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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 12 Maggio 2014 ore 10,00
Paragrafo n. 27
DELIBERAZIONE (Giunta: proposta e urgenza) 2014-01524
EDIFICIO SITO IN VIA EXILLES N. 29. CAMBIO DI DESTINAZIONE D'USO DI DUE UNITA' IMMOBILIARI ESISTENTI DA ATTIVITA' COMMERCIALE/TERZIARIA A RESIDENZA, RICHIESTO AI SENSI DELL'ARTICOLO 5 COMMI 9-14 LEGGE 106/2011. PERMESSO DI COSTRUIRE IN DEROGA AI SENSI DELL'ARTICOLO 14 D.P.R. 380/2001. APPROVAZIONE DEROGA.
Interventi

LEVI Marta (Vicepresidente)
Passiamo all'esame della seguente proposta di deliberazione n. mecc.
201401524/020, presentata dalla Giunta Comunale in data 1° aprile 2014, avente per
oggetto:

"Edificio sito in via Exilles n. 69. Cambio di destinazione d'uso di due unità
immobiliari esistenti da attività commerciale/terziaria a residenza, richiesto ai sensi
dell'articolo 5 commi 9-14 Legge n. 106/2011. Permesso di costruire in deroga ai
sensi dell'articolo 14 D.P.R. n. 380/2001. Approvazione deroga"

LEVI Marta (Vicepresidente)
Comunico che in data 17/04/2014 la competente Commissione ha rimesso il
provvedimento in Aula.
Sono stati presenti due emendamenti.
La parola all'Assessore Lo Russo.

LO RUSSO Stefano (Assessore)
Gli emendamenti correggono un mero errore formale di localizzazione dell'edificio,
che non è in via Exilles 69, ma in via Exilles 29. Quindi i due emendamenti agiscono
su narrativa e dispositivo unicamente per correggere il numero civico dell'immobile.
Nel merito della proposta di deliberazione, siamo all'esame di un provvedimento di
autorizzazione alla deroga rispetto al PRG, per l'autorizzazione a un permesso di
costruire relativamente a un immobile localizzato in via Exilles 29, che è situato in
un'area normativa MP, con indice fondiario 1,35.
Nella fattispecie, la società sviluppatrice (Edil Gam S.r.l.), avvalendosi del Decreto
Sviluppo della Legge n. 106, ha richiesto la possibilità di cambiare la destinazione
d'uso del solo primo piano di questo edificio, che è sopraelevato di quattro piani
fuori terra, passando da attività commerciale/terziaria a residenza, in maniera da
rendere coerente con i sovrastanti piani la destinazione funzionale dell'intero
edificio.
Stiamo parlando di 444 metri quadri. L'intervento edilizio, che prevede la
ricongiunzione e il frazionamento in tre unità immobiliari dello spazio al primo
piano, prevede l'autorizzazione al frazionamento di questo open space, alla
realizzazione di tre unità immobiliari e alla possibilità di passare a residenza, in
coerenza e in conformità con quella che è la destinazione d'uso dei piani sovrastanti
il primo. Questo è il merito del provvedimento.
In coerenza con gli indirizzi adottati con la deliberazione della Giunta Comunale del
25 marzo 2014, anche in questo caso è prevista una corresponsione di un contributo
di valorizzazione e di riqualificazione che, nel caso di specie, trattandosi di un
intervento minimo che prevede unicamente di fatto il frazionamento di un esistente
spazio, è pari (come leggono i Consiglieri a pagina 4) a 18.265,37 Euro, che è il
risultato dell'applicazione del criterio che la Giunta Comunale ha adottato in casi
come questo.

LEVI Marta (Vicepresidente)
La parola al Consigliere Levi-Montalcini.

