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Estratto dal verbale della seduta di Giovedì 17 Luglio 2014 ore 10,00
Paragrafo n. 7
INTERPELLANZA 2014-03004
"INSERIMENTO SCOLASTICO DEI BAMBINI SORDI: COMUNE RISPETTI LE SCELTE DELLE FAMIGLIE" PRESENTATA DAL CONSIGLIERE MARRONE IN DATA 1 LUGLIO 2014.
Interventi

PORCINO Giovanni (Presidente)
Passiamo alla discussione dell'interpellanza n. mecc. 201403004/002, presentata in data
1° luglio 2014, avente per oggetto:

"Inserimento scolastico dei bambini sordi: Comune rispetti le scelte delle famiglie"

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola, per la risposta, all'Assessore Pellerino.

PELLERINO Mariagrazia (Assessore)
Questa interpellanza ha ad oggetto una posizione soggettiva di un minore e,
ovviamente, utilizzerò la cautela di non fare dei riferimenti nominativi, ma il
Consigliere interpellante lo sa.
L'oggetto riguarda l'inserimento scolastico di un bambino, anzi, di un ragazzino ormai
(perché siamo nella fase di passaggio dalla scuola primaria alla scuola secondaria di
primo grado) e, in particolare, di un minore che ha frequentato il ciclo della scuola
primaria presso una scuola paritaria del Comune di Pianezza, frequentando poi al
pomeriggio il Convitto per Sordi di Pianezza.
Nel maggio 2013, è stato comunicato alla famiglia che con il termine del ciclo della
scuola primaria sarebbe terminata l'attività che il Comune prestava per consentire la
frequentazione del convitto per sordi di Pianezza e, conseguentemente, anche il
trasporto ad esso collegato. Evidentemente, questa è una storia che riguarda un
bambino, ma che, naturalmente, va inquadrata in quella che è la normativa e in quelle
che sono le scelte che l'Amministrazione Comunale della città è andata facendo nel
corso degli anni.
Tra tutte, vorrei richiamare una deliberazione del Consiglio Comunale della Città di
Torino del 15 giugno che fa riferimento alla Legge n. 104/92 e che sostanzialmente ha
previsto il recepimento in capo alla Città di un servizio che in precedenza era gestito
dalla Provincia di Torino e che riguarda proprio i minori con disabilità sensoriali e, in
particolare, minori con sordità.
In questa deliberazione si è previsto che per questi minori con sordità media e grave,
con cecità totale o parziale o ipovedenti vi siano interventi educativi a scuola o presso le
famiglie e nei luoghi di vita dei minori volti a favorire lo sviluppo verso la massima
autonomia possibile e la comunicazione sia a scuola che a livello extrascolastico.
Quindi, questa deliberazione del 2007 traccia questo tipo di intervento e pone come
obiettivo lo sviluppo verso l'autonomia e la comunicazione sia a livello scolastico che
extrascolastico.
Questa deliberazione, sempre del giugno 2007, stabilisce il carattere territoriale e di rete
del servizio, che deve poi raccordarsi con quelle che sono le risorse formali ed informali
sul territorio (cioè le istituzioni scolastiche, i servizi sanitari e l'associazionismo).
Quindi, a partire dal 2007 ad oggi, la Città ha proceduto a collaborare con le istituzioni
scolastiche del proprio territorio per il sostegno dei minori frequentanti, che siano
portatori di disabilità in generale, ma comprese ovviamente le disabilità sensoriali.
Questo avviene attraverso gli interventi di specialistica nella scuola, ma anche attraverso
altre azioni di supporto educativo-sociale (come affidamenti diurni, assistenza
domiciliare e laboratori) ed osservando quell'indicazione contenuta nella deliberazione
del Consiglio Comunale che è in perfetta armonia e sintonia con la normativa costante
che richiede (ma lo raccomanda anche la letteratura scientifica nell'ambito) il
progressivo superamento e riconversione dei servizi dedicati, quali, per esempio, le
strutture semiresidenziali per tipologia di disabilità.
