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MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario) Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. mecc. 201304625/009, presentata dalla Giunta Comunale in data 8 ottobre 2013, avente per oggetto: "Programma delle trasformazioni urbane 2013-2014. Linee di indirizzo". MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario) Comunico che in data 30/01/2014 la competente Commissione ha rimesso il provvedimento in Aula. Sono stati presentati tre emendamenti. Comunico al Consiglio Comunale che i quarantuno emendamenti presentati dal Gruppo Consiliare Lega Nord sono stati ritirati. La parola all'Assessore Lo Russo. LO RUSSO Stefano (Assessore) La proposta di deliberazione in oggetto, che reca la firma del Sindaco e la mia, ha attinenza al programma delle trasformazioni urbane che la Città ha in mente di attivare da qui alla fine del mandato. In realtà, la dicitura "2013-2014" faceva riferimento alla data di adozione in Giunta Comunale, dell'8 ottobre. È stata una deliberazione che ha visto la Commissione Consiliare competente impegnata nella discussione in più sedute, e oggi abbiamo l'occasione di formalizzare questa discussione nella Sala Rossa. La proposta di deliberazione ha in animo di individuare innanzitutto il quadro di riferimento nell'ambito del quale si sono sviluppate le trasformazioni urbane in questi anni; e soprattutto elencare, in maniera ovviamente succinta e descrittiva, più a livello di titoli che a livello ovviamente di dettaglio analitico, le operazioni di trasformazione urbana che vedranno impegnata l'Amministrazione nell'arco certamente dei prossimi due anni, e auspichiamo anche nell'arco dei prossimi anni. La trasformazione di Torino, di fatto, inizia in maniera così robusta con l'adozione del Piano Regolatore del 1995. Già nel Piano Regolatore della Città vengono individuati, per chi ha osservato lo sviluppo di Torino in questi anni, gli assi principali sia di carattere infrastrutturale sia di carattere strategico e culturale, intorno a cui si è ragionato nella trasformazione della Città. Una Città che ha cambiato pelle, ha cambiato volto, ha reso possibile la realizzazione di grandi operazioni infrastrutturale, come la Metropolitana, il Passante Ferroviario, le aree delle Spine, riqualificando quella enorme porzione di siti industriali dismessi che caratterizzava la Torino dell'inizio degli anni Novanta, e che evidentemente poteva rappresentare di per sé un problema, ma che le Amministrazioni che si sono succedute hanno reso possibile che diventasse una risorsa. Una risorsa di trasformazione urbana importante, che ha fatto diventare il vuoto urbano del sito industriale una occasione di rilancio e di sviluppo e che ha costruito intorno alle dorsali di comunicazione pubblica infrastrutturale principale, cioè l'asse di corso Francia, con la costruzione della Linea 1 di Metropolitana, l'asse di via Nizza e soprattutto con la grande operazione di chiusura del Passante Ferroviario, con la realizzazione della stazione dell'alta velocità di Torino Porta Susa, ha costruito intorno a questi due macro assi, verticale e orizzontale, sulla pianta della Città, una importante occasione di riqualificazione. Inoltre, ha portato, anche attraverso le grandi opere infrastrutturali che sono state possibili a valere prevalentemente su risorse pubbliche, in occasione dei "XX Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006", a rendere Torino una città che usciva da una dinamica tipicamente di carattere industriale e manifatturiero pesante, facendola diventare una città che poteva avere, invece, una vocazione, o più vocazioni, di grande respiro, facendo diventare il tema della formazione universitaria d'eccellenza un tema non solamente di carattere immateriale, ma anche infrastrutturale. Basti pensare quale grande operazione urbanistica è stata la realizzazione della cittadella politecnica, del CLE in Lungo Dora, e tutte quelle che sono state le dotazioni infrastrutturali a valere sul sistema della cultura e dell'Università di questa Città. Ma non solo, tutta una serie di porzioni di città che avevano intrinsecamente alcune caratteristiche di degrado ambientale, prodotte dalla dismissione di siti industriali di grande impegno, in particolar modo per quello che riguarda la Spina 3, che si sono trasformate in Parchi urbani e certamente in occasioni di importanti riqualificazioni, avendo sempre ad oggetto alcune direttrici importanti di queste trasformazioni, che vorrei qui riassumere. Certamente, il minor impiego possibile, in alcuni casi l'assenza di impiego, nelle trasformazioni urbane di aree verdi. Una delle grandi direttrici di trasformazione della città è stata proprio quella di riutilizzare quello che in termine tecnico si chiama "brownfield", cioè tutti i siti che sono già in qualche modo compromessi, evitando di interessare aree comunque con suolo libero e, per quanto possibile ovviamente nell'ambito di una ragionevolezza e di una univocità di trasformazione, facendo valere la trasformazione proprio su quelle aree che avevano tra di loro più gradi di compromissione, di carattere anche ambientale. La seconda grande direttrice è stata quella di far sì che il trasporto pubblico veloce, comodo; in particolar modo, far sì che la Metropolitana, l'alta velocità e il sistema del Passante Ferroviario fossero le dorsali intorno a cui far crescere nuove vocazioni di Torino. Nuove vocazioni che ponevano alle Amministrazioni passate, e lo pongono anche a questa, l'esigenza di accompagnare il processo economico attraverso la leva dell'urbanistica come leva di accompagnamento e di sviluppo, e che vedono nella cultura, nel turismo, nell'alta formazione e nel trasferimento tecnologico assi importanti di trasformazione urbana. Intorno a queste premesse - che ovviamente sono state illustrate e discusse in Commissione più volte, che ovviamente qui, per ragioni di sintesi, sono costretto, anche per consentire il dibattito, in questo intervento introduttivo a riassumere molto - va altresì detto che questo ragionamento è stato fatto anche pensando alla scala di area metropolitana e a tutta una serie di elementi infrastrutturali di trasformazione. Un anno fa, in Consiglio Comunale, furono discusse le tariffe dei Trasporti Pubblici Locali applicate all'area metropolitana. In quell'occasione ci fu in Sala Rossa una discussione - lo ricordo bene - che aveva proprio lo scopo di omogeneizzare le tariffe suburbane con quelle urbane, proprio nell'ottica di facilitare l'interconnessione, anche fisica, delle persone, tra Comuni confinanti e la città. Queste trasformazioni sono state pensate e sviluppate, tutte, pensando a scala di area metropolitana. Quindi è chiaro che alcune delle vocazioni che sono state in questi anni declinate in trasformazioni concrete e cogenti, vanno anche queste inquadrate in quest'ottica. La proposta di deliberazione sottoposta al Consiglio Comunale individua in maniera - come dicevo nell'introduzione - assolutamente non esaustiva e certamente con i titoli, le grandi trasformazioni, o le medie trasformazioni che stanno in questo quadro, mettendole a sistema e individuando, per ciascuna di queste chiavi di lettura della trasformazione della città, interventi concreti che poi possiamo declinare nella loro interezza. Quindi viene citata la questione riguardante l'area di Mirafiori, il TNE, la cosiddetta Porta Sud, che nei nostri progetti dovrà diventare l'area di accesso da sud alla città, e che dovrà attivare, attraverso l'interconnessione con la futura stazione di assestamento della Linea 2 della Metropolitana, un importante nodo di interscambio e di accesso