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LEVI Marta (Vicepresidente) Passiamo alla discussione dell'interpellanza n. mecc. 201304496/002, presentata in data 1° ottobre 2013, avente per oggetto: "MOI: passata l'attenzione, gabbato lo profugo e lo quartiere" LEVI Marta (Vicepresidente) La parola, per la risposta, al Vicesindaco Tisi. TISI Elide (Vicesindaco) Nel merito di questa interpellanza ho richiesto alcuni approfondimenti ai miei Colleghi Assessori, in quanto la maggioranza dei punti non è riferita a questioni che rientrano all'interno delle deleghe che mi competono. In particolare, sulla questione che attiene di più all'ordine pubblico, ho sottoposto la questione all'Assessore Tedesco, che, peraltro, mi ha fornito una risposta da parte del Comandante della Polizia Municipale, Gregnanini, che riferisce quanto segue: "Per quanto attiene alle competenze e alle conoscenze della Polizia Municipale, risulta che le palazzine occupate abbiano le utenze attive. Relativamente al punto n. 4, l'episodio indicato non risulta denunciato ad alcuna Forza di Polizia ed è stato appreso esclusivamente tramite testate giornalistiche. La situazione dell'area è stata segnalata alla Prefettura di Torino, auspicando un esame della stessa da parte del Comitato Provinciale Ordine e Sicurezza Pubblica competente in materia. La Polizia Municipale si atterrà a quanto valutato e deciso in tale sede". Nel merito invece delle questioni che riguardano più direttamente gli aspetti patrimoniali, ho chiesto all'Assessore Passoni di darmi delle indicazioni; mi scrive Antonino Calvano: "In relazione all'interpellanza del 1° ottobre 2013 presentata dai Consiglieri Chiara Appendino e Vittorio Bertola, che si è analizzata per gli aspetti di competenza, si comunica che le palazzine site nell'area ex MOI occupate, nessuna delle quali di proprietà della Città, non fruiscono dunque di utenze intestate o, comunque, gestite dalla Città medesima. Si resta in ogni caso a disposizione per ogni contributo utile". Questo nel merito delle questioni più specifiche. Per quanto riguarda le questioni di carattere più generale, posso riferire che è stata inviata una lettera al Prefetto a cura del Sindaco Fassino, che ha segnalato la necessità di conoscere nel dettaglio una serie di questioni, ma soprattutto la difficoltà della situazione ed è intervenuto anche l'ANCI nazionale nei confronti del Ministro Alfano per segnalare le difficoltà generate sui territori di molte città metropolitane, conseguenza degli effetti e degli esiti dell'emergenza Nord Africa, visto che non hanno riconosciuto lo status di rifugiato a molte migliaia di persone, alle quali, oggi o nelle prossime settimane, scadranno i permessi di soggiorno e nel merito dei quali si è in attesa di conoscere quali saranno le decisioni del Ministero. Come ANCI nazionale si è pertanto sollecitata una decisione in questo senso e accanto a ciò si è anche evidenziata la necessità di individuare dei percorsi straordinari che sostengano le persone che ancora si trovano sul territorio nazionale. Nel merito di quelle che sono le competenze specifiche del mio Assessorato, vorrei riferire che abbiamo aderito al progetto SPRAR nazionale (naturalmente quello che è previsto soltanto per i rifugiati e richiedenti asilo) che, con il prossimo anno, potrà consentire un'accoglienza all'interno dei percorsi di legalità (quali già oggi abbiamo sperimentato con profitto come Città e che sono concordati all'interno di accordi stipulati con il Ministero) per circa 500 persone. Oltretutto, questi nuovi percorsi SPRAR, che si attueranno dal prossimo anno, hanno previsto anche un'estensione della progettualità, non solo sulla Città di Torino, ma anche su un'Area Metropolitana più vasta, e molti altri Comuni in questa nuova edizione hanno presentato progetti ed aderito a questa progettualità. Nel merito, a novembre 2013 ci troviamo con una lista d'attesa di richiedenti asilo di circa 200 persone. È molto difficile, anche a livello nazionale, definire esattamente gli esiti e gli effetti di chi, invece, era arrivato con l'emergenza Nord Africa e non ha avuto il riconoscimento dello status. Sappiamo che alcune di queste persone hanno tentato di trovare lavoro ed ospitalità anche in altri Paesi europei e che ci sono stati dei respingimenti verso il nostro Paese. Ritengo che, da questo punto di vista, ci sia un forte impegno dell'ANCI nazionale anche nel sollecitare il Governo per trovare una soluzione, che, diversamente, come singole Città (e credo di poter dire, anche dal confronto fatto con i Colleghi, che non