Quindi, da quello che posso ricostruire attraverso ciò che è storicamente capitato a
partire dal 2007, c'è stata sostanzialmente una progressiva diminuzione, per esempio,
dell'utilizzo della struttura Convitto per Sordi (parlando di quel tipo di disabilità
sensoriale) di Pianezza. La diminuzione è stata progressiva ed i numeri sono molto
chiari: gli Uffici mi scrivono che, nell'anno scolastico 2007-2008, erano 23; nell'anno
scolastico 2013-2014 erano sei; nell'anno scolastico 2014-2015 saranno due.
Oltre a G., permettetemi di chiamarlo così, visto che è la sua iniziale (spero che questo
non lo renda troppo identificabile ed il Presidente mi dica se devo eliminare questa
iniziale, ma non vorrei spersonalizzare, visto che stiamo parlando di un bambino, e non
vorrei apparire spersonalizzante rispetto a quello che è l'approccio che il Servizio e
l'Amministrazione Comunale hanno nei confronti di questa vicenda e, in particolare, di
questa vicenda personale), questa situazione si inquadra in una scelta che parte sin dal
2007 e che vede una progressiva diminuzione delle presenze all'interno di strutture di
soggiorno, di convitto e di semiconvitto, quale quella di Pianezza. Questo rientra
proprio in quell'idea che noi pratichiamo anche con riferimento, per esempio, ai nostri
CESM, in cui sono sempre di più le ore che i bimbi disabili o con necessità educative
speciali passano all'interno delle scuole, proprio perché la scelta è di istituzionalizzarli
quanto meno possibile.
Quindi, proprio in sintonia con questa indicazione, che viene da una deliberazione del
Consiglio Comunale di sette anni fa, la scelta è stata quella di consentire (ovviamente,
sono indicazioni, non certo imposizioni che vanno a ledere le scelte delle famiglie), per
il convitto di Pianezza, che lì si concluda il ciclo di scuola primaria, o il ciclo che si ha
in corso, e poi che questi bambini, o ragazzini, come nel nostro caso, vengano invece
inseriti nella scuola ordinaria, naturalmente con un appoggio consistente.
Quindi, nel maggio 2013 alla famiglia è stato comunicato che, a conclusione di
quest'anno (quindi, con un anno di anticipo), terminato il ciclo di scuola primaria, il
bambino avrebbe potuto continuare, come era ovvio, il suo percorso scolastico in una
scuola media, cioè secondaria di primo grado, della nostra città. Poi, sono state fatte
delle proposte e ci sono stati numerosi incontri. È stato predisposto, con l'ausilio di tutti
i soggetti interessati e portatori anche di competenze, un percorso individuale che
prevede 12 ore di sostegno di un insegnante; è stata individuata la scuola secondaria di
primo grado Viotti, che è una scuola vicino all'abitazione di questo bambino; sono state
previste per lui 12 ore di sostegno di un insegnante su un tempo scuola di 30 ore, a cui
si aggiungono 10 ore di intervento educativo specialistico del Servizio Disabilità
Sensoriali (6 ore da svolgere a scuola e 4 da svolgere a casa), ulteriori 4 ore di
assistenza specialistica con un insegnante comunale, un laboratorio di LIS, cioè della
lingua dei segni, da svolgersi con la classe, proprio perché il ragazzino di cui stiamo
parlando abbia modo di relazionarsi con i suoi compagni, che, naturalmente, devono
conoscere la lingua dei segni (laboratorio che, ovviamente, dovrà continuare nel tempo
e consentire una comunicazione diretta).
Anche agli insegnanti è stato fatto un corso di lingua dei segni dal Centro di
Documentazione sulla Sordità del Comune.
Poi, è stato previsto che ci sia un educatore sordo due pomeriggi la settimana, proprio
per un processo di identificazione positiva rispetto al tema sordità.
