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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 14 Luglio 2014 ore 10,00
Paragrafo n. 14

Comunicazioni del Presidente su "Richieste di comunicazioni al Sindaco su: obbligo grembiulini nelle scuole torinesi".
Interventi

PORCINO Giovanni (Presidente)
Riapriamo i lavori della seduta e proseguiamo con la richiesta di comunicazioni
relativa all'obbligo dei grembiulini nelle scuole torinesi.
La parola al Consigliere Tronzano.

TRONZANO Andrea
Apprendiamo dall'Assessore che le notizie apparse sul maggiore quotidiano torinese
e piemontese sono "non notizie" e di questo siamo lieti, perché sembrava quasi che
fosse assurto a non obbligo il grembiulino.
In ogni caso, credo che questo dibattito dimostri ancora una volta come, almeno sui
giornali, le radici ideologiche di questa città, ancora una volta, vadano contro il
buonsenso e anche contro alcune regole pedagogiche ormai di patrimonio comune
nella letteratura italiana e nella letteratura internazionale. Quindi, non capiamo
perché sia emerso in maniera così preponderante sui giornali. Di questo, Presidente,
vogliamo comunque avere notizia.
Pertanto, se lei è d'accordo e se il Consiglio non ha nulla in contrario, io vorrei che
facessimo questo tipo di ragionamento anche in Commissione, perché noto che sul
Regolamento del Comune, riguardo alle scuole, all'articolo n. 2, cito testualmente:
"Gli atti della Giunta delineano gli indirizzi in ordine alle relazioni con gli altri
soggetti cointeressati nel 'sistema scuola cittadino' ed al loro coinvolgimento".
Pertanto, non credo che questa uscita del Coordinamento delle responsabili
pedagogiche sia scevra da valutazioni politiche; pertanto, noi vogliamo andare a
fondo su questo tipo di comportamento, e non ci basta che l'Assessore dica che il
25% delle nostre scuole già non lo fa indossare, o che questa sia una "non notizia".
Se questo è quello che dice il Regolamento, ed è quello in vigore, credo che sia
necessario assolutamente approfondire questo ragionamento, perché su questa base,
ad esempio, si fondano delle differenze sostanziali fra un concetto di scuola come lo
immagina un certo tipo di società e un concetto di scuola come lo immaginano altre
forze politiche o altre forze anche soltanto pedagogiche.
Quindi, se l'autonomia è una forza negli istituti scolastici - e lei, Assessore, l'ha
ribadito -, credo che l'autonomia non possa prescindere dagli indirizzi che la Giunta
e il Consiglio Comunale danno alle scuole, perché immagino che noi abbiamo voce
in capitolo su questo. È per questo che io vorrei andare a fondo in Commissione su
questo ragionamento, in quanto ritengo che, non solo sul fatto specifico dei
grembiulini, ma anche su altre questioni, ci sia magari da approfondire.
Faccio un esempio pedagogico: ci sono fior di ricercatori che ritengono che il
grembiulino sia un elemento che fa sentire i bambini in un ambiente amichevole, un
ambiente amicale, circondato da persone che gli sono amiche. Credo che questo sia
un elemento assolutamente importante e da valutare, così come altre valutazioni
suffragano quelle che sono le nostre intenzioni, cioè che il grembiulino debba
rimanere parte preponderante all'interno del percorso educativo nelle scuole torinesi.
Quindi, anche il fatto che 25% delle nostre scuole non lo fa indossare, un po' mi
preoccupa; Assessore, non capisco il perché di questo, perché - ripeto - l'autonomia
va bene, ma non può essere scevra da indirizzi politici pedagogici che debbano
essere discussi in questo Consiglio.
Pertanto, Presidente, nel richiederle ancora questo approfondimento in Commissione,
dico che, oggettivamente, dal punto di vista pratico e dal punto di vista sostanziale,
l'ideologia pedagogistica del nostro Coordinamento delle responsabili pedagogiche -
almeno, questa è la mia valutazione - vada anche contro il buonsenso, perché credo
che le mamme oggi utilizzino il grembiulino anche per evitare che, ad esempio, i
bambini possano sporcare i propri vestiti, quindi per una questione pratica. Credo che
questo sia un elemento assolutamente da sottolineare.
Dal punto di vista pedagogico, poi, ci sono fior di ricerche che determinano il
contrario di quello che è emerso dai giornali. Pertanto, io non vorrei che il dibattito,
Presidente, finisse in questa Sala, ma fosse portato in V Commissione e che si
potesse valutare quello che il Regolamento sostiene all'articolo n. 2, ovvero che la
Giunta può, con propri indirizzi, con dei propri atti, determinare un coordinamento
fra tutti coloro che sono gli operatori pedagogici.
Quindi, cerchiamo di approfondire questo argomento e cerchiamo di non distruggere
il buonsenso in una società che - come diceva giustamente il Consigliere Marrone -
oggi è abbastanza già convulsa di suo; quindi, togliere delle certezze anche se solo su
elementi magari risibili, o che comunque sembra che siano non determinanti, può
creare ulteriori incertezze.

