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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 23 Dicembre 2013 ore 15,00
Paragrafo n. 14
DELIBERAZIONE (Giunta: proposta e urgenza) 2013-07394
ISTITUZIONE DELLA RESIDENZA VIRTUALE VIA DELLA CASA COMUNALE N. 3 PER CITTADINI SENZA FISSA DIMORA O SENZA TETTO TITOLARI DI PROTEZIONE INTERNAZIONALE O UMANITARIA.
Interventi

LEVI Marta (Vicepresidente)
Passiamo all'esame congiunto della proposta di deliberazione n. mecc.
201307394/019, presentata dalla Giunta Comunale in data 10 dicembre 2013, avente
per oggetto:

"Istituzione della residenza virtuale via della Casa Comunale n. 3 per cittadini senza
fissa dimora o senzatetto titolari di protezione internazionale o umanitaria".

della proposta di mozione n. mecc. 201307628/002, presentata dai Consiglieri
Marrone, Greco Lucchina, Liardo, D'Amico, Troiano, Bertola, Tronzano, Magliano
e Ambrogio in data 20 dicembre 2013, avente per oggetto:

"Accompagnamento alla deliberazione (mecc. 201307394/019) avente per oggetto:
'Istituzione della residenza virtuale via della Casa Comunale n. 3 per cittadini senza
fissa dimora o senza tetto titolari di protezione internazionale o umanitaria'".

e della proposta di mozione n. mecc. 201307641/002, presentata dai Consiglieri
Genisio, Paolino, Onofri e Ventura in data 23 dicembre 2013, avente per oggetto:

"Accompagnamento alla deliberazione (mecc. 201307394/019) avente per oggetto:
'Istituzione della residenza virtuale via della Casa Comunale n. 3 per cittadini senza
fissa dimora o senza tetto titolari di protezione internazionale o umanitaria'".

LEVI Marta (Vicepresidente)
Comunico che in data 17/12/2013 le competenti Commissioni hanno rimesso il
provvedimento in Aula.
La parola all'Assessore Tisi per l'illustrazione.

TISI Elide (Vicesindaco)
Questa è una proposta di deliberazione che, come avete visto, è proposta a più mani,
perché è una deliberazione che ha sicuramente una valenza di tipo anagrafico, infatti
è qui presente insieme a me anche l'Assessore Gallo, ma necessita anche di tutto un
lavoro di monitoraggio e di controllo del territorio, che sicuramente ha visto anche
una partecipazione dell'Assessore Tedesco, qui presente.
Io partirei dalla considerazione che sicuramente i flussi migratori sono
profondamente cambiate nel nostro Paese, che anche in considerazione di eventi
internazionali sono sempre di più le persone che acquisiscono lo status di rifugiato o
titolari di protezione internazionale, o comunque persone che hanno il
riconoscimento di permesso di tipo umanitario.
Quindi l'esito di questo fenomeno fa sì che sul territorio nazionale la presenza di
queste persone, che peraltro sono accompagnate nei loro percorsi di inclusione
attraverso dei progetti in capo al Ministero degli Interni, cosiddetti SPRAR, vedono
le Città impegnate proprio nella collaborazione con il Ministero su queste tematiche,
onde ottemperare a quelli che sono gli obblighi internazionali, ma anche intervenire
affinché non si creino problemi sul territorio, ma viceversa vengano percorsi virtuosi
di inclusione sociale.
Questo tema si incrocia oggi con le più recenti norme anagrafiche, che prevedono la
possibilità, anche per le persone senza fissa dimora, cosiddette "senzatetto", di
ottenere, laddove ricorrano i requisiti di legge e quindi laddove una persona sia in
grado di dimostrare o perché individua un territorio come luogo delle proprie attività
commerciali ed economiche, o perché permane sul territorio e questo naturalmente è
un dato accertabile, queste più recenti normative anagrafiche prevedono non solo la
possibilità, ma l'onere da parte degli Enti Locali di assicurare una residenza,
ancorché di tipo virtuale, o convenzionale.
Naturalmente, credo che proprio perché la nostra Città da molti anni è impegnata a
lavorare in stretta collaborazione, direi in quest'ultimo anno in modo particolare, con
il Ministero degli Interni per accompagnare i percorsi di inclusione di persone titolari
di protezione internazionale, si è ritenuto necessario non lasciare esclusivamente alle
norme anagrafiche il rilascio di questa residenza, ma di avviare un percorso di
governo di questo fenomeno attraverso l'individuazione di una residenza specifica
che nella deliberazione è stata individuata come via della Casa Comunale 3, che si
aggiunge già ad altre residenze virtuali presenti nella nostra città. Una residenza
specifica proprio per queste tipologie di persone, naturalmente non con una finalità
discriminatoria, ma al fine esclusivo di monitorare il fenomeno e in primis, direi, per
poter aprire un'interlocuzione significativa con il Ministero degli Interni, laddove i
percorsi di inclusione non abbiano o non siano sufficienti a garantire gli obiettivi
previsti.
Quindi in buona sostanza la deliberazione oggi propone l'istituzione di questo
indirizzo virtuale di via della Casa Comunale 3, naturalmente affiancando un lavoro
di monitoraggio e di accompagnamento a questo percorso che sia di garanzia rispetto
alla presenza sul territorio e anche a un effettivo percorso di inclusione.

LEVI Marta (Vicepresidente)
La parola al Consigliere Marrone.

MARRONE Maurizio
Se noi dovessimo riferirci solo a quello che c'è scritto nella proposta di
deliberazione, ovvero la volontà di monitorare finalmente, con un po' di certezza
anche statistica, quelli che sono i flussi e le permanenze dei profughi, dei titolari di
protezione umanitaria internazionale del nostro territorio, allora credo che nulla
veramente ostacolerebbe un voto favorevole.
Il problema chiaramente è quello che non c'è scritto, perché non è di diretta
pertinenza del Comune, che però succede, perché siamo tutti consapevoli del fatto
che il riconoscimento della residenza attiva, l'accesso a tutta una serie di diritti
sociali, già a dura prova, il cui accesso ai cittadini italiani o stranieri regolarmente
residenti da diversi anni nel nostro territorio è già con grande difficoltà garantito e
con tempistiche che oggettivamente sono così lunghe e farraginose da creare ormai
una crisi sociale che è respirabile da parte di chiunque viva il territorio, quindi sono
sicuro che tutti i Consiglieri Comunali la conoscano molto bene.
Diciamo che la materia che maggiormente ha destato preoccupazione, al di là
dell'accesso all'assistenza sanitaria, che, come ricordava il Sindaco, in realtà è già
garantito di fatto a tutti, a prescindere, agli irregolari, ai non residenti, agli
extracomunitari irregolari, nella misura in cui le strutture sappiamo benissimo che
non la rifiutano in applicazione del dettato costituzionale, non costituisce un
eccessivo problema al centro per l'impiego, perché quantomeno contribuisce
all'emersione del lavoro nero.
Il vero problema, la vera emergenza che ha fatto suonare un campanello d'allarme
per noi di destra e del centrodestra è stato invece il capitolo dell'accesso alle case
popolari. Noi abbiamo voluto, proponendo una mozione di accompagnamento,
lanciare una sfida che è soprattutto culturale e politica, non è strettamente
amministrativa, perché sappiamo che quella è una materia che è regolata dall'Ente
Regionale e che quindi, qualunque indirizzo votiamo noi oggi, di fatto è un appello
che chiediamo che la Giunta rivolga all'Amministrazione Regionale;
Amministrazione Regionale - non mi voglio nascondere dietro un dito - che al
momento ha una maggioranza politica di centrodestra e quindi nella quale non
avremmo e non abbiamo alcuna difficoltà a far approvare le modifiche che
intendiamo promuovere, ma la volontà è quella di far assumere una responsabilità
politica a tutte le forze che oggi invece si accingono a votare quest'atto.
Il motivo è molto semplice: nell'attuale sistema, essere nello status di profughi o
rifugiati costituisce un'oggettiva corsia preferenziale; lo costituisce all'interno
dell'assegnazione delle case popolari da emergenza abitativa, perché voi stessi
(annuncio che noi voteremo favorevolmente a quella mozione, perché vogliamo
guardare nel merito) vi rendete conto della criticità di mantenere la categoria
profughi e rifugiati come situazione tout court di emergenza abitativa, perché è la
conseguenza pratica (lo voglio dire sperando che ci sia un'attenzione al dibattito
anche dei non Consiglieri, magari in streaming o per i media), oggettivamente
andrebbe nell'attuale situazione a concedere la casa popolare a chi, titolare dello
status di profugo, non si ritrovi neanche sotto sfratto e neanche nei criteri di reddito
di difficoltà economica che si richiede a tutti gli altri, cioè sarebbe una concessione
tout court. Ed è un'ottima cosa che questa Amministrazione voglia invitare la
Regione a provvedere e quindi stralciare, perché di questo si tratta, la condizione di
rifugiato o profugo dalla parificazione alla situazione di emergenza abitativa.
Invece, noi chiediamo altro. Chiediamo di affrontare il problema dell'attribuzione di
punteggio extra che l'attuale Legge Regionale, con i Regolamenti attuativi promossi
dalla Giunta successivamente Cota (ed era un onere non eludibili), attribuisce a chi
sia titolare dello status di profugo o rifugiato attribuendo punti in più, rispetto a chi,
da cittadino italiano, si ritrovi nelle stesse condizioni di reddito, nelle stesse
condizioni sanitarie, nelle medesime condizioni anche di disabilità o di difficoltà di
integrazione sociale.
Allora, vedete, in realtà, l'indirizzo, pur con la mediazione del Sindaco, a cui siamo
riusciti ad arrivare, è una conquista per noi politica fondamentale, perché qui nessuno
vuole che i profughi siano discriminati rispetto agli italiani, ma il punto politico
dietro al quale nessuno di noi intende cedere di un millimetro è che va cambiata
l'attuale situazione per cui essere titolari dello status di profugo o di rifugiato
costituisce una fonte di privilegio - e lo voglio dire sottolineandolo - rispetto invece a
chi si ritrovi nella medesima o addirittura in condizioni di povertà sociale inferiori
per una questione di punteggi, per una questione di attribuzione di corsie
preferenziali.
Questa è una situazione che noi non accettiamo politicamente - non mi spaventa dirlo
- e anche culturalmente, ma che non accettiamo a maggior ragione - e qui do ragione
al Sindaco - guardando l'attuale situazione sociale della città.
Io vorrei ricordare, perché di case popolari parliamo, che siamo il Comune e la città
con maggiori sfratti eseguiti quest'anno, in tutta Italia; siamo la città per la quale c'è
un'attesa di quasi 4000 domande da bando di casa popolare e siamo una città nella
quale l'ERP riesce a garantire al Comune di Torino un massimo di 500 alloggi per
anno.
Noi siamo anche consapevoli che, pur senza avere precisione dei numeri, in questa
città ci sono centinaia di possibili nuovi residenti in virtù dello status di profughi o
rifugiati. Questo vorrebbe dire che se non cambiamo la normativa regionale, fra tre
anni, quando i neo-residenti avranno maturato l'anzianità di residenza necessaria per
legge a partecipare ai bandi di case popolari, ci saranno centinaia di persone che
trovandosi nella stessa condizione socioeconomica di chi partecipa da cittadino
italiano o extracomunitario ma già residente regolarmente nel nostro territorio senza
quel permesso, si ritroverebbero quelle centinaia di non residenti ad essere
automaticamente davanti. E questo si chiama privilegio. So che c'è chi da sinistra la
chiama discriminazione positiva. Secondo me, le discriminazioni sono
discriminazioni e basta. Non ce ne sono di positive o negative se agiscono contro gli
italiani o a favore degli italiani.
Non è ammissibile che nessuna discriminazione colpisca gli italiani e che per questo
trovi cittadinanza negli atti amministrativi del nostro Ente. Tutto questo non è più a
lungo ammissibile. Noi abbiamo intentato una battaglia durissima ostruzionistica e
siamo riusciti a rinviare di quasi una settimana la discussione. Ma la nostra finalità -
ed è per questo che abbiamo volentieri ritirato l'ostruzionismo - è arrivare a un
indirizzo politico, unanime, speriamo, che quantomeno coinvolga ampi settori del
centrosinistra, che, come ha riassunto il Sindaco, vada a dire che non saranno
accettabili discriminazioni nei confronti di chiunque e - per quello che ci riguarda e
che ci preoccupa, a maggior ragione - di quei cittadini italiani che rischiano di essere
scavalcati nelle graduatorie, nell'attuale situazione normativa.
Questa per noi è una conquista politica e culturale fondamentale. Io ho voluto
fidarmi, al pari degli altri Colleghi del centrodestra, di quella firma Fassino e di
quella firma Paolino messe sotto l'indirizzo di sintesi. Sarebbe veramente una
figuraccia per questa maggioranza e per il Sindaco se poi ci fossero coltellate alle
spalle in sede di votazione. Non so se ce ne saranno. Sinceramente posso anche dire
che a noi interessa, tutto sommato, poco, perché la votazione serve non tanto ad
applicare un indirizzo amministrativo che non compete al Comune, bensì alla
Regione, ma mettere allo scoperto l'indirizzo delle forze politiche, perché quando poi
in Regione si voteranno le modifiche che noi proponiamo... (INTERVENTO FUORI
MICROFONO).
Il decreto di Giunta è attuativo. Noi vogliamo cambiare la Legge Regionale. C'è già
una proposta depositata. E sappiate che dove possiamo, Dio volendo, lo faremo.
Però, lì siamo curiosi di vedere cosa voteranno quelle forze politiche di centrosinistra
che oggi mettono la firma in calce a una atto che chiede di togliere privilegi che
l'attuale normativa accorda ai profughi e rifugiati. In tal caso, allora, sarà veramente
interessante vedere quale sarà la coerenza di un centrosinistra, che già da queste
prime fasi del dibattito, mi permetto di segnalare, mi sembra un po' confusa e
ondivaga.

