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PORCINO Giovanni (Presidente) Comunico al Consiglio Comunale che sono previste due comunicazioni dell'Assessore Pellerino, la prima ad oggetto: "Posizione dell'Amministrazione su centro di cottura di Rivoli", la seconda avente ad oggetto: "Obbligo grembiulini nelle scuole torinesi". Do conto del fatto che la prima delle due è stata ritirata, quindi non si svolgerà, procediamo con la seconda comunicazione. La parola all'Assessore Pellerino. PELLERINO Mariagrazia (Assessore) Io inizierò illustrando quanto è stato riportato, o meglio, il dibattito che è stato riportato dagli organi di informazione, partendo da quella che è una nota che è stata redatta dai miei Uffici, che, in particolare, fa riferimento al coordinamento delle responsabili pedagogiche, però prima vorrei premettere che la questione del "grembiulino sì, grembiulino no" nella scuola dell'infanzia, in realtà, è una "non notizia". È una "non notizia", perché, già oggi, nel 25% delle nostre scuole, comunque, il grembiulino non si usa già da alcuni anni. Io non entrerò nel merito se usare il grembiulino sia meglio o sia peggio, e poi vi dirò anche perché, però volevo innanzitutto dare questa notizia. Ad oggi, un quarto delle nostre scuole non utilizza il grembiulino. Altra notizia, che mi pare possa servire a raffreddare un po' questo dibattito, è che non vi è alcun obbligo di non utilizzarlo più, per cui i genitori che vorranno continuare ad accompagnare le loro bambine e i loro bambini nelle scuole materne comunali e vorranno fare uso del grembiulino, lo potranno fare. Dalle notizie che io ho raccolto dagli Uffici della Direzione Servizi Educativi, che anche oggi è qui rappresentata dal suo Direttore Centrale, dottor Garbarini, non vi è alcun obbligo in questo senso. Non vi è obbligo, né nei confronti delle famiglie, né nei confronti degli insegnanti, perché questo invito a non adottare più il grembiulino è frutto di un dibattito che in questo ultimo anno si è sviluppato tra il Coordinamento delle responsabili pedagogiche, che, come sapete, ha la responsabilità condivisa del progetto pedagogico, e i Circoli didattici. All'interno dei Circoli didattici, le responsabili pedagogiche hanno fatto questa proposta. Le scuole, cioè gli insegnanti che hanno aderito, hanno evidentemente ritenuto che questa proposta fosse pedagogicamente interessante; ci sono altre scuole che, invece, non hanno ritenuto di aderire. Quindi, c'è evidentemente una discussione all'interno degli stessi Circoli didattici, discussione nel senso di dibattito, e io credo che questo comunque sia un bene, perché vuol dire che la Città non vuole imporre un modello pedagogico, ma lo discute, prendendosi cura dell'educazione delle bambine e dei bambini. Nella nota preparata dagli Uffici dell'Assessorato si fa richiamo al Regolamento delle scuole dell'infanzia, Regolamento che è stato approvato dal Consiglio Comunale e che ha riconosciuto la potestà dei Circoli docenti di decidere, anche attraverso il confronto con la componente genitoriale su programmi pedagogici e linee educative adottate in ogni Circolo Didattico. In particolare, il Consiglio conosce gli articoli nn. 6 e 7 del Regolamento, che testualmente recitano: "Nell'ambito del Circolo Didattico la responsabilità della definizione ed attuazione del progetto pedagogico ed organizzativo e delle gestioni amministrative delle scuole dell'infanzia è affidata alla/al responsabile pedagogico incaricato della direzione". E ancora: "L'ideazione e la realizzazione di progetti pedagogici ed organizzativi, coerenti con le linee guida comuni del sistema scolastico comunale, sono adottate secondo un criterio di collegialità ai diversi livelli organizzativi di scuola, di Circolo e di settore". Dunque, il Regolamento comunale sulle scuole materne prevede proprio di riconoscere ai nostri direttori e alle nostre insegnanti la facoltà di adottare quegli strumenti e quelle forme didattiche ritenute più idonee. E si aggiunge che, considerando i giudizi anche a livello nazionale sulla qualità dei servizi educativi torinesi, sembra che questo obiettivo continui ancora ad essere pienamente raggiunto. In questa nota si fa, poi, riferimento al fatto che il dibattito sui "grembiulini sì, grembiulini no" è da tempo aperto ovviamente non soltanto a Torino, ma a livello europeo, tanto che vi sono alcuni Paesi europei, come quelli scandinavi, che già da tempo hanno abbandonato l'uso dei grembiulini. Questo accade anche a livello italiano in altre città. La questione nasce da una riflessione che la pedagogia contemporanea si pone sull'idea che si ha del bambino, del suo stare a scuola, dei programmi pedagogici che ne conseguono. Scusate se leggo, ma, ripeto, è una nota che mi è stata preparata - come ritenevo fosse giusto, poiché l'indicazione è di lì che è venuta - dal Coordinamento delle responsabili pedagogiche. Non dico questo, perché mi voglia chiamare fuori, o in qualche modo andare di contrario avviso, semplicemente ritengo che, secondo quello che il Regolamento Comunale prevede, il progetto educativo, essendo competenza di natura tecnica, sia in capo alle responsabili pedagogiche, come dice il Regolamento. Dal settembre 2013 è in discussione nei collegi docenti un documento, che invita le maestre e i maestri, ma anche, attraverso i collegi, gli stessi genitori, a ragionare sui modi e le forme con cui i nostri bambini costruiscono il proprio sé, nel processo interattivo con l'ambiente, sui modi e le forme con cui un adulto può offrire occasioni e contesti che sollecitino e facilitino l'apprendimento. Questo documento sollecita proprio l'attenzione nei confronti di un bambino, che è visto come soggetto portatore di idee e di conoscenze, ricco di domande, capace di creare e decodificare simboli e codici, di dare forma alle proprie teorie e ai propri immaginari. Cioè, di riconoscere ed esprimere emozioni. Si segnala, inoltre, come la pedagogia torinese, grazie ad uno dei suoi massimi esponenti, il compianto Walter Ferrarotti, che tanto ha dato allo sviluppo del pensiero educativo italiano e che, come sapete, è stato coordinatore pedagogico per la Città un po' di anni fa, abbia affrontato il tema del bambino come persona, delle bambine e dei bambini che sono già oggi cittadine e cittadini e non solo quando andranno a votare, del bambino come portatore di diritti specifici ed esigibili, del rapporto tra questo bambino e gli altri bambini in un mondo che sempre più cerca di riconoscersi per appartenenze multiple e per l'apertura verso l'altro, che, comunque, "l'altro" è sempre una differenza. Quindi, è una discussione che cerca di andare oltre al bambino in giallo, in rosso o in blu (questi sono i colori dei grembiulini), per arrivare a Massimo, Francesca, Chiara, Mohammed, Letizia, ovvero a quegli oltre 9.000 bambini che frequentano le nostre scuole. D'altra parte, io credo che basti ricordare che la nostra Chiara, il nostro Mohammed, insomma, le nostre bambine e i nostri bambini sino a tre anni nei nidi non portano il grembiulino; quindi, non vi è una ragione pedagogica (perlomeno, il Coordinamento non l'ha rinvenuta) per cui sino a giugno la bambina o il bambino del nido, che ha tre anni, non porti il grembiulino e, poi, a settembre, quando inizia la scuola dell'infanzia, lo debba indossare. Io credo che questi siano gli aspetti più salienti che il Coordinamento pedagogico ha voluto trasmettere, attraverso di me, al Consiglio Comunale. Se è vero che la proposta è stata, in qualche modo, segnalata, perché il grembiulino eviterebbe di segnare le differenze e darebbe delle regole, tuttavia il Coordinamento pedagogico fa rilevare come lo stesso Gambarotta nella sua intervista ammetta che oltre il grembiulino ci sono anche le scarpe, ma comunque - dice il Coordinamento pedagogico - ci sono grembiulini di foggia diversa, qualcuno magari riciclato, qualcun altro invece un po' più griffato. Per quanto riguarda le regole, il Coordinamento pedagogico scrive: "Sulle regole sarebbe più opportuno chiederci se la divisa serva, in realtà, a creare più senso di appartenenza, piuttosto che ordine e regola. I nostri programmi pedagogici non sono certo distanti dal ragionare sulle regole, basti pensare all'attenzione e al ruolo che svolge il gioco nelle nostre proposte educative. E il gioco è proprio anche un modo e una forma di creare e di codificare delle regole". Grazie. PORCINO Giovanni (Presidente) Ho dimenticato di comunicare che il Consigliere Viale ha aggiunto