PORCINO Giovanni (Presidente)
Gli Uffici hanno già preso nota della sua richiesta, che trasmetteremo al Presidente
della Commissione competente, Cassiani, affinché proceda con un'eventuale
convocazione con all'ordine del giorno il punto trattato.
La parola al Consigliere Carbonero.

CARBONERO Roberto
Ho sentito nel discorso dell'Assessore anche parecchie contraddizioni, perché mi
domando: se già un buon 25% di insegnanti fa quello che vuole, perché questa è la
sostanza, cioè hanno deciso di loro buzzo di non far mettere il grembiule, allora non
capisco perché bisogna dare l'indicazione che, volendo, lo si può non far mettere.
Quindi o è sbagliato prima, o è sbagliato dopo. Intanto, bisognerebbe sapere perché,
se prima c'era, credo non l'obbligo, ma l'indicazione di metterlo, perché questi
insegnanti hanno preso di loro sponte l'iniziativa di non doverlo fare più mettere. Già
questa è una domanda che bisognerebbe fargli, se è vero che l'hanno fatto di loro
iniziativa.
Se è vero che l'hanno fatto di loro iniziativa e non c'è l'obbligo di farlo mettere, non
vedo perché lei allora debba dare queste indicazioni in questo senso, perché
basterebbe continuare così, essere liberi di fare ciò che si vuole e non ci sarebbe più
bisogno di dover dire o non dire.
Adesso pongo un paragone folle, me lo consenta. Oggi, abbiamo avuto qui i
Carabinieri, che hanno una divisa, che credo indichi un'appartenenza; se anche loro
domani mattina decidessero che non serva più a niente avere un minimo di
identificazione, avremmo un mucchio di Corpi che non hanno più addosso un
qualcosa che li individui in qualche modo.
Ritengo sbagliato spogliare del grembiulino i bambini. Ho letto anche che - non so
chi l'abbia sostenuto e perché -, se si vuole evitare che si sporchino, potrebbero
indossare tutti delle tute. Allora, ricominciamo daccapo; anche le tute, al di là dei
colori diversi, sono quasi come delle divise, perché, se si presentano tutti in tuta per
non sporcare gli abitini normali, siamo di nuovo daccapo con le divise.
Vorrei capire fin dove arriva lo spot prettamente politico "Apriamoci all'universale",
che c'è in queste sue parole e in queste sue affermazioni, e fin dove, invece, è una
questione di praticità e di identificazione al contrario. Mi piacerebbe capire questo,
ma sono d'accordo con il Consigliere Tronzano riguardo al fatto che, magari,
approfondire la questione in Commissione ci permetterà di capire bene la matrice di
una decisione che credo non vada da nessuna parte e non accolga la volontà di
nessuno. Fermo restando che, poi, non sarebbe neanche così sbagliato andare anche a
chiedere ai bambini cosa ne pensano.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Ambrogio.