LEVI Marta (Vicepresidente)
La parola al Consigliere Tronzano.

TRONZANO Andrea
Sarò breve nel dichiarare il mio voto contrario a questa proposta di deliberazione.
Credo che i profughi abbiano dei diritti legittimi, giusti, leciti e doverosi, siano
definiti stranieri dalla Costituzione e non cittadini, all'articolo 10, se volete andarlo a
leggere per curiosità. Però, i profughi non hanno diritto di occupare delle abitazioni,
questo lo dico con chiarezza, perché se hanno dei diritti, così sacrosanti, hanno anche
dei doveri e il primo dovere di un cittadino, anche se profugo, è quello di rispettare la
Legge italiana e quindi di non occupare di stabili e mi riferisco al MOI.
Secondo. L'Europa - il mio discorso naturalmente non sarà ascoltato dalla
Commissione Europea, però lo voglio comunque dire a verbale - non voglio e non
vorrei che prendesse spunto dalla situazione che si è determinata a Lampedusa, che è
una chiara situazione di mala gestione e di mala organizzazione, per bollare l'Italia
come razzista, o peggio. La cosa che è successa a Lampedusa è sotto i vostri occhi, è
stata strumentalizzata negativamente a mio giudizio dall'Europa. Io vorrei che
quest'Europa non prendesse spunto da questa situazione per iniziare a ritirarsi dai
suoi doveri, che sono quelli di aiutare uno Stato di frontiera come l'Italia
nell'accoglimento dei profughi, che hanno dei sacrosanti diritti di accoglienza, ma
che al tempo stesso, lo ripeto, per entrare nel dettaglio su Torino, devono rispettare le
nostre regole e le nostre leggi.
Terzo. Non riconosco a questa proposta di deliberazione un potere taumaturgico per
individuare tutti i profughi che sono sul territorio. Credo che questa proposta di
deliberazione sarà utilizzata, ma spero di essere smentito dai fatti, per dare a quelli
che sono oggi occupanti illegali all'interno del MOI, qualcosa che oggi non hanno.
Io, pertanto, questo escamotage non lo accetto. Credo che sia assolutamente questa
l'intenzione di questa maggioranza e pertanto voterò contro a questa proposta di
deliberazione, anche perché non capisco, nonostante la spiegazione precisa e corretta
dell'Assessore Tisi, dove voglia andare questo provvedimento.
Una chicca voglio comunque citarla a verbale, Assessore, perché voglio fare presente
a lei che i Vigili Urbani di Torino hanno bloccato il cambio di indirizzo presso il
MOI. Cioè oggi un cittadino italiano che si sia trasferito nella palazzina 2 o 3, adesso
non ricordo, del MOI, non può avere il cambio di indirizzo perché l'abbiamo
bloccato, visto che quelle palazzine sono occupate. Una di queste naturalmente non è
occupata, ma noi intanto l'abbiamo bloccato.
Ho già detto tutto ai dirigenti, Assessore, quindi sanno già tutto. Noi però abbiamo
impedito a dei cittadini italiani di poter avere il cambio di indirizzo, che giustamente
gli spettava, perché quelle palazzine sono indebitamente occupate. Una di queste
naturalmente non è occupata, ma l'abbiamo inserita nell'occupazione e abbiamo
impedito ai cittadini italiani di avere questo cambio di indirizzo. Se questa non è
discriminazione al contrario, ditemi voi che cos'è. Questo è stato fatto da un
provvedimento della Polizia Municipale.
Allora, io ritengo che questa cosa non sia accettabile. Ritengo che, come al solito, su
questo tema ci sia ipocrisia da parte di questa maggioranza. Voterò convintamente
contro, anche se - ripeto - i profughi devono avere dei diritti sanciti naturalmente a
livello internazionale, che sono sacrosanti. Quindi su questo massimo rispetto, ma
attenzione massima da parte mia ai doveri che questi profughi hanno, il primo dei
quali è non occupare le case che sono o sarebbero destinate a coloro che cittadini
sono, o che comunque hanno i diritti che sono sanciti da Leggi nazionali.

LEVI Marta (Vicepresidente)
La parola al Consigliere Liardo.

LIARDO Enzo
Brevemente, proprio perché è già stato detto tutto dai Consiglieri di opposizione che
mi hanno preceduto. Io intanto volevo - sperando che vada a buon fine a questo
punto - ringraziare la mediazione del Sindaco, per essere arrivati quantomeno a un
documento che è stato sottoscritto da tutti i Consiglieri di minoranza e ha fatto sì...
Non vorrei che questo discorso mio diventasse anacronistico fra cinque, sei minuti,
smentito poi dai fatti. Spero proprio che non vada così. Ha permesso un punto di
sintesi tra tutti i Consiglieri di minoranza, ritenendo opportuno poter ritirare un
ostruzionismo che molte volte non piace, non piace proprio, ma è l'unico metodo per
poterci in qualche modo difendere da situazioni, da iniziative della maggioranza che
molte volte piovono anche con una certa prepotenza all'interno di questo Consiglio.
Ovviamente, anche noi ci pronunceremo per un voto contrario, ritenendo comunque
preziosa la mediazione del Sindaco.
Tutte le dinamiche sono state già dette, non sto qui a ripeterle. Io penso che questo
emendamento possa aiutare anche la maggioranza, perché nell'immaginario
collettivo dei cittadini, ma non per le ragioni in cui le minoranze in qualche modo
condizionino i cittadini, ma nell'immaginario dei cittadini torinesi pare che alla fine
tutte le persone, extracomunitarie e in questo caso profughi e rifugiati, abbiano,
rispetto ai cittadini italiani o extracomunitari regolari, delle vie preferenziali in
ordine di punteggio. Questo, secondo me, non deve passare all'esterno e questa
proposta di mozione, che è stata condivisa, va in quella direzione.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Paolino.

