Interventi |
FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Riprendiamo l'esame della proposta di deliberazione n. mecc. 201305486/009, presentata in data 7 novembre 2013, avente per oggetto: "Costituzione diritto di superficie novantanovennale sull'area ex Westinghouse - Linee guida per la predisposizione del bando pubblico e successiva convenzione per la realizzazione del centro congressi - Approvazione". FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Siamo in attesa che arrivino le fotocopie ciclostilate (pare che ci sia stato un guasto alle macchine e, peraltro, è in linea con la proposta di mozione appena approvata sulla dematerializzazione) dei pareri di regolarità tecnica e contabile degli Uffici sugli emendamenti presentati. Si tratta di 692 emendamenti, una parte a firma del Gruppo Lega Nord ed una parte a firma del Gruppo Fratelli d'Italia; non ho ancora compreso se poi verranno ritirati o meno, ma è bene che questo si sappia, anche per la riproduzione dei documenti. La parola, per l'illustrazione, all'Assessore Lo Russo. LO RUSSO Stefano (Assessore) Innanzitutto, credo che da parte della Giunta sia doveroso un ringraziamento alla I ed alla II Commissione Consiliare, che hanno consentito di esaminare questa proposta di deliberazione in tempi ragionevoli e celeri, con un livello di approfondimento molto elevato e anche con una discussione di una certa ampiezza. La proposta di deliberazione, come recita il titolo, ha come oggetto la predisposizione del bando pubblico e della successiva convenzione, in termini di definizione di linee guida, per la realizzazione del nuovo centro congressi della Città, che verrà localizzato nell'area cosiddetta ex Westinghouse. Peraltro, a tergo della proposta di deliberazione, i Consiglieri hanno in allegato, come parte integrante e sostanziale, i perimetri individuati nella narrativa. L'esigenza di questa proposta di deliberazione nasce in risposta a quelle che, in questi anni, sono state le numerose sollecitazioni pervenute da ambienti economici e produttivi della Città in ordine a consentire alla Città di potersi dotare di un moderno e funzionale centro congressi, di cui, evidentemente, la Città non dispone nei termini in cui è individuato nel documento, sia per quanto riguarda le soglie dimensionali delle sale, che, in particolar modo, per quanto riguarda la soglia dimensionale della sala con la capienza massima. Infatti, esiste un'ampia letteratura che descrive come, nell'ambito del turismo congressuale ed in ordine alla questione relativa ai congressi, vi sia l'esigenza di poter dotare la Città, in aggiunta ai centri congressi esistenti, di un centro congressi che riesca a farle intercettare il cosiddetto mercato dei congressi internazionali, che, invece, in questo momento taglia completamente fuori nelle sue dinamiche Torino. L'operazione è alquanto complessa, anche da un punto di vista deliberativo; ad integrazione di quanto abbiamo avuto modo di dire nelle numerosissime ore di discussione in Commissione, ne riassumo i tratti salienti. Siamo in una zona della Città di grande importanza strategica nell'ambito della trasformazione più generalmente intesa come Spina 2, alla quale, in questi anni, abbiamo visto rivolgere l'attenzione, proprio in virtù della nuova centralità urbana che assume ed assumerà a completamento del grattacielo Intesa-Sanpaolo e ad ultimazione dei lavori della stazione di Porta Susa. Siamo in prossimità del Palazzo di Giustizia, in un'area estremamente centrale della Città, ben servita dai mezzi pubblici e vicina ad importanti centri e snodi di comunicazione, quindi ha potenzialmente tutte quelle caratteristiche di perfetta idoneità per la localizzazione in essere, cioè quella del centro congressi. Nell'ambito delle considerazioni su come realizzare questa importante infrastruttura, la Città ha avviato una serie di riflessioni; la modalità che viene proposta al Consiglio Comunale è proprio quella della costituzione del diritto di superficie novantanovennale attraverso procedura ad evidenza pubblica. Questo procedimento di cui oggi il Consiglio è investito ha una condizione di partenza, che tornerà a brevissimo in Aula, cioè quella di avere una conformità urbanistica. L'iter deliberativo in ordine alla Variante Urbanistica è, in qualche modo, agganciato ad un accordo di programma, la cui titolarità è in capo alla Regione Piemonte, che è in avanzatissima fase di istruttoria (vedrà sicuramente la luce entro pochi giorni) e che, poi, dovrà essere ratificato dal Consiglio Comunale, onde dare piena attuazione alla Variante Urbanistica. Questa Variante Urbanistica, sulla base di una contabilità dell'intera Spina 2 (peraltro, mettendo all'interno del perimetro investito diritti edificatori generati nel medesimo ambito), prevede la realizzazione di una trasformazione urbanistica secondo le seguenti modalità: 40.000 metri quadrati di superficie lorda di pavimenti totali, di cui 30.000 metri quadrati classificati come attrezzature di interesse generale e 10.000 metri quadrati classificabili come ASPI. Pertanto, la costituzione del diritto di superficie che si immagina di mandare a gara ha attinenza proprio a diritti edificatori che hanno questa configurazione, cioè 30.000 metri quadrati di attrezzature di servizi generali e 10.000 metri quadrati di cosiddetta ASPI. Nelle previsioni di bando, essendo le attrezzature di interesse generale un insieme largo ed esteso, viene specificato in maniera molto chiara e molto netta che, di questi 30.000 metri quadrati di superficie lorda di pavimento ad attrezzature generali, almeno 16.500 metri quadrati dovranno essere adibiti a centro congressi. Quando è stata costruita questa proposta di deliberazione ovviamente si è partiti dal contratto in essere tra la Città di Torino e REAM SGR, che, fondamentalmente, si era impegnata, attraverso la stipula di un apposito contratto, a realizzare il centro congressi sull'area in questione, proprio con una superficie lorda di pavimento di almeno 16.500 metri quadrati, quantificando - di questo viene dato conto dettagliatamente nella narrativa del provvedimento - l'importo generale della concessione che verrebbe fatta in 16.706.000 Euro. Conformemente a quanto viene normalmente fatto, la Città di Torino, attraverso il Servizio Valutazioni Patrimoniali e attraverso l'assistenza tecnico-scientifica del Politecnico di Torino, ha acquisito una perizia tecnico estimativa che individuasse i valori presumibili di mercato relativi alla valorizzazione economica di questi diritti edificatori. Questa perizia, di cui viene dato conto a pagina 4 del provvedimento, individua un range di valutazione. Ovviamente, questo range di valutazione individua un valore minimo, di cui si dà conto, pari a 16.160.000 Euro, per un equivalente di 404 Euro al metro quadrato, ed un valore massimo di collocazione pari a 18.728.000 Euro. Per valutazione e, soprattutto, in virtù del fatto che la Città di Torino ha in essere un contratto con REAM SGR, la base d'asta individuata nel provvedimento coincide con il valore indicato nel medesimo contratto. Pertanto, è il valore di riferimento a cui noi ci riferiremo nella valutazione delle linee guida per la predisposizione del bando e a cui gli Uffici si riferiranno al momento di predisporre il bando di gara. La realizzazione di 16.706.000 Euro va quindi intesa come valore minimo e certamente è un valore cautelativo in ordine alla successiva procedura di alienazione, in quanto, ovviamente, è già sottoscritto dal proponente REAM. Ovviamente, tutta la procedura (l'ho detto prima, ma lo ribadisco) è in qualche modo condizionata alla ratifica da parte del Consiglio Comunale - avverrà il prima possibile e, comunque, entro l'anno - dell'accordo di programma, che diventa strumento di Variante Urbanistica e che quindi costruisce le condizioni urbanistiche per l'applicazione dell'intera procedura di gara. Questa discussione è stata approfondita adeguatamente nelle Commissioni e, sulla base della discussione che è emersa, sono stati concordati numerosi emendamenti, che vengono riassunti come emendamenti di Commissione (che credo siano in distribuzione in questo momento) e che individuano alcuni criteri nell'ambito della procedura. Stante la complessità della realizzazione di un centro congressi a cura e spese del soggetto privato che acquisirà i diritti edificatori, abbiamo valutato l'esigenza di cautelare la Città (sia relativamente alla costruzione dei corpi edilizi, sia soprattutto attraverso i futuri oneri gestionali) attraverso la stipula di polizze fideiussorie. Se avremo modo di entrare nel merito degli emendamenti, evidenzieremo quali sono state le discussioni in Commissione in ordine a questi due elementi. La procedura di alienazione prevede la costruzione di una base di gara fondamentalmente di carattere economico e, consegnando alla procedura (ai sensi dell'articolo n. 19 delle norme di attuazione del piano, cioè alla stipula della convenzione), demanda alla stipula della convenzione tutti quelli che sono alcuni normali adempimenti di approvazione progettuale. Ovviamente, la convenzione vincolerà per tutta la sua durata - è il contenuto di uno degli emendamenti assunti nell'emendamento di Commissione - la natura e la vocazione di quest'area. Per sgombrare il campo da equivoci, la destinazione a centro congressi del realizzando centro congressi sarà vincolata per l'intera durata della convenzione. Stante la complessità della questione inerente alla fideiussione di gestione, la valutazione della Commissione è stata quella di integrare la garanzia proposta dalla Giunta nella prima stesura della proposta di deliberazione, che individuava in una