LEVI-MONTALCINI Piera
Io ho votato contro la liberazione per l'Aula di questa proposta di deliberazione e
quindi non so se parteciperò al voto o voterò contro; devo ancora decidere. In ogni
caso, questa proposta di deliberazione e quella successiva sono fonte di dissenso con
l'Assessore, dissenso che è veramente radicale e alla base del modo in cui viene
applicato il Decreto Sviluppo.
Il Decreto Sviluppo prevede che siano apportate delle migliorie strutturali ed
energetiche a fronte delle quali vengono concesse delle variazioni di destinazione
d'uso senza variazione di Piano Regolatore, questo per favorire il recupero di aree
degradate.
In questo caso, si prevede, sì, il cambio di destinazione d'uso, ma tutti e due gli
immobili, questo e quello di via Frinco, che verrà esaminato nella successiva
proposta di deliberazione, sono immobili appena terminati, che non hanno bisogno di
nessuna miglioria. L'unico motivo che viene portato come giustificazione è che i due
costruttori rischiano il fallimento, perché non riescono a vendere quanto hanno
costruito.
Non capisco come mai dobbiamo fare dei favori ai costruttori e non prevedere,
invece, altri tipi di aiuto a favore di coloro che hanno delle aziende che rischiano il
fallimento, dato che la crisi sta mettendo a dura prova tutti.
Non solo, ma l'iter della variazione di Piano Regolatore viene completamente
bypassato; per di più, coloro che compreranno questi appartamenti quando vorranno
venderli, li venderanno con una destinazione d'uso che non è abitativa, ma di altro
genere, incorrendo in grossi problemi sotto tutti gli aspetti, anche soltanto quelli
relativi agli atti di acquisto e vendita.
Detto questo, l'Assessore ci ha fatto presente, per non dire minacciato, che saremmo
passibili da parte della Corte dei Conti di denuncia per danno erariale, perché non
votando favorevolmente queste proposte di deliberazione, la Città non introiterebbe il
denaro previsto per questa tipologia di variante.
Io penso che il danno erariale noi lo provochiamo - dando la possibilità di variare la
destinazione d'uso di questi uffici da una parte e di un intero immobile dall'altra -
perché non seguiamo la strada corretta della variazione di Piano Regolatore, ma
seguiamo una strada sì più veloce, ma che porta un introito molto inferiore al
Comune. Quindi, se si vuole cambiare la destinazione d'uso e renderla compatibile
con il Piano Regolatore, bisogna seguire l'iter della Variante di Piano Regolatore.
Se l'iter della Variante di Piano Regolatore è troppo lungo, per cui l'investitore ha
dei problemi, il problema diventa del Comune che ci mette cinque anni per una
Variante di Piano Regolatore, tempo assolutamente fuori misura rispetto a quanto
avviene negli altri paesi.
Per cui, credo che sarebbe più opportuno cercare di sveltire le pratiche dei nostri
Uffici, cercare di capire in modo ponderato se la Variante di Piano Regolatore abbia
senso oppure no, ma non ricorrere a strade traverse come queste.
Io credo che se la Giunta non vuole dare una linea di indirizzo sull'applicazione della
Legge Sviluppo, lo dovrebbe fare il Consiglio Comunale. Peccato che abbiamo avuto
poco tempo. Tra l'altro, mi preoccupa la velocità con cui l'Assessore manda avanti
queste proposte di deliberazione. Questo provvedimento mi pare sia stato liberato
dalla Giunta Comunale l'8 aprile, è entrato in Commissione prima di 30 giorni e ce
lo troviamo già in Aula per votarlo.
Non capisco le accelerazioni e non capisco perché non sia possibile fare una attenta
valutazione in Commissione, invece di mettere fretta a tutti per arrivare alla fine.

LEVI Marta (Vicepresidente)
La parola al Consigliere Bertola.

