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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 18 Novembre 2013 ore 10,00
Paragrafo n. 6
INTERPELLANZA 2013-04496
"MOI: PASSATA L'ATTENZIONE, GABBATO LO PROFUGO E LO QUARTIERE" PRESENTATA DAI CONSIGLIERI BERTOLA ED APPENDINO IN DATA 1 OTTOBRE 2013.
Interventi

LEVI Marta (Vicepresidente)
Passiamo alla discussione dell'interpellanza n. mecc. 201304496/002, presentata in
data 1° ottobre 2013, avente per oggetto:

"MOI: passata l'attenzione, gabbato lo profugo e lo quartiere"

LEVI Marta (Vicepresidente)
La parola, per la risposta, al Vicesindaco Tisi.

TISI Elide (Vicesindaco)
Nel merito di questa interpellanza ho richiesto alcuni approfondimenti ai miei
Colleghi Assessori, in quanto la maggioranza dei punti non è riferita a questioni che
rientrano all'interno delle deleghe che mi competono.
In particolare, sulla questione che attiene di più all'ordine pubblico, ho sottoposto la
questione all'Assessore Tedesco, che, peraltro, mi ha fornito una risposta da parte del
Comandante della Polizia Municipale, Gregnanini, che riferisce quanto segue: "Per
quanto attiene alle competenze e alle conoscenze della Polizia Municipale, risulta
che le palazzine occupate abbiano le utenze attive. Relativamente al punto n. 4,
l'episodio indicato non risulta denunciato ad alcuna Forza di Polizia ed è stato
appreso esclusivamente tramite testate giornalistiche.
La situazione dell'area è stata segnalata alla Prefettura di Torino, auspicando un
esame della stessa da parte del Comitato Provinciale Ordine e Sicurezza Pubblica
competente in materia. La Polizia Municipale si atterrà a quanto valutato e deciso in
tale sede".
Nel merito invece delle questioni che riguardano più direttamente gli aspetti
patrimoniali, ho chiesto all'Assessore Passoni di darmi delle indicazioni; mi scrive
Antonino Calvano: "In relazione all'interpellanza del 1° ottobre 2013 presentata dai
Consiglieri Chiara Appendino e Vittorio Bertola, che si è analizzata per gli aspetti di
competenza, si comunica che le palazzine site nell'area ex MOI occupate, nessuna
delle quali di proprietà della Città, non fruiscono dunque di utenze intestate o,
comunque, gestite dalla Città medesima. Si resta in ogni caso a disposizione per ogni
contributo utile". Questo nel merito delle questioni più specifiche.
Per quanto riguarda le questioni di carattere più generale, posso riferire che è stata
inviata una lettera al Prefetto a cura del Sindaco Fassino, che ha segnalato la
necessità di conoscere nel dettaglio una serie di questioni, ma soprattutto la difficoltà
della situazione ed è intervenuto anche l'ANCI nazionale nei confronti del Ministro
Alfano per segnalare le difficoltà generate sui territori di molte città metropolitane,
conseguenza degli effetti e degli esiti dell'emergenza Nord Africa, visto che non
hanno riconosciuto lo status di rifugiato a molte migliaia di persone, alle quali, oggi
o nelle prossime settimane, scadranno i permessi di soggiorno e nel merito dei quali
si è in attesa di conoscere quali saranno le decisioni del Ministero.
Come ANCI nazionale si è pertanto sollecitata una decisione in questo senso e
accanto a ciò si è anche evidenziata la necessità di individuare dei percorsi
straordinari che sostengano le persone che ancora si trovano sul territorio nazionale.
Nel merito di quelle che sono le competenze specifiche del mio Assessorato, vorrei
riferire che abbiamo aderito al progetto SPRAR nazionale (naturalmente quello che è
previsto soltanto per i rifugiati e richiedenti asilo) che, con il prossimo anno, potrà
consentire un'accoglienza all'interno dei percorsi di legalità (quali già oggi abbiamo
sperimentato con profitto come Città e che sono concordati all'interno di accordi
stipulati con il Ministero) per circa 500 persone.
Oltretutto, questi nuovi percorsi SPRAR, che si attueranno dal prossimo anno, hanno
previsto anche un'estensione della progettualità, non solo sulla Città di Torino, ma
anche su un'Area Metropolitana più vasta, e molti altri Comuni in questa nuova
edizione hanno presentato progetti ed aderito a questa progettualità.
Nel merito, a novembre 2013 ci troviamo con una lista d'attesa di richiedenti asilo di
circa 200 persone. È molto difficile, anche a livello nazionale, definire esattamente
gli esiti e gli effetti di chi, invece, era arrivato con l'emergenza Nord Africa e non ha
avuto il riconoscimento dello status. Sappiamo che alcune di queste persone hanno
tentato di trovare lavoro ed ospitalità anche in altri Paesi europei e che ci sono stati
dei respingimenti verso il nostro Paese. Ritengo che, da questo punto di vista, ci sia
un forte impegno dell'ANCI nazionale anche nel sollecitare il Governo per trovare
una soluzione, che, diversamente, come singole Città (e credo di poter dire, anche dal
confronto fatto con i Colleghi, che non riguarda solo Torino, ma molte altre città in
Italia) è molto complessa.
Certamente la situazione di Torino è stata resa più difficile dal fatto che le scelte fatte
in allora dalla Protezione Civile e dalla Regione hanno visto, nell'area della
provincia di Torino, una concentrazione molto alta di persone che arrivavano
dall'emergenza Nord Africa.