Quindi, il 29 maggio 2013 in un incontro specifico è stata segnalata alla famiglia
l'opportunità di iscrivere il loro figlio in una scuola di zona per la secondaria di primo
grado; è stato presentato in sei successivi incontri il programma di sostegno e poi è stato
anche individuato un servizio riabilitativo presso l'ambulatorio di neuropsichiatria
infantile in via Tamagno.
Gli Uffici mi segnalano anche che per ben nove anni il bambino è stato seguito e
accompagnato nel semiconvitto con un trasporto dedicato da casa, perché stiamo
parlando di un bimbo che vive a Torino, che veniva accompagnato a Pianezza, insieme
ovviamente ad altri bambini che raggiungevano diverse destinazioni, o quella, o altre,
per un percorso di circa due ore ogni giorno, che, evidentemente, facevano anche
perdere una parte della giornata.
In ogni caso, il richiamo è quello che ho già fatto prima a questa deliberazione del
Consiglio Comunale del 2007, che prevede che via via si abbandonino le istituzioni,
come quella del convitto, a favore invece di un inserimento scolastico dei minori
disabili all'interno delle scuole, naturalmente con una rete come quella che ho descritto
prima, che è stata prevista per il nostro bimbo, che abbiamo chiamato "G" per ragioni di
riservatezza.
Naturalmente, c'è tutta la disponibilità ad integrare questo programma in modo
ulteriore, se la famiglia ne farà richiesta, ma, ripeto, questo programma è stato
individualizzato e individuato anche con il Servizio di neuropsichiatria che lo
seguirebbe sul territorio.
Se, invece, la famiglia riterrà di non accedere alla messa a disposizione di tutto questo
(servizio di sostegno, assistenza specialistica, formazione sulla lingua dei segni per chi
ha relazioni con lui, messa a disposizione di un operatore specifico anche nel
pomeriggio e l'ambulatorio di neuropsichiatria che lavora nel pomeriggio) e sceglierà di
iscrivere "G" alla scuola di Pianezza, pur risiedendo a Torino, perché questo gli
consente nel pomeriggio di frequentare il convitto per sordi dove la Città di Torino,
come ho detto prima, da 23 ragazzi oggi ne ha solo più due (perché si sta andando verso
quella scelta fatta dal Consiglio Comunale nel 2007, cioè verso la progressiva
dismissione di quei casi per farli seguire all'interno della scuola), naturalmente la Città
metterà a disposizione ore di assistenza specialistica, come la Legge n. 104 ci richiede,
all'interno della scuola di Pianezza.
Però, non prevede più, per le ragioni che credo di avere anche ampiamente illustrato,
che ci sia la frequentazione del convitto. Questo per una scelta precisa che si è andata a
maturare nel corso degli anni e che, ovviamente, non va ad impingere sulla scelta della
scuola, perché se i genitori di G, pur abitando a Torino, scelgono di far frequentare al
loro figlio una scuola di Pianezza, evidentemente sono liberi di farlo. Ovviamente, la
Città metterà a disposizione le risorse che sono previste per Legge, cioè quelle della
Legge n. 104/92, che riguardano l'assistenza specialistica.
D'altra parte, sul tema dei trasporti, noi riceviamo dei finanziamenti dalla Regione
attraverso la Provincia.
La Provincia ha emesso, con una lettera circolare, quelli che sono i criteri che fanno
riferimento all'istituto scolastico "...fino alla scuola dell'ordine scolastico prescelto più
vicina all'abitazione, al fine di evitare inutili affaticamenti e sradicamenti dal proprio
contesto territoriale, ciò non lede in alcun modo la libera scelta della scuola", eccetera.
Questi sono i criteri che la Provincia ci affida, perché poi noi utilizziamo le risorse per i
trasporti. È ovvio che se il bambino sarà iscritto ad una scuola della città, il trasporto
avverrà all'interno della città. Si è pensato alla scuola Viotti, perché è la scuola più
vicina alla sua abitazione e questo consentirebbe anche alla famiglia una maggiore,
credo, comodità.
