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FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Passiamo all'esame della seguente proposta di ordine del giorno n. mecc. 201205016/002, presentata in data 1° ottobre 2012, avente per oggetto: "Coltivazione a fini di commercio, l'acquisto, la produzione e la vendita di cannabis indica e dei prodotti da essa derivati tenendo ferme le normative repressive del traffico internazionale e clandestino di droghe" FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) È stato presentato un emendamento a firma del Consigliere Araldi. La parola al Consigliere Viale. VIALE Silvio Infatti, siccome è stato presentato un emendamento da parte del Consigliere Araldi, lo si fa proprio come... FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Ho capito il concetto, cioè i presentatori lo fanno proprio. L'emendamento dice: "sostituire la prima riga dell'impegnativa da 'Governo purché esso ... preveda il' con: 'Parlamento affinché sia iniziato il confronto sul'". La parola al Consigliere Grimaldi. GRIMALDI Marco Il senso è molto semplice. Il Consigliere Araldi ci chiedeva spiegazioni sull'utilizzo del Decreto. Avevamo utilizzato la formula del Decreto urgente per rimuovere, prima di tutto, le prime parti, che sono quelle della Fini-Giovanardi, per poi arrivare al Disegno di Legge citato, che è quello dei Senatori Della Seta e Ferrante, e poi un possibile Decreto, che continua a sussistere nella nostra proposta, che farebbe le parti successive. Giustamente, essendo un dibattito molto interessato anche nel Paese, è importante che il Parlamento faccia anche la prima parte, senza il primo Decreto d'urgenza del Governo. Credo che la proposta del Consigliere Araldi sia sensata, quindi, se anche gli altri firmatari sono d'accordo, l'accogliamo. Chiederei, prima di iniziare la discussione, se possiamo fare congiuntamente la discussione dei due documenti, o se possiamo illustrarli e poi procedere con una discussione congiunta. Se invece vogliamo continuare così... FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Sono argomenti diversi, però. GRIMALDI Marco Se, invece, il Consigliere Viale vuole trattarli uno dopo l'altro, va benissimo. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Viale. VIALE Silvio Capisco le ragioni di una discussione comune, però, per questioni di merito, sono due argomenti diversi, peraltro uno ha una lunga fila di Consiglieri che hanno firmato, e li ringrazio, mentre l'altro è più controverso almeno nelle sue argomentazioni. Oltretutto, scusate se ripropongo la questione regolamentare, ma con una discussione unica ci rimetterebbe il dibattito e l'approfondimento, mentre così rimangono separate. È abbastanza indifferente da quale delle due cominciare. Volevo proporre l'inversione, perché, semplicemente, c'era l'emendamento del Consigliere Araldi. Dal momento in cui l'abbiamo fatto proprio, se non ci sono obiezioni da parte del Consiglio, faccia pure il Presidente come vuole. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) L'emendamento del Consigliere Araldi è per la prima, quindi, avendo iniziato a trattare questa, continuiamo con questa. La parola al Consigliere Grimaldi. GRIMALDI Marco Intanto, spero che Torino sia la prima Città in Italia a pronunciarsi sull'abrogazione della Fini-Giovanardi, perché l'oggetto proibizionistico di fondo è proprio quello. Sono passati, ormai, molti anni dalla discussione del 1995, che chiedeva un confronto pragmatico sui temi della depenalizzazione del consumo di droghe leggere e cercava di aprire in questo Paese una discussione sulla legalizzazione delle droghe leggere. Al di là delle impostazioni ideologiche, purtroppo, questa discussione non è avanzata, anzi, spesso le posizioni più ideologiche non hanno permesso neanche di capire i contorni di questa discussione, la quale ormai ha preso spunto nella gran parte dei Paesi occidentali, per esempio in tanti Stati degli Stati Uniti, facendo sì che, intanto, la depenalizzazione del consumo fosse al centro delle politiche sia di riduzione del danno sia di riduzione dei consumi delle droghe stesse. In qualche modo, ha portato dei dati importanti anche in termini veri, riguardo al tema di fondo che è quello del contrasto a ciò che c'è dietro al consumo di queste sostanze. Speriamo che queste politiche proibizionistiche possano dare un segnale definitivo e di contrasto ai cartelli criminali, che non sono gli artefici di queste politiche, ma sono quelli che ne hanno più usufruito e hanno usufruito degli incassi che, spesso, hanno reso queste multinazionali le prime in tutto il mondo. Noi chiediamo semplicemente di impegnarci, perché, da questo profilo proibizionistico, intanto si tolgano dalle carceri italiane quelle più di ottomila o novemila persone che ci sono finite impropriamente, e poi iniziare un percorso che porti, come è successo all'inizio di questo secolo sul tabacco e sull'alcol, dopo tanti anni di sciagurate politiche proibizionistiche, ad una discussione seria sugli effetti che hanno portato spesso a delle soluzioni anche al contrario, positive per la salute di molti cittadini. Tra