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MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario) Riprendiamo l'esame della proposta di deliberazione n. mecc. 201304625/009, presentata dalla Giunta Comunale in data 8 ottobre 2013, avente per oggetto: "Programma delle trasformazioni urbane 2013-2014. Linee di indirizzo". MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario) La parola al Consigliere Levi-Montalcini. LEVI-MONTALCINI Piera L'ho già detto anche in Commissione: sinceramente non riesco a capire il valore di questa deliberazione, perché si parla di aree che sono in discussione già da tempo, si parla di Varianti, o comunque di progetti che si dovranno poi affrontare uno per uno, e mi sembra che sia un po' inutile raggrupparli tutti insieme con una descrittiva senza dire nulla di tutto quello che l'Assessore poi ha esposto nelle varie Commissioni circa ipotesi, non ipotesi, circa quello che si vorrebbe fare, spostare, rifare, costruire, demolire. Soprattutto la cosa che fa sì che non riuscirò a votare questa deliberazione è quanto ho già chiesto più volte in Commissione, che ho chiesto molte volte anche in Consiglio e che ripeto per l'ennesima volta. Questa deliberazione avrebbe un senso, se, a), riguardiamo tutto quanto è già stato liberato negli anni precedenti e che ancora non è costruito e che sarà probabilmente costruito nel momento in cui riprenda l'edilizia e, b), non si è visto da nessuna parte, e questo è un difetto ormai atavico, un piano riguardante la direzione che vogliamo dare a questa Città. Cioè non si dice se vogliamo fare una città universitaria, non è detto se vogliamo fare una città ricovero degli anziani di Milano che verranno a vivere a Torino, non è detto se vogliamo… (INTERVENTO FUORI MICROFONO). No, Sindaco, non bisogna dire di no: durante l'altra tornata amministrativa si diceva anche questo, si diceva che siccome qui costa meno, da Milano… Allora, perché non possiamo fare una discussione in cui si dica cosa vorremmo fare di questa città? Cioè, cosa ne vogliamo fare? Ne vogliamo fare una città universitaria, ne vogliamo fare una città operaia, ne vogliamo fare una città intellettuale, ne vogliamo fare una città turistica? Qualunque di questi indirizzi vogliamo imprimere alla Città, cambia l'uso che facciamo delle aree e cambia l'urbanistica. Stiamo ragionando nel modo in cui l'urbanistica condiziona gli indirizzi della Città, mentre sono gli indirizzi della Città a dare un input all'urbanistica. Secondo me, stiamo guardando il progetto al contrario, esattamente come quando l'Assessore Viano ci diceva di voler fare la Linea 2 della Metropolitana: tutto ciò regge solo se ci sono i carichi di passeggeri, siccome non ci sono, noi costruiamo lungo la Linea 2, così giustifichiamo la sua realizzazione. Secondo me non si ragiona in questo modo. Mi dispiace, questa deliberazione non ci dà nessuna indicazione su quello che noi vorremmo fare. Oltretutto, è vero che questa deliberazione riguarda delle Varianti, che quindi dovranno di nuovo passare in Commissione e in Consiglio Comunale, ma l'esperienza della deliberazione sui parcheggi pertinenziali, sulla quale si è fatto un piano preventivo di idea di massima, che si sono poi attuati senza più discuterne, mi mette veramente in allarme. LEVI Marta (Vicepresidente) La parola al Consigliere Liardo. LIARDO Enzo Mi rivolgo direttamente all'Assessore, dicendo che in linea di principio potremmo anche condividere le linee che questa deliberazione porta avanti, peccato che ci siano alcune problematiche. Scusate Colleghi, le ricadute degli interventi che ci sono stati in questi anni nella nostra Città li vediamo e li tocchiamo con mano tutti i giorni. A me sembra che le problematiche che ne scaturiscono siano esattamente nella continuità di quello che definisco il disastro di questi anni, che non sono imputabili né al Sindaco attuale, né prevalentemente a questo Consiglio. Ma tutto ciò lo possiamo toccare con mano, non ci inventiamo nulla né facciamo propaganda, perché comunque in questi anni abbiamo investito in maniera, direi, abbastanza disordinata, senza arrivare poi ad una conclusione. Sono tutti cantieri aperti. Torino è un cantiere aperto. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Sì, signor Sindaco, però devo dirle che il progetto della Biblioteca Bellini grida vendetta, il tunnel che è stato fatto in Corso Spezia grida vendetta, il fatto che questa Città abbia solo una linea di Metropolitana che coinvolge solo la zona sud e centro, grida vendetta. È sotto gli occhi di tutti che in questi anni i cittadini torinesi hanno visto e hanno subìto per le varie realizzazioni, senza averne benefici e ricadute favorevoli, è sotto gli occhi di tutti, non è un'invenzione del Consigliere Liardo. Abbiamo visto anche delle trasformazioni in vari quartieri, Assessore, che non hanno tenuto minimamente conto di quanto già c'era. Voglio citare la zona antica di Venaria che è a Torino - si chiama così - dove c'era una serie di bassi fabbricati che sono stati stravolti da palazzoni - andate a vedere, non me lo sto inventando -, che veramente non hanno nessun tipo di continuità con quella che era la zona, per come la zona era tantissimi anni fa, non c'è stato nessun criterio nella realizzazione di certe infrastrutture. Allora, dovremmo prepararci a dare una certa continuità alle scelte che sicuramente dai banchi dell'opposizione, ma anche da parte dei cittadini comuni non sono state condivise. Spina 3, Assessore, che doveva essere la Città del futuro, tanto citata dalla sinistra negli anni Settanta, quale qualità della vita ha vissuto quella zona di trasformazione? Sicuramente una situazione di degrado ulteriore, dove associazioni presenti sul territorio hanno dovuto operare investendoci anche dei soldi, gestendo fondi non pubblici ma privati, e comunque attualmente ci ritroviamo di nuovo nell'ennesima situazione: opere, cantieri che si aprono, zone stravolte, senza arrivare ad una definizione di quanto preventivato. Abbiamo avuto anche modo di confrontarci e, purtroppo, crediamo che questo Piano sia esattamente la continuazione di quanto fatto in passato. Lei sa benissimo, Assessore, che la Linea 2 dovrebbe coinvolgere finalmente la zona nord di Torino. Mi risulta che il Sindaco abbia preso dei fondi che erano previsti per la Linea 2 e li abbia trasferiti per l'ultimazione della Linea 1 fino a Piazza Bengasi. Lei sa benissimo che alla Linea 2 è collegata anche quella situazione imbarazzante che la nostra Città vede tutti i giorni: il parcheggio di Stura, che è esattamente una cattedrale nel deserto. Lo sapete quanto è costato! Queste cose, cari Consiglieri, sono invenzioni del Consigliere Liardo o le vediamo tutti quanti? (INTERVENTO FUORI MICROFONO). No, non facciamo più niente, caro Consigliere Grimaldi, ma non possiamo dire: abbiamo sbagliato sulla Biblioteca Bellini e adesso gli stessi attori trasferiscono i fondi, si tratta di 16 milioni e mezzo di progetti! LEVI Marta (Vicepresidente) Per cortesia, lasciate finire il Consigliere Liardo. LIARDO Enzo Caro signor Sindaco, lei è al corrente di tutta una serie di cose, che mesi fa ha denunciato e alle quali ha cercato di non dare continuità, oggi stranamente ha cambiato un po' opinione, ha cambiato un po' direzione rispetto a quanto io più volte ho dovuto denunciare in quest'Aula, ma sono cose che, secondo me, le può osservare anche lei, vivendo un minimo la Città. Dicevo che si tratta più o meno gli stessi attori, signor Sindaco, e non si possono legittimare certe scelte sbagliate che questa Città ha fatto, perché sono costate a tutti i torinesi. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). No, non è che non si faccia più niente, ho detto in premessa che questa deliberazione, purtroppo, mi sembra la continuità degli sbagli del passato; se poi dimostrerete il contrario, allora anche noi dell'opposizione potremo in qualche modo avvalorare queste scelte. LEVI Marta (Vicepresidente) La parola al Consigliere Cassiani. CASSIANI Luca Innanzitutto, all'onor del vero va detto: il Consigliere Liardo non si vede da novembre in Commissione Urbanistica, ma non del 2013, del 2012, per cui questa grande competenza urbanistica è veramente dell'ultima ora. O ha fatto un super corso questa notte, oppure parla di cose di cui sconosce completamente il senso, il merito e anche ogni tipo di addentellato. È una campana stonata che racconta sciocchezze, come della Biblioteca Bellini: è da tre anni che lo sento parlare solo di questo, non conosce minimamente le questioni di cui parla. Detto ciò, è libero, come me, di fare il Consigliere Comunale e poi di dire tutte le sciocchezze che vuole; però, detto questo, la prego di mantenere un minimo di decenza, ma non lo dico per me e per questo Consiglio Comunale, al quale va portato comunque rispetto, lo dico per i suoi elettori, perché non so cosa direbbero se la sentissero, anche coloro che vivono nelle case della Spina 3, o vivono nelle case che hanno visto la trasformazione di questa Città. E vengo al merito. Consigliere Liardo, Presidente, la vicenda della Biblioteca Bellini - ha detto bene il Consigliere Grimaldi - nasce da una visione della Città che c'era, c'è e ci sarà. Non è che non averla fatta lì, è un fatto di cui andare orgogliosi ed essere contenti, non si è fatta lì perché non c'erano risorse per farla, ma era giusto pensarla e realizzarla, tant'è che in quell'area, come lei avrà visto e non ha votato, ma ha verificato con la vicenda OGR… (INTERVENTO FUORI MICROFONO). LEVI Marta (Vicepresidente) Per favore! CASSIANI Luca Abbia pazienza! Mi faccia terminare, stia al merito! La politica non è fatta soltanto di soldi che si spendono per fare un'iniziativa, mi rendo conto che purtroppo abbiamo destinato una parte del nostro patrimonio economico per un'iniziativa importante, che non si è potuta concludere, ma non perché fosse sbagliata, questo vorrei che lo capisse, ma perché non c'erano risorse per farla. È come quando uno decide di cambiare l'automobile - o di rifare la cucina, perché è a pezzi -, per cui c'è bisogno di farlo, ma poi non si hanno le risorse per farlo. Non era sbagliata quell'operazione, ma, purtroppo, non c'erano le risorse, tant'è che si è pensato di fare… (INTERVENTO FUORI MICROFONO). LEVI Marta (Vicepresidente) Per cortesia, altrimenti devo sospendere la seduta, come ha fatto prima il mio Collega. Prego, Consigliere Cassiani. CASSIANI Luca Presidente, purtroppo il Consigliere Liardo ha l'abitudine di non voler essere interrotto, perché è lesa maestà se interrompiamo lui, quando invece interveniamo noi… LEVI Marta (Vicepresidente) L'ho fatto io… CASSIANI Luca Siccome a me piace essere interrotto, ma mi piace anche molto interrompere, preferirei… LEVI Marta (Vicepresidente) A me, invece, piace che nessuno interrompa nessuno. CASSIANI Luca Io non ho problemi; interloquisco volentieri con il Consigliere Liardo da una vita, dai tempi della Circoscrizione. Devo dire che speravo che il livello dell'interlocuzione fosse migliore, ma ognuno ha gli interlocutori che si merita; evidentemente, non me li merito così preparati. Detto questo, per quanto riguarda le questioni di carattere urbanistico, mi vorrei concentrare su una vicenda e, innanzitutto, vorrei dire all'Assessore che lo ringrazio, perché ha trovato un'interlocuzione il tema posto dal Consiglio Comunale di questa Città all'unanimità con una mozione che mette al centro delle trasformazioni urbanistiche la vicenda che riguarda, da una parte, il Parco del Valentino e, dall'altra parte, la vicenda più specifica di Torino Esposizioni. Quindi, la Città di Torino ed il Consiglio Comunale hanno nell'Assessore un interlocutore con il quale discutere di quella trasformazione urbanistica. Come andrà a finire? Che cosa ci faremo? Sicuramente, ci faremo qualcosa di diverso da quello che c'è adesso, cioè una grandissima opera architettonica abbandonata alla mercé di chi tutte le notti va a rubarci il rame; abbiamo fatto anche due sopralluoghi e l'abbiamo visto. Si tratta di una vicenda che è una vergogna per questa Città e devo dire che è una cosa importante averci messo le mani. Tra l'altro, l'ha fatto con il supporto e la mozione votata da tutto il Consiglio Comunale, che, in qualche modo, indicava una trasformazione. Devo ringraziare il Consigliere Ventura e gli altri Consiglieri che su questo hanno messo impegno e studio, perché lì non si tratta solo di fare un'operazione per riqualificare l'area, ma si tratta di usare dei fondi messi a disposizione da una Legge dello Stato per il recupero degli immobili post olimpici; quindi, tutto ciò è assolutamente utile. Bisogna mettere al centro una grande trasformazione culturale, che faccia di questa Città una capitale europea della cultura, studentesca ed universitaria, visto che ha una biblioteca adatta ai centomila studenti universitari che abbiamo. Si tratta di fare una trasformazione che prenda la ex Biblioteca Civica - inadatta, incompleta, insufficiente e in una posizione non felice anche dal punto di vista urbanistico - per portarla in un posto dove abbiamo un grande parco, l'asse fluviale più importante della città e uno dei principali d'Europa e la Metropolitana a cento metri; credo che queste siano le cose di cui dovrebbe parlare il Consiglio Comunale. Rivendicare: "Tu hai speso quello", è come se io parlassi delle mutande di Cota tutte le settimane. Detto una volta, basta. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). No, io posso parlare di tutto, ci sarà la Magistratura, ma vorrei cercare di elevare un po', Consigliere Liardo - lo so che è difficile per lei comprendere -, però non possiamo stare qui a rinfacciarci la Bellini dopo sei anni. Diventa di bassissima lega questo tipo di… (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Sì, è di bassissima lega questo dibattito, cerchiamo di guardare al domani. Tanto è vero che sull'area di trasformazione delle OGR la Città va a costruire un centro congressi da cinquemila posti, proprio perché lì è giusto, e nel progetto Bellini lei ricorderà - non c'era - che ci sono addirittura due teatri e delle sale polivalenti per quel tipo di iniziative, per cui la Città ha mantenuto lo schema che vede in quella vicenda una trasformazione importante. Non è sbagliato, solo che, invece di farlo con risorse pubbliche che non ci sono più, lo faranno i privati. Questo è rimasto. Parliamo di cose in positivo, di come migliorare la nostra Città, senza, reciprocamente, rinfacciarci ogni volta: "Tu hai fatto la Bellini". Basta parlare di quella vicenda, che non si è conclusa positivamente, lo abbiamo detto e ce ne rendiamo conto; era un'altra epoca, era un altro mondo e non si sapeva che ci sarebbe stata una crisi di questo tipo, però guardiamo in positivo le altre cose da fare. Consigliere Liardo, siamo d'accordo a costruire la Biblioteca Civica della Città vicino alla Metropolitana? Sì. Lavoriamo insieme per migliorare la nostra città. Se dobbiamo rinfacciarci le cose, è talmente facile rinfacciare quello che fanno in altre Istituzioni a noi vicine, che potrei stare qui a parlarne per delle ore. Per signorilità, lasciamo che la Magistratura faccia il suo corso e parliamo di politica. LEVI Marta (Vicepresidente) La parola al Consigliere Carretta. CARRETTA Domenico C'è un'immunità per avere il Consigliere Cassiani che mi urla dietro? (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Perfetto. A parte tutto, ci sono alcuni passaggi del dibattito di oggi in Aula che curiosamente mi fanno pensare a "Ricomincio da capo", il film con Bill Murray: ogni mattina si sveglia e ogni giorno accadono le stesse cose e ci sono gli stessi passaggi. Potrei chiudere gli occhi e ripetere gli interventi di certi Consiglieri, adattandoli solo a quella che è la proposta di deliberazione che si sta discutendo: si tireranno in ballo sempre le stesse cose. Alla fine del film viene meno quello che è l'incantesimo di Bill Murray e lui esce dall'ordinario e dal quotidiano e, quindi, finalmente si riesce a parlare di altro. Un dato di fatto è che la Sala Rossa comunque scalda i cuori e le ugole dei diversi Consiglieri che, oggi, hanno offerto un contributo importante; lo stesso contributo che non è stato offerto durante le sedute di Commissione. Non parlo soltanto di un intervento o di un contributo intellettuale, parlo anche di un contributo fisico. Certi Consiglieri, che oggi hanno animato il dibattito, sono risultati assenti da ogni discussione della proposta di deliberazione, altrimenti avrebbero saputo che abbiamo discusso la proposta di deliberazione in oggetto per sei volte ed avrebbero saputo che per il 90% di queste sedute ci siamo urlati in faccia quella che era la necessità forse di fare un discorso più ampio. Ma di che cosa stiamo parlando? Di linee guida? Bene, trattiamole come linee guida, perché capisco il fatto di tirare in ballo le brochure e le necessità di marketing, ma le trasformazioni della Città sono un qualcosa di complesso, che, quindi, necessita di linee guida e di un discorso che vada un po' più in là di quelle che sono le singole riflessioni su singoli emendamenti. Capisco che, da una parte, considerarle come linee guida può sembrare sconveniente e, dall'altra parte, può sembrare riduttivo, però sono linee guida e va da sé che vanno considerate così e, quindi, sappiamo che, piano piano, durante le nostre Commissioni dovremo analizzare quelli che sono i singoli interventi e dargli quella che è la giusta attenzione, perché bisogna dettagliare continuamente quello che è l'impianto generale di questa proposta di deliberazione e bisogna farlo anche investendo in risorse e, soprattutto, coinvolgendo gli attori, non quelli di cui parlava il Consigliere Liardo, ma mi riferisco agli attori sociali, agli attori interessati dalle trasformazioni, cioè quelli che sono gli attori che, effettivamente, aspettano di ricevere risposte e sanno che questa proposta di deliberazione di indirizzo può, in un certo senso, dare delle risposte. Anche perché sono convinto che la materia trattata vada affrontata in un quadro d'insieme e poi, via via, bisogna entrare nel dettaglio; la critica più feroce che ho sentito in quest'Aula e, comunque, in altre discussioni è che, certe volte, si trattavano i singoli interventi svincolandoli da quello che poteva essere il contesto più generale. Questa volta abbiamo fatto un'operazione contraria, siamo partiti dal generale e, pian piano, arriveremo ad analizzare i singoli interventi, che, necessariamente, saranno oggetto di approfondimento e di dibattiti all'interno della Commissione ed all'interno della Sala con la Giunta. Nessuno ha mai pensato il contrario, anzi. Anche perché, se vogliamo iniziare davvero a parlare di ricostruire la città, dobbiamo capire anche un'altra cosa: pensare alla città vuol dire adottare visioni strategiche e ciò significa anche portare avanti delle sfide. Le sfide vanno affrontate mettendoci ognuno del proprio, perché, se ognuno arriva qui e fa la solita demagogia su quello che è stato fatto male - o quello che, secondo molti, è stato fatto male - oppure quello che si poteva fare, non ci muoviamo più e, quindi, anche ogni singola riflessione di ampio respiro finisce nel dimenticatoio. Partiamo da un altro elemento indispensabile, di cui l'Assessore dovrà necessariamente tenere conto: la città è un luogo abitato ed è un luogo che, al di là di tutte le trasformazioni che possiamo immaginare, è già abitato da realtà, per cui è di quelle realtà che bisogna tenere conto. Non si costruisce sopra la città, ma a fianco della città, e si costruisce ripensando; vorrei fare un esempio: abbiamo fatto una discussione, entrando nel merito, per quanto riguarda le aree commerciali, che diventano un tassello importante delle trasformazioni urbanistiche di questa Città, ma, se vogliamo evitare di iniziare a parlare di aree commerciali parlando prima di una zona e poi di un'altra, forse potremmo fare un discorso d'insieme e, solo a quel punto, potremo valutare davvero la necessità di dire sì o no a certi tipi di operazioni. È per questo motivo che diciamo sì a questa proposta di deliberazione e siamo convinti che, in questo momento, partire da un quadro generale ci permetterà di non perdere di vista il particolare. LEVI Marta (Vicepresidente) Non ho altri Consiglieri iscritti a parlare, per cui è il momento della replica, che - lo ricordo in particolare al Consigliere Liardo - spetta ai presentatori della proposta di deliberazione. Il Sindaco, come sempre accade, interviene a fine dibattito in sede di replica, senza che questo debba riaprire il dibattito, altrimenti rischiamo di ruotare in maniera circolare; esiste, invece, lo strumento delle dichiarazioni di voto per rientrare nel merito della proposta di deliberazione. Pertanto, come si è sempre fatto, concedo la replica ai firmatari della proposta di deliberazione, che - lo ricordo - sono il Sindaco Fassino e l'Assessore Lo Russo; successivamente, i Consiglieri potranno intervenire nuovamente in fase di dichiarazione di voto. La parola al Sindaco. SINDACO Ringrazio tutti i