cifra pari al 10% dell'offerta il corrispettivo della polizza fideiussoria a garanzia della copertura dei costi gestionali; in uno degli emendamenti di Commissione questa soglia economica viene innalzata dal 10% al 20%. Pertanto, il soggetto proponente dovrà, in una prima fase, provvedere ad una fideiussione a garanzia dell'intervento edilizio e, in una seconda fase, provvedere alla stipula di una seconda fideiussione a garanzia della gestione. Il valore economico di questa seconda fideiussione è stabilito dalla Commissione Consiliare non nel 10%, che era la proposta della Giunta, bensì nel 20%, proprio ad ulteriore garanzia della Città in termini gestionali. Ovviamente, ci auguriamo di non dover mai escutere una fideiussione di questo tipo e che, ovviamente, non ci sia mai l'esigenza e la necessità di procedere in tal senso. Tutta una serie di ragionamenti in ordine ai contenuti del progetto - che, ovviamente, sarà soggetto a convenzione -, evidentemente avendo scelto la modalità di alienazione attraverso l'articolo n. 19 (cioè proprio la convenzione), saranno oggetto di un'interlocuzione che la Città avrà con il soggetto vincitore e che sarà relativa alla successiva fase di aggiudicazione. Ovviamente, i contenuti della proposta di deliberazione sono figli di una serie di procedure ad evidenza pubblica. Riassumo l'ultima di queste procedure ad evidenza pubblica, avvenuta nel mese di maggio, a partire da una deliberazione della Giunta Comunale adottata il 19 febbraio e di una determinazione dirigenziale del 15 marzo; sostanzialmente, è stata fatta un'apertura di manifestazione di interesse, onde sondare e verificare se l'idea del centro congressi così com'era stata pensata dall'Amministrazione (cioè di un centro congressi con 16.500 metri quadrati minimi di SLP ed una sala di massima capienza di 5.000 persone) fosse di qualche interesse per il mercato. Ovviamente, in questa manifestazione di interesse ci si è basati su quello che la Città aveva già in mano, ovvero il contratto preliminare stipulato con REAM SGR, che, a sua volta, l'aveva ereditato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Torino. Sulla base di ciò, sono pervenute due manifestazioni di interesse (di cui si dà conto a pagina 3, nella narrativa della proposta di deliberazione). Una è stata proposta da Nova Coop e l'altra da AMTECO; entrambe - ovviamente in via del tutto preliminare, rispondendo alla manifestazione di interesse - si sono presentate alla Città dicendo che erano interessate all'intervento e, quindi, sono arrivati a tre i soggetti interessati all'operazione, oltre a questi due raggruppamenti (in virtù del contratto preliminare già stipulato a suo tempo con Fondazione CRT e, poi, con REAM, ancora vigente). Pertanto, sulla base di questa valutazione fatta dal mercato, si è ritenuta di una qualche sussistenza l'esigenza di procedere oltre. La proposta di deliberazione di cui il Consiglio Comunale discute oggi ha proprio ad oggetto le linee guida che dovranno essere seguite dagli Uffici nella redazione del bando patrimoniale. Queste linee guida hanno dovuto contemperare due esigenze nella redazione proposta dalla Giunta: da un lato, essere sufficientemente esaustive e dettagliate (questa è stata tutta la discussione fatta in Commissione per quanto riguarda i vincoli ed il principale l'ho già detto, cioè almeno i 16.500 metri quadrati del centro congressi all'interno dei 30.000 metri quadrati di attrezzature di servizi generali) e, nel contempo, non troppo dettagliate da costituire - a valle della manifestazione di interesse e quindi, in qualche modo, di progetti che si erano già manifestati da parte di raggruppamenti che auspichiamo possano ritenere di partecipare anche alla gara ad evidenza pubblica - pregiudizio in ordine all'esecuzione di una regolare gara ad evidenza pubblica. In mezzo a questi due paletti (cioè, da un lato, l'esigenza di garantirsi alcune valutazioni di partenza, alcuni vincoli a destinazione d'uso e alcuni criteri di implementazione del progetto e, dall'altro lato, di non preconfigurare attraverso clausole che potessero configurare un vantaggio competitivo per uno qualunque dei soggetti in causa), ci siamo mossi nella redazione della proposta di deliberazione. Questa è la ragione per cui alcune delle considerazioni che sono emerse all'interno della Commissione, in ordine alla definizione puntuale e progettuale di alcuni elementi, non possono trovare accoglimento. Peraltro, la procedura individuata, cioè l'articolo n. 19 del nostro Piano Regolatore, prevede che tutta una serie di accorgimenti di carattere tecnico e progettuale sia demandata alla successiva fase di stipula della convenzione, in cui il soggetto che attuerà l'intervento ragionerà con la Città e con i suoi Uffici nell'ottica di migliorare il più possibile l'impatto sul territorio. Sostanzialmente, sono questi i contenuti della proposta di deliberazione. Darei un minimo di illustrazione, se la Presidenza lo consente, ai contenuti degli emendamenti che sono stati condivisi in Commissione e che quindi diventano, in virtù di quanto firmato dai Presidenti Altamura e Carretta, emendamenti di Commissione, onde individuare - senza leggerli, perché sono nelle mani dei Consiglieri - gli elementi salienti. Una discussione è stata abbastanza importante in ordine all'esigenza di ricostruire anche la fase ex ante la stipula del contratto con la Fondazione CRT. Ovviamente, sono quasi tutti emendamenti che agiscono sulla narrativa del provvedimento e uno degli emendamenti fa esattamente riferimento a quella che è la ricostruzione storica di come si è arrivati al contratto con REAM e alla prima procedura ad evidenza pubblica che la Città fece, da cui discese l'interessamento della Fondazione CRT. Poi, c'è una serie di elementi che riguarda la questione relativa al momento in cui la Città darà il via libera al complesso degli interventi. Uno degli elementi cruciali è stato quello di discutere relativamente ai rilasci dei permessi e in Commissione, ovviamente con l'accordo degli Assessori estensori della proposta di deliberazione, si è deciso di individuare nell'agibilità (cioè l'ultimo dei passaggi previsti dall'attuale normativa che riguardano il lungo e complesso procedimento autorizzativo ed edilizio) il momento da cui far discendere le questioni di sequenzialità di intervento. Dal punto di vista politico - questo è stato ritradotto all'interno degli emendamenti -, l'ASPI ed il centro congressi stanno insieme e l'individuazione della proposta di deliberazione, così come emendata, sancisce in maniera ancora più chiara ed inequivocabile il fatto che la Città consentirà comunque la realizzazione delle superfici ad ASPI, previo il rilascio dell'agibilità del centro congressi. La definizione dell'individuazione del momento dell'agibilità (che, lo ricordo ai Consiglieri, è l'ultimo dei passaggi, a valle del collaudo delle opere) è il momento conclusivo attorno al quale si ragiona proprio per evitare che vi siano sfasamenti nell'intervento nel suo complesso. Le tipologie di intervento e le modalità con cui questo intervento andrà realizzato saranno oggetto della convenzione, a cui la proposta di deliberazione in discussione in Consiglio Comunale questa sera dovrà evidentemente ispirarsi ed attenersi. Sono stati poi introdotti (ed è stato ribadito, come ho detto, con un apposito emendamento, che ovviamente costituisce condizione prodromica alla stipula dell'integrale conclusione del procedimento relativo all'accordo di programma e lo ricordo perché, a breve, il Consiglio Comunale sarà chiamato alla ratifica dell'accordo di programma, che è una condizione indispensabile per poter andare avanti ed aggiudicare la gara) alcuni elementi temporali, in particolar modo l'obbligo, in capo al soggetto che si aggiudicherà la gara, di presentare, entro due anni dall'aggiudicazione, la proposta di strumento urbanistico esecutivo e di richiedere, entro un anno dall'approvazione di quest'ultimo, il permesso di costruire. Abbiamo già detto dell'agibilità ed è stata interessante la discussione in ordine agli importi delle fideiussioni da richiedere ai soggetti. Ho già detto (è uno degli emendamenti di Commissione) della primaria impostazione proposta dalla Giunta, la fideiussione a garanzia della gestione era pari al 10% del prezzo offerto e la scadenza era prevista al decimo anno dalla data di sottoscrizione della convenzione, mentre nella formulazione proposta a valle dell'emendamento innanzitutto si individua il momento in cui deve essere rilasciata la polizza fideiussoria, cioè all'atto del rilascio del certificato di agibilità del centro congressi, e, inoltre, il valore di questa fideiussione viene incrementato al 20% del prezzo offerto. Ricordo tutta la discussione in ordine a quale valore agganciare questo tipo di fideiussione, cioè se agganciarla ad un business plan di gestione del centro congressi che coprisse l'intero decennio o se agganciare il valore della fideiussione a garanzia della gestione al valore economico del prezzo offerto. Abbiamo introdotto un ulteriore elemento, cioè che il rilascio di tale garanzia costituirà condizione per lo svincolo della fideiussione di cui al capoverso precedente e cioè la fideiussione inerente la realizzazione del medesimo centro congressi. Ho già detto in ordine al fatto che la destinazione a centro congressi è coincidente con la convenzione e che quindi, in qualche modo, questo garantisce ulteriormente la Città. Ovviamente, abbiamo ribadito che la sala conferenze plenaria dovrà avere la capienza di almeno 5.000 posti, con massima flessibilità dimensionale, ed abbiamo introdotto, su sollecitazione in particolar modo del