la sua firma a questa richiesta di comunicazioni. Chiedo scusa al Consigliere Viale per non averlo comunicato. Ricordo i tempi di intervento: cinque minuti a Gruppo. La parola al Consigliere Marrone. MARRONE Maurizio Sono anch'io dell'idea che, forse, il dibattito è stato spropositato, però è anche vero che attira l'attenzione su quello che è un problema di mentalità, perché riguarda questa società, che sta vivendo degli sconvolgimenti sociali, li vive sulla pelle delle famiglie e, inevitabilmente, li vive anche sulla pelle, magari inconsapevole, di quei bambini che frequentano un livello iniziale di percorso formativo. Dico questo, perché, in realtà, io ho questa opinione personale, cioè che, purtroppo, dal Sessantotto in poi, tutto quello che è uniforme e tutto quello che è divisa, anche quando è completamente scisso dalla dimensione militare, venga comunque visto come il male assoluto, come una specie di residuo di fascismo e come una specie di mentalità militaristica. Ma non è così, perché, in un mondo in cui noi vorremmo ancora sperare che i bambini a quell'età così tenera siano ancora solo dei bambini, e non già dei rampolli di buona famiglia piuttosto che bambini di famiglie che, invece, devono lottare nella quotidianità per mettere insieme il pranzo con la cena, il grembiulino è, in realtà, una battaglia sociale, è uno strumento che consente di farli vivere, in quanto bambini, senza denotare già in quella fase provenienze famigliari, o differenze di estrazione; per carità, sono elementi che, magari, loro stessi non sono ancora in grado di comprendere, ma che con una nota di tristezza potrebbero già prevalere addirittura in quella sede. Quindi, io sinceramente non riesco a vedere, nella battaglia per l'individualità di bambini di quell'età, veramente un qualcosa che riguardi il progresso, o veramente qualcosa di positivo da perseguire. Vedo solo il rischio di porre le famiglie alla rincorsa del vestitino griffato, per cercare di fare buona figura a scuola, andando quindi ad inserire degli elementi di divisione, degli elementi di discriminazione in ambienti in cui, invece, tutto ciò non dovrebbe esserci. In qualunque altra città, forse, sarebbe un dibattito sterile, ma devo dire che noi parliamo da questi banchi, in particolare di questa parte, che sono ancora appestati dai profumi molto costosi di alcune grandi dame della politica e dei salotti radical chic di questa città, dalla Fornero alla Christillin, per cui, in realtà, in una città come questa, io sono dell'idea che anche solo con un gesto simbolico, come promuovere un grembiulino, si possa andare nella direzione di una coscienza di uguaglianza sociale o quantomeno educativa, in termini di uguaglianza sociale, che di sicuro non possono essere sacrificati sull'altare di un'ostilità ideologica all'uniforme che, veramente, non ha senso di esistere. PORCINO Giovanni (Presidente) La parola al Consigliere Curto. CURTO Michele Presidente, intervengo solo per capire se il grembiulino indossato dal Consigliere Viale rappresenti una forma... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Allora, giacca. Intervengo per capire se la giacca indossata dal Consigliere Viale sia una forma consona di abbigliamento in Aula. Ma, soprattutto, potrebbe suggerire un nuovo criterio, relativamente al fatto se unisca o divida all'interno questo Consiglio Comunale. Inoltre, chiedo al Consigliere Viale perché abbia scelto il grembiulino, anzi, la giacca, di colore azzurro. PORCINO Giovanni (Presidente) Consigliere Viale, il Regolamento prescrive di indossare giacca e cravatta. La parola al Consigliere Viale. VIALE Silvio Stiamo parlando del fatto che non c'è una divisa omologata per gli asili, mentre c'è una giacca omologata per il Consiglio? La giacca della Consigliera Genisio mi starebbe benissimo allo stesso modo. PORCINO Giovanni (Presidente) Consigliere Viale, non ci sfugge la provocazione, ma capirà che non posso consentirle di stare in Aula con quell'abbigliamento. VIALE Silvio Non è una provocazione, assolutamente. È un modello estivo, molto leggero e comodo. Ha anche la lunghezza della giacca, come vede. PORCINO Giovanni (Presidente) Consigliere Viale, la richiamo formalmente e la invito ad indossare giacca e cravatta. |