non è la scuola primaria paritaria che ha frequentato fino all'altro giorno), questo bambino potrebbe frequentare, con tutta quell'assistenza che abbiamo illustrato, una scuola secondaria di primo grado vicino a casa, avendo poi anche delle attività di accompagnamento che sono state prima indicate. Quindi, anche sotto il profilo della continuità educativa, cambiamento è iscriversi alla Viotti, cambiamento è iscriversi ad un altro istituto comprensivo statale di Pianezza, avendo frequentato, fino all'altro giorno, una primaria paritaria. La scelta in cui la Città interviene è quella di non prevedere più la frequentazione del convitto per sordi di Pianezza, così come è stato fatto per altri 21 bambini. MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario) La parola al Consigliere Marrone. MARRONE Maurizio Ringrazio l'Assessore per la risposta. Però, voglio sottolineare un aspetto. Proprio perché si sta parlando di persone, sono persone i destinatari delle nostre scelte politiche e sono persone anche gli amministratori, quali noi siamo, che poi le devono applicare. Nessuno contesta la legittimità di una deliberazione assunta molto tempo addietro, nel cercare di razionalizzare i servizi e crearli anche all'interno del tessuto metropolitano torinese, però c'è modo e modo di applicarle, perché, come ricordava lei stessa, questa è una deliberazione di sette anni fa e l'applicazione è stata individuata come progressiva. Lo stesso criterio che lei citava sullo sradicamento, o meglio, sul non voluto sradicamento dei minori nel loro percorso formativo, in realtà è proprio quello che si rischia applicando in modo un po' ottuso questa scelta amministrativa, come in questo caso concreto. Perché lo dico? È vero che cambia la scuola, anche se all'interno di Pianezza, ma quel sistema e quell'ambiente che il ragazzino ha vissuto fino ad oggi sono gli stessi che ritroverebbe, perché è una comunità che progredisce anno per anno, anche nella scuola a cui si iscriverebbe adesso lì a Pianezza. Questa è la decisione che ha preso la famiglia. Ed è una decisione, se mi posso permettere, che io capisco e condivido nella misura in cui da una parte a Pianezza c'è un sistema che ha una copertura totale, non solo di servizio, ma anche proprio di ambiente educativo, perché in realtà la LIS è già conosciuta dai ragazzini non udenti, ma anche udenti, che hanno accompagnato nei vari anni G in questo percorso e quindi sostanzialmente c'è già, a prescindere poi dalle ore di copertura che sono comunque maggiori ancora a Pianezza, un ambiente educativo che è già, tra virgolette, "accogliente". In realtà, quello che non ho sentito nella relazione, ma che ho saputo comunque dagli Uffici e dalla famiglia, è che invece alla Viotti, dove questo servizio si attiva, al momento c'è solo un'altra ragazzina sorda, oltre a G, che peraltro non è nella sua classe ed è in un altro anno, al terzo. Per cui, in realtà, il ragazzino di cui parliamo si troverebbe sostanzialmente da solo in questa scuola, in queste condizioni e sarebbe oggettivamente - capisco il timore dei genitori - a rischio, nonostante la volontà positiva dell'Amministrazione, di isolamento. Per cui, io non è che contesti, parlando di politica, la scelta di creare servizi analoghi sulla città, ma contesto un'applicazione che non tenga in considerazione degli elementi che ho portato adesso a conoscenza. In realtà, io capisco che una famiglia dica: "Io posso anche sobbarcarmi le due ore di trasporto quotidiano, se però so che lì mio figlio si trova in un sistema che l'ha già accolto, accompagnato e che ha una tradizione di addirittura centinaia di anni", perché è iniziata nell'Ottocento. Anche sul fronte della logopedia, per esempio, perché parliamo di un ragazzino che è sordo, ma non è muto, per cui c'è anche questo interesse di particolare esigenza formativa della famiglia e che non mi sembra sia compresa invece nel programma strettamente torinese. Dall'altra, anche proprio un ambiente umano in un momento di transizione che è molto importante, perché io sono - lo sottolineo ancora - dell'idea che sia giusto predisporre il servizio, ma non che si debba predisporre, perdonatemi il termine, sulla pelle di un singolo caso. Se qui si sta pensando di formare un gruppo di minori da inserire in un percorso di questo tipo, che quindi possano anche verosimilmente sperimentarlo insieme, tra virgolette, "spalleggiandosi" nell'inizio di un percorso, è un conto; un altro conto, invece, è prendere un singolo ragazzino e sperimentarlo, tra virgolette, "solo" su di lui. Perché, in realtà, nelle ore che rimangono vuote, cioè non coperte dai servizi che ci diceva l'Assessore, a fronte di un mondo che è quello di quella classe in quella scuola (la Viotti), che non ha ancora un percorso alle spalle di LIS, di lingua dei segni, si ritroverebbe ad essere sostanzialmente isolato da un punto di vista relazionale con i compagni e anche da un punto di vista formativo. A livello