BERTOLA Vittorio
Noi condividiamo l'analisi del Consigliere Levi-Montalcini, nel senso che il Decreto
Sviluppo nasce come metodo per recuperare il patrimonio immobiliare degradato o a
rischio di degrado. In questo caso appare perlomeno discutibile applicare il Decreto
Sviluppo a edifici che sono appena stati completati.
In realtà, non ci sarebbe nessuna preclusione totale, però effettivamente ci sarebbe
voluta una riflessione, che peraltro in Commissione è stata anche chiesta, sul fatto di
avere un minimo di linea di giudizio equo da parte del Consiglio Comunale nei
confronti di tutte le persone che chiedono l'applicazione del Decreto Sviluppo.
È vero che il Decreto Sviluppo, per definizione, richiede una valutazione puntuale,
quindi può anche essere diversa, senza particolari motivazioni, da un caso all'altro,
anche in caso di casi simili. Però l'equità vorrebbe che si cerchi di trattare allo stesso
modo cittadini e aziende che sono sostanzialmente nella stessa situazione.
Quindi, da una parte, comprendiamo l'esigenza, l'interesse, la voglia di non lasciare
magari in disuso un edificio, anche appena finito di costruire, perché comunque nelle
condizioni di mercato attuale non si riesce a vendere, quindi piuttosto che lasciarlo
vuoto, si permette magari di riutilizzarlo per un'altra destinazione, così si rimette in
circolo il denaro, si salva l'azienda dal fallimento, eccetera. Però, dall'altra parte,
bisogna anche evitare che questo diventi un metodo per semplificare le procedure
che normalmente ci sarebbero per la costruzione degli immobili in questa città;
perché va bene la deregulation, però in teoria le regole, i controlli che ci sono nelle
Varianti al Piano Regolatore, ci sono per un buon motivo. Quindi, l'idea di trovare
un modo di aggirarle, anche se a norma di Legge, non ci piace.
Noi vorremmo che in generale ci fosse una preventiva riflessione sulla destinazione
delle aree e non questa specie di self-service, per cui a seconda delle disponibilità e
di quello che uno vuole costruire, il Piano Regolatore viene sempre prontamente
adeguato a quello che la proprietà vuole costruire, senza in realtà nessuna vera
riflessione sulla pianificazione urbana.
Per questo motivo abbiamo delle perplessità. Pur condividendo quanto espresso
credo dal Consigliere Viale, nella proposta di deliberazione successiva, cioè che c'è
un tempo in cui la città deve dare una risposta, forse un paio di settimane potevamo
ancora prendercele per arrivare a una discussione in Commissione e a una
condivisione generale di come affrontare questi casi, che desse a tutto il Consiglio
Comunale la possibilità di procedere con una linea certa su situazioni di questo
genere.

LEVI Marta (Vicepresidente)
La parola al Consigliere Liardo.

LIARDO Enzo
Ho ascoltato l'intervento del Consigliere Levi-Montalcini, che, oltre ad essere
esperta, è sempre molto puntuale nelle sue affermazioni in materia, e mi chiedo se ci
sono gli estremi per votare una cosa del genere. Siamo in un ambito legittimo o
illegittimo? Perché a quanto diceva il Consigliere Levi-Montalcini sono saltati dei
passaggi. Perciò vorrei perlomeno una risposta dall'Assessore, se la vuole dare, che
chiarisca gli aspetti molto importanti che il Consigliere Levi-Montalcini ha citato.
Secondo me, c'è una semplificazione su questo provvedimento, che dovrebbe avere
un iter sicuramente diverso da quello che sta assumendo questa sera.

LEVI Marta (Vicepresidente)
La parola all'Assessore Lo Russo.

