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FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Passiamo alle comunicazioni del Sindaco. La parola all'Assessore Curti. CURTI Ilda (Assessore) Ringrazio il Presidente e i Consiglieri. Vorrei sottolineare il fatto che parlo a nome della Giunta, perché ho ricevuto un mandato dal Sindaco e dall'Assessore Pellerino, quindi non parlo a titolo personale, e mi dolgo che la minoranza non stia sentendo la posizione della Giunta. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Per cortesia, Consiglieri, lasciamo… CURTI Ilda (Assessore) Perché quanto dirò è frutto del pensiero della Giunta nella sua collegialità e non del singolo Assessore. La Città di Torino fin dal 2001 ha definito un insieme di politiche, servizi, azioni e progettualità finalizzate a contrastare ogni genere di discriminazione, in particolare quelle relative al genere e all'orientamento sessuale. Il divieto di discriminazione è uno dei doveri e delle responsabilità di un'Istituzione laica, plurale, capace di rappresentare e di sostenere tutti i suoi cittadini, indipendentemente dai loro comportamenti, credo religiosi, origini nazionali, stili di vita, orientamenti sessuali e di genere. Non è un optional contrastare la discriminazione, ma un preciso atto di responsabilità che nutre e orienta le nostre politiche pubbliche. Si richiama a dei principi universali che velocemente richiamo, dalla Dichiarazione dei diritti dell'uomo nel 1948, all'articolo 2 e all'articolo 3 della Costituzione della Repubblica italiana, al Trattato di Amsterdam ratificato dall'Italia, che all'articolo 13 afferma e sostiene il principio di non discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale, nonché numerose raccomandazioni del Parlamento europeo e del Consiglio d'Europa. Dal 2001 ad oggi la Città di Torino ha attuato politiche e progettualità trasversali, interassessorili e aperte alla collaborazione con la società civile torinese, comprese le associazioni LGBT che la fanno essere punta avanzata e riconosciuta nel panorama italiano. Tra le iniziative più recenti, ricordo che Torino ha promosso e coordina la rete RE.A.DY., più di 60 Amministrazioni Locali, Province e Regioni, contro la discriminazione LGBT; l'assemblea annuale si è tenuta lunedì scorso qui a Torino, e Torino ne ha la Presidenza. Torino ha appena firmato un protocollo d'intesa con l'UNAR ed il Dipartimento Pari Opportunità del Ministero del Lavoro, nel quale si indica questa città come Segreteria nazionale per l'implementazione e la realizzazione della strategia nazionale contro le discriminazioni LGBT, strategia che coinvolge il Ministero dell'Istruzione, dell'Interno, del Lavoro, nonché tutte le Regioni italiane e tutte le Città che aderiscono alla rete RE.A.DY. Nelle sue politiche locali la Città di Torino è attiva per promuovere occasioni di prevenzione, dialogo e confronto su temi che riguardano il rispetto di genere, la pluralità delle famiglie, la non discriminazione. A questo proposito, sono moltissime le iniziative che coinvolgono il sistema delle scuole, le agenzie educative, la Città nel suo complesso. La collaborazione e la complementarietà delle azioni della Giunta con quelle del Consiglio, anche in materia di modifiche di Regolamenti, azioni positive contro la discriminazione ne sono esempio in Italia. Alla luce di quanto descritto, è evidente che il contenuto delle conferenze ospitate nella scuola Faà di Bruno sarebbe stato, qualora si fosse tenuta, in contrasto con le politiche pubbliche promosse dalla Città e con il sentire della società civile torinese. Lo stesso comunicato della Diocesi di Torino invita a mantenere ferme le posizioni di dialogo, interlocuzione e rispetto, pur invitando a garantire la libertà di espressione di tutti. È di oggi la notizia di una lettera degli studenti del liceo della Faà di Bruno che non condividono e chiedono di poter avere occasioni di dialogo e confronto sul tema. La mobilitazione promossa dall'associazionismo LGBT, la posizione espressa dalla richiesta di comunicazioni del Sindaco promossa dal Consiglio Comunale, la presa di posizione di ampi settori sociali e civili della Città, ivi compresi la F.I.S.M. che si è dissociata dall'iniziativa, hanno indotto i promotori a sospendere l'iniziativa. Credo però sia opportuno richiamare alcuni aspetti della vicenda, che non sono di poco conto. Il primo, l'organizzazione dell'iniziativa è in capo ad un'associazione di genitori del liceo della Faà di Bruno, promossa quindi da un'associazione all'interno dei locali della scuola e non dalla scuola stessa. Se si affronta il tema in punta di diritto ed esclusivamente per via amministrativa, è difficile affermare che c'è stata una violazione della convenzione, o si è determinato un accesso discriminatorio alle famiglie o agli allievi della scuola. Naturalmente se si dovessero verificare episodi del genere, discriminazione e non accesso universale, sarebbe indispensabile rivedere i termini della convenzione che riguarda - lo rammento - la scuola dell'infanzia e non gli altri gradi di istruzione. L'iniziativa del Consiglio Comunale per ribadire il diritto alla non discriminazione all'accesso nelle scuole convenzionate può o potrebbe costituire una base giuridica amministrativa rilevante, che pensiamo possa vedere nella F.I.S.M. un interlocutore interessato e disponibile. Ciò nonostante il ciclo di conferenze e i conferenzieri, noti per altre iniziative simili, rappresenta la punta più intransigente e radicale di una parte del mondo cattolico, affermano una teoria riparativa dell'omosessualità, che contrasta non solo con le teorie scientifiche e psicologiche del diritto, ma è anche minoritaria rispetto alle sensibilità laiche e a quelle religiose di ampia diffusione. Lo stesso Pontefice Francesco I ha recentemente affermato che la Chiesa accoglie e riceve, tenendo le porte aperte, aprendo in tal senso al dialogo e al riconoscimento dei diritti universali e alle libertà di scelta. Il tema della libertà di opinione sancito dalla Costituzione è un tema molto serio, talvolta, però, abusato per affermare una cultura della discriminazione, dell'odio e del non riconoscimento dell'altro come portatore di diritti individuali e collettivi. Rischia di essere un humus nel quale proliferano atteggiamenti discriminatori, che impediscono di fatto ad altri di godere della stessa libertà di espressione. Non si può neanche ignorare, inoltre, che anche nella nostra Città, che pure ha un patrimonio e una cultura che si fonda sul rispetto della pluralità e della diversità, sono avvenuti episodi gravi di aggressione ai danni di cittadini gay, segno di una subcultura omotransfobica che non può essere minimizzata. L'ultimo in ordine di tempo è di qualche giorno fa, la vittima Davide Betti, a cui va la nostra solidarietà, è il collaboratore di un Consigliere Regionale di Fratelli d'Italia e coordinatore nazionale dell'Associazione GayLab, ed ha subito un'aggressione omofoba. Episodi di questo genere impongono un atteggiamento responsabile e attento da parte delle Istituzioni e delle agenzie educative tutte, perché i messaggi di rispetto della diversità siano patrimonio condiviso, anche se non si concorda necessariamente su alcuni aspetti di riconoscimento dei diritti civili. Per concludere, ritengo che la scelta della scuola di sospendere l'iniziativa, su sollecitazione delle prese di posizione della società politica e civile, nonché della F.I.S.M. stessa, sia da accogliere positivamente auspicando che successive iniziative del genere possano vedere il confronto tra posizioni diverse e plurali. Rivolgo un invito a me stessa, alla Giunta e al Consiglio Comunale, però, le prese di posizioni radicali, intransigenti ed intolleranti non si contrastano soltanto in punta di diritto o con azioni amministrative, vietando che possano esprimersi, ma necessitano di un allargamento dell'azione positiva di contrasto alla discriminazione, in modo da prosciugare l'humus nel quale cresce una cultura omofobica e non rispettosa delle differenze. In ogni caso, le prese di posizione politiche devono distinguere il terreno della legittima battaglia culturale e politica contro le discriminazioni dalla responsabilità dell'Amministrazione, che nello stipulare una convenzione si assicura che sia garantito l'accesso universale con l'obiettivo di ampliare l'offerta per le famiglie torinesi. Questa Città, questa Amministrazione, la scelta di promuovere una cultura del dialogo, del rispetto e del riconoscimento dei diritti di tutti i suoi cittadini, l'ha fatta da tempo e continuerà a farlo. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Levi. LEVI Marta Ringrazio il Presidente e l'Assessore. Mi ritengo assolutamente soddisfatta della risposta data dall'Assessore. In Aula vorrei solo richiamare quello che, dal mio punto di vista, è il fatto grave di questa vicenda, mi ha indotto a firmare la richiesta di comunicazioni. Il volantino dell'iniziativa propone: "una riflessione complessiva sulla bellezza della famiglia naturale", su questo ovviamente non ho nulla da dire, anzi, avrei da dire delle cose a titolo personale, ma in un confronto in cui legittime opinioni si possono confrontare. Il problema, però, è che in questo ciclo di interventi sul tema della bellezza della famiglia naturale, il primo incontro: "Omosessualità: domande e risposte", viene invitata a parlare la dottoressa Chiara Atzori. La dottoressa Chiara Atzori è sostenitrice del fatto che l'omosessualità è una patologia, testualmente dice che: "In quel tipo di orientamento sessuale si riscontra, ed è oggettiva, una tendenza alla promiscuità, a comportamenti autodistruttivi, narcisistici, all'abuso di droghe, eccetera, che è legato intrinsecamente a quell'orientamento". Sulla normalizzazione dell'omosessualità dice: "Quella che è una patologia, considerata come normalità, è chiaro che verrà ad essere una trappola". Credo che questo sia il fatto rilevante ed il fatto grave, perché tutto questo avviene all'interno di una scuola ed è un incontro rivolto a dei genitori e purtroppo noi spesse volte leggiamo in cronaca nera, sui giornali, di ragazzi, adolescenti omosessuali che si tolgono la vita. Penso che il tema dell'omosessualità vada affrontato nelle scuole, con i genitori, ma vada affrontato con cautela e possibilmente mettendo a disposizione anche uno spettro un pochino più largo di opinioni e di teorie, chiamiamole così. Pertanto credo che sia il fatto grave di questo convegno, di questo ciclo di incontri, che peraltro è ciò che immagino, ha portato lo stesso Presidente della F.I.S.M., come ricordava l'Assessore, a chiedere alla scuola Faà di Bruno la sospensione di questo ciclo di incontri; che è quello che ha portato gli studenti del liceo Faà di Bruno a scrivere una lettera alla preside, in cui richiamano esattamente questi punti, dicendo: "Noi desideriamo esprimere il nostro dissenso e porgere le nostre scuse a chi si sia sentito giustamente ferito e offeso, ben consci che alcune delle idee propugnate dai relatori della conferenza, circa la presunta natura patologica dell'omosessualità, corrispondono a direttive che l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha abbandonato da quasi trent'anni". Credo che questo sia il tema - se posso aggiungere, purtroppo - di grandissima attualità, in cui c'è in gioco la vita delle persone e la vita dei ragazzi, in particolare dei ragazzi adolescenti. In conclusione, voglio solo dire che, come dicevo, credo che sia cosa buona e giusta che nelle scuole si affronti il tema dell'omosessualità e spero che la scuola Faà di Bruno abbia voglia di riprendere in mano il tema e di affrontarlo in modo più aperto, in modo un po' più plurale, magari mettendo a confronto idee e punti di vista differenti. Questo credo che farebbe il bene della scuola, dei genitori e dei ragazzi che quella scuola frequentano. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Marrone. MARRONE Maurizio Io, con i miei Colleghi, non ritenevo il caso di svolgere un dibattito simile, perché sono anch'io dell'idea che non svolgendosi più l'incontro, l'obiettivo dei censori che hanno voluto impedirlo, sia stato già di fatto conseguito, però do ragione al Capogruppo del PD, non ha più senso parlare dell'incontro, ha senso parlare di questo ignobile teatro che è stato messo su sulla base di un copione evidentemente diffuso da quotidiani o da un quotidiano in calo di vendite. E questo teatrino non solo apre il precedente in questa Città che - come si ricordava - è un grande laboratorio di civiltà e di libertà, il precedente di una censura preventiva su un incontro che non si è svolto, il cui titolo era "Omosessualità: domande e risposte", in cui è stata, di fatto, invitata una infettivologa, di cui non abbiamo la minima idea, a meno che non si voglia agire per presunzioni, di cosa sarebbe andata lì a parlare, e penso che non lo potremo nemmeno sapere, visto che l'incontro, grazie a queste pressioni, è stato annullato. Però a me quello che ha dato più fastidio, non è stato l'oggetto dell'incontro, ma è stata l'intimidazione contenuta all'interno della richiesta di comunicazioni, di chiedere - e alla fine, in realtà, era una minaccia di avvertimento - non una richiesta al Sindaco, di sospendere la convenzione, quindi i finanziamenti, nei confronti di una singola scuola. E inoltre anche la proposta, che non so se poi abbia trovato sviluppo concreto o invece non l'abbia fatto, come spesso accade, quando si parla di Sinistra Ecologia e Libertà, di un atto di indirizzo nei confronti della Sala Rossa, nei confronti di tutte le paritarie, peraltro partendo da questo tema. Io in questo dibattito voglio approfittare del poco tempo a disposizione solo per ribadire un concetto. Io capisco che voi, in assenza del Sindaco e dell'Assessore all'Istruzione che sono in questo momento a New York, come Totò e Peppino, a cercare di vendere la Mole agli americani, in loro assenza voi adesso vi sentiate liberi di "giocare". Io questo lo capisco, avete approfittato dell'assenza del "padre padrone" abituato a mettervi in riga ogni volta che uscite dai ranghi, però vorrei cercare di capire se avete realizzato che avete preso il Vescovo, e non solo una sola scuola, ma tutta la Federazione delle paritarie, e li avete trascinati in una specie di Tribunale, mettendo sotto giudizio il Magistero della Chiesa sul tema omosessualità, indignandovi del fatto se poi il Vescovo si ritrova a sottolineare che la Chiesa non è favorevole all'omosessualità, e voi siete tutti stupiti indignandovi. Io non so in che mondo vivete sinceramente, però, questo penso, che non fosse necessario scomodare il Vescovo, e sollevare questo polverone per sentirvelo dire. Io vi dico questo, l'unica utilità che può avere questo dibattito, è sottolineare e ribadire che se esiste in questo Paese il riconoscimento alle paritarie non statali, è proprio affinché il programma educativo, il modello educativo che viene proposto in queste scuole, non debba passare dall'approvazione preventiva di commissari politici di qualunque fazione siano, della sinistra estrema o di altre fazioni. È questo il senso, non è che esistono altre motivazioni per cui esiste una scuola paritaria. Il senso è solo questo. Io non credo, neanche, che esistano strumenti giuridici, mi spiace per il Collega Curto che si metterà il cuore in pace, per costringere delle scuole non statali ad applicare un orientamento educativo che loro non condividono. Questo, credo, che non sia proprio possibile, e lo auspico, perché se così non fosse, evidentemente non ci troveremmo più in un Paese libero. Io, però, non voglio concludere sul Capogruppo Curto e il Vicepresidente Levi, perché io ritengo che, dal loro punto di vista, abbiano sollevato una polemica politica che io non condivido assolutamente, perché, lo ricordo ancora, non si tratta solo di censura preventiva di un evento che forse poteva anche essere opinabile in certe sfumature, ma si è trattato soprattutto di mettere sotto giudizio in una specie di Tribunale ideologico - e guardate, non lo dico io, lo dice il periodico della Diocesi di Torino che è la "Voce del popolo" - un intero pensiero che è quello cattolico. Io mi limito solo, invece, a rilevare un vero problema. Il vero problema di questo dibattito non è il convegno organizzato alla Faà di Bruno, non è la F.I.S.M., ma è il fatto che a sollevare questa polemica con minacce ed intimidazioni di rappresaglie economiche, sia stato il Presidente della Commissione che si occupa della convenzione in Comune. E io, sapete che c'è? Mi unisco ai miei Colleghi nel rammaricarmi dell'assenza del Sindaco e dell'Assessore all'Istruzione, ma non c'è problema, perché io ne riproporrò un'altra di richiesta di comunicazioni urgenti, in cui chiederò di togliere dal banco degli imputati la F.I.S.M. per questo convegno, o il Faà di Bruno, e metterci il Consigliere Cassiani. Assolutamente. Perché, guardate, avremo così una settimana di tempo per recuperare tutti i commenti con la bava alla bocca, con offese al limite dell'ingiuria, e anche, in questo caso, della diffamazione che su social network, su interventi mediatici, su comunicati stampa, addirittura nel testo… FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Per cortesia, lasciamo terminare il Consigliere. MARRONE Maurizio ...della richiesta di comunicazione… FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Consigliere Marrone, si rivolga alla Presidenza. MARRONE Maurizio Presidente, io mi rivolgo a chi mi pare. Non si preoccupi, tanto questi schiamazzi li copro con la mia voce senza alcun problema. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Abbia pazienza, Consigliere Marrone. C'è un dibattito, evitiamo di polemizzare e facciamo terminare gli interventi. MARRONE Maurizio Presidente, non lo dica a me, lo dica ai suoi Colleghi. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) No, lo dico a tutti e due. MARRONE Maurizio Io porrò al Sindaco l'estrema inopportunità che a presiedere una Commissione, quindi a rivestire un ruolo di garanzia, per quel che riguarda le scuole paritarie ci sia qualcuno che le scuole paritarie le odia. Perché di questo stiamo parlando. Che quanto meno… FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La invito a concludere, Consigliere Marrone. MARRONE Maurizio Presidente, se la smette di interrompere, magari riesco a concludere. Per cui, di fatto il vero problema è che ci sia un personaggio a cui è stato dato un ruolo di garanzia di Presidente di una Commissione, che ha il compito delicatissimo di mettere in pratica e decidere i contorni di una convenzione con tutte le scuole paritarie di Torino, che invece si permette, sulla base di un episodio simile, di chiedere, come rappresaglia isolata nei confronti di una scuola, la sospensione dei contributi. Perché questo non solo sottolinea che il personaggio in questione non rispetta il proprio ruolo solo per elemosinare un briciolo di visibilità sui quotidiani, ma il vero problema è che non dà garanzie per il futuro. Non dà garanzie di essere veramente una figura seria e conscia del proprio ruolo istituzionale, quando si relazionerà in futuro con il Faà di Bruno o con altre scuole che appartengono alla Federazione delle paritarie. Per cui, io non credo che questo tema meriti poi di essere ulteriormente continuato, tanto il fine censorio è stato raggiunto. Il caso con addirittura, l'ha citato anche l'Assessore Curti, e non mi stupisce, l'aggressione ad una persona notoriamente attiva nell'associazionismo gay che è avvenuta due settimane fa, perché anche questo diciamolo, viene recuperato mediaticamente solo ieri per montare un bel polverone mediatico, perché evidentemente dieci giorni fa, prima dell'episodio della F.I.S.M., non era ritenuto meritevole di essere citato. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La invito a concludere, Consigliere Marrone. MARRONE Maurizio E anche questo forse è frutto di questo clima veramente di odio che state seminando. Io concludendo, mi limito solo a dire… FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La invito a concludere, Consigliere Marrone. MARRONE Maurizio Concludendo, mi limito solo dire che state riuscendo con queste polemiche ideologiche, avanzate anche in altissime sedi istituzionali, per esempio quelle del Ministro Kyenge, a trasformare in razzista un popolo come quello italiano che nemmeno ha razza, e ci stata comunque riuscendo. Tanti auguri, evidentemente avete deciso di mettere lo stesso impegno nel trasformare il popolo italiano e torinese addirittura in omofobo, senza che ce ne siano minimamente i presupposti. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Magliano. MAGLIANO Silvio Innanzitutto mi piacerebbe, ma per la stima, la conoscenza umana che in questi due anni di Consiglio Comunale ho potuto intraprendere con alcuni Consiglieri, penso per prima a Marta Levi… Io chiederei al mio Vicecapogruppo, però, se mi ascoltasse anche lui, perché sto intervenendo anche a nome del Gruppo. Consigliere Liardo, le chiedo scusa. Presidente, ricomincio. Il mio intervento nasce anche per la stima e per quello che ho potuto imparare in questi due anni, anche su questo tema, da Consiglieri come Marta Levi, da Michele Curto e da tanti altri che in questi anni mi hanno insegnato che la diversità è sempre un'opportunità e non è mai una possibilità di scontro. Nello stesso tempo, mi spiace anche vedere come si prova a tirare per la giacchetta Papa Francesco, non Papa Francesco I (essendo non avvezzi all'oggetto, è facile sbagliare il nome), come si cerca di portare sulle proprie tesi personaggi che nelle loro tesi, e in quello che hanno detto, non quello che ha riportato "Repubblica" rispetto al loro testo, e vi invito, invito l'Assessore, il Vicesindaco, il Sindaco e l'Assessore che dovrebbe discutere di questo, a leggere con attenzione i documenti, non ad usare in modo strumentale un fatto. Io sono il primo, ma ve lo dico con chiarezza, perché in una discussione con un amico omosessuale mi ha detto: "ma se non piangi, perché uno di questi ragazzi perde la vita, non potrai difendere la famiglia". Uno di quei ragazzi discriminati. Discriminati, perché con un orientamento sessuale diverso, hanno fatto un gesto inconsulto, si sono tolti la cosa più preziosa che avevano, la vita. Per cui, vi chiedo di non usare il fatto che un ragazzo giovane, io non parlo dell'ultima aggressione che, per carità, è capitata due settimane fa, non intervengo su questo, ma che un ragazzino di ventun anni, di vent'anni, perché magari la famiglia non lo capiva o il suo contesto non lo capiva, ha deciso di farsi un viaggio che non sapeva dove l'avrebbe portato, e su questo sono il primo a dire che questo non deve capitare mai più. Ma che nello stesso tempo, su questo