PAOLINO Michele
Voglio riportare la discussione sul tema principale che votiamo oggi. Noi votiamo
una deliberazione, la Giunta non osa presentare deliberazioni, la Giunta lavora
attraverso provvedimenti deliberativi e il Consiglio Comunale decide di votare a
favore o in maniera diversa e noi voteremo convintamente a favore di questa
proposta di deliberazione, che raccoglie un'indicazione che ci arriva da molto tempo
da parte di molti di noi Consiglieri Comunali e di molte associazioni che seguono il
problema da molti anni.
Io non amo autocitarmi, ma nella veste di Presidente della Circoscrizione 3 mi sono
trovato per primo, in questa Città, di fronte al problema dei profughi che occuparono
la clinica San Paolo e il primo problema che noi avemmo fu quello della copertura
sanitaria dei profughi. Noi semplifichiamo chiamando profughi e dimentichiamo che
in realtà stiamo parlando di persone profughe, stiamo parlando di persone che,
essendogli stato riconosciuto lo status di profughi, non potevano comunque in nessun
modo essere visitate, essere curate, essere assistite.
Noi innanzitutto diamo a queste persone, che il nostro Paese, la nostra Costituzione e
le nostre Leggi riconoscono, perché arrivano da luoghi di guerra, la possibilità di
avere in qualche modo un'assistenza sanitaria, una prima necessità, e avere la
possibilità, attraverso la possibilità di iscriversi al centro per l'impiego, o la
possibilità di poter prendere la patente, di poter avviare dei percorsi di inserimento
lavorativo, naturalmente senza passare davanti a nessun altro.
È profondamente sbagliato scatenare una guerra tra poveri. È sbagliato pensare che
noi - scusate il bisticcio di parole - non si pensi innanzitutto ai cittadini torinesi, che
vivono in situazioni indigenti.
Per questo, i Servizi Sociali della nostra Città, da sempre attentissimi e con un livello
di welfare che in altre Città si sognano e che nonostante la crisi cerchiamo di
mantenere, proviamo in qualche modo a far fronte alle loro esigenze.
Poi, ci sono i cittadini profughi che sono presenti sul nostro territorio, rispetto ai
quali situazioni come quella che noi in Circoscrizione 3 abbiamo dovuto vivere
quattro anni fa, cinque anni fa, non vogliamo più che si ripetano. Per noi, le persone
sono persone e il fatto che noi distinguiamo un indirizzo virtuale diverso, rispetto a
strada Comunale 1 e strada Comunale 2, è perché quello che abbiamo previsto per
quell'insieme di persone che invece hanno riconosciuti anche altri accessi e altre
possibilità, in quanto cittadini italiani, in quanto persone senza fissa dimora, in
quanto persone che vivono ai margini, noi andiamo a fare, rispetto ai profughi,
qualcosa in più rispetto allo zero assoluto che oggi possiamo fare.
Questo è il tema sul quale discutiamo. Le mozioni di accompagnamento sono
mozioni di accompagnamento, cioè aggiungono un problema che è stato posto dalle
opposizioni, quello dell'accesso alla casa, di una graduatoria regionale che è stata
decisa dalla Regione e noi abbiamo presentato una mozione che agisce su di noi, cioè
sulla Commissione Emergenza Abitativa. Sono due cose distinte.
Mi fa piacere che il Consigliere Marrone abbia dichiarato che la nostra mozione la
voterà. Sono soddisfatto del fatto che si sia trovata una mediazione su una proposta
di mozione presentata dall'opposizione, che noi non avremmo votato così com'era e
che oggi, con una mediazione, ci porta a votare.
Abbiamo provato in queste ore, con grande fatica, a cercare di evitare di ragionare su
slogan, a evitare strumentalizzazioni e a concentrarci sui problemi in generale.
Questa deliberazione, che è in sintonia con la storia, ma anche con il futuro di questa
Città, compie, in maniera concreta, un atto di attenzione umanitaria verso persone
che sono nella nostra Città. È su questo punto che dobbiamo concentrarci. E per
questo io vorrei che l'attenzione innanzitutto istituzionale dei media - i media poi
decideranno che cosa è opportuno comunicare -, ma vorrei che ai cittadini torinesi
fosse chiaro che non solo non viene tolto nulla a nessuno, che nessuno viene messo
in posizione di poter togliere a qualcun altro, questo non succede; a persone che sono
nella nostra Città diamo la possibilità di essere assistiti sul piano sanitario e sul piano
di opportunità per il fatto che rimangono nel nostro territorio, senza scavalcare
nessuno e nessuna graduatoria.
Quindi questo è un passo avanti di civiltà che la nostra Città compie e lo fa
maggiormente in una situazione di crisi. È proprio quando c'è la crisi che non
dobbiamo dimenticarci di nessuno, perché ci si salva e se ne esce fuori tutti insieme,
non a discapito di qualcuno. Questo deve essere importante.
Io vorrei davvero che questa fosse la notizia che noi regaliamo ai torinesi alla vigilia
di Natale, che in questa vigilia di Natale non ci sono sommersi e salvati, che alla
vigilia di Natale Torino si fa carico di tutti.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Levi.

LEVI Marta
Sarò brevissima. Io credo che oggi sia un grande giorno per questa Città. Non avere
la residenza significa non esistere. Non solo non hai diritto alle cure sanitarie, lo
diceva il Consigliere Paolino, non puoi neanche prendere la patente, per intenderci. E
ai rifugiati e profughi è dovuta per Legge la residenza. La residenza è dovuta per
Legge.
La Città di Torino non era mai riuscita a dare soluzione a questo problema e il mio
personale ringraziamento va all'Assessore Tisi per aver finalmente voluto prendere
in mano e dare risposta ad un problema, che in questa Città esisteva da anni e che le
precedenti Amministrazioni non avevano trovato il modo di risolvere.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Araldi.

ARALDI Andrea
Sarò anch'io rapidissimo. Condivido quanto hanno detto prima i miei Colleghi.
C'erano due aspetti di cui ho sentito parlare dai Consiglieri di opposizione e su cui
volevo fare due osservazioni. Chi delinque, deve essere punito, Consigliere
Tronzano, e direi che il centrosinistra su questo principio ne fa uno dei propri cardini.
La legalità è un valore costituente per il centrosinistra.
Ma la responsabilità è individuale, quindi quando parliamo di persone che occupano,
persone che fanno i reati, noi e nessuno deve mai parlare di categorie, ma deve
parlare di singoli con singole responsabilità. E credo che questo sia un elemento di
comune intendimento, in quanto la responsabilità è del singolo.
Quindi non "i profughi devono rispettare le leggi", ma i profughi, come tutti e come
singole persone, non come categoria, sono ovviamente chiaramente anch'essi tenuti
al rispetto della legalità.
Il secondo punto, Consigliere Marrone, è evidente che non bisogna fare una
discriminazione, quindi l'ordine del giorno che è stato elaborato, è assolutamente
accoglibile, però mi sembra altrettanto evidente, tanto più che in Regione ne staranno
discutendo in questo momento, perlomeno degli organi a prevalenza di centrodestra,
mi sembra abbastanza evidente che ci sono differenze.
Le differenze si distinguono dalle discriminazioni, perché sono fondate su delle
ragioni e quindi sarà soprattutto in quella sede che bisognerà valutare
comparativamente quelle che sono le differenze che esistono tra i vari soggetti:
reddito, composizione del nucleo familiare, eccetera, e fare delle scelte che sono
scelte politiche.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Onofri.

ONOFRI Laura
Molto brevemente. Vorrei ringraziare anch'io moltissimo l'Assessore Tisi per questa
proposta di deliberazione che aspettavamo veramente, nel senso che l'importanza che
ha, come ho già detto in Commissione, non solo dal punto di vista umanitario, ma
anche da un punto di vista di regole, va a governare un fenomeno che fino adesso è
poco governabile.
Voglio solo dire due cose rispetto alla retorica che molto spesso c'è su questi temi,
retorica che finisce poi solo a parole, invece chi veramente si occupa e si fa carico di
questi problemi, non viene a volte valorizzato. Voglio associare l'Assessore Tisi al
sindaco di Lampedusa, Nicolini, persona appunto che fa poche parole, ma che poi
concretamente agisce.
Quindi sono contenta, perché abbiamo un Vicesindaco, una Vicesindaca, anzi,
donna, che veramente si è fatta carico e ha veramente lavorato nel modo in cui
vorremmo che sempre si lavorasse.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Genisio.