Consigliere Grimaldi, alcune specifiche, peraltro citate nella proposta di deliberazione (ma non esplicitate in maniera puntuale), relativamente all'articolo n. 21 comma 11 del Regolamento del Verde Pubblico e Privato ed in ordine al mantenimento delle essenze arboree necessarie al completamento dell'intervento. Credo che, in virtù di questa approfondita discussione che è avvenuta in Commissione, tutte le sollecitazioni che sono emerse in quella sede e che sono state condivise dalla Commissione possano ritenersi non solo accolte, ma certamente un ottimo lavoro di miglioramento della proposta di deliberazione e quindi credo, spero ed auspico che con l'approvazione di questo provvedimento daremo avvio ad una delle operazioni, a nostro modo di vedere, più strategiche del mandato e che individua nella realizzazione del centro congressi uno degli asset infrastrutturali su cui costruire anche il futuro sviluppo economico e turistico della Città. LEVI Marta (Vicepresidente) La parola al Consigliere Ricca. RICCA Fabrizio Questa è la lapide che la Lega Nord andrà a posizionare sull'area dell'ex Westinghouse, perché con questa operazione segniamo la morte del commercio... LEVI Marta (Vicepresidente) Per cortesia, Consigliere! RICCA Fabrizio Noi la andremo a posizionare... LEVI Marta (Vicepresidente) Sapete benissimo che non si può fare; l'avete fatto e potete rimetterla sotto il banco. Grazie. RICCA Fabrizio Anche perché, Presidente... LEVI Marta (Vicepresidente) Per cortesia, non fatemi chiamare i Vigili Urbani per portarla via. RICCA Fabrizio Anche perché, Presidente... LEVI Marta (Vicepresidente) No, Consigliere Ricca, si fermi. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Perfetto. Grazie. RICCA Fabrizio Torino è diventata la capitale europea del centro commerciale (siamo a due nell'ultimo mese) per arraffare e per mettere nel Bilancio (così come avevamo annunciato in fase di discussione) - ad oggi, cifre alla mano - quasi 18 milioni di Euro. Quindi, noi tappiamo i buchi che, fino ad oggi, le Amministrazioni Comunali hanno prodotto (con tutto il debito e con tutti quelli che sono i problemi) riempiendo Torino di cemento e di inutili centri commerciali. È una battaglia che porteremo in fondo, perché siamo borderline rispetto ad una direttiva regionale che indica come devono essere fatti i centri commerciali e, nonostante ci siano già due realtà che partecipano alla gara, parliamo di area commerciale, in quanto dobbiamo metterci nella condizione affinché, quando poi la Regione andrà a visionare l'atto, possa dire che è area commerciale, ma non è centro commerciale e, quindi, forse ci possiamo stare. Mi auguro quindi che chi dovrà poi andare ad intervenire sui pareri stia ben attento, perché la situazione è davvero delicata. Nutro dei dubbi sul centro congressi, perché, ad oggi, non riteniamo che vi sia una mancanza di poli congressuali a Torino (ne abbiamo già abbastanza e sono anche discretamente vuoti). Se facessimo un'analisi dei flussi congressuali, sicuramente il livello non sarebbe tale da riempire una sala da 5.000 o 6.000 postazioni. Il dubbio più grande però è quello su un'area che è commerciale, ma che non è ancora ben definita e che numericamente ucciderà il commercio della zona Cit Turin; dobbiamo mettercelo bene in testa, perché, negli ultimi anni, tutte le aree dove sono stati fatti interventi di questo tipo hanno visto chiudere le attività. È per questo motivo che bisogna intervenire tornando a rinforzare le misure verso il commercio di prossimità e bisogna mettere quei negozianti, che oggi faticano ad arrivare alla fine del mese, nella condizione di ripartire e di non dover chiudere, perché vediamo costantemente chiudere attività vicine ai centri commerciali e vicine ad aree di quel tipo (a breve lo vedremo in via Cesare Pavese, perché anche lì verrà fuori un'altra attività di quel tipo). Deve cambiare la mentalità, che qualcuno in un libro ha definito una mentalità da falce e carrello, perché basta vedere quali sono le società che si interessano a queste aree. Sono pronto a mettere la firma che, se dovesse vincere una di queste, vedremo un altro abominio come il centro commerciale di Parco Dora, dove c'è una piazza che chiude a mezzanotte, venduta come il centro di incontro della zona, ma che rimane chiusa, anzi ci vanno a dormire i barboni. Sono convinto che tutti debbano avere un posto dove dormire, ma non credo che il centro commerciale e la piazza di Parco Dora siano il posto in cui debbano dormire i barboni. Sicuramente sarà di nuovo un altro flop, perché i dati dicono che chi è più avanti di noi a livello economico, come gli Stati Uniti, vede un'inversione della tendenza per quanto riguarda le aree dei centri commerciali; si sta regredendo e si sta ritornando al piccolo commercio. Per fare una battuta all'Assessore, non sono favorevole alla decrescita costruttiva o come si chiamano quei movimenti di persone (che credo dovrebbero studiare un po' di economia), però non è andando in questa direzione che si risolvono i problemi. Mi verrebbe da dire che questa è una deliberazione "alla Continassa", perché io vedo la stessa fretta e la stessa difficoltà nell'approvazione, ovvero una deliberazione che arriva blindata e che rimane blindata. Probabilmente, gli Euro al metro quadrato saranno un pochino di più, ma non vorremmo che il Consiglio Comunale - noi, chiaramente, siamo contrari e, al massimo, andremo ad essere ascoltati in Procura - si trovasse di nuovo di fronte ad una situazione giudiziaria di quel tipo. Quindi, io chiedo alla Giunta e al Sindaco di fare un passo indietro su questo tipo di deliberazione, perché è assolutamente sbagliata, ricordando che già questo polo congressuale e il centro commerciale nasceranno su un'area molto sfortunata. Io vi ricordo soltanto la biblioteca del Bellini; abbiamo speso dei soldi di cui non rientreremo neanche con gli oneri che andremo ad incassare. Ripensateci, perché, sì, è fondamentale che si facciano delle opere, ma che si facciano con il cervello. LEVI Marta (Vicepresidente) La parola al Consigliere Bertola. Comunico che alle ore 18.15 sono stati consegnati gli emendamenti e, pertanto, il termine per la presentazione di eventuali subemendamenti è alle ore 19.15. BERTOLA Vittorio Prendo il computer, perché vorrei anche comunicare alcuni dati. Intanto, la prima osservazione su questa deliberazione è capire se la Città vende qualcosa che ha, che è una cosa che abbiamo cercato di capire durante l'illustrazione e ancora non siamo riusciti ad avere, anche perché avevamo chiesto di avere la contabilità urbanistica dei metri quadrati relativi all'operazione e non siamo riusciti ad averla. Per cui, non siamo riusciti a capire se, effettivamente, al di là del fatto che si cambia in parte la destinazione d'uso, ci siano 40.000 metri quadrati costruibili su quell'area della Città, perché ce n'erano 25 più 25 in due sottoaree, ma alcuni sono già stati utilizzati per l'Energy Center, le residenze e le altre cose nella parte Sud e, quindi, non so se poi ne avanzino veramente 40.000, ma supponiamo pure di sì. Il punto è che, in questo momento, intanto, questi 40.000 metri quadrati sono vincolati ad attrezzature di interesse generale e, quindi, noi stiamo mettendo all'asta qualcosa che non abbiamo, perché senza l'okay della Regione non possiamo cambiare e introdurre questi 10.000 metri quadrati di attività commerciali, quindi poi del centro commerciale. L'Amministrazione ci ha spiegato che la loro idea è di cominciare ad approvare all'asta e, poi, nel frattempo, andrà a finire la procedura urbanistica in corso; quindi, quando l'asta sarà aggiudicata, nel frattempo il Consiglio Comunale avrà sicuramente già approvato e notificato e si sarà creata questa roba che noi stiamo mettendo all'asta. Però, io non sono un avvocato, o un amministrativista, ma ho dei dubbi che una procedura del genere sia legittima. Dopodiché, comunque, annuncio già da ora che il nostro voto sarà contrario, quindi non ci assumiamo la responsabilità. Certo, chi se la assume, se la assume (senza voler essere menagramo). Tutta l'operazione, però, ricorda veramente un po' che siamo vicini all'arrivo del Natale, perché sa un po' di svendita dell'ultimo momento, con questa corsa per riuscire ad arrivare ad aggiudicare l'asta entro il 31 dicembre, per incassare questi 16 milioni di Euro, che servono a tenere in piedi il Bilancio. Cosa comprensibile, per carità, è giusto cercare di tenere in piedi il Bilancio, però ci fa capire che siamo rimasti, come Città, ancora quest'anno un po' alla canna del gas, arrivando all'ultimo momento a dover incassare dei soldi per riuscire a tenere in piedi i nostri conti, a prezzo di svendere il territorio, come vedremo poi più nel dettaglio. Il primo punto è che questa operazione è presentata, ovviamente, come un'operazione che porterà a Torino un grandissimo centro congressi, che porterà turisti, partecipazione, eccetera, però il piccolo prezzo da pagare è quello di costruire un centro commerciale, perché, altrimenti, l'operazione non si sostiene. Intanto, la domanda è se serve veramente un centro congressi. Abbiamo chiesto se ci potessero essere forniti i dati sull'occupazione dei centri congressi di Torino, per capire se quelli che ci sono adesso funzionano o non funzionano. Anche qui, ci è stato detto che l'Amministrazione non li ha; magari, può anche averli chiesti informalmente, eccetera, ma sono gli operatori privati che non sono tenuti a dire quanto riescono ad occupare le loro sale e, quindi, il Consiglio Comunale deve decidere senza sapere se i vari Centro del Lingotto, Torino Incontra e così via sono occupati o non sono occupati, se hanno posti o