AMBROGIO Paola
Credo che in una società in cui l'individualismo regna sovrano, l'appartenenza anche
ad un gruppo, attraverso l'identificazione con un grembiulino di un colore nei
bambini delle nostre scuole materne, non possa assolutamente creare dei danni, ma,
magari, possa anche aiutarli nella loro crescita.
Poi, da mamma di due bimbi piccoli, penso anche la funzione pratica che richiamava
prima il Consigliere Tronzano. Come i medici nell'esercitare la loro professione
mettono un camice, evidentemente non solo per essere identificati come medici (lo
indossano anche gli infermieri, eccetera), ma proprio per proteggersi mentre
esercitano la loro funzione, credo che anche i nostri bambini, quando vanno a scuola,
attraverso un camice e un grembiulino, possano, in qualche modo, proteggersi.
Inoltre, nella società del consumo, che è la società in cui viviamo oggi, non sarebbe
sbagliato cercare di evitare che ci siano sfilate di moda già tra i bambini delle scuole
materne, che, magari, per compensare dei deficit educativi all'interno della famiglia,
vanno invece ad esibire in classe il simbolo, lo stemma, o la marca.
Credo che questo possa essere tranquillamente evitato, continuando e mantenendo
l'utilizzo del grembiulino all'interno delle nostre scuole.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Cervetti.

CERVETTI Barbara Ingrid
Vorrei prima rispondere brevemente al Consigliere Carbonero, che chiedeva
all'Assessore per quale motivo già nel 25% delle nostre scuole gli insegnanti non
impongono l'uso del grembiule.
Le rispondo io, Consigliere Carbonero.
Io, circa un anno e mezzo fa, sono andata a chiedere spiegazioni all'Assessore
Pellerino, in quanto avevo ricevuto più reclami da parte di genitori e famiglie - ero
seduta proprio di fianco a lei, su quel banco - che si lamentavano del fatto che in
alcune scuole non veniva utilizzato il grembiule, e quindi ne reclamavano l'utilizzo.
La sua risposta è stata: "Figuriamoci se con tutte le cose importanti che abbiamo da
fare, ci occupiamo adesso di uniformare l'utilizzo del grembiule nelle scuole!". Mi
chiedo se, oggi, fra i tanti problemi che il suo Assessorato ha, fra scuole che cadono e
mense avvelenate, invece sia così importante il tema del grembiule. Ma ritenendolo
lei importante, affrontiamo il tema del grembiule.
Inizialmente, anche a me ha creato un po' di confusione il suo approccio, perché io
da un Assessore comunista non mi aspetto qualcosa che si avvicina più ad un
approccio da capitalista, quindi l'invito ad addobbare, decorare e vestire i nostri figli
come ci pare e piace. È evidente, poi - come ha già anticipato e descritto molto bene
il Consigliere Marrone -, che ci sarà la gara, l'abitudine, lo sfizio, mettiamola come
vogliamo, di far vestire i nostri bambini in base alle famiglie di appartenenza.
Quindi, sicuramente, eliminiamo quella che poteva essere una splendida e serena
possibilità di dare invece un segnale, uno stimolo di uguaglianza sociale, almeno a