tema, si applichi una polemica di questo tipo, secondo me, io vi chiedo, e lo chiedo a Michele, non dico neanche Curto, perché abbiamo fatto delle battaglie, il terzo punto della tua richiesta di comunicazioni è un ricatto bello e buono, non è il tuo stile. Non è questo il modo con cui ho imparato a fare politica con te durante la Consulta Provinciale degli studenti. Non è che se qualcuno la pensa diversamente, lo tocco sulle risorse, risorse sulle quali una settimana fa - lo sapete tutti - abbiamo fatto una battaglia perché rimanessero lì. Abbiamo fatto una battaglia perché ci fosse un valore. Non esiste che noi ci abbassiamo a quel livello lì. Io sto dicendo, e lo dico da persona che ha una fede, che quello che ho imparato, anche se è una delle poche cose che ho imparato dall'Illuminismo, Voltaire, "Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la potessi esprimere". Sarà una convinzione assurda, strana quella di quella dottoressa, io non la conosco così a fondo, sono andato, grazie a Marta, a leggere, a capire quello che quella persona sosteneva, ma se iniziamo con questa deriva, i buoni propositi che nascono dalla Legge sull'omofobia, cioè quei buoni propositi, ma chi è che nel centrodestra può pensare che sia giusto che una persona sia discriminata per la sua inclinazione sessuale? Ma nessuno! Chiunque di noi difenderà chiunque viva una sua condizione rispettabile, perché uomo. Ma per me rispettabile perché uomo, prima ancora che di un partito, perché voluto da qualcuno di più grande, per me. Perché nato, per chi non crede. Ma io non voglio pensare che l'omofobia venga gestita così, che se uno non è d'accordo con te su quel tema, tu ti puoi permettere di chiudere la sua possibilità di esprimersi. Per cui lo dico, ma lo dico anche da persona che si rende conto, io negli occhi non ho quell'incontro lì, ho quel ragazzino che ha deciso di farla finita. Ma nello stesso tempo chiedo a chi ha fatto della libertà di espressione, della libertà di pensiero di non pensare di usare una richiesta di comunicazioni come questa, per chiudere la bocca a chi pensa dentro una società variopinta. Io quando ero in Circoscrizione, mi ricorderò sempre il mio Presidente di allora che impedì ad un brigatista di venire a parlare in Circoscrizione, perché era un uomo che si era macchiato di efferati crimini, lo proibì. Io non capisco perché oggi, su una cosa di questo tipo, noi andiamo a dire ad una scuola: voi quell'incontro non lo fate. Ma lo dico, perché se prendiamo questa deriva - e ho veramente finito, Presidente - noi invece che anteporre le giuste ragioni e la possibilità di provare a capire, tutti insieme, dove sta il vero, soprattutto, tutti insieme, dove sta la diversità, il dramma di una vita, la misericordia, ad esempio, parola che capisco non faccia parte del dialogo politico, non inizieremo a dare a quella Legge che parte da un principio buono, cioè che se io ho un certo tipo di inclinazione, non posso essere discriminato per quello. Inizieremo a mettere su quella Legge, invece, un tasso di ideologia che ci porterà allo scontro, uno scontro che non fa bene, né a me, né a voi, né ai figli che avremo, né ai figli che abbiamo, né tanto meno a quei ragazzini lì, che in questo momento vivono una condizione difficile. Su questo, Presidente - e vado veramente alla conclusione - mi pare che il comunicato che l'Istituto Faà di Bruno ha provato a diramare dopo questo attacco e anche la preoccupazione del Vescovo, il nostro Vescovo ha chiesto a loro di fare un passo indietro per non destare scandalo. La mia domanda è: ma lo scandalo qual è? Che queste persone dessero voce ad una professoressa, una dottoressa che sostiene tesi che alcuni di noi non condividono? O che alcuni di noi condividono assurde? Lo scandalo è che noi laici, perché quest'Aula è laica, chiediamo a questa scuola di non celebrare quell'incontro e nello stesso tempo di dire: guarda che se lo fai, la tua convenzione con la F.I.S.M. salta? Io penso che ogni posizione, anche la più estrema, abbia una dignità, se ci sono un popolo e una democrazia capaci di dire che alcune posizioni sono estreme. Io rifuggo dallo Stato etico, perché arrivo dalla scuola di Don Sturzo e non quella di Dossetti, rifuggo dallo Stato etico, ma penso anche che per il rapporto umano e per la capacità che abbiamo di pensare al nostro Paese, operazioni come queste non facciano il bene dell'oggetto di cui stiamo discutendo, creano soltanto - e ho concluso, mi scusi Presidente - creano soltanto un'ulteriore divisione, quando insieme dovremmo porci il tema su come si può convivere nel 2013. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Cassiani. CASSIANI Luca Innanzitutto volevo ringraziare il Consigliere Magliano, perché credo che questo modo di affrontare la questione, sia sicuramente diverso da quello degli altri Consiglieri, non voglio qui fare polemica, utilizzare anche questa platea per fare cose che nulla c'entrano. Il tema è serio, quindi chiedo a tutti di essere seri, come lo è stato il Consigliere Magliano, e come non lo sono stati alcuni altri Consiglieri. Non la ritengo una questione di carattere personale, poi tanto spetta al Consiglio Comunale decidere chi fa il Presidente di Commissione e non al Sindaco, quindi avete tutta la possibilità di esprimervi senza chiedere al Sindaco, che ovviamente non vota il Presidente delle Commissioni. Lo farete voi, ed è giusto così come debba essere fatto. Spero di essere valutato dai Consiglieri per quello che penso, per quello che ho fatto, quindi anche ovviamente da chi non la pensa come me, utilizzando questa vicenda per in qualche modo regolare dei conti che nulla hanno a che vedere con la questione stessa. Io non querelo nessuno, tanto meno minaccio le querele, credo che la discussione politica debba essere in quest'Aula seria e debba confrontarsi nel merito. Quando si hanno argomenti, e il Consigliere Magliano li ha esposti, possiamo essere d'accordo o meno, però è un conto. Quando si utilizzano invece le questioni per provare a fare battaglia politica, a minacciare, a cercare di criminalizzare chi c'è dall'altra parte, probabilmente ci siamo capiti male. E lo dico anche perché, volevo che mi ascoltasse anche il Consigliere Magliano, perché è a lui che mi volevo rivolgere in modo particolare. Insieme a lui, al Presidente Ferraris e al Consigliere Genisio, facciamo parte della Commissione di coordinamento previsto dalla convenzione tra la Città di Torino e la Federazione Italiana delle Scuole Materne (F.I.S.M.), con la quale abbiamo un rapporto convenzionale da molti anni, in modo assolutamente positivo va avanti, e con il quale il dialogo, il confronto, la discussione ed il dibattito sono assolutamente franchi, e qui ci sono dei testimoni che arrivano da esperienze politiche e culturali diverse dalla mia. Io in quella sede, come altri, possono giudicare qual è stata la mia posizione. Non devo giustificarla al Consigliere Marrone, tanto meno all'Aula. Io ritengo che il sistema misto che questa Città ha costruito, pubblico, privato convenzionato, sia una delle risorse, delle ricchezze di questa società, quindi per quanto mi riguarda, ho difeso pubblicamente, su Facebook, negli interventi, sui giornali e qui in Aula, a verbale, l'importante e fondamentale e ineludibile ruolo che hanno le scuole legate alla F.I.S.M., quindi alla Federazione Italiana delle Scuole torinesi insomma in qualche modo, con la nostra Città, e dell'insostituibilità di queste nel nostro panorama nel sistema educativo torinese. Non c'è bisogno di ribadirlo, ma lo faccio, perché così almeno può evitare di speculare. Il fatto che si discuta e si debba continuare a discutere in tutte le sedi, Consiglio Comunale, Commissione di coordinamento, di quelli che sono i rapporti tra la Città e questa Federazione, credo che sia un importantissimo segnale di democrazia e di confronto inalienabile, tanto meno ineludibile, perché non possiamo pensare che le convenzioni rimangano in eterno in quel modo, che non siano possibili da valutare, che sia un rapporto di carattere etico e culturale, politico che deve esserci tra noi, che siamo la Città e rappresentiamo in quella Commissione la Città e chi rappresenta, come giustamente il Presidente Vico ci ha ricordato in questi giorni, quell'associazione. E guardate, non lo dico io, lo dice il Presidente Vico che la F.I.S.M. si è dissociata da quel comportamento, da quel volantino, lo dicono gli studenti che hanno sconfessato le idee della loro Preside. Io a questi faccio riferimento, non a quello che penso io. Attenzione, io come il Consigliere Magliano, e anche più di lui, dico che chiunque può dire ciò che vuole nelle sedi che ritiene; ho detto, e ribadisco dell'opportunità di convocare una riunione, un'assemblea o un convegno, opportunità, ho detto opportunità, non divieto, censura, impedimento, non avrei mai impedito a nessuno di parlare, non andrei lì a fare manifestazioni, perché ritengo che sia corretto che un Consiglio Comunale faccia le sue battaglie in altre sedi, ma ritengo che fosse, e non lo dico io, l'ha detto il Vescovo di questa Città, il Presidente della F.I.S.M. e centinaia di studenti che hanno sottoscritto un documento pubblicato sui giornali. Decine, cinque, quindici, tutta la scuola superiore di quell'importante punto di riferimento di carattere educativo scolastico, educativo di questa Città, scuola che io rispetto, del quale porto rispetto, perché molte di quelle persone che sono state lì, anche nel passato, sono miei amici, conosco come lavorano in quella scuola e non ho nulla da obiettare sul sistema educativo che viene veicolato da quella scuola. È evidente che non mi sarei mai permesso, inventato una polemica, se non ci fosse stato chi in qualche modo, secondo me, sbagliando, in modo anche improvvido, perché quel volantino è improvvido, perché si possono dire e fare le cose in tanti modi, quello è il modo sbagliato. Ma non ho detto che è un modo da censurare o da impedire, o in qualche modo dobbiamo fare una battaglia, perché lì dentro non ci possa entrare nessuno. L'ha detto bene il Consigliere Marta Levi, l'ha detto molto bene l'Assessore, il cui intervento sottoscrivo completamente. Attenzione, quando noi diamo spazio - e diamo in qualche modo sostegno, senza dire che ci sono delle cose che riteniamo opportune e delle cose che riteniamo meno opportune - a certe iniziative, a certe manifestazioni, ci prendiamo una grave responsabilità. E ha detto bene il Consigliere Magliano, se noi abbiamo un problema con le famiglie di questa Città, ma in generale del Paese, è quello che i ragazzi omosessuali di questo Paese purtroppo oggi, per il rifiuto della famiglia, della società, dei propri compagni di scuola, oltre ad essere picchiati, si devono buttare dal balcone. Questo è il tema vero. Quello che mi preoccupa, pensare che qualcuno possa dire a quei ragazzi: guardate che voi non siete normali come gli altri, voi siete malati. Voi in qualche modo potete - sto dicendo quello che penso io, Consigliere Magliano - voi in qualche modo non siete come gli altri, voi potete guarire. E c'è qualcuno che pensa, addirittura, che si possa guarire - cosa che ormai la comunità scientifica internazionale, da decenni, ormai rivendica come sciocchezze scientifiche, culturali, sociologiche - che nemmeno la più oltranzista delle persone che ha idee politiche, culturali e religiose, può in qualche