| Interventi |
FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Procediamo, quindi, con l'illustrazione dell'Assessore Passoni relativamente al Rendiconto 2013. La parola all'Assessore Passoni. PASSONI Gianguido (Assessore) Sono passati appena sei mesi da quando questo Consiglio Comunale approvava il Bilancio di Previsione del 2013. Ricorderete tutti - credo - le motivazioni oggettive che ci indussero ad approvare quel documento in così forte ritardo e il contesto politico istituzionale nel quale si inseriva la manovra comunale. Ma in questi sei mesi - non sarà sfuggito a nessuno - è cambiato il verso della politica nazionale. Un nuovo Premier, un nuovo Ministro dell'Economia, una nuova maggioranza e, soprattutto, un nuovo orizzonte di legislatura con un programma - almeno nelle intenzioni - ambizioso in tutti i campi. L'auspicio è che il nuovo Governo, che vede ai posti di comando ex Sindaci di importanti città, sappia cambiare radicalmente non solo il Patto di Stabilità, ma l'insieme delle norme che, di fatto, impediscono ai Comuni di impostare in autonomia una vera politica di Bilancio. Lo rivendicano da anni i Sindaci, non soltanto perché stufi di fare i gabellieri di tasse decise da Roma, ma forti dei numeri che indicano chiaramente quanto il settore delle Amministrazioni Comunali sia stato - e continua ad essere in questi anni - virtuoso. È significativo ricordare che il debito di tutte le Amministrazioni locali italiane, comprese le Regioni e la sanità, rappresenta il 5,4% del debito pubblico italiano. Se consideriamo solo il comparto dei Comuni, questo rapporto scende sotto il 3%. È evidente, quindi, come le variazioni del debito pubblico non vadano ricercate nei comportamenti di maggiore o minore propensione all'investimento dei Sindaci italiani. Ripropongo, quindi, anche al nuovo Governo la domanda relativa al ruolo che vorrà affidare agli Enti Locali nell'affrontare la crisi: attori di politiche attive o semplici canali di spesa da prosciugare? Nel 2013 siamo riusciti a tenere - seppur con grande difficoltà e grazie a quel principio di sussidiarietà che vede coinvolti i settori associativi e caritatevoli della nostra città - una coesione sociale e un senso di comunità che ha salvato dalla povertà e dall'incapienza moltissime famiglie, ma le nuove povertà - che si sommano e non si sostituiscono alle vecchie - aumentano con un ritmo esponenziale. Il 2014 non è iniziato certo con i migliori auspici. Se non si interviene in maniera decisa - con più risorse e nuovi servizi -, il rischio di un'implosione della società su se stessa è tutt'altro che remoto, ma questo è un tema che stiamo affrontando nell'elaborazione del Bilancio di quest'anno 2014. Il Bilancio di fine ottobre avrebbe potuto significare anche l'approvazione di una sorta di pre-consuntivo. La maggior parte delle entrate erano ormai realizzate, così come gran parte delle spese correnti - dal personale ai principali contratti di servizio - impegnate e pagate. Invece, come in un film dal finale a sorpresa, gli ultimi due mesi del 2013 ci hanno lasciato in eredità la gestione della famosa mini IMU con il carico di incertezze normative - chiarite definitivamente solo a fine dicembre - e con un importante squilibrio di cassa sull'anno di competenza, che siamo riusciti a continuare a gestire positivamente. Anche sul fronte della vendita di quote percentuali di alcune società partecipate l'Amministrazione non è riuscita a realizzare interamente quanto preventivato. Su questo tema molto si è discusso in quest'Aula ancora pochi giorni fa e si continuerà a farlo nei prossimi mesi. Venendo ora all'analisi del Rendiconto, possiamo affermare che nel 2013 sono stati raggiunti e confermati alcuni importanti obiettivi: abbiamo rispettato il Patto di Stabilità; abbiamo continuato a ridurre il debito; abbiamo reso ormai stabile il recupero dell'evasione fiscale. Il primo elemento, il rispetto del Patto di Stabilità, è stato raggiunto attraverso una gestione del Bilancio caratterizzata dal principio di prudenza, sia nella fase preventiva che nel corso della gestione. Questo ha permesso di chiudere i conti del 2013 con un avanzo di Amministrazione di 57 milioni di Euro, risorse destinate, per la