GENISIO Domenica
Due parole sul significato, io penso, più politico di questa deliberazione e poi anche
un altro sull'aspetto organizzativo, sulle modalità con cui la Giunta ha lavorato.
Al di là della competenza e della tenacia del Vicesindaco, voglio ricordare che questa
è una deliberazione di natura più anagrafica che basa il suo fondamento sulla Legge e
sull'anagrafe. Qui non è per fare i complimenti agli altri Assessori, ma è
semplicemente per ricondurlo un po', quindi smitizzarla di quel contenuto che così
aspramente ha investito la deliberazione, fuorviando anche la conoscenza nei
confronti dei nostri concittadini del contenuto della medesima.
Credo che l'aspetto anche importante sia quello dell'aver lavorato collegialmente. I
tempi forse più lunghi che ci sono stati rispetto alle aspettative di questa tarda
primavera, inizio dell'autunno, sono dovuti alla difficoltà di compendiare problemi
di Legge Anagrafica, che per obbligo deve dare la residenza a qualsiasi persona - e
ribadisco il termine persona, come ha già fatto il mio Capogruppo - risieda sul nostro
territorio, con tutta una serie di altri aspetti che riescono, oltre che - non voglio usare
il termine controllare - ma a sostenere, aiutare e nello stesso tempo inquadrare il
percorso che fanno questi nostri attuali concittadini che vivono estreme difficoltà,
senza nulla togliere ai diritti e ai doveri dei cittadini torinesi residenti qui da
tantissimo tempo.
L'aver individuato una nuova residenza, "Casa Comunale, 3", "strada Comunale, 3"
- chiamiamola come vogliamo - riuscirà a facilitare sicuramente il lavoro dei Vigili,
il lavoro anche delle associazioni, di quella grande rete che su quel territorio, in
particolare mi riferisco al territorio della Circoscrizione 9, in cui i cittadini tanto
preoccupati all'inizio sono stati i primi che si sono attivati, perché ci fosse una
condivisione, una partecipazione nei confronti di queste persone forse un po' più
sfortunate di noi.
L'altro aspetto che ritengo davvero sia importantissimo, è quello che l'assistenza
sanitaria è data, ed è a tutela anche dei cittadini torinesi e piemontesi, perché se
stanno male delle persone, oltre a soffrire loro, creano disagio a tutta la comunità. Lo
ha ricordato il Presidente Paolino.
Io ricordo la casa di cura San Paolo e soltanto il problema nell'estate per contenere le
infezioni e le epidemie. Allora, noi vogliamo, facendo in continuazione proclami che
vanno nella direzione che queste persone tolgono qualche cosa ai cittadini torinesi e
alimentiamo questo pensiero e questa immagine con tante dichiarazioni, che io credo
siano puramente provocatorie, mentre invece non mettiamo in evidenza quello che è
la tutela della salute, rispetto della dignità della persona, da qualunque parte
provenga in qualsiasi condizione economica si trovi. Io credo che con questo atto
tutti questi percorsi abbiano un filo conduttore unico.
La Giunta ha lavorato insieme, per cui nessuno potrà fare atti di omissione nel
portare avanti tutto il processo compiutamente. E non ci dimentichiamo che queste
persone sono ancora dentro la protezione e l'intervento dello Stato. Non gravano
sulle casse del Comune del Torino - io chiedo all'Assessore di correggermi, se
sbaglio - ma questi sono cittadini che riceveranno la residenza torinese, ma rientrano
ancora nel programma di intervento, di protezione, di inserimenti lavorativi a carico
dello Stato e si aggiungono all'emergenza Nord Africa che ancora vede delle
soluzioni non tutte definite, ma stanno in quel percorso lì. Ed è questo aspetto che
non mi sembra sia stato, volutamente, lo sappiamo tutti, messo in evidenza.
Applicando la norma dell'attribuzione della residenza, facciamo sì che queste
persone entrino nel percorso SPRAR che è importantissimo rilevare, perché sono
risorse che lo Stato, attraverso gli accordi internazionali, metterà a disposizione per
questi cittadini e se ne dovrà prendere cura e carico anche economico. L'ho voluto
ribadire, perché se no sembra proprio che vengano a sottrarre risorse ai cittadini
italiani.
Faccio un breve cenno, così non mi ripeto, del perché della mozione che noi abbiamo
presentato che è stata un po' condivisa, poi ero io la prima qui e quindi l'ho
depositata proprio per non perdere un altro momento molto significante. Per
rimanere nel contesto di quelle che sono le norme internazionali del diritto alla
protezione delle persone, profughi e rifugiati, che sono due cose leggermente diverse,
ed evitare che questi, per effetto di una norma regionale che voi stessi chiedete di
modificare, ma la modifica ad una Legge sappiamo i tempi che comportano. La
nostra preoccupazione, proprio per non creare discriminazione fra persone residenti
nella stessa Città, abbiamo predisposto questa mozione che interviene direttamente
sul Regolamento del Comune, e nel contempo, proprio per non fare discriminazione,
chiediamo all'Amministrazione Regionale, qui è impegnato il Sindaco che oggi ha
costruito insieme un percorso di mediazione, Sindaco e Assessori, e devo dire che la
mia amarezza nell'aver sentito la dichiarazione di Marrone così polemica nei
confronti del PD, del comportamento del Partito Democratico in Comune rispetto a
quello che magari avranno in Regione. Io spero che i componenti, i Consiglieri
Regionali del PD si comportino come ci siamo comportati noi, perché il senso
dell'equità, della giustizia, dell'uguaglianza noi ce l'abbiamo, in qualsiasi sede siamo
seduti.
Questa mozione va proprio per dare ai cittadini torinesi la certezza che non ci
saranno discriminazioni. E noi speriamo che con questa mozione che, avete detto,
approverete, e i vostri interventi che avete fatto qui legati alla vostra mozione
emendata, facciate in fretta a convincere la vostra maggioranza regionale a
predisporre una modifica al Decreto Regionale.
Non sappiamo quando potrà avvenire la modifica di Legge e ne siamo tutti
consapevoli. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). È già depositata, però sta lì.
Se l'avete depositata - mi scusi la provocazione -, potevate farla approvare, perché
avevate tutta la maggioranza possibile ed immaginabile. L'opposizione non vi ha
interrotti. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Non si sono legati alle catene,
non ce le avevano.
Questa, invece, interviene direttamente sul Decreto del Presidente della Giunta
Regionale; il Decreto è un atto monocratico ed il Presidente Cota lo può modificare il
27 mattina. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). No, l'Assemblea Regionale
chiude, ma il 30 mattina il Presidente Cota potrà, a seguito dell'approvazione della
nostra mozione - e chiedo al Consigliere Marrone e agli altri Consiglieri della
minoranza di intervenire nei confronti del Presidente Cota -, adottare
immediatamente un Decreto (ci mette mezz'ora, non ha neanche bisogno di
approfondire molto, perché l'indirizzo dato dal Consiglio Comunale di Torino è
chiarissimo) che abolisca quello che ha scritto nel Decreto precedente. Vi ringrazio e
vi auguro buon Natale.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Carbonero.

CARBONERO Roberto
Ho la glicemia a livelli altissimi, nel senso che, per carità, anche io posso elogiare il
Vicesindaco Tisi per quello che ha scritto e per il lavoro che ha fatto, però voglio
anche avvisarvi di stare molto attenti (perché è facile scrivere, mentre è un po' più
difficile scrivere bene e, probabilmente, è quello che ha fatto l'Assessore Tisi),
perché, adesso, dovete sorvegliare e fare in modo che sia un orologio che funzioni
perfettamente, un meccanismo intoccabile e che non si può inceppare; in questo non
siete per niente capaci, lo sapete benissimo.
Riuscite benissimo a fare queste cose da libro "Cuore", a far vedere quanto siete
bravi, quanto siete umili, quanto siete aperti verso le persone che volete a tutti i costi
accogliere, poi, però (come ha ricordato il Consigliere Genisio con il San Paolo e vi
faccio anche l'esempio del MOI di adesso) quelle persone vi distruggono tutto.
Perché in mezzo a quelle persone - voi lo sapete benissimo - non ci sono solo
persone che hanno sofferto, che vogliono integrarsi e che sono alla ricerca di una vita
nuova, ma ci sono anche persone che hanno capito che questo è il paese del Bengodi,
che vogliono forzatamente scavalcarci, forzatamente superarci e di prepotenza
prevaricarci.
Non vi dico assolutamente niente: avete fatto bene, avete fatto un'operazione
meravigliosa, il Consigliere Alunno si è persino commosso, quindi è tutto perfetto,
ma fate attenzione, perché, poi, dovrete - e questa è l'ennesima prova di forza che
fate verso i vostri concittadini - rendere conto a loro.
Nel momento in cui anche un unico caso particolare… Lo so che non ve ne frega
niente, perché, se il Consigliere Paolino continua a dire: "Come sempre", vuol dire
che continuate, in modo perseverante, a… (INTERVENTO FUORI MICROFONO).
A dare conto o, in alcuni casi, ad andare contro ai cittadini? Non c'è problema;
ribadisco, con molta serenità, che dovete rendervi conto di quello che avete fatto.
Sulla carta avete sicuramente fatto un'operazione perfetta e, come tutte le operazioni
perfette che fate sulla carta, praticamente sarà un fallimento; sarà l'ennesimo
fallimento per il quale poi dovrete rendere conto e dovrete spiegare perché avete
sbagliato e non siete stati capaci di governare questa iniziativa nel migliore dei modi.
Probabilmente, per mettervi in vetrina e riuscire a far vedere che voi fate le cose,
siete bravissimi, ma, spesso, peccate quando si tratta di fare in modo che le cose
funzionino. C'è una sfilza immensa di prove che dimostrano questa vostra assoluta
incapacità. Complimenti a tutti, ma, adesso, vediamo i risultati e speriamo che, una
volta tanto, io mi sia sbagliato, ma non credo.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Grimaldi.

