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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 9 Giugno 2014 ore 10,00
Paragrafo n. 13
DELIBERAZIONE (Giunta: proposta e urgenza) 2013-06583
EDIFICIO SITO IN VIA FRINCO N. 21. CAMBIO DI DESTINAZIONE D'USO DI FABBRICATO ESISTENTE DA RESIDENZA COLLETTIVA PER STUDENTI E PENSIONATO A RESIDENZA PRIVATA RICHIESTO AI SENSI DELL'ARTICOLO 5 COMMI 9-14 LEGGE 106/2011. PERMESSO DI COSTRUIRE IN DEROGA AI SENSI DELL'ARTICOLO 14 D.P.R. 380/2001. APPROVAZIONE DEROGA.
Interventi

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Passiamo all'esame della seguente proposta di deliberazione n. mecc.
201306583/020, presentata dalla Giunta Comunale in data 4 dicembre 2013, avente
per oggetto:

"Edificio sito in via Frinco n. 21. Cambio di destinazione d'uso di fabbricato
esistente da residenza collettiva per studenti e pensionato a residenza privata
richiesto ai sensi dell'art. 5 commi 9-14 Legge 106/2011. Permesso di costruire in
deroga ai sensi dell'art. 14 D.P.R. 380/2001. Approvazione deroga"

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Comunico che in data 19/12/2013 la competente Commissione ha rimesso il
provvedimento in Aula.
La volta scorsa avevamo terminato la discussione ed eravamo al secondo
emendamento alla deliberazione.
L'emendamento n. 2, presentato dall'Assessore Lo Russo, recita:


FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola, sull'ordine dei lavori, al Consigliere Grimaldi.

GRIMALDI Marco
Prima della caduta del numero legale c'erano state delle richieste, vorrei sapere se è
stato depositato un altro emendamento o se c'è da parte della Giunta qualcosa da
aggiungere prima della votazione.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Non vi sono emendamenti.
La parola al Consigliere Levi-Montalcini.

LEVI-MONTALCINI Piera
Avevo fatto richiesta alla Conferenza dei Capigruppo di rimandare in Commissione
questa deliberazione, quindi vorrei sapere cosa è stato deciso.
In secondo luogo, siccome l'altra volta sono stata accusata dal Consigliere Viale di
non essermi documentata, ho la documentazione di quanto ho detto, quindi se poi mi
sarà concessa la parola, riferirò.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
In Conferenza dei Capigruppo è stata analizzata la sua richiesta e si è considerato, a
votazione iniziata, di non poterla accettare, per cui non è stato possibile dare seguito
alla sua richiesta.
In relazione a quanto chiesto dal Consigliere Grimaldi, non mi sembra che vi siano
informazioni o documentazioni aggiuntive allegate. Non mi pare che la Giunta voglia
intervenire.
Non essendoci altre richieste di intervento, pongo in votazione l'emendamento n. 2:
Presenti 24, astenuti 3, favorevoli 21.
L'emendamento n. 2 è approvato.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla proposta di deliberazione.
La parola, sull'ordine dei lavori, al Consigliere Curto.

CURTO Michele
Prima di esprimere la mia dichiarazione di voto, vorrei capire la situazione, perché la
scorsa settimana l'Assessore, se ricordo bene, risultava alquanto sorpreso alla
dichiarazione del Consigliere Levi-Montalcini, che dichiarava che la struttura
sarebbe abitata.
Come già ebbi modo di dire la settimana scorsa, non faccio parte della Commissione
Urbanistica, devo dire che conosco anche poco il tema, ho provato a documentarmi
per quanto possibile, ma ho fatto una cosa semplice, cioè sono andato in via Frinco
21, ho suonato i campanelli per cercare di capire se è presente qualcuno.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Scusi Consigliere, le chiedo solo di stare sul tema dell'ordine dei lavori.

CURTO Michele
No, guardi, non mi chieda scusa, cerchiamo di ottenere una risposta. A quanto
risulta, la casa è piena, praticamente per intero, poi non posso dare i quantitativi.
La domanda quindi, Presidente, se permette, è quella di capire se l'Assessore Lo
Russo ne è informato o meno, perché questo cambia il contenuto del provvedimento.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Però, questo, più che sull'ordine dei lavori, è una domanda mirata e fa parte di un
contraddittorio aperto la settimana scorsa, che si è concluso. Se l'Assessore adesso
ritiene di rispondere può farlo, però siamo in fase di dichiarazioni di voto.
L'Assessore intende... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). È ordine dei lavori,
quindi francamente non... (INTERVENTO FUORI MICROFONO).
La parola al Consigliere Grimaldi.

GRIMALDI Marco
Come si verticalizza la domanda? Gliela dico così: impostando una risposta.
A pagina 3 si dice: "L'immobile non è mai stato occupato e pertanto - Presidente
Carretta - non vi è alcuna attività economica in atto", quindi vorrei capire se queste
persone sono lì a titolo gratuito, per beneficio del dubbio, o come dice il Consigliere
Levi-Montalcini hanno affittato, il Consigliere Curto dice che temporaneamente… si
tratta di una frase molto chiara, vorrei capire se la deliberazione sta dicendo una cosa
probabilmente non a conoscenza della Giunta.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola all'Assessore Lo Russo.

LO RUSSO Stefano (Assessore)
Quello che posso dire è che, per l'applicazione della Legge n. 106/2011, lo stato di
occupazione dell'immobile soggetto a deroga è irrilevante ai sensi della normativa.
Questo è il risultato di una verifica fatta oltretutto dagli Uffici dell'Edilizia Privata
relativamente anche all'impianto giuridico.
Non c'è traccia nell'attuale normativa, né in atti deliberativi successivi adottati dalla
Giunta per mezzo di circolari esplicative, se lo stato di occupazione o meno
dell'immobile, oggetto della deroga in questione, sia rilevante ai fini della possibilità
o meno dell'applicazione della deroga medesima.
Sulla base di queste informazioni, evidentemente, non sussiste alcuna valutazione
sull'applicabilità della Legge n. 106/2011 in ordine allo stato di occupazione
dell'immobile in quel momento. Questo ovviamente è un elemento di rilevanza
giuridica forte.
Non sono andato a suonare i campanelli per tante ragioni, compreso il fatto che non
compete all'Assessore, ovviamente, né ai suoi Uffici, peraltro, fare questo tipo di
verifiche; pertanto, dal punto di vista formale, il fatto che l'immobile sia occupato o
meno non rileva ai fini dell'applicabilità o meno della deliberazione in questione.
Per quanto riguarda invece una considerazione più di carattere generale, mi pare del
tutto evidente che la deliberazione in oggetto pone in qualche modo l'esigenza - così
rispondo anche all'osservazione fatta in sede di dibattito dal Presidente Altamura
nello scorso Consiglio - e pertanto io do fin d'ora la mia disponibilità, quella degli
Uffici dell'Edilizia Privata e dell'architetto Cortese, quando il Presidente Carretta, e
a questo punto anche magari il Presidente Altamura lo riterranno, di venire in
Commissione a fornire un quadro più organico dell'applicabilità o meno della
normativa, perché, come ho avuto modo di dire in sede di dibattito e in Commissione
più volte, come peraltro mi è parso di poter affermare in Aula nell'ambito delle
discussioni fatte sulle altre deliberazioni già sottoposte e approvate dal Consiglio
Comunale, si ragiona, nel caso dell'applicazione della Legge n. 106, con l'approccio
del caso per caso. Tant'è che gli atti deliberativi del Consiglio, come i Consiglieri
avranno avuto modo di vedere, si riferiscono a specifici interventi e non hanno
pertanto validità generale sull'intero comparto della Città di Torino.
Questo è un elemento dirimente, che evidentemente consente di acquisire elementi
conoscitivi anche in ordine ai criteri di applicabilità della Legge n. 106, mano a mano
che vengono presentate le istanze formulate dai privati agli Uffici dell'Edilizia
Privata di piazza San Giovanni. Ovviamente siamo in fase di prima applicazione di
questa Legge; non abbiamo al momento una normativa quadro regionale, che la
Legge n. 106 immaginava nel suo impianto generale attraverso una subdelega alle
Regioni, e quindi dando potestà legislativa alle Regioni, l'individuazione dei casi
specifici di applicabilità, la Regione Piemonte è sprovvista di questo inquadramento
normativo.
Il fatto che, pertanto, la Regione Piemonte sia sprovvista di questo inquadramento
normativo al momento, rende obbligo da parte dei civici uffici l'applicazione tout
court della Legge dello Stato, in assenza di interpretazione normativa regionale.
Questo elemento induce il settore economico, gli operatori, e soprattutto i
professionisti a sottoporre ai civici uffici una serie veramente ampia, mi si creda e ne
darò conto in Commissione, qualora questa cosa venisse calendarizzata, di possibili
casistiche di applicabilità.
Ovviamente l'auspicio politico dell'Assessore all'Urbanistica è che il prossimo
Consiglio Regionale affronti quanto prima, spero già entro la fine di quest'anno,
questa complessa materia in sede di variazione normativa, anche nelle more di quello
che invece pare essere in itinere la riforma del Titolo V, in ordine alle competenze
dello Stato che parrebbe, sulla base dell'attuale proposta, ritornare in campo
urbanistico alla competenza esclusiva statale.
Nelle more della riforma costituzionale, però, è obbligo politico - lo dico
sinceramente e lo auspico nei confronti di chi a breve si dovrà occupare in Regione
di questo tema - che si affronti con grande urgenza il tema della Legge Regionale di
applicazione del Decreto Sviluppo.
Tutto questo per togliere da una difficoltà interpretativa gli Uffici che, in assenza di
quadro normativo, ovviamente, devono adottare i principi di cautela e prudenza tipici
della Pubblica Amministrazione ma, nel contempo, adeguare le esigenze di rispetto
della normativa relativamente ai tempi certi in ordine alla risposta che
l'Amministrazione Pubblica, in virtù dei combinati disposti di normative che si sono
via via sovrapposti, hanno in qualche modo in obbligo verso il cittadino istante, che
può essere una società, un cittadino qualunque che produce un'istanza, di dare
risposte.
In assenza di questo quadro, in alcuni casi c'è un'oggettiva difficoltà interpretativa
della Legge n. 106/2011, corroborata dal fatto che la Regione non ha legiferato.
Credo che in questo ambito la questione dovrà essere quanto prima affrontata.
Ovviamente, tutta questa sorta di stratificazione di istanze, questo esame che viene
fatto caso per caso, come peraltro prevede la normativa specifica della deroga che
consegna al Consiglio Comunale la valutazione non - tra virgolette - "generalizzata",
ma sul singolo e specifico progetto edilizio, potrebbe indurre, qualora il Consiglio lo
ritenesse, l'esigenza, in vacanza di intervento normativo della Regione, di adottare,
per quanto riguarda la Città di Torino, alcuni criteri di carattere generale che abbiano
validità, essendo l'organo deputato alla concessione della deroga, il medesimo che in
qualche modo è titolato ad esprimere indirizzi di applicazione della Legge n. 106.
Potrebbe essere utile, credo, dopo l'estate affrontare questo tema in maniera un po'
più organica rispetto a quanto ha già fatto la Giunta Comunale adottando tre
deliberazioni di indirizzo, che però affrontavano singoli casi specifici, che di volta in
volta si ponevano all'attenzione, proprio in relazione all'istanza che veniva
preceduta.
Pertanto, credo che sia utile nei prossimi giorni, nelle prossime settimane,
compatibilmente con i tempi che avrà lo svolgimento del Consiglio e delle
Commissioni, fare una riflessione organica in sede di II Commissione, innanzitutto
per fornire al Consiglio gli elementi conoscitivi del quadro normativo entro cui
l'Amministrazione è tenuta a muoversi e, soprattutto, facendo emergere da un lato le
prerogative, dall'altro lato le responsabilità in capo ai singoli Consiglieri all'atto
dell'espressione del voto sulla deroga specifica al singolo progetto.
Pertanto, sono assolutamente disponibile - guardo il Presidente Altamura, in questi
termini - a produrre questa documentazione in Commissione e ragionevolmente,
qualora la Regione continui in questa inerzia che abbiamo vissuto in questi anni in
termini di propulsione normativa, che quindi costringe gli Uffici ad andare caso per
caso senza indirizzi regionali, ci faremo carico, come Città di Torino, di redigere una
deliberazione di indirizzi che il medesimo Consiglio, organo titolato all'espressione
delle singole deroghe sui singoli provvedimenti, può adottare autonomamente,
ovviamente nel quadro di legittimità normativa per poter favorire, comunque
indirizzare sul piano politico l'azione degli uffici amministrativi della Città, che sono
il front-office con cui si confronta la pluralità dei soggetti che si rivolge per le istanze
edilizie e che pertanto, ovviamente, in assenza di indirizzi specifici deliberati
dall'organo che deve esprimersi caso per caso, hanno l'esigenza di contemperare e di
verificare la congruenza dell'istanza con il quadro normativo vigente, che ad oggi è
unicamente la Legge n. 106/2011, perché - ribadisco - non c'è alcun indirizzo
normativo approvato che aiuta in questi termini.
In sintesi, se non lo farà la Regione, credo sia utile che lo faccia il Consiglio
Comunale di Torino.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Levi-Montalcini.