Consiglieri che sono intervenuti in un dibattito che considero importante, perché è sulle linee guida di natura strategica e sulla trasformazione urbana della Città che ci impegneranno nei prossimi anni. In premessa, voglio dire una cosa e poi, siccome ho seguito tutto il dibattito, cercherò di dare le risposte alle domande che sono state poste. C'è una questione di metodo, perché, quando si discutono singoli provvedimenti, si dice che si vuole avere la visione e, quando si porta la visione, si dice che bisogna avere l'approfondimento di ogni questione, per cui diventa un gatto che si morde la coda. Cerchiamo di decidere come vogliamo procedere almeno sul piano del metodo. È evidente che questo è un documento di indirizzi che propone al Consiglio Comunale una visione strategica degli indirizzi di fondo. Poi sappiamo tutti, perché siamo Consiglieri di quest'Aula non da oggi, che ciascuna di quelle scelte richiede un provvedimento ad hoc e tutti gli approfondimenti di merito saranno fatti nel momento in cui il provvedimento ad hoc sarà portato all'esame del Consiglio; quindi, direi che questa contraddizione mi pare inesistente. Abbiamo voluto portare gli indirizzi strategici, perché, più volte, sono stati sollecitati e perché penso, al di là della sollecitazione, che sia volontà della Giunta rendere evidente qual è la sua visione strategica e di trasformazione della Città ed anche perché, siccome poi questo si tradurrà in atti amministrativi specifici, ogni volta non si abbia una discussione casuale, ma si collochino le scelte che facciamo dentro una visione strategica. Parto dalla questione posta dal Consigliere Levi-Montalcini, perché è quella da cui partire. Ha detto: qui noi determiniamo degli indirizzi, ma qual è la visione di Città che abbiamo? La ripeterò qui, chiedo scusa, ma credo che sia una delle questioni su cui ho insistito di più da quando sono stato eletto Sindaco ad oggi; noi partiamo dalla trasformazione che è avvenuta nell'identità, nel profilo e nel modo di essere di Torino negli ultimi quindici o vent'anni. Torino è stata - lo dico in sintesi, perché ce lo siamo detti tante volte, ma, siccome è stata posta la questione, devo ripartire da lì - per un secolo una grande città industriale, manifatturiera e produttiva, una grande factory town; una delle più grandi factory town di questo Paese, uno dei motori dello sviluppo industriale italiano in ogni passaggio dell'industrializzazione dell'Italia, una grande area che della manifattura ha fatto la sua impronta e la sua identità e tutta l'organizzazione urbana, sociale, politica ed istituzionale è stata segnata da questo imprinting che ha reso la città una grande città, grazie all'essere un grande polo industriale dello sviluppo italiano. Il lessico conta: questa è l'unica città italiana dove, quando parli di un'azienda, la gente dice fabbrica e non dice azienda; vorrà dire qualche cosa. È un lessico che dice quanto quella caratterizzazione di manifattura abbia segnato la vita della città. Negli ultimi quindici o venti anni, a partire dalla metà degli anni Novanta, la Città ha conosciuto una trasformazione conseguente ad un processo che è avvenuto prima, perché, tra il 1980 ed il 1990, Torino ha conosciuto due processi contestuali e paralleli: il passaggio dall'essere demograficamente una città di un milione e duecentocinquantamila abitanti a novecentomila abitanti - questo è avvenuto tra il 1980 ed il 1990 - e, in quegli stessi dieci anni, lo svuotamento di dieci milioni di metri quadrati di aree industriali di produzione e di lavoro. È stato il più grande processo di deindustrializzazione che questa città abbia conosciuto. Tanto è vero che, se andate a riprendere le cronache giornalistiche di quel tempo, il dibattito politico, anche in questo Consiglio, e giornalistico ruotava intorno alla parola "declino". La Città, di fronte ad un decremento demografico così rilevante e di fronte ad un processo di deindustrializzazione così grande, si chiedeva se, in qualche modo, non era finita una grande storia, perché così è. Dopodiché il tempo, come sappiamo, è sempre, come dire, medico, nel senso che aiuta a metabolizzare i processi, e la Città ha capito che era inutile avere nostalgia di quello che così non ci sarebbe più stato ed ha messo in campo un processo di trasformazione di se stessa che è arrivato fino a noi. Qual è l'elemento fondamentale che è accaduto? È accaduto che siamo passati dall'essere una Città ad una vocazione - ricordo che questa era, anche qui a proposito del lessico, un'espressione e quante volte ce la siamo sentita dire, ma ci siamo accorti che questa espressione non viene più usata? -, come lo siamo stati per un secolo, ad una Città plurale nelle vocazioni. Questa pluralità di vocazioni si può definire nell'incontro tra il profilo industriale della Città e tutto ciò che ruota intorno all'economia della conoscenza e del sapere: ricerca, Università e cultura. Questa è la trasformazione che ha avuto Torino, per dirla proprio in una formula di sintesi. Le trasformazioni urbane del quindicennio che abbiamo alle spalle sono state esattamente uno dei motori, non il solo, di questa trasformazione, che non è mai stata solo una trasformazione immobiliare o fondiaria, perché ogni trasformazione è stata l'occasione per determinare quella pluralizzazione di vocazioni della Città. Se si chiede ad un torinese - che non sappia proprio tutto - dov'è la nuova Università delle facoltà umanistiche, la risposta non sarà il Campus Luigi Einaudi, ma l'ex Italgas; se gli si chiede dove si farà l'Università delle scienze motorie, la risposta sarà l'ex Manifattura Tabacchi e se gli si chiede dov'è andata a finire l'ingegneria dell'auto, la risposta sarà a Mirafiori. Questo è un esempio di come, per esempio, si sono utilizzati i contenitori industriali che si sono svuotati per mettere in campo un processo di riallocazione delle sedi universitarie; e così per altre cose. La trasformazione urbana (che si è tradotta, nel quindicennio-ventennio che abbiamo alle spalle, essenzialmente nella trasformazione del Lingotto, nella trasformazione delle Spine, nel Passante Ferroviario, nel Sistema Ferroviario Metropolitano e nella Metropolitana, perché sono state queste le grandi trasformazioni dei venti anni che abbiamo alle spalle) ha consentito di attivare un processo di ridefinizione dell'identità della Città, delle sue vocazioni, dei suoi profili, eccetera. Quindi, non è vero che stiamo discutendo di trasformazioni senza avere una visione della Città, perché io ce l'ho: è questa. Penso che questa visione di una Città, che è passata dall'essere una Città ad una vocazione ad una Città plurale nelle vocazioni, non riguardi solo quello che è avvenuto, ma riguardi anche l'oggi ed il domani, perché si tratta di consolidare ulteriormente questo percorso e consolidare il profilo di una Città che sempre di più vive di una pluralità di vocazioni, che si incrociano, si intrecciano e si rendono complementari. Adesso, naturalmente, discutiamo in Consiglio Comunale, dove poi ci sono anche - questo non mi stupisce mica - i ruoli di opposizione, di maggioranza, eccetera, ma vorrei segnalarvi che, fuori di qui, dove il problema degli schieramenti politici e la dialettica politica maggioranza/opposizione non influisce per nulla, in sedi accademiche o universitarie internazionali, Torino viene assunto sempre più spesso come un caso da analizzare e da studiare esattamente per la trasformazione conosciuta. Tra la posta di oggi è arrivato un invito dall'Università di Londra che chiede al Sindaco di Torino di andare a spiegare a Londra come, in questi venti anni, si è trasformata la Città ed è solo l'ultimo di quelli che ho ricevuto. Saranno tutti degli incompetenti quelli che ci sono nel mondo? Non hanno capito assolutamente nulla? No. Probabilmente qualche cosa sanno. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Consigliere Ricca, gli diremo che non hanno capito nulla o che il Consigliere Ricca pensa che non hanno capito nulla. Va bene, trasmetteremo anche questo. Questa mattina, ho inaugurato alla Galleria d'Arte Moderna, promosso dallo IAD (dall'Istituto d'Arte Applicata e Design), un forum internazionale con studenti francesi, israeliani, oltre che italiani, che studiano come si è trasformata la Città e come la trasformazione urbana cambi le forme architettoniche ed il design. Non è un problema di rendere merito a qualcuno o di dire se è bravo uno o è bravo l'altro, è il processo che è avvenuto ed è avvenuto per merito di una città intera: di Istituzioni che hanno saputo guidarlo, le Giunte precedenti (Castellani prima e Chiamparino poi), e di una società torinese che si è messa in movimento e che con tutti i suoi stakeholders (dagli imprenditori, ai costruttori, all'Università, eccetera) ha scommesso su un progetto di trasformazione della Città. Che cosa definiscono le scelte urbanistiche presenti in questa proposta di deliberazione? Definiscono il prosieguo di questo processo, perché penso che abbiamo bisogno di consolidare ulteriormente questo profilo di una Città che scommetta il suo futuro su una pluralità di vocazioni. Se guardiamo quello che qui è detto, mi pare che sia chiaro: c'è la necessità di consolidare uno sviluppo economico che scommetta sempre di più su specializzazione tecnologica dell'apparato produttivo, ricerca ed innovazione. Qui vengono indicate alcune trasformazioni che vanno esattamente in quella direzione. Penso al completamento del reinsediamento di attività produttive o di ricerca nell'area Mirafiori a cura di TNE, penso a trasformare l'area Thyssen in un incubatore tecnologico e di ricerca, penso all'Energy Center di fianco al Centro Congressi nell'area Westinghouse, penso al raddoppio del laboratorio di biotecnologie in via Nizza… (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Ci arrivo dopo, Consigliere Liardo, non è in questa categoria, ma stia tranquillo che ho presente anche quello. Per esempio, queste trasformazioni vanno tutte nella direzione di sostenere un processo di specializzazione tecnologica del profilo industriale della Città e dello sviluppo della Città, scommettendo sempre di più su attività di innalzamento della qualità tecnologica, di ricerca, di innovazione, di insediamenti produttivi di alta qualità e via di questo passo. Naturalmente, le trasformazioni urbane di queste aree di cui ho parlato e di questi siti sono in funzione di una promozione di sviluppo. La seconda direttrice - mi scusi, Consigliere Levi-Montalcini -, Torino città universitaria. Torino è una grande città universitaria e lo sta diventando sempre di più. Partiamo da questi dati: due Università di eccellenza, centomila studenti, il 13% degli studenti è straniero, il 35% degli studenti proviene da fuori regione; metà della popolazione studentesca di queste nostre Università viene da fuori il Piemonte (o dall'Italia, o dall'estero). Non si viene dal Brasile o dalla Polonia in un'Università di bassa qualità, perché, quando si parte, si cerca il meglio, giusto? Questa è la conferma che la nostra è un'Università di alta qualità. Se vogliamo sostenere questo profilo, che è un profilo ricco della Città, abbiamo bisogno di costruire le condizioni affinché Torino sia davvero una città universitaria, perché non si è una città universitaria solo se si ha l'Università (questo è il requisito primo), ma se, poi, si hanno infrastrutture nella città in ragione tale da accogliere una popolazione studentesca, o di docenti, funzionale allo sviluppo universitario che si vuole fare. Il Masterplan che abbiamo presentato dei sette poli di residenze universitarie (il primo dei quali - via Caraglio - è già appaltato ed è prevista l'apertura dei cantieri) va esattamente in questa direzione. La trasformazione di una serie di siti per realizzare poli residenziali è a sostegno della città universitaria, come è a sostegno della città universitaria l'Energy Center (oltre che essere a sostegno dello sviluppo), come è a sostegno della città universitaria il raddoppio del laboratorio di biotecnologia, come è a sostegno della città universitaria la ripresa del progetto di portare sulla ex Manifattura Tabacchi il Dipartimento di Scienze Motorie, per il quale la gara partirà nelle prossime settimane, promossa insieme all'Agenzia del Demanio. Allo stesso modo, è a sostegno della città universitaria la ripresa del progetto - di cui i giornali hanno parlato in questi giorni - di trasferimento delle facoltà scientifiche (che sono dislocate in una serie di edifici nel compound di via Pietro Giuria, via Nizza, corso d'Azeglio) per portarle sul polo di Grugliasco. Ci sono una logica ed una visione. Inoltre, siamo una Città che ha sempre di più scommesso e continua a scommettere sulla cultura. Segnalo che i dati dicono, solo per dire che cosa significa la cultura in questa Città, che eravamo ad un milione di turisti nel 2001 ed il 2013 si è chiuso con otto milioni di turisti. Otto volte di più in dieci anni, trainati in buona misura dalla cultura. Questo significa attrezzare la Città ad avere sempre di più un'offerta culturale adeguata. Il recupero di Torino Esposizioni va in questa direzione (segnalo che è vuoto da ventuno anni). Che ci si ponga il problema di un contenitore, che tra l'altro è anche un contenitore simbolico (perché quello era il posto in cui si facevano il Salone dell'Auto ed i grandi eventi della città), per portare lì la Biblioteca Civica (che in via della Cittadella sta scoppiando, perché non ci sta più) ed altre attività culturali, compreso il fatto di recuperare il Teatro Nuovo (perché abbiamo sedicimila abbonati al Teatro Stabile e, in questo momento, abbiamo una capacità di risposta che ogni sera non mette a disposizione più di mille posti, in quanto sono ottocento al Carignano e duecentocinquanta al Gobetti, per cui è fondamentale allargare gli spazi teatrali), corrisponde ad una scelta di trasformazione funzionale alla promozione ed allo sviluppo culturale della Città, così come il recupero del MOI, così come - il Consigliere Liardo ha ragione - anche