breve ne discuteremo, io credo che le finalità terapeutiche siano importanti. È per questo che chiediamo un voto un po' più coraggioso a quest'Aula. Io credo, e spero, che sulle finalità terapeutiche non troveremo grande opposizioni ideologiche, visto che, in qualche modo, la comunità internazionale ha messo i principi della cannabis anche tra le possibilità di utilizzo alle ASL italiane e, in qualche modo, alla comunità nazionale. Io credo che questo impianto proibizionistico debba essere abolito anche per dare una vera risposta a tutti quei giovani che sono entrati in collegamento con questi narcotrafficanti, questi grandi produttori di esportatori di droghe, proprio per la continuità tra droghe leggere e droghe pesanti. Non perché l'una porti all'altra, ma perché, spesso, gli interlocutori sono gli stessi. In più, vorrei dire, come dice il professor Marco Rossi, che questa vicenda può addirittura fare qualcosa di più. Pensate che uno studio recente dell'Università La Sapienza ci dice che, qualora il Monopolio fosse interessato ad iniziare questa sperimentazione, già nei primi anni lo Stato incasserebbe più di 5 miliardi e mezzo di Euro. Pensate agli interessi incredibili che ci sono dietro a tutto questo. Credo che l'impianto potrebbe partire intanto da una depenalizzazione, con la possibilità di produrre alcune piantine anche nelle proprie abitazioni, fino ad arrivare al sistema che hanno adottato alcuni Stati degli Stati Uniti, cioè la possibilità di avere delle cooperative, avere la possibilità di sperimentarlo anche nell'agricoltura biologica del nostro territorio. Ovviamente, sotto l'egida dello Stato e senza quegli strani compromessi che anche negli Stati europei hanno generato dei fenomeni non interessanti. Il fenomeno olandese non è quello che ci interessa, cioè o contrastiamo il fenomeno dell'illegalità che c'è lì dietro e i grandi interessi economici, o questo tipo di liberalizzazione non serve. Dall'altra parte, io chiederei un approccio laico, che ci porti a dire che, se noi vogliamo ridurre i consumi di tutte le sostanze, non solo di quelle stupefacenti, dobbiamo parlare in generale di dipendenze, perché, se non parliamo in generale di dipendenze, poco capiremo di quello che è successo in questi anni. Non sono aumentate solo le dipendenze da droghe pesanti, come la cocaina in particolare, ma sono aumentate le dipendenze in generale, e non sono né gli impianti proibizionistici, né la liberalizzazione tout court che ci possono portare a fare passi avanti. Basta vedere quello che è successo con gli psicofarmaci o con gli alcolici; le due cose sono scollegate, ma, spesso, nel caso delle droghe leggere, questo tipo di violenza che si fa sui consumatori ha portato più consumatori a provare questo tipo di sostanze. Basta vedere i dati - e con questo termino, Presidente -. Lo dicevano "La Repubblica" la scorsa settimana e un altro sociologo su "La Stampa"; la cosa più incredibile è che, quando il 20% degli italiani dice di aver provato le droghe leggere e quando il 17% dei giovani dice di farne uso mensilmente, questo significa che è proprio la contraddizione del sistema italiano che, ormai, porta ad una irrilevanza di quello che è giusto o non è giusto. Se il 20% della popolazione italiana è stata nell'illegalità e il 17% dei giovani sta continuamente dentro a quell'illegalità, il primo desiderio di uno Stato è togliere dall'illegalità quelle persone, che credo debbano uscire da un sistema contraddittorio, perché quello che dice che, da una parte, l'uso non è punibile, ma sappiamo benissimo dove sono state reperite quel tipo di sostanze è un sistema contraddittorio. Allora, è questo impianto proibizionistico che deve andare a casa, perché non ha dato risultati, se non quello di aver arricchito grandi multinazionali del crimine. Per questo, spero che Torino dia il primo segnale di abrogazione di quella Legge ingiusta e, secondo me, molto contraddittoria che è stata la Fini-Giovanardi. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Viale. VIALE Silvio Io ho promosso l'altra proposta di ordine del giorno, però ho accettato che venisse discusso anche questo, anche se rischia di essere un passo indietro rispetto all'ordine del giorno approvato il 9 settembre 1996 da questo Consiglio Comunale, presentato allora da Alleanza per Torino nella persona di Carmelo Palma e da me come Capogruppo dei Verdi. Da quell'ordine del giorno, sono passati diciassette anni, direi invano, perché i problemi sono rimasti gli stessi con molti cambiamenti, ma assolutamente con non memoria da parte della classe politica, perché ricordo il risultato di allora, ci furono 22 voti favorevoli (PDS, Verdi, Rifondazione Comunista, Alleanza per Torino), 2 contrari (indipendenti e CDU, che all'epoca erano Zanetti e Battuello - credo -) e 5 astenuti, tra cui Domenico Carpanini, Valentino Castellani, Marino e Cattaneo (questi ultimi due all'epoca erano repubblicani, stessa cordata, quindi non stupisce) e Pozzi per il PDS. Il fatto che due Consiglieri del PDS di allora, Carpanini e Pozzi, si siano astenuti e che anche Alleanza per Torino abbia visto il voto favorevole