maggioranza, ad alimentare il fondo svalutazione crediti, come già nell'esercizio 2012. A titolo cautelativo abbiamo destinato circa 28 milioni al fondo rischi alienazioni GTT; questo è uno degli emendamenti che presentiamo, come Giunta, all'attenzione del Consiglio Comunale. Per raggiungere l'obiettivo abbiamo monitorato attentamente ogni singola voce di spesa, limitandole a quelle strettamente necessarie al funzionamento dell'Ente ed in coerenza con la programmazione annuale, cercando di generare, in ogni singolo centro di costo, risparmi ed efficienze. In quest'ottica si segnalano, a titolo esemplificativo, la riduzione della spesa per il personale di ulteriori 9 milioni di Euro (gli ultimi cinque anni è scesa di 44 milioni di Euro), i consistenti risparmi generati nella fornitura di energia elettrica e calore, la riduzione rispetto al Rendiconto 2012 di poco più di 17 milioni di Euro nella spesa per interessi passivi. Sul fronte delle entrate tributarie ed extratributarie - al netto dell'IMU, su cui dirò dopo - si registra un lieve incremento dell'addizionale IRPEF per 2,3 milioni di Euro; un incremento di circa 3 milioni di Euro dai proventi dei servizi pubblici, principalmente generati dalla refezione scolastica; un aumento di oltre 2,5 milioni di Euro legato al capitolo "canone parcheggi". Aumenta di oltre 1 milione - superando i 4 milioni di Euro di gettito annuo - anche l'imposta di soggiorno, segnale importante per una città che si sta confrontando, ormai da qualche anno, con le principali mete turistiche europee. Tuttavia, l'incremento maggiore rispetto al 2012 è attribuibile all'introduzione della TARES - la Tassa sui Rifiuti e sui Servizi indivisibili -, che ha generato un aumento di entrate per le casse comunali, raggiungendo in tal modo l'obiettivo della progressiva copertura obbligatoria del costo del servizio, così come stabilisce la normativa nazionale. Capitolo a parte merita la gestione dell'IMU, che, per comprenderne meglio la portata, occorre analizzare insieme al capitolo dei trasferimenti erariali. Purtroppo, alla variazione di questi ultimi rispetto al 2012 non è corrisposto un eguale aumento di capacità di spesa per l'Ente. La differenza, infatti, altro non è stato che il rimborso, da parte dello Stato, del mancato gettito dovuto dall'abolizione dell'IMU sulla prima casa. Occorre, tuttavia, segnalare - anche per spiegare ai cittadini i reali effetti di questa manovra - che, al netto di tutti trasferimenti statali compensativi, alla voce IMU, la Città di Torino ha subìto una ulteriore riduzione di risorse per quasi 13 milioni di Euro. Non possiamo, quindi, affermare - come pure hanno fatto autorevoli esponenti politici - che l'abolizione dell'IMU sulla prima casa sia stata per i Comuni una manovra a saldo zero. Raccontare i numeri relativi ai trasferimenti erariali prendendo come riferimento esclusivamente l'Esercizio precedente non aiuta a comprendere la continua ed inesorabile diminuzione di risorse che vengono destinate dallo Stato centrale alle Amministrazioni locali. Negli ultimi quattro anni - al netto della manovra IMU 2013 - la Città di Torino si è vista ridurre i trasferimenti statali di circa il 70%; una cifra non più sopportabile, che necessita - dopo anni di segni negativi - di una inversione di tendenza. Mentre rivendichiamo più attenzione verso i Bilanci comunali, aspettiamo ancora di capire su quali voci l'ennesima spending review ci obbligherà ad intervenire nell'anno 2014. Sempre sul fronte dei trasferimenti statali, si registra un minimo decremento di risorse, in particolare, in questo caso, derivate dalla Regione, diminuite di circa 1 milione di Euro, mentre segnano un saldo positivo di 1,6 milioni di Euro rispetto al 2012 i trasferimenti erogati da altri Enti (A.S.L., Province e Fondazioni Bancarie). Gli investimenti finanziati nel 2013 si sono attestati a 82,22 milioni di Euro, con una riduzione di circa 41 milioni rispetto al 2012. Anche quest'anno sono stati tutti finanziati con mezzi di Bilancio propri o economie di mutui, senza ricorrere, pertanto, ad alcuna forma di nuovo indebitamento. La riduzione della spesa in conto capitale risente, inevitabilmente, della crisi del settore edilizio e della relativa