Credo che, quindi, a fronte anche del fatto che la famiglia è stata avvisata un anno
prima, che questo è l'approccio che generalmente la Città ha nei confronti delle
disabilità sensoriali (approccio che è stato condiviso con il Consiglio Comunale che va
avanti da anni in questo modo) e considerando che non c'è un problema di continuità
educativa, perché questo bambino ha frequentato una scuola paritaria primaria a
Pianezza e oggi passa al secondo segmento del ciclo dell'obbligo (alla secondaria di
primo grado, quindi cambierebbe comunque scuola, perché se anche continuasse a
Pianezza, ovviamente frequenterebbe un istituto comprensivo statale della Città di
Pianezza, che, per evidenti ragioni di passaggio, non è la scuola primaria paritaria che
ha frequentato fino all'altro giorno), questo bambino potrebbe frequentare, con tutta
quell'assistenza che abbiamo illustrato, una scuola secondaria di primo grado vicino a
casa, avendo poi anche delle attività di accompagnamento che sono state prima indicate.
Quindi, anche sotto il profilo della continuità educativa, cambiamento è iscriversi alla
Viotti, cambiamento è iscriversi ad un altro istituto comprensivo statale di Pianezza,
avendo frequentato, fino all'altro giorno, una primaria paritaria.
La scelta in cui la Città interviene è quella di non prevedere più la frequentazione del
convitto per sordi di Pianezza, così come è stato fatto per altri 21 bambini.

MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario)
La parola al Consigliere Marrone.

MARRONE Maurizio
Ringrazio l'Assessore per la risposta. Però, voglio sottolineare un aspetto. Proprio
perché si sta parlando di persone, sono persone i destinatari delle nostre scelte politiche
e sono persone anche gli amministratori, quali noi siamo, che poi le devono applicare.
Nessuno contesta la legittimità di una deliberazione assunta molto tempo addietro, nel
cercare di razionalizzare i servizi e crearli anche all'interno del tessuto metropolitano
torinese, però c'è modo e modo di applicarle, perché, come ricordava lei stessa, questa è
una deliberazione di sette anni fa e l'applicazione è stata individuata come progressiva.
Lo stesso criterio che lei citava sullo sradicamento, o meglio, sul non voluto
sradicamento dei minori nel loro percorso formativo, in realtà è proprio quello che si
rischia applicando in modo un po' ottuso questa scelta amministrativa, come in questo
caso concreto.
Perché lo dico? È vero che cambia la scuola, anche se all'interno di Pianezza, ma quel
sistema e quell'ambiente che il ragazzino ha vissuto fino ad oggi sono gli stessi che
ritroverebbe, perché è una comunità che progredisce anno per anno, anche nella scuola a
cui si iscriverebbe adesso lì a Pianezza. Questa è la decisione che ha preso la famiglia.
Ed è una decisione, se mi posso permettere, che io capisco e condivido nella misura in
cui da una parte a Pianezza c'è un sistema che ha una copertura totale, non solo di
servizio, ma anche proprio di ambiente educativo, perché in realtà la LIS è già
conosciuta dai ragazzini non udenti, ma anche udenti, che hanno accompagnato nei vari
anni G in questo percorso e quindi sostanzialmente c'è già, a prescindere poi dalle ore di
copertura che sono comunque maggiori ancora a Pianezza, un ambiente educativo che è
già, tra virgolette, "accogliente".
In realtà, quello che non ho sentito nella relazione, ma che ho saputo comunque dagli
Uffici e dalla famiglia, è che invece alla Viotti, dove questo servizio si attiva, al
momento c'è solo un'altra ragazzina sorda, oltre a G, che peraltro non è nella sua classe
ed è in un altro anno, al terzo.
Per cui, in realtà, il ragazzino di cui parliamo si troverebbe sostanzialmente da solo in
questa scuola, in queste condizioni e sarebbe oggettivamente - capisco il timore dei
genitori - a rischio, nonostante la volontà positiva dell'Amministrazione, di isolamento.