del Ministro Fornero, che all'epoca sedeva in questi banchi, proprio in questi posti, ma anche di Gheddo, che era, per chi non se lo ricorda, un sindacalista CISL di estrazione cattolica molto disponibile al dialogo, sta a significare che ci fu un dibattito approfondito. L'ordine del giorno di allora era più orientato sulla droga, non sulla cannabis, e diceva: "per affrontare i problemi delle aree a rischio per droga e criminalità che caratterizzano, oltre a Torino, tutte le grandi Città, sarebbe opportuno che la legislazione nazionale consentisse di sperimentare processi di normalizzazione, di cui l'esperienza internazionale attesta la validità e, per altro verso, le ricorrenti emergenze, come San Salvario, Murazzi, Porta Palazzo...", eccetera. Se io lo ripresentassi oggi, nessuno si accorgerebbe che è un ordine del giorno di diciassette anni fa, sarebbe attualissimo. Oltre a Murazzi, Porta Palazzo e San Salvario dovrei solo aggiungere altre zone. E la situazione è analoga a Roma, Milano, eccetera. Detto questo, non temo che oggi il Consiglio Comunale prenda una posizione che potrebbe essere diversa da quella di diciassette anni fa, perché, poi, è ciò che capita fuori che conta ed è anche un po' il sentire non della società, ma della classe politica. Come all'epoca, probabilmente, la classe politica di Torino in quel Consiglio Comunale era più avanti rispetto ad un sentire comune del mondo politico e della società, oggi temo il contrario, perché, in questi anni, sulla cannabis - e mi avvio a chiudere molto velocemente, perché non voglio convincere nessuno più di tanto -, a parte che metà Stati americani, ormai, ha delle forme di organizzazione, a parte l'Uruguay, a parte alcuni Stati messicani, a parte le esperienze europee, compresa quella olandese, che, nonostante sia rimasta isolata, molto spesso ha finito per averne proprio tutte le conseguenze negative, ma ha tenuto a Governi di destra e di sinistra con delle regolamentazioni, io credo che il problema non sia liberalizzare l'uso della cannabis, della marijuana o delle droghe leggere, come si dice spesso, ma quello di regolamentare (oggi, c'è una regolamentazione estremamente restrittiva), in modo che permetta un consumo per quello che oggi è già il consumo, che risponde molto alla criminalità e alle altre cose. Quindi, io, che non ho mai fumato cannabis (ho fatto una tisana una volta e mangiato marmellata in una delle tante riunioni che si facevano per curiosità) e non fumo il tabacco (questo è il motivo per cui non ho fumato cannabis, nel senso che non mi piace fumare, faccio un consumo moderato di alcol che mi permette anche di poter bere qui dentro, o quando ne ho voglia), non credo che il problema sia il fare quello che uno vuole, ma il fare quello che la società ritiene nel nome della società che sia la scelta migliore per ridurre il danno che il consumo di sostanze nocive può portare alle persone. L'alcol ed il tabacco sono un'esperienza storica per cui oggi l'alcol è un disastro molto peggio del tabacco, l'Organizzazione Mondiale della Sanità e tutte le società scientifiche pongono l'alcol allo stesso livello o sopra la marijuana proprio per il danno sociale e l'impatto che ha per quanto riguarda la dipendenza, eccetera; il tabacco ha altre conseguenze sanitarie di altro tipo. Io credo che sia ora che la società, come sta avvenendo in altri Paesi, consideri i derivati della cannabis, e quindi la marijuana, alla stessa stregua di alcol e tabacco, quindi regolarizzandone il consumo, la distribuzione e il commercio nell'interesse dei consumatori che volessero consumarla e nell'interesse della società, fermo restando che io consiglierei sempre a chiunque di non fumare, esattamente come faccio con il tabacco a tutti quanti voi. Per cui non è questione di proibizionismo o non proibizionismo, è questione di politiche sociali che abbiano un impatto favorevole nella società. Ecco perché invito a votare la proposta di ordine del giorno nella versione scritta dal Consigliere Grimaldi (poi, ogni ordine del giorno ha un'impostazione), che condivido, che non impegna nulla di fatto, ma sollecita il Parlamento e la classe politica nazionale ad occuparsi di questa questione. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Araldi. ARALDI Andrea Normalmente, in modo presuntuoso, io quasi sempre ho molte certezze nei miei pensieri. Questo invece è uno di quei temi per i quali molti fattori contrastanti e contrapposti si pongono quando uno riflette. Sono il papà di una bimba di 4 anni, almeno per una decina di anni spero di essere al sicuro da queste cose, ma probabilmente tra breve dovrò cominciare ad affrontarle dal punto di vista personale. Credo che tutti noi - opposizione o maggioranza - siamo ben consci degli enormi danni - come prima ricordava anche il Consigliere Viale - di tutte le dipendenze, dai danni strettamente fisici dell'alcol, del fumo, delle droghe leggere e pesanti, ai tanti altri danni di altre dipendenze che si sono andate affermando. Quindi, consci di questi danni, siamo però anche altrettanto consci che esiste una libertà di scelta, una responsabilità personale, anche se