modo portare in nessuna aula, tanto meno un'aula di scuola. È questo il tema che mi preoccupa, che qualche genitore possa pensare di avere un figlio malato. È questo che io ritengo sia inaccettabile. Poi ci saranno quelli che la pensano così. Guardate, ci sono i negazionisti, ci sono quelli che ritengono che il Ku Klux Klan sia una organizzazione importante, ci sono quelli che pensano che la Shoa non sia mai esistita e che fosse giusto in qualche modo fare quello che si è fatto. Tutto c'è in questo Paese. Ma un conto è dargli copertura, un conto è dargli in qualche modo sostegno, un conto è denunciare il fatto che è sbagliato, perché la politica deve poter dire liberamente ciò che, secondo me, è giusto e sbagliato. In questa sede io lo posso dire. Poi, la signora Atzori ha sedi, libri, commenti, articoli, ha una lunga tradizione di attività di carattere non scientifico, perché non c'è nulla di scientifico, ma di carattere didattico e, secondo lei culturale, per poter dire quello che pensa. Però io ritengo che sia inopportuno che una persona che abbia quel tipo di opinioni, possa andare, senza nessun tipo di confronto e senza nessun tipo di, in qualche modo, secondo me, contraltare, in una scuola a parlare con genitori di bambini della scuola materna convenzionata, della scuola elementare, della scuola media o del liceo. Per fortuna, quei ragazzi ci hanno dato una lezione, a tutti, di maturità e di assoluta adeguatezza ai tempi che corriamo. E non devo citare Papa Francesco I, come dice il Consigliere Magliano, non ne ho l'autorevolezza, tanto meno non è il mio mestiere, e poi soprattutto è giusto… FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Concluda, Consigliere Cassiani. CASSIANI Luca Ho finito. Dico soltanto che basta citare quello che ha detto, secondo me saggiamente, il Vescovo, che ha detto che per motivi di opportunità quella roba lì è una sciocchezza e va evitata, nonostante sia giusto rivendicare le posizioni, perché ognuno deve rivendicare le posizioni proprie, ma attenzione a non confonderle con quello che è il rischio di cadere nell'omofobia. L'omofobia guardate che è una cosa, è come la calunnia che è un venticello, in ogni angolo può annidarsi e bisogna smascherarla. E siccome l'abbiamo smascherata e lo era veramente, perché se no, né la F.I.S.M., né i ragazzi, né i genitori, né tanto meno il Presidente dell'associazione che racchiude tutte le scuole materne torinesi, si sarebbero espressi in quel modo, forse abbiamo fatto bene e nessuno qui sta dicendo che bisogna revocare nulla, mettere in discussione nulla, togliere i soldi, finanziamenti, ricattare. Nessuno assolutamente, io sono per ribadire la grande e importante attività che svolge la F.I.S.M. in questa Città, e l'ho detto e l'ho scritto su Facebook a quelli che dicevano: dovete revocare. No, è insostituibile quella presenza e bisogna ragionare con queste persone e quella sede, quel coordinamento di quella Commissione nella quale il Consigliere Magliano, il Consigliere Genisio, il Presidente sono seduti; sono la sede per discutere e dibattere anche di queste cose con la Città, con rispetto e confronto, senza però doverla utilizzare per farci una bandiera politica. Consigliere Marrone, la polemica politica mi piace e mi diverte anche, però facciamola su cose più serie. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere D'Amico. D'AMICO Angelo Cari Colleghi, intendo iniziare il mio intervento esprimendo quello che è il mio pieno rispetto verso la comunità omosessuale, profondo rispetto tale da estendere anche la mia solidarietà a quelle persone che vengono, per questa loro inclinazione, vessate o, in casi ancora peggiori, vengono malmenate. Quindi era necessaria questa premessa. Però, al di là di questo aspetto, la cosa che non condivido, continuo a non condividere in merito a queste comunicazioni, sono due aspetti che sono, secondo me, fondamentali. Intanto qua si è fatto un processo alle intenzioni, perché di questo si tratta, perché questo convegno organizzato, e poi non più fatto per questioni di opportunità, che poi le opportunità, caro Consigliere Cassiani, sono opportunità quasi spintanee, io ritengo questa una cosa gravissima, cioè il fatto che non sia stata concessa ad una persona, ad una comunità, ad un gruppo di persone di esprimere un pensiero, giusto o sbagliato che questo sia. Se questa dottoressa afferma che l'omosessualità è una malattia o, ancora peggio, possa diventare una malattia infettiva, vista la sua delega come dottore, secondo me dice una grandissima fregnaccia, però questa persona non ha avuto modo di potersi esprimere. Chiedo silenzio, per cortesia. Anche se non vi interessano queste cose, però io ci tengo a ribadirle. A questa persona qua è stato vietato, a lei di dirle, ad altre persone di ascoltarle, un loro pensiero, e quindi questa non è democrazia, caro Consigliere Cassiani, cara Vicepresidente Levi. Questa non è democrazia, questa è dittatura. Dopodiché all'interno di queste comunicazioni, il terzo punto non nasconde, perché non la nasconde, il terzo punto è una minaccia di una rappresaglia, rappresaglia che - come ho detto anche nella Conferenza dei Capigruppo - sono rappresaglie che a me ricordano il ventennio fascista o, se preferite, le rappresaglie partigiane del dopoguerra, e quando si usano le rappresaglie per far tacere il nemico, signori, non funziona in questo modo qui. Perché utilizzare questo strumento dicendo: signori, se voi andate avanti, noi vi togliamo i finanziamenti, come la vogliamo chiamare questa? La vogliamo chiamare democrazia? Consigliere Cassiani, leggiti bene le comunicazioni, il terzo punto. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Consigliere D'Amico, si rivolga alla Presidenza. D'AMICO Angelo Da qui chiaramente nasce l'inopportunità recitata dal Vescovo, in merito a questo convegno. Dopodiché nella lettera firmata da questi centinaia di migliaia di studenti della scuola Faà di Bruno, chiedono scusa per tutti coloro che si sono sentiti feriti e offesi. Feriti e offesi da che cosa? Noi stiamo parlando di una cosa: a) che non è avvenuta, di parole; b) che non sono state dette; come fa una persona a sentirsi offesa o ferita dal nulla? Perché noi oggi qua parliamo del nulla, assolutamente. Secondo me, invece, sarebbe stato molto più corretto non portare avanti questa fase censoria da parte di una parte - scusatemi il bisticcio di parole - di alcuni Consiglieri, ascoltare, andare ad ascoltare e se fosse successo quello che loro pensano che sarebbe accaduto, cioè quindi le affermazioni di questa dottoressa fossero state così gravi, allora in quel caso lì, sì, prendere immediatamente dei provvedimenti anche sulla scuola, anche sulla Presidenza di quella scuola. Ma tutto ciò non è stato possibile, perché chiaramente per una questione di opportunità spintanea - io tengo a sottolineare - tutto ciò non è accaduto. Non avete dato segno di democrazia, perché democrazia qui in tutto questo non esiste, e non crediate di aver fatto una bella figura nei confronti della comunità omosessuale o sperando di raccattare qualche voto per le prossime votazioni, perché non è questo il modo di tutelare le comunità, quel tipo di comunità. Assolutamente. Non è con il "Gay pride" che si tutelano queste comunità. Si tutelano con azioni differenti da quelle che voi continuate a portare avanti fino ad oggi. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Viale. VIALE Silvio Confido in un po' di tolleranza, come il Consigliere Cassiani, anche se non sono Presidente. Io sono intervenuto pubblicamente, mentre ero anche indaffarato in altre cose, quando ho sentito parlare di linee di indirizzo sul tema. Io non voglio più sentir parlare che dal Consiglio Comunale su temi di aspetti morali e culturali, c'è una linea di indirizzo. Ci sono opinioni, confronti, ci sono situazioni, spero che questo non capiti e spero che non capiti in nessun modo. Dopodiché l'episodio si presta a tantissimi aspetti ed è difficile intervenire senza cercare di fare confusione o strumentalmente sovrapporli. Il primo aspetto è sicuramente quello, basta pensare come anche il riferimento del Consigliere Levi ai suicidi mi sembra completamente inopportuno, questo è un Paese in cui i suicidi dei giovani negli ultimi vent'anni si sono dimezzati e sono sporadici. Dietro ogni suicidio di un giovane c'è sempre una storia personale di difficoltà oggettiva, che più che la propria condizione, molte volte è dovuta ad altro. Noi dovremmo evitare di farci condizionare da episodi di cronaca e su questo trarre conclusioni affrettate. Su singoli episodi si può dire, collegare il suicidio di un ragazzo a Roma con la difficoltà di adattamento, per quanto riguarda la propria omosessualità, di cui la responsabilità è sicuramente della società, è collettiva, con il dibattito del Faà di Bruno è una operazione scorretta, non ha nessun collegamento. Poi lo si può fare in un comizio, ma spero che quando si ragioni, non lo si faccia. Il punto è molto semplice. C'è un dibattito organizzato: se io dovessi criticare quel dibattito, non è perché si svolga, piuttosto che non si svolga, che sarebbe peggio. Il fatto che è stato fatto un ciclo di conferenze tutte a senso unico, non c'è un contraddittorio. Se invece di avere il professor Ronco e gli altri avessero invitato esponenti della comunità GLBT torinese o persone che la pensano in maniera differente, anche avendo l'uditorio contrario, diventava un'altra cosa, perché io credo che giustamente sul diritto di parola non si può transigere. Ma anche chi pensa che Dio non esista, chi pensa che le camere a gas non siano mai esistite, nel senso che il dibattito se organizzato in una scuola privata, lo scandalo credo, sarebbe, perché magari non l'hanno organizzato adeguatamente le scuole pubbliche. È proprio il contrario, al limite. Quindi su questo io sono davvero molto preoccupato. Sul tema specifico, io non voglio eludere il fatto che noi discutiamo di questo, perché c'è la dottoressa Chiara Atzori, infettivologa, che ha delle opinioni estremamente originali e sbagliate, sull'omosessualità, le ha dette pubblicamente, insieme ad altri è diventata quasi la portavoce, ed essendo malattie infettive, ha collegato un po' la sua professione con questo, ma che dica sciocchezze è evidente, e che, da un punto di vista sanitario le dica, è evidente. Qualcheduno ci crede? Sì, qualcheduno ci crede. Però qualcheduno ci crede anche, dico alle sirene, perché vedo qui il Consigliere Bertola, ma noi non possiamo metterci in qualche modo in una posizione, in cui andiamo dietro ai pazzoidi di turno, senza renderci conto delle conseguenze e dei rischi che questo può avere. Ad esempio, in questi giorni abbiamo scoperto che Carlo Vichi, che, chi non lo sa, è industriale proprietario della Mivar, una delle grandi industrie italiane, l'altro giorno ha detto che le camere a gas servivano per disinfettare. Cosa facciamo, vietiamo di comprare i televisori Mivar - che peraltro sono falliti - in tutte le scuole del Regno e colonie? Oppure, non so, davvero io credo su queste cose, eppure Mivar ha vissuto, ormai è novantenne, va a merito, tutti ne parlano benissimo a destra e a sinistra, perché ha sempre evitato di dire pubblicamente più di tanto come la pensasse, però l'avesse detto, gliel'hanno sempre chiesto, ne ha dette su Fini, sul Consigliere Marrone figuriamoci cosa non direbbe, e via dicendo. Quindi