umano, da amministratori, dovremmo avere la maturità di capire che questa è una cosa del tutto non opportuna. Per cui, io non sto chiedendo all'Amministrazione di rivedere un orientamento politico- amministrativo; sto chiedendo - e mi permetto di farlo a nome della famiglia, che, peraltro, ci sta ascoltando - invece di cercare, proprio coerentemente con la logica di progressività che già l'Amministrazione aveva scelto, di evitare che si inizi proprio adesso su questo ragazzino contro la scelta della famiglia. Perché, se poi il problema vero è solo il termine dello spostamento, io sono dell'idea, nell'ottica di un superamento della Provincia e di coinvolgimento diretto della Regione, che, poi, alla fine, se si applica lo stesso criterio del non sradicamento, in questo caso, bisogna tenere conto che non si parla solo di Barriera di Milano-Pianezza, ma si parla di un ambito culturale e formativo, cioè Pianezza, che ha una storia alle spalle secolare di assistenza sul tema, rispetto invece ad un posto che è logisticamente più vicino, su cui questo percorso va attivato, ma va attivato da adesso. Volendo sottolineare in modo chiaro che non si chiede di tornare indietro, o di non andare avanti sulla predisposizione di un servizio su Torino, che credo sia effettivamente un passo avanti nell'integrazione giusto da percorrere, quello che si chiede è - ed è per questo che si è arrivati un po' al paradosso di mettere al centro dell'interpellanza un caso concreto e quindi individuale - di non applicare un indirizzo amministrativo su un singolo caso, in modo un po' sterile, che non tenga in considerazione delle loro esigenze e contro la volontà della famiglia, perché, a fronte di una volontà della famiglia ribadita più volte agli Uffici, e credo ormai diventata già addirittura esecutiva, di non iscrivere il minore alla Viotti, ma di iscriverlo invece comunque a Pianezza, il risultato sarebbe, volendo semplificare e banalizzare, l'Amministrazione che dice: "Se ti piace, prendi questo pacchetto e ti assistiamo. Se invece non ti piace, nessuno ovviamente di costringe a non iscrivere tuo figlio a Pianezza, ma noi a quel punto ti assistiamo nei minimi termini legalmente doverosi". E non sarebbe di sicuro un bel messaggio, perché io devo dire, con il massimo rispetto per gli Uffici, che ho addirittura sentito discorsi del genere: "Allora, se dobbiamo rispettare la Legge, la deliberazione, gestiamo - paradossalmente - l'accompagnamento fino al limite, al confine della città e poi qualcuno ti verrà a prendere il figlio, te lo porterà a Pianezza". Si arriva poi a delle indelicatezze che non fanno onore all'Amministrazione, perché io ho capito che gli Uffici lo dicevano in termini paradossali, lo voglio dire per azzerare le polemiche, però non è comunque un bel messaggio, perché, in realtà, sul singolo caso, rispetto ad un ragazzino che ha già iniziato un percorso in un ambiente, nel quale la famiglia ci tiene che continui, io non credo che rompiamo nessun tabù e non credo che segniamo nessun passo indietro di questa Amministrazione se diciamo che il progetto della Viotti lo si inizia, magari, con una diversa classe di ragazzini e, magari, non uno da solo, ma più ragazzini insieme, che si possano poi integrare tra di loro, quindi accompagnando, invece, i ragazzini udenti in questo percorso di integrazione reciproca. Credo che, per questo singolo ragazzino, che si ritroverebbe un po' preso da dov'era e paracadutato in una situazione un po' ancora aliena, si possa continuare, nell'ottica della progressività, a fare un'eccezione e continuare a coprire quella che è l'assistenza che finora è stata prestata rispetto a Pianezza. Perché, se questa è la decisione che ha preso la famiglia, in realtà, la scelta che rimane all'Amministrazione è assecondarla e, comunque, continuare a garantire un diritto o, invece, collegandosi magari a delle basi normative più che legittime, però sostanzialmente negarla. Non credo che questo farebbe onore ad una tradizione, che è quella torinese, di grande attenzione, ascolto e accompagnamento rispetto a certe problematiche. Questo lo dico, perché l'interesse di questo momento di dibattito non era sollevare una polemica, attirare attenzioni o altro, anche perché l'interesse che ha la famiglia è quello, non suscitare i polveroni. Però, magari, sarebbe utile iniziare un rapporto, portando all'attenzione dell'Assessore anche i singoli dettagli, in modo che la stessa famiglia possa verificare con l'Assessore, senza dover fare passi indietro sull'azione amministrativa, di individuare un percorso umano di eccezione di continuità di assistenza a questa famiglia nel rispetto delle loro scelte. La famiglia è qui e sarei molto grato se, poi, l'Assessore potesse dedicarle direttamente un minuto, in modo anche solo da capire se ci sia ancora margine per l'Amministrazione di rispondere a quelle che sono le loro esigenze, che sono le esigenze di un singolo caso e non invece