GRIMALDI Marco
Aspettavo che prendesse la parola il Movimento 5 Stelle; li ringrazio per avermi
aspettato. Spero che il Consiglio Comunale approvi questo indirizzo virtuale, che
darà la residenza agli stranieri che sono senza fissa dimora, che sono senza tetto e
che sono titolari di protezione internazionale umanitaria.
Se la Lega Nord, il Nuovo Centrodestra e Forza Italia avessero voglia di ascoltare
questa discussione, forse capirebbero che le discriminazioni ci sono state fino ad
oggi, perché loro, proprio per delle convenzioni internazionali, dovevano godere
degli stessi diritti dei cittadini dello Stato ospitante.
Molti si sono agitati chiedendosi che cosa gli stiamo dando, ma gli stiamo dando una
tessera sanitaria che gli era dovuta e gli stiamo dando la possibilità di accedere ad
una carta d'identità magari per cercare il lavoro, per poter aprire un conto in banca o
per richiedere la patente. Sì, lo Stato riconosce il fatto che, spesso, questi rifugiati
sono stati dei profughi per motivi politici, perché discriminati.
Anche per quanto riguarda la storia della discriminazione, vorrei che ci capissimo:
discriminiamo gli italiani, quelli che non sono andati in carcere, perché a chi è stato
in carcere riconosciamo cinque punti se esce dal carcere? È una discriminazione o è
politica? Quando diamo cinque punti a chi esce da un percorso socio-assistenziale o a
chi, per esempio, effettua un percorso per uscire dalla droghe, discriminiamo chi non
si è drogato? Perché chi, invece, esce da una guerra, non merita quei due punti? È
questo l'oggetto di discussione, Consigliere Marrone? Non merita i due punti?
Quella Legge stupida è stata votata anche da voi, mentre il nostro Regolamento
Comunale almeno fa il distinguo fra i profughi, quelli che chiedono asilo politico e
quelli che godono di protezione umanitaria, almeno che siano senza fissa dimora o
siano dei senzatetto, almeno che abbiano quelli che sono i temi dell'emergenza
abitativa, per esempio sotto i 10.000,00 Euro di ISEE. Questa era la nostra mozione
di accompagnamento, non la stupidità di dire che quella non è una categoria.
Guardate che non lo dice la Regione che è una categoria, perché la Regione, nel caso
di Cota in particolare, fa una Legge che la riconosce e nell'altra gli dà due punti.
Volete ridiscutere i punti? Discuteremo due punti, ma il problema non è quello, bensì
è l'oggetto di cui stiamo parlando.
Credo che potevamo fare tante cose e hanno fatto bene tutti e tre gli Assessori (Tisi,
Gallo e Tedesco) a scegliere la strada Comunale n. 3. L'hanno fatto per conoscere
meglio il fenomeno, perché, in quanto senza fissa dimora e senzatetto, potevamo
scegliere altre strade; per esempio, come hanno fatto altre città italiane, metterli nello
stesso numero civico, il n. 1. Non l'abbiamo fatto, proprio perché è importante
conoscere e descrivere quel fenomeno, ma soprattutto dare istanze di cambiamento.
Tenere lo status di profughi o quelli che hanno la possibilità di ottenere un permesso
umanitario proprio nei luoghi - come dite voi - illegittimi ed irregolari, senza la
possibilità di costruirsi un percorso di vita e senza la possibilità di andare in una
ASL, ma solo per i casi di emergenza (è questa la piccola differenza, Consigliere
Marrone)… Infatti, il fatto di dare loro un tesserino sanitario gli permette di andarci
solo quando sono in grave stato di salute. Magari si tratta di situazioni che sono
pericolose anche per la salute degli altri cittadini, perché, come nella vicenda San
Paolo, quando stanno tutti assieme magari c'è un'emergenza sanitaria notevole ed
anche in quel caso possono recarvisi solo quando stanno malissimo, quindi è peggio
anche per tutti gli altri cittadini di quel quartiere.
Credo che stiamo facendo un'operazione semplice, che, però, ha avuto delle
complessità, come avranno delle complessità i Vigili Urbani che dovranno accertare
dove sono queste persone e come avremo noi che, in questi tre anni, dovremo seguire
che cosa succederà e, dopo tre anni di residenza continuativa, inizieranno anche loro
a fare richieste per le case popolari, perché succederà anche questo, ma, anche grazie
al nostro Regolamento di emergenza abitativa, non avranno una via privilegiata tutti i
profughi, qualsiasi storia abbiano vissuto e qualsiasi cosa sia successa. È questa la
distinzione fra la nostra parte e la vostra.
Probabilmente vi è anche la differenza di assumersi delle responsabilità politiche,
perché, nel dare quei punteggi, ci si assume anche la responsabilità politica di dire
che non tutte quelle persone che sono partite da lontano, anche per scappare dalla
persecuzione o dalle guerre, l'abbiano fatto, per esempio, per scelta. Forse, anche il
tema della scelta dovrebbe essere riconosciuto dalla vostra parte e non trattare gli
immigrati irregolari, o gli immigrati regolari, o quelli che hanno presentato istanza di
asilo come se fossero tutti nella stessa situazione e, poi, non piangiamo i morti in
mare e non facciamo finta di non partire dalle contraddizioni del nostro sistema.
Per questo, a differenza vostra, noi vorremmo anche chiudere quei CIE (in cui i
Parlamentari della Repubblica oggi sono rinchiusi e ringrazio il Partito Democratico
per quello che sta facendo in questo momento in Parlamento) e ridiscutere quelle
Leggi ingiuste, come la Bossi-Fini, che trattano tutti gli immigrati con lo stesso
teorema, cioè quello del reato di clandestinità: stanno arrivando lì per chissà cosa, lo
stanno facendo per frodare qualcuno in questo Paese, mentre, spesso, lo fanno per
darsi un futuro, non solo a loro, ma anche ai loro figli.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Bertola.

BERTOLA Vittorio
Premetto che, questa sera, il Movimento 5 Stelle esprimerà un voto composito, nel
senso che il nostro ragionamento è partito dalle stesse considerazioni, ma, tra me e la
mia Collega, è arrivato a due conclusioni diverse e quindi, trattandosi anche di una
materia che in realtà esula direttamente le competenze comunali e riguarda le
vicende nazionali (fra cui l'iscrizione all'Anagrafe), abbiamo deciso di votare con
libertà di coscienza. Adesso dirò quelle che sono le mie considerazioni, dopodiché la
mia Collega dirà le sue.
Premetto che l'accoglienza dei profughi è un dovere, un dovere di umanità prima
ancora che di Legge, nel senso che non dipende solo dalle convenzioni internazionali
che abbiamo fissato ed abbiamo sottoscritto volontariamente, in quanto si tratta
anche di un dovere di accoglienza verso le persone che fuggono dalla guerra o dai
disastri. La Città, che adesso si vanta tanto trionfalmente di aver finalmente
affrontato questa situazione, in realtà per anni ha fatto finta di niente, nel senso che
alcune di queste persone sono sul nostro territorio ormai da diversi anni: sono state
prima nella clinica San Paolo, poi nella caserma di via Asti, poi sono andate in corso
Chieri e, infine, al M.O.I.. Peraltro, diverse volte, anche attraverso le interpellanze,
abbiamo sollevato il problema, chiedendo alla Città che cosa volesse fare, e la Città
si è un po' voltata dall'altra parte, se non in qualche caso di emergenza; finora,
queste persone sono state assistite sostanzialmente grazie all'iniziativa privata di
alcune persone e di alcune associazioni.
È positivo che, finalmente, si affronti il problema e, tutto sommato, è positivo anche
che lo si affronti tracciando un percorso di integrazione, con l'obiettivo di renderli
però autosufficienti, quindi non - e spero che questo sia condiviso - con l'obiettivo di
inserire queste persone nell'assistenza e di farne dei mantenuti per i prossimi anni.
L'obiettivo deve essere quello di permettere loro di esprimere quello che sanno o che
possono fare, le loro competenze, perché, spesso, si tratta anche di persone che
arrivano qui con una preparazione (addirittura con lauree, eccetera). Quindi, possono
diventare delle persone utili, che danno un contributo alla nostra società, invece di
rimanere bloccati in questo limbo, in cui non possono neanche cercare un lavoro o
prendere la patente. Praticamente, sono costretti a vivere ai margini della società e ad
occupare qualche casa.
Questo risolverebbe anche i problemi di chi gli vive vicino, perché, in questi anni, la
convivenza non è mai stata molto facile con queste grandi colonie di persone, in
quanto, comunque, questi grandi raggruppamenti di persone che occupano un
edificio creano necessariamente dei problemi anche a chi vive lì vicino.
Se queste sono considerazioni favorevoli alla proposta di deliberazione, qui iniziano
le mie perplessità. Sostanzialmente, la mia perplessità è una: qui stiamo facendo una
bellissima dichiarazione di principio, ma non ho visto un dato o una stima, neanche
vaga, del numero di persone a cui stiamo concedendo la tessera sanitaria, la
residenza, la carta d'identità e, eventualmente, l'ingresso nell'assistenza, secondo
quanto gli sarà dovuto. Non ho visto alcun tipo di finanziamento, nessuno ha detto
come dovranno essere potenziati i nostri servizi comunali e che impatto avrà l'arrivo
di queste persone sulle graduatorie per le case - più volte citate - e, per quelli che
hanno famiglia, sulle graduatorie per gli asili (giustamente vorranno partecipare ed
avranno il diritto di partecipare); però, per rendere effettiva questa accoglienza,
bisogna che i servizi siano potenziati di conseguenza. Non possiamo semplicemente
dire che va bene ed aggiungerle di colpo (solo al M.O.I. si stimano circa
quattrocentocinquanta persone, ma poi ce ne sono diverse altre) al sistema di
assistenza per i poveri della nostra città, pensando che questo avverrà senza alcun
problema e senza la necessità di rafforzare questi servizi e, quindi, trovando dei
fondi.
Secondo me, una proposta di deliberazione fatta così è perlomeno superficiale. Per
questo la mia richiesta in Commissione è stata semplicemente quella di rinviarla, di
approfondirla e di avere questi dati, questi numeri, questi piani e questi progetti di
implementazione, in modo da poterci, poi, esprimere a ragion veduta. La mia
richiesta in Commissione è stata respinta, dicendo che si sarebbe affrontata subito la
proposta di deliberazione, liberandola in un'ora, in modo da poterla votare il prima
possibile. Fatta così, perdonatemi, a me sembra un caso di ipocrisia della politica. È
il classico caso di ipocrisia della politica che promette tutto a tutti, perché, nella
stessa giornata in cui in Commissione si è andati avanti con questa proposta di
deliberazione (dicendo che dobbiamo dare ai profughi la residenza, l'assistenza,
eccetera), poi sono arrivati i familiari dei disabili gravi, che giustamente reclamano la
possibilità di avere il soggiorno ed il sollievo per due settimane e per cui servono
2.400.000,00 Euro, e anche a loro abbiamo detto che avremmo sicuramente fatto in
modo di trovare i fondi; poi sono arrivati gli ex dipendenti dell'Opera Pia Lotteri, che
aspettano l'assunzione in Comune o nelle ASL, e anche a loro abbiamo detto che
hanno sicuramente dei diritti, e così via.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Per cortesia, permettiamo ai Consiglieri di intervenire.