mancanza di introiti legati alle concessioni edilizie. Anche nel 2013 abbiamo deciso di non destinare quote di entrate in conto capitale (proventi da concessioni edilizie o da alienazioni immobiliari) per il finanziamento della spesa corrente. Una scelta che rende più stabile e credibile il nostro Bilancio e lo rende - almeno nella parte corrente - meno vulnerabile dai cambiamenti normativi e dalla forte crisi che sta investendo il settore edilizio. Non è stato semplice nel 2013, lo sarà ancora di meno nel 2014. Si segnala, infine, la scelta della Città di aderire all'anticipazione di liquidità concessa dalla Cassa Depositi e Prestiti per assicurare il pagamento dei debiti certi, liquidi ed esigibili maturati nei confronti della Città al 31 dicembre 2012. Si è trattato di un'operazione dall'importo complessivo di quasi 240 milioni di Euro, che sono stati immessi nel circuito della liquidità. Questa misura - che i media hanno ribattezzato "sblocca-crediti" - ha rappresentato per moltissime aziende una vera boccata di ossigeno. Lo abbiamo fatto perché convinti che chi lavora per la Città debba essere pagato in tempi ragionevoli. Non siamo soliti, per via della nostra nota riservatezza sabauda, valorizzare le iniziative positive che riusciamo a realizzare. Ci tengo, però, a sottolineare questa, perché tutti insieme possiamo rivendicarne i meriti e gli effetti. Non tutte le grandi Città sono riuscite a concretizzare positivamente questa opportunità. Il rispetto del Patto di Stabilità non era un obiettivo scontato nel 2013; non lo era ad inizio Esercizio e non lo è stato nel corso dell'anno a causa di un'evoluzione normativa che ci ha, di fatto, obbligato a riscrivere il Bilancio e le sue principali fonti di finanziamento almeno due volte. Occorre, però, dire che Torino è una delle poche grandi Città che ha rispettato il Patto di Stabilità senza che il Parlamento varasse norme "ad comunem". È successo per Roma - con il famoso Decreto "salva Roma" -, è successo per Milano, che effettua gli investimenti dell'Expo 2015 al di fuori dei vincoli del Patto di Stabilità, per non parlare di altri Comuni del Sud Italia, salvati dal dissesto finanziario grazie all'intervento dello Stato centrale. Anche sul fronte del debito, l'azione di questa Amministrazione continua nel solco di quanto deciso ad inizio mandato. Nel 2013 questo si è ridotto di ulteriori 119 milioni di Euro, che, sommati ai 31,2 milioni del 2011 e ai 92,46 milioni del 2012, ha portato l'indebitamento ai livelli registrati al 2009. Nel 2014 scenderemo sotto la soglia psicologica di 3 miliardi di Euro e, con una programmazione attenta e scrupolosa, come quella degli ultimi anni, prevediamo di ridurne il livello entro parametri più fisiologici nei prossimi 10 anni. Lo diciamo ogni volta che si affronta questo argomento e ci tengo a ribadirlo anche in questa sede. Negli anni passati abbiamo dovuto investire ingenti risorse pubbliche per dare un futuro diverso da quello industriale alla nostra città, per creare un'alternativa che fosse in grado di guidare Torino per i decenni a venire. Le Olimpiadi sono state lo strumento per cambiare la vocazione della città, ma il percorso di cambiamento è ancora in corso, così come è in corso il percorso di assestamento dei conti. Se negli anni passati non avessimo costruito un'alternativa al modello della "città fabbrica", oggi non potremmo contare sulle risorse garantite, in termini occupazionali e di prodotto terziario avanzato, dal turismo e dalla cultura. Senza quel debito oggi ci confronteremmo con il destino che ha subito Detroit, anziché competere con le grandi capitali europee. Un ulteriore elemento che mi sento di sottolineare è l'impegno di questa Amministrazione, attraverso lo sforzo dei suoi Uffici, nel recupero dell'evasione. Un lavoro difficile che cerca di ristabilire quel principio di equità che deve essere alla base di una moderna società civile. Lo dobbiamo ai tantissimi torinesi onesti che contribuiscono al funzionamento della macchina comunale e che non possono tollerare che le loro risorse vengano utilizzate, in termini di servizi, anche da chi evade. Grazie a questa attività abbiamo garantito al Bilancio comunale del 2013 oltre 27 milioni di Euro. Il