quell'età, visto che poi è difficile rincorrerla negli stadi successivi dell'età evolutiva.
Quindi, dal mio punto di vista, era per rafforzare l'abbassamento delle differenze, per
uniformare (almeno per quello che è l'aspetto esteriore) la possibilità a monte della
famiglia, e quindi le classi sociali, attraverso l'utilizzo del grembiule, che
uniformava, appunto, l'ambiente sociale.
Quindi, da questo punto di vista, a me stupisce che un Assessore - che oggi non mi
ascolta -, data la sua provenienza politica, tolga questo principio base, che piaceva e
che aveva un suo senso, a favore della libertà di firme, moda e shopping sfrenato che
le famiglie è evidente che sfrutteranno, per un'indole naturale. Era un indirizzo della
Città quello di salvaguardare e proteggere i bambini da questo, però noi abbiamo
deciso di eliminarlo.
Poi, lei, nel suo intervento, ha fatto spesso riferimento al progetto pedagogico,
ripetendo questo termine 10 o 20 volte, ma io non sono riuscita a capire questo
progetto pedagogico, perché lei continuava ad abusare di questa parola, ma poi il
programma pedagogico è veramente scarno (per quello che ci ha presentato lei oggi,
poi sono ben felice di essere smentita con degli atti, con delle pagine). Oggi, il
progetto pedagogico, che io ho riscontrato nelle sue parole, fa riferimento ad un
unico concetto, che è quello di appartenenza multipla.
Ma veramente oggi togliamo i grembiuli per il riconoscimento di un'appartenenza
multipla che solidifica lo sviluppo del sé nell'età evolutiva del bambino?
L'Assessore si sta assumendo la responsabilità di portare avanti questo principio,
dicendo che i suoi Uffici assumono questo principio come principio psicologico
dell'età evolutiva, smentito poi da una grande psicologa dell'età evolutiva torinese.
Ma lasciamo da parte queste parentesi troppo professionali. Però l'Assessore si sta
assumendo questa responsabilità.
Allora capisco che l'intento è quello di togliere la garanzia di un contenitore che
davvero aiuta invece lo sviluppo di un bambino, perché gli togliamo la classe dei
rosa, la classe degli azzurri, gli togliamo l'identificazione di quel gruppo in cui, in un
colore o in un animale, lui si ritrovava e si riconosceva ogni mattina che andava a
scuola, orgoglioso dell'appartenenza. Perché, a differenza di quanto sostiene
l'Assessore, l'appartenenza al gruppo solidifica e rafforza lo sviluppo dell'io e del sé
negli stadi evolutivi del bambino.
Ricordo all'Assessore che dai zero ai tre e dai tre ai sei anni sono due fasi differenti
nell'evoluzione dell'io e del sé. L'Assessore diceva - in modo, secondo me, un po'
superficiale - visto che i bambini da zero a tre al nido non mettono il grembiulino,
perché devono metterlo alle materne? Perché sono tappe diverse; come è diversa la
tappa delle elementari, Assessore. E si potrebbe parlare di rimettere il grembiule
invece anche nella scuola elementare.