non hanno posti. È vero che qui si parla di costruire un impianto di dimensioni notevoli, con una sala da 5.000 posti, che a Torino non c'è e, quindi, questo è sicuramente un progetto interessante e, tra l'altro, saremmo tutti contenti se Torino diventasse un centro di congressi e che da tutto il mondo arrivassero continuamente grandi congressi a Torino, portando persone in città, eccetera. Il punto è quanto sia realistica questa proposta, perché, semplicemente, se si va a vedere la situazione del mercato congressuale (noi, appunto, i dati di Torino non li abbiamo avuti, ma siamo andati a cercarci i dati dell'osservatorio congressuale italiano di Federcongressi), l'ultimo rapporto disponibile, che è rilasciato a fine 2012 per il 2011, ha dei numeri veramente preoccupanti (stiamo parlando dei dati del 2011, quindi la crisi, nel frattempo, è anche peggiorata). I dati sono (ve li leggo, così non vengo accusato di imprecisione): in un anno gli incontri sono calati del 2,88%; i partecipanti nei congressi italiani del 3,01%; le giornate di presenza congressuale del 13%; i pernottamenti del 12,82% e, in particolare, i centri congressi di grandi dimensioni, che sono quelli di cui stiamo parlando, hanno avuto un calo più marcato degli altri, ospitano solo circa il 20% degli eventi e il loro fatturato in un anno è calato del 20%. Questo perché il trend (se andate a leggere il rapporto, che peraltro è disponibile sul sito di Federcongressi a tutti, lo scoprite) è fare eventi più piccoli, che durano meno, per ridurre i costi, perché il grosso delle attività congressuali, che, peraltro, riguardano le aziende, eccetera, è limitato dalla situazione di crisi. Tanto che l'evento medio che si tiene in Italia ha una dimensione di 120 partecipanti e una durata di un giorno e mezzo. Quindi, per carità, noi possiamo anche sperare di prendere quella nicchia di eventi (che sono grandi eventi, che, poi, peraltro, tendono a concentrarsi o nelle metropoli, o nelle grandi città d'arte), però bisogna capire quanto Torino possa essere attrattiva. Per carità, possiamo sicuramente provarci. Il punto è quanto seriamente ci stiamo provando, perché viene un po' il dubbio che l'operazione sia, in realtà, un'altra, nel senso che questo centro congressi sia lo specchietto per le allodole per costruire il centro commerciale e quell'altra cosa che sarà nella parte centrale. Sostanzialmente, di questi 40.000 metri quadrati, un po' più di un terzo è il centro congressi, un po' meno di un terzo l'ipermercato e l'altro terzo centrale non si sa neanche cosa sarà; abbiamo chiesto cosa sarà, ma non si sa, più o meno può essere qualunque tipo di attrezzatura. Oggi, abbiamo visto sul giornale l'annuncio che IKEA vuole costruire delle residenze universitarie vicino alle università torinesi e, non essendoci un milione di aree attorno alle università torinesi disponibili, uno ha fatto anche un po' il collegamento e gli è venuto il dubbio che possa essere quello. Poi, per carità, anche quella può essere un'occasione di sviluppo o può essere un'occasione per fare in modo che gli affitti degli studenti che vengono a Torino, invece di andare alle famiglie torinesi che affittano la loro casa, vadano alla multinazionale svedese, che li porta in Svezia o in qualche paradiso fiscale. Vedremo se sarà questo il modello di sviluppo che intendiamo portare. Naturalmente, al momento, l'Amministrazione non ci ha detto niente e, quindi, non c'è modo di sapere se sarà questo il destino di quella parte centrale dell'area. Quindi, veniamo al punto del centro commerciale. Un conto sarebbe se la proposta fosse semplicemente quella di costruire un bel centro congressi sull'area, che, attualmente, è un parcheggio ex industriale ed è abbandonata da quarant'anni (quindi, un'area già inquinata, già devastata, eccetera), ma adesso siamo arrivati al punto che, purtroppo, c'è un "piccolo" - tra virgolette, perché sono 10.000 metri quadrati - centro commerciale da costruire, probabilmente sulla parte del giardino, comunque, sicuramente, occupando anche la parte di giardino. Abbiamo anche apprezzato che sia comparsa una clausola di mantenere il 50% del giardino, che è meglio dello 0% che si ipotizzava un paio di mesi fa, però, comunque, anche fosse solo il 50% di questo grosso giardino che sparisce, sarebbe una perdita irreparabile per un'area di Torino che non solo di giardini non ne ha tanti, ma quei pochi che ha sono già stati scavati, per cui il giardino di fronte sotto il grattacielo è già diventato la soletta di un parcheggio, eccetera. Quindi, a forza di fare solette di parcheggi con un po' di verde sopra, chiaramente, le opportunità per avere alberi e per avere del verde vero diminuiscono, in una zona che, essendo semicentrale, già di suo tende a non avere tanto verde. Quindi, noi siamo assolutamente contrari ad un'operazione di questo genere. Veramente, sembra un po' simbolico andare a mettere l'ipermercato (che poi sia Coop, che sia Esselunga, o sia un altro) in una zona sicuramente semicentrale che si sta rivalutando e sta diventando un centro direzionale, quindi, proprio per questo è appetibile, ma è una zona che dovrebbe essere verde, avere il suo verde e avere i servizi per i cittadini che in quel verde ci sono e che, tra l'altro, dovranno tutti essere spostati a spese del Comune. Questo è un ulteriore problema, perché noi abbiamo chiesto - terza cosa - che ci quantificassero i costi di spostamento di tutte le infrastrutture che ci sono, che sono oggetto della deliberazione e che, in buona parte, in realtà sono a carico della Città. Anche qui non c'è stata risposta. Quindi, noi incassiamo, sì, questi 16 milioni, o quello che sarà poi dall'asta, però non sappiamo quanto dovremo spendere per spostare il terminal del pullman, l'area cani, la zona verde e il parco giochi. In particolare, la voce che costituisce un rischio aperto è quello della bonifica, perché nessuno sa quanto costi la bonifica. Anche qui, noi abbiamo chiesto se ci sia una stima, perché, se io vendo, mi assumo un'obbligazione e però scrivo che i costi di bonifica saranno a mio carico, io mi preoccuperei di sapere, più o meno, quanto possano essere, prima di firmare il contratto, perché, se poi dovesse risultare che i costi di bonifica sono 100 milioni di Euro, che cosa facciamo? Ne abbiamo incassati 16 e chiudiamo di nuovo le scuole per pagare la bonifica e per fare il supermercato? Per carità, 100 milioni di Euro non è una cifra ragionevole, nel senso che si tratta di un paio di ettari da bonificare e, magari, se non scopriamo niente di clamoroso, potrebbe essere qualche milione di Euro in più, però nessuno lo sa. Se, invece, lì sotto ci scopriamo i fusti tossici... È comunque un rischio che ci assumiamo. Per cui, perlomeno, sarebbe parso più prudente avere una caratterizzazione ambientale un pochino più seria, prima di vendere qualcosa. È come vendere una macchina senza essersi preoccupati di sapere cosa c'è, però prendendosi la responsabilità di rifondere eventuali problemi, se i problemi si verificano, però senza sapere quali sono. Quindi, veniamo alla fine, così concludo. La sensazione è che questa operazione non interessi la qualità di quello che si costruisce veramente. Ci sono state delle discussioni in Commissione sulla gara di progettazione, per carità, ma, alla fine, se fossimo stati interessati alla qualità dell'operazione, ci saremmo assicurati di avere, innanzitutto, un partner congressuale serio, qualcuno che possa inserirci nel giro del turismo congressuale internazionale e che abbia esperienza nel gestire centri congressi e tutte le strutture connesse ad esso. Invece, i partecipanti al bando, quelli ipotizzati, sono società che fanno grande distribuzione organizzata, più le Fondazioni bancarie, che poi lo venderanno a qualcun altro che fa grande distribuzione organizzata. Quindi, questo ci fa capire il senso dell'operazione. LEVI Marta (Vicepresidente) Consigliere Bertola, la invito ad andare verso la conclusione. BERTOLA Vittorio Sì, sto concludendo, grazie. Invece di fare un bando e, quindi, di dare una parte del punteggio sull'offerta e, magari, una parte del punteggio su cose concrete (tipo chi è il partner, come sarà gestito il centro congressi, le eventuali strutture accessorie, se ci sono, non ci sono, cosa sono, quali sono le proposte e così via), si dice: "A noi interessa solo chi offre di più". Quindi, chiunque sia, chiunque venga con una Lira in più, noi gli diamo questo bando e gli consegniamo, di fatto, in mano per 99 anni una parte importante e semicentrale della città e il rischio, ovviamente, è che poi questo centro congressi non si sostenga. Mi fa piacere che abbiamo messo tutte queste garanzie, fideiussioni, eccetera, ma non servono a niente, perché, se poi fra tre o cinque anni, il centro congressi è sempre vuoto, è sempre desolato e diventa un'occasione di degrado, qual è il Consiglio Comunale che nega di riconvertirlo in qualcos'altro? E così "ciao, centro congressi", ma intanto il centro commerciale sul giardino ce lo siamo beccati. Questo è il vero dubbio che rimane a chiunque approverà questa proposta di deliberazione. Quindi, per questo, il nostro voto è assolutamente contrario e noi cercheremo di discutere con i cittadini della deliberazione e di informarli, perché, come sempre, in molte aree molti non sanno che cosa sta succedendo e, sicuramente, raccoglieremo anche le proteste dei commercianti, giustamente, per l'ennesimo centro commerciale che, ancora una volta, testimonia un modello di sviluppo e di commercio che non è compatibile con la sopravvivenza della città. Quindi, il nostro voto sarà contrario. LEVI Marta (Vicepresidente) La parola al Consigliere