LEVI-MONTALCINI Piera
Voterò contro questa deliberazione e spero che ci siano altri Consiglieri che mi
seguano.
Il primo punto è questo, Assessore: lei sta parlando di edifici occupati, ma da
ristrutturare e rifare. Questo è un edificio nuovo, appena finito, che ha appena avuto
il permesso di abitabilità; quindi il fatto che sia usato dopo la ristrutturazione, vuol
dire che non rientra nella Legge n. 106.
Per quanto riguarda il secondo punto, è vero che mi avete insegnato - e me l'avete
dimostrato con il famoso "diamante" - che quanto scritto in descrittiva non ha valore
ai fini dell'atto deliberativo, ma in questo caso veramente direi che siamo usciti dai
binari, nel senso che se si dice...

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Prego, Consigliere Levi-Montalcini, non deve chiudere il tempo, altrimenti riparte.

LEVI-MONTALCINI Piera
…se si dice che si chiede l'applicazione della Legge n. 106...
Assessore, sto parlando con lei. Anche se c'è l'architetto, purtroppo sto parlando con
lei!
Lei ha detto che viene richiesta una variante secondo la Legge n. 106 perché il
costruttore rischia il fallimento, poiché non riesce a ricavarne un utile.
Questo è falso, perché molti alloggi sono occupati, altri sono affittati a studenti che
in questo momento sono tornati a casa. Risulta anche che l'affitto sia abbastanza
elevato, tutto sommato, per cui direi che il costruttore ha il suo ritorno economico
dall'operazione.
Ribadisco il fatto che se acconsentiamo a dare il permesso di vendere questi alloggi
come residenze private, mentre la destinazione d'uso del terreno è servizi privati, si
crea un problema poi per i successivi atti di vendita e per le successive
ristrutturazioni dell'immobile.
Per cui, prima di andare avanti, le chiederei di sospendere questa deliberazione, di
aspettare, di parlare con il nuovo Governo della Regione, di vedere se hanno
intenzione di procedere rapidamente alla definizione delle norme con cui muoversi
per applicare questa Legge e non andare avanti accelerando solo per svicolare e per
passare attraverso le maglie larghe esistenti in questo momento.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Altamura.

ALTAMURA Alessandro
Ringrazio ovviamente l'Assessore per aver ripreso il tema della discussione
dell'ultimo Consiglio, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti legati alla dinamica
della normativa, all'applicazione del "Decreto Sviluppo".
Resto più sul piano generale, entro poi nel merito della deliberazione su un punto in
modo particolare. Sul piano generale, come lei ricordava, avevo avanzato una serie di
perplessità che andavano anche nella direzione di meglio identificare i parametri di
riferimento in assenza di un quadro normativo regionale, come abbiamo già ripetuto
più volte, che permettesse un'analisi di riferimenti sul territorio legati ovviamente
alle aree da recuperare, alle aree dismesse in modo particolare, che fossero
minimamente coordinate anche con la situazione del territorio cittadino.
Come avevo sottolineato, anche se solo brevemente, voglio farlo in modo un po' più
approfondito e pungente in questo mio intervento, l'aspetto che evidentemente non
sfuggirà all'Assessore all'Urbanistica di questa Città è che oggi allo stato attuale, in
mancanza degli indirizzi che - come lei ha detto giustamente - possono essere o
troppo specifici, quindi legare, a fronte di una casistica ancora parziale, che quindi
non può permettere ovviamente l'elaborazione di un quadro generale di riferimento
che la Città dovrebbe fare e, quindi - fra l'altro, apprezzo il fatto che lei comunque si
sia impegnato con questo Consiglio Comunale, a presentare nel più breve tempo
possibile, mi sembra che lei abbia detto dodici, ventiquattro mesi -, credo che
l'impulso da dare alla Regione su questo tema sia importante, a maggior ragione a
fronte delle L1, L2 in deroga e della discussione che riguarda soprattutto le
piattaforme commerciali, che atterrano sul territorio cittadino. Assessore, vorrei che
lei fosse attento su questo punto, perché questa è una discussione che abbiamo già
fatto, quindi vorrei solo ricordargliela, lei era sui banchi del Consiglio quando si
discuteva delle piattaforme commerciali e lei sa perfettamente che la Città le
autorizza fino a 2500 metri quadri di superficie di vendita. Questo tema non può
essere considerato marginale in un momento di fortissima crisi del tessuto
commerciale imprenditoriale di questa Città.
Allora, la mia preoccupazione - lo dico anche da ex Assessore alle attività produttive
- è proprio rispetto alle dinamiche regionali, e con l'Assessore Casoni su questo tema
si era discusso a lungo, cercando di identificare almeno alcuni parametri, che fra
l'altro lei dovrebbe accelerare, per esempio, rispetto alle ZUT, è uno di quei temi su
cui per esempio questa Città dovrebbe confrontarsi. Le Zone Urbane di
Trasformazione oggi sono obiettivamente da ridisegnare, anche rispetto ad un tessuto
della Città urbanistico che è profondamente cambiato in dieci anni. Ribadisco anche
il tema che dopo trecento Varianti al Piano Regolatore, lo stesso Piano Regolatore
della Città di Torino, che è datato 1993, avrebbe bisogno di essere aggiornato, ma
questo sarà ovviamente argomento di altra discussione.
Però, se accetto la sua sollecitazione ad intervenire rispetto a questo tema, ribadisco
che se è vero, come lei ha detto, che i casi specifici, legati ovviamente alle istanze dei
privati, parliamo dei box, parliamo di aree ovviamente dismesse, possono ancora non
rappresentare una casistica completa e, quindi, è condivisibile la sua preoccupazione
di identificare delle linee di indirizzo che arrivino in Consiglio e che vengano
approvate, che rischiano di essere dei paletti troppo rigidi o talmente labili come
confini, da essere totalmente inutili, però, questo è un impegno che, secondo me, con
il Consiglio Comunale lei, Assessore all'Urbanistica della Città di Torino, deve
prendere.
Aggiungo e concludo, Assessore, che l'osservazione di qualche mio Collega mi ha
lasciato alcune perplessità che con un piccolo intervento di buona volontà potrebbero
essere almeno formalmente superate, però sinceramente le chiederei a pagina 3,
ultimo capoverso, di intervenire su quella frase, perché onestamente ho già avuto
modo di avere dei grattacapi da un suo predecessore all'Urbanistica, per frasi inserite
in una deliberazione, non vorrei ricominciare con lei.
Quindi gradirei veramente un emendamento rispetto alla frase che dice: "L'immobile
non è mai stato occupato".

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Ricca.

RICCA Fabrizio
Siccome siamo in fase di votazione, volevo capire se tecnicamente si può procedere
ad emendare la deliberazione. Credo che sia una cosa non fattibile tecnicamente,
quindi nel caso vorrei capire come pensa di procedere la Presidenza.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Ritengo che questo emendamento non vada a toccare emendamenti già approvati, è
mia facoltà, prima della votazione di una deliberazione, accogliere, ovviamente, in
via eccezionale, come qualche volta è accaduto, un emendamento.
Tengo presente anche che non vi è nulla di contrario, cioè non vi è sul Regolamento
qualcosa che dica che non si possa fare.
La parola al Consigliere Curto.

CURTO Michele
Consigliere Ricca, credo che faccia bene il Presidente ad accogliere un eventuale
emendamento in tal senso e a risolvere e benissimo ha fatto il Collega Altamura a
chiederlo, perché sarebbe palesemente incredibile approvare un atto che sa già
benissimo che viola la realtà e lo stato di fatto. Temo però, Consigliere Altamura, che
questa cosa non sia sufficiente.
Mi spiego. Se l'Assessore Lo Russo non era a conoscenza che lo stabile fosse
abitato, immagino che l'Assessore Lo Russo non sia in grado di dire che tipo di
contratti sono stati stipulati da parte locataria/locatore e, se non sappiamo che tipo di
contratti sono stati stipulati, non possiamo sapere, o meglio, viene meno una delle
prerogative sulle quali votavamo l'atto, perché diverso era se non c'erano attività
economiche, ma se ci sono delle attività economiche di locazione, non sappiamo di
che natura siano, cioè se siano di natura temporanea, così come previsto dalla
struttura, e quindi riconducendola al concetto dello studentato, o di altra natura.
Assessore, prendetevi il tempo per fare questa verifica. Non si esponga lei e gli
Uffici ad un rischio di questa natura, non garantisca lei per chi l'ha sostanzialmente
presa in giro, Assessore, non lo faccia, sarebbe un errore. Quindi le chiedo di
sospendere.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Liardo, sull'ordine dei lavori.

LIARDO Enzo
Volevo solo farle notare, non me ne voglia il Capogruppo Curto, non era un ordine
dei lavori, ma era un intervento. Certe discrezionalità sempre a seconda da che parte
arrivano.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola all'Assessore Lo Russo.