principio costituzionale sancito dall'articolo 53, secondo cui "tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva", non può rimanere scritto solo sulla carta, ma deve trovare giusta e piena applicazione. Lo sforzo di coniugare il necessario rigore nei conti pubblici, senza far venir meno il sostegno ai principali settori dell'Amministrazione - welfare, cultura e istruzione in primis - è stato riconosciuto anche dagli organismi di valutazione esterna. Mi riferisco, in primo luogo, alla "pagella" dell'agenzia internazionale Standard & Poor's, che - pochi giorni fa - conferma il rating "BBB" con outlook negativo, la previsione a lungo termine che delinea la tendenza del Paese. Senza il vincolo costituito dal "tetto" del rating italiano, il giudizio di Standard & Poor's sarebbe potuto essere anche migliore ed attestarsi ad un "A-". Situazione analoga la registra l'agenzia Fitch, che ci ha declassato da "A-" a "BBB+" nel marzo 2013 a causa dell'abbassamento del rating italiano. Anche per questa agenzia valgono le stesse regole che applica Standard & Poor's, per cui il rating massimo attribuibile agli Enti locali appartenenti a Regioni a statuto ordinario e Comuni non può essere superiore a quello della Repubblica Italiana. Anche per Fitch - per dirla in parole semplici - Torino sta meglio dell'Italia. In ultimo, ma non certo per importanza, la Relazione dei Revisori dei Conti - che ringrazio per il loro lavoro - che, nell'esprimere parere favorevole al Rendiconto, ci segnala, accanto agli importanti risultati raggiunti sull'indebitamento e alla buona gestione complessiva dei conti pubblici, la criticità dei residui attivi ancora iscritti nel Bilancio della Città. Tema, questo, che appassiona anche la Corte dei Conti e che rappresenta - non lo nego - una delle criticità dei nostri conti. La situazione è monitorata quotidianamente dai nostri Uffici, che stanno operando lungo tre direttrici: si è costituito un Tavolo tecnico di lavoro specifico, che vede impegnati, oltre al Direttore Generale, le figure apicali delle principali Divisioni della Città; è in via di sottoscrizione un Protocollo d'Intesa con Equitalia S.p.A., che ha l'obiettivo di "costruire un percorso comune di azione e monitoraggio sull'effettivo grado di esigibilità dei crediti in lavorazione, per prevenire la prescrizione di quelli ancora riscuotibili dalla Città e verificare le posizioni creditorie di dubbia esigibilità"; in ultimo, si stanno eliminando dai residui attivi quei crediti che sono diventati, di fatto e di diritto, non più esigibili. Tra il 2007 e il 2014 i residui attivi sono scesi da 2,5 miliardi di Euro a 1,5 miliardi di Euro. Abbiamo radiato circa 1 miliardo di Euro. Ovviamente, tutto questo lavoro non sarebbe stato possibile senza l'impegno degli Uffici della Direzione finanziaria, che ringrazio per l'attenzione e lo scrupolo con cui governano le casse comunali. Analogo ringraziamento rivolgo ai componenti del Collegio dei Revisori dei Conti per la cura con cui analizzano i nostri documenti e i suggerimenti che ci rivolgono e ai Consiglieri Comunali per la collaborazione, e il compito difficile delle Commissioni Consiliari competenti, in particolare la I Commissione. Il 2013 è stato un anno caratterizzato da alcune iniziative che hanno contraddistinto l'attività amministrativa dell'Ente, sia in termini di progettazione che di rafforzamento della nuova identità della Città, senza dimenticare le emergenze cui siamo stati costretti a rispondere. Ne citerò alcune, solo per titoli, sperando di non essere lungo e sperando di essere esaustivo. Partendo dalle emergenze, non possiamo dimenticare come l'anno appena trascorso abbia visto la Città misurarsi nuovamente con la drammatica condizione di profughi e bisognosi richiedenti asilo. La cultura dell'accoglienza di questa città ha comunque garantito, seppur con difficoltà, il mantenimento di un equilibrio sociale. Tuttavia, non possiamo ritenerci soddisfatti di come, a livello di Stato centrale ed europeo, venga affrontato questo tema. Ad oggi ricadono ancora sui Comuni i costi, diretti e indiretti, della gestione di una causa umanitaria che è ancora lontana dall'essere risolta. Nel 2013 Torino ha dato finalmente impulso