credo che il punto qual è? E arrivo a chiudere, a concludere. Io dico solo alcuni dati, che mi sembrano, sulla malattia degli omosessuali nemmeno discuto, nel senso che sono malati come gli eterosessuali. Se dovessi pensare poi agli omicidi in famiglia, a come gli eterosessuali reagiscono nella società e via dicendo, sono molti di più i delitti compiuti da eterosessuali che da omosessuali. Poi, non è che la tendenza sessuale dia diritto ad una posizione giusta o sbagliata in astratto. Questo vale per tutto. Però l'ultima ricerca dell'Eurispes, proprio dopo le dichiarazioni di Barilla, Vichi, recentissima, dice che in questo Paese l'82% degli italiani non ha atteggiamenti diversi, lo dichiara, poi… però dichiara di non avere atteggiamenti diversi nei confronti degli omosessuali, degli omosessuali che si dichiarano, perché se quello accanto me, se il Consigliere Bertola non si dichiara, io lo considererò sempre un latin lover di quelli della maggior capacità alla Rocco Siffredi, però questa è un'altra questione. Il 9,4% dichiara di essere imbarazzato, e quindi c'è già un 9,4%, vuol dire uno su dieci, un 5,4 ostile, il 4,5 proprio dice che con questi non vorrebbe averci a che fare, e l'1,3 è fortemente ostile. C'è una minoranza che è soltanto il 10% di gente che ha una ostilità, è quello il problema, non è la Atzori. Quel problema è che quel 10%, se non c'è l'altro 82% che interviene e dice, fa presente che quando li vede al bar, fa qualche battuta del cavolo, eccetera; è convinta che la maggioranza la pensi come loro. È questo l'errore di fondo. Come anche un altro sondaggio sempre di questi, però per capirci, perché poi i sondaggi dipendono dalle domande: il 51% degli italiani dichiara che non c'è differenza nell'amore omosessuale ed eterosessuale, però è il 51%, una maggioranza risicata; il 35% dice che la tollera purché non sia ostentata, quindi una posizione molto simile ad alcuni Consiglieri qua dentro magari che possono esprimerla; e il 9% la ritiene immorale. Anche qui, chi ha un'ostilità di immoralità è una minoranza, ma il problema rispetto al Faà di Bruno (dico Faà di Bruno per abbreviare; sono d'accordo con l'Arcivescovo in questo caso) non è tanto il dibattito: è che io avrei chiesto a quei genitori di usare la stessa sede, ma di discutere anche con omosessuali, con persone che la pensano diversamente da me, di discutere con quell'80-90%, o 50% o 70% che è la maggioranza che la pensa diversamente da loro, proprio per avere una questione di contraddittorio e di ottimismo. Ecco perché chiudo, con un colpo al cerchio e un colpo alla botte, ricordando, chiedo scusa, ma perché i Colleghi del PDL mi hanno solleticato in qualche modo stamattina, quando ho letto una dichiarazione, riportata ovviamente parzialmente sui giornali, dei Consiglieri Comunali del PDL… FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Consigliere, la richiamo… VIALE Silvio Ho finito. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Lo so, però… VIALE Silvio Ho finito, scusi. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Come il Consigliere Cassiani. L'omofobia è certa… FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Scusi, Consigliere Viale. Non come il Consigliere Cassiani, perché il Consigliere Cassiani ha parlato per cinque minuti. Un Consigliere per ogni Gruppo ha cinque minuti. Abbia pazienza, Consigliere, lo abbiamo stabilito in funzione della sua richiesta. VIALE Silvio Presidente, lei è bravissimo a far perdere tempo a tutti, a quest'ora avevo già finito. Ho solo detto che l'omofobia è, certo, da contrastare, ma non è pensabile che possa farsi spazio l'idea che sia un reato esprimere una visione positiva sulla famiglia. Essendo questo l'argomento che discutiamo, una famiglia naturale attaccata dall'ideologia gender, come la mia, come quella loro, io chiedo al Consigliere Tronzano, chiedo al Consigliere Ambrogio, chiedo al Consigliere Liardo, chiedo al Consigliere Magliano: ma voi che avete una famiglia naturale, vi sentite in questo momento attaccati, assediati dall'ideologia gender? Sì o no. Perché, se è sì, allora ditelo. Se è no, ma perché mai bisogna sempre difendere la famiglia naturale in astratto, come se ci fosse un nemico dall'altra parte in chi ha altre tendenze, altre scelte. È questo il punto. Ecco perché capisco il Consigliere Curto, capisco chi ha fatto questi attacchi, perché non aveva presente la Faà di Bruno, aveva presente questa ambiguità che anche qua dentro molti di voi rappresentate, nonostante io e voi abbiamo lo stesso tipo di famiglia tranquilla, io non mi sento assediato dagli omosessuali. Se voi vi sentite assediati dagli omosessuali, ditelo, dopodiché ne parliamo. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Genisio. GENISIO Domenica Mi impegno a stare nei tempi. Intanto ringrazio il Vicesindaco per le comunicazioni, che mi sembrano serene, equilibrate e hanno tenuto conto delle diverse sensibilità e che hanno inquadrato gli incontri organizzati nella sede dell'Istituto Faà di Bruno, siano come incontri organizzati da un'associazione di genitori e non dalla scuola, dall'Istituto Faà di Bruno che, non lo ripeto, ha diversi livelli dalla scuola di formazione, scuola materna, liceo. Intanto cominciamo a chiarirlo, perché credo sia di particolare significato. Secondo, gli incontri erano rivolti a genitori di ragazzi per le scuole superiori. Io non ho personalmente condiviso le modalità di organizzazione di quell'incontro, i relatori invitati, perché credo che se si voglia affrontare questi argomenti così sensibili e importanti - specie per i genitori che sicuramente possono vivere momenti di difficoltà, e di disorientamento nei confronti dei loro figli, con i quali tante volte non si riesce a comunicare pienamente - penso sia inopportuno dare una visione unica, perché i nostri ragazzi vivono sensibilità, come hanno vissuto i ragazzi del passato. Non è la prima volta, io ricordo il volume del testo della copertina di un libro scritto da un giornalista omosessuale, la cui mamma aveva avuto difficoltà, lo dico, perché era un libro pubblicato che è stato molto utilizzato non soltanto dai laici, ma anche dai cattolici proprio per aiutare le famiglie a comprendere i loro figli, a comprendere alle volte i loro coniugi, perché abbiamo visto cosa sta succedendo, ci sono orientamenti e tendenze sessuali che si scoprono con il passare degli anni. Ma per stare sull'argomento, visto il tempo, io credo che sia importantissimo distinguere i due livelli. Non mi è piaciuto il metodo con cui è stato sollevato il problema, come è stato portata all'opinione pubblica. Questo mi è dispiaciuto e ringrazio il Consigliere Magliano per il tono, per l'elaborazione del pensiero che mi sento pienamente di condividere. Noi dobbiamo approfondire, ma approfondire il tema con serenità in un dibattito che sia finalizzato ad aiutare a comprendere che cos'è la sessualità nelle scuole, far trasmettere il pensiero in modo corretto. Io attendo con serenità il nuovo modello che il Ministro dell'Istruzione ha predisposto proprio per la formazione sessuale nelle scuole di ogni ordine e grado, cominciando dalle scuole superiori, e anche le linee di indirizzo che vogliono dare per ragionare sempre, nelle scuole di secondo livello, sull'omosessualità. E credo, mi auguro, che le sperimentazioni, anzi, chiedo ai rappresentanti della Giunta, se è possibile, che facciano partire delle sperimentazioni anche dalla nostra Città, tenendo conto che Torino è la Città dei diritti, la capitale dei diritti. Io ho appreso dagli organi di stampa di questo progetto sperimentale che stanno elaborando, e mi auguro che possa essere uno strumento positivo che smetta di mettere in contrapposizione cattolici e laici su questo argomento, perché io, che sono cattolica, condivido la contestazione fatta sui docenti invitati a quel corso, non condivido che si attacchi la scuola e non ho condiviso, e non lo condivido, il punto n. 3 della richiesta di comunicazioni, perché l'ho visto veramente come un atto strumentale che metteva in discussione la scuola paritaria, il contributo alla scuola paritaria e non credo che la Città possa lanciare questi segnali, né tanto meno il Partito Democratico, perché è un argomento sensibile, ma noi dobbiamo essere aperti a confrontarci con tutti e a non giudicare in modo significativo e pesante senza confrontarci, non giudicare a priori che quegli incontri non vadano assolutamente bene. Avevamo, io credo, la possibilità di incontrare, di chiedere motivazioni ai responsabili dell'associazione. Io sono stata - e lo dico, perché ci tengo a dirlo - in quella scuola questa mattina e ho vissuto l'amarezza degli studenti e di genitori, che non sarebbero neanche andati agli incontri organizzati, ma si sono sentiti messi di fronte all'opinione pubblica come una scuola che in qualche misura condivideva il percorso omofobo. E questo noi non ce lo dobbiamo dimenticare, non è stato un atto, il nostro, positivo condotto in quei termini lì. Mi scuso di aver affastellato un po' di argomenti, però chiedo e lo propongo sia al Presidente della Commissione Cultura, sia al Presidente della IV Commissione, perché si tratta anche di argomenti che riguardano la salute - mi prendo un minuto ancora - delle persone, la serenità di vita, la qualità della vita che poi ha ripercussioni sulla salute, con le Pari Opportunità, di fare in Commissione dei ragionamenti seri che vadano ad aiutare le persone, non strumentalizzando mai e poi mai momenti difficili come sono stati la morte di quel ragazzo e anche il ruolo dell'Amministrazione, degli amministratori pubblici, perché se diventiamo noi coloro che in qualche misura rifiutano il dialogo, io credo che sia difficile chiamarci sia Partito Democratico sia Città dei diritti di tutti e di tutte. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Grimaldi. GRIMALDI Marco Intanto vorrei fare una precisazione. Come è venuta fuori questa cosa? Semplicemente, dei cittadini hanno fotografato questo annuncio, questo dibattito e hanno chiesto ad altri cittadini - fra i quali anche molti Consiglieri che erano presenti su un social network, quindi su una rete semipubblica, in cui molti di noi hanno la possibilità di accedere, sociale - se fosse normale, se noi ritenevamo fosse normale che in una scuola della città di Torino, lasciamo perdere se convenzionata, pubblica, paritaria, in una scuola della città di Torino - poi abbiamo indagato dopo che era una scuola convenzionata - fosse normale affrontare il tema delle famiglie e dell'omosessualità in questo modo. Consiglieri, mi dispiace, anche se condivido i toni pacati di molti Consiglieri, però, guardi Consigliere Magliano, non è che qui eravamo davanti ad una conferenza in cui si discuteva una posizione, anche legittima, contraria al riconoscimento delle coppie civili, dei matrimoni omosessuali, dell'adozione. No, non stavamo parlando di questo tema, stavamo parlando di una cosa che le descrivo così: "La paura e l'avversione nei confronti dell'omosessualità e di persone gay, lesbiche, bisessuali, transessuali basate sul pregiudizio". Si chiama pregiudizio e si chiama omofobia. E si chiama omofobia, in quanto l'Unione Europea la considera analoga al razzismo e alla xenofobia, Consigliere Magliano, e la invito ad ascoltarmi dai suoi banchi, come io l'ho ascoltata. E guardi, continuate a non capire la differenza, perché spesso, a differenza del razzismo… (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Sì, credo che non la capiate, e lo dico al Consigliere Magliano. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). No, guardi, noi avremo idee diverse sui matrimoni omosessuali, sulle adozioni, sulle coppie civili, ma in un Paese democratico non dovremmo avere idee diverse sull'omofobia. E per intenderci, accettare che in una scuola qualcuno parli di legalizzazione della omosessualità, legalizzazione, oppure sostenga, come sostiene la dottoressa Atzori, credo non sia ragionevole negare che nei Paesi dove è avvenuta la normalizzazione dell'omosessualità, e quindi in qualche modo la depatologizzazione intesa così come equiparazione, un modo di essere con un altro, i risultati sanitari sono stati devastanti. Anzi, si dice che normalizzare l'omosessualità, non ha fatto altro che incrementare le malattie e addirittura i comportamenti cosiddetti esplorativi. Guardate, se questa professoressa fosse stata invitata in un panel con altri interlocutori, in cui si ragionava sulle varie posizioni in campo, probabilmente in effetti non ci sarebbe stato questo grande ostruzionismo e questa stigmatizzazione e la richiesta di sospendere. Ma guardate che la relatrice era unica, e in più in un dibattito in cui si spiegava che l'ideologia gender era quella che attaccava i presupposti della famiglia, con lo stesso spirito della dottoressa Atzori, che dice che è quella che contagia nell'Occidente democratico la famiglia tradizionale. Consiglieri, non prendiamoci in giro, la verità è che l'omofobia, a differenza del razzismo e del sessismo, oggi in Italia spesso è travestita da valori tradizionali, perché - diciamoci la verità - ma se in una scuola ci fosse un dibattito sul non superare la Bossi- Fini, e come unico relatore un professore che ci spiega che quel tipo di etnia è non solo minoritaria, ma è patologica, genera malattie, che quel tipo di etnia genera in qualche modo infezioni e attacca i valori della famiglia tradizionale o della comunità occidentale, che cosa avremmo detto? E se al posto dell'etnia avessimo messo, che ne so, facciamo un esempio, la comunità ebraica? Ma come mai sul razzismo o sul sessismo non è più accettato questo tipo di discriminazione e sull'omofobia sì? Lo è, perché c'è ancora una parvenza di valori tradizionali, che cercano di non mettere in campo delle risposte alternative a questo odio che, secondo me, dovrebbe essere irrazionale, ma che se professori, quindi persone che tra l'altro stanno dentro delle Asl pubbliche razionalizzano, non solo si chiamano fuori dall'ordine, ma credo che in qualche modo non facciano del bene alla comunità che pensa, legittimamente, di non riconoscere i diritti a quelle famiglie. Quindi cosa ancora diversa dal tema che abbiamo affrontato. E credo che in qualsiasi scuola pubblica, laica, plurale, paritaria e non paritaria, questo tipo di argomento deve essere preso come primo punto, perché la Costituzione vale per tutti, a prescindere da una convenzione. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Centillo. CENTILLO Maria Lucia Anch'io, brevemente, voglio portare all'attenzione dell'Aula alcune riflessioni e l'argomento, che, così come è stato trattato dall'Assessore Curti, è dal mio punto di vista assolutamente condivisibile. Ritengo che affrontare la questione soltanto parlando, però, di un episodio, per quanto sia sgradevole ed inaccettabile che in una scuola, che ha determinate caratteristiche, si possa pensare di avere incontri che hanno, per certi versi, un approccio antistorico, antiscientifico, a mio parere è necessario intervenire affinché ciò non succeda; non succeda in quel modo, non succeda in quei termini e con quelle caratteristiche. Quindi, ha fatto bene chi ha voluto sollevare questo problema, la cui informazione, come ricordava poc'anzi il Consigliere Grimaldi, nasce da Facebook. Io, però, vorrei invitare tutti a riflettere sul fatto che Torino, Città dei diritti, capitale dei diritti, strutturata da anni in modo che la Città sia in grado di promuovere iniziative positive, sia una Città che consideri l'omofobia una cosa contraria al suo DNA, insomma, la Città di Torino si ritrova ormai in più circostanze non scevra da problemi di tipo omofobo. Anch'io voglio esprimere solidarietà alla persona che solo ieri, l'altro ieri mi sembra, ha voluto denunciare cosa le è successo; io so che è un militante della destra, non per questo non mi riguarda, ma anzi, voglio assolutamente esprimere solidarietà. Voglio ricordare a tutti che questo Paese ancora non ha una Legge contro l'omofobia, ancora non ha una legislazione a tutela delle unioni civili, cioè abbiamo una situazione in cui c'è ancora molta strada da fare, e Torino, ripeto strutturata contro l'omofobia, sia all'interno delle politiche della Città, sia nella rete delle associazioni, del mondo di cui fa parte la nostra Città, si ritrova a fare i conti con una serie di episodi che saranno anche numericamente inferiori a quelli di altre grandi Città, però evidenziano la non immunità di Torino da questi problemi. Per cui, siccome io credo che spesso per nostro modo di fare politica, conti certe volte più il titolo di giornale, più la notizia, più l'immagine del contenuto, io credo sarebbe bene non continuare ad accendere i riflettori su questa vicenda, che mi pare si sia nei fatti dibattuta e risolta, ma non spegnere i riflettori sul problema, trovando nei lavori delle Commissioni Consiliari quegli approfondimenti che permettano di audire le associazioni, di audire tutti coloro che riterremo di poter audire, per lavorare affinché quelli che sono gli atti di indirizzo, le mozioni che questa Città ha votato, quelli che sono anche gli strumenti che questa Città si è data, tutti quelli che operano all'interno, piuttosto che; addirittura il Festival del cinema gay è il secondo al mondo. Io credo che questa caratteristica la Città la debba conservare come una risorsa per tutti e non cadere in un livello, che è quello dell'affrontare una singola questione, per quanto questa questione sia stata sbagliata, io credo che abbia rischiato di procurare molti danni anche a chi crede nella necessità di una politica contro l'omofobia. Credo che questa vicenda, così come è stata gestita, non abbia aiutato tutti ad andare in quella direzione, quindi io chiedo che si possa approfondire in Commissione. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Appendino. APPENDINO Chiara Intanto mi unisco a molti interventi, a partire da quello del Consigliere Grimaldi e del Consigliere Centillo; non li ricordo tutti, però molte cose sono state dette e mi unisco anche a quanto ha detto l'Assessore Curti, e ripartirei proprio da lì, cioè dal fatto che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla Legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinione politica, di condizioni personali e sociali, e in parte rispondo ad un quesito che poneva il Consigliere Marrone: è pleonastico dirlo, ribadirlo? Io credo e temo di no. Come anche tanti Consiglieri hanno detto prima di me, penso di poter, in qualche modo, anche ribadire quello che esprimevano anche loro, lo dico con estrema tristezza e amarezza e anche - forse lo diceva anche il Consigliere Centillo - facendo riferimento a quello che oggi non è stato fatto, con una sorta di senso di impotenza verso un Paese che ad oggi è ancora non indietro, ma indietrissimo, sia culturalmente, sia politicamente, su un tema che è tanto importante. Se guardiamo gli altri Paesi, anche solo quelli europei, noi siamo anni luce indietro. Quindi, sono contenta del fatto che Torino - e non parlo tanto della politica, bensì proprio anche grazie agli strumenti che ci sono oggi, tipo Facebook, e ed altri strumenti che sono accessibili a tutti - si è ribellata a quello che, come l'ha definito anche il Consigliere Grimaldi,- secondo me è l'ennesimo - e qui parlo a titolo personale - episodio di omofobia ammantato di cultura. Di questo stiamo parlando. Il Consigliere Grimaldi parlava di valori, di tradizioni; io, invece, dico proprio che è un valore, in qualche modo un episodio di omofobia ammantato di cultura. E lo dico perché lo sappiamo tutti - l'hanno detto anche altri Consiglieri prima di me - che l'omofobia non è solamente un episodio di violenza fisica nei confronti di qualcuno, ma è la costruzione sociale di pregiudizi pseudo scientifici - anche il Consigliere Viale faceva riferimento a questo - che portano a considerare l'omosessualità una patologia medica, o forse anche sociale, poco importa, la differenza in realtà è molto sottile. Quindi da questo ragionamento poi discende che possa essere in qualche modo curata, e la cosa che a me fa più effetto, è che comunque molto spesso si sente dire che esistono coppie, amori di serie A, quelli delle coppie eterosessuali, e invece amori e coppie di serie B, gli altri, che il massimo che possiamo fare, se siamo bravi, è tollerarli. Io sinceramente, come ha detto anche l'Assessore Curti, ringrazio in particolare gli studenti del liceo Faà di Bruno che hanno avuto il coraggio - l'ho letto oggi sui giornali - di distinguere il vero e il giusto dal falso e dal pregiudizio. Ho apprezzato molto la loro lettera. E personalmente, a differenza di quanto hanno detto alcuni Consiglieri dell'opposizione, mi sento di dire che non è censura preventiva e secondo me non è assolutamente in discussione la libera espressione del pensiero. Ma questi sono - e io sono contenta, ribadisco, che sia partita dalla società civile - gli anticorpi di una società viva, e ne sono contenta, che combatte tutte le discriminazioni, in qualsiasi forma esse si mostrino. E su questo devo dire che Torino ha dato un'ottima risposta. Però, fatte queste premesse, io vorrei fare un ragionamento con voi, in particolare con i Consiglieri di maggioranza e fare uno sforzo di fantasia, e tornare indietro di qualche settimana, per non dire qualche mese. Facciamo finta che tutto ciò fosse accaduto nel mese di settembre. Veramente pensate, io mi sono posta la domanda, poi ovviamente è facoltà vostra porvela e se volete rispondere oppure no, voi pensate veramente che se questo fosse accaduto una settimana fa, due settimane fa, un mese fa, quel milione e mezzo, io non voglio ricordare qui la discussione che è stata fatta in Aula, penso, anzi, sono certa di essere l'unico Consigliere, con il mio Gruppo, che è intervenuta in dissenso rispetto all'emendamento, voi pensate veramente che senza alcuna discussione con così tanta leggerezza, senza grandi rancori, quell'emendamento che integrava per un milione e mezzo quel fondo, sarebbe passato? Nessuno di voi si sarebbe posto - pongo le domande, non è provocazione la mia, è solo un ragionamento, l'avevo fatto anche in quella sede - nessuno di voi si sarebbe posto il problema di andare a finanziare un sistema, e qui non parlo della scuola Faà di Bruno, parlo in generale del sistema, questo l'abbiamo posto anche in altre situazioni, un sistema che comunque nei comunicati ufficiali sta di fatto difendendo delle posizioni che non sono né laiche, evidentemente non sono laiche, e a mio avviso non sono neanche di accoglienza. Questo evidentemente è un mio pensiero personale. Quindi io sinceramente penso che la domanda ce la dovremmo porre. Non so con che tempi, mi rendo conto che non si possa pensare dall'oggi al domani di passare da un sistema in qualche modo misto ad un sistema interamente pubblico, però penso che la domanda ce la dovremmo porre. E il ragionamento sarebbe lungo. E questa evidentemente non è la sede, magari lo faremo in Commissione. Ma io spero, sinceramente, che questo episodio insegni a tutti noi che il ruolo dell'Ente pubblico non è solamente quello di finanziare chi fa la voce più grossa - e vi ricordo quanto detto in Aula - ma evidentemente di perseguire gli interessi e i valori generali, tra i quali - e qua mi sembra che siamo tutti d'accordo - l'omofobia evidentemente non è compresa. È fondamentale che le Istituzioni, quindi, prevengano e contrastino la discriminazione ad ogni livello e con ogni mezzo, anche attraverso la concessione di contributi economici. Quindi io concludo facendo ovviamente un appello, mi auguro che questa discussione non finisca qui con i titoli di giornale; io ritengo che non sia un caso isolato, nel senso che se ci si deve porre - in questo senso non condivido quanto scritto nelle comunicazioni del Sindaco - la domanda che io vorrei l'Aula si ponesse del sistema misto o pubblico, si facesse evidentemente fuori dai titoli di giornale, nelle Commissioni apposite e si potesse riprendere la discussione. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Curto. CURTO Michele Io vorrei cominciare con il ringraziare la Giunta. Chi oggi ha parlato a suo nome, lo ha fatto per il Sindaco, lo ha fatto per le diverse deleghe che sono affidate agli Assessori, lo ha fatto, secondo me, benissimo nella voce e nelle parole dell'Assessore Ilda Curti, perché questo secondo me fa recuperare alla nostra Città quel ruolo che a fatica si è conquistata in questi anni, nel cercare quotidianamente al di fuori dei titoli dei giornali, nell'attività quotidiana di costruzione di relazioni con tutti i mondi, non solo con i mondi dell'associazionismo LGBT, ma anche con i mondi che possono pensarla diversamente, di costruire dei punti di avanzamento. Poi vorrei ringraziare anche questo Consiglio Comunale nelle diverse sfaccettature, perché è chiaro che questa richiesta di comunicazioni al Sindaco voleva generare una reazione, perché questo deve essere. Di fronte al razzismo - lo diceva prima il Consigliere Grimaldi - di fronte al sessismo e a maggior ragione di fronte all'omofobia che non ha strumenti legislativi per ora previsti, è chiaro che deve essere la comunità civile, la comunità politica e la comunità sociale a reagire, perché se no chi reagisce? E io non posso che dire di essere soddisfatto dalla reazione complessiva, non solo da chi è stato d'accordo con me in questa reazione, ma da chi, anche, non è stato d'accordo con me. Anzi, forse a maggior ragione. Ringrazio lo scomposto, disordinato, direbbe la Preside del Faà di Bruno, Consigliere Viale, ringrazio soprattutto il Consigliere Magliano, che mi ha ricordato anche discussioni vecchie di anni, ma che secondo me ha centrato il punto. Allora, partiamo dal dirci su cosa verteva questa discussione. Verteva sul sistema convenzionato della F.I.S.M.? Io penso di no, anzi, penso che il sistema della F.I.S.M., e lo voglio dire qui, ho provato a dirlo in questi giorni, è stato il primo a rispondere con precisione e puntualità. Io non sono d'accordo al finanziamento alle scuole private, non lo sono da oggi, il Consigliere Magliano lo sa, ci siamo conosciuti e confrontati e scontrati a partire da questo; non lo ero quando il Ministro Berlinguer introdusse il finanziamento alla scuola paritaria, ed era un Ministro del centrosinistra, e gli protestavo contro; non lo ero quando il centrodestra in Consiglio Regionale propose il buono scuola, e non sono particolarmente d'accordo neanche al sistema integrato di cui parlava prima il Consigliere Cassiani. Ma non posso non riconoscere due cose. La prima, che quel sistema oggi ci permette di fornire posti a tutti i bambini di Torino, cosa che, diversamente, non potremmo fare. La seconda, che non è questo il momento di discuterne, perché se ne discutessimo oggi, sì, creeremo una strumentalità a sfavore di un soggetto che legittimamente agisce nella nostra Città e lo fa dignitosamente, anzi, bene. Anche vista la reazione che immediatamente questo soggetto ha messo in campo di fronte a quello che era un episodio omofobo, che si insinuava nelle pieghe delle proprie vesti, anche se in questo caso si tratta di vesti clericali. A rispondere bene, secondo me, è stato anche, devo dire, il mondo cattolico. L'ha fatto l'Arcivescovo Nosiglia, e io non lo devo né parafrasare, né richiamare, non ho bisogno di richiamare papi e a papismi, ma devo riconoscere che il mondo cattolico sta segnando, anche se faticosamente e chiaramente con un travaglio nella discussione interna, un costante avanzamento su questi temi. Io mi auguro un avanzamento che li porti ad un disallineamento diverso da quando, nel 1974, la Democrazia Cristiana e la Chiesa italiana si schierarono contro l'istituto del divorzio, e poi scoprirono che il Paese era già da un'altra parte. Mi sembra che ci sia uno sforzo serio da questo punto di vista. E anche questa volta c'è stata una presa di posizione seria. Non stiamo, secondo me, parlando - e lo dico con chiarezza, Colleghi - neanche dell'Istituto Faà di Bruno, di cui peraltro io sono stato anche uno studente negli anni delle medie. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). …sembra incredibile, posso esibire l'attestato, non ci posso fare niente. Posso esibire l'attestato. Ma poco importa. Non lo è stato, perché guardate che i genitori della Faà di Bruno a poche ore dall'aver essi stessi scoperto di essere stati usati ed utilizzati in quella che era un altro tipo di discussione, hanno capito che veniva messo a repentaglio il loro modello educativo che non finisce qui, e non è iniziato qui, perché il modello educativo, e per chi lo conosce, lo sa, che affonda nella storia di questa Città, nella storia dei cosiddetti santi sociali, il cui beato Francesco Faà di Bruno è uno degli illustri rappresentanti. E non lo è, e devo dire li cito per ultimi, perché sono quelli che in questa discussione meritano probabilmente il plauso generale, per gli studenti... No, Presidente, sono quattro e cinquanta, mi permetta di intervenire... FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) I Consiglieri del suo Gruppo sono già... CURTO Michele Guardi, è successo per tutti i Gruppi, Presidente, per tutti i Gruppi, per cui non faccia... FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Ma io la invito a concludere lo stesso. CURTO Michele E io vado avanti. Abbia pazienza. Credo che questa argomentazione non valga neanche soprattutto per gli studenti della Faà di Bruno, che hanno dato a tutti quanti noi, se era necessario, una grandissima lezione di libertà, di indipendenza di pensiero e di forza d'animo, perché hanno spiegato come l'omofobia si combatte con la relazione, la costruzione di corpo sociale e la costruzione di senso. Allora chi riguarda questo argomento? Perché se no staremmo veramente facendo solo un teatrino. Dico solo, perché c'è sicuramente un elemento, Consigliere Marrone, almeno questo gliene devo dare atto, riguarda chi invece ha deciso di costruire una strumentalità. Sono stati gli scriventi Consiglieri Comunali? No! Io non penso. Guardate, non è neanche, e parto da qui, la dottoressa Atzori. La dottoressa Atzori sta alla comunità medica come gli storici revisionisti stanno alla comunità degli storici. E questo lo sanno tutti. Tutti i suoi colleghi. Io ricordo qualche anno fa, ne discutevamo proprio con il Consigliere Magliano, ricordo allora, c'era uno storico di Torino, un insegnante di storia, si chiamava credo Pallavidini, sono andato a recuperarmi il nome, del Cavour; era un revisionista aperto, alcuni dicevano una parafascista, altri dicevano un estremo comunista, io penso fosse semplicemente un razzista, chiarissimo, e insegnava nella scuola pubblica, il soggetto, e ricordo che il movimento studentesco di questa Città chiese che quel soggetto non potesse più insegnare nella scuola pubblica. Io sì, a partire da un convincimento, che la libertà d'espressione va sempre tutelata, ma che esiste uno spazio pubblico che è la scuola, e quello spazio pubblico va tutelato da chi vuole violare i diritti fondamentali, e in questo caso i diritti delle persone. E quei diritti fondamentali delle persone, che voi lo accettiate o no, che siate arrivati al punto o non ancora, riguardano sicuramente il diritto di scelta e orientamento sessuale, e l'omofobia è la negazione di questo diritto fondamentale. E finché la signora Atzori verrà invitata in una scuola ad intervenire senza contraddittorio, questo violerà i diritti fondamentali di una parte significativa di questa Città. E a tutte le scuole private, pubbliche, convenzionate, finanziate o meno, deve essere chiesto non solo di accogliere tutti i bambini, ma di essere accoglienti per tutti i bambini e per tutte le loro famiglie. Questo è stato il punto che noi abbiamo sottolineato, e questo punto finisce chiaramente in una strumentalizzazione politica che riguarda la Preside... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). No, non riguarda voi, non riguarda la Chiesa di questa Città, non riguarda le F.I.S.M., non riguarda noi, non riguarda il Comune di Torino, riguarda chi ha voluto abusare del proprio ruolo; la Preside di quella scuola, suo marito che non viene mai citato, quella sì è la vera coppia di cui dovremmo discutere, e la strumentalizzazione che si sta cercando di fare di questo caso. Torino non ci sta, e io ringrazio la nostra Giunta e il nostro Comune per avere dato oggi una risposta autorevole. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Bertola. BERTOLA Vittorio Cercherò di essere il più breve possibile, partendo comunque dalla considerazione ovvia che le teorie della dottoressa Atzori non hanno alcun fondamento scientifico e non sono accettabili. Non so se derivino da un suo pregiudizio, dalla sua omofobia, ma senz'altro un ambiente che le propone e che le spinge, ha un pregiudizio e ha una omofobia di fondo che purtroppo si riscontra spesso, in una parte, però, del mondo cattolico, perché io credo che il Cattolicesimo sia, come tutte le religioni, una religione che insegna l'amore ed il rispetto per gli altri, e non insegna l'odio e la discriminazione. Almeno così dovrebbe essere. Però penso che sia sbagliato anche che la politica intervenga e cerchi di dire che cosa si può e che cosa non si può dire in un incontro pubblico. Quando la politica entra a piedi uniti, peggio ancora, cerca di entrarci la Legge nella libertà di espressione delle persone, di solito fa male, ma fa male anche perché di solito è controproducente rispetto agli obiettivi che si vogliono ottenere, nel senso che poi si crea, in quelli che si sentono censurati, un vittimismo che ci porta a dire: ecco, c'è sicuramente un complotto, un qualcosa che ci vuole impedire di esprimerci, allora vuol dire che la nostra condizione in realtà è importante e vera, eccetera. Si crea un vittimismo, un complottismo che alla fine rinforza queste convinzioni; io l'ho visto spesso, fra l'altro anche in alcune discussioni nel mio ambiente, per cui io sono assolutamente contrario. Credo che le uniche cose che debbano essere illegali e non si debbano dire siano le minacce vere e proprie, l'istigazione alla violenza diretta, e questo sicuramente non è ammissibile, ma credo anche