PORCINO Giovanni
Consigliere Cervetti, la prego di avviarsi alla conclusione.

CERVETTI Barbara Ingrid
Finisco subito, Presidente.
Assessore, il grembiule oggi serve anche a rafforzare il ruolo istituzionario che il
bambino interiorizza, e le regole connesse a quel ruolo istituzionario, che è la scuola
per il bambino, perché il bambino riconosce l'apprendimento di regole diverse a
seconda dell'ambiente in cui si trova.
Quindi, perché spersonalizzare il bambino, togliergli il contenitore, togliergli i
gruppi? Cioè togliere tutti i confini che un bambino può avere per uno sviluppo del
sé, in cui riconosce anche l'apprendimento di regole diverse da quelle di altri
ambienti che non riconosce più, se non ha le connotazioni e i simboli che distinguono
quell'ambiente. Anche io mi unisco alla richiesta dei Consiglieri che mi hanno
preceduto di portare l'argomento in Commissione e approfondire la questione.

PORCINO Giovanni
La parola al Consigliere Trombotto.

TROMBOTTO Maurizio
In primo luogo, buonasera a tutti i presenti. Verrebbe voglia di non dire buonasera al
Consigliere Viale, ma lo evito per rispetto della Sala nella quale ci troviamo. Credo
che il Presidente abbia fatto bene a sospendere i lavori del Consiglio rispetto a questa
sceneggiata, a cui ho dovuto assistere questa sera e temo che probabilmente non sarà
neanche l'ultima.
Dopodiché, io non sono un pedagogo, non ho assolutamente la presunzione di avere
una qualche competenza e conoscenza, se non ciò che può derivare dall'essere
anch'io, come altri che mi hanno preceduto, un genitore. Però, nonostante questo
punto di coincidenza con una parte di coloro che mi hanno preceduto, ho una visione
abbastanza diversa.
Nel senso che, al di là del fatto dell'attenzione che deve essere sicuramente dovuta
rispetto alle fasce più giovanili, mi sembra però un volersi nascondere dietro un dito
quando, giustamente, da un lato, viene richiamata l'importanza pedagogica,
formativa della scuola dell'obbligo, però, dall'altro lato, non ci si rende anche conto
che gli stessi bambini e bambine che in alcune ore del giorno passano il proprio
tempo all'interno di una struttura scolastica, sono poi coloro che, terminato
l'impegno scolastico, vivono in un mondo reale fatto di altre persone che - in base
alle proprie disponibilità economiche, oppure semplicemente in base agli usi, ai
costumi, alle mode o alle scelte personali o familiari - indossano abbigliamenti tra
loro molto diversi.
Quindi, ritenere che portare tutti lo stesso indumento al mattino qualifichi, educhi,
formi le personalità delle future generazioni, e ritenere che dopo alcune ore possano,
invece, essere coinvolte, frustrate, condizionate negativamente, perché non indossano
più quello stesso grembiulino, è evidentemente una palese contraddizione.
Credo che una discussione di questo genere sia un po' inappropriata all'interno di
quest'Aula. Io vi partecipo perché a questo punto credo che ciascuno di noi possa
liberamente tentare di portare un contributo di idee; però, credo che da un lato
quest'Aula possa utilmente discutere di altri argomenti, e che dall'altro lato, invece,
queste siano scelte che debbano essere deputate a coloro che hanno una competenza
reale, dal punto di vista del loro percorso professionale.
Quindi, non mi stupisco, anzi, plaudo al fatto che il coordinamento dei responsabili
pedagogici stia discutendo di questi temi. Credo che quella, più che quest'Aula, sia la
sede appropriata per poterlo fare.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Appendino.

APPENDINO Chiara
Sarò molto breve, perché molto è stato detto. Personalmente, sia per un fattore
educativo delle famiglie e dei bambini, sia per una questione pratica, mi unisco ai
tanti Consiglieri che si ritengono in linea di massima favorevoli all'utilizzo del
grembiule. Penso però che il punto sia un altro. Mi unisco anche io alla richiesta
avanzata dal Consigliere Tronzano e da tanti altri Consiglieri di convocare una
Commissione che approfondisca il tema, in cui chiedo di audire il coordinamento
pedagogico.
Ma lo dico perché stavo esaminando il documento dei famosi otto punti e, in realtà,
Assessore, non è vero che non c'è una questione politica. Il coordinamento
pedagogico, tra l'altro, scrive in questo documento, testualmente: "La Città di Torino
è impegnata nella costruzione della nuova stagione delle politiche pubbliche per
l'infanzia che vorrebbero essere...", e poi tutta una serie di linee di indirizzo.
Sinceramente non mi sento assolutamente di dire che il coordinamento pedagogico
ha svolto un ruolo e ha portato avanti un'attività senza un indirizzo politico, perché le
due cose vanno un po' in parallelo, Assessore; altrimenti mi sembra che si lasci totale
libertà, senza un indirizzo, che immagino l'Assessore abbia nella sua mente.
Detto ciò, siccome il tema del grembiule è un punto di tutta una serie di pagine, tra
l'altro, in cui ci sono molti spunti di riflessione, dal mio punto di vista, chiedo di
proseguire con il dibattito in Commissione, audendo il coordinamento pedagogico,
anche perché io non sono né mamma, né ho competenze specifiche in materia; quindi
ben venga il dibattito, però chiedo di farlo anche alla presenza di chi effettivamente è
esperto in materia.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Curto.