alla sua progettualità in termini di Smart City. Ne ha discusso il Consiglio in più di un'occasione e credo sia utile, in questa sede, ribadire quanto la Città abbia bisogno di investire sui temi della sostenibilità e dello sfruttamento di tecnologie intelligenti. Grazie al lavoro svolto insieme alla Fondazione Torino Wireless, Università e aziende, siamo pronti a candidare Torino ai prossimi bandi europei e naturalmente a vincerne la maggior parte. Un primo assaggio l'abbiamo già avuto nel corso del 2013 con l'approvazione e il finanziamento da parte del MIUR di ben 11 progetti che vedono protagonisti giovani under 30 e sei progetti di ricerca. Sempre in termini di progettualità della Torino futura, si segnala la consegna, da parte della Gruppo "ToMake" del masterplan della Variante 200, un importante lavoro di programmazione urbanistica con il quale saremo chiamati a confrontarci nei prossimi anni. La nuova vocazione culturale e turistica della Città si è misurata lo scorso anno con alcuni eventi significativi. Due su tutti credo meritino un accenno in questa sede: i World Master Games, che hanno visto arrivare a Torino 48.000 persone provenienti da tutto il mondo, generando un volume d'affari di oltre 120 milioni di Euro, e la mostra che si è tenuta a Palazzo Madama, "Il Collezionista di Meraviglie. L'Ermitage di Basilewsky", visitata da oltre 63.000 persone. Non comprenderò l'ultima mostra chiusasi nel 2014, perché la contabilizzerei nel 2014, così diamo un piccolo testimone per l'anno prossimo. È proseguita, inoltre, seppur in un contesto di minori risorse, sia pubbliche che private, la riqualificazione di importanti aree della nostra città: penso al finanziamento di 25 milioni di Euro ottenuto per la copertura del Passante Ferroviario da corso Vittorio a piazza Baldissera o alla prosecuzione degli interventi in Barriera di Milano grazie al progetto "Urban 3". Il 2013 è stato uno degli anni in cui l'autonomia e la programmazione comunale hanno toccato i minimi termini. Solo l'intervento deciso dell'ANCI - grazie anche all'autorevolezza del suo Presidente - ha evitato che sui conti dei Comuni si ribaltassero le tensioni politiche nazionali. L'abolizione dell'IMU sulla prima casa è stato l'esempio più evidente, ma vi assicuro che quella vicenda ha rappresentato solo la punta di un iceberg molto profondo. Ogni settimana, per parecchi mesi dell'anno, Roma ha emanato norme e leggi che cambiavano la misura dei trasferimenti, imponevano un nuovo tributo o ci obbligavano a risparmiare su un particolare capitolo di spesa. Insomma, anziché una leale collaborazione tra Stato ed Enti locali, in molte occasioni abbiamo assistito al più elementare gioco dello "scaricabarile", con i Comuni nel ruolo dei perdenti. L'impressione che emerge da una serie di norme, solo apparentemente scollegate l'una dall'altra, è che, oltre all'abolizione delle Province, il nuovo modello di Repubblica assegni ai Comuni il compito residuale di gestire, sempre con meno risorse, poche e ben definite funzioni. Se questo è il quadro, è bene che le forze politiche, economiche e sociali che lo sostengono, lo esplicitino in maniera chiara. Non sono sicuro che questa scelta trovi lo stesso appoggio nell'opinione pubblica di alcune scelte compiute, o in procinto di essere compiute. Sono convinto, infatti, che ancora oggi, nonostante il contesto sopra descritto, i cittadini si riconoscano nell'Istituzione Comune e da questa, più che da qualsiasi altra, si aspettino le risposte ai loro bisogni e alle loro aspettative. Noi vogliamo continuare ad assolvere al meglio il nostro dovere, assumendoci in pieno le nostre responsabilità. Grandi pensatori ci hanno insegnato che comprendere gli interessi di tutti è di un Governo ordinario, il prevederli è di un grande Governo. E, oggi, solo un nuovo equilibrio tra Governo e Autonomie Locali può garantire diritti, coesione e sviluppo sociale. LEVI Marta (Vicepresidente) Possiamo aprire la discussione sul Rendiconto. La parola al Consigliere Greco Lucchina. GRECO LUCCHINA Paolo Ovviamente mi ritrovo in alcune cose dette dall'Assessore Passoni, che ringrazio per la sua relazione, come sempre puntuale. Partiamo da quelli che sono alcuni dati di fatto; considero, tra