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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 10 Febbraio 2014 ore 10,00
Paragrafo n. 26
DELIBERAZIONE (Giunta: proposta e urgenza) 2013-04625
PROGRAMMA DELLE TRASFORMAZIONI URBANE 2013-2014. LINEE DI INDIRIZZO.
Interventi

MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario)
Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. mecc. 201304625/009,
presentata dalla Giunta Comunale in data 8 ottobre 2013, avente per oggetto:

"Programma delle trasformazioni urbane 2013-2014. Linee di indirizzo".

MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario)
Comunico che in data 30/01/2014 la competente Commissione ha rimesso il
provvedimento in Aula.
Sono stati presentati tre emendamenti. Comunico al Consiglio Comunale che i
quarantuno emendamenti presentati dal Gruppo Consiliare Lega Nord sono stati
ritirati.
La parola all'Assessore Lo Russo.

LO RUSSO Stefano (Assessore)
La proposta di deliberazione in oggetto, che reca la firma del Sindaco e la mia, ha
attinenza al programma delle trasformazioni urbane che la Città ha in mente di
attivare da qui alla fine del mandato.
In realtà, la dicitura "2013-2014" faceva riferimento alla data di adozione in Giunta
Comunale, dell'8 ottobre. È stata una deliberazione che ha visto la Commissione
Consiliare competente impegnata nella discussione in più sedute, e oggi abbiamo
l'occasione di formalizzare questa discussione nella Sala Rossa.
La proposta di deliberazione ha in animo di individuare innanzitutto il quadro di
riferimento nell'ambito del quale si sono sviluppate le trasformazioni urbane in
questi anni; e soprattutto elencare, in maniera ovviamente succinta e descrittiva, più a
livello di titoli che a livello ovviamente di dettaglio analitico, le operazioni di
trasformazione urbana che vedranno impegnata l'Amministrazione nell'arco
certamente dei prossimi due anni, e auspichiamo anche nell'arco dei prossimi anni.
La trasformazione di Torino, di fatto, inizia in maniera così robusta con l'adozione
del Piano Regolatore del 1995. Già nel Piano Regolatore della Città vengono
individuati, per chi ha osservato lo sviluppo di Torino in questi anni, gli assi
principali sia di carattere infrastrutturale sia di carattere strategico e culturale, intorno
a cui si è ragionato nella trasformazione della Città.
Una Città che ha cambiato pelle, ha cambiato volto, ha reso possibile la realizzazione
di grandi operazioni infrastrutturale, come la Metropolitana, il Passante Ferroviario,
le aree delle Spine, riqualificando quella enorme porzione di siti industriali dismessi
che caratterizzava la Torino dell'inizio degli anni Novanta, e che evidentemente
poteva rappresentare di per sé un problema, ma che le Amministrazioni che si sono
succedute hanno reso possibile che diventasse una risorsa.
Una risorsa di trasformazione urbana importante, che ha fatto diventare il vuoto
urbano del sito industriale una occasione di rilancio e di sviluppo e che ha costruito
intorno alle dorsali di comunicazione pubblica infrastrutturale principale, cioè l'asse
di corso Francia, con la costruzione della Linea 1 di Metropolitana, l'asse di via
Nizza e soprattutto con la grande operazione di chiusura del Passante Ferroviario,
con la realizzazione della stazione dell'alta velocità di Torino Porta Susa, ha
costruito intorno a questi due macro assi, verticale e orizzontale, sulla pianta della
Città, una importante occasione di riqualificazione. Inoltre, ha portato, anche
attraverso le grandi opere infrastrutturali che sono state possibili a valere
prevalentemente su risorse pubbliche, in occasione dei "XX Giochi Olimpici
Invernali di Torino 2006", a rendere Torino una città che usciva da una dinamica
tipicamente di carattere industriale e manifatturiero pesante, facendola diventare una
città che poteva avere, invece, una vocazione, o più vocazioni, di grande respiro,
facendo diventare il tema della formazione universitaria d'eccellenza un tema non
solamente di carattere immateriale, ma anche infrastrutturale. Basti pensare quale
grande operazione urbanistica è stata la realizzazione della cittadella politecnica, del
CLE in Lungo Dora, e tutte quelle che sono state le dotazioni infrastrutturali a valere
sul sistema della cultura e dell'Università di questa Città.
Ma non solo, tutta una serie di porzioni di città che avevano intrinsecamente alcune
caratteristiche di degrado ambientale, prodotte dalla dismissione di siti industriali di
grande impegno, in particolar modo per quello che riguarda la Spina 3, che si sono
trasformate in Parchi urbani e certamente in occasioni di importanti riqualificazioni,
avendo sempre ad oggetto alcune direttrici importanti di queste trasformazioni, che
vorrei qui riassumere.
Certamente, il minor impiego possibile, in alcuni casi l'assenza di impiego, nelle
trasformazioni urbane di aree verdi. Una delle grandi direttrici di trasformazione
della città è stata proprio quella di riutilizzare quello che in termine tecnico si chiama
"brownfield", cioè tutti i siti che sono già in qualche modo compromessi, evitando di
interessare aree comunque con suolo libero e, per quanto possibile ovviamente
nell'ambito di una ragionevolezza e di una univocità di trasformazione, facendo
valere la trasformazione proprio su quelle aree che avevano tra di loro più gradi di
compromissione, di carattere anche ambientale.
La seconda grande direttrice è stata quella di far sì che il trasporto pubblico veloce,
comodo; in particolar modo, far sì che la Metropolitana, l'alta velocità e il sistema
del Passante Ferroviario fossero le dorsali intorno a cui far crescere nuove vocazioni
di Torino. Nuove vocazioni che ponevano alle Amministrazioni passate, e lo
pongono anche a questa, l'esigenza di accompagnare il processo economico
attraverso la leva dell'urbanistica come leva di accompagnamento e di sviluppo, e
che vedono nella cultura, nel turismo, nell'alta formazione e nel trasferimento
tecnologico assi importanti di trasformazione urbana.
Intorno a queste premesse - che ovviamente sono state illustrate e discusse in
Commissione più volte, che ovviamente qui, per ragioni di sintesi, sono costretto,
anche per consentire il dibattito, in questo intervento introduttivo a riassumere molto
- va altresì detto che questo ragionamento è stato fatto anche pensando alla scala di
area metropolitana e a tutta una serie di elementi infrastrutturali di trasformazione.
Un anno fa, in Consiglio Comunale, furono discusse le tariffe dei Trasporti Pubblici
Locali applicate all'area metropolitana. In quell'occasione ci fu in Sala Rossa una
discussione - lo ricordo bene - che aveva proprio lo scopo di omogeneizzare le tariffe
suburbane con quelle urbane, proprio nell'ottica di facilitare l'interconnessione,
anche fisica, delle persone, tra Comuni confinanti e la città.
Queste trasformazioni sono state pensate e sviluppate, tutte, pensando a scala di area
metropolitana. Quindi è chiaro che alcune delle vocazioni che sono state in questi
anni declinate in trasformazioni concrete e cogenti, vanno anche queste inquadrate in
quest'ottica.
La proposta di deliberazione sottoposta al Consiglio Comunale individua in maniera
- come dicevo nell'introduzione - assolutamente non esaustiva e certamente con i
titoli, le grandi trasformazioni, o le medie trasformazioni che stanno in questo
quadro, mettendole a sistema e individuando, per ciascuna di queste chiavi di lettura
della trasformazione della città, interventi concreti che poi possiamo declinare nella
loro interezza.
Quindi viene citata la questione riguardante l'area di Mirafiori, il TNE, la cosiddetta
Porta Sud, che nei nostri progetti dovrà diventare l'area di accesso da sud alla città, e
che dovrà attivare, attraverso l'interconnessione con la futura stazione di
assestamento della Linea 2 della Metropolitana, un importante nodo di interscambio
e di accesso alla città su un mezzo pubblico. Viene individuata la Porta Ovest, cioè
l'area della Thyssen, che peraltro è già stata oggetto di attività deliberativa del
Consiglio nell'ambito della deliberazione di indirizzi, che prevede la riqualificazione
di questo grande compendio industriale, ormai non più utilizzato, e soprattutto
l'interconnessione tra due porzioni di città che oggi sono di fatto fisicamente
separate, cioè l'area del Lucento e l'area della Pellerina.
C'è poi il grande tema della zona nord, su cui si stanno concentrando gli sforzi
dell'Amministrazione, su cui quest'Aula verrà a breve interessata, cioè tutto il
compendio della trasformazione che riguarda l'area della Falchera, nell'ambito degli
interventi sul "Piano Città", la futura riqualificazione del Parco delle aree Borsetto, la
futura riqualificazione dell'asse di corso Romania, a compenetrare e a completare il
quadro d'insieme di accesso alla città.
Ma non solo, anche all'interno della città, la vocazione di trasformazione trova
collocazioni coerenti con questo impianto generale. Certamente il Centro Congressi
nell'area Westinghouse, che ha l'ambizione di dotare la città di un'infrastruttura che
serve nel contempo a riqualificare un'area, a dare una vocazione coerente con il
futuro Centro Direzionale di Torino, proprio attraverso l'area congressi
Westinghouse; e ovviamente a dotare la città di un'infrastruttura che può essere
attrattiva, dal punto di vista dei flussi turistici, di un turismo selezionato e di qualità.
C'è il grande tema delle residenze universitarie. Nella proposta di deliberazione si dà
conto dell'enorme potenzialità, anche insediativa, della sola questione della
residenzialità universitaria.
Torino è una città che tra Politecnico di Torino e Università di Torino ha oltre
centomila studenti. Oltre il 20% sono studenti fuori sede, che necessitano di
sistemazioni e che oggi non trovano certamente risposta nella questione riguardante
l'offerta di residenzialità universitaria a carattere pubblico.
Torino è la prima grande Città d'Italia che sviluppa in ambito privatistico con Cassa
Depositi e Prestiti, ad esempio, l'importante intervento di residenzialità universitaria
di via Caraglio, che ha proprio in animo la continua infrastrutturazione di una città
che ha l'ambizione di essere attrattiva di studenti fuori sede, ancorché in chiave
anticiclica rispetto a quello che sta capitando in molte altre città d'Italia.
Evidentemente, la Città fa di questo tema un'occasione di sviluppo certamente
immateriale e certamente di software, ma anche di hardware e occasione di
riqualificazione di spazi dismessi.

MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario)
La prego di concludere, Assessore Lo Russo.

LO RUSSO Stefano (Assessore)
In quest'ottica, mi avvio a concludere, noi crediamo che ovviamente non siano più i
tempi dei grandi investimenti pubblici, la finanza pubblica non consenta più il ricorso
all'indebitamento per finanziare grandi operazioni infrastrutturale. Questo elemento
di novità di contesto, che ovviamente è un grande vincolo per l'azione
amministrativa, è certamente per noi un motivo di ulteriore complicazione della
visione strategica sulla città. Però riteniamo che sia proprio in momenti come questi
che l'inventiva e per certi versi anche un po' l'innovazione, relativa a come e quali
sono le leve di trasformazione della città, debbano trovare collocazione.
Colgo l'occasione per chiudere questo mio intervento, dicendo due cose. Innanzitutto
ringrazio la Commissione che ha saputo e ha voluto cogliere lo spirito di questa
proposta di deliberazione, che certamente non stabilisce le Tavole della Legge, ha
valenza di carattere programmatorio, ma che evidentemente, per la complessità delle
operazioni, ciascuno di questi titoli sommariamente elencati in queste cinque pagine
impegnerà singolarmente il Consiglio Comunale da qua ai prossimi due anni. Quindi,
su ciascuno di questi interventi, nello specifico credo sia utile che la discussione,
punto per punto, possa trovare allocazione.
Ringrazio anche gli estensori degli emendamenti, perché ho avuto modo di
apprezzarne la capacità di cogliere il senso complessivo della deliberazione. Il fatto
che si discuta e per certi versi ci si confronti sulla visione strategica di Città, penso
che sia un buon servizio che tutti rendiamo all'Amministrazione.

MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario)
Ricordo all'Aula i tempi di intervento: un Consigliere per Gruppo ha dieci minuti, gli
altri Consiglieri hanno cinque minuti. Il Presidente della Commissione competente
ha cinque minuti.
La parola al Consigliere Ricca.

RICCA Fabrizio
Finalmente un provvedimento, da quando c'è la fase 2. Siamo passati dall'urbanistica
filosofica alla fantascienza urbanistica; abbiamo creato una bellissima brochure per
investitori in cemento, che potranno venire a consultare e cercare di capire dove
potranno costruire case all'interno di vuoti urbanistici metropolitani. Ed è anche
bello vedere come è cambiata la terminologia: adesso abbiamo le interconnessioni, le
grandi e medie trasformazioni, mettiamo a sistema con nuove chiavi di lettura.
Poi andiamo a sfogliare la brochure, che è stata anche scritta molto bene, e si legge
"ospitare servizi pubblici e privati che producono una forte domanda di mobilità,
l'intermodalità tra mezzo privato e pubblico", che poi sono centri commerciali,
perché l'unica cosa capace oggi in questa città di portare un pochino di economia,
almeno per quello che è stato dimostrato in questi tre anni sono stati i centri
commerciali.
Tra l'altro, nove su dieci centri commerciali realizzati vengono chiusi, dopo un
ricorso al TAR: ad esempio, c'è il Palazzo del Lavoro, adesso è arrivato il ricorso di
"Novacoop" sull'ex Westinghouse, che probabilmente potrebbe far perdere anche gli
incassi alla Città. Quindi bisognerebbe rifare il bando e, magari, chi si occupa di
queste cose dovrebbe impegnarsi un pochino di più.
"Nuove porte sud, ovest, nord", poi andiamo a vederle e abbiamo il polo
universitario del Politecnico, Fiat, TNE. Assessore, non è che facciamo un altro
regalo alla Fiat, quando parliamo di TNE? Gli abbiamo regalato l'area, l'abbiamo
pagata, ce la siamo ripresa, adesso magari gliela ridiamo di nuovo e gli diamo ancora
dei soldi, perché probabilmente non basta vedere che se ne vanno, dobbiamo anche
incentivarli ulteriormente.
In questo progetto si legge di "strategici progetti di trasformazione in grado di
attirare nuovi investimenti delle attività economiche", quando in Piemonte abbiamo
1.200 attività che chiudono. Cioè noi pensiamo che grazie a questo incredibile
intervento urbanistico, si potranno avere nuove e importanti attività che vengono a
investire in un Paese, dove il livello di tassazione per un'azienda è il 68%.
"La Linea 2 della Metropolitana". Assessore, l'azienda che doveva realizzare i lavori
per finire la Linea 1 della Metropolitana è fallita perché il Comune non ha saldato i
pagamenti. Qui si parla di Linea 2 della Metropolitana, quando non si riesce a finire
la Linea 1. Queste sono davvero le incongruenze di quella che è una visione
fantascientifica, perché è bellissimo leggere questo progetto.
"Variante 200". Sono sette anni che in questa Città si parla di Variante 200, quando
tutti in quest'Aula sanno (tranne l'ex Assessore Curti, che si era improvvisata in
conferenze stampa abbozzando quelle che potevano essere le varie opportunità della
Variante 200) che nessuno ha i soldi per fare la Variante 200, perché ci vanno
davvero tanti soldi. E noi questi soldi non ce li abbiamo, anche se parte di quella
Variante 200 dovremo regalarla ai costruttori che ci pagano gli oneri di
urbanizzazione.
"Corso Romania assumerà le caratteristiche a livello urbano con nuovi quartieri".
Case per i milanesi che prendono l'Alta Velocità, esattamente come ce l'avevate
descritto con la trasformazione urbanistica di zona Cebrosa o di zona Bertolla.
Esattamente le stesse case che adesso non si vendono, perché nessuno compra casa,
perché siamo in una situazione di deflazione del mercato immobiliare. Qui si parla di
nuovi insediamenti, quando Torino ha più di 50.000 alloggi sfitti, quando facciamo
una grossa fatica a fare in modo che tutti gli appartamenti delle Spine vengano
comprati. E noi pensiamo che in quella zona, anche discutibile come collocazione, si
possano inserire nuovi quartieri.
"Realizzazione della torre di Intesa-San Paolo, si riprendono gli insediamenti
industriali Westinghouse e la zona Nebiolo". Anche in questo caso è molto simpatico
questo continuare a parlare di zona ex Westinghouse, come se avessimo fatto
davvero un favore alla città a fare questa operazione.
C'è anche una parte intelligente, dove si parla di nuove residenze universitarie.
Anche questa non fatta grazie alle politiche della Città, ma perché c'è un intervento
esterno. Poi, io mi auguro che si possa andare in una direzione diversa da quella
attuata fino adesso, ovvero dove gli universitari che studiano in questa città, sono
costretti ad arrabattarsi e a vivere alla mercé di chi affitta in nero gli alloggi.
Poi, si parla ancora dell'ex MOI, bello. Sarebbe bello vedere… (INTERVENTO
FUORI MICROFONO).

MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario)
Sindaco, la prego di lasciare terminare il Consigliere Ricca.

RICCA Fabrizio
Sindaco, ho ancora cinque minuti, non si preoccupi che entro cinque minuti le dirò
cosa possiamo fare. Non si preoccupi. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Lo
dico anche al Presidente Cota.

MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario)
Sindaco, lasci terminare il Consigliere Ricca.

RICCA Fabrizio
"L'ex MOI". Anche in questo caso sarebbe interessante capire cosa vogliamo fare
dell'ex MOI e di tutta quella serie di complessi che sono proprietà pubblica e che
sono abusivamente occupati da persone che non ne hanno assolutamente titolo.
Anziché costruire nuove residenze universitarie, iniziamo a sfruttare quelle che già ci
sono, ma che nessuno ha la volontà di liberare.
Tutto questo per dire che abbiamo davanti a noi, l'ho detto prima, una bellissima
brochure di fantascienza urbanistica, che nel giorno in cui le vacche torneranno
grasse, ci potrebbe dare la possibilità di trasformare Torino in una grigissima città,
per come viene descritta, in un gioiello dell'urbanistica internazionale.
Cosa si può fare, Sindaco? Innanzitutto smettere di fare Varianti al Piano Regolatore,
magari cambiare il Piano Regolatore, perché per la fine di questa tornata
amministrativa sono previste più di trecento Varianti. Se variamo il Piano Regolatore
più di trecento volte, evidentemente non va così bene. Iniziamoci a lavorare. Questo
sarebbe un passo avanti, senza dovere tutte le volte metterci le mani e snaturarlo,
perché se una cosa non va, la si cambia.
Poi, iniziare ad immaginare la città non da qui ai prossimi cinque anni, ma da qui ai
prossimi trent'anni, perché non si può pensare di continuare a vivere sugli oneri di
urbanizzazione del cemento, e non si può pensare di continuare a non avere spazi
verdi, perché noi non stiamo lavorando nella direzione degli spazi verdi. Cerchiamo
di recintare quelli che abbiamo, di cercare di salvaguardarli il più possibile, fino a
quando non arrivi un'offerta importante che ci dica "questi sono i soldi", e noi
prendiamo i soldi, perché siamo con l'acqua alla gola.
Questo è quello che dovremmo fare. Dovremmo provare a immaginare una città
meno legata a un investimento economico legato al cemento, più città più europea, in
cui, esattamente come succede nel resto d'Europa, non vengono costruiti nuovi
quartieri e nuove case, ma in cui si riconvertono i vecchi quartieri, che magari sono
rovinati o hanno dei problemi legati alla classe energetica delle case; oppure
trasformare questa famosa smart city, di cui sono vent'anni che si sente parlare, ma
in realtà di smart city, in questa città, c'è sempre meno. Poi, se il Sindaco mi dà la
delega, io posso dargli anche una mano in Giunta, per fare interventi in questa
direzione, perché in tre anni non è stato fatto niente.
Io sono convinto che con questa proposta di deliberazione si continuerà a fare niente,
perché - ripeto - questo è un bellissimo depliant da vendere all'estero per dire che
facciamo, faremo, stiamo cercando di. Però, concretamente, esattamente come è
successo con tanti altri progetti urbanistici, anche questo progetto rimarrà chiuso in
un cassetto, perché non ci sono i soldi neanche per terminare la realizzazione della
Linea 1 della Metropolitana.

MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario)
La parola al Consigliere Altamura.

ALTAMURA Alessandro
Non sarei intervenuto, anche perché altri miei Colleghi hanno lavorato in queste
quattro Commissioni che si sono riunite per discutere le linee di indirizzo presentate
dalla Giunta, dal Sindaco e dall'Assessore Lo Russo. Sono stato stimolato su questo
intervento, per quanto ovviamente di mia competenza, rispetto almeno a due punti.
Il primo punto per tranquillizzare il Consigliere Ricca, che nella sua illustrazione ha
definito le linee di indirizzo come un bel libro dei sogni. Io credo che al di là delle
opportune valutazioni che sono già state fatte anche in Commissione e delle
discussioni che l'Assessore Lo Russo conosce benissimo, che hanno riguardato in
particolare alcuni di questi ambiti, noi sappiamo che il 50% delle Varianti al Piano
Regolatore che riguardano gli ambiti citati nella deliberazione delle linee di
indirizzo, sono già stati approvati. L'Assessore lo conferma. Così come almeno
l'altra metà dovrà far parte di un percorso.
Io mi permetto sommessamente di sottolineare, Assessore Lo Russo, che forse per
non entrare nel merito di qualcosa che poi offrirebbe il fianco al Collega Ricca,
anche per dire che addirittura non solo è un libro dei sogni, ma addirittura è un libro
dei sogni postdatato, che nel titolo si provasse ad immaginare che queste
trasformazioni urbane fossero legate non al 2013-2014, ma al 2014-2016, almeno un
arco temporale che abbia una minima comprensibilità anche rispetto a quello che è il
principio.
Entrando nel merito, poi lascio la parola ai miei Colleghi, in particolare al Presidente
della Commissione, Carretta, che ringrazio per il lavoro che ha svolto,
permettendomi di sottolineare all'Assessore Lo Russo (credo che l'Assessore ne farà
tesoro), che forse viene leggermente trascurato il fatto che le trasformazioni urbane
infrastrutturali più importanti, che vengono citate nella narrativa, e la predisposizione
degli strumenti ulteriori, anche a fronte del cambiamento della città, quindi delle
grandi aree di trasformazione urbana legate alle aree industriali dismesse, piuttosto
che agli assi principali di attraversamento della Città (sono stati citati il Passante, la
Metropolitana)... io credo che, da questo punto di vista - mi rivolgo anche alla
minoranza - uno degli impegni che potremmo provare a valutare (invito che rivolgo
anche al Sindaco Fassino, che su questo tema è particolarmente attento) come lo
strumento urbanistico principale che regola gli interventi che sono stati fatti in questa
città, riguarda il periodo della nascita del nostro Piano Regolatore, nel 1995, ma
soprattutto affonda le sue radici nella Legge Astengo, del 1977, che è la Legge
Urbanistica Regionale, su cui noi ci muoviamo.
Ho già avuto modo di discutere con l'Assessore Lo Russo rispetto al fatto che gli
strumenti normativi di attuazione, trasformazione delle aree urbane, sia necessario
aggiornarli anche alla fonte normativa primaria. Questo è un elemento importante,
soprattutto per la nuova maggioranza regionale che prima o poi dovrà essere votata
(ovviamente, Consigliere Ricca, la mia è absit iniuria verbis), cioè che il tema della
nuova Legge Regionale dei nuovi strumenti urbanistici Regionali cambi, perché è
vero, come ha sottolineato il Consigliere Ricca, che ormai siamo a 200 Varianti del
Piano Regolatore, ma è altrettanto vero che quel Piano Regolatore iniziale è stato in
gran parte trasformato proprio da queste Varianti. Ma è altrettanto vero che se non si
riuscirà a distinguere l'aspetto strutturale dall'aspetto operativo, Assessore Lo Russo,
questo tema ci metterà nella condizione di avere oggi l'obbligatorietà di intervento
attraverso la Variante tutte le volte che c'è una minima variazione.
Allora, se vogliamo essere onesti intellettualmente, e credo che riguardi tutto il
Consiglio Comunale, che fra l'altro sulla Legge Regionale non ha competenza, se
non di stimolo, per questo mi rivolgo anche al Sindaco Fassino, è necessario che
questo strumento, rispetto al 1977, data della sua nascita, venga aggiornato, alla luce
anche della capacità di intervenire sulla norma in modo molto più agile rispetto ai
paletti che il quadro generale della Legge Astengo prevede, ossia la non divisione tra
l'aspetto strutturale, quindi la regola generale, e l'aspetto operativo.
Questo è un invito che faccio anche a tutto il Consiglio Comunale, soprattutto alle
forze di minoranza, ma anche alla maggioranza, al Sindaco e alla Giunta che so che
ne faranno tesoro.

MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario)
La parola al Consigliere Bertola.

BERTOLA Vittorio
Io voglio esprimere il pensiero del Movimento 5 Stelle su questa proposta di
deliberazione e devo dire che quando abbiamo visto apparire un provvedimento
intitolato "Programma delle trasformazioni urbane 2013-2014. Linee di indirizzo",
abbiamo pensato finalmente si parla di un quadro generale, di linee di indirizzo,
perché con il precedente Assessore, nella prima parte del mandato amministrativo,
non c'era stato nemmeno quello, ma semplicemente le Varianti che arrivavano una
dietro l'altra.
Dopo aver esaminato questa proposta di deliberazione ci siamo messi le mani nei
capelli, nel senso che io non capisco come si faccia a chiamare questo
provvedimento "linea di indirizzo", perché è una simpatica elencazione (tra l'altro,
con un linguaggio più adatto a una brochure di marketing che a una deliberazione del
Consiglio Comunale) di una serie di operazioni edilizie urbanistiche totalmente
disparate, il cui filo logico è difficile da comprendere, nonostante i tentativi del
linguaggio.
Operazioni edilizie condite sostanzialmente di aria fritta, perché o sono delle
tautologie, quando ad esempio si dice che "Torino gode del privilegio di una
collocazione geografica, che offre un paesaggio ricco di suggestioni caratterizzato
dai fiumi, dalla collina e dalle montagne", che va bene, sono contento, ma non
capisco perché lo debba deliberare il Consiglio Comunale; oppure sono frasi
incomprensibile, come la seguente: "Attenzione alla mobilità sostenibile con la
creazione di nuove centralità urbane, in grado di costruire identità collettive in alcune
zone di margine, o disomogenee nel tessuto urbano, così come l'attenzione alle porte
d'ingresso alla città sono l'altro tema portante del presente atto di indirizzo". Non so
se si può dire "supercazzola" a verbale, comunque mi sembra…

MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario)
Si contenga, Consigliere Bertola.