LO RUSSO Stefano (Assessore)
Ho detto prima in premessa che la Regione non ha legiferato, ma non è che è stata
del tutto inerte, ha emanato una circolare interpretativa della Legge n. 106, di cui do
testuale lettura relativamente alla questione interpretativa di che cosa deve intendersi
per razionalizzazione del patrimonio edilizio esistente. Faccio riferimento al comma
9 dell'articolo 5 della Legge n. 106/2011: "Con razionalizzazione del patrimonio
edilizio esistente si devono intendere gli interventi volti a valorizzarne l'uso,
adeguandolo alle mutate esigenze funzionali, sia in termini edilizi che di destinazione
d'uso".
Questo è il testo della circolare regionale a cui noi, come Città di Torino, dobbiamo
fare riferimento, trattandosi di una Città situata nella Regione Piemonte.
Ne do rilettura: "Con razionalizzazione del patrimonio edilizio esistente", che è uno
dei sottopunti di applicazione del "Decreto Sviluppo", la Regione individua che "si
devono intendere gli interventi volti a valorizzarne l'uso, adeguandolo alle mutate
esigenze funzionali, sia in termini edilizi che in termini di destinazione d'uso".
Questa di cui stiamo discutendo è una variazione di destinazione d'uso, che
verosimilmente è atta a valorizzare l'immobile. Questo lo dice la Regione Piemonte
nella circolare, a cui ovviamente, in assenza di un quadro normativo e, comunque,
anche qualora adottassimo la deliberazione di indirizzi del Consiglio Comunale,
dovremmo in ogni caso fare riferimento nel campo di applicazione.
È chiaro che è una circolare regionale, non è un atto di Legge, ma, in assenza di
puntuali indirizzi, è nostro obbligo interpretare la norma conformemente a quanto
individuato dall'Ente sovraordinato che ha competenza giuridica a farlo. Ed è questa
la ragione, sommata al fatto che non esiste alcun riferimento esplicito né implicito
nella normativa relativamente all'occupazione o meno dell'edificio in oggetto, in
ordine all'applicazione o meno della Legge 106, il combinato disposto dell'assenza
di previsione normativa, esplicita o implicita sullo stato dell'occupazione e di quanto
testé letto, cioè l'indirizzo che viene dato al termine razionalizzazione del patrimonio
edilizio esistente, che è chiaramente assolutamente assimilabile a quanto stiamo
discutendo, rende sostanzialmente chiari, ovviamente nella prerogativa del Consiglio,
che è assolutamente sovrano nel concedere o meno la deroga al Piano Regolatore
relativamente a questo cambio di destinazione d'uso, i termini entro cui il Consiglio
Comunale è legittimato assolutamente.
Certamente, in questa cornice si deve muovere l'Ufficio preposto a raccogliere le
istanze dei privati e certamente è l'organo di Governo della Città, nel momento in cui
sottopone al Consiglio questo tipo di istanze.
Ribadisco che è prerogativa del Consiglio accettarla o meno, ma sul tema
dell'applicazione o dell'applicabilità, direi che si è chiarita ulteriormente questa
questione.
Faccio una breve considerazione personale politica, mi si permetta una breve
digressione di qualche minuto. Lo faccio come ragionamento generale: noi
oscilliamo in questo Paese tra due concezioni opposte, cioè da un lato abbiamo una
normativa urbanistica, figlia della Legge Astengo del 1977, nata e costruita
fondamentalmente per governare uno sviluppo spontaneo e, pertanto, concepita
anche dal legislatore regionale con un'impostazione tutta atta a normare fino al
livello di isolato le singole destinazioni d'uso funzionali allo sviluppo della Città;
perché? Perché negli anni Settanta, probabilmente il Consiglio Regionale era in
presenza di una Città che ha raddoppiato la sua popolazione in meno di otto anni ed,
evidentemente, c'era l'esigenza di normare questo tipo di impostazione.
Ed è questa la vera ragione per cui il Consiglio Comunale in questi anni, a valle
dell'approvazione del Piano Regolatore 1995, figlio di quella Legge, ha dovuto
variare il Piano Regolatore centinaia di volte. Perché pensate la discussione surreale
che abbiamo fatto in quest'Aula sul cambio di destinazione d'uso di Palazzo
Bricherasio, quando il Consiglio Comunale per due volte si è dovuto esprimere sul
cambio di destinazione d'uso di un piano di un palazzo, perché il quadro normativo è
figlio di quella logica lì. Pertanto, quello che capita è che, evidentemente, qualunque
tipo di impostazione e di variazione al nostro strumento urbanistico si trascina dietro
un appesantimento assurdo e difficilmente, credo, inspiegabile, nel momento in cui ci
si confronta anche con altre Regioni un pelo più evolute del Piemonte, o certamente
all'estero, nel provare a spiegare come mai l'Assemblea legislativa, o comunque il
Consiglio Comunale di una Città di un milione di abitanti deve esprimersi sul singolo
provvedimento, quando riguarda micro-porzioni di Città e - aggiungo una
considerazione politica personale - perdendo completamente di vista in molti casi nel
dibattito il vero ruolo che dovrebbe teoricamente avere l'Assemblea del Consiglio
Comunale, cioè disegnare le strategie di sviluppo ad una scala adeguata al rango
dell'Assemblea, che è un rango di Assemblea quantomeno cittadina e auspichiamo a
breve di Area Metropolitana.
A fronte di questo estremo, il Legislatore è intervenuto con una Legge che nello
spirito condivido totalmente, che è figlia di una logica che prova ad individuare
procedure più semplificate, proprio per evitare questo stillicidio di riflessioni e di
deliberazione dei Consigli Comunali.
Negli effetti, in termini del tutto teorici, potenzialmente scardina alla base
completamente qualunque tipo di valutazione di carattere urbanistico, in quanto, non
introducendo parametri sulla vetustà degli immobili, sul grado di occupazione, sulla
dimensione di applicabilità della Legge, non introduce nulla, introduce per Legge
una serie di elementi che di fatto sono all'opposto relativamente all'impostazione
culturale e dirigista che ha invece la Legge n. 56/77, ancorché modificata nell'arco
degli anni.
Il Consiglio Comunale, questo, come gli altri Consigli Comunali, si trovano in mezzo
a questi due estremi: da un lato una Legge e un Piano Regolatore che - scusate
l'espressione più o meno simpatica - prova a spaccare l'isolato in sotto-isolati,
addirittura arriva a definire a quale piano mettere le questioni; dall'altro, uno
strumento che potenzialmente va in deroga a qualunque tipo di intervento
programmatorio, a qualunque tipo di ragionamento urbanistico e di prospettiva di
sviluppo.
Penso che, oggi, siano maturi i tempi - e colgo questo spunto di riflessione generale -
per mettere mano pesantemente alla Legge Regionale n. 56/77, che è completamente
anacronistica e non consente in alcun modo lo sviluppo del nostro territorio, che,
infatti, deve essere supportato e non controllato, perché è cambiato il mondo. Dagli
anni Settanta al 2014 è cambiato il mondo e, oggi, abbiamo l'esigenza di strumenti
normativi e strumenti economici che servano a supportare lo sviluppo, non a
governarlo e controllarlo.
Dall'altro lato, è altrettanto evidente che ormai è emergenziale l'esigenza di toccare
la Legge Urbanistica Regionale onde poter mettere una pezza, qualora non lo faccia
il Governo nazionale, agli effetti potenzialmente dirompenti in termini di mancato -
in questo caso - controllo del processo da parte dei singoli Consigli Comunali.
In questo modo spero di avere risposto anche alle considerazioni del Consigliere
Curto, visto che comunque la Legge ed il nostro Statuto demandano l'ultima parola
in ordine alla concessione della deroga, che però, dal punto di vista formale e -
aggiungo - anche se riteniamo sostanziale, è coerente con il Decreto Sviluppo vigente
e la circolare Regionale emanata dalla Regione Piemonte.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Ho degli iscritti sul merito come dichiarazione di voto... (INTERVENTO FUORI
MICROFONO). Sì, eravamo in dichiarazione di voto, però essendo stato presentato
un emendamento, passiamo all'analisi di questo emendamento.
L'emendamento n. 3, presentato dall'Assessore Lo Russo, recita:


FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Nella narrativa, a pagina 3, eliminare l'ultima riga: "L'immobile non è mai stato
occupato e, pertanto, non vi è alcuna attività economica in atto:".
La parola al Consigliere Ricca.

RICCA Fabrizio
Il fatto che l'Assessore Lo Russo sia l'unico presente in Aula sui banchi della Giunta
non vorrei che fosse un segnale che le vogliono mandare i suoi Colleghi, anche
perché questo emendamento mi ricorda, in maniera molto più sintetica, una scena
vista circa un anno e mezzo fa relativamente ad un'altra proposta di deliberazione
(non voglio entrare nel merito di cose passate) e sicuramente non snatura la proposta
di deliberazione, ma cambia completamente il punto di vista con cui si guarda
l'Assessorato.
Noi discutiamo una proposta di deliberazione e gli emendamenti, arriviamo in
votazione e, a due minuti dal voto, una maggioranza che conta 28 Consiglieri si
accorge che dentro ci sono delle persone che hanno dei contratti e che bisogna
correre per fare un emendamento - quello che ci avete presentato adesso -, perché,
altrimenti, non si sa bene che cosa potrà accadere. Questa si può chiamare
semplicemente negligenza ed io mi vergogno di essere rappresentato da una Giunta
negligente. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Purtroppo, è anche la mia
Giunta.
Detto questo, non parteciperò alla votazione dell'emendamento (non votando
favorevolmente la proposta di deliberazione, sono contrario), perché voglio vedere
come andrà a finire. Entrerò nel merito della proposta di deliberazione in fase di
dichiarazione di voto, dicendo quello che penso di questo provvedimento. Però, in
questa occasione, voglio mettere in mezzo tutta la maggioranza, che si è accorta a
due minuti dal voto che ci sono dei problemi sulla proposta di deliberazione. Se non
siete capaci, andate a casa!

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Altamura.