BERTOLA Vittorio
Visto che la politica promette diritti a iosa, perché c'è questa abitudine della politica
italiana di promettere diritti a tutti, anche se non siamo in periodo elettorale (anzi,
forse ormai siamo sempre in periodo elettorale), facendo una dichiarazione di
principio, condivisibile e giusta finché si vuole, ma senza preoccuparsi poi della
effettiva possibilità di implementare quello che si promette.
Questo è il problema, perché, poi, il risultato pratico di un approccio di questo genere
è che il costo di questa accoglienza giusta e sacrosanta non lo pagherò io, non lo
pagherete voi, non lo pagheranno loro e neanche quelli che si incatenavano o quelli
che non si incatenavano, perché tutti noi torneremo a casa e mangeremo il nostro
panettone, in quanto siamo persone che, bene o male, non hanno problemi ad arrivare
alla fine del mese, ma lo pagheranno quelli che sono nelle nostre periferie ed
aspettano l'accoglienza, senza riuscire ad ottenerla, perché lo Stato italiano non ce la
fa più ad accogliere le persone che perdono il lavoro o la casa.
La settimana scorsa si è impiccato un signore di cinquant'anni, perché ha avuto lo
sfratto in questa città, e non ho sentito una maledetta parola in questo Consiglio
Comunale per lui! (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Non l'avrò detta
neanche io, ma forse era il caso di parlarne. (INTERVENTO FUORI
MICROFONO).

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Grazie.

BERTOLA Vittorio
Scusate, ma non riesco a togliermi dalla testa queste persone…

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Prego, Consigliere, prosegua.

BERTOLA Vittorio
Credo che saremmo un po' meno ipocriti se ci ponessimo i problemi per tutti, perché
l'obiettivo non è scegliere se dobbiamo dare la casa al signore sfrattato di
cinquant'anni o al profugo che scappa dalla guerra in Libia, usando i barconi e
vivendo tutte le scene orrende che abbiamo visto a Lampedusa. Il punto è come
riuscire ad organizzarsi per garantirli a tutti. Bisogna vedere se riusciamo a trovare il
modo di farlo, perché, altrimenti, sarà necessario anche ragionare sul fatto che, forse,
il welfare è stato pensato in un momento economico e storico che non riusciamo più
a sostenere e, quindi, dobbiamo cominciare a chiederci che cosa possiamo sostenere
e che cosa non possiamo sostenere. Non possiamo dire semplicemente a tutti:
"Questo lo diamo a voi e questo lo diamo ad altri", sapendo che, nella realtà, i poveri
si scontreranno tra loro per contendersi quel po' di briciole di welfare che restano.
Per questo motivo, la mia perplessità su questa proposta di deliberazione è forte,
semplicemente perché non ho visto alcun piano di implementazione credibile; di
conseguenza, il mio voto sarà di astensione. Il voto ha sicuramente suscitato delle
polemiche anche all'interno del Movimento 5 Stelle, perché, come sapete, tra noi
abbiamo una partecipazione piuttosto variegata e, quindi, ho chiesto pubblicamente
un'opinione anche ai nostri cittadini ed ai nostri elettori; ho ricevuto una serie di
suggerimenti e devo dire che, probabilmente, la maggioranza relativa perlomeno di
quelli che si sono espressi è favorevole a questa proposta di deliberazione, per cui
credo che il voto composito che sarà rappresentato dalla mia astensione e dal voto
favorevole del Consigliere Appendino rappresenti bene la diversità di vedute che c'è
all'interno del Movimento 5 Stelle.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Appendino.

APPENDINO Chiara
Il Consigliere Bertola ha già detto molto nel ribadire il motivo per cui voteremo
diversamente; penso che sia anche una questione di sensibilità e di approccio
personale, quindi, giustamente, ognuno di noi fa il suo intervento.
Parto dal mese di ottobre del 2013, perché è un momento che, personalmente, mi ha
colpito molto, quando sui giornali si potevano leggere titoli come "ecatombe di
migranti", "stragi disumane" e "tragedia infinita". Siamo a distanza di poco più di un
mese e non è cambiato nulla, ma ci sono state le passerelle di rito dei politici italiani
ed europei. Dopo solenni promesse e grande e pubblica commozione, l'emergenza
non è passata, è tornata solo in un angolo buio, pronta ad essere illuminata
all'occorrenza. Qualche giorno fa - devo dire, purtroppo -, il tema è prepotentemente
riemerso attraverso delle immagini che sono tristi e truci e che non voglio neanche
commentare, perché penso che le abbiamo viste tutti. Con altrettanta tristezza devo
dire che, secondo me, anche questa volta, terminato l'effetto mediatico di quello che
sta accadendo anche in questi giorni, tutto tornerà nel dimenticatoio.
Una piccola premessa. Quando parliamo di integrazione, come è avvenuto più volte
in quest'Aula, penso che, come Consiglio Comunale e come Istituzione, vogliamo
coinvolgere una molteplicità di attori, avviare un processo positivo di inclusione e
questo implica includere e coinvolgere chi arriva e chi accoglie (le Istituzioni, gli
attori sociali, il privato sociale e la scuola). Sono fondamentali per creare un
ambiente ben disposto nei confronti dei rifugiati.
Oggi, però, dobbiamo avere il coraggio di parlare di fallimento e mi rivolgo a tutti:
per questa emergenza il Governo ha speso quasi 1.200.000.000,00 di Euro (è
praticamente il Bilancio della spesa corrente del Comune di Torino), senza mettere in
piedi alcuna azione positiva volta a risolvere il problema e ad integrare realmente
queste persone.
Mi rivolgo anche a lei, signor Sindaco e Presidente dell'ANCI (quindi, ha un ruolo
fondamentale in questo): a mio avviso - ovviamente, è una mia opinione personale -,
non solo sono mancate una politica europea ed una politica nazionale, ma penso che
siano mancati soprattutto un coordinamento ed il pieno coinvolgimento dei territori.
Penso, ma credo che molti di voi la pensino allo stesso modo, che pagare una diaria a
tempo determinato, erogare una buona uscita di 500,00 Euro e parcheggiare queste
persone presso qualche albergo (l'abbiamo visto anche qui vicino a noi, a Settimo,
presso "Il Giglio") non siano state un'azione positiva di accoglienza e un'azione
positiva di integrazione, ma è stato un procrastinare il problema e far ricadere le
conseguenze su tutti noi.
Personalmente, ritengo che l'integrazione si debba basare sull'accoglienza e sulla
parità dei diritti e dei doveri e quindi, cari Consiglieri, indipendentemente dall'idea
che potete avere - mi rivolgo in particolare ad alcuni miei Colleghi di opposizione -
di uguaglianza, di parità di accesso e di riconoscimento dei diritti di solidarietà, noi
tutti abbiamo dei doveri dettati dagli accordi internazionali e, in particolare, dalla
Convenzione di Ginevra (l'articolo n. 27, che non leggo neanche, perché ritengo che
lo ricordiamo tutti).
Poi vorrei ricordare - probabilmente, è sfuggito in qualche intervento - di che cosa
stiamo parlando: stiamo parlando di profughi, di persone che hanno richiesto la
protezione internazionale, di persone che fuggono dalla guerra, che sono disperate, di
persone che rischiano tutto, la loro vita e spesso anche quella dei loro figli, pur di
scappare da dove sono, senza neppure sapere se arriveranno vivi alla meta; sono
persone disperate.
Vorrei anche dire che non meno disperati, come diceva il mio Collega prima di me,
sono quegli operai, impiegati e pensionati che non riescono a pagare il mutuo o
l'affitto e vengono cacciati da casa, oppure le famiglie che non hanno un tetto sicuro
per i propri figli e che non possono costruire quel luogo nel quale coltivare gli affetti
e sentirsi famiglia. Sono disperati quei giovani che non trovano lavoro o quei
cinquantenni che non riescono ad essere inseriti nel mondo del lavoro e si sentono
inutili, oltre che un peso per i loro cari, forse è questa la cosa peggiore.
Però, cari Colleghi - qui mi differenzio rispetto alla posizione del Consigliere Bertola
-, non dobbiamo fare una classifica della disperazione. Non possiamo essere noi a
mettere in ordine prima qualcuno e poi qualcun altro, solo perché vediamo la realtà
anche - e mi riferisco soprattutto al resto dell'opposizione - con la nostra ideologia.
Secondo me (ovviamente, è la mia posizione personale), sarebbe la cosa più sbagliata
in assoluto che noi amministratori pubblici potremmo fare, perché, a questo punto,
saremmo noi a scatenare la guerra tra poveri. Queste sono tutte persone, sono ultimi
e vanno aiutati dalla collettività nel miglior modo possibile.
Per questa ragione, io non potrò che votare a favore della proposta di deliberazione.
Non posso non riconoscere un dato di fatto, che è proprio una disperazione che tutti
noi dovremmo in qualche modo accogliere.
Come ho detto prima, devo anche denunciare che qui esistono anche delle
responsabilità nazionali. Prima di tutto, sulla destinazione dei soldi spesi finora.
Quante politiche di inclusione e reale integrazione si sarebbero potute fare con più di
1 miliardo di Euro? Si sarebbero potuti supportare i profughi, ma anche tanti altri
bisognosi che i nostri servizi assistenziali ogni giorno ascoltano ed aiutano.
Sindaco, mi rivolgo a lei. Proprio per ciò che ho detto finora, devo chiedere a lei di
farsi garante di non costruire priorità di disperazione, di non rendere ancora più
ultimi coloro che già lo sono nella nostra società. Questo lo si fa non a parole, ma
dedicando tutte le risorse che riesce a trovare nel nostro, seppur disastrato, Bilancio.
La nostra sfida, infatti - e mi ci metto in mezzo anch'io - è includere, non escludere e
contrapporre. Dobbiamo far capire che a tutte queste persone la Città di Torino è
vicina e fa tutto ciò che può per alleviare la loro disperazione. Questa è la sfida che
attende lei, Sindaco, e mi rivolgo a lei, perché è lei a governare questa Città; noi
come Consiglio Comunale non possiamo che darle un indirizzo, e penso che
quest'Aula lo stia esprimendo in questa sede.
Concludo, quindi, dicendo che voterò in modo convinto a favore della proposta di
deliberazione, proprio per dare un messaggio a coloro che ci chiedono evidentemente
ogni giorno aiuto, indipendentemente dal fatto che siano italiani o stranieri,
comunitari o extracomunitari.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Viale.