LO RUSSO Stefano (Assessore)
Mi pare che il dibattito sia stimolante, almeno quanto l'altro, perché evidentemente
ha messo in evidenza alcuni degli elementi di carattere anche filosofico che
riguardano l'applicazione della Legge n. 106.
Tranquillizzo subito il Consigliere Liardo: non solo è assolutamente legittimo, ma è
la Legge che demanda al Consiglio Comunale la valutazione di questo tipo di atti.
Ora, se mi si chiede un'opinione personale se ritengo logico che il Consiglio
Comunale della città di Torino - con un milione di abitanti, che dovrebbe pensare al
futuro di questa città e dovrebbe impegnare le sedute del Consiglio Comunale a
discutere e ragionare sul futuro strategico di sviluppo di questa città - debba
discutere, per un tempo superiore a quello dedicato alla deliberazione precedente
sull'accordo di programma del Centro Congressi Westinghouse, uno degli interventi
più importanti che questa Amministrazione affronterà in questo mandato, con lo
stesso rango, di 444 metri quadri di un edificio che ha un piano adibito a terziario,
dentro un contesto tutto residenziale, su richiesta del proponente, in virtù di un Piano
Regolatore che probabilmente richiede una riflessione strutturale, e questa
discussione lo conferma ulteriormente, ebbene qualche dubbio personale che forse
questa normativa sia un po' schizofrenica, confesso, mi viene.
Il nostro Piano Regolatore - questa è una polemica che ogni tanto alberga nel nostro
dibattito - ha una impostazione derivante da una norma, che è la Legge Regionale n.
56/1977. Personalmente avevo due anni quando il Consiglio Regionale approvò
questa Legge, che è una norma costruita con una filosofia, con un pensiero e con una
impostazione totalmente dirigista, totalmente programmatoria e che demanda al
Consiglio Comunale, a prescindere dall'ampiezza della città di cui il Consiglio
Comunale si onora di discutere le politiche, e a prescindere da qualunque altro tipo di
valutazione in ordine all'importanza o meno dell'intervento e da qualunque tipo di
valutazione in ordine anche a provvedimenti che se dovessimo spiegare all'estero, ci
guarderebbero con aria divertita.
Immaginare di coniugare delle politiche di sviluppo della città, delle politiche che
guardano a una dimensione internazionale europea di una città della cultura, di una
città universitaria, con una - scusate, non vorrei offendere nessuno - demenza
intellettiva sottesa alla filosofia che oggi alberga nella nostra Legge Urbanistica,
credo che sia difficile. Credetemi, io faccio difficoltà.
Ricordo all'Aula un curioso provvedimento deliberato pochi mesi fa dal Consiglio
Comunale, così rispondo anche alle considerazioni in ordine alle opportunità o meno
di fare una variante urbanistica, che ha riguardato la vicenda di Palazzo Bricherasio.
Come l'Aula ricorderà certamente, il Consiglio Comunale di Torino, per consentire
alla Banca Sella di poter insediare, in maniera conforme e coerente con il Piano
Regolatore, la dotazione del "private" dentro Palazzo Bricherasio, ha dovuto
deliberare ben due volte l'approvazione per consentire il cambio di destinazione
d'uso - in quel caso, non in questo - a terziario dove c'era la residenza. In questo caso
il provvedimento di sviluppo è il contrario.
Non solo, ma questa farraginosità normativa ha imposto una cosa che si chiama
Valutazione Ambientale Strategica. Cioè ormai siamo alla follia normativa, per cui io
per cambiare la destinazione d'uso di un piano di un palazzo esistente, impegno il
Consiglio Comunale in un dibattito su due deliberazioni, una di adozione e una di
approvazione, e alla verifica di una assoggettabilità a una Valutazione Ambientale
Strategica.
Ora, se fosse la Repubblica delle banane, forse potremmo esserne contenti, ma
siccome abbiamo l'ambizione di essere un Paese leader nel mondo e abbiamo in
questo Paese l'ambizione di essere una Città che pensa al suo futuro in maniera un
po' più strategica, trovo giusto discutere animatamente se sia o no sviluppo
autorizzare un cambio di destinazione d'uso di un immobile esistente (ha ragione il
Consigliere Bertola, però non è colpa mia se la Legge non demanda a una vetustà
dell'immobile e fa riferimento genericamente al patrimonio edilizio esistente) di ben
444 metri quadri, con lo stesso rango di deliberazione con cui si discute della
prospettiva strategica di questa Città che abbiamo discusso pochi minuti fa.
Però, Consigliere Bertola, non l'ho scelto io il metodo e non l'ha scelto neanche il
Comune; è una Legge dello Stato ed è il combinato disposto di una Legge dello
Stato, della nostra Legge Urbanistica e di norme di attuazione del nostro Piano
Regolatore, che forse oggi andrebbero riconsiderate alla luce di quella che è una
giusta separazione tra le funzioni di indirizzo, di controllo e di pianificazione
strategica, che devono albergare e far discutere in Consiglio Comunale i
rappresentanti dei cittadini, su una dimensione veramente strategica, da una
dimensione tutta attuativa e tutta edilizia, come in questo caso specifico, che invece
forse possiamo tutti tranquillamente, e con grande rilassatezza, demandare a
un'istruttoria tecnica, perché, in questo caso, di politico e di strategico vedo ben
poco.
Se non il fatto che, attraverso provvedimenti anche di questo tipo... dopodiché,
l'opinione del Consigliere Levi-Montalcini è assolutamente legittima - ne abbiamo
già discusso in Commissione -, almeno quanto quella del sottoscritto. Per me non è
indifferente se una società di Torino fallisce o non fallisce. Per il Consigliere magari
lo è, per me non lo è. E credo che sia un compito della politica, in un momento di
grande crisi economica e strutturale come in questa fase, ovviamente nel rispetto
delle norme e delle legittime prerogative di ciascuno, evitare il più possibile di
mandare le nostre aziende con i libri in Tribunale, perché questo significa ritardo nel
pagamento dei fornitori e conseguente danno di tutto l'indotto del comparto
dell'edilizia, che non ci possiamo permettere.
Oggi il comparto dell'edilizia torinese, che non è solamente il mattone, ma riguarda
tutta una serie di professionalità, artigiani e fornitori, che è in grandissima sofferenza.
Noi abbiamo l'obbligo morale di attivare tutti i provvedimenti atti a evitare che
anche aziende piccole possano in qualche modo andare in difficoltà, nel rispetto
certamente delle regole, e questo atto le rispetta certamente, e nel rispetto anche delle
proprie impostazioni.
Però io rivendico e difendo questa impostazione generale, etica prima che politica.
Considerato il periodo che sta vivendo questa città, io respingo la rilassatezza del
Consigliere Levi-Montalcini quando dice che un imprenditore che sbaglia va
mandato a fondo. Perché tutti i giorni questa Città è interpellata da persone e da
imprese che stanno facendo fatica, e io ho l'obbligo morale, come classe dirigente
politica e amministrativa di questa Città, di dare delle risposte a queste persone, che
sono persone, posti di lavoro, fornitori e indotto economico, nei confronti dei quali
non possiamo girarci dall'altra parte.