alla città su un mezzo pubblico. Viene individuata la Porta Ovest, cioè l'area della Thyssen, che peraltro è già stata oggetto di attività deliberativa del Consiglio nell'ambito della deliberazione di indirizzi, che prevede la riqualificazione di questo grande compendio industriale, ormai non più utilizzato, e soprattutto l'interconnessione tra due porzioni di città che oggi sono di fatto fisicamente separate, cioè l'area del Lucento e l'area della Pellerina. C'è poi il grande tema della zona nord, su cui si stanno concentrando gli sforzi dell'Amministrazione, su cui quest'Aula verrà a breve interessata, cioè tutto il compendio della trasformazione che riguarda l'area della Falchera, nell'ambito degli interventi sul "Piano Città", la futura riqualificazione del Parco delle aree Borsetto, la futura riqualificazione dell'asse di corso Romania, a compenetrare e a completare il quadro d'insieme di accesso alla città. Ma non solo, anche all'interno della città, la vocazione di trasformazione trova collocazioni coerenti con questo impianto generale. Certamente il Centro Congressi nell'area Westinghouse, che ha l'ambizione di dotare la città di un'infrastruttura che serve nel contempo a riqualificare un'area, a dare una vocazione coerente con il futuro Centro Direzionale di Torino, proprio attraverso l'area congressi Westinghouse; e ovviamente a dotare la città di un'infrastruttura che può essere attrattiva, dal punto di vista dei flussi turistici, di un turismo selezionato e di qualità. C'è il grande tema delle residenze universitarie. Nella proposta di deliberazione si dà conto dell'enorme potenzialità, anche insediativa, della sola questione della residenzialità universitaria. Torino è una città che tra Politecnico di Torino e Università di Torino ha oltre centomila studenti. Oltre il 20% sono studenti fuori sede, che necessitano di sistemazioni e che oggi non trovano certamente risposta nella questione riguardante l'offerta di residenzialità universitaria a carattere pubblico. Torino è la prima grande Città d'Italia che sviluppa in ambito privatistico con Cassa Depositi e Prestiti, ad esempio, l'importante intervento di residenzialità universitaria di via Caraglio, che ha proprio in animo la continua infrastrutturazione di una città che ha l'ambizione di essere attrattiva di studenti fuori sede, ancorché in chiave anticiclica rispetto a quello che sta capitando in molte altre città d'Italia. Evidentemente, la Città fa di questo tema un'occasione di sviluppo certamente immateriale e certamente di software, ma anche di hardware e occasione di riqualificazione di spazi dismessi. MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario) La prego di concludere, Assessore Lo Russo. LO RUSSO Stefano (Assessore) In quest'ottica, mi avvio a concludere, noi crediamo che ovviamente non siano più i tempi dei grandi investimenti pubblici, la finanza pubblica non consenta più il ricorso all'indebitamento per finanziare grandi operazioni infrastrutturale. Questo elemento di novità di contesto, che ovviamente è un grande vincolo per l'azione amministrativa, è certamente per noi un motivo di ulteriore complicazione della visione strategica sulla città. Però riteniamo che sia proprio in momenti come questi che l'inventiva e per certi versi anche un po' l'innovazione, relativa a come e quali sono le leve di trasformazione della città, debbano trovare collocazione. Colgo l'occasione per chiudere questo mio intervento, dicendo due cose. Innanzitutto ringrazio la Commissione che ha saputo e ha voluto cogliere lo spirito di questa proposta di deliberazione, che certamente non stabilisce le Tavole della Legge, ha valenza di carattere programmatorio, ma che evidentemente, per la complessità delle operazioni, ciascuno di questi titoli sommariamente elencati in queste cinque pagine impegnerà singolarmente il Consiglio Comunale da qua ai prossimi due anni. Quindi, su ciascuno di questi interventi, nello specifico credo sia utile che la discussione, punto per punto, possa trovare allocazione. Ringrazio anche gli estensori degli emendamenti, perché ho avuto modo di apprezzarne la capacità di cogliere il senso complessivo della deliberazione. Il fatto che si discuta e per certi versi ci si confronti sulla visione strategica di Città, penso che sia un buon servizio che tutti rendiamo all'Amministrazione. MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario) Ricordo all'Aula i tempi di intervento: un Consigliere per Gruppo ha dieci minuti, gli altri Consiglieri hanno cinque minuti. Il Presidente della Commissione competente ha cinque minuti. La parola al Consigliere Ricca. RICCA Fabrizio Finalmente un provvedimento, da quando c'è la fase 2. Siamo passati dall'urbanistica filosofica alla fantascienza urbanistica; abbiamo creato una bellissima brochure per investitori in cemento, che potranno venire a consultare e cercare di capire dove potranno costruire case all'interno di vuoti urbanistici metropolitani. Ed è anche bello vedere come è cambiata la terminologia: adesso abbiamo le interconnessioni, le grandi e medie trasformazioni, mettiamo a sistema con nuove chiavi di lettura. Poi andiamo a sfogliare la brochure, che è stata anche scritta molto bene, e si legge "ospitare servizi pubblici e privati che producono una forte domanda di mobilità, l'intermodalità tra mezzo privato e pubblico", che poi sono centri commerciali, perché l'unica cosa capace oggi in questa città di portare un pochino di economia, almeno per quello che è stato dimostrato in questi tre anni sono stati i centri commerciali. Tra l'altro, nove su dieci centri commerciali realizzati vengono chiusi, dopo un ricorso al TAR: ad esempio, c'è il Palazzo del Lavoro, adesso è arrivato il ricorso di "Novacoop" sull'ex Westinghouse, che probabilmente potrebbe far perdere anche gli incassi alla Città. Quindi bisognerebbe rifare il bando e, magari, chi si occupa di queste cose dovrebbe impegnarsi un pochino di più. "Nuove porte sud, ovest, nord", poi andiamo a vederle e abbiamo il polo universitario del Politecnico, Fiat, TNE. Assessore, non è che facciamo un altro regalo alla Fiat, quando parliamo di TNE? Gli abbiamo regalato l'area, l'abbiamo pagata, ce la siamo ripresa, adesso magari gliela ridiamo di nuovo e gli diamo ancora dei soldi, perché probabilmente non basta vedere che se ne vanno, dobbiamo anche incentivarli ulteriormente. In questo progetto si legge di "strategici progetti di trasformazione in grado di attirare nuovi investimenti delle attività economiche", quando in Piemonte abbiamo 1.200 attività che chiudono. Cioè noi pensiamo che grazie a questo incredibile intervento urbanistico, si potranno avere nuove e importanti attività che vengono a investire in un Paese, dove il livello di tassazione per un'azienda è il 68%. "La Linea 2 della Metropolitana". Assessore, l'azienda che doveva realizzare i lavori per finire la Linea 1 della Metropolitana è fallita perché il Comune non ha saldato i pagamenti. Qui si parla di Linea 2 della Metropolitana, quando non si riesce a finire la Linea 1. Queste sono davvero le incongruenze di quella che è una visione fantascientifica, perché è bellissimo leggere questo progetto. "Variante 200". Sono sette anni che in questa Città si parla di Variante 200, quando tutti in quest'Aula sanno (tranne l'ex Assessore Curti, che si era improvvisata in conferenze stampa abbozzando quelle che potevano essere le varie opportunità della Variante 200) che nessuno ha i soldi per fare la Variante 200, perché ci vanno davvero tanti soldi. E noi questi soldi non ce li abbiamo, anche se parte di quella Variante 200 dovremo regalarla ai costruttori che ci pagano gli oneri di