avere un progetto per il recupero del Virtual e del Lumiq, che corrisponde a come utilizziamo bene tutti i contenitori di valenza culturale della Città. È stato posto anche un altro tema, che ovviamente non eludo: ci sono anche delle emergenze che sono più legate ai temi della crisi e della riaggregazione sociale della città, in particolare l'emergenza abitativa. Nei programmi che noi abbiamo c'è il rilancio di una serie di attività - di cui, tra l'altro, l'Assessore Lo Russo ha discusso in questi mesi - con fondi di investimento, eccetera, per il social housing, a partire dall'utilizzare maggiormente i fondi della Cassa Depositi e Prestiti che non sono esauriti - quelli nazionali - per il social housing e, quindi, per dare una risposta anche a questa emergenza abitativa ed ai temi di riaggregazione sociale. Come va in questa direzione il Piano Città per la Falchera, che vorrei far notare che è bloccato non dalla Città, ma da un ricorso del Comune di Barletta contro il Piano nazionale per le Città, e questo ricorso ha bloccato tutto il programma di finanziamento. In Italia siamo fatti anche così, tanto per parlarci chiaro. Il progetto è pronto, aspettiamo soltanto che il TAR si pronunci sul ricorso del Comune di Barletta, in modo da sbloccare i finanziamenti, riceverli e poterli attuare. Così come i progetti di riaggregazione sociale ed il recupero ed il rilancio di tutto il tema della mobilità sostenibile con il completamento della Linea 1, tutto questo riconfigura anche sul piano generale, come indicato nella proposta di deliberazione, una riorganizzazione che riqualifica anche gli ingressi della Città. Soprattutto, mette in campo un progetto di trasformazione, corposo e gigantesco, che ovviamente non sarà ultimato nel giro di pochi anni (ma questo non significa che sia di minore valore), quale la trasformazione dell'intera zona Nord della Città attraverso la Variante 200. Questa è la visione. Questa storia per cui non c'è una visione non la condivido, perché la visione c'è ed è la visione di una Città che deve scommettere sempre di più sulla pluralità delle sue vocazioni, tenerle insieme con un'idea strategica di sviluppo e, sulla base di questo, consolidare le vocazioni fondamentali che hanno ridefinito e ridefiniscono il profilo della Città ed utilizzare la trasformazione urbana ancora come un motore per fare tutto questo. Dei dieci milioni di metri quadrati che si sono svuotati fra il 1980 ed il 1990, oggi ne abbiamo trasformati quasi sei; ce ne sono poco più di quattro ancora da trasformare ed altri ce ne saranno, perché ogni trasformazione ne innesca altre. Ho fatto più volte un esempio (che non è una cosa di oggi, sarà del prossimo decennio, ma c'è): nel momento in cui si consoliderà definitivamente il ruolo strategico e centrale di Porta Susa come stazione non più di attestamento finale, ma passante (che è la caratteristica nuova di tutte le grandi stazioni), è evidente che la stazione di Porta Nuova gradualmente verrà riducendo il suo peso. Lì si aprirà un'altra gigantesca opportunità, che vedrà un altro Sindaco naturalmente, perché è una cosa del prossimo decennio: sono due milioni di metri quadrati a cinquecento metri da Piazza San Carlo. Si ridisegnerà la città e penso che dobbiamo avere questo modo di guardare ai problemi dello sviluppo. Dopodiché, tutto questo - e termino - batte su una questione che qui è stata evocata, vera, che abbiamo tutti presente ed io ce l'ho presente per primo: le trasformazioni che abbiamo conosciuto del quindicennio-ventennio alle spalle si sono realizzate in un quadro di risorse pubbliche disponibili molto grande o, comunque, più grande di quello di oggi; questo è certamente un elemento di diversità. Ho detto più volte (ripeto questa espressione, perché è quella che rende chiaro che cosa voglio dire) che possiamo continuare a pensare di trasformare la città se allarghiamo il perimetro delle risorse disponibili. Se, nel passato, si poteva fare leva essenzialmente su risorse pubbliche e, poi, quelle che arrivavano si aggiungevano, oggi fare leva solo sulla base delle risorse pubbliche, stando ai flussi finanziari di cui gli Enti Locali dispongono, non è possibile; bisogna mobilitare maggiormente risorse private che si integrino con le risorse pubbliche che possiamo mettere in campo, ed è quello che stiamo cercando di fare. Quella brochure, su cui si ironizza, non è stata fatta per fare propaganda fra di noi, ma per illustrare quelle che sono le opportunità di investimento che Torino offre agli operatori finanziari e di investimento, italiani e non solo, affinché possano sapere che c'è una città che offre queste opportunità e possano venire ad investire. Sempre per dire che non siamo fuori dalla Luna, oggi abbiamo ricevuto un'altra lettera, oltre all'invito di Londra; da alcuni anni la nostra Città partecipa al MIPIM, che è uno dei più grandi saloni internazionali delle attività immobiliari, e l'anno scorso vi sono andato, insieme alla dottoressa Virano ed all'Assessore Curti, per presentare le opportunità di Torino. Ci andremo anche quest'anno. La lettera che è arrivata oggi degli organizzatori del MIPIM dice che, stante che Torino è una città che offre un sacco di opportunità e che ci siamo già andati, vogliono segnalarci che c'è un altro salone internazionale immobiliare importante che si svolge a Monaco di Baviera e si ritiene utile che Torino sia anche lì; Consigliere Ricca, può darsi che tutta questa gente che scrive non capisca niente, però così è. Dopodiché, sono il primo a sapere che questa deliberazione di indirizzi propone trasformazioni urbane che sono complesse, di lunga realizzazione e che richiedono mobilitazioni di risorse non solo pubbliche, ma anche private. Oggi, governare è molto più difficile di quanto non lo fosse dieci anni fa, a livello nazionale come a livello locale, questo lo sapevo anche quando mi sono candidato a Sindaco, non pensavo mica un'altra cosa. Il fatto che sia più complesso non può diventare un alibi per un immobilismo, anche perché, siccome tutti diciamo - è davvero l'ultima considerazione che faccio - dalla mattina alla sera che bisogna accelerare il superamento di una crisi, bisogna creare lavoro e bisogna rimettere in moto gli investimenti, tutto questo non si fa mica con le chiacchiere. Tutto questo si fa se ci sforziamo di mettere in attività delle cose. Quante più cose mettiamo in campo, tanto più avremo la possibilità di creare opportunità di investimento, di lavoro e di trasformazione della città e speriamo tutti, credo su questo abbiamo tutti lo stesso obiettivo, di accelerare il superamento della crisi del nostro Paese. LEVI Marta (Vicepresidente) Dichiaro concluso il dibattito. Passiamo all'analisi degli emendamenti. Le dichiarazioni di voto si faranno dopo la votazione degli emendamenti. Ricordo che gli emendamenti dal n. 1 al n. 25 e dal n. 29 al n. 44, presentati dalla Lega Nord, sono stati ritirati, come annunciato in apertura dal Vicepresidente Magliano. L'emendamento n. 26, presentato dal Consigliere