riguarda solo Torino, ma molte altre città in Italia) è molto complessa. Certamente la situazione di Torino è stata resa più difficile dal fatto che le scelte fatte in allora dalla Protezione Civile e dalla Regione hanno visto, nell'area della provincia di Torino, una concentrazione molto alta di persone che arrivavano dall'emergenza Nord Africa. LEVI Marta (Vicepresidente) La parola al Consigliere Bertola. BERTOLA Vittorio Ringrazio l'Assessore per aver risposto ed essersi anche fatta un po' carico di verificare gli aspetti relativi a diverse questioni, perché effettivamente questo è un problema complicato che riguarda più lati dell'Amministrazione Comunale e che però noi abbiamo voluto sollevare, perché ci sembra che stia venendo un po' dimenticato e questo è un problema. C'è stato un momento di grande attenzione sulla vicenda dei profughi: quando sono avvenute le occupazioni, ricordiamo le visite di esponenti politici, ad esempio della Presidente Boldrini che ha incontrato dalle organizzazioni cattoliche ai centri sociali; tutti si sono un po' interessati a questa vicenda, però, passata l'emergenza e forse passate le telecamere, dopo un mese o due quello che a noi risulta è che queste persone siano lì e vadano avanti in una specie di regime di autogestione soltanto con l'aiuto di alcuni volontari italiani, che non fanno riferimento ad alcun tipo di organizzazione, ma che, come individui singoli e cittadini, di fronte a questa situazione hanno deciso di aiutare e farsene carico per quello che possono. Dato che una o due persone non possono farsi carico di 400, 500 o 600 persone che hanno bisogno di tutto, la situazione è chiaramente insostenibile e, avvicinandosi l'inverno, siamo veramente preoccupati, perché non si capisce che cosa possa succedere lì dentro. Quindi, è una buona notizia se dall'anno prossimo ci saranno veramente 500 posti nei percorsi SPRAR e magari si potranno recuperare quasi tutte queste persone; tra l'altro una delle domande chiedeva di sapere quanti sono e mi sembra di capire che non lo sappia neanche l'Amministrazione. Nel senso che poi chi va lì dice che sono 400 oppure 500 persone, però il punto è capire se queste persone riusciranno ad arrivare all'anno prossimo, perché, specialmente adesso con l'inverno (chiaramente dovranno scaldarsi in qualche modo e già adesso devono farlo), si rischia che succedano delle tragedie. Da una parte mi fa anche piacere scoprire che le utenze sono attive, ma non sappiamo se e chi le stia pagando e a chi sono intestate. Da una parte, quindi, è positivo che questi abbiano almeno l'acqua, ma - non so se sia vero - ho sentito che adesso l'acqua verrà tagliata, perché, alla fine, SMAT ha centinaia di migliaia di Euro di bollette non pagate (non so se questa cosa risulti o meno). Chiaramente sarebbe un altro grande problema avere degli edifici dove vivono centinaia di persone senz'acqua. D'altra parte, capisco anche che non si può neanche chiedersi all'infinito chi pagherà le spese, però qualcuno dovrà pur farsi carico della situazione, ricordando che non si tratta semplicemente di immigrati clandestini, ma, innanzitutto, sono persone e, poi, sono richiedenti asilo, profughi o, comunque, titolari di protezione sussidiaria, quindi persone che hanno diritti riconosciuti internazionalmente (perché scappano dalle guerre, non è che sono in gita di piacere). Il primo obiettivo della nostra interpellanza era sollevare il problema e fare in modo che se ne parlasse anche in Consiglio Comunale. Non so se valga la pena di chiedere alla IV Commissione di occuparsene prima o poi con un po' più di dettaglio, perché forse varrebbe la pena che la IV Commissione si occupasse non solo delle polemiche - inevitabili - tra le parti politiche sulla gestione sanitaria della Regione Piemonte, ma anche di problemi forse più difficili e meno piacevoli, come questi, ma che in qualche modo vanno affrontati. L'altra questione che è rimasta aperta, era accennata nell'interpellanza e non so se ci siano state riflessioni in merito (perché mi sembra che nella risposta non se ne sia parlato), è quella della concessione della residenza. È chiaro che l'idea di concedere la residenza a queste persone suscita reazioni forti, in alcuni molto positive e in altri molto negative. Sta di fatto che, finché queste persone non sono riconosciute (non si sa chi sono, non hanno un indirizzo e non sono registrate da qualche parte), è impossibile gestirle, sia nel bene che nel male; quindi, sia in termini di ordine pubblico (perché se non sai chi c'è lì, non sai neanche quando, su seicento, magari