ALTAMURA Alessandro
Intanto, ringrazio la Giunta per avere accolto la sollecitazione. Trovo quantomeno
singolare l'intervento del Consigliere Ricca, ancorché possa essere comprensibile,
visto che non è ancora conclusa o si è conclusa soltanto ieri sera la campagna
elettorale e quindi, forse, i toni sono ancora un po' figli dell'hybris e dei
combattimenti sul territorio della Lega, ma, per quanto sia inflessibile rispetto ad
alcune posizioni anche articolate che spesso propone la Giunta, in questo caso non
mi sento di non sottolineare come la proposta di deliberazione…e, forse, questo non
è definibile come negligenza, visto che, Consigliere Ricca, la discussione l'abbiamo
fatta lunedì scorso... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Lunedì scorso,
Consigliere Ricca! Mi perdoni ovviamente se la disturbo, poi mi inchino alla sua
esperienza nel settore, ma, se lei ha ulteriori elementi da darmi, io taccio
immediatamente, però, in assenza di questi elementi, le ricordo sommessamente che
il fatto che alcuni di questi vani fossero occupati è emerso durante la discussione di
lunedì scorso, quando, fra l'altro, il Consigliere Levi-Montalcini ha sollevato la
questione.
A fronte della questione sollevata e, ovviamente, anche del dibattito, oggi ci
ritroviamo qui a discutere. La Giunta sta dimostrando la buona volontà che è stata
richiesta anche rispetto al quadro generale normativo; sono d'accordo, anzi, mi fa
piacere che, per la prima volta, in Consiglio Comunale si sia discusso, anche se solo
per cinque minuti, di visione dell'urbanistica di questa Città; l'Assessore stesso ha
detto che la Legge del 1977 è superata e vetusta, ma, in realtà, gli strumenti attuali
sono altrettanto vetusti, come le ho detto, visto che il nostro Piano Regolatore del
1993 ha 300 Varianti e forse, rispetto al quadro di riferimento del territorio della
Città, andrebbe in qualche modo ripensato.
Visto che le ho sottolineato, Consigliere Ricca, come questa discussione verta sul
fatto che abbiamo chiesto un emendamento per cassare quella frase, aggiungo,
Assessore Lo Russo, che, proprio perché la proposta di deliberazione ha avuto la
richiesta di cambio di destinazione d'uso rispetto a questo sito a novembre e questo
atto è stato presentato dalla Giunta Comunale il 4 dicembre 2013, è possibile (non è
da escludere, ma è possibile) che, dopo sei o sette mesi, un operatore economico,
probabilmente in una situazione di grave difficoltà e criticità, abbia cercato in
qualche modo di non trascurare l'aspetto che stiamo discutendo in questo momento.
È anche vero che l'aspetto legato alla contemporaneità di quel capoverso della
proposta di deliberazione andava aggiornato e, ovviamente, doveva essere la Giunta
a farlo. Mi fa piacere che ci sia questo ravvedimento operoso ed apprezzo lo sforzo
anche rispetto al quadro generale normativo che abbiamo chiesto venga discusso
nelle Commissioni competenti con gli indirizzi che lei dovrà presentare.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
(INTERVENTO FUORI MICROFONO). Personalmente non ravvedo...
(INTERVENTO FUORI MICROFONO). Le permetto di intervenire, ma pensi
quante volte sarei dovuto intervenire io per fatto personale.
La parola, per fatto personale, al Consigliere Ricca.

RICCA Fabrizio
Presidente, lei può intervenire tutte le volte che vuole, nessuno l'ha mai messa in
discussione, almeno da questa parte dell'Aula.
Detto questo, la proposta di deliberazione è del 4 dicembre 2013 ed è andata in
Commissione la prima volta il 19/12/2013 fino a qualche settimana fa, per cui io
voglio dire che, se in sei mesi chi deve analizzare non analizza, è negligente.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Curto.

CURTO Michele
Intendo intervenire sull'emendamento proposto dall'Assessore Lo Russo.
Assessore, le ribadisco quello che le chiedevo prima, su cui non ho sentito che cosa
ha detto. Lei ci ha letto la circolare, che peraltro le ho sottratto, perché gliela volevo
citare, in quanto, da non esperto di urbanistica, leggo: "Esso riguarda esclusivamente
la razionalizzazione del patrimonio edilizio esistente, la riqualificazione di aree
urbane degradate, la riqualificazione di edifici a destinazione non residenziale
dismessi, o in via di dismissione, ovvero da ricollocare".
Mi sembra che rientriamo solo nel primo caso, la razionalizzazione del patrimonio
edilizio esistente. Poi, si specifica: "Con razionalizzazione del patrimonio edilizio
esistente si devono intendere gli interventi volti a valorizzarne l'uso, adeguandolo
alle mutate esigenze funzionali, sia in termini edilizi che di destinazione d'uso".
Scusi la ridondanza, però dalla proposta di deliberazione che ha presentato (e che io
non ho esaminato in sede di Commissione) leggo che l'interesse pubblico sul quale
noi dovremo pronunciarci sta nella difficoltà dell'operatore di svolgere il compito per
cui ha costruito quella struttura, cioè una residenza collettiva. Però le date parlano
chiaro, perché, a dicembre, si ottiene l'autorizzazione edilizia… (INTERVENTO
FUORI MICROFONO). Le dica lei le date. (INTERVENTO FUORI
MICROFONO). L'agibilità. A marzo si fa la richiesta che poi porta a questo atto. E
oggi, proprio mentre votiamo - a questo proposito ha ragione il Consigliere Ricca -,
scopriamo che, in realtà, la residenza collettiva funziona, perché, Assessore, non solo
quella residenza è piena, ma, quando ho chiamato l'agenzia che si occupa della
locazione (perché, oltre a suonare i campanelli e disturbare la povera gente, ho deciso
di chiamare anche l'agenzia), mi ha detto che hanno una sola disponibilità, affittano a
600,00-700,00 Euro un bilocale e la struttura è piena. Ma dov'è la mutata esigenza?
Non capisco. Dove starebbe l'interesse pubblico? Non capisco.
Assessore, come le ho già detto, questo emendamento va nella direzione giusta;
sospenda la proposta di deliberazione ed accerti se esiste effettivamente l'esigenza,
cioè se quella residenza collettiva non riesce a vivere la sua vita di residenza
collettiva e, quindi, deve andare incontro ad una mutazione genetica autorizzata da
quest'Aula, perché, altrimenti, questo emendamento non è sufficiente.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Scusate, concludiamo il dibattito di... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Sì,
Consigliere, ma dobbiamo andare avanti.
La parola, sull'ordine dei lavori, al Consigliere Liardo.

LIARDO Enzo
Si continua a chiedere di sospenderla, ma non si può, visto lo stato in cui è arrivata la
proposta di deliberazione. Procediamo ed andiamo avanti, perché abbiamo delle
proposte di ordine del giorno...

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola, sul merito dell'emendamento, al Consigliere Viale.

LIARDO Enzo
Il mio intervento era sull'ordine dei lavori, Presidente. Me ne dia atto.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Certo, l'ho fatto.
La parola al Consigliere Viale.

VIALE Silvio
Colgo con favore l'emendamento, che non modifica assolutamente la questione, e mi
diverto un po' a vedere i Colleghi arrampicarsi sui muri, perché, quando io apro
bocca, cerco sempre di parlare pensando a quello che dico ed informandomi.
L'Assessore è stato accusato di non essersi accorto di qualcosa e di non aver
nemmeno provveduto negli ultimi giorni a passare in via Frinco o, almeno, a
guardare su Google Maps. Quando il Consigliere Levi-Montalcini ha detto che era
occupato, sono andato la sera stessa a vedere la situazione ed ho scoperto che, appeso
alle due vetrine, c'è un cartello in cui è scritto: "Affittasi per uso temporaneo bilocali
arredati". C'è la sede di Bertolino, che occupa due numeri, ci sono 48 campanelli
(non li ho suonati, perché non sono così maleducato) e, guardando i balconi e le
finestre (due avevano le tendine, in uno c'era una bici, e un altro ancora), quattro o
cinque appartamenti sono apparentemente occupati. Poi ho consultato Google Maps,
che fa una panoramica completa di tutto l'edificio. Non so a che data risalga, ma vi è
una parte che è completamente chiusa, mentre, dall'altra parte, ci sono alcuni
appartamenti, alcuni bilocali (con una bicicletta, con una bandiera cubana ed altro).
Quindi, qualunque Consigliere Comunale... (INTERVENTO FUORI MICROFNO).
Cubana non lo so, perché è uguale, ma ha le strisce rosse e gialle. Per cui può darsi
che sia un'altra...

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Intervenga sul merito, gentilmente.

VIALE Silvio
Ovviamente, ho detto cubana in omaggio agli amici e compagni di SEL, che si sono
subito esaltati a vedere un avamposto di libertà in via Frinco.
Quello che mi chiedo è che la questione è abbastanza poco seria, perché, se chi ha
questo stabile non occupato e vuoto da più di un anno ormai, lo affitta in modo
transitorio, non vuol dire che sia tutto pieno e che l'attività economica funzioni.
Affittare ogni tanto, per uno o due mesi, per uso transitorio alcuni bilocali non
equivale ad averli tutti pieni.
Ho capito che per voi il fatto che uno faccia profitto è il massimo del peccato, ma io
sono convinto che, invece, in un Paese normale la gente investe i soldi e cerca di
guadagnarci, purché sia legittimo.
È una cosa più che legittima chiedere al Comune una modifica, secondo una Legge
che si può anche non condividere, che però, lo ribadisco, è stata fatta da un Governo
che appoggio e che SEL non appoggia, quindi mi pare normale che SEL abbia una
posizione anche critica all'origine, mentre io, pur essendo critico per alcuni versi, lo
ritengo il male minore, che aveva una finalità ben precisa...

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La invito a concludere il suo intervento, Consigliere Viale.

VIALE Silvio
…e mi pare che la questione sia abbastanza irrilevante. Dopodiché, al n. 5 di via
Frinco, lo dico in modo molto franco, c'è un palazzo, della stessa struttura e
probabilmente fatto dalla stessa impresa, di edilizia privata, in cui tutti gli
appartamenti sono occupati.
Siccome stiamo discutendo di quanti sono gli appartamenti occupati e di chi deve
andare a suonare i campanelli, visto che sono passato un paio di volte ed ho scoperto
dov'era - prima non lo sapevo -, dico semplicemente che non mi pare che la strategia
imprenditoriale ed immobiliare di questa Città cambi perché un imprenditore, che ha
tentato un investimento che avrebbe portato fino alla fine (anche, magari, non
guadagnandoci, ma rimettendoci), prova l'opportunità di tentare una nuova strada -
ma non è detto che la nuova strada funzioni -, visto che la Legge lo permette, in
quanto il Consiglio Comunale può benissimo rifiutare; però, non andiamo a
scomodare i massimi sistemi, perché mi sembra abbastanza ipocrita.
Credo che sia legittimo dare questa opportunità. Si tratta di 48 bilocali (se i
campanelli corrispondono) ed auguro a chi li ha costruiti di riuscire ad occuparli in
qualche modo, perché il rischio è che arrivi alla fine, con il clima che c'è in questa
città, ed i locali rimangano vuoti comunque, al di là della modifica.
Se, poi, la Legge permette a qualcuno di guadagnare un po' di più rispetto a quello
che poteva, fa parte delle regole del gioco, nel senso che la Legge lo permette e non
sta sicuramente a me entrare nel merito di una Legge del Governo, in qualche modo
interpretata dalla Regione - auguro al Presidente Ferraris di fare l'Assessore
all'Urbanistica, come dicono i rumors -, ed il Consiglio Comunale deve solo
prenderne atto e, in qualche modo, approvare. È legittimo che ogni Consigliere
esprima la sua opinione, ma mi sembra che stiamo facendo una tragedia esagerata
per una questione, tutto sommato, ridimensionata.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Magliano.

MAGLIANO Silvio
Ringrazio i Consiglieri anche della possibilità di intervenire. Secondo me, il
problema che abbiamo in quest'Aula...

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Stiamo intervenendo sull'emendamento.