CURTO Michele
Io penso che questo dibattito, probabilmente estremamente rilevante, visto anche le
varie posizioni in campo, e che personalmente ritenevo meno importante, quindi
probabilmente limite mio, meriterebbe sicuramente un approfondimento in seno alla
V Commissione.
Penso invece che lo strumento delle comunicazioni in Aula andrebbe riservato per le
questioni di urgenza e di eccezionalità, anche nella relazione con la cittadinanza. Per
esempio, faccio notare che oggi la Città degli educatori e delle educatrici, dei
bambini e delle bambine, ma immagino anche l'Assessorato e i suoi tecnici, più che
del grembiulino saranno preoccupati di quello che è successo questa mattina, cioè
della chiusura, seppur temporanea, di una materna in via Mercadante, a causa di
calcinacci e pericoli di crolli, in una scuola in cui c'era stato un intervento pochi mesi
fa. Per cui, immagino che questo sia l'oggetto su cui l'Assessore avrà lavorato nel
corso della giornata.
A mio parere, c'è poi il tema, per esempio, della questione del concorso, su cui
varrebbe la pena confrontarsi, perché noi abbiamo fatto un concorso ad hoc per
selezionare delle persone da assumere e rischiano però di non poter estrarre da quella
graduatoria le persone per le supplenze, in quanto almeno alla prima verifica, cioè
quella scritta, è altissimo il numero di non idonei, intorno al 50%, e fa un po' specie
pensare che stiamo parlando di persone che attualmente lavorano all'interno delle
nostre scuole.
Quindi, il rischio è che non potremmo accedere a quelle due graduatorie, per i nidi e
per le materne, essendo sostitutive della graduatoria precedente, per quanto riguarda
le supplenze, rischiando di rendere vano un indirizzo del Consiglio Comunale, che su
questo si era ampiamente pronunciato.
Mi piacerebbe inoltre discutere, per esempio, della vicenda della scuola primaria
Denis, di cui abbiamo votato un provvedimento la settimana scorsa, assumendolo,
ma ricordo il passaggio della deliberazione in Giunta a dicembre. Perché dico queste
cose? Perché credo, Presidente, che non debba essere lo strumento delle
comunicazioni urgenti ad essere utilizzato per questo argomento.
Pur ritenendo legittimo questo dibattito, invito il Presidente della V Commissione a
trovare in quella sede la soddisfazione all'interrogativo che attraversa l'Aula, ma
anche per discutere le questioni che stavo dicendo in questo momento, perché a mio
parere sono preoccupanti e altrettanto urgenti.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Onofri.

ONOFRI Laura
A me sembra veramente un falso problema. Come ha detto giustamente l'Assessore
Pellerino, non c'è nessun obbligo, perché mi è sembrato proprio molto chiaro che un
coordinamento pedagogico si riunisce e, in concerto anche con la Direzione
Didattica, prende delle decisioni, che sono anche - secondo il mio parere e secondo
quello che ricordo, essendo stata nei Comitati di gestione di un asilo e poi anche
delle scuole - relative a una certa territorialità.
In ogni asilo, anche per come è strutturato l'asilo, si può prevedere o meno l'uso del
grembiulino. Faccio l'esempio dell'asilo di Villa Genero. Mia figlia, che ora ha 30
anni, ha frequentato l'asilo di Villa Genero, dove il grembiulino dava anche fastidio,
quindi non era previsto, e i genitori erano invitati a far indossare delle tute, perché i
bambini passavano tantissime ore all'aperto.
Questo per dire che ogni asilo, ogni struttura, anche ogni laboratorio (ci sono
bambini che frequentano dei laboratori magari di arte), possono prevedere o meno di
indossare un grembiulino.
Quindi mi sembra veramente che stiamo facendo una cosa più grossa di quella che è.
Questo non è sicuramente un problema politico.
Poi posso pensare che negli otto punti del coordinamento pedagogico ci siano delle
linee guida, non li ho letti, ma non la questione del grembiulino, perché mi sembra
veramente ridicolo il fatto che da un'ora parliamo di questo.