ce n'è uno fuori di testa che poi va in giro, come purtroppo è successo a Milano, ad aggredire qualcuno a picconate), sia nel bene, quindi dando una possibilità a queste persone di mantenersi, di integrarsi e, magari, di cominciare a trovare dei lavoretti e a fare qualcosa, evitando di essere semplicemente abbandonati lì senza sapere che cosa da fare o avendo come unica possibilità quella di andare a lavorare in nero, piuttosto che andare magari a fare, come hanno fatto molti questa estate, la stagione dei pomodori al Sud, piuttosto che andare a lavorare in nero al CAAT o in tutti gli altri centri dove sappiamo che, nonostante le assicurazioni, ci sono persone che fanno lavori di fatica in nero e generalmente sono immigrati. Quindi, su questo vorrei capire quali sono le intenzioni dell'Amministrazione: se, alla fine, questa residenza verrà concessa o meno. C'era stata anche una petizione in merito e c'erano varie richieste, per cui vorremmo che perlomeno ci fosse una risposta: sì o no, proprio per capire se l'Amministrazione ha preso posizione sulla richiesta della residenza. Sulle questioni della sicurezza, da una parte queste persone sono andate lì perché non sapevano dove andare. Addirittura molti hanno fatto il giro dei quattro cantoni: sono passati prima in via Bologna, poi nell'ex clinica San Paolo e, poi, in via Asti; da anni stanno girando come delle trottole. Altri magari sono più recenti; addirittura mi sembra che l'occupazione di agosto sia dei somali di corso Chieri, che stavano in una situazione ancora peggiore. Alla fine però c'è comunque un problema di convivenza con il quartiere, nel senso che non è neanche giusto che chi abita lì davanti abbia delle preoccupazioni, vere o infondate che siano. Abbiamo parlato anche con i gestori dell'ostello della gioventù che la Città ha piazzato lì, in un posto già non particolarmente fortunato perché non è collegato e non è vicino al centro; chiaramente ci hanno detto che i ragazzini di quindici, sedici o venti anni che arrivano dall'estero per visitare Torino dopo una notte scappano dopo aver visto questa situazione lì di fronte. Lo capisco, nel senso che non a tutti si può chiedere di farsi carico della convivenza con una situazione di questo genere e, poi, a catena questa situazione crea comunque problemi, anche con la massima volontà di rispetto e di integrazione, al quartiere che è lì ed alle attività. Abbiamo esposto tanti problemi e mi rendo conto che le soluzioni siano molto difficili, specialmente se non riusciamo a reperire le risorse; il fatto, quindi, che ci siano le risorse per percorsi individuali di integrazione è importante e speriamo che servano. In qualche modo, però, tutti, ognuno nel proprio ruolo, dobbiamo farci carico di questa situazione, perché il rischio è che, con l'arrivo dell'inverno, si crei una vera tragedia e succeda qualcosa. Si tratta di palazzine che stanno in piedi un po' per miracolo, che sono cadenti e con impianti di fortuna, quindi si rischia veramente che finisca male. LEVI Marta (Vicepresidente) La parola, per una breve replica, al Vicesindaco Tisi. TISI Elide (Vicesindaco) Sarà una replica brevissima, solo per fare una precisazione. Come dicevo, il Governo ha inteso ampliare i posti SPRAR a livello nazionale e abbiamo dato un'adesione; a livello nazionale, passeranno da tremila, che erano quelli del dicembre del 2012, a sedicimila (a gennaio). Questo naturalmente fa sì che l'Italia, forse per la prima volta, strutturi uno strumento di accoglienza che possa evitare di trovarci in situazioni di emergenza, come è accaduto con la vicenda del Nord Africa. Ricordo, però, che questi strumenti (per i quali, come ho detto, abbiamo già oggi duecento persone in lista d'attesa) riguardano esclusivamente i rifugiati ed i richiedenti asilo; per intenderci non riguardano gli ENA, che avevano dei permessi umanitari. Quindi, credo che la sollecitazione fatta dall'ANCI al Governo di affrontare anche questa questione (che per le Città è particolarmente delicata, laddove ci sono presenze di questo tipo) sia assolutamente necessaria. È altrettanto evidente che, oggi, il tema principale è la possibilità dell'eventuale rinnovo del permesso di soggiorno o, comunque, di conoscere le intenzioni del Governo. Lo preciso anche per far comprendere come questa sia una questione che neanche le grandi Città sono in grado di affrontare da sole, se non c'è una scelta di politica nazionale che dia non solo delle risorse, ma anche delle indicazioni della direzione in cui si vuole andare. LEVI Marta (Vicepresidente) L'interpellanza è discussa. |