MAGLIANO Silvio
Intervengo su tutto, perché, a forza di interventi sull'ordine dei lavori, non la finiamo
più.
Secondo me, in quest'Aula abbiamo un problema con la parola "sviluppo" ed
abbiamo un problema con quella che è definibile come la gerarchia delle fonti.
Infatti, al di là del fatto se sia occupata o meno - non mi sono addentrato come il
Consigliere Viale a guardare che cosa era occupato e che cosa non era occupato -,
abbiamo, secondo me, un problema su che cosa intendiamo per residenza
universitaria, residenza ad uso temporaneo e residenza collettiva. Secondo me, c'è un
problema nel modo in cui affrontiamo le proposte di deliberazione e questo, però, lo
dico dal punto di vista dello studio delle stesse.
Quest'Aula o i Consiglieri che non sono d'accordo su questa questione, più che
venire a discutere con l'Assessore, dovrebbero fare incidentalmente ricorso alla
Corte Costituzionale, perché il vero problema è che questa è una Legge dello Stato.
Ho scoperto che, nel 2011, il Consigliere Viale appoggiava il Governo Berlusconi,
perché questa è una Legge Tremonti ed è una Legge che ha nella sua parola
"sviluppo" l'idea di che cosa ha senso fare e non fare.
Per quanto riguarda quello che diceva, invece, il Consigliere Levi-Montalcini, su
alcuni interventi che ha fatto in Commissione rispetto alla calendarizzazione dei
Decreti Sviluppo e, quindi, alla possibilità che ci sia un'operazione omogenea delle
Varianti urbanistiche (perché ogni Decreto Sviluppo chiede di fare una piccola
Variante e la fa in termini molto ridotti) si potrebbe aprire un ragionamento, ma non
un ragionamento che blocchi i Decreti Sviluppo. Da questo punto di vista (forse, lo
dico anche perché ho seguito questo tema in Commissione), se la Legge nazionale ci
permette di fare una cosa di questo tipo ed i Consiglieri sanno qual è l'attenzione che
i nostri dirigenti e funzionari mettono su ogni atto... Tante volte in Commissione ho
detto che forse dovremmo essere un po' più proattivi: se arriva in Aula un atto del
genere, vuol dire che rispetta qualsiasi tipo di norma nazionale e circolare regionale e
che non vi è nulla che sia in contrasto con la nostra Legge dello Stato.
Infatti, secondo me, il problema non è l'ammissibilità o meno di questo, ma l'idea
che abbiamo di sviluppo come Città, perché, invece di parlare delle Varianti e di
quello di cui l'Assessore Lo Russo discuteva sui giornali (cioè di che Città vogliamo
discutere e di quali siano le nostre prospettive), noi discutiamo di extra oneri di
120.000,00 Euro. Tra l'altro, vorrei anche chiedere alle componenti più dogmatiche
su questo argomento se questi extra oneri potrebbero permettere a questa Città di
svendere meno asili e di mantenere più partecipazioni sull'attività pubblica, perché
dovremmo fare attenzione a questo.
Da questo punto di vista, mi piacerebbe capire quanti Decreti Sviluppo abbiamo in
cantiere e quanti extra oneri potrebbero arrivare alla nostra Città, perché - lo dico
anche ai Consiglieri dell'opposizione -, magari, mettendone in fila uno dopo l'altro,
questi sono 120.000,00 Euro, ma, a mio parere, la cifra è destinata a salire
considerevolmente; non parliamo di 120.000,00 Euro, ma parliamo di milioni di
Euro che, insieme, permetterebbero a questa Città di abbattere il debito, di fare degli
investimenti o, comunque, di non dover vendere dei servizi che abbiamo in questo
momento.
Mi scuso con il mio Capogruppo, ma ritengo che sia una misura adeguata tutte le
volte che ci sarà un Decreto Sviluppo, indipendentemente dall'appartenenza ad un
Partito o meno, perché, tra l'altro, i Consiglieri sanno che in alcune Amministrazioni
i Decreti Sviluppo passano in Aula, mentre in altre no (possono essere fatti
direttamente dall'Assessore attraverso la Giunta), per cui si è scelto di portarli in
Aula. Da questo punto di vista, a mio giudizio, una variazione di questo tipo ha un
senso e, nello stesso tempo, quando parliamo di sviluppo, secondo me abbiamo delle
idee diverse; una parte dell'opposizione voterà comunque sempre contro, perché è
una proposta di un certo tipo di Giunta, mentre io penso che, quando si entra nel
merito delle questioni, invece si possa vedere una possibilità di cambiamento della
Città. Si tratta di un cambiamento che, come i Consiglieri sanno, non implica alcun
tipo di cemento in più, quindi non stiamo asfaltando dei prati attraverso l'utilizzo del
Decreto Sviluppo e quindi, Presidente, dichiaro per il verbale il mio voto favorevole.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Prima di concedere la parola sull'ordine dei lavori, vorrei sapere se vi sono ancora
interventi sul merito. La parola al Consigliere Grimaldi.

GRIMALDI Marco
Credo che dobbiamo stare nel merito dell'emendamento e mi dispiace che il
Presidente, invece di dirlo a quelli che hanno preso poc'anzi la parola, lo dica così in
termini preventivi.
Ringrazio chi ha depositato l'emendamento, quindi l'Assessore stesso, se ho capito
bene. Se uno scrive una parte nella narrativa, in cui ci sono le motivazioni che in
qualche modo ci portano a prendere in considerazione il testo, e se queste
considerazioni sono errate (perché, probabilmente, sono state fatte prima - è anche
possibile questo -, in quanto, mentre si predisponeva la proposta di deliberazione -
come diceva prima, forse, il Consigliere Altamura -, probabilmente l'immobile era
vuoto e non era occupato) e nel frattempo è successo altro, a me sembra del tutto
normale dire che almeno venga eliminato dalla narrativa quello che è un dato che,
ormai, è contestato, cioè quello in cui si dice che l'immobile non è mai stato
occupato e pertanto non vi è alcuna attività economica in atto.
Quindi, io voterò... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Infatti, mi ha
ascoltato? Ho detto che, anche fosse successo sei mesi fa, nessuno ha preso un
abbaglio, perché è semplicemente cambiata la condizione ed è giusto farlo notare
nella nostra discussione e, quindi, votare favorevolmente questo emendamento.
Anticipo che, insieme al Consigliere Curto, presenterò un secondo emendamento,
perché, oltre a questo piccolo fatto, nella pagina successiva (se vuole lo anticipo, così
non devo rispiegarlo), si dice che: "In relazione al carattere derogatorio, la
sussistenza del concreto e specifico interesse pubblico (...)", quindi c'è un interesse
pubblico, che, ovviamente, è identificato dai proponenti nel dircelo. Sapete dove
sarebbe un interesse pubblico? Nella difficoltà di trovare operatori interessati alla
gestione di residenze collettive, a causa della particolare situazione economica.
Ha ragione il Consigliere Curto quando dice che, allora, quelli che sono in atto sono
contratti in contrasto con quello che c'è scritto oggi nella proposta di deliberazione.
Perché, oggi, sempre a pagina 4 c'è scritto: "In attuazione delle citate norme del
P.R.G., nelle aree normative 'SP' poste nella parte piana della città non è ammesso
l'insediamento della destinazione residenziale privata, consentita, viceversa, nella
zona collinare".
Visto che, di fatto, ci stanno dicendo che non riescono a darla ad un gestore che fa
residenze collettive e, dall'altra parte, che attualmente non è ammesso l'insediamento
dell'edilizia residenziale privata e che è un interesse pubblico concreto e specifico
quello di identificare la difficoltà di trovare operatori interessati alla gestione di
residenze collettive, mi chiedo se siamo proprio sicuri che non stiano facendo
residenze collettive e, quindi, stiano facendo residenza privata. Perché, se fosse così,
attualmente andrebbero in contrasto con il Piano Regolatore.
Delle due, l'una: o votiamo anche questo secondo emendamento, in cui almeno
togliamo questo interesse pubblico (perché non lo vedo, soprattutto nel dire che
questo non riesce a gestire delle attività collettive, in quanto, qualora invece fosse
vero che le gestisce, sarebbe in contrasto con il Piano Regolatore) e, pur votando
personalmente contro la proposta di deliberazione, almeno voi vi tutelate se voterete
a favore, oppure la sospendiamo, come chiedeva il Consigliere Curto, e, come
avevamo detto, scusateci se stiamo facendo in Aula la discussione, ma non l'abbiamo
voluta noi. Qualche Consigliere, in particolare il Consigliere Viale, ci ha chiesto di
mandarla in Aula senza richiedere la calendarizzazione in Commissione, per cui
almeno non ci fate la predica sul fatto che ne stiamo discutendo in questa sede. Non
ne abbiamo avuto la possibilità: l'abbiamo discussa una volta, abbiamo chiesto di
ricalendarizzarla, ma non è stato fatto e, adesso, siamo in Aula a discuterne.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Non ho altri iscritti per intervenire sull'emendamento n. 3.
La parola, sull'ordine dei lavori, al Consigliere Ricca.

RICCA Fabrizio
Vista quella che è la discussione e visto che giovedì è programmato un altro
Consiglio Comunale, chiedo di sospendere questa proposta di deliberazione; nel
caso, chiedo che la mia richiesta venga posta in votazione.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola, per la replica, all'Assessore Lo Russo.
Intanto, sto verificando l'emendamento.

LO RUSSO Stefano (Assessore)
Il Consigliere Grimaldi ha centrato il punto stavolta, nel senso che... (INTERVENTO
FUORI MICROFONO). No, ma prima, infatti… Non ho alcuna difficoltà, l'ho
presentato io perché, effettivamente, era un refuso... (INTERVENTO FUORI
MICROFONO). Nel senso che ha ragione quando mette in evidenza la definizione di
collettiva-non collettiva in ordine all'applicabilità o meno.
C'è un piccolo problema, Consigliere Curto: purtroppo, non abbiamo normato nel
nostro Piano Regolatore che cosa è collettiva e che cosa non lo è e che cosa è
temporanea e che cosa non lo è. Quindi, il dettaglio da lei evidenziato non è al
momento nella soluzione e nella disponibilità neanche degli Uffici, in quanto,
ammesso e non concesso che il suo ragionamento sia valido, nel nostro Piano
Regolatore non esiste una definizione che lo individua in maniera puntuale - torno
anche a ribadire che dobbiamo ricordare che il nostro Piano Regolatore è figlio di
una cosa del 1995 - e che entra nel merito di quelle che sono le considerazioni da lei
esposte e che, quindi, potenzialmente consente di includerlo o di escluderlo sulla
base delle sue riflessioni.
Per questa ragione, pur capendo il senso dell'emendamento, in ogni caso non posso
dire che sia un emendamento che mi trova d'accordo, perché non è che tutela di più o
di meno, ma non è normato e, quindi, al momento non è possibile andare a discutere
ed a disquisire sul fatto di che cosa sia una residenza collettiva e di quale sia
l'utilizzo temporaneo o meno in assenza di una previsione di Piano Regolatore ad
identificarli.
Però, Consigliere Curto, per il ragionamento che facevo prima, anche qui cerchiamo
di essere un po' pragmatici, perché spero che nella successiva proposta di
deliberazione, che è di grandissima importanza per la Città (in quanto diciamo che
diamo una soluzione ad una vicenda che da oltre 20 anni impegna la zona Nord di
Torino e mi riferisco alla discussione della Variante n. 288 di Falchera), ci sarà lo
stesso afflato sulla collettivizzazione o meno delle residenze e, quindi, Consigliere
Grimaldi, che cosa viene collettivizzato o meno è un elemento che, ad oggi, non è in
qualche modo normato del nostro Piano Regolatore.
Per questa ragione, pur capendo e condividendo l'impostazione che è stata data nella
motivazione dell'emendamento, è complesso e sostanzialmente per noi non è
possibile togliere l'elemento relativo all'interesse pubblico sulla base del concetto di
residenza collettiva o meno, perché questo elemento non l'abbiamo codificato.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Intanto, ho ritirato l'emendamento n. 4. (INTERVENTO FUORI MICROFONO).
L'ho ritirato io, quindi vuol dire che è vidimato dagli Uffici. Sì, in quel senso lì. Non
l'ha ritirato lei, l'ho ritirato io. Mi scusi, l'ho accolto.
Adesso gli Uffici stanno distribuendo la copia.
Non essendoci altre richieste di intervento, pongo in votazione l'emendamento n. 3.
(INTERVENTO FUORI MICROFONO). Siamo in fase di votazione, non si può
sospendere. Abbiamo già risposto durante l'altro Consiglio, non si può sospendere
una proposta di deliberazione in fase... (INTERVENTO FUORI MICROFONO).
Gliel'abbiamo già detto lo scorso Consiglio, si può ritirare, ma l'Assessore non
intende farlo. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Gliel'ho già spiegato in
Conferenza dei Capigruppo, gliel'ho già spiegato durante l'altro Consiglio e glielo
rispiego adesso, non si può fare, Consigliere. (INTERVENTO FUORI
MICROFONO). Il Consiglio Comunale è sovrano, salvo quelle che sono o non sono
regolarità.
Presenti 26, astenuti 3, favorevoli 23.
L'emendamento n. 3 è approvato.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Passiamo all'analisi dell'emendamento n. 4, presentato dai Consiglieri Grimaldi e
Curto. Vi sono richieste di intervento? (INTERVENTO FUORI MICROFONO).
L'illustrazione è molto semplice, riguarda la soppressione del penultimo paragrafo.
Qual è il parere della Giunta?