poi su questa libertà di scelte e su questa responsabilità personale ci poniamo delle domande: se, come società - penso alle persone meno giovani, anche a quelle presenti in quest'Aula, ma anche a me stesso -, siamo stati capaci di proporre ai giovani dei valori validi, che possono essere non gli stessi per tutti, possono essere diversi, possono essere anche contrapposti, ma dei valori che diano uno scopo ed un senso al passare dei giorni. Queste sono le molte domande che ci si pone e, con un approccio estremamente prudenziale e laico, ci si domanda se un processo di liberalizzazione controllata delle droghe leggere non possa essere poi, in realtà, uno strumento di contenimento di questa problematica e di diminuzione dei rischi. Io ho presentato l'emendamento affinché la nostra Città si faccia parte attiva, perché questo possa essere discusso in Parlamento, perché credo che questo sia uno di quei temi che necessitano di un ampio confronto nelle Aule del Parlamento e nel Paese per giungere ad una soluzione che sicuramente - a mio avviso - superi l'attuale impostazione legislativa, che obiettivamente trovo essere frutto della paura e di un atteggiamento un po' aprioristico, che però tenga conto di tutti gli aspetti controversi di questo argomento. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Marrone. MARRONE Maurizio A me tocca il compito di portare il primo, non so se l'unico, intervento in controtendenza rispetto a quelli che mi hanno preceduto. Forse sono d'accordo soltanto su una considerazione del Consigliere Viale, e cioè che questa proposta di ordine del giorno, qualora approvata, sarebbe un grande passo indietro. Non è un grande passo indietro rispetto alle luminose battaglie radicali di cui probabilmente potrà vantarsi rispetto ad un ventennio fa, che evidentemente erano molto all'avanguardia, ma all'avanguardia di che cosa, visto che poi, a livello di stimolo legislativo, non hanno avuto uno sviluppo?! In realtà, è un passo indietro soprattutto rispetto alla possibilità che noi, da amministratori interessati e attenti alla politica - non solo della vita amministrativa di Torino -, possiamo contare rispetto al fallimento dei contesti nei quali si è già proceduto ad una liberalizzazione. Questo perché il cavallo di battaglia di tutti gli antiproibizionisti, ovvero la finalità proclamata di andare ad ostacolare i traffici della criminalità organizzata, si rivelano sempre costantemente poi fallaci alla prova pratica per un semplice motivo: perché la criminalità organizzata, essendo di per sé una grande impresa che punta a un utile su traffici illeciti, troverà sempre un mercato illecito sul quale investire. Per cui, soggettivamente, si parte da società iperproibizioniste, in cui evidentemente la sostanza contrabbandata è l'alcol. Sappiamo benissimo che in quei Paesi, dove le droghe leggere sono state liberalizzate, si vendono liberamente come un articolo qualunque ad ogni angolo della strada. Alla fine la malavita organizzata va a speculare su quelle che rimangono le sostanze che permangono illecite, ovvero le droghe pesanti; e se vengono liberalizzate le pesanti classiche, si buttano sul sintetico, tra l'altro aumentando quelli che sono poi i rischi per la salute: sappiamo benissimo che, se c'è una differenza tra droghe leggere e droghe pesanti - e non deve essere, e per noi non sarà mai, una differenza culturale, e se avrò ancora un minuto spiegherò il perché -, la differenza deriva invece da un punto di vista di mera pericolosità chimica di un maggiore pericolo che sia tagliata con sostanze pericolose. Questo, senza essere grandi esperti, ci porta a sapere che oggettivamente una droga sintetica, una droga che abbia un aspetto di THC che si mischia a componenti chimici, oggettivamente presenta un rischio ancora maggiore per il consumatore che le acquisti da fonti non canoniche. Quindi, io non credo che il vero affare sia spingere la criminalità organizzata ad esplorare le nuove frontiere, già operative altrove, di commercio illegale di sostanze che rimangono proibite, a meno che veramente non si pensi di legalizzare qualsiasi cosa. Dall'altra parte, io capisco le statistiche riportate da chi porta avanti le logiche antiproibizionistiche, cioè il grande scarto che c'è tra un consumo di cannabis diffusissimo, rispetto invece a quella che è la fascia di società che consuma droghe pesanti, però io sinceramente non ci casco a farne derivare una mancanza di consequenzialità tra il consumo di droghe leggere e quello di droghe pesanti, perché, se è vero - e nessuno lo contesta - che non tutti quelli che consumano droghe leggere arriveranno a consumare droghe pesanti, è vero il contrario, che pressoché la totalità delle persone che vanno a consumare droghe pesanti hanno iniziato con le droghe leggere. Vi sono delle tragedie umane che portano al consumo di droga e io non so, dei presenti, chi abbia avuto la possibilità di vivere l'esperienza anche di un solo giorno trascorso nelle comunità terapeutiche di recupero, e chi abbia avuto la possibilità di ascoltare, dalla viva voce dei protagonisti, l'angoscia di giovani che si ritrovino ad