PORCINO Giovanni (Presidente)
Ho ancora iscritti a parlare i Consiglieri Cassiani e Viale, per i residui tre minuti.
Prego i Consiglieri di coordinarsi con i tempi di intervento. (INTERVENTO FUORI
MICROFONO). Sono tre minuti complessivi.
La parola al Consigliere Viale.

VIALE Silvio
Io continuo a ritenere demenziale che 16 Consiglieri abbiano cinque minuti per
intervenire. Non ha senso nemmeno parlare, è offensivo di qualsiasi concetto.
Dopodiché vengo apostrofato dal Consigliere Trombotto che sproloquia per i suoi
minuti e io ho 30 secondi. Veramente, è ridicolo sotto tutti i punti.
Peraltro, dopo l'intervento del Consigliere Onofri, o sono io in dissenso dal Gruppo,
o è il Consigliere, perché il grembiulino è uno strumento di lavoro. Nessuno ha detto
che devono avere tutti il taglio all'umberta, eccetera. Io sono cresciuto con il
grembiulino dai tre ai cinque, dalle suore, con il fiocchetto e via dicendo.
Il vero problema è che oggi l'Assessore smentisce se stessa, ma qualcuno ha
trasmesso ai giornali l'idea che ci fosse l'obbligo di vietare di mettere il grembiulino.
Allora si dica che i giornalisti torinesi sono degli sprovveduti e hanno inventato la
notizia. (INTERVENTI FUORI MICROFONO). No, lo si dica. Il Comune faccia un
comunicato in cui dice chiaramente che Maria Teresa Martinello si è inventata una
notizia.
Un fondo di verità c'è e oggi l'Assessore Pellerino ha difeso il fatto che il grembiule
è uno strumento obsoleto, contrario agli strumenti pedagogici. Siccome io sono per il
massimo individualismo e spesso sono attaccato dalla sua parte politica e dal
Consigliere Trombotto per essere individualista, devo dire che l'identificazione in un
grembiule all'età di quattro o cinque anni mi ha aiutato, all'epoca, con siciliani e
calabresi, perché eravamo molto più simili, e aiuta i bambini di oggi, che sono
diversi non perché hanno qualcosa di griffato (cosa che fa sempre ridere, perché tutti
comprano al mercato), ma perché qualcuno è nero, qualcuno è giallo, eccetera.
Dare l'idea ai bambini più piccoli che la comunità è la stessa, è un primo principio
che la sinistra deve porsi in modo pedagogico, e non soltanto dire che quello nero va
con le treccine, perché anche con il grembiule comunque avrà le treccine e i
sandaletti, se gli piacciono, e l'altro arriva con la tunica lunga.
Il vero problema è che dobbiamo spiegare ai nostri bambini più piccoli,
indipendentemente dal luogo di residenza dei genitori... sono stufo che in quest'Aula
venga citato sempre solo l'asilo di Villa Genero. Dieci anni fa era così e adesso è
ancora qui. Sempre Villa Genero.
Il nostro compito è spiegare ai bambini e agli adulti che una società come questa, in
cui siamo diversi per razza, religione, cultura, cibo e abbigliamento, alla fine
facciamo parte della stessa comunità e quel grembiulino non è di ostacolo. Si può
anche dire che non si deve metterlo, ma non è di ostacolo. Ecco perché se lasciamo
libertà alle classi, per comodità, proprio perché prevale il griffato qualcuno dirà
"voglio portarmi la maglietta". Ma che il Comune dia come indicazione che questa è
la pedagogia del futuro, pensando di essere una succursale di un Paese scandinavo, lo
può pensare l'Assessore, ma spero sia un pensiero dell'Assessore.
Consigliere Curto e Consigliere Onofri, abbiamo perso un'ora per il grembiulino?
Non è secondario, perché se un giornale torinese ha fatto paginate e ha parlato con
molte persone, è perché il problema è sentito; e se oggi ho comprato un grembiulino
in saldo, forse è anche perché qualcuno pensa di non poterli più vendere fra poco.