LO RUSSO Stefano (Assessore)
Ho avuto modo di esprimermi prima; forse c'era un po' di distrazione in Aula, ma
ripeterò il concetto brevemente. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). No, lo
spiego, perché amo spiegare le ragioni delle scelte politiche ed ammorbare di
spiegazioni, anche se, alle volte, mi rendo conto...
Quello che sta alla base dell'emendamento proposto dai Consiglieri di SEL è un
ragionamento in punta di diritto corretto, ma che nel nostro caso specifico, non
avendo il nostro Piano Regolatore normato il concetto di residenza collettiva in
maniera puntuale, in qualche modo renderebbe del tutto fuorviante introdurre
l'elemento di rimuovere in maniera così puntuale, nel senso che, ovviamente,
richiederebbe un'indagine come quella che ha fatto il Consigliere Curto, adeguandola
attraverso la Conservatoria dei Registri Immobiliari, per vedere il tipo di contratto;
ovviamente, questo non è normato. Non essendo normato, il parere
sull'emendamento è negativo, in quanto l'eventuale rimozione dalla proposta di
deliberazione del capoverso eliminerebbe, di fatto, la dizione sull'interesse pubblico
e, in qualche modo, riteniamo che sia utile mantenerla.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Grimaldi.

GRIMALDI Marco
Spiego per quali motivi manterremo ugualmente questo emendamento.
Il primo motivo è che vogliamo togliere da questa proposta di deliberazione qualsiasi
interesse pubblico, perché per noi non c'è alcun interesse pubblico. Sono molto
contento che sia presente l'Assessore Pellerino, non solo perché ci rappresenta (in
quanto nostro Assessore in Giunta), ma perché mette al centro la contraddizione di
questa proposta di deliberazione. Dico di più: quando si cambia un fabbricato
esistente da residenza collettiva per studenti e pensionato a residenza privata,
bisognerebbe almeno verificare se è vero, posta la loro autodichiarazione, che non ci
sono interessi privati e pubblici ad avere lì una residenza collettiva. Quindi, questa,
intanto, la vorremmo togliere.
Secondo. L'Assessore, giustamente, ci dice che il nostro ragionamento ha un senso,
ma che nei nostri Regolamenti e nel nostro Piano Regolatore non si definisce così
bene che cos'è collettivo. Allora, mi chiedo: che permesso di costruire gli abbiamo
dato tre o quattro anni fa?
Terzo. Se è conforme al Piano, allora uno che ha residenze collettive, oggi, a parte
non riuscire a trovare un operatore che gliele gestisca tutte insieme, può fare quello
che vuole? Cioè, può affittarle a privati? Può, in qualche modo, darle
temporaneamente? Perché, se è così, se può già fare quello che vuole, che motivo c'è
di fare il cambiamento di destinazione d'uso?
Fate come volete. Noi vi diamo almeno la possibilità di dire che c'è un interesse
pubblico perché lui ha delle difficoltà nel piazzarlo sul mercato.
Diciamoci la verità; non ci dica, Consigliere Viale, che siamo contro il profitto o
contro gli interessi dei privati e non vendeteci come pubblico il problema che lui
vorrebbe farci più soldi. Non è un problema pubblico, è un problema del privato.
Non prenda a caso il Decreto Sviluppo per dirci che ci sono problemi a piazzare
residenze collettive studentesche e sociali in città, quando il Sindaco sta per fare un
Piano. Cioè, noi vogliamo dire a tutti gli operatori della città di venire qui, di fare
social housing e di fare residenze collettive per studenti e per anziani e, poi, al primo
che ci dice: "Scusate, ho finito di costruire a novembre, a marzo vi faccio l'istanza",
sapete cosa ne facciamo del Piano di Fassino sul social housing e sull'Università? Vi
risparmio dove ce lo mettiamo!
Quindi, io vi chiedo qual è oggettivamente l'interesse pubblico a fare questa cosa; vi
chiedo di votare l'emendamento n. 4 e, se la Giunta non ha ancora capito che deve
ritirare questo atto, di votare contro l'intera proposta di deliberazione.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Ricca.

RICCA Fabrizio
Annuncio che il nostro voto all'emendamento sarà favorevole.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Il parere della Giunta si era già espresso.
Non essendoci altre richieste di intervento, pongo in votazione l'emendamento n. 4:
presenti 31, astenuti 8, favorevoli 7, contrari 16.
L'emendamento n. 4 è respinto.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola, per dichiarazione di voto, al Consigliere Bertola.

BERTOLA Vittorio
Io sono stato qui tranquillo a sentire tutta questa discussione che, veramente, è un po'
ai limiti dell'assurdo, nel senso che sono contento di aver visto una parte della
maggioranza che, finalmente, legge attentamente una proposta di deliberazione, non
solo, ma solleva dei problemi palesi e non li manda avanti come se nulla fosse,
semplicemente perché la Giunta dice che le cose vanno bene così.
Quindi, in realtà, è un complimento alla maggioranza, almeno ad una parte della
maggioranza.
Però, devo dire che non ci voleva molto, nel senso che è bastato un unico passaggio
di questa proposta di deliberazione in Commissione per far capire a tutti quelli che
erano presenti di che cosa si stava parlando; veramente, eravamo tutti con gli occhi di
fuori, nel senso che il Decreto Sviluppo nasce come strumento per la riqualificazione
del patrimonio edilizio, ma con il senso di avere qualcosa di abbandonato di cui non
si sa che cosa farne e per evitare di avere un'area degradata, allora si deroga al Piano
Regolatore e quindi si concede di farne qualcos'altro, sperando che in questo modo
lo si possa riutilizzare.
Qui, nella versione torinese, è già diventato un modo per cui io costruisco un palazzo
e, finito di costruirlo, immediatamente, o dopo un anno, o dopo un brevissimo tempo,
dico: "Non mi piace quello che ho costruito, cambiamolo immediatamente", anche se
il degrado in questo elemento non c'è.
Invece, si dà sostanzialmente via libera ad un meccanismo che per noi è
potenzialmente piuttosto perverso, cioè quello di eliminare qualunque requisito del
Piano Regolatore, perché, a questo punto, basta costruire qualcosa in linea con il
Piano Regolatore e poi, alla fine, dire: "Però, non riesco ad usarlo, non riesco a
venderlo e quindi facciamo qualcos'altro che magari è più redditizio". Però, il Piano
Regolatore escludeva che ciò avvenisse proprio per via di un ragionamento, cioè non
a caso, perché non credo che il nostro Piano Regolatore si diverta ad escludere certe
destinazioni tanto per rompere le scatole al proprietario dell'area, ma perché c'è un
ragionamento dietro.
Tutto questo viene sostanzialmente eliminato, com'è avvenuto per il caso del
bowling di Mirafiori, che, forse, è il primo che abbiamo visto, anche se era un caso
diverso. Anche in questo caso vi è un'applicazione che, sostanzialmente, permette di
eliminare il Piano Regolatore.
A maggior ragione, però, questo succede quando poi si scopre che, in realtà, il
presunto degrado non c'è, perché se la struttura è occupata ed è già utilizzata
ampiamente, o non ampiamente, comunque è sede di un utilizzo anche parziale e non
è abbandonata a se stessa, non si capisce quale sia veramente il degrado e il pubblico
interesse nell'evitare un degrado che non c'è.
Faccio notare che io ho dei seri dubbi - non sono un avvocato - sul fatto che questa
cosa sia veramente legale, perché ho colto la citazione della Legge che ha fatto
l'Assessore, limitandosi però alle prime cinque parole, ma, se si legge tutta, il comma
9, articolo n. 5 (lo leggo, perché non so quanti Consiglieri della maggioranza abbiano
letto il testo di questo comma), è vero che dice: "Al fine di incentivare la
razionalizzazione del patrimonio edilizio esistente", però poi dice: "Nonché di
promuovere e agevolare la riqualificazione di aree urbane degradate con presenza di
funzioni eterogenee e tessuti edilizi disorganici o incompiuti, nonché di edifici a
destinazione non residenziale dismessi o in via di dismissione, ovvero da
rilocalizzare".
Io ho dei dubbi che questo "nonché" della Legge possa essere preso come
disgiuntivo.
Va bene se c'è da recuperare o riqualificare le aree degradate, oppure razionalizzare
il patrimonio edilizio, che vuol dire qualunque cosa. Per cui, a questo punto, se con il
Decreto Sviluppo si può fare qualsiasi cosa sia razionalizzare il patrimonio edilizio,
posso anche unire quattro appartamenti e trasformare il garage in casa. Cioè, tutto è
razionalizzazione del patrimonio edilizio.
Per cui, mi sembra molto più logica un'interpretazione in cui questo "nonché" non è
disgiuntivo, quindi il fine unico è di razionalizzare il patrimonio edilizio,
recuperando le aree degradate.
Dopodiché, ho visto la circolare interpretativa della Regione, che però non può avere
più valore della Legge, quindi ho i miei seri dubbi che questa interpretazione sia
corretta e che quello che stiamo per votare, anche se emendato, quindi tolte le palesi
falsità che c'erano scritte prima, sia in regola con la Legge.
Quindi, non ho capito se ci sarà poi qualcuno che porterà il caso presso i Tribunali
amministrativi, però la sostanza è che questo è un atto che non ha nessun pubblico
interesse, che dimostra, anzi, paradossalmente, il fallimento di Torino Città
Universitaria, se uno lo legge alla lettera, perché il fatto che non si riesca a far
funzionare una residenza universitaria nuova a dieci minuti dal Politecnico, vuol dire
che forse tutte queste vanterie su Torino Città Universitaria non hanno tutta questa
ragione d'essere.
Però, è una cosa che interessa al proponente privato, legittimamente, che cerca di
massimizzare il profitto che può realizzare nella propria operazione immobiliare, ma,
purtroppo - purtroppo per voi -, penso che il Consiglio Comunale non dovrebbe
pensare all'utile del privato, ma dovrebbe pensare alla pianificazione generale della
città.
Quindi, potrei ancora capire e prendere in considerazione una richiesta che venisse a
fronte di un palazzo costruito e lasciato vuoto che non si riesce ad affittare in nessun
modo e che rischia di diventare un punto di degrado per tutto il quartiere, ma, di
fronte ad un edificio che è affittato, almeno in parte, se non in tutto, secondo quello
che ha detto anche il Consigliere Curto, che comunque ha dentro delle persone, degli
Uffici, che fa girare dei soldi, anche se non sappiamo nemmeno quanti, quali, come e
perché, quindi che non presenta alcun elemento di degrado particolare, francamente
mi sembra palese che quello che stiamo approvando non è in linea né con il Decreto
Sviluppo, né con lo spirito della Legge delle norme urbanistiche e quindi che serve
semplicemente all'interesse di qualcuno che ne trarrà un beneficio.
Per questo motivo, il nostro voto sarà ovviamente contrario.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Ricca.