ammettere che per una fase della propria vita non avevano il controllo psichico delle proprie scelte, perché erano schiavi di una sostanza. Io credo che chiunque abbia fatto questa esperienza non si troverà mai, in propria coscienza, al netto di posizionamenti ideologici, a dare il proprio via libera anche solo ad un'ipotetica possibilità di portare un cittadino a quella drammatica scelta, perché il dovere di uno Stato - che non deve essere etico, deve essere semplicemente non criminale - deve essere quello di fare il possibile per tutelare la salute dei propri cittadini. Io voglio concludere sollevando una perplessità, perché io, in ogni contesto in cui affronto dibattiti su questo argomento, rinvengo che sono sempre i medesimi, che poi sono i più bacchettoni, puritani e - permettetemi - anche un po' egocentrici da un punto di vista di esibizionismo, in tutte le campagne contrarie (facciamo un esempio, la sponsorizzazione per quel che riguarda il tabagismo, gli alcolici, il gioco d'azzardo, considerandole, giustamente, fonti di dipendenza dannose per la vita relazionale e sociale dei cittadini), che poi, quando si parla di cannabis e di droghe leggere, diventano immediatamente, puntualmente ed incoerentemente, paladini della liberalizzazione assoluta di qualsiasi cosa. Arrivando alla conclusione, mi verrebbe da dire: ma voi che oggi ci chiedete - peraltro con un atto che non ha peso, perché ovviamente è un indirizzo a tutti, dal Segretario dell'ONU fino al Presidente della Circoscrizione - di pervenire ad una liberalizzazione, il giorno che ci fossero i coffee shop privati o le società di distribuzione di cannabinoidi operative a Torino, arrivereste a dire: "Però non riceviamo le sponsorizzazioni di quelli che vendono cannabis, a cui noi abbiamo permesso di farlo". Purtroppo la doppia morale non funziona, cioè non funziona agitare la bandiera della foglia di marijuana per motivazioni ideologiche (perché siamo ancora fermi a questo, il 1996 citato dal Consigliere Viale credo riporti alla memoria poi quelle immagini abbastanza folkloristiche) e non si può confondere questa morale con quella, invece, del tutto bacchettona di andare a scagliarsi contro, nel caso giusto, la slot-machine e, nel caso meno condivisibile, ma ancora comprensibile, alcolici e tabagismo, fino ad arrivare poi veramente forse financo anche allo zucchero nel caffè, perché purtroppo non c'è coerenza in posizioni così inconciliabili. LEVI Marta (Vicepresidente) La parola al Consigliere Magliano. MAGLIANO Silvio Condivido alcuni degli aspetti citati poc'anzi dal Consigliere Marrone, per cui non li ripeterò, però ci tengo a dire alcune cose. La prima è che, di fatto, questa è una scelta che, in qualche modo, ha nella sua convinzione più ultima quella di definire una differenza tra ciò che è una droga leggera e ciò che è una droga pesante. Questo, secondo me, dovrebbe portare ad una riflessione più ampia sul motivo per cui, alla fine, una persona decide di fare un utilizzo di quel tipo. È chiaro che lo Stato non può essere etico, la politica non può occuparsi in modo esclusivamente etico di questi problemi, ma io penso che, come l'aumento dell'utilizzo dell'alcol, come l'aumento dell'utilizzo degli psicofarmaci - i dati che emergevano due giorni fa sono inquietanti - alla fine ci fa prendere atto solo di una cosa: che oggi noi viviamo, più di un tempo, il grande tema del male di vivere, cioè il problema di trovare fuori dalla realtà, grazie a strumenti diversi, quel margine di soddisfazione che è difficile trovare nella vita di tutti i giorni. Per cui, il fatto di essere contro questo indirizzo non ha soltanto un problema normativo, ma ha un po' un'idea di società. O meglio, a me spiace - lo diceva prima il Consigliere Viale - che il cattolico buono è solo il cattolico dialogante, perché io penso, proprio dall'idea di società e dall'educazione che ho ricevuto, che questo tipo di scelta dice, alla fine della fiera, che quel tipo di sostanza è un aiuto per cercare altrove quello che uno non trova qui. Altre volte sono intervenuto dicendo che il problema è sempre più complesso. È sempre più complesso perché non possiamo, attraverso un atto o attraverso un indirizzo politico, andare a scrutare il cuore di ognuno dei ragazzi e delle persone che sceglie in quel bene un bene-rifugio, chiamiamolo così, anche perché poi nella proposta di ordine del giorno si parla di costituire un mercato vero e proprio da parte dello Stato, perché evidentemente non possiamo correre il rischio di dover fare poi le campagne - come le facciamo sulle multinazionali - contro chi la produce utilizzando i minorenni e quindi sfruttando il loro lavoro. Però - e vado alla conclusione -, dicevo che, secondo me, dobbiamo capire qual è la società che vogliamo, perché io penso e mi auguro che sia una società che possa dare le opportunità e le scelte ad un ragazzo che ha voglia di provare a costruire e ha voglia di giocare il suo protagonismo e, di fronte ad una contraddizione, di fronte ad una difficoltà, di fronte ad un dramma, possa trovare un luogo, uno spazio, una compagnia e delle persone che gli dicano: "Comunque