urbanizzazione. "Corso Romania assumerà le caratteristiche a livello urbano con nuovi quartieri". Case per i milanesi che prendono l'Alta Velocità, esattamente come ce l'avevate descritto con la trasformazione urbanistica di zona Cebrosa o di zona Bertolla. Esattamente le stesse case che adesso non si vendono, perché nessuno compra casa, perché siamo in una situazione di deflazione del mercato immobiliare. Qui si parla di nuovi insediamenti, quando Torino ha più di 50.000 alloggi sfitti, quando facciamo una grossa fatica a fare in modo che tutti gli appartamenti delle Spine vengano comprati. E noi pensiamo che in quella zona, anche discutibile come collocazione, si possano inserire nuovi quartieri. "Realizzazione della torre di Intesa-San Paolo, si riprendono gli insediamenti industriali Westinghouse e la zona Nebiolo". Anche in questo caso è molto simpatico questo continuare a parlare di zona ex Westinghouse, come se avessimo fatto davvero un favore alla città a fare questa operazione. C'è anche una parte intelligente, dove si parla di nuove residenze universitarie. Anche questa non fatta grazie alle politiche della Città, ma perché c'è un intervento esterno. Poi, io mi auguro che si possa andare in una direzione diversa da quella attuata fino adesso, ovvero dove gli universitari che studiano in questa città, sono costretti ad arrabattarsi e a vivere alla mercé di chi affitta in nero gli alloggi. Poi, si parla ancora dell'ex MOI, bello. Sarebbe bello vedere… (INTERVENTO FUORI MICROFONO). MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario) Sindaco, la prego di lasciare terminare il Consigliere Ricca. RICCA Fabrizio Sindaco, ho ancora cinque minuti, non si preoccupi che entro cinque minuti le dirò cosa possiamo fare. Non si preoccupi. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Lo dico anche al Presidente Cota. MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario) Sindaco, lasci terminare il Consigliere Ricca. RICCA Fabrizio "L'ex MOI". Anche in questo caso sarebbe interessante capire cosa vogliamo fare dell'ex MOI e di tutta quella serie di complessi che sono proprietà pubblica e che sono abusivamente occupati da persone che non ne hanno assolutamente titolo. Anziché costruire nuove residenze universitarie, iniziamo a sfruttare quelle che già ci sono, ma che nessuno ha la volontà di liberare. Tutto questo per dire che abbiamo davanti a noi, l'ho detto prima, una bellissima brochure di fantascienza urbanistica, che nel giorno in cui le vacche torneranno grasse, ci potrebbe dare la possibilità di trasformare Torino in una grigissima città, per come viene descritta, in un gioiello dell'urbanistica internazionale. Cosa si può fare, Sindaco? Innanzitutto smettere di fare Varianti al Piano Regolatore, magari cambiare il Piano Regolatore, perché per la fine di questa tornata amministrativa sono previste più di trecento Varianti. Se variamo il Piano Regolatore più di trecento volte, evidentemente non va così bene. Iniziamoci a lavorare. Questo sarebbe un passo avanti, senza dovere tutte le volte metterci le mani e snaturarlo, perché se una cosa non va, la si cambia. Poi, iniziare ad immaginare la città non da qui ai prossimi cinque anni, ma da qui ai prossimi trent'anni, perché non si può pensare di continuare a vivere sugli oneri di urbanizzazione del cemento, e non si può pensare di continuare a non avere spazi verdi, perché noi non stiamo lavorando nella direzione degli spazi verdi. Cerchiamo di recintare quelli che abbiamo, di cercare di salvaguardarli il più possibile, fino a quando non arrivi un'offerta importante che ci dica "questi sono i soldi", e noi prendiamo i soldi, perché siamo con l'acqua alla gola. Questo è quello che dovremmo fare. Dovremmo provare a immaginare una città meno legata a un investimento economico legato al cemento, più città più europea, in cui, esattamente come succede nel resto d'Europa, non vengono costruiti nuovi quartieri e nuove case, ma in cui si riconvertono i vecchi quartieri, che magari sono rovinati o hanno dei problemi legati alla classe energetica delle case; oppure trasformare questa famosa smart city, di cui sono vent'anni che si sente parlare, ma in realtà di smart city, in questa città, c'è sempre meno. Poi, se il Sindaco mi dà la delega, io posso dargli anche una mano in Giunta, per fare interventi in questa direzione, perché in tre anni non è stato fatto niente. Io sono convinto che con questa proposta di deliberazione si continuerà a fare niente, perché - ripeto - questo è un bellissimo depliant da vendere all'estero per dire che facciamo, faremo, stiamo cercando di. Però, concretamente, esattamente come è successo con tanti altri progetti urbanistici, anche questo progetto rimarrà chiuso in un cassetto, perché non ci sono i soldi neanche per terminare la realizzazione della Linea 1 della Metropolitana. MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario) La parola al Consigliere Altamura. ALTAMURA Alessandro Non sarei intervenuto, anche perché altri miei Colleghi hanno lavorato in queste quattro Commissioni che si sono riunite per discutere le linee di indirizzo presentate dalla Giunta, dal Sindaco e dall'Assessore Lo Russo. Sono stato stimolato su questo intervento, per quanto ovviamente di mia competenza, rispetto almeno a due punti. Il primo punto per tranquillizzare il Consigliere Ricca, che nella sua illustrazione ha definito le linee di indirizzo come un bel libro dei sogni. Io credo che al di là delle opportune valutazioni che sono già state fatte anche in Commissione e delle discussioni che l'Assessore Lo Russo conosce benissimo, che hanno riguardato in particolare alcuni di questi ambiti, noi sappiamo che il 50% delle Varianti al Piano Regolatore che riguardano gli ambiti citati nella deliberazione delle linee di indirizzo, sono già stati approvati. L'Assessore lo conferma. Così come almeno l'altra metà dovrà far parte di un percorso. Io mi permetto sommessamente di sottolineare, Assessore Lo Russo, che forse per non entrare nel merito di qualcosa che poi offrirebbe il fianco al Collega Ricca, anche per dire che addirittura non solo è un libro dei sogni, ma addirittura è un libro dei sogni postdatato, che nel titolo si provasse ad immaginare che queste trasformazioni urbane fossero legate non al 2013-2014, ma al 2014-2016, almeno un arco temporale che abbia una minima comprensibilità anche rispetto a quello che è il principio. Entrando nel merito, poi lascio la parola ai miei Colleghi, in particolare al Presidente della Commissione, Carretta, che ringrazio per il lavoro che ha svolto, permettendomi di sottolineare all'Assessore Lo Russo (credo che l'Assessore ne farà tesoro), che forse viene leggermente trascurato il fatto che le trasformazioni urbane infrastrutturali più importanti, che vengono citate nella narrativa, e la predisposizione degli strumenti ulteriori, anche a fronte del cambiamento della città, quindi delle grandi aree di trasformazione urbana legate alle aree industriali dismesse, piuttosto che agli assi principali di attraversamento della Città (sono stati citati il Passante, la Metropolitana)... io credo che, da questo punto di vista - mi rivolgo anche alla minoranza - uno degli impegni che potremmo provare a valutare (invito che rivolgo anche al Sindaco Fassino, che su questo tema è particolarmente attento) come lo strumento urbanistico principale che regola gli interventi che sono stati fatti in questa città, riguarda il periodo della nascita del nostro Piano Regolatore, nel 1995, ma soprattutto affonda le sue radici nella Legge Astengo, del 1977, che è la Legge Urbanistica Regionale, su cui noi ci muoviamo. Ho già avuto modo di