Grimaldi, recita: LEVI Marta (Vicepresidente) Qual è il parere della Giunta? LO RUSSO Stefano (Assessore) Il parere della Giunta è favorevole. LEVI Marta (Vicepresidente) A pagina 3, aggiungere: "particolare attenzione andrà inoltre posta relativamente al tema della residenzialità pubblica e dell'housing sociale (…)". Non essendoci richieste di intervento, pongo in votazione l'emendamento n. 26: presenti 27, favorevoli 27. L'emendamento n. 26 è approvato. LEVI Marta (Vicepresidente) Passiamo all'analisi dell'emendamento n. 27, presentato dai Consiglieri Bertola ed Appendino, che è stato precedentemente illustrato: "dando atto che da parte del Consiglio Comunale, per quanto di propria competenza, questa deliberazione non costituisce alcun vincolo alle future decisioni". Qual è il parere della Giunta? LO RUSSO Stefano (Assessore) Il parere della Giunta è negativo. LEVI Marta (Vicepresidente) Non essendoci richieste di intervento, pongo in votazione l'emendamento n. 27: presenti 32, favorevoli 8, astenuti 3, contrari 21. L'emendamento n. 27 è respinto. LEVI Marta (Vicepresidente) Passiamo all'analisi dell'emendamento n. 28, presentato dai Consiglieri Levi, Grimaldi, Onofri e Ventura. Qual è il parere della Giunta? LO RUSSO Stefano (Assessore) Esprimo un parere articolato in questi termini, nel senso che, per quanto mi riguarda e per quanto riguarda il nostro punto di vista, il tema è assolutamente condivisibile nella misura in cui è stato posto; proporrei unicamente, in termini di riformulazione, di eliminare la parola "necessariamente" nell'ultimo capoverso, in quanto questa parola introduce una formulazione molto perentoria, che, di fatto, rende la questione relativamente ai concorsi di progettazione come sostanzialmente cogente. Questa è perlomeno l'opinione che mi è stata trasmessa anche dagli Assessori Lubatti e Lavolta, che hanno attinenza agli Uffici della Città che in questi anni, di fatto, in molti casi hanno progettato internamente le opere (nel caso dell'Assessore Lubatti, per quanto riguarda le deleghe di urbanizzazione, cioè le operazioni di riqualificazione a valere su risorse pubbliche generate da trasformazione, mentre per quanto riguarda, invece, il Verde, le aree a parco, che in questi anni, come ben sanno i Consiglieri, di fatto sono state progettate e realizzate dagli Uffici Tecnici Comunali). Ora, per cogliere in maniera compiuta la questione relativa alla sollecitazione ed all'introduzione dei concorsi di progettazione, per quanto di competenza - poi, ovviamente, se la Sala Rossa delibererà diversamente, ci mancherebbe altro -, proporrei unicamente di eliminare l'avverbio "necessariamente" dall'emendamento, in maniera tale da introdurre certamente il principio, da stimolare sicuramente gli Uffici che sono in qualche modo di competenza delle deleghe dei Colleghi ed attivare questo tipo di procedure, ma non in maniera così cogente e perentoria come invece l'attuale formulazione prevede. Di fatto, questo provocherebbe - lo dico, perché magari non tutti hanno contezza - un progressivo smantellamento dei nostri Uffici Tecnici, che, in questi anni, hanno progettato, realizzato e, poi, curato l'appalto e la realizzazione degli interventi. LEVI Marta (Vicepresidente) Personalmente, non ho nulla in contrario ad eliminare "necessariamente", nel senso che, secondo me, non cambia. "La procedura dei concorsi di progettazione (…) sarà alla base delle nuove trasformazioni (…)"; credo che sia abbastanza perentorio, dopodiché, siccome i firmatari sono quattro… La parola al Consigliere Ventura. VENTURA Giovanni Siccome non cambia nulla, lo lascerei, Presidente. LEVI Marta (Vicepresidente) Benissimo; comunque va messo ai voti, come subemendamento. La parola al Consigliere Marrone. MARRONE Maurizio Mi ha preceduto il Consigliere Ventura, perché, nel frattempo, riconoscendomi, anche io sono diventato cofirmatario dell'emendamento. Per primo avrei annunciato che l'avverbio "necessariamente"… Posso integrare un minimo il mio intervento? Questo famoso concorso di progettualità è un po' un fantasmino che vediamo rispuntare spesso quando si parla di urbanistica e, ogni volta, spunta un po' furtivamente e, quando viene beccato, qualche acchiappafantasmi lo imprigiona e lo rimette nell'alveo dell'inoffensività. Intendiamoci, se non crediamo nella necessità - e dico la parola "necessità" - di bandire i futuri contributi di progettualità a concorso, allora non presentiamo questi emendamenti, perché, altrimenti, li si presenta e li si rende veramente un minimo cogenti. LEVI Marta (Vicepresidente) La parola al Consigliere Grimaldi. GRIMALDI Marco Vorrei, invece, chiedere all'Assessore, visto l'orientamento, di soprassedere, tanto abbiamo capito qual è l'oggetto. Mi pare che l'Assessore ci stia dicendo che non ci sono solo competenze sue, perché c'è tutta la parte di viabilità e tutta la parte dei parchi, che, spesso… (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Non è così vero, Assessore, c'è molto anche della sua parte. Ad esempio, il Verde Pubblico, che ha progettato bellissimi parchi, fra cui anche quello di Spina 4, dice: "Dobbiamo chiedere…" (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Avete visto il progetto prima di parlare? Ecco. Bellissimi parchi, come quello di Spina 4; almeno andate a vedere il progetto, perché non c'è ancora. Per intenderci, non c'è ancora il parco, c'è il progetto, quindi andate a vederlo vicino a via Cigna. Dal senso dell'intervento dell'Assessore, necessariamente vuol dire per tutti i Settori. Credo, come abbiamo detto più volte, che dobbiamo raccogliere l'appello delle migliaia di professionisti, architetti e designer di questa città che ci chiedono di andare verso la procedura dei concorsi di progettazione, anche con modalità per fasi. Diventerà la base e questa sarà una necessità proprio per questo cambiamento e per questa trasformazione. Quindi, chiederei all'Assessore di soprassedere sulla parola "necessariamente", di lasciar perdere il subemendamento e di andare avanti così; abbiamo capito qual è l'oggetto di discussione e con gli Assessori Lubatti e Lavolta discuteremo anche della possibilità di fare lo stesso nei loro Settori, senza doverci dividere su un subemendamento. LEVI Marta (Vicepresidente) Non ho alcun subemendamento formalizzato, quindi direi che l'emendamento n. 28 rimane così come è stato presentato. La parola all'Assessore Lo Russo. LO RUSSO Stefano (Assessore) Ho proposto una riformulazione agli estensori dell'emendamento e mi pare che la mia proposta non sia stata accolta. Il parere della Giunta non è né positivo, né negativo, nel senso che questa è una chiara decisione politica - vorrei fosse molto chiaro - ed è un chiaro cambio di rotta che il Consiglio Comunale pone all'azione amministrativa che la Città ha fatto in questi anni in virtù di un altro approccio, che era quello della minimizzazione dei costi e della sinergia dei costi relativamente alle opere di progettazione e di realizzazione degli interventi edilizi a valere sulle