possiamo andare avanti insieme". Andare in quella direzione, mi sembra un po' dare la possibilità a qualcuno di dire: "Dentro la mia solitudine, utilizzo qualcosa che, per qualche minuto o qualche mezz'ora, mi fa pensare ad altro". Per cui, personalmente - e mi auguro che il mio Gruppo voti nella stessa direzione in cui voterò io - , voterò contro per questo motivo, perché (senza citare tutti gli studi delle varie realtà che si occupano di questo, che affermano che chi alla fine ha utilizzato le droghe più pesanti, ha iniziato con una droga leggera), tutte le volte che c'è qualcosa che ha a che fare con il crimine organizzato e non riusciamo a contrastarla, non possiamo pensare di legalizzarla e cercare di trovare le soluzioni affinché questo possa essere non più un problema per lo Stato, ma regolamentato dallo Stato. Io penso questo. Secondo me l'idea e il tema che ci si pone è: qual è la società che noi abbiamo davanti. Io non cerco il consenso - ho sentito gli interventi dei Colleghi, ho sentito anche quello del Consigliere Viale -, però questa è la motivazione che mi porta a dire che forse dovremmo creare più opportunità nella realtà, quella concreta, anziché più permessi di utilizzare sostanze che portino in un'altra realtà, che non ha niente a che vedere con la vita di tutti i giorni. LEVI Marta (Vicepresidente) La parola al Consigliere Ricca. RICCA Fabrizio Consigliere Viale, già il fatto che l'abbia votato la Fornero, mi dà un motivo per votare "no" in maniera convinta. Se tabacco e alcol - soprattutto l'alcol - hanno percentuali più alte, è perché chiaramente la marijuana, essendo illegale, viene combattuta - soprattutto lo spaccio -, quindi la diffusione è molto più difficile. Io però dico anche che il principio per cui la gente si fa crescere le piantine sul balcone, facendo delle piccole coltivazioni, ha un pochino dell'agghiacciante, perché questo è un Paese che purtroppo, anche volendo essere a favore dell'intento, non è pronto a fare operazioni di questo tipo. Già abbiamo il problema per altri fenomeni, come ad esempio quello dell'alcol, perché qui dietro in Piazza Vittorio vediamo i ragazzini che a 16-17 anni sono ubriachi tutti i sabati sera. E questo è un problema, ed è un problema di educazione civica. In questo Paese manca l'educazione civica. Se ci sono realtà un po' più evolute, sotto questo aspetto - perché ci sono zone del Paese in cui c'è ancora un certo tipo di cultura -, ce ne sono altre in cui, probabilmente, questo andrebbe a degenerare, come degenera, tutto quello che passa. Quindi, prima di pensare di legalizzare o aprire nuovi fronti, andiamo a lavorare dove già possiamo, dove già andiamo a guadagnare. Ripeto, l'alcol è una piaga sociale - e su questo, invece, sono pienamente d'accordo con il Consigliere Viale - e bisogna intervenire per spiegare; prima di fare un'operazione di questo tipo, bisogna creare dei programmi all'interno delle scuole, per far capire cosa vuol dire questo tipo di intervento. Poi bisognerebbe anche valutare quelli che sono i reali modelli che già funzionano in Europa. Io credo che quello che è stato esposto prima dal Consigliere Grimaldi è tutto tranne che un modello europeo, è un modello Giamaica, un modello che non può funzionare. Ci si deve mettere nella condizione di poter pensare che, se in Germania, in Svizzera, in Olanda è ben regolamentato, questi stessi Paesi prevedono l'arresto immediato per la detenzione anche soltanto di un grammo di stupefacente, perché i Paesi seri fanno così. Chiaramente, pensare che ci siano persone che possono farsi le piantagioni, magari sulle rive del fiume, perché poi... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Non lo so chi, però non mi stupirebbe se poi tra qualche tempo trovassimo negli orti urbani - perché sono legalizzati - piante e piante, perché tanto se si può fare... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). La degenerazione in questo Paese, purtroppo - e, ribadisco, purtroppo -, è all'ordine del giorno. Finché non ci sarà l'intelligenza civica di poter capire quali sono gli eccessi, quali sono le cose giuste e il modo di utilizzarle, questo non potrà essere fatto, soprattutto nel modo in cui è stato formulato. Fosse stato formulato in un altro modo, si sarebbe potuto ragionare. Io in questo vedo una possibile degenerazione, esattamente com'era ed è stato per il gioco d'azzardo: finché il gioco è stato gestito in un certo modo, ha avuto un certo tipo di sviluppo; da quando si è liberalizzato completamente quello che era il gioco d'azzardo, ci sono le ludopatie, che sono una piaga sociale. Nel momento in cui questo Paese dovesse legalizzare le droghe leggere, nel giro di 4- 5 anni si ritroverebbe a dover affrontare un'altra piaga sociale e a dover tirare fuori più soldi di quelli che incassa. LEVI Marta (Vicepresidente) La parola al Consigliere Centillo. CENTILLO Maria Lucia Io ho già sottoscritto la proposta di mozione, quindi non ho da aggiungere molto, ma ci tengo innanzitutto a ringraziare il Consigliere Grimaldi - che, come primo firmatario, ha composto questo testo - anche per la modalità non ideologica e