discutere con l'Assessore Lo Russo rispetto al fatto che gli strumenti normativi di attuazione, trasformazione delle aree urbane, sia necessario aggiornarli anche alla fonte normativa primaria. Questo è un elemento importante, soprattutto per la nuova maggioranza regionale che prima o poi dovrà essere votata (ovviamente, Consigliere Ricca, la mia è absit iniuria verbis), cioè che il tema della nuova Legge Regionale dei nuovi strumenti urbanistici Regionali cambi, perché è vero, come ha sottolineato il Consigliere Ricca, che ormai siamo a 200 Varianti del Piano Regolatore, ma è altrettanto vero che quel Piano Regolatore iniziale è stato in gran parte trasformato proprio da queste Varianti. Ma è altrettanto vero che se non si riuscirà a distinguere l'aspetto strutturale dall'aspetto operativo, Assessore Lo Russo, questo tema ci metterà nella condizione di avere oggi l'obbligatorietà di intervento attraverso la Variante tutte le volte che c'è una minima variazione. Allora, se vogliamo essere onesti intellettualmente, e credo che riguardi tutto il Consiglio Comunale, che fra l'altro sulla Legge Regionale non ha competenza, se non di stimolo, per questo mi rivolgo anche al Sindaco Fassino, è necessario che questo strumento, rispetto al 1977, data della sua nascita, venga aggiornato, alla luce anche della capacità di intervenire sulla norma in modo molto più agile rispetto ai paletti che il quadro generale della Legge Astengo prevede, ossia la non divisione tra l'aspetto strutturale, quindi la regola generale, e l'aspetto operativo. Questo è un invito che faccio anche a tutto il Consiglio Comunale, soprattutto alle forze di minoranza, ma anche alla maggioranza, al Sindaco e alla Giunta che so che ne faranno tesoro. MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario) La parola al Consigliere Bertola. BERTOLA Vittorio Io voglio esprimere il pensiero del Movimento 5 Stelle su questa proposta di deliberazione e devo dire che quando abbiamo visto apparire un provvedimento intitolato "Programma delle trasformazioni urbane 2013-2014. Linee di indirizzo", abbiamo pensato finalmente si parla di un quadro generale, di linee di indirizzo, perché con il precedente Assessore, nella prima parte del mandato amministrativo, non c'era stato nemmeno quello, ma semplicemente le Varianti che arrivavano una dietro l'altra. Dopo aver esaminato questa proposta di deliberazione ci siamo messi le mani nei capelli, nel senso che io non capisco come si faccia a chiamare questo provvedimento "linea di indirizzo", perché è una simpatica elencazione (tra l'altro, con un linguaggio più adatto a una brochure di marketing che a una deliberazione del Consiglio Comunale) di una serie di operazioni edilizie urbanistiche totalmente disparate, il cui filo logico è difficile da comprendere, nonostante i tentativi del linguaggio. Operazioni edilizie condite sostanzialmente di aria fritta, perché o sono delle tautologie, quando ad esempio si dice che "Torino gode del privilegio di una collocazione geografica, che offre un paesaggio ricco di suggestioni caratterizzato dai fiumi, dalla collina e dalle montagne", che va bene, sono contento, ma non capisco perché lo debba deliberare il Consiglio Comunale; oppure sono frasi incomprensibile, come la seguente: "Attenzione alla mobilità sostenibile con la creazione di nuove centralità urbane, in grado di costruire identità collettive in alcune zone di margine, o disomogenee nel tessuto urbano, così come l'attenzione alle porte d'ingresso alla città sono l'altro tema portante del presente atto di indirizzo". Non so se si può dire "supercazzola" a verbale, comunque mi sembra… MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario) Si contenga, Consigliere Bertola. BERTOLA Vittorio Va tutto bene, ma la verità sta in quello che è stato detto, peraltro più volte. Ricordo che uno dei punti principali del programma del Sindaco presentato dopo le elezioni era l'edilizia come motore dello sviluppo della città. Con un ragionamento che io continuo a non capire, perché l'edilizia è un'attività di servizio, per cui è un'industria che lavora al servizio di una città, che espandendosi, con famiglie formate da una sola persona, eccetera, ha bisogno di nuovi appartamenti. Ma affinché ci sia una domanda edilizia c'è bisogno di una città che cresce per altri motivi, per altre industrie, per altri tipi di crescita economica. Non è che l'edilizia da sola fa crescere una città. E questo è stato un errore di fondo, secondo me, clamoroso nella gestione degli ultimi anni, proprio perché si è visto che l'assenza di un motore economico vero di questa città ha mandato in crisi ovviamente anche l'edilizia. Allora, compreso che l'edilizia privata non è più il motore dello sviluppo economico della città, la seconda questione è stata che i centri commerciali sono il modello dello sviluppo economico della città. Questo è uscito qualche mese fa dall'Assessore Lo Russo, poi smentito in una seduta di Commissione, in cui l'Assessore Lo Russo e l'Assessore Mangone hanno detto che naturalmente non volevano penalizzare il piccolo commercio, eccetera. Però di fatto è così, perché se uno prende le ultime operazioni urbanistiche, sono sempre caratterizzate da un centro commerciale, che all'inizio viene presentato come complemento alle residenze, al Centro Congressi, eccetera; poi alla fine si scopre che una parte dell'operazione urbanistica è rappresentata dal centro commerciale, mentre il resto dell'operazione non si sa se parte e fin dove arriva. Tra l'altro, tutto in un'ottica di continua privatizzazione del territorio, perché l'altra cosa che colpisce in questa proposta di deliberazione, è che di iniziative pubbliche per servizi pubblici se ne vedono veramente poche. Quasi tutte le operazioni citate sono operazioni di trasformazione urbana con finalità di edilizia privata o comunque di attività private. Invece quello che sembra mancare in questo provvedimento è proprio una visione dello sviluppo pubblico della città. Da una serie di linee di indirizzo mi sarei aspettato innanzitutto un ragionamento sul futuro urbanistico generale della città. Quanti abitanti vogliamo ospitare? Perché noi abbiamo un Piano Regolatore costruito per quasi un milione e duecentomila abitanti, ne abbiamo meno di novecentomila e continuano a calare. Quindi è chiaro che con un Piano Regolatore di questo genere continuiamo ad avere cubatura in eccesso per fare sostanzialmente costruzioni private in qualunque punto della città vogliamo. Ma forse è il caso, invece, di riflettere sul fatto che nello sviluppo urbanistico di questa città bisogna tenere presente che il numero degli abitanti diminuisce e probabilmente diminuirà ancora in futuro, o perlomeno non arriveranno mai al milione e duecentomila abitanti ipotizzati nel Piano Regolatore. Quindi la pianificazione urbanistica della città va rivista in quest'ottica. Idem sulla parte relativa ai servizi. Le linee di indirizzo dovrebbero affrontare il problema di capire quali servizi mancano per i cittadini, in quali zone della città e quindi come facciamo a ottenerli. Poi, per raggiungere questi obiettivi può anche esserci la trasformazione privata che costruisce degli appartamenti e in cambio crea anche la scuola, l'asilo, i servizi, il Parco, eccetera; però questa è una conseguenza. Cioè l'Amministrazione può decidere di fare un'operazione del genere, possibilmente non sul prato verde, ma su un terreno già utilizzato per altro, però in funzione di una pianificazione pubblica, per arrivare alla realizzazione di una certa quantità di servizi. Qui invece è il contrario, cioè arriva un privato con una proposta di speculazione edilizia, legittima, ma