BERTOLA Vittorio
Va tutto bene, ma la verità sta in quello che è stato detto, peraltro più volte. Ricordo
che uno dei punti principali del programma del Sindaco presentato dopo le elezioni
era l'edilizia come motore dello sviluppo della città. Con un ragionamento che io
continuo a non capire, perché l'edilizia è un'attività di servizio, per cui è un'industria
che lavora al servizio di una città, che espandendosi, con famiglie formate da una
sola persona, eccetera, ha bisogno di nuovi appartamenti.
Ma affinché ci sia una domanda edilizia c'è bisogno di una città che cresce per altri
motivi, per altre industrie, per altri tipi di crescita economica. Non è che l'edilizia da
sola fa crescere una città. E questo è stato un errore di fondo, secondo me, clamoroso
nella gestione degli ultimi anni, proprio perché si è visto che l'assenza di un motore
economico vero di questa città ha mandato in crisi ovviamente anche l'edilizia.
Allora, compreso che l'edilizia privata non è più il motore dello sviluppo economico
della città, la seconda questione è stata che i centri commerciali sono il modello dello
sviluppo economico della città. Questo è uscito qualche mese fa dall'Assessore Lo
Russo, poi smentito in una seduta di Commissione, in cui l'Assessore Lo Russo e
l'Assessore Mangone hanno detto che naturalmente non volevano penalizzare il
piccolo commercio, eccetera.
Però di fatto è così, perché se uno prende le ultime operazioni urbanistiche, sono
sempre caratterizzate da un centro commerciale, che all'inizio viene presentato come
complemento alle residenze, al Centro Congressi, eccetera; poi alla fine si scopre che
una parte dell'operazione urbanistica è rappresentata dal centro commerciale, mentre
il resto dell'operazione non si sa se parte e fin dove arriva.
Tra l'altro, tutto in un'ottica di continua privatizzazione del territorio, perché l'altra
cosa che colpisce in questa proposta di deliberazione, è che di iniziative pubbliche
per servizi pubblici se ne vedono veramente poche. Quasi tutte le operazioni citate
sono operazioni di trasformazione urbana con finalità di edilizia privata o comunque
di attività private. Invece quello che sembra mancare in questo provvedimento è
proprio una visione dello sviluppo pubblico della città.
Da una serie di linee di indirizzo mi sarei aspettato innanzitutto un ragionamento sul
futuro urbanistico generale della città. Quanti abitanti vogliamo ospitare? Perché noi
abbiamo un Piano Regolatore costruito per quasi un milione e duecentomila abitanti,
ne abbiamo meno di novecentomila e continuano a calare. Quindi è chiaro che con
un Piano Regolatore di questo genere continuiamo ad avere cubatura in eccesso per
fare sostanzialmente costruzioni private in qualunque punto della città vogliamo.
Ma forse è il caso, invece, di riflettere sul fatto che nello sviluppo urbanistico di
questa città bisogna tenere presente che il numero degli abitanti diminuisce e
probabilmente diminuirà ancora in futuro, o perlomeno non arriveranno mai al
milione e duecentomila abitanti ipotizzati nel Piano Regolatore. Quindi la
pianificazione urbanistica della città va rivista in quest'ottica.
Idem sulla parte relativa ai servizi. Le linee di indirizzo dovrebbero affrontare il
problema di capire quali servizi mancano per i cittadini, in quali zone della città e
quindi come facciamo a ottenerli. Poi, per raggiungere questi obiettivi può anche
esserci la trasformazione privata che costruisce degli appartamenti e in cambio crea
anche la scuola, l'asilo, i servizi, il Parco, eccetera; però questa è una conseguenza.
Cioè l'Amministrazione può decidere di fare un'operazione del genere,
possibilmente non sul prato verde, ma su un terreno già utilizzato per altro, però in
funzione di una pianificazione pubblica, per arrivare alla realizzazione di una certa
quantità di servizi.
Qui invece è il contrario, cioè arriva un privato con una proposta di speculazione
edilizia, legittima, ma comunque interessato soprattutto ai propri interessi, e da
quella proposta cerchiamo di capire quali servizi possiamo infilarci, un po' a caso.
Ma non c'è una pianificazione.
Lo stesso per quanto riguarda i problemi ambientali, perché questa continua ad essere
la città più inquinata d'Italia, una delle più inquinate d'Europa. A parte i richiami
d'obbligo alla mobilità sostenibile, io non ho sentito parlare molto di questo
problema. Stesso discorso per il piano dei trasporti, perché se uno va a vedere la
pianificazione dei trasporti di questa città negli ultimi vent'anni, c'è da mettersi le
mani nei capelli. Siamo riusciti a fare una Linea di Metropolitana che arriva al
Lingotto, ma non si interseca con la stazione Lingotto, dove facciamo il Servizio
Ferroviario Metropolitano. Sulla tratta nord-sud, che sarebbe stata ideale per un'altra
Metropolitana, abbiamo fatto un investimento su una Linea tranviaria; quindi adesso
non possiamo più fare lì la seconda Linea di Metropolitana, perché abbiamo già
investito troppi soldi nel tram. Allora la facciamo in orizzontale, così aggiriamo la
città. Però i soldi li abbiamo per fare due fermate, poi tanto i soldi li mettiamo per
pagare i costi del cantiere di Piazza Bengasi, dove abbiamo fatto fallire l'operatore.
Questo è solo un esempio. Potremmo parlare del tunnel di corso Grosseto, di via
Stradella. Cioè qualunque pianificazione dei trasporti in questa città è stata realizzata
constatando subito dopo che forse abbiamo sbagliato. Non c'è una sola grande opera
dei trasporti che sia stata fatta nel modo migliore possibile, proprio dal punto di vista
dell'ottimizzazione dei trasporti.
Quindi noi crediamo che l'approccio avrebbe dovuto essere diverso, tanto è vero che
il 25 settembre, cioè due o tre settimane prima della trattazione di questa proposta di
deliberazione, abbiamo anche presentato una proposta di deliberazione ben più
corposa, che propone la revisione del Piano Regolatore Generale, per arrivare
sostanzialmente a un nuovo Piano Regolatore di questa città.
L'abbiamo presentata a settembre e stiamo ancora aspettando che arrivi all'onore del
mondo, in quanto in cinque mesi gli Uffici non sono stati in grado di produrre i pareri
di regolarità tecnica sulla proposta di deliberazione. A fine dicembre sono arrivati i
pareri del Settore dell'Urbanistica, che ci ha detto che servono i pareri anche del
Commercio, del Verde Pubblico, della Viabilità, eccetera. Quindi non so se il
Consiglio Comunale potrà discutere, prima o poi, anche una nostra proposta di
pianificazione urbanistica della città e di revisione del Piano Regolatore.
Credo che forse - questo lo dico anche alla Presidenza del Consiglio Comunale -
sarebbe il caso di garantire l'invio immediato in Commissione non solo delle
proposte di deliberazione presentate dalla Giunta, ma anche di quelle presentate dai
Consiglieri Comunali, in modo che possano avere qualche chance di essere discusse;
poi magari vengono bocciate dall'Aula, però perlomeno si dovrebbe garantirne la
discussione.
Noi crediamo che questa città abbia bisogno di una revisione profonda della sua
pianificazione urbanistica e quindi di un sostanziale ripensamento del Piano
Regolatore. Peraltro, correggo il Consigliere Ricca, perché non siamo a duecento
Varianti, ma praticamente a trecento. Quindi, il Piano Regolatore è stato
pesantemente stravolto nel suo impianto generale e probabilmente oggi chi l'ha
pensato non lo riconoscerebbe più, perlomeno non ne riconoscerebbe
l'implementazione che è stata fatta.
Noi abbiamo presentato un emendamento, perché anche se ovviamente siamo
contrari a questa proposta di deliberazione ed esprimeremo un voto contrario, c'è un
equivoco di fondo su questa proposta di deliberazione. Nonostante la discussione in
Commissione, nessuno ha ben capito se con questa presentazione di quattro
paginette, stiamo deliberando tutte le operazioni comprese quelle che il Consiglio
Comunale non ha ancora discusso, perlomeno non ha ancora definito nei dettagli.
Allora, noi vorremmo che fosse chiaro che questo può andare bene come brochure di
marketing per gli investitori immobiliari, però non impegna il Consiglio Comunale.
Cioè, se arriverà la Variante per la ThyssenKrupp (per citarne una) e al Consiglio
Comunale non piace, il Consiglio Comunale deve essere libero di bocciarla,
stravolgerla o modificarla. Non mi si può dire che con questa proposta deliberazione
abbiamo deciso di fare l'operazione ThyssenKrupp, piuttosto che l'operazione in
corso Romania o un'altra operazione.
Allora, noi a protezione di tutti, e a maggior ragione dei Consiglieri della
maggioranza, che poi sono quelli che votano gli atti, proponiamo di aggiungere due
righe alla fine della narrativa, in cui si specifica chiaramente che questa proposta di
deliberazione "non costituisce alcun vincolo alle future decisioni sui progetti
menzionati e non costituisce una delega alla Giunta Comunale". Speriamo che questo
emendamento venga accolto, a garanzia di tutto il Consiglio Comunale.

MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario)
La parola al Consigliere Grimaldi.

GRIMALDI Marco
Devo dire la verità, dopo aver sentito l'intervento del Consigliere Bertola, non so se
ci è o ci fa. Facciamo una Variante dopo l'altra. Una parte dei Consiglieri
dell'opposizione, ma anche della maggioranza (penso al Consigliere Levi-
Montalcini, a quello che dice spesso il Presidente Carretta o che diciamo spesso
anche noi di SEL) chiede giustamente di discutere delle trasformazioni dei prossimi
due anni. E adesso che viene presentata una proposta di deliberazione (per quanto un
po' leggera, del resto l'Assessore era stato appena nominato, e anche un po' superata
dai tempi, penso alla vicenda TNE, di cui parlerò fra un attimo, o a Torino
Esposizioni) che esprime in due pagine quello che faremo nei prossimi due anni,
tendenzialmente, sulle porte d'ingresso della città e su altre Varianti strategiche, non
va bene, perché non si va fino al singolo pixel.
Consigliere Bertola, non era questo l'oggetto, ma non è neanche rifare il Piano
Regolatore. Al massimo, devo dire la verità, e mi dispiace che non sia emerso nella
discussione, noi dovremo parlare degli strumenti che in questi vent'anni dovevano
assistere il Piano Regolatore, le trasformazioni, i luoghi del dialogo: penso al Urban
Center.
Dovremo fare il punto su quanto ha funzionato, su quanto si può trasformare, su
quanto può continuare a esserci utile, come dice anche l'Assessore, magari
cambiando anche un po' gli indirizzi, capendo se devono fare accompagnamento o se
devono fare più discussione pubblica. Invece di discutere di quali strumenti ci diamo,
anche per capire a che punto siamo nelle trasformazioni, il punto è arrivare al testo
della narrativa e chiedere di che cosa stiamo parlando.
Di cosa stiamo parlando? L'idea di trasformare la zona nord della Città, da Corso
Romania all'entrata di Thyssen, non mi pare sia fuori dalla discussione delle
trasformazioni urbanistiche. Devo dire la verità, abbiamo ceduto a chi voleva fare le
speculazioni edilizie in Thyssen, ce lo vogliamo dire che in quell'area volevano
arrivare grandi centri commerciali e l'operatore non vedeva l'ora di fuggire via dalla
Città, dopo il tragico evento successo!
Credo che sia fondamentale l'idea di riprenderci una parte del Parco della Pellerina,
l'idea di ricongiungere un pezzo di quel parco, l'idea di portare lì un pezzo di tessuto
industriale e anche una parte più innovativa di quella ricerca, credo che tutti assieme
dovremmo dire che si tratta di un'evoluzione un po' diversa rispetto ad altre
operazioni che, secondo me, sono anche da discutere.
Ha ragione il Consigliere Bertola, ma allora discutiamo degli errori fatti su Spina 4,
discutiamo anche degli errori fatti su altre Spine, vedo la Spina 3, in cui sono arrivate
prima le case e poi i servizi. Se non ci fossero stati i soldi di "Italia 150" non
avremmo neanche fatto i parchi.
Però in tutto questo forse dovremmo anche discutere di come si trovano i soldi
pubblici, perché spesso si fanno intervenire i privati per via della leva commerciale.
Vi ricordo l'operazione TNE che è perlopiù pubblica, l'abbiamo detto l'altro giorno
durante la discussione di FIAT, abbiamo utilizzato soldi pubblici per comprarla,
abbiamo utilizzato i fondi europei per fare la rigenerazione del centro del design,
eppure il Politecnico si trova ancora immerso in un deserto.
Tutto questo perché quella parte di rigenerazione urbanistica non è finita in termini di
viabilità, perché non c'è la Linea 2 di Metropolitana, non c'è la cosiddetta Piazza
Mirafiori, non c'è neanche la piastra commerciale che tanto avevano invocato gli
stessi Rettori Profumo e, poi, Gilli.
Se qualcuno inizia a stampare moneta, ritorniamo però all'idea di Città-Stato che
tanto criticavano anche dai banchi dell'opposizione; se c'è un pezzo di fallimento
delle politiche di Castellani e di Chiamparino, è proprio un po' quell'idea di Città-
Stato che si mette sulle spalle parte dell'indebitamento della Città del futuro.
Peccato che nel frattempo - e fatevelo dire da chi è entrato nel 2006 in questo
Consiglio, quando i buoi, secondo me, erano già scappati in termini di investimento -
sia arrivato un Patto di Stabilità, poi ci è arrivato… (INTERVENTO FUORI
MICROFONO). Posso continuare?

MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario)
Sì, concluda Consigliere.

GRIMALDI Marco
Nel frattempo, per fortuna abbiamo bloccato la Variante 200, perché ci mancava solo
che ci indebitassimo per un altro miliardo di Euro per fare la Linea 2 di
Metropolitana, oppure addirittura che bastassero le tante cubature, per poi generare
non solo l'offerta, ma anche il finanziamento di quella struttura.
Certo che dovevamo ripensarla e sono contento che abbiamo rallentato e
ridimensionato quel tipo di progettualità. Certo è che si possono fare anche delle
trasformazioni senza soldi pubblici, o con una parte di soldi pubblici.
Faccio un esempio: Torino Esposizioni. Vi abbiamo dato tre obiettivi: il primo,
quello di riprendere il tema della Biblioteca Bellini, non… (INTERVENTO FUORI
MICROFONO). Consigliere, abbia almeno la pazienza di ascoltare! A differenza
sua, ritengo che dagli errori si possa anche imparare e si possa però anche dire che
non è che se una Città sbaglia, quell'argomento non lo affronta più, perché se era
necessario fare una nuova Biblioteca Civica nel 1998, non è che quindici anni dopo
non ci sono le stesse necessità, ma si può fare in un modo diverso, senza spendere
220 milioni di Euro.
Si può fare, per esempio, vendendo la Biblioteca Civica e utilizzando Torino
Esposizioni per non fare un nuovo progetto faraonico; si può fare chiedendo parte dei
soldi post olimpici, perché quella è stata una struttura olimpica, utilizzata male. Per
esempio, il riscaldamento è stato fatto in alto, quando sapete benissimo che questo
alto funzionava solo perché c'era sotto il ghiaccio, quindi ritengo che questo tipo di
ristrutturazione si possa fare.
Colleghi, è molto facile fare speculazione di parole su queste linee di indirizzo, è
molto più difficile invece ritessere un pezzo di…

MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario)
Capogruppo, non mi costringa a chiederle di uscire dall'Aula. (INTERVENTO
FUORI MICROFONO). Ognuno di voi ha la possibilità di intervenire, da
Regolamento, e poi… (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Sospendo il
Consiglio.
(Sospensione)


MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario)
La parola al Consigliere Grimaldi. Le ricordo che ha ancora cinque minuti a
disposizione.

GRIMALDI Marco
A me piacerebbe affrontare tre grandi questioni che ci hanno visto e impegnato nella
discussione, mi dispiace che molti Consiglieri che oggi pontificano, non erano
presenti neanche in una seduta.
Ne dico uno: abbiamo 22 milioni di metri quadri di aree verdi, di cui 2 milioni
vincolati grazie a questa tornata amministrativa, perché a destinazione agricola.
Peccato che spesso non ci siano i soldi per fare le manutenzioni di quelle aree verdi e
peccato che nelle prossime trasformazioni ne vogliamo fare ancora di più di aree
verdi, come dicevo nel caso di Thyssen.
Qual è il problema? Intanto, dobbiamo iniziare a trovare destinazioni d'uso e capire
bene cosa significhi fare nuovi parchi, dobbiamo trovare la destinazione adesso,
perché, per esempio, alcune destinazioni agricole possono portare anche ad
abbattimenti di costo delle aree verdi, attraverso concessioni temporanee, oppure
chiedendo in permuta parte dei costi a carico dell'Amministrazione.
Così dobbiamo fare con lo sport. È possibile sulle sponde dei fiumi, è possibile nei
centri della Città, chiedendo a chi gestisce quelle aree verdi di contribuire alle
manutenzioni.
Non solo, c'è un secondo punto ancora più importante in una Città che è capitale
degli sfratti: solo lo scorso anno tremilaseicento. In questo Paese abbiamo un
problema strutturale: una percentuale bassissima di residenzialità pubblica rispetto a
quella privata. Con un emendamento chiediamo non solo di rimettere delle
percentuali, che avevamo già introdotto in altri tempi, ma che venga riposta
particolare attenzione al tema della residenzialità pubblica e del social housing,
quindi anche attivando meccanismi senza grandi oneri. Faccio un esempio:
deliberazioni del 2008 e del 2009, in cui pensavamo ad affitti concordati, ma
soprattutto fondi di garanzia per permettere alle giovani coppie e alle parti più deboli
di questa società, di poter chiedere dei mutui.
Pensate che dei cento fatti nel 2008, solo uno non è riuscito a pagare quel mutuo e la
Città ha dovuto ricomprare solo un immobile; queste cose si possono fare con pochi
soldi e con grandi idee.
La terza vicenda riguarda la residenzialità e l'attrattività. In tanti hanno pensato in
questi anni di distruggere il sistema universitario piemontese, pensando che la
soluzione fosse sostenere solo chi nasceva e cresceva in questo territorio. Ritengo
che, invece, dobbiamo continuare ad essere aperti e l'attrattività deve essere il primo
oggetto di discussione di questa Città, che è stata grande nel Novecento, proprio
perché ha saputo essere una culla del meglio di questo Paese, e così bisogna
continuare a fare a livello internazionale.
Credo che l'idea di fare un grande programma sulla residenzialità universitaria e sul
mix sociale sarà la sfida del terzo piano strategico. Dobbiamo continuare a pensare
che quelle decine di migliaia di studenti possano venire a studiare a Torino, crescere
e far sì che questa società della conoscenza riprenda vita anche da quelle idee.
Spero che queste linee urbanistiche riescano a riportare una discussione sul tema in
Città, cosa che probabilmente negli ultimi anni si è un po' persa, e spero che queste
trasformazioni vedano anche la nascita della discussione in Consiglio fra i piani di
Smart City e i piani di Torino strategica.

MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario)
La parola al Consigliere Tronzano.