Per cui, io non è che contesti, parlando di politica, la scelta di creare servizi analoghi
sulla città, ma contesto un'applicazione che non tenga in considerazione degli elementi
che ho portato adesso a conoscenza.
In realtà, io capisco che una famiglia dica: "Io posso anche sobbarcarmi le due ore di
trasporto quotidiano, se però so che lì mio figlio si trova in un sistema che l'ha già
accolto, accompagnato e che ha una tradizione di addirittura centinaia di anni", perché è
iniziata nell'Ottocento. Anche sul fronte della logopedia, per esempio, perché parliamo
di un ragazzino che è sordo, ma non è muto, per cui c'è anche questo interesse di
particolare esigenza formativa della famiglia e che non mi sembra sia compresa invece
nel programma strettamente torinese. Dall'altra, anche proprio un ambiente umano in un
momento di transizione che è molto importante, perché io sono - lo sottolineo ancora -
dell'idea che sia giusto predisporre il servizio, ma non che si debba predisporre,
perdonatemi il termine, sulla pelle di un singolo caso.
Se qui si sta pensando di formare un gruppo di minori da inserire in un percorso di
questo tipo, che quindi possano anche verosimilmente sperimentarlo insieme, tra
virgolette, "spalleggiandosi" nell'inizio di un percorso, è un conto; un altro conto,
invece, è prendere un singolo ragazzino e sperimentarlo, tra virgolette, "solo" su di lui.
Perché, in realtà, nelle ore che rimangono vuote, cioè non coperte dai servizi che ci
diceva l'Assessore, a fronte di un mondo che è quello di quella classe in quella scuola
(la Viotti), che non ha ancora un percorso alle spalle di LIS, di lingua dei segni, si
ritroverebbe ad essere sostanzialmente isolato da un punto di vista relazionale con i
compagni e anche da un punto di vista formativo.
A livello umano, da amministratori, dovremmo avere la maturità di capire che questa è
una cosa del tutto non opportuna.
Per cui, io non sto chiedendo all'Amministrazione di rivedere un orientamento politico-
amministrativo; sto chiedendo - e mi permetto di farlo a nome della famiglia, che,
peraltro, ci sta ascoltando - invece di cercare, proprio coerentemente con la logica di
progressività che già l'Amministrazione aveva scelto, di evitare che si inizi proprio
adesso su questo ragazzino contro la scelta della famiglia. Perché, se poi il problema
vero è solo il termine dello spostamento, io sono dell'idea, nell'ottica di un superamento
della Provincia e di coinvolgimento diretto della Regione, che, poi, alla fine, se si
applica lo stesso criterio del non sradicamento, in questo caso, bisogna tenere conto che
non si parla solo di Barriera di Milano-Pianezza, ma si parla di un ambito culturale e
formativo, cioè Pianezza, che ha una storia alle spalle secolare di assistenza sul tema,
rispetto invece ad un posto che è logisticamente più vicino, su cui questo percorso va
attivato, ma va attivato da adesso.