comunque interessato soprattutto ai propri interessi, e da quella proposta cerchiamo di capire quali servizi possiamo infilarci, un po' a caso. Ma non c'è una pianificazione. Lo stesso per quanto riguarda i problemi ambientali, perché questa continua ad essere la città più inquinata d'Italia, una delle più inquinate d'Europa. A parte i richiami d'obbligo alla mobilità sostenibile, io non ho sentito parlare molto di questo problema. Stesso discorso per il piano dei trasporti, perché se uno va a vedere la pianificazione dei trasporti di questa città negli ultimi vent'anni, c'è da mettersi le mani nei capelli. Siamo riusciti a fare una Linea di Metropolitana che arriva al Lingotto, ma non si interseca con la stazione Lingotto, dove facciamo il Servizio Ferroviario Metropolitano. Sulla tratta nord-sud, che sarebbe stata ideale per un'altra Metropolitana, abbiamo fatto un investimento su una Linea tranviaria; quindi adesso non possiamo più fare lì la seconda Linea di Metropolitana, perché abbiamo già investito troppi soldi nel tram. Allora la facciamo in orizzontale, così aggiriamo la città. Però i soldi li abbiamo per fare due fermate, poi tanto i soldi li mettiamo per pagare i costi del cantiere di Piazza Bengasi, dove abbiamo fatto fallire l'operatore. Questo è solo un esempio. Potremmo parlare del tunnel di corso Grosseto, di via Stradella. Cioè qualunque pianificazione dei trasporti in questa città è stata realizzata constatando subito dopo che forse abbiamo sbagliato. Non c'è una sola grande opera dei trasporti che sia stata fatta nel modo migliore possibile, proprio dal punto di vista dell'ottimizzazione dei trasporti. Quindi noi crediamo che l'approccio avrebbe dovuto essere diverso, tanto è vero che il 25 settembre, cioè due o tre settimane prima della trattazione di questa proposta di deliberazione, abbiamo anche presentato una proposta di deliberazione ben più corposa, che propone la revisione del Piano Regolatore Generale, per arrivare sostanzialmente a un nuovo Piano Regolatore di questa città. L'abbiamo presentata a settembre e stiamo ancora aspettando che arrivi all'onore del mondo, in quanto in cinque mesi gli Uffici non sono stati in grado di produrre i pareri di regolarità tecnica sulla proposta di deliberazione. A fine dicembre sono arrivati i pareri del Settore dell'Urbanistica, che ci ha detto che servono i pareri anche del Commercio, del Verde Pubblico, della Viabilità, eccetera. Quindi non so se il Consiglio Comunale potrà discutere, prima o poi, anche una nostra proposta di pianificazione urbanistica della città e di revisione del Piano Regolatore. Credo che forse - questo lo dico anche alla Presidenza del Consiglio Comunale - sarebbe il caso di garantire l'invio immediato in Commissione non solo delle proposte di deliberazione presentate dalla Giunta, ma anche di quelle presentate dai Consiglieri Comunali, in modo che possano avere qualche chance di essere discusse; poi magari vengono bocciate dall'Aula, però perlomeno si dovrebbe garantirne la discussione. Noi crediamo che questa città abbia bisogno di una revisione profonda della sua pianificazione urbanistica e quindi di un sostanziale ripensamento del Piano Regolatore. Peraltro, correggo il Consigliere Ricca, perché non siamo a duecento Varianti, ma praticamente a trecento. Quindi, il Piano Regolatore è stato pesantemente stravolto nel suo impianto generale e probabilmente oggi chi l'ha pensato non lo riconoscerebbe più, perlomeno non ne riconoscerebbe l'implementazione che è stata fatta. Noi abbiamo presentato un emendamento, perché anche se ovviamente siamo contrari a questa proposta di deliberazione ed esprimeremo un voto contrario, c'è un equivoco di fondo su questa proposta di deliberazione. Nonostante la discussione in Commissione, nessuno ha ben capito se con questa presentazione di quattro paginette, stiamo deliberando tutte le operazioni comprese quelle che il Consiglio Comunale non ha ancora discusso, perlomeno non ha ancora definito nei dettagli. Allora, noi vorremmo che fosse chiaro che questo può andare bene come brochure di marketing per gli investitori immobiliari, però non impegna il Consiglio Comunale. Cioè, se arriverà la Variante per la ThyssenKrupp (per citarne una) e al Consiglio Comunale non piace, il Consiglio Comunale deve essere libero di bocciarla, stravolgerla o modificarla. Non mi si può dire che con questa proposta deliberazione abbiamo deciso di fare l'operazione ThyssenKrupp, piuttosto che l'operazione in corso Romania o un'altra operazione. Allora, noi a protezione di tutti, e a maggior ragione dei Consiglieri della maggioranza, che poi sono quelli che votano gli atti, proponiamo di aggiungere due righe alla fine della narrativa, in cui si specifica chiaramente che questa proposta di deliberazione "non costituisce alcun vincolo alle future decisioni sui progetti menzionati e non costituisce una delega alla Giunta Comunale". Speriamo che questo emendamento venga accolto, a garanzia di tutto il Consiglio Comunale. MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario) La parola al Consigliere Grimaldi. GRIMALDI Marco Devo dire la verità, dopo aver sentito l'intervento del Consigliere Bertola, non so se ci è o ci fa. Facciamo una Variante dopo l'altra. Una parte dei Consiglieri dell'opposizione, ma anche della maggioranza (penso al Consigliere Levi- Montalcini, a quello che dice spesso il Presidente Carretta o che diciamo spesso anche noi di SEL) chiede giustamente di discutere delle trasformazioni dei prossimi due anni. E adesso che viene presentata una proposta di deliberazione (per quanto un po' leggera, del resto l'Assessore era stato appena nominato, e anche un po' superata dai tempi, penso alla vicenda TNE, di cui parlerò fra un attimo, o a Torino Esposizioni) che esprime in due pagine quello che faremo nei prossimi due anni, tendenzialmente, sulle porte d'ingresso della città e su altre Varianti strategiche, non va bene, perché non si va fino al singolo pixel. Consigliere Bertola, non era questo l'oggetto, ma non è neanche rifare il Piano Regolatore. Al massimo, devo dire la verità, e mi dispiace che non sia emerso nella discussione, noi dovremo parlare degli strumenti che in questi vent'anni dovevano assistere il Piano Regolatore, le trasformazioni, i luoghi del dialogo: penso al Urban Center. Dovremo fare il punto su quanto ha funzionato, su quanto si può trasformare, su quanto può continuare a esserci utile, come dice anche l'Assessore, magari cambiando anche un po' gli indirizzi, capendo se devono fare accompagnamento o se devono fare più discussione pubblica. Invece di discutere di quali strumenti ci diamo, anche per capire a che punto siamo nelle trasformazioni, il punto è arrivare al testo della narrativa e chiedere di che cosa stiamo parlando. Di cosa stiamo parlando? L'idea di trasformare la zona nord della Città, da Corso Romania all'entrata di Thyssen, non mi pare sia fuori dalla discussione delle trasformazioni urbanistiche. Devo dire la verità, abbiamo ceduto a chi voleva fare le speculazioni edilizie in Thyssen, ce lo vogliamo dire che in quell'area volevano arrivare grandi centri commerciali e l'operatore non vedeva l'ora di fuggire via dalla Città, dopo il tragico evento successo! Credo che sia fondamentale l'idea di riprenderci una parte del Parco della Pellerina, l'idea di ricongiungere un pezzo di quel parco, l'idea di portare lì un pezzo di tessuto industriale e anche una parte più innovativa di quella ricerca, credo che tutti assieme dovremmo dire che si tratta di un'evoluzione un po' diversa rispetto ad altre operazioni che, secondo me, sono anche da discutere. Ha ragione il Consigliere