trasformazioni urbanistiche. Se non sbaglio, io ho partecipato a molte discussioni in Sala Rossa negli anni passati, in cui si invitava e si sollecitava - cito, ad esempio, il caso della Metropolitana - ad una valorizzazione delle professionalità interne della Città o delle società (nel caso di specie, all'epoca era Infra.To) a realizzare e progettare in casa le opere. Quindi, mi adeguo, per essere molto esplicito. Non presento alcun subemendamento; se lo presenta qualche altro Consigliere, il subemendamento verrà messo in votazione ovviamente. Se il Consiglio Comunale delibera di approvare quell'emendamento, deve sapere che si dà una linea di indirizzo molto chiara, che, inevitabilmente, avrà effetti molto rilevanti sul piano dell'organizzazione interna della macchina comunale e dobbiamo sapere che, relativamente ad una procedura e ad una prassi che in questi anni ha consentito (poi, ciascuno esprime il suo giudizio se in maniera positiva, negativa, protezionistica o non protezionistica) la progettazione e la realizzazione di opere pubbliche che tutti abbiamo sotto gli occhi, il cambio di filosofia e di impostazione rientra nelle prerogative tipiche del Consiglio Comunale, tant'è che si tratta di un emendamento proposto dal Consiglio Comunale e non dalla Giunta Comunale. Dopodiché, la Giunta Comunale attuerà le decisioni democraticamente assunte dalla Sala Rossa sul piano di specie. Io vorrei solo che, però, tutti avessero chiaro di che cosa significa in termini concreti e cogenti per la macchina comunale. LEVI Marta (Vicepresidente) La parola, sull'ordine dei lavori, al Consigliere Grimaldi. GRIMALDI Marco Cerco di spiegarmi. Io posso essere favorevole, come lo può essere anche il primo firmatario Marta Levi; se ci sono alcuni Consiglieri firmatari che non sono favorevoli, come i Consiglieri Ventura e Marrone, non possiamo accoglierlo come riformulazione. È questo che stavo cercando di dire. Vi stavo dicendo, se volete, si può accogliere fuori tempo massimo il subemendamento, che, però, bisogna scrivere, e vi stavo chiedendo semplicemente di non fare guerre di religione su un avverbio, perché, oggettivamente, tanto rimane alla base. Se, invece, c'è la "volontà", tra virgolette, mi pare di capire dall'Assessore, di dire: "Guardate che, poi, se lasciamo così, non diamo la discrezionalità ad altri Uffici, che non sono i miei, di fare questa cosa", presentiamolo fuori tempo massimo e vediamo se la Presidenza (se volete chiedete al Consigliere Levi, visto che è in conflitto di interessi, di non presiedere) accoglie o no fuori tempo massimo questo subemendamento. Però, possiamo evitare di bloccarci per mezz'ora su un avverbio? Io sono disponibile, visto che l'oggetto è che sia alla base delle trasformazioni, che vuol dire che si cambi filosofia. Per me è una vittoria politica, per intenderci. Se qualcuno vuole fare la guerra dell'avverbio, vada avanti, ma non vedrà ovviamente la nostra faccia, perché l'importante è portare a casa questo grande risultato politico. LEVI Marta (Vicepresidente) Il Presidente non scrive il subemendamento; se qualcuno lo scrive, il Presidente lo accetta fuori termine. La parola al Consigliere Ricca. RICCA Fabrizio Però, Presidente, al momento in cui venisse formulato un emendamento, vorrei chiederle la gentilezza di lasciare la Presidenza, perché, secondo me, a questo punto, nella valutazione dell'ammissibilità dell'emendamento fuori termine, lei non avrebbe un giudizio obiettivo. LEVI Marta (Vicepresidente) Credo che questa richiesta, Consigliere Ricca, sia, dal mio punto di vista, alquanto stucchevole, perché io credo di essere in grado di distinguere la mia posizione di Presidente dell'Aula dalla mia posizione di presentatore di un emendamento. Comunque, adesso procederemo. La parola al Consigliere Tronzano. TRONZANO Andrea A me interesserebbe, da lei o dal secondo firmatario, a seconda di chi può intervenire, capire meglio questo paragrafo. Innanzitutto, i concorsi di progettazione che cosa sono, Consigliere Grimaldi... LEVI Marta (Vicepresidente) No, però su questo, Consigliere Tronzano, la discussione è stata fatta, sono stati discussi insieme agli emendamenti. Io ho presentato l'emendamento, quando ero là. TRONZANO Andrea Sì, ma non mi è chiara. Io sono di Forza Italia e quindi arrivo dopo... Presidente, io non ho capito; siccome devo votare una cosa che non ho capito, vorrei capirla. Se ho capito bene, nel concorso di progettazione noi dobbiamo obbligatoriamente utilizzare giovani professionisti anche nel settore privato. Questo è il ragionamento? Allora, io volevo capire se la mia interpretazione è corretta. Quindi, vorrei da qualcuno una spiegazione chiara, cioè se i concorsi di progettazione - che devo capire che cosa siano - siano estesi anche ai privati e, quindi, i privati siano obbligati in ogni caso ad utilizzare certi meccanismi. Volevo capire se era così. Se qualcuno me li può spiegare meglio, gliene sarei grato. LEVI Marta (Vicepresidente) Comunque, per conoscenza, Consigliere Tronzano, i concorsi di progettazione possono essere anche diversi. Qui si parla anche di modalità per fasi, quindi di un avvicinarsi progressivo alla progettazione definitiva, e si dice che garantiranno la più ampia partecipazione di giovani professionisti e il modo per garantirla. Quello che dice l'emendamento è che, alla base delle grandi trasformazioni - parliamo di grandi trasformazioni -, il Consiglio Comunale di Torino chiede che venga istituita la procedura concorsuale, perché, come dice l'emendamento, si ritiene "fondamentale fattore di crescita della cultura urbana e della competizione intellettuale intorno al progetto". Questi sono gli elementi qualificanti del concorso di progettazione. Siccome nelle aree di trasformazione c'è parte pubblica e c'è parte privata, si chiede che l'insieme dell'area sia oggetto di concorso di progettazione, quindi non solo la stradina o il marciapiede, che è di competenza della Città, ma, ad esempio, anche la grande piazza, che invece viene fatta dal privato, perché è l'area nel suo insieme che deve essere oggetto di concorso. È stato presentato un subemendamento fuori termine, a firma del Consigliere Paolino, che chiede di eliminare il termine "necessariamente" nella penultima riga dell'emendamento n. 28 e che credo abbia il parere favorevole di regolarità tecnica, dottoressa Virano. Adesso lo acquisiamo. Nonostante sia stato presentato fuori termine, la Presidenza con atto d'imperio e in chiaro conflitto di interessi, visto che lo preferiva diverso, lo accoglie. Quindi, abbiamo un subemendamento n. 1 all'emendamento n. 28, che è quello del Consigliere Paolino, che chiede di eliminare "necessariamente", però abbiamo un subemendamento n. 2 all'emendamento n. 28, che, invece del "necessariamente", chiede di eliminare l'intera frase. Pertanto, parere di regolarità tecnica, grazie. Sospendo i lavori del Consiglio Comunali per dieci minuti. Tutti coloro che hanno subemendamenti da presentare a questo simpatico emendamento, sono pregati di farlo. |