che la stessa scienza procede, per ipotesi successive ed è persino successo tante volte che teorie che sembravano completamente antiscientifiche e completamente infondate, si siano poi rivelate vere, e abbiano sovvertito completamente le credenze scientifiche fino alla sovversione successiva. Quindi, sarei molto preoccupato di un mondo in cui non si potesse dire nulla che non sia già dato per assodato da tutti. Però credo che invece lo scenario proprio, dove la politica si debba confrontare, sia un altro: sia quello proprio delle decisioni amministrative. Allora, credo, che questo sia effettivamente un problema, perché il problema di fondo sia il fatto che noi comunque abbiamo un sistema che finisca per spedire, inviare, incoraggiare una parte dei nostri bambini ad andare in questo sistema scolastico gestito, che non è tutto così, perché non è che tutte le scuole cattoliche insegnino queste cose, anzi, probabilmente questo è un caso particolarmente eccezionale, però sicuramente è un sistema che ha un'educazione che non è laica. Allora io vorrei ritornare a quello che prevede l'articolo 33 della nostra Costituzione, che saggiamente dice che chiunque può creare un istituto educativo, ma questo deve avvenire senza oneri per lo Stato. Invece, qui tutta l'Aula, tranne noi sostanzialmente, soltanto una settimana fa votava un emendamento che ha assegnato un milione e mezzo di Euro a queste scuole, dicendo: lo facciamo per dare ai bambini la possibilità di avere un posto, visto che nelle scuole pubbliche non ce n'è abbastanza. Ma forse se quel milione e mezzo di Euro invece di darlo alle scuole private, lo investissimo nell'educazione pubblica, in un'educazione moderna, laica che invece sta morendo per mancanza di risorse, allora avremmo la possibilità di dare a tutti i bambini un'educazione che non sia dipendente dalle credenze, ma che sia garantita dallo Stato nell'essere rispettosa di tutte le diversità e rispettosa dei diritti di tutti. Allora credo che sia questa la riflessione che io chiedo, in particolar modo alla maggioranza, ma comunque a tutto il Consiglio Comunale, cioè che una cosa sia la libertà di espressione e una cosa sia l'educazione. Una cosa è l'educazione privata, che deve avvenire senza oneri per lo Stato, liberamente; se una famiglia decide di impartire una educazione di un certo genere, ma senza che questo sia sovvenzionato dalle casse pubbliche, e una cosa è l'educazione pubblica; quella sì, è tenuta a garantire il rispetto dei diritti di tutti, delle opinioni di tutti e delle credenze di tutti. Allora forse è qui che si è creato questo problema, perché credo che ci sia comunque un'incoerenza di fondo nell'aver votato una settimana fa uno stanziamento così consistente, trovando questi soldi dopo che c'era stato detto che nel Bilancio non c'era più niente per nessuno, e poi una settimana dopo venire a lamentarsi che i bambini che abbiamo inviato lì, potrebbero, con questa stessa decisione, poi subire un'educazione che non è quella laica. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Tronzano. TRONZANO Andrea Guardi, il mio intervento non vuole partire dalla questione omosessualità, omofobia, perché credo che questo sia un tema che questa sera sarebbe stato da escludere, in quanto le situazioni che si verificavano all'interno di questo convegno, sono tutte ancora da verificarsi. Quindi noi abbiamo parlato di una situazione, che preventivamente noi abbiamo censurato, di una situazione che preventivamente noi abbiamo definito, abbiamo predeterminato secondo il normale concetto di Stato etico dei comunisti che albergano in questa Sala, e abbiamo avuto l'improntitudine di costringere una parte a dover... Presidente, parlo con lei, visto che lei rappresenta tutti, parlo con lei, perché non voglio parlare, perché non capiscono. Loro non capiscono! Il Consigliere Grimaldi non capisce quello che noi diciamo e noi non capiamo la sua lingua, pertanto non voglio neanche parlare con il Consigliere Grimaldi. Io voglio parlare con lei, voglio parlare con il Gruppo dei Moderati, che vorrei capire se sono in quest'Aula e se ogni tanto esprimono una posizione su concetti fondamentali della nostra società; voglio parlare con le persone moderate all'interno di quest'Aula che fanno parte del PD, che magari vogliono esprimere una posizione che non sia sempre quella soltanto dell'assediamento, dell'arroccamento sul potere e sulla divisione dei poteri o sull'interesse individuale, ma finalmente sull'interesse collettivo di una società che forse dipende anche dalle nostre azioni. Io parlo a loro, perché ai Consiglieri Grimaldi, Curto e Cassiani, quelli che hanno firmato questa lettera, non voglio parlare. Non mi interessa, tanto non capiscono. Allora voglio parlare a queste persone. Non voglio neanche parlare all'Assessore Curti, non voglio parlare a Marta Levi. Voglio parlare invece all'Assessore Tisi, che rappresenta una parte importante di questa Città. Non so se a voi - la parte a cui voglio parlare, e non ai Consiglieri Grimaldi e Curto - sfugge il tema che a questi comunisti, o chiamiamoli nazisti della mobilizzazione minoritaria, sono nazisti, non so se non vi sfugge il fatto che non basta mai... FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La invito a moderare i termini. TRONZANO Andrea Sì, perché lei non ha... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Sì, lo dico a lei! Perché lei non ha avuto la capacità... FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Invito a moderare i termini. TRONZANO Andrea Presidente, sto parlando. Lei non ha avuto la capacità, caro Consigliere Grimaldi, di ascoltare quello che le ha detto il Consigliere Magliano. Lei non ha avuto la capacità di ascoltare quello che le ha detto il Consigliere Magliano. Lei è un nazista! FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Consigliere Tronzano, la invito a moderare le parole. TRONZANO Andrea Presidente, lui non ha avuto la capacità di ascoltare il messaggio del Vicepresidente Magliano. CASSIANI Luca Tu sei un cretino, invece! TRONZANO Andrea E a loro non basta mai. A loro non basta mai! D'accordo?! Questo primo atto, Presidente, che è quello di non aver capito il messaggio del Consigliere Magliano, è un fatto assolutamente grave. Voi, che siete professionisti della libertà, della eleggibilità democratica, voi, che siete i professionisti del confronto democratico, voi SEL: io, infatti, non voglio parlare a voi, voglio parlare agli altri, a quelli moderati. Presidente, voglio parlare ai signori moderati, ai signori che ragionano come noi, nel senso che si possono confrontare su dei temi sensibili... FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La invito a concludere, Consigliere Tronzano. TRONZANO Andrea Le volevo ricordare che le posizioni - lo dico ai Moderati - che non convincono, le posizioni che sono al limite delle cose che sono importanti per questa società, sono censurate preventivamente. E poi, lo dico sempre ai Moderati e a coloro che del PD sono attenti a queste convinzioni, il fatto che abbiamo purtroppo costretto, ed è questo il fatto grave, Presidente, abbiamo costretto un'associazione a non fare un convegno sulla presunzione che si sarebbe parlato contro l'omosessualità, si sarebbe parlato dell'omosessualità come malattia. In realtà abbiamo soltanto presunto questo fatto, ma abbiamo costretto e abbiamo insegnato o inculcato il terrore nei confronti di queste persone che sono state costrette, ed è per questo che li definisco nazisti, sono state costrette... FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La invito di nuovo a mantenere un contegno. TRONZANO Andrea Presidente, lo dico perché loro dicono di tutto. Queste persone sono state costrette a rinunciare a fare il loro convegno. Questo che cos'è, secondo lei, se non veterocomunismo o nazismo? Me lo spieghi lei. Se voi ci dite che noi siamo delinquenti va tutto bene; se ci dite che siamo fascisti va tutto bene; se noi vi diciamo che siete nazisti o comunisti non va più bene. Due pesi e due misure, come al solito. Poi, Presidente, lo sfascio della politica sa da cosa è determinato? Dall'incapacità da parte di questi signori, che sono i moderati della sinistra, di indignarsi di fronte alla situazione che si è verificata oggi, perché con l'ammanto della parola omofobia, della parola drammatica dell'omofobia che oggettivamente è da contrastare in assoluto, abbiamo impedito la libertà di espressione, la libertà di aggregazione che sono sancite dalle convenzioni universali, che sono sancite dalla nostra Costituzione e abbiamo fatto una censura preventiva, Presidente. Lo sfascio della politica deriva proprio da questo, dal fatto che questo dibattito è stato ancora una volta monopolizzato dai comunisti e i moderati del PD o i moderati di questa Sala non sono in grado, non hanno detto nulla. Hanno parlato di omosessualità o di omofobia, ma sul fatto che siano state costrette delle persone, per paura, a rinunciare a fare un convegno, di questo non ha parlato nessuno. Ed è questa la forza che noi dobbiamo avere e che non rinunceremo, perché noi sappiamo di essere maggioranza in questo Paese nei confronti della libertà di espressione, e lo sappiamo con nettezza e non ci faremo annichilire da coloro che continuano a dire che la censura preventiva è giusta, perché in questo convegno si sarebbe forse parlato di omofobia. Forse. Non ci arrenderemo a queste cose. Noi la libertà di espressione la difenderemo fino in fondo, Presidente, perché siamo convinti che questa sia una democrazia e non saremo noi ad essere atterriti dalle parole. Noi, se fossimo una Città intelligente, Presidente, concederemmo la possibilità e diremmo a queste persone: fate il convegno, e un'altra associazione organizzi pure un convegno all'interno della Faà di Bruno che parli delle cose di cui loro vogliono parlare, ma non costringere queste persone, per paura, Presidente, cose che si verificavano solo in tempi che non vorremmo più vedere, per paura, a rinunciare a fare questo convegno. LEVI Marta Per fatto personale, Presidente. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Procediamo a pagina 15... LEVI Marta Presidente, per cortesia! Per fatto personale! FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) No, scusate, fatto personale a chi? LEVI Marta A me, Presidente. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Abbiate pazienza, le comunicazioni... LEVI Marta Presidente, dà il fatto personale per qualsiasi cosa... FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Levi. LEVI Marta Porca miseria! Certo che intervengo per fatto personale, perché non so se vi è chiaro... FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Prima per fatto personale, e poi il Consigliere Liardo potrà intervenire. LEVI Marta Io non so che cosa passa per la testa al Consigliere Tronzano, ma il nazista, per me, Marta Levi, è un insulto, ed è l'insulto più grave, caro Consigliere Tronzano, e glielo posso dire? Lei è una testa di cazzo! FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Abbiate pazienza, io comprendo tutto, però non si usa questo linguaggio! (INTERVENTI FUORI MICROFONO). LEVI Marta Presidente, mi sbatta fuori dall'Aula! FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Dichiaro concluse le comunicazioni. ORATORE Presidente, io voglio acquisire il verbale delle cose che ha detto il Consigliere Tronzano. Subito, però! |