Araldi. ARALDI Andrea Io ho notato, in tanti interventi, un tono di scetticismo, che mi ricorda quello scetticismo che c'era alla fine degli anni Novanta, quando questa Città ha affrontato una scommessa, che, a mio avviso, è stata vinta, perché questa Città, dagli anni Novanta ad oggi - e possiamo vederlo ogni giorno, per le strade, con le code davanti ai musei -, ha cambiato completamente il suo profilo. Certo, quando alla fine degli anni Novanta si parlava di pedonalizzare certe vie, di far sì che piazza Castello non fosse più un parcheggio, idem piazza San Carlo, i commenti irridenti erano gli stessi: "Questa città non avrà futuro. Figuriamoci se Torino può essere una città turistica". Ora, credo che questo sia un merito non esclusivamente dell'Amministrazione Comunale, ma di tutte le Amministrazioni, anche di quella regionale, e soprattutto dei torinesi, di aver saputo iniziare un processo di trasformazione, che assolutamente non è ancora terminato e su cui ancora bisognerà lavorare duramente per andare in una direzione diversa. Quello che prima il Consigliere ricordava, sul fatto di essere una città a vocazione differenziata, è uno degli strumenti. Perché, è vero, qual è il settore che dal 2011 al 2012 in Italia non è stato in crisi? Nessuno. Dalle pizzerie all'aeronautica. Quindi, anche quello del turismo congressuale. Però, vorrei rammentarvi che, ad esempio, nel 2011 - questi sono dati forniti all'inizio del 2012 dall'Osservatorio del Turismo Piemontese - Torino riuscì a resistere ad una flessione turistica grazie agli arrivi del turismo congressuale. Sicuramente, ci sono strutture oggi non utilizzate, ma, se noi ragioniamo ed operiamo sempre seguendo ciò che c'è adesso e non ciò che vogliamo realizzare, non arriviamo da nessuna parte. Tutti sono bravi ad investire in settori che sono già noti e già maturi, ma il compito dell'Amministrazione è anche quello di guidare un'economia locale e gli operatori locali verso un'economia che guardi al turismo in modo molto più attento per quanto riguarda la nostra realtà. Si tratta di puntare che Torino possa divenire una meta ancora più congressuale. Guardando le altre città d'arte, a mio avviso, Torino non è seconda a nessuna di queste città, dove oggi si organizzano dei congressi, ma ha un'altra serie di vantaggi; rispetto a molte città, ancorché con tutte le difficoltà che conosciamo, è più facilmente raggiungibile; è una città circondata da un territorio e dall'intera Regione dove l'enogastronomia è una realtà d'eccellenza nota in tutto il mondo; è una località che è a un'ora dagli impianti sciistici ed è a un'ora dal mare. Quindi, è una località dove non solo il turista congressuale, ma anche la sua famiglia, può trovare, in una settimana o tre giorni, attività culturali, enogastronomiche e sportive. È una città che ha moltissime frecce da scagliare dalla sua faretra. Un centro congressi di queste dimensioni ci permette di andare da quei player internazionali che fanno il turismo congressuale e mondiale e presentarci in modo serio, presentarci con una struttura moderna, con una struttura che può ospitare grandi numeri, che può ospitare sessioni parallele e così via. Quindi, se questo è uno degli obiettivi che questa Amministrazione vuole perseguire, a mio avviso questa operazione è centrale in questa strategia. Poi, ci sono alcune osservazioni su questo operatore, che, per fare un supermercato di massimo 10.000 metri, ha deciso di farne altri 30.000 di centro congressi, perché già sa che fra cinque anni lo trasformerà in alloggi, suppongo. È vero che a pensar male si fa peccato, ma spesso si azzecca, ma io ritengo che un operatore, piuttosto che mettere in bilancio l'investimento di realizzare 40.000 metri quadrati per fare un supermercato con area di 10.000, scelga altre strade. Credo che sia sicuramente una preoccupazione, quindi facciamo tutte le verifiche, eccetera, e poniamo anche dei paletti. Però, io, onestamente, credo che un operatore che decide di fare 3 a 1, tra centro congressuale e centro commerciale, stia lavorando sul fatto di fare un centro congressuale con annesso un centro commerciale e non viceversa. Ricordiamoci, però, che quando andiamo a mettere una serie di paletti al privato, stiamo adottando una tecnica che è quella di dire: "Tu ci metti 60-70 milioni di Euro e io ti dico come fare". La comunità ha il dovere e il diritto di cautelarsi, ma, quando un'opera viene fatta con questo approccio, cioè con una convenzione, in cui io, comunque, ti do da realizzare, a tue spese e a tuo rischio imprenditoriale, un'opera, mi raccomando, questi paletti devono essere molto ponderati, perché altrimenti ci troviamo di fronte a una sorta di dirigismo. Quindi, io credo che questa sia un'operazione importante, sulla quale porre la massima attenzione e credo che sia un tassello fondamentale ed importante per lo sviluppo di questa città, secondo direttive di sviluppo economico diverse da quelle semplicemente dell'industria. LEVI Marta (Vicepresidente) La parola, sull'ordine dei lavori, al Consigliere Bertola. BERTOLA Vittorio Volevo solo mettere a verbale che l'emendamento n. 452 è ritirato. LEVI Marta (Vicepresidente) Grazie. La parola al Consigliere Marrone. MARRONE Maurizio In realtà, questa proposta di deliberazione pone argomenti che, ormai, nell'opera urbanistica di riqualificazione di questa città, si pongono in innumerevoli occasioni, ovvero se è giusto e con quali strumenti cercare di riqualificare spazi post industriali, ormai dismessi da quella che è la crisi della vocazione, ormai definitiva, del manifatturiero della nostra città e, dall'altra parte, capire come degli Enti locali, che, oggettivamente, non hanno più risorse per investire in progetti di così ampio respiro, riescano a sostenere le spese necessarie. Noi non vogliamo nasconderci dietro un dito. Siamo consapevoli, anche qualora fossimo noi a governare questa Città, che le difficoltà di coniugare queste due esigenze non sono assolutamente semplici. Per cui, l'atteggiamento con il quale Fratelli d'Italia ha inteso affrontare il tema è stato del tutto pragmatico e non ideologico. Per questo motivo, abbiamo deciso di porre un ostruzionismo che, quantomeno, ponesse le basi per un reale confronto dialettico con questa maggioranza (che, spesso, capisce solo questo genere di linguaggio), ma, dall'altra parte, anche per far capire che la strategia del dire di no a tutto e bloccare qualsiasi proposta, oggettivamente, non riteniamo che possa risolvere il problema relativo alla riqualificazione delle aree post industriali con la bacchetta magica. Per questo, abbiamo scelto di ritirare l'ostruzionismo, al pari della Lega Nord, in cambio dell'approvazione - ci auguriamo - di un atto di indirizzo che (e abbiamo inteso rafforzarlo con degli emendamenti ben definiti) va verso la tutela e il mantenimento di quel piccolo commercio di prossimità, che è la nostra maggiore preoccupazione, perché riteniamo possa essere verosimilmente minacciato dal proliferare della grande distribuzione e, quindi, anche dalla realizzazione di questo ipotetico centro commerciale. Abbiamo ritenuto essenziale farlo, nella misura in cui oggettivamente questa deliberazione non affronta il tema. Questa deliberazione dà degli indirizzi di gara pubblica, fissa chiaramente dei vincoli per la realizzazione dell'opera di interesse pubblico, non entrando nel merito di quella che è l'eventuale realizzazione in ambito, invece, commerciale, e ha posto a noi, come forze di opposizione, l'urgenza e l'esigenza di fissare dei paletti, che - lo voglio dire alla Giunta -, è vero, sono solo atti di indirizzo, non sono deliberativi, ma qualora vengano approvati intendiamo vigilare sull'attuazione poi fedele di questi indirizzi. Intendiamo fare in modo che questa riqualificazione sia una risorsa per il tessuto circostante e sociale, quindi anche quello commerciale, e che non sia, invece, una penalizzazione. Con questo ritengo che noi, Fratelli d'Italia e la Lega Nord, abbiamo dimostrato un atteggiamento quantomeno costruttivo, perché non ci siamo sottratti a quello che è un nostro ruolo, anche dai banchi della minoranza. Io non sono solito attaccare Colleghi di opposizione, però devo fare un passaggio su un tema, che è quello dell'hotel a cinque stelle, che propone il Movimento 5 Stelle. A me fa piacere che si organizzino incontri pubblici sul territorio, però, in quell'occasione, sarebbe curioso cercare di capire se, qualora si trovasse a governare, una forza che ormai raduna il consenso di quasi un quarto della popolazione anche di questo territorio deciderebbe di realizzare nell'area ex Westinghouse un prestigioso hotel a cinque stelle, oppure di non realizzare un inutile hotel a cinque stelle. Perché un punto di un volantino, che io personalmente mi sono anche trovato affisso sotto casa, condanna la realizzazione di una simile opera e non capisco come sia coniugabile con un emendamento, che non so se poi verrà mantenuto o meno, che mi sono trovato tra quelli messi all'attenzione di tutti i Gruppi consiliari, che, invece, chiede - perché la deliberazione non ne fa menzione - di realizzare espressamente un hotel a cinque stelle. Questo lo dico perché c'è modo e modo di fare opposizione. Per carità, non ci tiriamo indietro neanche - e io lo voglio dire anche ai Colleghi della Lega Nord - a quelli che sono i gesti più eclatanti, perché nella comunicazione politica ci sta, l'importante è sempre coniugarli, poi, ad una funzione propositiva, che quantomeno sia coerente. Invece, ritengo che agitare le coscienze on line, o negli incontri pubblici con i cittadini, gridando sempre no a qualsiasi cosa e poi proporre quella stessa cosa con degli emendamenti, quindi chiederne addirittura la votazione al Consiglio Comunale, sia oggettivamente qualcosa che non rende giustizia a quello che normalmente è il duro lavoro anche dei Consiglieri di opposizione, quello di dover fare le proposte sapendo che normalmente verranno respinte. Diciamo che, almeno, cerchiamo di mantenere - e faccio un appello anche a tutti i Colleghi - una coerenza propositiva, per evitare che poi la maggioranza abbia una volta tanto, purtroppo, ragione a denunciare la strumentalità di certi attacchi. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Grimaldi. GRIMALDI Marco Anch'io sono contento che siamo arrivati ad un altro capitolo della rigenerazione di questa Spina della città. Sono passati più di dieci anni da quando un movimento di giovani studenti aveva occupato temporaneamente le OGR per evitare che si procedesse a quella che era la destinazione del Piano Regolatore, che era quella di abbattere quella grande opera, che, in questo momento, è diventata uno dei centri culturali della città. A fianco alle OGR ci sono queste aree bellissime, in qualche modo anche queste ripensate, che hanno dipinto pagine drammatiche di questo Paese, non solo della città; sto parlando delle ex Carceri Le Nuove. E poi quest'ultimo terzo tassello, che è stato rimesso al centro della discussione, prima, di una vicenda molto complicata, che è stata quella della biblioteca civica Bellini (anzi, disegnata dal Bellini, perché sarebbe sbagliato chiamarla civica Bellini), e, poi, di una vicenda discussa negli ultimi anni, su più contesti: il primo, riguardante l'Energy Center e, il secondo, relativo all'interesse, come è scritto nella deliberazione, da parte della Fondazione CRT, di poter attrarre un centro congressi internazionale. Molti ci hanno chiesto se condividiamo l'oggetto di discussione; alcuni Consiglieri del PD, addirittura, ci hanno chiesto se siamo contrari o no ad un centro congressi, come se ci potessimo mettere anche dalla parte del mercato. Io, probabilmente, se fossi un operatore del mercato, non avrei fatto quell'investimento, ma se ci sono operatori del mercato che lo vogliono fare, che, anche se c'è una crisi congressuale, vogliono far diventare quel luogo un unicum, anche se una parte della convegnistica torinese è parzialmente vuota, io credo che, laicamente, gli amministratori di questa Città debbano dirsi: "Perché no?". Nell'urbanistica, ogni tanto, si deve anche evidenziare l'interesse pubblico e, in questo senso, oggettivamente, c'è un interesse pubblico ad attrarre qui eventi che arrivano fino a 5.000 posti (posti che, oggettivamente, sono fuori scala rispetto alla nostra convegnistica e rispetto ai 1.500 posti delle più grandi sale torinesi). Quindi, credo che, da una parte, ci sia una rilevanza pubblica chiara a tutti e, dall'altra - lo dico anche al Consigliere La Ganga -, se un imprenditore vuole fare un investimento in un momento difficile di crisi, in qualche modo, non vedo perché la Città si debba opporre. Poi, non ho capito bene le suggestioni del Consigliere Bertola, che diceva che, forse, c'è una speculazione in corso, che si vuole fare lì una residenza studentesca, dell'IKEA, della grande multinazionale, eccetera. Non ho capito bene l'allusione. Certo è che sono dispiaciuto che lei abbia ritirato quell'emendamento sull'albergo, perché, in realtà, la Città non è che propende dentro l'ASPI, o dentro un contesto per decidere quale valenza commerciale. Anzi, io credo che quell'attrattiva della residenza universitaria, o dell'alberghiero, possa essere generatrice di posti di lavoro. Poi, mi rendo conto che ci sia una discussione al vostro interno e con il vostro Movimento, però non mi metterei qui a scegliere fra una residenza studentesca sponsorizzata dall'IKEA o un albergo a quattro o a cinque stelle. Non mi pare questo l'oggetto. Invece, mi preoccupa il fatto che i privati, spesso, per fare questi grandi investimenti pubblici, ricorrano ad una parte commerciale che spesso viene sempre scelta nel grande commercio e nella grande distribuzione. Io, paradossalmente, sarei più contento se si scegliessero altre strade. Quello che, però, mi preoccupa di più è la contestualizzazione, intanto quella ambientale. A tal proposito, vi annuncio che ritiriamo il nostro emendamento sul verde, perché è stato recepito ampiamente, sia da quelli che erano i dispositivi tecnici della Direzione Ambiente e anche, di fatto, dall'emendamento a firma dell'Assessore Lo Russo, che ha restituito quello che era il parere per esteso, quindi, a garanzia, intanto, del mantenimento delle alberate, del fatto che il saldo ambientale sia positivo e, con questo, anche quello delle alberate e della parte riguardante, ovviamente, anche la piantumazione di future altre specie arboree. Sono contento che ci sia stato un altro vincolo. Noi lo dicevamo molto esplicitamente; per noi, la vicenda congressuale non ha nessun "perché no", ma il vero "perché no", al massimo, rimane sulle ricadute, cioè qualora qualcuno capisse che quell'investimento non è andato a buon fine e richiedesse alla Città di riprendersi in mano quell'immobile, o magari, ancor peggio, cambiando il vincolo. Anche quella richiesta di garantire per 99 anni, di fatto, la destinazione congressuale, richiamando la convenzione, credo che ci possa rendere tutti un po' più sereni. C'è un unico motivo che ci ha visto distanti su questo oggetto, ma, veramente, non capisco le preoccupazioni e i timori. Non capisco se ci sia il timore di chiedere ad un soggetto privato, Assessore Lo Russo, di andare a gara o, come diceva il Consigliere Levi, di approcciarsi verso la materia dei concorsi (quello che, tra l'altro, centinaia e centinaia di professionisti, designer e architetti, ci chiedono da anni in questa città), per le operazioni pubbliche, condotte dal pubblico, in aree pubbliche. Questo di sicuro, Assessore. Partiamo da noi e facciamolo, quando è possibile, su aree che però non riguardano oggetto dei professionisti interni, cioè non facciamo il paragone con le aree cani e le aree verdi, parliamo di grandi trasformazioni. Sì, facciamo bandi, bandi internazionali, facciamoli a partire dalle nostre opere. Ma non abbiamo, però, il timore, Assessore Lo Russo, di chiedere ai privati di farlo anche su grandi oggetti. Siamo riusciti a fare una centrale di smistamento di calore; la centrale di IREN oggi è l'oggetto più bello della Spina 2. Non dobbiamo andare fino ai tempi di Intesa Sanpaolo e del concorso internazionale che ha visto Renzo Piano vincere quella gara, non bisogna arrivare fino a lì. Solo pochi anni fa, la Lavazza ha fatto un progetto internazionale incredibile, bellissimo. Allora, possiamo chiedere ai privati di farsi promotori di questo tipo di bandi? C'è bisogno che lo faccia la Città di Torino? No. Nelle due formulazioni che abbiamo provato ad abbozzare io e il Consigliere Levi, ci sono... Sceglietela voi. Io sono pronto a ritirare il mio, come credo che anche il Consigliere Levi sia pronto a ritirare il suo. Sceglietelo voi. Il senso è di dare un indirizzo. L'abbiamo fatto tante volte. Ve lo dico sinceramente: volete che questo contesto, che con tanta fatica abbiamo rigenerato, sia macchiato dalla scritta di un grande supermercato? È questo che volete? Un'area così aulica, così bella, lo scrive anche la deliberazione, in un contesto storico di straordinaria importanza per la rigenerazione di questa città, che ha visto investimenti incredibili. Tutto questo, sprecato per cosa? Per non fare questo invito? Per non raccogliere quella che, secondo me, è una sfida culturale di aprire al mercato, ai professionisti, agli architetti? A partire dai più giovani, che sono quelli che hanno bisogno di avere speranza e fiducia da questa città. Consiglieri, non chiudiamoci, non abbiate paura di chiedere, perché i privati, quando chiedono di fare queste trasformazioni, ci chiedono, per esempio, di cambiare i vincoli, di allargare il perimetro, come è successo in questa deliberazione. E, senza paura, noi crediamo di poter rispondere se queste richieste sono giuste o no, se perseguono l'interesse pubblico o no. E noi diciamo sì, votando sì a questa proposta di deliberazione. Allora, vi chiedo di votare sì a quegli emendamenti, perché noi perseguiamo un interesse pubblico nel chiedere ai privati di fare un bando internazionale. Lo facciamo per la bellezza di questa città, lo facciamo per la visibilità di questa città e lo facciamo per dare opportunità ai migliori professionisti che in questa città vogliono crescere, o vogliono arrivare. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Levi. LEVI Marta Intervengo dopo il Consigliere Grimaldi. Ha già detto lui molto e intervengo, in particolare, sull'emendamento che abbiamo presentato sul tema dei concorsi di progettazione. Condivido la relazione introduttiva dell'Assessore Lo Russo e la richiamo. Siamo su Spina 2. La richiamo con le sue parole: siamo su un'area di importanza strategica; probabilmente, è una delle operazioni più strategiche di questo mandato. Siamo nell'area della nuova centralità di Torino, l'area del grattacielo, l'area della nuova Porta Susa, l'area del raddoppio del Politecnico, ma anche l'area delle OGR, l'area de Le Nuove, dove, nei prossimi anni, trasformeremo migliaia di metri quadrati. Stiamo parlando di una concessione di diritto di superficie per 99 anni e stiamo parlando di 40.000 metri di costruito, di cui 30.000 di interesse generale. Io credo, e ne sono fermamente convinta, che soluzioni architettoniche di elevato livello qualitativo, come è detto ed è auspicato nel testo della deliberazione, si possano ottenere soltanto aprendo alla concorrenza delle intelligenze. I concorsi di architettura sono questo, significano mettere in concorrenza le migliori intelligenze e professionalità sul disegno dello spazio urbano, sul disegno architettonico, su un'area di queste dimensioni e con questa rilevanza. Per questa ragione, credo che sia importante iniziare da questa deliberazione. Avrei iniziato da un'altra deliberazione, devo dire la verità, solo che poi i tempi si sono invertiti; avrei iniziato dalla deliberazione che sarà presentata dall'Assessore Lo Russo, firmata anche dal Sindaco, sulle grandi trasformazioni 2014, ma per dire che il tema non è quest'area, il tema è questa più tutte le aree che la città ha in trasformazione e sono tutte trasformazioni strategiche per questa città. Sarebbe stato più giusto invertire l'ordine dei fattori e, quindi, parlare di concorsi di progettazione in quella deliberazione, che è una deliberazione di indirizzo generale. Purtroppo, i tempi, anche di questa deliberazione, come ci ha già spiegato l'Assessore Lo Russo, sono stati fortemente accelerati da una serie di vicende con cui non possiamo non fare i conti e, quindi, ci ritroviamo ad avere questa proposta prima in questa deliberazione, che non in quella che poteva essere, diciamo, la deliberazione madre. Queste le ragioni dell'emendamento, che non è stato accolto come emendamento di Commissione, ma che abbiamo ritenuto, insieme ad alcuni altri Consiglieri, di presentare lo stesso alla votazione del Consiglio. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere La Ganga. LA GANGA Giuseppe Io credo che questa proposta di deliberazione sia molto importante. Parto da un apprezzamento per l'intervento del Consigliere Marrone, che, a differenza di altre volte, in cui magari ha ecceduto in polemica, ha fatto un discorso costruttivo, che io credo debba essere apprezzato, ma aggiungo qualche commento. Io credo che il commercio della zona debba giustamente essere tutelato, ma tutelato in modo non conservativo. Cioè, credo che il senso della mozione che ci proporrà debba essere quello di accompagnarlo in un'evoluzione qualitativa. Cit Turin è già, per molti aspetti, un polo commerciale qualitativo, perché il mercato del Cit Turin non è un mercato qualsiasi (come sanno tutti coloro che abitano in quella zona, come il sottoscritto). Quindi, l'esistenza di un grande polo di alta qualità, che può essere rappresentato dal centro congressi e da ciò che ci verrà intorno, potrà sicuramente aprire fronti di crisi nel mondo commerciale, ma favorire occasioni di trasformazione delle stesse strutture commerciali cosiddette di prossimità. Quindi, io credo che quell'idea vada accolta, ma con questo significato. Quanto più in generale alla questione di cui stiamo parlando, io credo che questo sia un altro passo nella direzione di inventarci un'altra strada, quella di riuscire a dotare questa città di infrastrutture senza gravare sul Bilancio della Città medesima, che è la sfida a cui siamo chiamati dalle condizioni oggettive e farlo su un centro congressi è sfida particolarmente impegnativa. Qui nessuno può essere certo se questa scommessa imprenditoriale avrà successo e in che misura, perché io credo che dovremmo fin d'ora dire grazie a chi eventualmente si assumerà questo rischio, perché di rischio si tratta, anche se è un rischio ragionevolmente calcolato. Torino può diventare una capitale di turismo congressuale, perché sono state poste una serie di premesse. La Città è riqualificata, è più bella, è un punto di attrazione turistica, offre opportunità - è stato già detto dal Consigliere Araldi - in termini di consumi di qualità, di cibo, di spettacolo. Quindi, perché non puntare su questo obiettivo, che, se riuscisse, sarebbe assai importante per la città? Tanto più che, ripeto, il rischio se lo assume, io credo con qualche coraggio, un soggetto privato, che noi dobbiamo assecondare, certo, vigilando che l'interesse pubblico sia garantito, ponendo i giusti vincoli, non vincoli eccessivi, perché, se sono eccessivi, è difficile trovare qualcuno che rischi ingenti risorse per una situazione i cui vincoli eccessivi non garantiscono la redditività necessaria. C'è un tema di riflessione che io pongo all'Assessore Lo Russo ed al Sindaco per il futuro: questo è un altro passaggio, non è il primo, anzi è già ripetuto, e non sarà probabilmente l'ultimo, però impone una riflessione. Finora, il meccanismo della trasformazione urbana è stato trainato dalla rendita fondiaria generata, per un lungo periodo, dalla residenza, oggi soprattutto dalla distribuzione commerciale. Credo che questo meccanismo possa produrre ancora degli effetti positivi, come nel caso del centro congressi, ma non credo che possa essere un meccanismo ripetibile all'infinito, perché non lo possiamo certamente pensare riproposto in tutte le altre occasioni. Quindi, la sfida che ha la Città è di individuare altri meccanismi di traino di utilizzo della rendita fondiaria su altre basi che trainino altre trasformazioni della città, dando così anche una risposta alle preoccupazioni che i Consiglieri della Lega Nord e, in generale, dell'opposizione hanno sui temi del commercio, perché è chiaro che, se noi trasformassimo Torino in un maxi ipermercato, qualche effetto negativo ci sarebbe. Quindi, credo che questa riflessione di tipo generale vada fatta. Quanto, infine, al tema delle progettazioni e dei bandi di gara, io credo che l'esigenza posta dal Consigliere Grimaldi e dal Consigliere Levi sia legittima. Credo, però, che si debba partire dalle cose del Comune e della Pubblica Amministrazione. Qui, siamo di fronte ad un'iniziativa di un privato che si assume il rischio nella sua totalità, a cui poniamo una serie di vincoli a garanzia della Pubblica Amministrazione. In più, anche il vincolo di una gara pubblica, che per di più diventa velleitario, perché la Commissione aggiudicatrice del bando sarebbe fatta sempre dallo stesso soggetto, quindi, in realtà, è più un'affermazione di principio, che non una cosa che abbia una conseguenza pratica. Accolgo, però, l'esigenza posta come indicazione di carattere generale e spero che l'Assessore Lo Russo e la Giunta decidano, per il futuro, di adottare questo metodo innanzitutto per tutte le opere gestite e finanziate direttamente dal Comune. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Carretta. CARRETTA Domenico Sarò brevissimo, anche perché sono stati già toccati tutti i punti analizzati nelle lunghe sedute di Commissione. A me sarebbe piaciuto di più - lo dico onestamente - affrontare forse con maggiore chiarezza e con maggiore onestà intellettuale quello che è il discorso sull'importanza di avere un centro congressuale come quello prospettato dalla deliberazione in oggetto. Io ho sentito quelle che sono le voci contro e quelli che sarebbero i dati che potrebbero indurre a scoraggiare un'operazione di questo tipo. I dati dell'Osservatorio, Consigliere Bertola, li abbiamo letti anche noi. Poi, ognuno può trarre le sue conclusioni e bisogna trarle anche in relazione a quello che è il territorio in cui si sta operando. A Torino, è vero, i dati sono negativi. Ma, udite, udite, nel comparto economico il segno "-" lo registriamo un po' ovunque, quindi anche sul turismo congressuale sarebbe stato strano non registrarlo, che è -2% per quanto riguarda le manifestazioni congressuali, -3% per quanto riguarda le persone coinvolte. Però, è un comparto che riguarda sempre 400.000 eventi all'anno. Mi riferisco ai dati dell'Osservatorio del 2012. Riguarda sempre 48 milioni di giornate occupate, riguarda sempre una presenza importante. Poi, c'è un altro elemento che viene indicato come scoraggiante per un'operazione di questo tipo, cioè interrogarci su quella che è la presenza e su quella che è la capacità di carico dei centri congressi di Torino. Non significa assolutamente niente. Non significa niente, perché quell'operazione che si sta facendo è diversa; è un'operazione che riguarda un centro congressi da 5.000 persone. Non abbiamo metri di valutazione fino ad oggi, perché non abbiamo mai avuto un centro congressi di queste dimensioni. Un centro congressi di queste dimensioni non va ad oscurare l'attività convegnistica e congressuale oggi presente a Torino; va, in un certo senso, ad incrementare l'offerta. Gli stessi dati ricordati prima dal Consigliere Bertola, quelli dell'Osservatorio, indicano anche delle tendenze della capacità attrattiva di Torino verso l'Europa e l'Europa muove attività convegnistiche dalle 3.000 presenze giornaliere in su. Poi, alla fine, è comunque una sfida in cui noi crediamo. È una sfida che diventa fondamentale in un'ottica di strategia che va un po' più in là di quella che è una crisi economica, anche perché, se mi dicono che una crisi economica deve scoraggiare qualsiasi cosa, allora dovremmo metterci sulla riva del fiume ed aspettare la fine di una crisi economica. Non è così. Se c'è un calo di vendita di lavatrici, non è che si interrompe, di colpo, la vendita di lavatrici e chi inizia a costruire le lavatrici viene additato come una persona priva di senno. Bisogna fare delle lavatrici che, forse, abbiano un costo migliore e che abbiano una tecnologia più efficiente. Quindi, sul fatto che l'attività in questione sorga in quell'area precisa, io ci vedo solo degli aspetti positivi, anche per quelle che sono le ricadute che può avere ancora sul territorio, perché è un'area in trasformazione, un'area servita da mezzi urbani, un'area che, comunque, può solo crescere. Poi, per quanto riguarda il concorso di progettazione sui bandi, io sono d'accordo, sostanzialmente, con quanto sottolineato dal Consigliere La Ganga, anche se poi invito l'Assessore Lo Russo a tenere bene a mente la