scientifica, che abbiamo avuto modo di verificare anche nelle Commissioni e, quindi, con un approccio che permetta - ovviamente, se c'è la volontà politica - di andare oltre quelli che possono essere gli schemi ideologici di partito, di provenienza o che. Io credo sia proprio importante affrontare la questione in termini di stile di vita, perché certamente in questa proposta mozione non si fa riferimento al fatto che la liberalizzazione delle droghe leggere corrisponda ad una modalità innocua di vivere senza preoccupazioni, senza dubbi; quindi, si fa riferimento al fatto che si contrasta la criminalità organizzata e si possa addirittura trovare una possibilità di finanziamento rispetto ad altre possibili politiche, esattamente come succede per il tabacco. Io credo che il tabacco - così come dice l'Organizzazione Mondiale della Sanità - sia una delle cause maggiori di morte, in particolare nei Paesi occidentali. Quindi, affrontarla in questo modo, partendo dagli stili di vita, lavorando ed educando affinché non si utilizzi alcun tipo di sostanza per la quale poi è possibile avere dipendenza o danni, io credo che sia davvero la chiave per affrontare correttamente la questione. Il metodo è un metodo scientifico, l'approccio è un approccio di merito; lo voglio dire perché nell'ambito delle tossicodipendenze si affronta spesso la questione nei termini dello stigma, cioè come se parlare di una persona che consuma droghe corrispondesse a parlare di una persona da allontanare, di un potenziale delinquente, di una persona non curabile. Non è così, perché anche i SERT, anche le persone che lavorano in questo campo sono persone che hanno sviluppato competenze e saperi di altissimo livello. Quindi, io credo che una legislazione davvero in grado di rompere gli schemi, di mettere al centro l'interesse e i diritti delle persone, di mettere al centro le competenze e le conoscenze, di attuare quella che, per il mondo che si occupa di questi temi, fa riferimento alla politica della riduzione del danno, sia davvero una cosa di estrema importanza. Ovviamente il mio voto sarà favorevole, ma io auspico che le Colleghe ed i Colleghi possano andare oltre possibili posizioni pregiudiziali o scontate e si possa trovare un ampio consenso su questo, chiedendo al Parlamento di legiferare in tal senso e al Ministero di affrontare la questione, affinché - chiudo su questo, perché mi sembra importante - non solo le carceri vengono svuotate (perché sono moltissimi i detenuti che hanno reati di questo genere), ma soprattutto non venga criminalizzata anche una generazione, perché l'uso di queste sostanze è abbastanza diffuso, assimilabile, rispetto ai danni, ai danni del tabacco, ma, anziché lavorare sull'opera di persuasione, di convinzione e di controllo, si deve affrontare la questione in termini di criminalità: da una parte si arricchisce la malavita, dall'altra un'intera generazione, visti i dati del consumo dell'uso sporadico, viene criminalizzata e messa a rischio. Quindi, io sono per la legalizzazione. LEVI Marta (Vicepresidente) La parola al Consigliere Greco Lucchina. GRECO LUCCHINA Paolo Mi sono ritrovato in molti degli interventi dei miei Colleghi, soprattutto in quelli del Consigliere Magliano e del Consigliere Marrone. Ci tenevo anche a ringraziare i Colleghi, perché mi pare che oggi si stia affrontando questo tema - che è un tema che fa riferimento a quelle che sono le identità culturali - in una maniera assolutamente serena. Sono d'accordo con il Consigliere Magliano e voterò contrariamente a questo atto per un motivo molto semplice, perché ho letto, nelle premesse che il Consigliere Grimaldi ed altri hanno voluto farci pervenire con questo atto, e anche rispetto a quelli che sono stati appelli che negli anni sono stati fatti, firmati da personaggi illustri, ne cito per esempio uno, che: "L'uso della cannabis non viene vietato in quanto pericoloso, ma è pericoloso proprio in quanto è vietato". Per quanto mi riguarda, per me è solo pericoloso, e lo dico con estrema convinzione. Lo dico perché penso che l'approccio che si vuole avere con questo atto non sia un approccio giusto, se vogliamo il contenimento del problema. Così come penso che impegnare soprattutto questo Governo ad un Decreto Legge abbia poco senso. Lo dico perché questo Governo si deve sicuramente occupare di altre cose, proprio per quella differenza d'identità culturale ed ideologica che in questo momento questo Governo ha. Ho apprezzato molto le considerazioni che il Consigliere Araldi ha fatto in fase di premessa, mentre faceva riferimento ai due problemi, che sono la libertà di scelta e la responsabilità personale. Per i motivi che ha anche espresso il Consigliere Magliano, io rispondo al Consigliere Araldi che - proprio perché anch'io sono padre di famiglia e aspetto quegli anni anche un po' con quell'ansia di un padre - penso che in questa fase sociale le scelte e le assunzioni di responsabilità, soprattutto dei più giovani, debbano essere accompagnate. Allora, concludendo, voglio dire che sono convintamente a favore di quella parte della politica che affronta in maniera repressiva questo, che