PORCINO Giovanni (Presidente)
Posso capire il problema delle tempistiche suddivise per Gruppo e, per certi versi,
anche condividerlo, ma questa è la norma del Regolamento e a questa ci dobbiamo
attenere. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Chiedo scusa, Consigliere Viale,
mi consenta di concludere.
Fermo restando questo punto, sarà mia cura per le prossime occasioni, ogni qualvolta
si presenterà una discussione su comunicazioni importanti, riunire la Conferenza dei
Capigruppo per chiedere che la discussione si svolga sulla base dei Consiglieri.
La parola al Consigliere Viale.

VIALE Silvio
Apprezzo questa intenzione del Presidente, perché il Regolamento non si può
modificare, ma la Conferenza dei Capigruppo e la proposta del Presidente sono
sovrani in Aula. Siccome sono tre anni che lo dico, e anche nel mio Gruppo si fa
orecchie da mercante… (INTERVENTI FUORI MICROFONO). Finalmente il
nuovo Presidente mi dà ragione; per tre anni il vecchio Presidente e il Gruppo del PD
non mi hanno dato ragione su questo, nel senso che hanno mantenuto sempre dei
tempi estremamente ristretti.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Cassiani. In via eccezionale, poiché è stato chiamato in
causa, il Consigliere può intervenire per un minuto.

CASSIANI Luca
Per quanto riguarda la richiesta del Consigliere Curto, io ovviamente ne ho fatto un
appunto e qualora l'Assessore fosse disponibile, nelle prossime sedute vorrei
affrontare la discussione sia sulle vicende più delicate e importanti che riguardano la
scuola di via Mercadante, cioè le questioni che riguardano la sicurezza dei nostri
bambini. Sulla questione del grembiulino, molti hanno detto che è un falso problema.
Non mi riguarda.
Voglio dire solo due cose. Nel nostro Paese vige la libertà d'insegnamento e del
sistema educativo; per cui, le scelte educative degli insegnanti e l'autonomia
scolastica vanno rispettate. Credo sia una vicenda che non dovremmo trattare in
questa sede.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Bertola, per i rimanenti due minuti.

BERTOLA Vittorio
Premesso che è giusto che siano le singole scuole e le singole famiglie a decidere
insieme che posizione vogliono tenere, però la questione del grembiule a scuola non
è una battaglia politica, è una battaglia politicissima, che va avanti dal 1968 a oggi.
Il problema è che la società dal 1968 a oggi è cambiata: mentre allora effettivamente
c'era una società troppo rigida, troppo conformista, dove le persone non riuscivano a
esprimersi, adesso abbiamo il problema all'opposto, cioè oggi i bambini che già a
pochi anni di età vivono sotto la pressione di dover esprimere peraltro non se stessi,
ma i genitori, di dover dimostrare una posizione sociale, di dover stare attenti alla
performance, all'esteriorità, invece che imparare, come sarebbe giusto, che almeno a
quell'età si può essere tutti uguali e si deve guardare un po' meno all'aspetto
esteriore, all'abbigliamento e un po' di più alla serietà di ciò che si impara e
all'interiorità delle persone.
Ci sarebbe anche da chiedersi come mai ogni due settimane abbiamo delle richieste
di comunicazioni riguardo all'istruzione comunale. Però, credo che sarebbe
opportuno, per quanto mi riguarda, che le scuole mantengano l'uso del grembiule.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Tronzano.

TRONZANO Andrea
Presidente, vorrei sapere se l'Ufficio Stampa del Consiglio Comunale farà un
comunicato su questo tema. Sarà consentito ai Consiglieri di esprimersi attraverso il
sito, come di solito succede, o non ci sarà nulla?

PORCINO Giovanni (Presidente)
Consigliere Tronzano, come ben sa, l'Ufficio Stampa non prende ordini dalla
Presidenza. Immagino che avranno svolto il lavoro come di consueto. Non ho
aggiornamenti in merito.
Dichiaro concluse le comunicazioni.

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