Bertola, ma allora discutiamo degli errori fatti su Spina 4, discutiamo anche degli errori fatti su altre Spine, vedo la Spina 3, in cui sono arrivate prima le case e poi i servizi. Se non ci fossero stati i soldi di "Italia 150" non avremmo neanche fatto i parchi. Però in tutto questo forse dovremmo anche discutere di come si trovano i soldi pubblici, perché spesso si fanno intervenire i privati per via della leva commerciale. Vi ricordo l'operazione TNE che è perlopiù pubblica, l'abbiamo detto l'altro giorno durante la discussione di FIAT, abbiamo utilizzato soldi pubblici per comprarla, abbiamo utilizzato i fondi europei per fare la rigenerazione del centro del design, eppure il Politecnico si trova ancora immerso in un deserto. Tutto questo perché quella parte di rigenerazione urbanistica non è finita in termini di viabilità, perché non c'è la Linea 2 di Metropolitana, non c'è la cosiddetta Piazza Mirafiori, non c'è neanche la piastra commerciale che tanto avevano invocato gli stessi Rettori Profumo e, poi, Gilli. Se qualcuno inizia a stampare moneta, ritorniamo però all'idea di Città-Stato che tanto criticavano anche dai banchi dell'opposizione; se c'è un pezzo di fallimento delle politiche di Castellani e di Chiamparino, è proprio un po' quell'idea di Città- Stato che si mette sulle spalle parte dell'indebitamento della Città del futuro. Peccato che nel frattempo - e fatevelo dire da chi è entrato nel 2006 in questo Consiglio, quando i buoi, secondo me, erano già scappati in termini di investimento - sia arrivato un Patto di Stabilità, poi ci è arrivato… (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Posso continuare? MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario) Sì, concluda Consigliere. GRIMALDI Marco Nel frattempo, per fortuna abbiamo bloccato la Variante 200, perché ci mancava solo che ci indebitassimo per un altro miliardo di Euro per fare la Linea 2 di Metropolitana, oppure addirittura che bastassero le tante cubature, per poi generare non solo l'offerta, ma anche il finanziamento di quella struttura. Certo che dovevamo ripensarla e sono contento che abbiamo rallentato e ridimensionato quel tipo di progettualità. Certo è che si possono fare anche delle trasformazioni senza soldi pubblici, o con una parte di soldi pubblici. Faccio un esempio: Torino Esposizioni. Vi abbiamo dato tre obiettivi: il primo, quello di riprendere il tema della Biblioteca Bellini, non… (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Consigliere, abbia almeno la pazienza di ascoltare! A differenza sua, ritengo che dagli errori si possa anche imparare e si possa però anche dire che non è che se una Città sbaglia, quell'argomento non lo affronta più, perché se era necessario fare una nuova Biblioteca Civica nel 1998, non è che quindici anni dopo non ci sono le stesse necessità, ma si può fare in un modo diverso, senza spendere 220 milioni di Euro. Si può fare, per esempio, vendendo la Biblioteca Civica e utilizzando Torino Esposizioni per non fare un nuovo progetto faraonico; si può fare chiedendo parte dei soldi post olimpici, perché quella è stata una struttura olimpica, utilizzata male. Per esempio, il riscaldamento è stato fatto in alto, quando sapete benissimo che questo alto funzionava solo perché c'era sotto il ghiaccio, quindi ritengo che questo tipo di ristrutturazione si possa fare. Colleghi, è molto facile fare speculazione di parole su queste linee di indirizzo, è molto più difficile invece ritessere un pezzo di… MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario) Capogruppo, non mi costringa a chiederle di uscire dall'Aula. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Ognuno di voi ha la possibilità di intervenire, da Regolamento, e poi… (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Sospendo il Consiglio. (Sospensione) MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario) La parola al Consigliere Grimaldi. Le ricordo che ha ancora cinque minuti a disposizione. GRIMALDI Marco A me piacerebbe affrontare tre grandi questioni che ci hanno visto e impegnato nella discussione, mi dispiace che molti Consiglieri che oggi pontificano, non erano presenti neanche in una seduta. Ne dico uno: abbiamo 22 milioni di metri quadri di aree verdi, di cui 2 milioni vincolati grazie a questa tornata amministrativa, perché a destinazione agricola. Peccato che spesso non ci siano i soldi per fare le manutenzioni di quelle aree verdi e peccato che nelle prossime trasformazioni ne vogliamo fare ancora di più di aree verdi, come dicevo nel caso di Thyssen. Qual è il problema? Intanto, dobbiamo iniziare a trovare destinazioni d'uso e capire bene cosa significhi fare nuovi parchi, dobbiamo trovare la destinazione adesso, perché, per esempio, alcune destinazioni agricole possono portare anche ad abbattimenti di costo delle aree verdi, attraverso concessioni temporanee, oppure chiedendo in permuta parte dei costi a carico dell'Amministrazione. Così dobbiamo fare con lo sport. È possibile sulle sponde dei fiumi, è possibile nei centri della Città, chiedendo a chi gestisce quelle aree verdi di contribuire alle manutenzioni. Non solo, c'è un secondo punto ancora più importante in una Città che è capitale degli sfratti: solo lo scorso anno tremilaseicento. In questo Paese abbiamo un problema strutturale: una percentuale bassissima di residenzialità pubblica rispetto a quella privata. Con un emendamento chiediamo non solo di rimettere delle percentuali, che avevamo già introdotto in altri tempi, ma che venga riposta particolare attenzione al tema della residenzialità pubblica e del social housing, quindi anche attivando meccanismi senza grandi oneri. Faccio un esempio: deliberazioni del 2008 e del 2009, in cui pensavamo ad affitti concordati, ma soprattutto fondi di garanzia per permettere alle giovani coppie e alle parti più deboli di questa società, di poter chiedere dei mutui. Pensate che dei cento fatti nel 2008, solo uno non è riuscito a pagare quel mutuo e la Città ha dovuto ricomprare solo un immobile; queste cose si possono fare con pochi soldi e con grandi idee. La terza vicenda riguarda la residenzialità e l'attrattività. In tanti hanno pensato in questi anni di distruggere il sistema universitario piemontese, pensando che la soluzione fosse sostenere solo chi nasceva e cresceva in questo territorio. Ritengo che, invece, dobbiamo continuare ad essere aperti e l'attrattività deve essere il primo oggetto di discussione di questa Città, che è stata grande nel Novecento, proprio perché ha saputo essere una culla del meglio di questo Paese, e così bisogna continuare a fare a livello internazionale. Credo che l'idea di fare un grande programma sulla residenzialità universitaria e sul mix sociale sarà la sfida del terzo piano strategico. Dobbiamo continuare a pensare che quelle decine di migliaia di studenti possano venire a studiare a Torino, crescere e far sì che questa società della conoscenza riprenda vita anche da quelle idee. Spero che queste linee urbanistiche riescano a riportare una discussione sul tema in Città, cosa che probabilmente negli ultimi anni si è un po' persa, e spero che queste trasformazioni vedano anche la nascita della discussione in Consiglio fra i piani di Smart City e i piani di Torino strategica. MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario) La parola al Consigliere Tronzano. TRONZANO Andrea Sarò rapido, anche se secondo me ha fatto bene il Capogruppo Liardo a irritarsi un po' sulla questione Bellini, perché sul quel tema ci siamo giocati un po' di milioni di Euro, abbiamo sbagliato a progettare una cosa… (INTERVENTO FUORI MICROFONO). No, però chi ha fatto quel progetto è