io considero un problema, e lo dico convintamente, anche alla luce di quelle che sono state le ultime dichiarazioni fatte proprio dal nostro leader, l'Onorevole Alfano, Vicepresidente del Consiglio. Ripeto, mi auguro che questo atto, qualora passasse, non sia oggetto di discussione da parte di questo Governo, proprio per una differenza sostanziale e rispettosa, perché rispetto ovviamente tutte quelle che sono le considerazioni fatte dai Consiglieri che la pensano in maniera diversa da me, ma non può essere fatta da questo Governo. LEVI Marta (Vicepresidente) La parola al Consigliere Genisio. GENISIO Domenica Io ho sentito tante argomentazioni; in tutte ho trovato qualche cosa su cui confrontarsi e su cui anche riflettere. Ne abbiamo riflettuto in numerose Commissioni. Credo che, a seguito di quegli incontri, siano emerse decisamente due visioni: sulla legalizzazione delle droghe leggere c'è una visione più comune, a parte alcuni Colleghi della nostra minoranza comunale (pareri che io, ovviamente, rispetto), mentre c'è molta più convergenza, almeno nella maggioranza, sulla depenalizzazione. Io credo siano due percorsi molto differenti. Personalmente credo che non voterò a favore di questa proposta di ordine del giorno per l'impostazione e la struttura che ha, perché mi piacerebbe che questa proposta di ordine del giorno non desse così per scontato, come unica soluzione, ma neanche il male minore, come una soluzione positiva, il concetto di riduzione del danno, che, da quando è stato portato, direi massicciamente, all'attenzione, e ne hanno parlato forse trasversali, sicuramente trasversali, la riduzione del danno è passato quasi come principio e non si è più ragionato su come fare un recupero vero di persone. Io, come il Consigliere Marrone, non voglio avvalermi della conoscenza del trattamento e delle condizioni di vita che hanno delle persone che sono arrivate all'utilizzo di droghe pesanti, partendo da quello della droga leggera, ma sto constatando tristemente come poche persone siano oggi aiutate ad uscire dal triste circuito della droga, che è partito, indipendentemente dalla droga leggera o dalla droga pesante, ma è partito da un concetto: "Mi drogo perché così sono diverso. Mi drogo perché posso emulare. Mi drogo, ma non perché mi fa male, perché è un modo per cambiare me stesso". È questo ragionamento che mi ha sempre un po' spaventato e anche molto preoccupato per quello che sento dire. Tutti dicono di essere genitori con i figli in età ancora piccola, altri sono genitori. Io sono zia, madre, nonna e tutto quanto insieme, quindi raccolgo le sensazioni anche dei giovani, dai 15 ai 30 anni. Questi giovani - la maggior parte - non si dicono così contenti di sballarsi con alcol o droghe, leggere o pesanti, bensì sono poi molto preoccupati delle condizioni in cui loro stessi si trovano, perché non sanno più chi sono, non sanno più vivere con se stessi, ma hanno sempre bisogno di un aiuto in più per poter vivere, che è un aiuto che li toglie dalla realtà. Se questa proposta di ordine del giorno fosse stata strutturata più nei confronti... perché, Consigliere Greco Lucchina, credo che noi dovremmo ragionare sul significato della Legge Giovanardi-Fini, perché io credo che sia veramente pericoloso pensare di poter reprimere soltanto con la carcerazione, e di riempire carceri perché qualche ragazzo è stato spacciatore, preso nelle maglie di un sistema più grande, che non sarà certo eliminato dalla liberalizzazione delle droghe leggere, perché non sarà così. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Non sarà così, ma mi piacerebbe che tutti insieme arrivassimo a ragionare su che cosa significa la depenalizzazione ed il recupero di queste persone, se lo vogliamo fare. In questa proposta di ordine del giorno si è anche un po' mescolato quello che può essere la sottrazione alla malavita organizzata rispetto a quello che può essere l'introito da parte dello Stato, mettendo accise su una coltivazione, magari anche biologica, che potrà produrre lavoro. Mi sembra davvero che si stia costruendo un qualcosa che non sappiamo cosa potrà diventare, perché, a quanto dice questa proposta di ordine del giorno, venderemo la cannabis, la marijuana ai mercatini biologici che faremo qui avanti con la Coltivatori Diretti? Punto interrogativo. Mi sembra che si sia arrivati a fare dei ragionamenti che possono davvero essere pericolosi, perché, se è vero che non necessariamente dalla droga leggera si passa alla droga pesante, è sicuramente vero che, quando si incomincia ad entrare in quel circuito, è molto difficile uscirne. LEVI Marta (Vicepresidente) Io non ho altri iscritti a parlare. Allora possiamo procedere con la votazione. C'è un emendamento che credo sia stato illustrato. Consiglieri, l'emendamento presentato dal Consigliere Araldi è accolto dai presentatori? (INTERVENTO FUORI MICROFONO). È stato accolto, allora votiamo il testo coordinato. Non essendoci altre richieste d'intervento, pongo in votazione la proposta di ordine del giorno, così emendata: presenti 34, favorevoli 15, contrari 13, astenuti 6. La proposta di ordine del giorno è approvata. |