LEVI Marta (Vicepresidente)
La parola, per fatto personale, al Consigliere Levi-Montalcini.

LEVI-MONTALCINI Piera
Mi si accusa di non avere sensibilità per i costruttori che rischiano il fallimento. Io
vorrei che avessimo sensibilità per tutti, vorrei che questa sensibilità che oggi
l'Assessore porta avanti con così tanta calda veemenza, l'avessimo avuta quando
Bodino è fallito e ha fatto fallire fior di artigiani di Torino, al tempo della
ristrutturazione del Museo dell'Automobile. Era un'opera pubblica, l'azienda è
fallita, con lei sono falliti tanti altri, ma il Comune non si è mosso. Direi che quella
situazione era molto più grave rispetto a questa.
Mi dispiace che ci occupiamo soltanto dei costruttori, mentre tutti gli altri non ci
interessano. Abbiamo lasciato fallire aziende del metalmeccanico che sono state
prese in mezzo a fallimenti di altri. Non ce ne siamo occupati, nessuno ha portato il
caso in Comune, i Consiglieri non ne sanno nulla, mentre se si tratta di un
costruttore, guarda caso, ci interessa molto. Di questo vorrei che ne discutessimo
come Consiglio Comunale.

LEVI Marta (Vicepresidente)
Passiamo all'analisi degli emendamenti.
L'emendamento n. 1, presentato dall'Assessore Lo Russo, recita:


LEVI Marta (Vicepresidente)
Non essendoci altre richieste di intervento, pongo in votazione l'emendamento n. 1:
Presenti 23, favorevoli 23.
L'emendamento n. 1 è approvato.

LEVI Marta (Vicepresidente)
L'emendamento n. 2, presentato dall'Assessore Lo Russo, recita:


LEVI Marta (Vicepresidente)
Non essendoci altre richieste di intervento, pongo in votazione l'emendamento n. 2:
Presenti 23, favorevoli 23.
L'emendamento n. 2 è approvato.

LEVI Marta (Vicepresidente)
Non essendoci altre richieste di intervento, pongo in votazione la proposta di
deliberazione così emendata:
Presenti 22, favorevoli 22.
La proposta di deliberazione è approvata.

LEVI Marta (Vicepresidente)
Pongo in votazione l'immediata eseguibilità del provvedimento:
Presenti 21, favorevoli 21.
L'immediata eseguibilità è concessa.

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