ancora in auge, occupa ancora delle posizioni che, secondo me, sarebbe bene invece pensionare, perché credo che sia utile per tutti. Si tratta solo di un inciso per far riflettere chi ha detto che è giusto che si progetti e si continui a progettare la Biblioteca Bellini, nonostante gli errori del passato; certo, purché chi è si è reso colpevole di questi errori, risponda di quanto ha fatto. Assessore, innanzitutto i miei complimenti per il suo lavoro, perché in ogni caso quando uno lavora, è sempre giusto riconoscergli dei meriti. Certamente la mia visione non è uguale alla sua, Assessore; naturalmente, in un dibattito politico questo è lecito ed è legittimo. Ritengo comunque che l'edilizia sia realmente uno dei motori di questa Città e lei abbia fatto questa pianificazione per cercare di rimettere in moto uno dei settori strategici, trainanti dell'economia italiana, e non solo, ma soprattutto a Torino. Ritengo però che questi progetti rischino di naufragare ancora prima di essere partiti, e quindi di creare vane speranze, perché il sistema creatosi fino ad oggi, purtroppo, non consente al settore edile nel suo complesso di intervenire o di riprendersi in maniera efficace, nonostante tutti i progetti che possiamo mettere sulla carta. Dico questo, Assessore, perché ritengo che prima di approvare una deliberazione di questo genere, buona o cattiva che sia, secondo me, bisogna dare risposte concrete a quel settore che oggi ha difficoltà a rimettersi in moto. Faccio tre esempi che ho già portato in Commissione, ma di cui non vedo oggettivamente un'azione. Il primo riguarda la famosa Commissione della semplificazione sui costi, di cui avevamo parlato e per il quale avevamo dato incarico agli Uffici di convocare le varie parti per cercare di abbattere i costi che gravano sulle imprese, dalle rocce, o terre di scavo, fino a qualunque altra cosa possiamo immaginare; questi costi oggi incidono pesantemente, soprattutto sulle imprese che vogliono fare qualcosa. Mi pare che questa Commissione non abbia ancora portato da nessuna parte, capisco le difficoltà di personale, e quindi le do atto anche di questo, ma secondo me non bisogna trincerarsi dietro le difficoltà di personale, quando il settore potrebbe realmente avere speranze da questa iniziativa. Quindi la pregherei, Assessore, di fare tutto il possibile perché questa Commissione sulla semplificazione burocratica e di costi possa partire, altrimenti parliamo realmente del nulla. Il secondo punto riguarda la Legge n. 106 per la quale c'è una mozione in Commissione. Questa Legge, secondo me, non è ben applicata dalla Città di Torino, nonostante preveda di non monetizzare degli oneri; noi li chiediamo lo stesso, e quindi credo che questo sia molto più importante rispetto alla deliberazione di cui stiamo parlando. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Sì, fatte le debite proporzioni, sono due livelli diversi, ha ragione, però credo che oggi il livello centrale sia quello di far respirare le imprese; nonostante le Leggi nazionali consentano di fare determinate cose, se continuiamo ad aggravare il peso, è chiaro non c'è traccia di questo respiro. Il terzo punto è molto più di dettaglio, ma significativo. Lo dico in relazione alla pianificazione generale, ma purtroppo ci sono poi i fatti contingenti: Assessore, siamo in attesa che riapra via Nizza. Negli ultimi giorni ha chiuso un altro negozio a causa di questo cantiere della Metropolitana che non va avanti, le responsabilità non so di chi siano, saranno di tutti e di nessuno, però alla fine pagano i negozi che sono costretti a chiudere. Quindi se riuscissimo a riaprire quel tratto, in questo momento storico, secondo me, varrebbe mille volte di più rispetto ad una deliberazione, che così bene lei ha potuto predisporre. Quindi, per ricapitolare rapidamente, credo che sia necessario dare risposte immediate, Assessore, poi la deliberazione sicuramente sarà un bel progetto, ma a mio giudizio è un po' troppo difficile da realizzare, se la situazione rimane quella attuale. È giusto da parte sua e della Giunta programmare ed eventualmente ipotizzare soluzioni, ma ritengo che tutto sarà vano se non si riparte dal quotidiano, dalle cose pratiche di tutti i giorni, dall'accettazione al palazzaccio delle persone, che sappiano dopo andare, dove avere riferimenti, eccetera, fino alla questione della semplificazione della Legge n. 106, citata prima. Quindi, Assessore, per favore, incida su questo rapidamente e la Città gliene sarà grata. MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario) La parola al Consigliere Levi. LEVI Marta A questo punto ritengo che sia necessario richiamare il senso di questa deliberazione, anche da quanto ho sentito dire, perché, come diceva già il Consigliere Grimaldi, ognuno dei titoli contenuti in questa deliberazione dovrà necessariamente concretizzarsi in deliberazioni successive, perché attengono al tema delle Varianti al Piano Regolatore, e perché, come diceva adesso il Consigliere Tronzano, questa deliberazione non è capace di metterle in moto. Ritengo che questa deliberazione compia lo sforzo di mettere nero su bianco l'insieme degli ambiti su cui gli Uffici dell'Urbanistica stanno lavorando in questa Città, ed è un atto che cerca di definire il quadro complessivo delle ipotesi di trasformazioni oggi in campo. E sottolineo la parola ipotesi, proprio perché è evidente che, laddove si voglia concretizzare, si dovrà entrare in un dettaglio di provvedimento urbanistico di competenza del Consiglio Comunale, che oggi non c'è nella deliberazione che stiamo approvando. Vorrei che questo fosse chiaro. Rivendico la straordinaria portata delle trasformazioni che hanno investito la Città negli ultimi quindici anni, trasformazione che, come diceva l'Assessore in apertura, ha preso le mosse dall'approvazione del Piano Regolatore Generale del 1995 che io e forse il Consigliere Viale avevamo votato in quest'Aula. Penso però che oggi, proprio dopo quindici anni e dopo la grande trasformazione di vaste porzioni di questa Città, sia in realtà necessario fermarsi un attimo o, quantomeno, aprire una riflessione - e qui entra l'emendamento di cui sono la prima firmataria - sugli esiti di quelle trasformazioni, una riflessione che riporti il dibattito, che in parte c'è in questa Città, sulla qualità dell'ambiente urbano che abbiamo costruito, sia dal punto di vista architettonico, sia dal punto di vista sociale, sia da un punto di vista relazionale. Questa riflessione di cui la Città di Torino, quella con la "C" maiuscola, si deve fare in qualche modo promotrice, deve coinvolgere pubblicamente cittadini, professionisti, categorie sociali, associazioni, operatori territoriali, amministratori proprio per partire da qui e poter andare avanti. Questa discussione in parte in Città c'è e c'è stata in questi anni, credo che sia il momento di farla emergere e che la Giunta e il Consiglio Comunale si confrontino con chi ha qualcosa da dire su come questa Città è stata trasformata. L'altro tema che credo sia centrale e che sempre riporto è inserito nell'emendamento di cui sono prima firmataria, cioè individuare e introdurre nuovi strumenti e procedure più efficaci, sia sul piano della condivisione della partecipazione alle scelte amministrative strategiche, sia anche come strumenti capaci di garantire qualità ai nostri interventi di trasformazione dello spazio pubblico. Ricorderete che questa discussione in parte fu fatta sulla deliberazione Westinghouse; noi pensiamo che il concorso di progettazione sia lo strumento capace di mettere in concorrenza le intelligenze, e quindi sostanzialmente di garantire maggior qualità agli