un'esigenza di amministrazione generalizzata. MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario) La discussione di un'interpellanza dovrebbe durare 10 minuti (5 minuti per l'Assessore e 5 minuti per l'interpellante). Questa è durata 28 minuti. La parola, per una breve replica, all'Assessore Pellerino. PELLERINO Mariagrazia (Assessore) Credo che, però, il caso meriti questo tempo. Anch'io condivido con il Consigliere Marrone che il riferimento alle Leggi o agli atti amministrativi non debba far perdere mai di vista che le Leggi esistono perché sono al servizio delle persone e non il contrario. Se non ci fossero le persone, non ci sarebbero le Leggi. Questo è banale dirlo, ma ogni tanto ricordarlo non fa male. Voglio, però, ricordare che quanto stiamo facendo nei confronti di G non è una sperimentazione, è un percorso che è continuato a partire dal 2007 sino ad oggi, tant'è che di 23 ospiti nel convitto, o semiconvitto, di Pianezza, oggi ce ne sono solo più due. Questo tipo di approccio, cioè quello di integrare sempre di più i minori con disabilità sensoriali, o altre forme di disabilità, all'interno della scuola, Consigliere Marrone, è un processo che viene rivendicato dai nostri servizi come punto di qualità. Poi, sono d'accordo anch'io che in questa integrazione non bisogna essere ideologici o massimalisti, come non bisogna avere un approccio integralista in nessun altro argomento. Però, questo non lo è, nel senso che è stato previsto per il ciclo primario, che è quello in cui il bimbo ha più difficoltà, la previsione di un percorso assistito al mattino a scuola e al pomeriggio - poi la scelta della famiglia è stata una scuola paritaria - assistere il bimbo, trasportarlo e occuparsene per quanto riguarda quella fase, nel passaggio alla scuola secondaria di primo grado si va verso un grado di autonomia diverso. Questo è esattamente quello che facciamo con i bimbi ospiti dei CESM, in cui abbiamo aumentato il numero di ore; non abbiamo abolito il CESM come qualcuno voleva fare, perché mi sembra una follia, perché se un bambino ha una disabilità forte, non si può, semplicemente arrogandosi dietro ad un presupposto pedagogico ideologico, dire che deve stare sempre a scuola e mai all'interno di un centro specializzato. Però, abbiamo ridotto il numero di ore all'interno dei CESM a favore di quelle dentro la scuola. Questi sono processi di integrazione, quindi non è una sperimentazione. Così come per i bimbi che hanno disabilità e finiscono il ciclo della scuola dell'infanzia, in alcuni casi, in quelli più gravi, è possibile prevedere che rimangano un anno in più nella scuola dell'infanzia prima di passare alla scuola primaria. Una volta questo si faceva con una grande faciloneria, a volte andando proprio a compromettere quei percorsi di accesso, invece, alla formazione scolastica che fanno molto bene a questi bimbi, perché ricevono stimoli diversi e così via. Quello che voglio dire è che possiamo verificare se nella scuola di via Viotti, oltre alla bimba che già c'è, si possa magari cercare di formare un piccolo gruppo che dia anche la possibilità di avere più identificazione; non a caso, proprio preoccupandoci dell'aspetto dell'identificazione positiva, è stato previsto che al pomeriggio ci sia un educatore sordo che assista il bimbo, oltre a tutte quelle altre cose che ho detto e che sono ben oltre ciò che è stabilito dalla Legge n. 104, che è solo l'assistenza specialistica. Prima ho citato sette tipi di intervento diverso, quindi vuol dire che, evidentemente, è stato fatto un intervento individualizzato, esposto da un anno a questa parte. Quindi, questa è la situazione. L'impegno può essere quello di andare a verificare se questi bimbi, che, per fortuna, non sono molti (per fortuna loro e delle loro famiglie), possano essere inseriti in tre, quattro scuole della città, però senza andare a creare ghettizzazioni, perché questo è il nostro principio. Qui stiamo parlando di un caso di sordità, per fortuna il bimbo non è muto e quindi questo consente anche un grado di integrazione completamente diverso. Credo che, fortunatamente, nel mondo di oggi, con le tecnologie che abbiamo, un bimbo che è sordo possa accedere con tutti gli strumenti possibili in una scuola ordinaria. Almeno questa è la visione ovviamente dell'Amministrazione Comunale, che non sarà una visione magari coincidente con quella di tutti, come è normale che sia, perché è espressione anche di approcci educativi, di approcci pedagogici, che possono essere condivisi o meno, ma io vorrei che fosse, comunque, chiaro che c'è la massima attenzione a percorsi che siano tagliati su misura per questi bambini. Non è un caso che da sempre Torino abbia un centro di documentazione didattica dedicata proprio alle disabilità sensoriali, che negli anni ha sviluppato una didattica specialistica che è diffusa anche a livello nazionale. MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario) L'interpellanza è discussa. |