VIALE Silvio
Ho sentito citare dal Consigliere Tronzano, poi mi sembra anche indirettamente dal
Consigliere Bertola, l'articolo 10 della Costituzione. Credo che sia importante
leggerlo, perché, altrimenti, lo citiamo sempre un po' a sproposito, perché dice - salto
alcune parti -: "La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge, in
conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero..." (INTERVENTO
FUORI MICROFONO). Sì, Consigliere Tronzano, ma non basta fermarsi a
"straniero cittadino", bisogna leggere e capire, altrimenti diventa una battuta.
"Lo straniero al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà
democratiche garantite dalla Costituzione italiana - quindi, libertà democratiche
garantite dalla Costituzione italiana - ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica,
secondo le condizioni stabilite dalla legge". Non mi pare che, di fronte a stranieri
titolari di diritti, per convenzioni internazionali, in questo Paese, la Costituzione
preveda la deportazione. Non li fa sparire. Non c'è un Mago Otelma che arriva e
domani fa sparire quelle centinaia di persone, di cui una buona parte occupa edifici,
ma un'altra parte non occupa edifici. Io, per lavoro, ho a che fare spesso con donne e
non tutte sono in locali occupati, a volte sono ospiti in altri modi.
Dietro le mie spalle, ci sono Consiglieri molto più devoti e più sensibili di me su
alcuni temi; vorrei sapere cosa penserebbe di questa materia l'Arcivescovo Nosiglia,
o comunque la Chiesa. Vedo il Consigliere Magliano. Mi sembra difficile sostenere
che, di fronte a persone presenti in carne ed ossa, al di là della loro condizione
specifica e delle derivazioni possibili, eccetera, la soluzione sia far finta che non ci
siano o metterle in qualche modo in contrapposizione ad altre categorie di persone.
Non credo che questa deliberazione stravolgerà le graduatorie sulle case popolari,
eccetera. È una paura, un timore, non ne ho la certezza, perché poi l'ingegno italiano
di essere furbi è contagioso. Chiaramente, colpisce direttamente chi arriva in Italia in
qualche modo. Però, non è questione di due punti, tre punti, un punto, eccetera, che
tra l'altro spetta al centrodestra dirimere.
Noi, probabilmente, finiremo per essere persino critici rispetto a soluzioni peraltro
poste, come l'attuale situazione è dovuta ad un Decreto del centrodestra, per cui non
si può imputare questa situazione a Fassino, a Chiamparino o a chi per altri.
Sicuramente, il fatto di dare la residenza, dà delle opportunità in più e dà la
possibilità di integrazione, perché oggi persone che non hanno documenti, che non
possono avere la carta d'identità, la residenza, eccetera, sono costrette a lavori
clandestini e ad una situazione di clandestinità di fatto per quanto riguarda la vita
civile.
Ecco perché la residenza non risolverà di per sé i problemi. Permetterà, però, di fare
un passo avanti e di valutare un po' le conseguenze, perché per molti potrà essere
una soluzione, per altri magari no. Nello stesso tempo, potrà essere anche un
deterrente, perché è molto più facile occupare e vivere nell'illegalità, se nell'illegalità
ci sei. Nel momento in cui sei meno illegale, è più difficile avere comportamenti
illegali, perché questo può avere più conseguenze. Per cui, il fatto di avere,
comunque, un documento, una situazione, eccetera, è un deterrente anche per alcuni
comportamenti.
Ecco perché io voto convintamente questa proposta di deliberazione, che non sarà
l'ottimale, o il meglio, ma è sicuramente un passo avanti, è quello che possiamo fare,
perché qualcosa è da fare. Vedremo se la soluzione trovata dovrà essere corretta in
qualche modo e ritengo sbagliate e abbastanza ideologiche le critiche.
Approfitto di un minuto ancora per dire che ho presentato un subemendamento
all'emendamento alla mozione presentata dal Consigliere Marrone ed altri.
Io continuo ad insistere che, nonostante questa situazione, mi auguro che tutto il
Consiglio Comunale voti a favore o si astenga su questa deliberazione, perché, dopo
le cose dette e, soprattutto, per chi ha una posizione sociale molto forte, andare a dire
no mi sembra una cosa molto sbagliata. Credo che, alla fine, quando noi diciamo
"parità di trattamento evitando ogni forma di discriminazione", la frase debba finire
lì, perché ogni precisazione ulteriore sarebbe una forma di discriminazione. Faccio
un semplice esempio. Non cito l'articolo 3 della Costituzione, ma, date le Leggi oggi
sugli omosessuali in India, in Russia, anche in Australia, noi potremmo avere domani
decine o centinaia di persone che chiedono asilo politico in nome di garanzie per
quanto riguarda le libertà omosessuali che non ci sono in quel Paese.
Per cui credo che concludere con "ogni forma di discriminazione" non modifica la
bontà e lo spirito della proposta del Consigliere Marrone. Semplicemente, evita una
precisazione che ne sarebbe una contraddizione.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Liardo.

LIARDO Enzo
Si tratta proprio di una piccola integrazione, perché non avevo valutato il fatto che
all'interno della discussione non ci fosse più la dichiarazione di voto e, di
conseguenza, ho preso la parola adesso.
Io volevo specificare alcune situazioni che per quanto riguarda... (INTERVENTO
FUORI MICROFONO). No, io glielo posso spiegare. (INTERVENTO FUORI
MICROFONO). Se mi fa parlare, glielo spiego... (INTERVENTO FUORI
MICROFONO). Non lo so, se mi interrompono in continuazione. Non devo parlare
per venti minuti.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Consigliere, lei sta integrando il suo intervento. Prego.

LIARDO Enzo
Grazie, Presidente. Nel primo intervento non sono entrato nel merito, perché pensavo
di farlo in dichiarazione di voto. Io volevo solo sottolineare alcuni aspetti, e mi
rivolgo all'Assessore. La nostra non è assolutamente una posizione preconcetta,
neanche una posizione men che meno razzista; la preoccupazione, caro Assessore, è
che, comunque, con tutti gli esperimenti che sono stati fatti qui e nell'immaginario
del cittadino torinese, questa Città diventi poi un polo di attrazione anche per
extracomunitari e profughi. Non che non li si voglia, in chiave razzista, ma noi
vorremmo che ci fosse una distribuzione anche all'interno della nostra Nazione in
altre città, che, magari, non hanno lavorato in quella direzione come lei sta facendo
in questo momento. Inevitabilmente, Torino poi diventa questo.
Devo anche aggiungere che questo polo di attrazione può portare ad un livello
elevato i disservizi, come è stato dimostrato in questi ultimi anni, non per mancanza
di volontà da parte dell'Assessore, ma proprio per una serie di risorse che questa
Città non ha e, quindi, non riesce più a dare risposte ai cittadini.
Quante volte vi sarete trovati di fronte ad alcune persone, che, in qualche modo,
conoscete, che vi dicevano che non ci sono soldi e che non hanno le risposte. La
preoccupazione nasce proprio da questo aspetto. Allora, continuando a favorire -
giustamente, lei dice, Assessore, in termini di Legge - le condizioni affinché questa
Città possa, comunque, sempre essere in grado di fare ciò, con le normative che
andiamo in questo momento a votare, il rischio è che, poi, come ho già avuto modo
di dire, Torino diventi un polo di attrazione.
Per carità, ben venga, ma noi siamo poi nelle condizioni di poter dare delle risposte a
queste povere persone? Ci siamo domandati questo? Questo è un aspetto di cui
dovremmo in qualche modo interrogarci.
Comunque, noi, per queste ragioni e per queste preoccupazioni - ringrazio il
Presidente - voteremo in maniera contraria.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Non avendo altre richieste di intervento, do la parola al Vicesindaco.