interventi. Pensiamo che gli strumenti messi in campo in passato da questa Città in alcuni casi, per esempio per l'Urban Center, non abbiano completamente assolto al compito per cui erano stati istituiti, e che sia quindi giunto il momento di ripensarli, proprio per poter dotarsi di tutto quanto necessario per poter proseguire nella trasformazione di vaste aree di questa Città, che ancora sono da trasformare. Ma sono da trasformare non per un ghiribizzo dell'Amministrazione pubblica, ma perché sono aree industriali dismesse, ferme da decenni, e perché su quelle aree la Città deve provare a mettere in moto operazioni di trasformazione. Nella gran parte delle trasformazioni citate in questa deliberazione non è la Città che si fa promotrice, ma sono i soggetti privati che, in quanto proprietari di quelle aree, propongono alla Città ipotesi di trasformazione; non dobbiamo dimenticarlo. Per queste ragioni, il nostro voto sarà a favore di questa deliberazione con questi due aspetti che abbiamo richiamato nell'emendamento: l'apertura di una riflessione a tutto campo con la Città e con i soggetti sociali e la definizione di nuovi e adeguati strumenti per garantire competizione e qualità alle trasformazioni che andremo a fare. MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario) La parola al Consigliere Marrone. MARRONE Maurizio Sarò breve, non perché la deliberazione non meriti un adeguato dibattito, ma perché oggettivamente, da un lato, c'è la consapevolezza che si tratti di un piano futuro di trasformazione urbanistica generale e, con uno sguardo complessivo, sia un passaggio obbligato per un'Amministrazione che voglia avere un po' di respiro. Siamo anche consapevoli che non sia facile scendere in un dettaglio di programma e di strategia, trasformazione per trasformazione in una deliberazione di poche pagine, però siamo comunque preoccupati dal fatto che dietro possa esserci tutta una serie di interventi, in cui ciascuno ha una sua ragione d'essere, da un punto di vista urbanistico, di rigenerazione e anche da un punto di vista politico-amministrativo, ma che manchi una visione di programmazione economica di insieme alle spalle di questa progettualità dal punto di vista urbanistico. Nella deliberazione sono citati più volte come singoli passaggi tasselli importanti e molto onerosi; molti Colleghi l'hanno ricordato e quindi non mi ripeterò, però di fatto senza tenere conto della sussistenza o meno di un grande disegno di sviluppo economico alle spalle. In particolare, in riferimento agli immobili olimpici dà il polso della situazione. Sono contento che si parli del MOI, perché l'abbandono è durato fin troppo tempo, anche i progetti provvisori di riutilizzo sono comunque pregevoli, quantomeno nelle intenzioni, ma parlarne quando sappiamo che a fianco c'è il più grande ghetto che una metropoli del Nord conosca, diventato così per colpa di una mancata progettualità successiva alle Olimpiadi rispetto al villaggio olimpico, purtroppo è una vergogna che ci portiamo dietro, e lo stesso vale per tutta un'altra serie di immobili, magari lasciati nel dimenticatoio o cartolarizzati, o in ogni modo riutilizzati non sulla base di una progettualità, ma come ripiego per evitare di farli andare in rovina. Sono altrettanto preoccupato da vicende più recenti. Per esempio, ho sentito parecchia confusione rispetto al riutilizzo di tutti gli immobili che arrivano dal demanio militare, per capirci, le caserme. Ricordo una mozione dal titolo evocativo, che avevo anche sottoscritto e votato, che era grossomodo "Torino: nessuno sottozero", in cui si fissavano obiettivi molto precisi e riferimenti molto precisi a immobili, penso all'ex Caserma Riberi, se non sbaglio, in cui si chiedeva di affrontare già in questa stagione invernale un riutilizzo, quantomeno provvisorio, per situazioni di emergenza abitativa. Non mi riferisco ai senzatetto, ai senza fissa dimora per cui c'è una rete, magari non sufficiente, ma esistente, bensì verso tutta quella nuova categoria di senza casa, riconducendosi a famiglie di ceto medio, che si ritrovano senza un tetto sulla testa, impaurite di essere poi catturate dai percorsi burocratici dell'assistenza sociale, si ritrovano a vivere paradossalmente ancora più esposte dei senza fissa dimora, nella misura in cui non esiste una rete di paracadute sociale per quelle realtà. Allora, sappiamo di famiglie che stanno passando l'inverno in magazzini affittati in nero, piuttosto che in autoveicoli o in altre realtà simili, che purtroppo fanno capolino ogni tanto sulla cronaca cittadina. Ancora di più preoccupa vedere di nuovo fare capolino progetti passati, su cui già si è speso molto, è molto eufemistico quando parliamo di milioni in termini di progettazione, e di nuovo reinseriti come spot di singoli porzioni territoriali. Il rilancio del Valentino va benissimo, ma fa venire i brividi parlare lì di Biblioteca Centrale, quando esiste un percorso ancora da definire rispetto al Politecnico o altri enti di teatro. Quando ci si approccia a pianificazioni di questo tipo, il disegno d'insieme dovrebbe essere complessivo e non mantenere aperti dei fronti, in cui rimane del tutto ignoto poi il riadattamento, perché se questo Consiglio ha già votato - e torno da dove ho cominciato - un atto di indirizzo che dice che nelle caserme ci facciamo sostanzialmente dei social housing, e poi sentiamo parlare di Cittadelle della Cultura e di altro, allora magari sono pregevoli entrambi i progetti, ma questa Sala dovrebbe capire se vuole fare la Cittadella della Cultura o un social housing, perché sono due cose diverse. Questa mozione è passata sul social housing ed era impegnativa per questo inverno, ma l'inverno sta già passando. Nel concludere, voglio solo riportare l'attenzione all'allegato n. 1 di questa deliberazione, che non so quanti l'abbiano letto, che riguarda la valutazione di impatto economico. Quando il Consigliere Levi dice che la gran parte di questi interventi sarà supportata da investimenti privati, è vero, ma la gran parte non è la totalità e bisogna vedere anche poi con quali finalità e con quale protagonismo dell'Amministrazione. Non sono un tecnico, per cui mi limito a riportarlo, ma mi ha colpito leggere nell'ultima parte della valutazione di impatto economico che questo provvedimento non risulta tra quelli indicati in una tale normativa, in quanto nella parte scritta, stampata dice: "in materia di preventiva valutazione dell'impatto economico delle nuove realizzazioni, queste realizzazioni previste nella deliberazione non comporterebbero futuri oneri, diretti o indiretti, a carico della Città". Voglio informare i Consiglieri che quella parte è barrata - se vedete l'Allegato 1 è così - ed è sostituita da un paio di righe a penna che dicono: "in quanto i futuri oneri a carico della Città non sono attualmente prevedibili". Capirete bene che c'è una certa differenza nel dire che le nuove realizzazioni non prevedono un impatto economico sull'Amministrazione e dire, invece, che un impatto economico evidentemente c'è, ma non è al momento prevedibile, perché è come dire che stiamo approvando una deliberazione che avrà un impatto economico, ma di cui non deliberiamo la valutazione preventiva. Chiederei quindi all'Assessore, che magari ha già avuto modo di confrontarsi sul punto in precedenza, un passaggio finale, prima di mettere in votazione questa deliberazione, perché a me sinceramente, da semplice Consigliere, un po' preoccupa. MAGLIANO Silvio (Vicepresidente Vicario) Ho ancora iscritti a parlare i Consiglieri Levi-Montalcini, Liardo, Cassiani e Carretta, poi il Sindaco e penso anche l'Assessore, su questo confrontatevi tra Sindaco e Giunta. |