RICCA Fabrizio
Il mio voto contrario a questa proposta di deliberazione è principalmente il voto
contrario ad un Decreto Sviluppo che, dal mio punto di vista, nasce con una
prerogativa giusta, ma poi sfocia, come in questi casi, in situazioni sbagliate.
Dico questo perché questa Amministrazione ha dato prova che, quando vuole, con il
sistema tradizionale, in due mesi riesce a far passare una Variante dall'approvazione
all'adozione fino alla votazione finale, quindi in maniera assolutamente trasparente.
Penso alla Variante della Continassa, che in un mese e mezzo è stata portata in
Giunta, è stata votata dalla Giunta, è passata la prima volta in Aula, è ritornata
esattamente un mese dopo in Aula, perché, quando si vuole, si riesce a fare in fretta,
non c'è bisogno di un Decreto che pasticcia.
Noi, oggi, ci siamo trovati di fronte ad una proposta di deliberazione pasticciata, che
ha messo solamente in luce quelle che sono le inefficienze di questa Giunta, perché
c'è stata la corsa all'ultimo secondo per fare degli aggiustamenti, anche importanti -
per quanto non strutturali, ma importanti -, anche solamente nella capacità di visione
da parte di chi amministra su quello che sta facendo.
Nello stesso tempo, ricordo - l'ho detto prima - che sono passati sette mesi da quando
questa proposta di deliberazione è andata in Giunta; in sette mesi avremmo potuto
votare quattro volte un'adozione e un'approvazione e quando ci viene detto che in
questo modo si fa più in fretta, io dico che è una balla, perché questa Giunta ha
dimostrato che, quando si vuole correre, si può correre.
Quindi, il mio voto contrario è principalmente al Decreto Sviluppo, perché è stato
fatto male e perché, in questo momento, viene usato anche peggio; non c'è la
capacità di poter modificare, non c'è neanche la volontà di poter capire come andare
ad intervenire su queste proposte di deliberazioni, perché poi ci troviamo con voti
blindati in Commissioni di tre ore, quindi non c'è proprio la discussione.
D'ora in poi, visto quello che è successo, tutte le volte che ci troveremo di fronte al
Decreto Sviluppo, vi troverete di fronte a dell'ostruzionismo, fino a quando non ci
dimostrerete che non siete capaci a lavorare.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Araldi.

ARALDI Andrea
Credo che siamo tutti convinti che il Decreto Sviluppo sia un'importante occasione
per la riqualifica del tessuto urbano e per velocizzare quelli che sono i tempi della
burocrazia.
Come diceva prima l'Assessore, evidentemente è un Decreto che si va... Assessore,
chiedo scusa, siccome le devo chiedere a verbale di mettere alcune precisazioni, le
sarei grato se mi considerasse.
Sono assolutamente d'accordo con le considerazioni che ha posto, in merito al fatto
che è un Decreto che va in controtendenza rispetto ad una cultura generale della
burocrazia che abbiamo in Italia, che sappiamo dover combattere per evitare che
affossi le iniziative economiche.
È vero, questo è un Decreto che scardina quello che è il solito iter amministrativo e
quelle che sono le lungaggini burocratiche, però questo scardinamento ha un
paracadute molto chiaro che si chiama Consiglio Comunale. Infatti, credo che sia
fondamentale che in Commissione, assieme ai tecnici del Comune, ci sia il confronto
su tutti quelli che sono gli aspetti tecnici, però ritengo sia estremamente importante
definire bene quali sono i ruoli e i compiti, perché mi pare che, in qualche modo, le
opinioni non siano così concordi.
Gli Uffici, a fronte di una domanda che viene presentata da un operatore privato, ne
valutano l'ammissibilità tecnica e giuridica assumendosi la responsabilità della
valutazione esclusivamente tecnica e giuridica.
Quindi, a questo Consiglio arriva un'operazione che è stata valutata dagli Uffici
tecnicamente e giuridicamente ammissibile, ma il Decreto Sviluppo è ben chiaro in
quella che è la sua definizione: valutata l'ammissibilità, è il Consiglio Comunale il
paracadute che dà una valutazione politica e urbanistica. Cioè, poiché il Consiglio
Comunale è normalmente il luogo dove la politica urbanistica della città viene
discussa, è lo stesso luogo dove viene demandato questo.
Per cui le nostre valutazioni, fondate o meno sul fatto che sia ammissibile, possiamo
farle in Aula, ma sono responsabilità degli Uffici Tecnici che noi assumiamo per
dati, non avendo tecnicamente e come istituzione di Consiglieri il ruolo di fare questa
valutazione. Quindi, questo è il primo punto essenziale e fondamentale.
Il secondo punto, però, è che io ritengo importante che la Giunta nella sua persona ci
dia la valutazione politica, perché è vero che è il Consiglio Comunale a dare
l'assenso o meno in ultima analisi, ma per me è fondamentale sapere se la Giunta
ritiene, al di là dell'ammissibilità tecnica, se esiste l'opportunità politica e urbanistica
di procedere con questa operazione.
Ultima nota a latere. Sono estremamente preoccupato, lo dico con un sorriso, da
quelle riflessioni sul fatto che abbiamo dato un permesso di costruire di residenza
collettiva - ne abbiamo dati, suppongo, "enne" - ma, effettivamente, non è chiaro che
cosa si può fare lì. Non sono tanto preoccupato per questa proposta di deliberazione,
perché stiamo decidendo di dismettere questa tipologia di possibilità abitativa, ma
per gli altri 20 o 30 edifici che ci saranno in giro per Torino che sono stati abilitati
con questo titolo, perché ritengo che sia importante - e chiedo al Presidente
possibilmente di calendarizzare una Commissione - che ci sia una spiegazione degli
Uffici e, qualora ci fosse un vuoto normativo o regolamentare, venga assolutamente
al più presto blindato, altrimenti ci troviamo nella situazione di aver concesso 20
licenze per residenze collettive, senza sapere che cosa sia ammesso lì dentro e che
cosa non lo sia.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Grimaldi.

GRIMALDI Marco
Io sarò velocissimo. Sono apparsi da poco dei manifesti bellissimi: Torino si rende
finalmente conto di essere una città universitaria. Per intenderci, sono 100.000 gli
studenti a Torino; 20.000 sono i fuori sede che ogni anno cercano una residenza
temporanea a Torino ed è per questo che i 1.800 posti messi in campo dall'Edisu,
oggettivamente, sono troppo pochi. Facendo il conto, sono circa 2.200 i ragazzi che
restano fuori dalle graduatorie e sono circa 18.000 quelli che cercano delle
sistemazioni alternative.
Per questo, negli anni scorsi abbiamo fatto un Piano e abbiamo dato dei permessi a
costruire per fare residenze collettive per studenti. Per questo, nei prossimi anni
continueremo in questo senso, chiedendo non solo all'Edisu di continuare nelle sue
opere di riqualificazione delle residenze, ma anche agli operatori privati di fare
quello che hanno fatto.
Sapete perché voteremo contro? Poi, termino, così continuerà il Consigliere Curto.
Perché noi siamo contro a questo tipo di deliberazione, che mette come interessi
pubblici degli interessi che sono del tutto privatistici, perché non crediamo che si
faccia tutto questo per 122.000,00 Euro (questo è l'oggetto, perché, togliendo tutto il
resto, alla fine rimangono 122.000,00 Euro).
Noi siamo contrari, perché non c'è un interesse pubblico a cambiare una residenza
collettiva per studenti (tra l'altro, pare occupata - spero - da studenti o da pensionati,
perché sono queste due le alternative) in una residenza privata. Non ne vediamo
l'interesse pubblico ed è per questo che voteremo contrariamente, oltre i motivi che
abbiamo già indicato negli emendamenti a questa proposta di deliberazione.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Curto.

CURTO Michele
Quanto detto dal Consigliere Grimaldi, mi permette di delineare con chiarezza la
ragione per cui noi voteremo contro questo atto. È semplice. Mentre, da un lato,
questa città ha una penuria chiara di residenze collettive per universitari, temporanee
e a prezzo calmierato, dall'altro, questa città in questo momento ha una
sovrabbondanza di vani privati e di loro offerta sul mercato.
Badate bene, questo non è un problema soltanto nostro, come Consiglio Comunale,
di disegnare lo scenario urbanistico della città. Questo è un problema anche degli
operatori privati, perché quello di cui stiamo discutendo oggi - lo dico ai Colleghi
che arrivano da una cultura prevalentemente liberale - è un'attenzione assoluta nel
rapportarsi con il mercato di non costituire turbative nella concorrenza fra soggetti
che accedono al mercato. Perché se qualcuno dice che realizzerà una residenza
collettiva e, poi, questa residenza collettiva diventa invece edilizia privata, è chiaro
che noi stiamo entrando all'interno delle regole del mercato e lo stiamo turbando.
È chiaro che sono leve delicate, soprattutto, Consigliere Magliano, quando
condividiamo tutti l'esigenza di provare a fare ripartire la leva dello sviluppo in
questa città.
Io ho ascoltato il suo intervento e, a principio, in parte lo condivido. È chiaro che noi
dobbiamo aprire la manetta, ma questo, secondo me, vuol proprio dire rispettare la
concorrenza tra soggetti diversi. Io non mi occupo di urbanistica, quindi, per certi
versi, ho guardato a questa proposta di deliberazione anche in maniera un po'
incantata, però devo dire che non trovo le ragioni per costruire una discrezionalità in
questo intervento rispetto ad altri presenti in questo momento in città. Anzi, al
contrario, temo che determinare le ragioni di una discrezionalità di questo intervento
rispetto agli altri determinerebbe un nocumento per tutto il mercato in generale e
sarebbe un segnale negativo e sbagliato che questo Consiglio Comunale potrebbe
dare proprio a quegli interlocutori privati proprio con l'obiettivo dello sviluppo.
Per questa ragione, noi voteremo contrariamente e invitiamo tutto il Consiglio
Comunale, al di là delle appartenenze retoriche, o ideologiche - qualcuno ci ha
definito dogmatici - a valutare se sia giusto dare il via a questa proposta di
deliberazione nelle forme e nei modi con cui è stata presentata.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Tronzano.