necessità di favorire progetti di idee nella nostra città. Forse, questo non è il caso su cui concentrarci, anche perché, sinceramente, chiedere ad un privato di autobandirsi al suo interno, la vedo un'operazione quanto mai ostica. Comunque, al di là di tutto, sento che il Partito Democratico è favorevole allo sviluppo di un'area, che non è solo lo sviluppo di un'area, è lo sviluppo di una strategia, anche perché, altrimenti, tra un po' dovremmo fare un'altra lapide e su quella lapide dovremmo metterci la dicitura "turismo congressuale". FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Non avendo altri iscritti a parlare, do la parola, per la conclusione, al Sindaco. SINDACO L'Assessore Lo Russo farà alcune considerazioni di replica di merito su questioni che sono state poste dai Consiglieri, che naturalmente ringrazio. Io vorrei fare, però, alcune considerazioni di ordine generale. Primo: c'è bisogno, o no, di un centro congressuale in questa città? Questa è la questione che è stata sollevata. Io penso che a questa domanda si debba rispondere con questa valutazione. La prima è già stata fatta da alcuni Consiglieri, che ringrazio (il Consigliere Araldi e il Consigliere La Ganga). Torino, in questi anni, ha conosciuto una gigantesca trasformazione, come sappiamo, e tra i tanti profili che stanno cambiando l'identità di questa città c'è anche il fatto che Torino sta diventando una città congressuale e di organizzazione di convegni, nazionali ed internazionali, con una dinamica sempre più intensa. Le ragioni sono molteplici. Una prima ragione è che qualsiasi esperto di eventi congressuali spiega che una città di dimensioni come quelle di Torino è una città, in questo momento, considerata ottimale per queste attività, perché è una città che offre tutto ciò che può offrire una grande città, senza le diseconomie che hanno città di dimensioni molto più grandi. Andare in città di dimensioni molto più grandi significa fare i conti con costi di ricettività più alti, con problemi di mobilità più complessi, con una serie di altri aspetti che si manifestano diseconomici. Prova ne sia che, se si va a vedere, è in riduzione il numero dei congressi, per esempio, che vengono organizzati nelle grandi capitali, a partire dalla nostra, a favore invece di congressi che vengono sempre di più allocati in città di dimensioni analoghe a quelle di Torino, in grado di offrire ogni opportunità che una grande città offre, ma senza le diseconomie che le metropoli presentano. Seconda considerazione. Le attività congressuali e convegnistiche si vanno allocando sempre di più in città che siano capaci di offrire un'accoglienza di alta qualità. Torino è in queste condizioni. Il Consigliere Araldi ha sottolineato questo aspetto; se c'è una cosa che Torino può mettere in campo, oltre che dimensioni ottimali per ospitare attività congressuali e convegnistiche, è il fatto che è in grado di mettere in campo anche un'offerta, in primo luogo un'offerta culturale oltre che un'offerta di ricettività, di alta qualità. Siccome tutti quelli che vengono a fare convegni (soprattutto, quando si tratta di convegni nazionali ed internazionali) chiedono - ed è giusto che sia così - la partecipazione del Sindaco alla seduta inaugurale, vi posso dire, per averlo constatato, che, ogni volta che partecipo (sempre più spesso, praticamente una volta alla settimana ormai) all'inaugurazione di un qualche convegno o di qualche congresso, gli organizzatori mi dicono che sono felicissimi di essere venuti a Torino, perché gran parte delle persone che poi partecipano a questo convegno scoprono una città che non conoscevano e trovano una città particolarmente attraente e accogliente. Prova ne sia che le cifre non sono - lo dico a chi le ha richiamate - quelle del 2011. Quelle del 2011 sono quelle lì, ma dal 2011 al 2013, nonostante la crisi economica, l'attività congressuale a Torino non è diminuita, è cresciuta. Nel 2012 e nel 2013 noi abbiamo avuto più eventi congressuali rispetto al 2011, perché sta crescendo. E vi segnalo, l'ho richiamato alcune volte, che nei prossimi anni, quelli che avremo davanti, Torino sarà meta di congressi di valenza mondiale straordinari. Nel marzo del prossimo anno, avremo la prima edizione della Borsa mondiale delle Fiere e delle Mostre d'arte, che avremmo dovuto fare a novembre e che poi abbiamo dovuto spostare a marzo, perché la crisi internazionale, in particolare la crisi siriana, ha creato seri problemi di partecipazione di un'ampia quantità di persone che doveva venire dagli Stati Uniti. Nel giugno 2014, avremo il Congresso mondiale degli editori. Nel 2015, avremo il Congresso mondiale delle Camere di Commercio. Nel 2016, avremo il Congresso mondiale degli architetti del paesaggio. E vi parlo soltanto di quattro grandi congressi di cui adesso mi rammento, ma, in realtà, il lavoro che si sta sviluppando (e lo sta sviluppando sia Turismo Torino, sia la Camera di Commercio) per attrarre attività congressuali e convegnistiche a Torino è in costante aumento. La terza considerazione è che l'idea di fare un centro congressuale non è venuta estemporaneamente a questa Amministrazione, ma corrisponde ad una domanda che viene dagli operatori del mondo dei servizi e del terziario di questa città, cioè dall'ASCOM, dalla Confesercenti, dalla Camera di Commercio, dall'Associazione degli albergatori, i quali sono i primi a dire che non sono sufficienti le strutture che attualmente ospitano un'attività congressuale e che, se si vuole avere un salto, abbiamo bisogno di avere una struttura che abbia le dimensioni, la qualità, l'ubicazione che sia più idonea a promuovere attività congressuali. Segnalo che fare un centro congressuale nell'area di cui stiamo discutendo, significa farlo a 100 metri dalla stazione di Porta Susa, di fronte a un centro direzionale che intorno al Grattacielo del Sanpaolo va crescendo, lungo l'asse della linea Metropolitana, comunque ad una distanza non particolarmente grande dalla stessa stazione di Porta Nuova, in prossimità di un centro di valenza universitaria e tecnologica come il Politecnico, con a fianco le OGR, con l'utilizzo culturale che ne sarà fatto; inoltre, in quella stessa area si sta costruendo l'Energy Center. Devo dire che, se c'è una collocazione ottimale rispetto alla rete delle infrastrutture e agli altri insediamenti, che sono funzionali e interessati ad avere un centro congressuale, è quella. Quindi, da questo punto di vista, francamente, il bisogno di una struttura di questo genere è dato dal fatto che l'attività congressuale si va spostando sempre di più su città di dimensioni come quelle di Torino, che a Torino è in aumento l'attività congressuale e di organizzazione di convegni, che quell'ubicazione, da un punto di vista infrastrutturale e di assetto territoriale, è la più congrua a favorire l'attrazione di attività congressuali, che gli operatori del settore ce lo chiedono. Penso che tutte queste considerazioni vadano tenute in campo. Dopodiché, è evidente che un investimento di questo genere ha bisogno di essere alimentato da risorse finanziarie adeguate. Un investimento di questo genere richiede che chi fa l'investimento abbia anche la possibilità di determinare dei ritorni finanziari in tempi congrui. L'allocazione di un investimento di tipo terziario commerciale, insieme al Centro Congressi, è funzionale a sostenere finanziariamente la realizzazione del Centro Congressi. È il contrario di quello che qui qualcuno ha detto. Non è che facciamo un Centro Congressi per fare il centro commerciale. È esattamente il contrario. L'attività terziaria commerciale è essenziale per avere le risorse per realizzare il Centro Congressi. L'investimento. Poi il Centro Congressi nella sua gestione dovrà avere il suo equilibrio economico- finanziario, ma l'attività congressuale può garantire l'equilibrio finanziario della gestione, non è in grado di garantire anche l'investimento, se non si ha un'altra fonte di sostegno all'investimento. Dopodiché è del tutto giusto che si dica che quell'insediamento terziario va inserito, tenuto conto del tessuto commerciale del territorio circostante, che quindi vanno create le condizioni di non conflitto e di non contraddittorietà; siamo disposti a farlo e lo facciamo. Io penso che stiamo facendo una scelta utile allo sviluppo della città, a dotare la città di una infrastruttura che è necessaria alla crescita di un'attività che è fondamentale ed essenziale per la Città e che, tra l'altro, è connessa ad altre vocazioni, perché lavorare, per esempio, a far crescere la vocazione di Torino come città universitaria, significa anche dotare sempre di più la città di una struttura di carattere congressuale che sia in grado di ospitare tutta le attività di tipo congressuale che sono connesse alle attività universitarie. Promuovere lo sviluppo di Torino come una capitale di cultura e una città che investe sempre di più in cultura, richiede di avere una struttura che sia in grado di ospitare attività di carattere congressuale connesse alle attività culturali. E via di questo passo. Quindi, per tutte queste ragioni io penso che l'investimento che stiamo qui decidendo sia un investimento utile alla città, essenziale per lo sviluppo della città, che rafforza la vocazione della città. Poi, naturalmente, che si chieda di farlo nel migliore dei modi da ogni punto di vista è del tutto giusto, e credo che su questo non ci sia una differenza tra chi siede sui banchi della maggioranza e chi siede nei banchi dell'opposizione. Ogni investimento che facciamo in questa Città, abbiamo interesse che venga fatto nel migliore dei modi, quindi è necessario creare le condizioni affinché sia così. |