TRONZANO Andrea
Sarò rapido, anche se secondo me ha fatto bene il Capogruppo Liardo a irritarsi un
po' sulla questione Bellini, perché sul quel tema ci siamo giocati un po' di milioni di
Euro, abbiamo sbagliato a progettare una cosa… (INTERVENTO FUORI
MICROFONO). No, però chi ha fatto quel progetto è ancora in auge, occupa ancora
delle posizioni che, secondo me, sarebbe bene invece pensionare, perché credo che
sia utile per tutti.
Si tratta solo di un inciso per far riflettere chi ha detto che è giusto che si progetti e si
continui a progettare la Biblioteca Bellini, nonostante gli errori del passato; certo,
purché chi è si è reso colpevole di questi errori, risponda di quanto ha fatto.
Assessore, innanzitutto i miei complimenti per il suo lavoro, perché in ogni caso
quando uno lavora, è sempre giusto riconoscergli dei meriti.
Certamente la mia visione non è uguale alla sua, Assessore; naturalmente, in un
dibattito politico questo è lecito ed è legittimo. Ritengo comunque che l'edilizia sia
realmente uno dei motori di questa Città e lei abbia fatto questa pianificazione per
cercare di rimettere in moto uno dei settori strategici, trainanti dell'economia italiana,
e non solo, ma soprattutto a Torino.
Ritengo però che questi progetti rischino di naufragare ancora prima di essere partiti,
e quindi di creare vane speranze, perché il sistema creatosi fino ad oggi, purtroppo,
non consente al settore edile nel suo complesso di intervenire o di riprendersi in
maniera efficace, nonostante tutti i progetti che possiamo mettere sulla carta.
Dico questo, Assessore, perché ritengo che prima di approvare una deliberazione di
questo genere, buona o cattiva che sia, secondo me, bisogna dare risposte concrete a
quel settore che oggi ha difficoltà a rimettersi in moto. Faccio tre esempi che ho già
portato in Commissione, ma di cui non vedo oggettivamente un'azione.
Il primo riguarda la famosa Commissione della semplificazione sui costi, di cui
avevamo parlato e per il quale avevamo dato incarico agli Uffici di convocare le
varie parti per cercare di abbattere i costi che gravano sulle imprese, dalle rocce, o
terre di scavo, fino a qualunque altra cosa possiamo immaginare; questi costi oggi
incidono pesantemente, soprattutto sulle imprese che vogliono fare qualcosa.
Mi pare che questa Commissione non abbia ancora portato da nessuna parte, capisco
le difficoltà di personale, e quindi le do atto anche di questo, ma secondo me non
bisogna trincerarsi dietro le difficoltà di personale, quando il settore potrebbe
realmente avere speranze da questa iniziativa. Quindi la pregherei, Assessore, di fare
tutto il possibile perché questa Commissione sulla semplificazione burocratica e di
costi possa partire, altrimenti parliamo realmente del nulla.
Il secondo punto riguarda la Legge n. 106 per la quale c'è una mozione in
Commissione. Questa Legge, secondo me, non è ben applicata dalla Città di Torino,
nonostante preveda di non monetizzare degli oneri; noi li chiediamo lo stesso, e
quindi credo che questo sia molto più importante rispetto alla deliberazione di cui
stiamo parlando. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Sì, fatte le debite
proporzioni, sono due livelli diversi, ha ragione, però credo che oggi il livello
centrale sia quello di far respirare le imprese; nonostante le Leggi nazionali
consentano di fare determinate cose, se continuiamo ad aggravare il peso, è chiaro
non c'è traccia di questo respiro.
Il terzo punto è molto più di dettaglio, ma significativo. Lo dico in relazione alla
pianificazione generale, ma purtroppo ci sono poi i fatti contingenti: Assessore,
siamo in attesa che riapra via Nizza. Negli ultimi giorni ha chiuso un altro negozio a
causa di questo cantiere della Metropolitana che non va avanti, le responsabilità non
so di chi siano, saranno di tutti e di nessuno, però alla fine pagano i negozi che sono
costretti a chiudere.
Quindi se riuscissimo a riaprire quel tratto, in questo momento storico, secondo me,
varrebbe mille volte di più rispetto ad una deliberazione, che così bene lei ha potuto
predisporre.
Quindi, per ricapitolare rapidamente, credo che sia necessario dare risposte
immediate, Assessore, poi la deliberazione sicuramente sarà un bel progetto, ma a
mio giudizio è un po' troppo difficile da realizzare, se la situazione rimane quella
attuale. È giusto da parte sua e della Giunta programmare ed eventualmente
ipotizzare soluzioni, ma ritengo che tutto sarà vano se non si riparte dal quotidiano,
dalle cose pratiche di tutti i giorni, dall'accettazione al palazzaccio delle persone, che
sappiano dopo andare, dove avere riferimenti, eccetera, fino alla questione della
semplificazione della Legge n. 106, citata prima. Quindi, Assessore, per favore,
incida su questo rapidamente e la Città gliene sarà grata.

MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario)
La parola al Consigliere Levi.

LEVI Marta
A questo punto ritengo che sia necessario richiamare il senso di questa deliberazione,
anche da quanto ho sentito dire, perché, come diceva già il Consigliere Grimaldi,
ognuno dei titoli contenuti in questa deliberazione dovrà necessariamente
concretizzarsi in deliberazioni successive, perché attengono al tema delle Varianti al
Piano Regolatore, e perché, come diceva adesso il Consigliere Tronzano, questa
deliberazione non è capace di metterle in moto.
Ritengo che questa deliberazione compia lo sforzo di mettere nero su bianco
l'insieme degli ambiti su cui gli Uffici dell'Urbanistica stanno lavorando in questa
Città, ed è un atto che cerca di definire il quadro complessivo delle ipotesi di
trasformazioni oggi in campo. E sottolineo la parola ipotesi, proprio perché è
evidente che, laddove si voglia concretizzare, si dovrà entrare in un dettaglio di
provvedimento urbanistico di competenza del Consiglio Comunale, che oggi non c'è
nella deliberazione che stiamo approvando. Vorrei che questo fosse chiaro.
Rivendico la straordinaria portata delle trasformazioni che hanno investito la Città
negli ultimi quindici anni, trasformazione che, come diceva l'Assessore in apertura,
ha preso le mosse dall'approvazione del Piano Regolatore Generale del 1995 che io e
forse il Consigliere Viale avevamo votato in quest'Aula.
Penso però che oggi, proprio dopo quindici anni e dopo la grande trasformazione di
vaste porzioni di questa Città, sia in realtà necessario fermarsi un attimo o,
quantomeno, aprire una riflessione - e qui entra l'emendamento di cui sono la prima
firmataria - sugli esiti di quelle trasformazioni, una riflessione che riporti il dibattito,
che in parte c'è in questa Città, sulla qualità dell'ambiente urbano che abbiamo
costruito, sia dal punto di vista architettonico, sia dal punto di vista sociale, sia da un
punto di vista relazionale.
Questa riflessione di cui la Città di Torino, quella con la "C" maiuscola, si deve fare
in qualche modo promotrice, deve coinvolgere pubblicamente cittadini,
professionisti, categorie sociali, associazioni, operatori territoriali, amministratori
proprio per partire da qui e poter andare avanti.
Questa discussione in parte in Città c'è e c'è stata in questi anni, credo che sia il
momento di farla emergere e che la Giunta e il Consiglio Comunale si confrontino
con chi ha qualcosa da dire su come questa Città è stata trasformata.
L'altro tema che credo sia centrale e che sempre riporto è inserito nell'emendamento
di cui sono prima firmataria, cioè individuare e introdurre nuovi strumenti e
procedure più efficaci, sia sul piano della condivisione della partecipazione alle
scelte amministrative strategiche, sia anche come strumenti capaci di garantire
qualità ai nostri interventi di trasformazione dello spazio pubblico.
Ricorderete che questa discussione in parte fu fatta sulla deliberazione
Westinghouse; noi pensiamo che il concorso di progettazione sia lo strumento capace
di mettere in concorrenza le intelligenze, e quindi sostanzialmente di garantire
maggior qualità agli interventi.
Pensiamo che gli strumenti messi in campo in passato da questa Città in alcuni casi,
per esempio per l'Urban Center, non abbiano completamente assolto al compito per
cui erano stati istituiti, e che sia quindi giunto il momento di ripensarli, proprio per
poter dotarsi di tutto quanto necessario per poter proseguire nella trasformazione di
vaste aree di questa Città, che ancora sono da trasformare. Ma sono da trasformare
non per un ghiribizzo dell'Amministrazione pubblica, ma perché sono aree
industriali dismesse, ferme da decenni, e perché su quelle aree la Città deve provare a
mettere in moto operazioni di trasformazione.
Nella gran parte delle trasformazioni citate in questa deliberazione non è la Città che
si fa promotrice, ma sono i soggetti privati che, in quanto proprietari di quelle aree,
propongono alla Città ipotesi di trasformazione; non dobbiamo dimenticarlo.
Per queste ragioni, il nostro voto sarà a favore di questa deliberazione con questi due
aspetti che abbiamo richiamato nell'emendamento: l'apertura di una riflessione a
tutto campo con la Città e con i soggetti sociali e la definizione di nuovi e adeguati
strumenti per garantire competizione e qualità alle trasformazioni che andremo a
fare.

MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario)
La parola al Consigliere Marrone.

MARRONE Maurizio
Sarò breve, non perché la deliberazione non meriti un adeguato dibattito, ma perché
oggettivamente, da un lato, c'è la consapevolezza che si tratti di un piano futuro di
trasformazione urbanistica generale e, con uno sguardo complessivo, sia un
passaggio obbligato per un'Amministrazione che voglia avere un po' di respiro.
Siamo anche consapevoli che non sia facile scendere in un dettaglio di programma e
di strategia, trasformazione per trasformazione in una deliberazione di poche pagine,
però siamo comunque preoccupati dal fatto che dietro possa esserci tutta una serie di
interventi, in cui ciascuno ha una sua ragione d'essere, da un punto di vista
urbanistico, di rigenerazione e anche da un punto di vista politico-amministrativo, ma
che manchi una visione di programmazione economica di insieme alle spalle di
questa progettualità dal punto di vista urbanistico.
Nella deliberazione sono citati più volte come singoli passaggi tasselli importanti e
molto onerosi; molti Colleghi l'hanno ricordato e quindi non mi ripeterò, però di
fatto senza tenere conto della sussistenza o meno di un grande disegno di sviluppo
economico alle spalle.
In particolare, in riferimento agli immobili olimpici dà il polso della situazione. Sono
contento che si parli del MOI, perché l'abbandono è durato fin troppo tempo, anche i
progetti provvisori di riutilizzo sono comunque pregevoli, quantomeno nelle
intenzioni, ma parlarne quando sappiamo che a fianco c'è il più grande ghetto che
una metropoli del Nord conosca, diventato così per colpa di una mancata
progettualità successiva alle Olimpiadi rispetto al villaggio olimpico, purtroppo è una
vergogna che ci portiamo dietro, e lo stesso vale per tutta un'altra serie di immobili,
magari lasciati nel dimenticatoio o cartolarizzati, o in ogni modo riutilizzati non sulla
base di una progettualità, ma come ripiego per evitare di farli andare in rovina.
Sono altrettanto preoccupato da vicende più recenti. Per esempio, ho sentito
parecchia confusione rispetto al riutilizzo di tutti gli immobili che arrivano dal
demanio militare, per capirci, le caserme. Ricordo una mozione dal titolo evocativo,
che avevo anche sottoscritto e votato, che era grossomodo "Torino: nessuno
sottozero", in cui si fissavano obiettivi molto precisi e riferimenti molto precisi a
immobili, penso all'ex Caserma Riberi, se non sbaglio, in cui si chiedeva di
affrontare già in questa stagione invernale un riutilizzo, quantomeno provvisorio, per
situazioni di emergenza abitativa. Non mi riferisco ai senzatetto, ai senza fissa
dimora per cui c'è una rete, magari non sufficiente, ma esistente, bensì verso tutta
quella nuova categoria di senza casa, riconducendosi a famiglie di ceto medio, che si
ritrovano senza un tetto sulla testa, impaurite di essere poi catturate dai percorsi
burocratici dell'assistenza sociale, si ritrovano a vivere paradossalmente ancora più
esposte dei senza fissa dimora, nella misura in cui non esiste una rete di paracadute
sociale per quelle realtà.
Allora, sappiamo di famiglie che stanno passando l'inverno in magazzini affittati in
nero, piuttosto che in autoveicoli o in altre realtà simili, che purtroppo fanno capolino
ogni tanto sulla cronaca cittadina.
Ancora di più preoccupa vedere di nuovo fare capolino progetti passati, su cui già si
è speso molto, è molto eufemistico quando parliamo di milioni in termini di
progettazione, e di nuovo reinseriti come spot di singoli porzioni territoriali.
Il rilancio del Valentino va benissimo, ma fa venire i brividi parlare lì di Biblioteca
Centrale, quando esiste un percorso ancora da definire rispetto al Politecnico o altri
enti di teatro.
Quando ci si approccia a pianificazioni di questo tipo, il disegno d'insieme dovrebbe
essere complessivo e non mantenere aperti dei fronti, in cui rimane del tutto ignoto
poi il riadattamento, perché se questo Consiglio ha già votato - e torno da dove ho
cominciato - un atto di indirizzo che dice che nelle caserme ci facciamo
sostanzialmente dei social housing, e poi sentiamo parlare di Cittadelle della Cultura
e di altro, allora magari sono pregevoli entrambi i progetti, ma questa Sala dovrebbe
capire se vuole fare la Cittadella della Cultura o un social housing, perché sono due
cose diverse. Questa mozione è passata sul social housing ed era impegnativa per
questo inverno, ma l'inverno sta già passando.
Nel concludere, voglio solo riportare l'attenzione all'allegato n. 1 di questa
deliberazione, che non so quanti l'abbiano letto, che riguarda la valutazione di
impatto economico. Quando il Consigliere Levi dice che la gran parte di questi
interventi sarà supportata da investimenti privati, è vero, ma la gran parte non è la
totalità e bisogna vedere anche poi con quali finalità e con quale protagonismo
dell'Amministrazione.
Non sono un tecnico, per cui mi limito a riportarlo, ma mi ha colpito leggere
nell'ultima parte della valutazione di impatto economico che questo provvedimento
non risulta tra quelli indicati in una tale normativa, in quanto nella parte scritta,
stampata dice: "in materia di preventiva valutazione dell'impatto economico delle
nuove realizzazioni, queste realizzazioni previste nella deliberazione non
comporterebbero futuri oneri, diretti o indiretti, a carico della Città". Voglio
informare i Consiglieri che quella parte è barrata - se vedete l'Allegato 1 è così - ed è
sostituita da un paio di righe a penna che dicono: "in quanto i futuri oneri a carico
della Città non sono attualmente prevedibili".
Capirete bene che c'è una certa differenza nel dire che le nuove realizzazioni non
prevedono un impatto economico sull'Amministrazione e dire, invece, che un
impatto economico evidentemente c'è, ma non è al momento prevedibile, perché è
come dire che stiamo approvando una deliberazione che avrà un impatto economico,
ma di cui non deliberiamo la valutazione preventiva. Chiederei quindi all'Assessore,
che magari ha già avuto modo di confrontarsi sul punto in precedenza, un passaggio
finale, prima di mettere in votazione questa deliberazione, perché a me sinceramente,
da semplice Consigliere, un po' preoccupa.

MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario)
Ho ancora iscritti a parlare i Consiglieri Levi-Montalcini, Liardo, Cassiani e Carretta,
poi il Sindaco e penso anche l'Assessore, su questo confrontatevi tra Sindaco e
Giunta.

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