virgolette, "negativo" il continuo ricorso a quelle che sono le anticipazioni di Tesoreria. Alcune cose sono sicuramente vere, in riferimento, per esempio, ai flussi finanziari registrati durante l'Esercizio, dove si rileva che la destinazione per il finanziamento della spesa corrente non è superiore all'importo stesso dell'anticipazione di Tesoreria disponibile. In merito ai trasferimenti dello Stato e di altri Enti, è chiaro che (fatta eccezione per i trasferimenti dalla Regione, che vedono una variazione negativa per circa - mi pare - 1,5 milioni di Euro) si registrano trasferimenti da altri Enti (Provincia, ASL, Fondazioni bancarie) di circa 33 milioni di Euro, dalla stessa Regione Piemonte di circa 39 milioni di Euro. Poi, ovviamente, il trasferimento dallo Stato centrale, con una variazione, a mio modo di vedere, positiva, di circa 165 milioni di Euro, rispetto all'Esercizio precedente, determinata sicuramente dal minor gettito dell'IMU, dovuto alla stessa soppressione dell'imposta. È vero anche che, rispetto alle entrate accertate dal plusvalore delle alienazioni di beni e le entrate accertate dalle concessioni edilizie, si fa riferimento a una nuova normativa, quindi che non vengano destinate per la spesa corrente. Lo ha detto anche l'Assessore ed è già stato rivelato anche dalla nota dei Revisori: maggiore attenzione, come al solito, pur nel proseguire il riaccertamento dei residui attivi e dei residui passivi. Risultano iscritti ancora residui relativi ad anni ante 2005. La stessa nota dei Revisori fa riferimento ai residui precedenti il 2007, per un ammontare rispettivamente di 77.158.000,00 di Euro, per un totale di 235 milioni di Euro. Chiaro è che c'è anche il cosiddetto Tavolo tecnico di lavoro sull'attività di riscossione delle entrate tributarie ed extratributarie. Detto questo, si fa riferimento in maniera particolare alla maggior cura e attenzione che questa Amministrazione deve avere nei confronti della formazione e soprattutto della gestione di questi residui, segnalando in maniera particolare quelli a cosiddetta "bassa riscossione". Situazione di liquidità dell'Ente. L'avevo già detto: il comportamento che l'Amministrazione dovrebbe sempre avere è quello del buon padre di famiglia; quindi il continuo riferimento alle anticipazioni di Tesoreria, che vedono chiudere, se non ricordo male, intorno agli 89 milioni di Euro, ma che nel corso dell'anno, però, vedono un valore a fine marzo di circa 119 milioni di Euro, a fine giugno di 165 milioni di Euro e a fine settembre di 177 milioni di Euro. Questa ormai è diventata prassi di questa Amministrazione, ovviamente con la contingenza di un momento sociale ed economico che - bisogna dirlo e riconoscerlo - ha comunque visto questa Amministrazione particolarmente attenta e anche virtuosa nel ricorso alla diminuzione del debito. Comunque resta un indicatore di criticità nella gestione finanziaria e quindi della carenza di liquidità disponibile. Sugli organismi partecipati si registra ancora una sorta di stallo, rispetto a un'azione e una programmazione economico-finanziaria importante nel corso degli anni 2011- 2012, con il riordino del gruppo conglomerato Città di Torino. Mi riferisco alla cessione delle quote di TRM, AMIAT, SAGAT, eccetera. Dobbiamo fare una riflessione ovviamente su GTT, perché, alla luce di quello che è successo, ci si aspettava un introito e una valorizzazione che dovevano essere una conseguenza di un percorso giuridico amministrativo, che avrebbe dovuto sortire l'effetto di valorizzare le quote stesse. Io l'avevo già detto quando avevamo discusso della mancata cessione delle quote. Mi auguro che questa Amministrazione ponga particolare attenzione a quello che tutti noi ci aspettiamo, cioè la valorizzazione di tale partecipazione. Chiudo, rilevando schematicamente quelli che sono stati i punti su cui ho voluto soffermare la mia attenzione, cioè la gestione dei residui e la situazione di liquidità dell'Ente. Sottolineo anche - e questo va a merito di questa Amministrazione - il percorso a sostegno delle immobilizzazioni finanziarie, in cui si registra un dato di 32.343.000,00 di Euro nel 2011, di 26 milioni di Euro nel 2012 e di solo 2.180.000,00 di Euro nel 2013. |