LEVI Marta (Vicepresidente)
La parola al Consigliere Bertola.

BERTOLA Vittorio
Ringrazio l'Assessore per aver risposto ed essersi anche fatta un po' carico di
verificare gli aspetti relativi a diverse questioni, perché effettivamente questo è un
problema complicato che riguarda più lati dell'Amministrazione Comunale e che
però noi abbiamo voluto sollevare, perché ci sembra che stia venendo un po'
dimenticato e questo è un problema. C'è stato un momento di grande attenzione sulla
vicenda dei profughi: quando sono avvenute le occupazioni, ricordiamo le visite di
esponenti politici, ad esempio della Presidente Boldrini che ha incontrato dalle
organizzazioni cattoliche ai centri sociali; tutti si sono un po' interessati a questa
vicenda, però, passata l'emergenza e forse passate le telecamere, dopo un mese o due
quello che a noi risulta è che queste persone siano lì e vadano avanti in una specie di
regime di autogestione soltanto con l'aiuto di alcuni volontari italiani, che non fanno
riferimento ad alcun tipo di organizzazione, ma che, come individui singoli e
cittadini, di fronte a questa situazione hanno deciso di aiutare e farsene carico per
quello che possono. Dato che una o due persone non possono farsi carico di 400, 500
o 600 persone che hanno bisogno di tutto, la situazione è chiaramente insostenibile e,
avvicinandosi l'inverno, siamo veramente preoccupati, perché non si capisce che
cosa possa succedere lì dentro.
Quindi, è una buona notizia se dall'anno prossimo ci saranno veramente 500 posti
nei percorsi SPRAR e magari si potranno recuperare quasi tutte queste persone; tra
l'altro una delle domande chiedeva di sapere quanti sono e mi sembra di capire che
non lo sappia neanche l'Amministrazione. Nel senso che poi chi va lì dice che sono
400 oppure 500 persone, però il punto è capire se queste persone riusciranno ad
arrivare all'anno prossimo, perché, specialmente adesso con l'inverno (chiaramente
dovranno scaldarsi in qualche modo e già adesso devono farlo), si rischia che
succedano delle tragedie.
Da una parte mi fa anche piacere scoprire che le utenze sono attive, ma non
sappiamo se e chi le stia pagando e a chi sono intestate. Da una parte, quindi, è
positivo che questi abbiano almeno l'acqua, ma - non so se sia vero - ho sentito che
adesso l'acqua verrà tagliata, perché, alla fine, SMAT ha centinaia di migliaia di
Euro di bollette non pagate (non so se questa cosa risulti o meno). Chiaramente
sarebbe un altro grande problema avere degli edifici dove vivono centinaia di
persone senz'acqua.
D'altra parte, capisco anche che non si può neanche chiedersi all'infinito chi pagherà
le spese, però qualcuno dovrà pur farsi carico della situazione, ricordando che non si
tratta semplicemente di immigrati clandestini, ma, innanzitutto, sono persone e, poi,
sono richiedenti asilo, profughi o, comunque, titolari di protezione sussidiaria, quindi
persone che hanno diritti riconosciuti internazionalmente (perché scappano dalle
guerre, non è che sono in gita di piacere).
Il primo obiettivo della nostra interpellanza era sollevare il problema e fare in modo
che se ne parlasse anche in Consiglio Comunale. Non so se valga la pena di chiedere
alla IV Commissione di occuparsene prima o poi con un po' più di dettaglio, perché
forse varrebbe la pena che la IV Commissione si occupasse non solo delle polemiche
- inevitabili - tra le parti politiche sulla gestione sanitaria della Regione Piemonte, ma
anche di problemi forse più difficili e meno piacevoli, come questi, ma che in
qualche modo vanno affrontati.
L'altra questione che è rimasta aperta, era accennata nell'interpellanza e non so se ci
siano state riflessioni in merito (perché mi sembra che nella risposta non se ne sia
parlato), è quella della concessione della residenza. È chiaro che l'idea di concedere
la residenza a queste persone suscita reazioni forti, in alcuni molto positive e in altri
molto negative. Sta di fatto che, finché queste persone non sono riconosciute (non si
sa chi sono, non hanno un indirizzo e non sono registrate da qualche parte), è
impossibile gestirle, sia nel bene che nel male; quindi, sia in termini di ordine
pubblico (perché se non sai chi c'è lì, non sai neanche quando, su seicento, magari ce
n'è uno fuori di testa che poi va in giro, come purtroppo è successo a Milano, ad
aggredire qualcuno a picconate), sia nel bene, quindi dando una possibilità a queste
persone di mantenersi, di integrarsi e, magari, di cominciare a trovare dei lavoretti e a
fare qualcosa, evitando di essere semplicemente abbandonati lì senza sapere che cosa
da fare o avendo come unica possibilità quella di andare a lavorare in nero, piuttosto
che andare magari a fare, come hanno fatto molti questa estate, la stagione dei
pomodori al Sud, piuttosto che andare a lavorare in nero al CAAT o in tutti gli altri
centri dove sappiamo che, nonostante le assicurazioni, ci sono persone che fanno
lavori di fatica in nero e generalmente sono immigrati.
Quindi, su questo vorrei capire quali sono le intenzioni dell'Amministrazione: se,
alla fine, questa residenza verrà concessa o meno. C'era stata anche una petizione in
merito e c'erano varie richieste, per cui vorremmo che perlomeno ci fosse una
risposta: sì o no, proprio per capire se l'Amministrazione ha preso posizione sulla
richiesta della residenza.
Sulle questioni della sicurezza, da una parte queste persone sono andate lì perché non
sapevano dove andare. Addirittura molti hanno fatto il giro dei quattro cantoni: sono
passati prima in via Bologna, poi nell'ex clinica San Paolo e, poi, in via Asti; da anni
stanno girando come delle trottole. Altri magari sono più recenti; addirittura mi
sembra che l'occupazione di agosto sia dei somali di corso Chieri, che stavano in una
situazione ancora peggiore. Alla fine però c'è comunque un problema di convivenza
con il quartiere, nel senso che non è neanche giusto che chi abita lì davanti abbia
delle preoccupazioni, vere o infondate che siano.
Abbiamo parlato anche con i gestori dell'ostello della gioventù che la Città ha
piazzato lì, in un posto già non particolarmente fortunato perché non è collegato e
non è vicino al centro; chiaramente ci hanno detto che i ragazzini di quindici, sedici o
venti anni che arrivano dall'estero per visitare Torino dopo una notte scappano dopo
aver visto questa situazione lì di fronte.
Lo capisco, nel senso che non a tutti si può chiedere di farsi carico della convivenza
con una situazione di questo genere e, poi, a catena questa situazione crea comunque
problemi, anche con la massima volontà di rispetto e di integrazione, al quartiere che
è lì ed alle attività.
Abbiamo esposto tanti problemi e mi rendo conto che le soluzioni siano molto
difficili, specialmente se non riusciamo a reperire le risorse; il fatto, quindi, che ci
siano le risorse per percorsi individuali di integrazione è importante e speriamo che
servano. In qualche modo, però, tutti, ognuno nel proprio ruolo, dobbiamo farci
carico di questa situazione, perché il rischio è che, con l'arrivo dell'inverno, si crei
una vera tragedia e succeda qualcosa. Si tratta di palazzine che stanno in piedi un po'
per miracolo, che sono cadenti e con impianti di fortuna, quindi si rischia veramente
che finisca male.