Volendo sottolineare in modo chiaro che non si chiede di tornare indietro, o di non
andare avanti sulla predisposizione di un servizio su Torino, che credo sia
effettivamente un passo avanti nell'integrazione giusto da percorrere, quello che si
chiede è - ed è per questo che si è arrivati un po' al paradosso di mettere al centro
dell'interpellanza un caso concreto e quindi individuale - di non applicare un indirizzo
amministrativo su un singolo caso, in modo un po' sterile, che non tenga in
considerazione delle loro esigenze e contro la volontà della famiglia, perché, a fronte di
una volontà della famiglia ribadita più volte agli Uffici, e credo ormai diventata già
addirittura esecutiva, di non iscrivere il minore alla Viotti, ma di iscriverlo invece
comunque a Pianezza, il risultato sarebbe, volendo semplificare e banalizzare,
l'Amministrazione che dice: "Se ti piace, prendi questo pacchetto e ti assistiamo. Se
invece non ti piace, nessuno ovviamente di costringe a non iscrivere tuo figlio a
Pianezza, ma noi a quel punto ti assistiamo nei minimi termini legalmente doverosi". E
non sarebbe di sicuro un bel messaggio, perché io devo dire, con il massimo rispetto per
gli Uffici, che ho addirittura sentito discorsi del genere: "Allora, se dobbiamo rispettare
la Legge, la deliberazione, gestiamo - paradossalmente - l'accompagnamento fino al
limite, al confine della città e poi qualcuno ti verrà a prendere il figlio, te lo porterà a
Pianezza". Si arriva poi a delle indelicatezze che non fanno onore all'Amministrazione,
perché io ho capito che gli Uffici lo dicevano in termini paradossali, lo voglio dire per
azzerare le polemiche, però non è comunque un bel messaggio, perché, in realtà, sul
singolo caso, rispetto ad un ragazzino che ha già iniziato un percorso in un ambiente,
nel quale la famiglia ci tiene che continui, io non credo che rompiamo nessun tabù e non
credo che segniamo nessun passo indietro di questa Amministrazione se diciamo che il
progetto della Viotti lo si inizia, magari, con una diversa classe di ragazzini e, magari,
non uno da solo, ma più ragazzini insieme, che si possano poi integrare tra di loro,
quindi accompagnando, invece, i ragazzini udenti in questo percorso di integrazione
reciproca. Credo che, per questo singolo ragazzino, che si ritroverebbe un po' preso da
dov'era e paracadutato in una situazione un po' ancora aliena, si possa continuare,
nell'ottica della progressività, a fare un'eccezione e continuare a coprire quella che è
l'assistenza che finora è stata prestata rispetto a Pianezza. Perché, se questa è la
decisione che ha preso la famiglia, in realtà, la scelta che rimane all'Amministrazione è
assecondarla e, comunque, continuare a garantire un diritto o, invece, collegandosi
magari a delle basi normative più che legittime, però sostanzialmente negarla. Non
credo che questo farebbe onore ad una tradizione, che è quella torinese, di grande
attenzione, ascolto e accompagnamento rispetto a certe problematiche.
Questo lo dico, perché l'interesse di questo momento di dibattito non era sollevare una
polemica, attirare attenzioni o altro, anche perché l'interesse che ha la famiglia è quello,
non suscitare i polveroni.
Però, magari, sarebbe utile iniziare un rapporto, portando all'attenzione dell'Assessore
anche i singoli dettagli, in modo che la stessa famiglia possa verificare con l'Assessore,
senza dover fare passi indietro sull'azione amministrativa, di individuare un percorso
umano di eccezione di continuità di assistenza a questa famiglia nel rispetto delle loro
scelte.
La famiglia è qui e sarei molto grato se, poi, l'Assessore potesse dedicarle direttamente
un minuto, in modo anche solo da capire se ci sia ancora margine per
l'Amministrazione di rispondere a quelle che sono le loro esigenze, che sono le esigenze
di un singolo caso e non invece un'esigenza di amministrazione generalizzata.

MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario)
La discussione di un'interpellanza dovrebbe durare 10 minuti (5 minuti per l'Assessore
e 5 minuti per l'interpellante). Questa è durata 28 minuti.
La parola, per una breve replica, all'Assessore Pellerino.

PELLERINO Mariagrazia (Assessore)
Credo che, però, il caso meriti questo tempo.
Anch'io condivido con il Consigliere Marrone che il riferimento alle Leggi o agli atti
amministrativi non debba far perdere mai di vista che le Leggi esistono perché sono al
servizio delle persone e non il contrario. Se non ci fossero le persone, non ci sarebbero
le Leggi. Questo è banale dirlo, ma ogni tanto ricordarlo non fa male.
Voglio, però, ricordare che quanto stiamo facendo nei confronti di G non è una
sperimentazione, è un percorso che è continuato a partire dal 2007 sino ad oggi, tant'è
che di 23 ospiti nel convitto, o semiconvitto, di Pianezza, oggi ce ne sono solo più due.