TRONZANO Andrea
Sulla proposta di deliberazione in oggetto, il mio voto sarà di astensione. Spiego
brevemente il perché. Io credo che l'Assessore Lo Russo abbia fatto benissimo a
cambiare la destinazione d'uso della struttura, in quanto la rende compatibile con il
mercato. Quindi, rispetto alle critiche del Consigliere Curto, sul tema della liberalità,
eccetera, io le respingo al mittente, proprio perché uno dei nostri capisaldi all'interno
dei Piani urbanistici è quello di cercare di consentire al costruttore di poter
modificare la destinazione d'uso, in quanto all'interno del mercato, probabilmente, in
questo momento, la situazione è più favorevole così rispetto a quella precedente.
Conseguentemente, per quanto ci riguarda, è corretto farlo.
Dal punto di vista, invece, degli oneri, questa è una battaglia che ho fatto in
Commissione; ritengo che chiedere gli oneri al privato sia sbagliato e per questo
motivo mi asterrò. Ossia, i 121.000,00 Euro che noi chiediamo è una facoltà che il
Comune ha e che, in questo caso, utilizza giustamente in relazione alle proprie
competenze, ma siccome in Commissione uno dei capisaldi delle mie dichiarazioni
era proprio questo, cioè di non chiedere al costruttore gli oneri di urbanizzazione
aggiuntivi per questa famosa valorizzazione, io credo che, dal punto di vista della
coerenza del percorso, sia giusto, per quanto mi riguarda, astenermi.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola, per la conclusione, all'Assessore Lo Russo.

LO RUSSO Stefano (Assessore)
Comincio dando una doverosa spiegazione al Consigliere Araldi. Ha pienamente
centrato il punto. La verifica tecnica di ammissibilità è competenza degli Uffici. La
natura giuridica dell'atto deliberativo, pertanto, non è di iniziativa pubblica. Mentre
una Variante urbanistica viene proposta dalla Giunta, in quanto coerente con lo
sviluppo della città in termini pubblicistici, qui ci troviamo in una fattispecie
totalmente diversa, cioè ci troviamo in una fattispecie in cui il Consiglio Comunale si
esprime sulla base di un'istanza che arriva dall'operatore privato e non per ragioni di
pubblico a livello di iniziativa. Se vuole una mia personale valutazione in ordine
all'ammissibilità o meno della proposta di deliberazione, la mia valutazione è
certamente positiva. Spero che nell'arco del dibattito si siano comprese le ragioni per
cui lo è.
È positiva, innanzitutto perché è coerente con l'impianto normativo e io sono
abituato a stare in una Repubblica democratica, dove ci sono delle Leggi dello Stato
che io tendo a rispettare. Le rispetto da cittadino, a maggior ragione le rispetto da
amministratore pubblico, perché chi decide di non adempiere a degli obblighi di
Legge, abusando del suo ruolo, in deroga alla normativa, lì sì che si commetterebbe
un abuso; siccome io rispetto le Istituzioni, abbiamo un Governo e un Parlamento
legittimamente in carica, che hanno piena contezza delle questioni, compete
all'Assemblea Legislativa valutare in ordine ad eventuali modifiche della Legge n.
106/2011.
Nelle more di questa discussione, che, per quanto ne so io, non è neanche iniziata in
Parlamento e non mi risultano iniziative governative attuali atte a modificare
l'impianto della normativa, io rispetto le Leggi e tocca all'Amministrazione
Comunale di Torino rispettarle.
Questo elemento non è secondario, perché alle volte questa discussione si è un po'
incanalata come se ci fossero azioni contra legem, o nel bordo della Legge, ma
assolutamente non è così e credo che il dibattito lo abbia chiarito in maniera
puntuale. La Legge n. 106 prevede una fattispecie di interventi di applicabilità che è
volutamente larga; è stato scelto dal legislatore di farla larga. C'è chi può essere
d'accordo, perché questo apre troppo, c'è chi può essere contrario. Opinioni politiche
legittime. Fin quando c'è questa Legge, è dovere della Città farla rispettare ed è
dovere degli Uffici accogliere le istanze, quando queste sono presentate e arrecano
contenuti conformi alla Legge.
Se non fosse così, lì sì che si commetterebbe un abuso ed è nostro dovere evitare di
farlo.
Se mi si chiede un'opinione politica sull'ammissibilità o meno di questo intervento,
io non credo che questa discussione... Scusate, faccio una successiva premessa.
La ratio del Decreto Sviluppo è quella della velocità. Ha ragione chi dice che è un
po' surreale discutere il 9 giugno di una proposta di deliberazione che è ferma da
sette mesi, che si chiama Decreto Sviluppo. Sono d'accordo. Questa, però, è una
delle tante prerogative del Consiglio Comunale, che ha deciso di prendersi il tempo
necessario. Se siamo qui in Aula, è perché un Consigliere Comunale ha formalizzato
un'istanza di mandare la proposta di deliberazione in Aula, conformemente al nostro
Regolamento.
Io non credo che lo sviluppo di Torino passi dall'approvazione del cambio di
destinazione d'uso di via Frinco. Non credo che lo sviluppo di Torino verrà
fortemente condizionato dall'eventuale non approvazione della proposta di
deliberazione, né in un senso, né nell'altro. Abbiamo - e spero che tutti quanti
abbiamo contezza della scala a cui stiamo ragionando - alcuni elementi che ci aiutano
nella valutazione sull'opportunità politica.
Il primo elemento è la piena congruità dell'intervento residenziale con l'intorno in
essere. Noi non stiamo andando a mettere o a modificare in maniera strutturale la
questione, pertanto questa è una prima valutazione, visto che mi si chiede
un'opinione personale e politica.
La seconda valutazione è relativa al fatto che, per la ragione che dicevo in premessa
e in illustrazione, forse è giunto il momento - qui lo metto in termini provocatori al
Consigliere Araldi - non di normare di più, ma di consegnare la normativa di
pianificazione al livello che gli compete. Perché questa disquisizione mette
chiaramente in evidenza le lacune di un approccio - scusate il termine - dirigista che
immagina di normare il capello.
Ora, per quanto mi riguarda, dal punto di vista dell'opinione personale politica, se
una residenza è collettiva o singolare, in termini di pianificazione e programmazione
urbanistica, nulla cambia. È residenza. Cioè, la valutazione non è se è collettiva,
collettiva per studenti, collettiva per pensionati, privata. No, la decisione urbanistica
è: lì ci sta la residenza? Lì ci sta il terziario? Queste macro categorie, che sono le
categorie della pianificazione urbanistica.
Purtroppo, se noi adottiamo il principio opposto, che è quello pienamente coerente
con il quadro normativo esistente (che era quello che dicevo in premessa), oggi è
totalmente anacronistico per fronteggiare le esigenze di modernità e di capacità
dell'Amministrazione di assecondare lo sviluppo vero, quello sì, della città. Quello
che sarebbe auspicato dall'Assessore all'Urbanistica è una semplificazione del
quadro urbanistico, non una eccessiva e ulteriore normazione, per tante ragioni, ma
per una evidente: perché, per quanto si possa entrare nel dettaglio e normare, non la
si individua mai tutta.
Allora, forse, oggi è giunto il momento di individuare uno strutturale cambio di
prospettiva, consegnando alla politica, al Consiglio Comunale, all'Assemblea eletta
dai cittadini di Torino la potestà di programmare e pianificare lo sviluppo di questa
città nelle categorie che le competono e che competono al rango di questa
Assemblea, che è un'Assemblea cittadina, consegnando agli organi esecutivi o agli
Uffici, in alcuni casi, quello che è l'elemento esecutivo di dettaglio, che,
evidentemente, ha per connotato - direi che la discussione di settimane intorno alla
mitica, ormai, deliberazione di via Frinco lo traduce in maniera plastica - tutta una
componente di valutazione puntuale che non è politica, perché il fattore politico lo
agganciamo noi. Spero in questi termini di aver risposto alla considerazione del
Consigliere Araldi.
Per quanto riguarda l'intervento del Consigliere Tronzano, vorrei ringraziarlo per
aver colto nel segno qual è l'esigenza dell'Amministrazione, cioè quella di facilitare
il più possibile un settore che - vorrei essere chiaro - sta morendo nella nostra città e
lo stato di crisi del comparto edilizio è incredibilmente evidente (quindi imprese,
artigiani, famiglie degli artigiani, familiari dei lavoratori). Io ho l'obbligo di provare
a invertire la questione e sul tema delle valorizzazioni è stata fatta una scelta, che può
essere opinabile, ne abbiamo discusso in Commissione, la Giunta ha adottato una
deliberazione e riteniamo che non sia quello l'interesse pubblico, ma che, in qualche
modo, si possa certamente contribuire ulteriormente all'interesse pubblico,
immaginando un versamento di questi oneri.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Dal momento che prima non avevo capito che il Consigliere Paolino voleva
intervenire, anche rispetto a quanto concesso al Gruppo di SEL, la faccio intervenire.
Prego, Consigliere Paolino.

PAOLINO Michele
Le chiedo di sommare i minuti di intervento concessi all'Assessore Lo Russo, perché
ritengo che ci sia stata un'anomalia, in quanto l'Assessore è intervenuto per una
cinquantina di minuti, mentre per il Capogruppo del Gruppo principale di questo
Consiglio non è stato possibile intervenire, poiché ho ceduto i miei quattro minuti al
Consigliere Araldi.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Adesso può intervenire.

PAOLINO Michele
Non c'è problema. Prendiamo atto che al Gruppo di maggioranza relativa del
Consiglio non è possibile esprimersi su una proposta di deliberazione molto
complessa. Per questo, credo che, con tutti i chiarimenti che sono stati di volta in
volta specificati, prima sull'emendamento, poi sul punto, poi sulla virgola specifica,
si voti in un clima non sereno. Non voglio mettermi io a... Assessore, la vedo molto
distratto. Presidente Ferraris, sono qui, da questa parte. Non si faccia distrarre, è stato
al telefono per tutto il dibattito. Io mi auguro che nel nuovo incarico in Regione
segua con più attenzione i lavori del Consiglio. Le formalizzo il mio disappunto per
come ha condotto il dibattito e per il fatto di aver impedito al Capogruppo del partito
di maggioranza relativa di intervenire in Aula e per non aver contenuto i tempi degli
altri interventi. Pertanto, mi esprimerò con il voto.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Non avendo altre richieste di intervento, pongo in votazione la proposta di
deliberazione così emendata:
presenti 34, astenuti 10, favorevoli 18, contrari 6.
La proposta di deliberazione è approvata.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Pongo in votazione l'immediata eseguibilità del provvedimento:
presenti 29, favorevoli 28, astenuti 1.
L'immediata eseguibilità è concessa.

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