LEVI Marta (Vicepresidente)
La parola, per una breve replica, al Vicesindaco Tisi.

TISI Elide (Vicesindaco)
Sarà una replica brevissima, solo per fare una precisazione. Come dicevo, il Governo
ha inteso ampliare i posti SPRAR a livello nazionale e abbiamo dato un'adesione; a
livello nazionale, passeranno da tremila, che erano quelli del dicembre del 2012, a
sedicimila (a gennaio). Questo naturalmente fa sì che l'Italia, forse per la prima
volta, strutturi uno strumento di accoglienza che possa evitare di trovarci in
situazioni di emergenza, come è accaduto con la vicenda del Nord Africa.
Ricordo, però, che questi strumenti (per i quali, come ho detto, abbiamo già oggi
duecento persone in lista d'attesa) riguardano esclusivamente i rifugiati ed i
richiedenti asilo; per intenderci non riguardano gli ENA, che avevano dei permessi
umanitari. Quindi, credo che la sollecitazione fatta dall'ANCI al Governo di
affrontare anche questa questione (che per le Città è particolarmente delicata,
laddove ci sono presenze di questo tipo) sia assolutamente necessaria.
È altrettanto evidente che, oggi, il tema principale è la possibilità dell'eventuale
rinnovo del permesso di soggiorno o, comunque, di conoscere le intenzioni del
Governo. Lo preciso anche per far comprendere come questa sia una questione che
neanche le grandi Città sono in grado di affrontare da sole, se non c'è una scelta di
politica nazionale che dia non solo delle risorse, ma anche delle indicazioni della
direzione in cui si vuole andare.

LEVI Marta (Vicepresidente)
L'interpellanza è discussa.

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