TISI Elide (Vicesindaco)
Molto brevemente, volevo solo, alla luce dei vari interventi, fare alcune integrazioni
alle cose già dette. Intanto, ringrazio, per il lavoro congiunto fatto, l'Assessore Gallo
e l'Assessore Tedesco, che non è assolutamente scontato, ma lo voglio sottolineare,
perché qualche Consigliere ricordava come alcuni percorsi siano difficili ed
impegnativi.
Io credo che, in questi anni, la politica sia chiamata a fare percorsi difficili ed
impegnativi e credo che non possiamo immaginare di scegliere strade facili, come
delle scorciatoie. Quindi, credo che, davvero, l'impegno di tutti sia finalizzato a
ottenere anche in questo caso la possibilità di un riconoscimento di diritti civili, che
non necessariamente devono essere sovrapposti a diritti sociali, che, come sappiamo,
nel nostro Paese, molto spesso, sono legati alle scelte dei singoli territori.
Io volevo anche sottolineare nel merito del richiamo fatto all'emergenza abitativa e
alle situazioni di disperazione che ne conseguono, che tutte le settimane in
Commissione Emergenza Abitativa si trovano soluzioni per decine e decine di casi e
che, se è necessario, continueremo a potenziare gli interventi per tentare di trovare le
migliori risposte a tutti i bisogni.
In ultimo, c'è sicuramente un cambio di indirizzo a livello nazionale sul tema
dell'accoglienza. Io auspico che i percorsi, come l'emergenza Nord Africa, non si
abbiano mai più a ripetere, perché sono stati assolutamente fallimentari e gli esiti di
questi percorsi stanno ancora generando su tutto il territorio nazionale problemi
enormi, proprio perché sono stati gestiti con la modalità dell'emergenza e non era
previsto un coinvolgimento dei territori.
Viceversa, oggi si è avviata una politica nazionale che vede il potenziamento dello
SPRAR, passando da tremila a sedicimila posti di accoglienza in Italia. Questo
consente di evitare il ricorso all'emergenza, coinvolgendo i territori e tutti i territori
nazionali e non soltanto qualcuno.
Quindi, credo che queste modalità diano anche una prospettiva di un approccio
diverso del nostro Paese sia sui temi della gestione sia poi anche nei confronti
dell'Europa per quanto attiene, invece, la necessità di avere sostegno per poter
affrontare delle situazioni che, non in termini di numeri, perché noi accogliamo molti
meno rifugiati e profughi di altri Paesi europei, ma in termini di modalità per come
avvengono gli sbarchi, è sicuramente più problematica che in altri contesti.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Sindaco.

SINDACO
Intanto, penso che noi, quando affrontiamo questa questione, dovremmo avere
presente che quello che succede nel mondo ci riguarda. Perché invocare ad ogni piè
sospinto che viviamo nel tempo della globalizzazione e poi non fare i conti con il
fatto che la globalizzazione ci porta opportunità e benefici, ma anche problemi e
contraddizioni da gestire, è una contraddizione.
Siccome il Mediterraneo non è lontano da noi, è parte della nostra vita, quello che
succede in quel bacino e quello che succede in quei Paesi, è questione di cui, ci
piaccia o no, dobbiamo occuparci, perché quello che accade lì, ci investe, anche se
noi chiudiamo gli occhi.
Io penso si debba partire da questa considerazione, perché di problemi come quelli
che si sono posti in questi ultimi anni in relazione a ciò che è accaduto (i movimenti
che hanno sconvolto e mutato gli equilibri nel Nord Africa) e di dinamiche di questo
genere ne conosceremo molte, perché, se vogliamo che si affermi ovunque lo stato di
diritto, l'uguaglianza dei cittadini, quei diritti civili e umani che da noi sembrano
normali e sotto molti cieli sono ancora negati, se vogliamo che effettivamente la
democrazia diventi il regime politico in cui si riconosce ogni Paese, se vogliamo che
effettivamente si possa evitare che, in un mondo che conosce ogni e qualsiasi
tecnologia, ci sia ancora chi muore di fame, dobbiamo sapere che tutto questo
produrrà dinamiche politiche, economiche, demografiche di cui dovremo occuparci.
Quindi, il tema dei rifugiati e dei profughi è un tema di fronte a noi e dobbiamo avere
la consapevolezza che non possiamo chiudere gli occhi o girare la testa dall'altra
parte. Dobbiamo avere una strategia per governare questi fenomeni e le dinamiche
che questi fenomeni producono.
Ovviamente, governare queste dinamiche richiede una strumentazione politica
adeguata, a partire dal fatto che sempre di più fenomeni come le crisi umanitarie non
possono essere affidati soltanto alle politiche ed alle responsabilità degli Stati
nazionali. Per esempio, per quello che ci riguarda, serve sempre di più una politica
europea che sia capace di gestire e di affrontare questi temi. Serve, naturalmente, una
politica di accoglienza del nostro Paese che sia adeguata.
Fare una politica di accoglienza richiede risorse, richiede costruzione di percorsi di
gestione della popolazione che ti arriva in casa e significa costruire le condizioni,
perché si superi una condizione di emergenza e chi è arrivato in una condizione di
emergenza possa ritrovare percorsi di ritorno nel proprio Paese in una condizione di
normalità. Tutto questo non è semplice. Tutto questo richiede una strategia politica
che abbia continuità, strumenti e risorse.
Io voglio dire qui con grande chiarezza che, se vedo un limite in quello che è
accaduto in questi anni in Italia, è che le risorse sono scarse, gli strumenti sono
insufficienti e le prospettive sono piuttosto nebulose.
Aver deciso, per esempio, che l'emergenza Nord Africa cessava il 28 febbraio 2013,
sulla base di una scelta arbitraria di una data di calendario e non sulla base
dell'analisi del fenomeno, è, secondo me, un modo di affrontare il problema che è
quantomeno sconcertante, perché un'emergenza non esiste o cessa sulla base di un
Decreto che stabilisce che c'è una data, a partire dalla quale un fenomeno non esiste
o non esiste più. Se un fenomeno c'è, esiste nella sua fattualità e bisogna fare i conti
con quel fenomeno.
Aver deciso che ad un certo punto l'emergenza Africa non c'era più, ma tutti i
profughi erano qui, ha significato scaricarli sui Comuni. E noi oggi, a Torino come in
tantissimi Comuni italiani, stiamo pagando questa contraddizione. Stiamo pagando la
contraddizione di un'emergenza che continua, ma che il nostro Paese non riconosce
come ha riconosciuto nel momento in cui questa emergenza era più critica, e si è
scaricata sui Comuni, sul sistema degli Enti locali, la responsabilità di gestire questo
fenomeno, mettendo a loro disposizione risorse assolutamente insufficienti e
strumenti assolutamente inadeguati.
Questo sì che è un problema, che io ho già avuto modo di rappresentare più volte a
questo Governo come al Governo precedente, perché non si può credere che questa
emergenza possa essere adeguatamente gestita e risolta soltanto sulla base delle
politiche che i Comuni fanno.
Io avverto un'assenza e, comunque, un'inadeguatezza di politica nazionale che non è
meno inadeguata della politica europea, che rende più faticosa la possibilità poi per
chi ha concretamente i profughi in casa, che sono i Comuni, di governare e di gestire
questo fenomeno.
Quindi, penso che intanto bisogna dire questo. Non si può scaricare sugli Enti locali
la gestione del tema dei profughi o dei rifugiati. Naturalmente, gli Enti locali la loro
parte sono pronti a farla, la stanno facendo, ma occorre che sia messa a loro
disposizione una strumentazione sia di risorse finanziarie, sia di quadro normativo,
sia di percorsi di integrazione e di inclusione, senza i quali la gestione diventa
obiettivamente più difficile. E una gestione difficile, naturalmente, è un terreno di
cultura di tutti i rischi che pur si possono immaginare, alcuni dei quali sono stati
evocati anche qui.
Infine, la deliberazione che assumiamo è un atto necessario ed è un atto dal quale,
sulla base di precise indicazioni del Ministero dell'Interno, non ci si può sottrarre.
Noi qui non stiamo prendendo questa decisione in modo solitario, isolato ed
arbitrario. Prima di assumere questa decisione, abbiamo consultato il Ministero
dell'Interno, abbiamo fatto le verifiche che erano necessarie del dispositivo
legislativo e normativo che regola oggi la condizione delle persone che sono in una
condizione di rifugiato o di profugo e, alla fine, le conclusioni sia dall'analisi del
quadro normativo sia l'orientamento che è venuto dal Ministero dell'Interno è che
non si potesse eludere l'adozione di un provvedimento che riconosceva una
residenza, sia pure in forma transitoria e temporanea, a chi oggi è residente
effettivamente nella nostra città.
L'abbiamo fatto adottando un criterio di temporaneità, non riconoscendo la residenza
laddove per esempio si è dato luogo ad occupazioni illegittime o abusive di edifici e
di case; non riconosciamo la residenza in una forma che significa una stabilizzazione
definitiva. Riconosciamo la residenza nelle forme e nelle modalità di una residenza
temporanea che corrisponde a quello che è. Vivono in questa città in una condizione
temporanea e noi pensiamo che sia giusto riconoscerlo con un provvedimento di
residenza temporanea. Fermo restando che, naturalmente, l'obiettivo che ci poniamo
è quello di affrontare questo tema anche in relazioni politiche e governative che
auspichiamo siano più solide e più chiare di quelle che ci sono state fin qui, per dare
una soluzione più chiara a questo tema.
Infine, il tema della discriminazione. È evidente che, nel momento in cui c'è un
afflusso di popolazione che ha caratteristiche molto particolari ed esposte alle tante
criticità che qui sono state evocate, si pone il problema di gestire l'afflusso di questa
popolazione, in ragione tale da evitare l'insorgere di conflittualità pericolose e
l'insorgere al tempo stesso di forme di discriminazione in qualsiasi direzione possano
prodursi.
La mozione di accompagnamento che viene presentata con la proposta di
deliberazione va in questa direzione, quella di chiedere la riapertura di una
discussione in sede regionale sui criteri di accoglienza, in particolare sui criteri di
assegnazione di case popolari, in ragione tale che questi criteri siano definiti, in
modo da evitare qualsiasi forma di discriminazione nei confronti di chicchessia.
Anche questo mi sembra un atto di civiltà e di buonsenso a cui il nostro Consiglio
Comunale certamente non può far mancare la propria adesione.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Grazie, Sindaco.

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