Questo tipo di approccio, cioè quello di integrare sempre di più i minori con disabilità
sensoriali, o altre forme di disabilità, all'interno della scuola, Consigliere Marrone, è un
processo che viene rivendicato dai nostri servizi come punto di qualità.
Poi, sono d'accordo anch'io che in questa integrazione non bisogna essere ideologici o
massimalisti, come non bisogna avere un approccio integralista in nessun altro
argomento. Però, questo non lo è, nel senso che è stato previsto per il ciclo primario,
che è quello in cui il bimbo ha più difficoltà, la previsione di un percorso assistito al
mattino a scuola e al pomeriggio - poi la scelta della famiglia è stata una scuola paritaria
- assistere il bimbo, trasportarlo e occuparsene per quanto riguarda quella fase, nel
passaggio alla scuola secondaria di primo grado si va verso un grado di autonomia
diverso.
Questo è esattamente quello che facciamo con i bimbi ospiti dei CESM, in cui abbiamo
aumentato il numero di ore; non abbiamo abolito il CESM come qualcuno voleva fare,
perché mi sembra una follia, perché se un bambino ha una disabilità forte, non si può,
semplicemente arrogandosi dietro ad un presupposto pedagogico ideologico, dire che
deve stare sempre a scuola e mai all'interno di un centro specializzato. Però, abbiamo
ridotto il numero di ore all'interno dei CESM a favore di quelle dentro la scuola. Questi
sono processi di integrazione, quindi non è una sperimentazione.
Così come per i bimbi che hanno disabilità e finiscono il ciclo della scuola dell'infanzia,
in alcuni casi, in quelli più gravi, è possibile prevedere che rimangano un anno in più
nella scuola dell'infanzia prima di passare alla scuola primaria. Una volta questo si
faceva con una grande faciloneria, a volte andando proprio a compromettere quei
percorsi di accesso, invece, alla formazione scolastica che fanno molto bene a questi
bimbi, perché ricevono stimoli diversi e così via.
Quello che voglio dire è che possiamo verificare se nella scuola di via Viotti, oltre alla
bimba che già c'è, si possa magari cercare di formare un piccolo gruppo che dia anche
la possibilità di avere più identificazione; non a caso, proprio preoccupandoci
dell'aspetto dell'identificazione positiva, è stato previsto che al pomeriggio ci sia un
educatore sordo che assista il bimbo, oltre a tutte quelle altre cose che ho detto e che
sono ben oltre ciò che è stabilito dalla Legge n. 104, che è solo l'assistenza specialistica.
Prima ho citato sette tipi di intervento diverso, quindi vuol dire che, evidentemente, è
stato fatto un intervento individualizzato, esposto da un anno a questa parte. Quindi,
questa è la situazione.
L'impegno può essere quello di andare a verificare se questi bimbi, che, per fortuna,
non sono molti (per fortuna loro e delle loro famiglie), possano essere inseriti in tre,
quattro scuole della città, però senza andare a creare ghettizzazioni, perché questo è il
nostro principio. Qui stiamo parlando di un caso di sordità, per fortuna il bimbo non è
muto e quindi questo consente anche un grado di integrazione completamente diverso.
Credo che, fortunatamente, nel mondo di oggi, con le tecnologie che abbiamo, un bimbo
che è sordo possa accedere con tutti gli strumenti possibili in una scuola ordinaria.
Almeno questa è la visione ovviamente dell'Amministrazione Comunale, che non sarà
una visione magari coincidente con quella di tutti, come è normale che sia, perché è
espressione anche di approcci educativi, di approcci pedagogici, che possono essere
condivisi o meno, ma io vorrei che fosse, comunque, chiaro che c'è la massima
attenzione a percorsi che siano tagliati su misura per questi bambini. Non è un caso che
da sempre Torino abbia un centro di documentazione didattica dedicata proprio alle
disabilità sensoriali, che negli anni ha sviluppato una didattica specialistica che è diffusa
anche a livello nazionale.

MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario)
L'interpellanza è discussa.

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