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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 22 Luglio 2013 ore 10,00
Paragrafo n. 44

Comunicazioni del Sindaco su: "variazioni intervenute nella composizione della Giunta e la distribuzione delle deleghe".
Interventi

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Grimaldi.

GRIMALDI Marco
Caro Sindaco, come avrà capito, non nascondiamo la nostra preoccupazione a fronte
di un esito che sembra avere invertito i presupposti per cui il rimpasto era stato
pensato.
Aveva detto che i rimpasti sono riti da Prima Repubblica. Prima i progetti e la
revisione delle Linee Programmatiche, poi l'analisi di cosa ha funzionato o no in
questi due anni; non credo che stesse mentendo, però, se lo faccia dire, è difficile fare
peggio. Siamo ancora alla fase zero: zero come l'impegno che abbiamo messo nel
realizzare il lavoro di questi due anni; zero come i minuti spesi a discutere con i
Consiglieri della nostra maggioranza sullo stato della crisi e sui prossimi impegni, a
partire dalle priorità politiche e scelte amministrative; zero come la presenza e
l'interesse della città in questo rimpasto.
Ci dica perché dovremmo essere soddisfatti; trovi un po' di fantasia. L'unica vera
istanza che ci ha visti sullo stesso fronte è la promozione di una donna intelligente,
generosa, leale ed umile al suo fianco: ad Elide Tisi va il nostro più sincero abbraccio
ed in bocca al lupo. Sappiamo, occupandoci con lei degli ultimi e di chi ogni giorno
perde il lavoro, la propria casa, le ultime speranze e spesso anche la dignità, quanto
sia difficile governare con il sorriso davanti agli orrori di questa ingiusta crisi senza
fine.
Vorrei che ogni Assessore - e questo non è un auspicio, ma spero che sia un impegno
- di questa Giunta passasse un giorno, dico un solo giorno, con lei per capire di che
cosa stiamo parlando. Anche lei, signor Sindaco. Venga con noi in un luogo dove i
senza fissa dimora cercano qualche ora di caldo; venga davanti ad un presidio dei
cassaintegrati, davanti agli educatori ed ai lavoratori delle cooperative che prendono
lo stipendio a singhiozzo grazie ai meccanismi perversi della finanza pubblica.
Anche questa sarebbe una più chiara fase due.
È vero, il Sindaco è il Sindaco di tutti, ma in tanti iniziano a dire che servono meno
convegni e più lavoro di strada. Ritorni nei lati e nei marciapiedi meno conosciuti di
questa città. La conoscono. Lì non ci sono facinorosi e fischi strumentali. C'è gente
che ha voglia di parlare e di essere ascoltata, qualcuno di sentirsi dire semplicemente
che ce la faremo. Insieme.
Signor Sindaco, speriamo che, a fianco alla scelta di promuovere una donna della
crisi e della speranza, si riesca tutti insieme a lasciare inalterati gli standard dei nostri
servizi e soprattutto la capienza dei capitoli di spesa del welfare e dell'istruzione.
Non vorremmo ritrovarci famiglie che non sanno più come pagare le rette della casa
di cura ai propri genitori - visto che ce ne siamo occupati lo scorso anno ce lo
ricordiamo bene, vero, Consiglieri Genisio, Centillo ed Onofri? -, disabili senza più
neanche una settimana di soggiorno estivo - vero, Consigliere Alunno? -, dormitori e
mense senza più letti e pasti da offrire a tutti. Vedremo.
Sindaco, molti ci hanno scritto ed hanno scritto in queste settimane; vorrei leggere
una delle frasi più ricorrenti: "Riteniamo quanto accaduto un'occasione persa"; "Non
'prima i progetti per la Città e poi le appartenenze', ma un equilibrio di correnti e
casacche che pare premiare logiche interne al solo PD, in un confronto sempre
racchiuso in dichiarazioni sui giornali, convegni ristretti e segrete stanze"; oppure
"Le modalità del rimpasto in Giunta rischiano di aumentare la distanza tra ciò di cui
avrebbe bisogno la città, anche in termini di innovazione, per non pensare ad un
presente e ad un futuro che si limiti a ridurre o ad innalzare i costi di quello che è
stato il modello di welfare e di sviluppo progettato nella nostra Città, per ridurre le
disuguaglianze e non solo la povertà"; "Occorre riallacciare i rapporti fra la politica
ed i cittadini, le forze sociali ed i mille volti dell'associazionismo sull'idea di un
progetto di Città. Una volta si sarebbe detto mettere al centro le istanze dei territori, il
merito delle scelte e le capacità dei soggetti proposti per realizzarle, condividere
l'elaborazione strategica attualmente in corso con i cittadini, non avere paura di
aprirsi e raccogliere idee". Sono parole di iscritti al Partito Democratico; forse, ogni
tanto, dovreste ascoltare anche loro. È inutile parlare di laboratorio del cambiamento,
se poi si ha paura di andare in mezzo ai nostri concittadini o, come si diceva una
volta, davanti al nostro popolo.
Occorre fare in modo che la Città faccia uno scatto di elaborazione per mantenere
intatto il rapporto con quelle generazioni che hanno scelto Torino per il proprio
progetto di vita e di lavoro, attratti dalle opportunità che la città ha offerto. Bisogna
continuare ad attrarre e non perdere chi abbiamo formato e cresciuto; serve sangue
nuovo.
Le persone che vanno dall'asilo all'Università sempre insieme ad un certo punto o
non sanno più cosa dirsi, o si dicono sempre le stesse cose.
Dallo scorso mese, per esempio, è finalmente disponibile il lavoro prodotto dalla task
force composta da 17 under 45, selezionati sulla base di una chiamata pubblica di
Torino Strategica.
Mi ascolti, però, perché, secondo me... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Sì,
anche il Consigliere Marrone ascolterà.
Leggendo attentamente i risultati del loro lavoro, condividiamo, forse per motivi
anagrafici e culturali, la richiesta di una "rivoluzione copernicana", descritta
benissimo da Matteo Robiglio: "Questo gruppo di giovani, responsabili e non ribelli,
profondamente impegnati ed agganciati al territorio, ha manifestato un profondo
disagio nei confronti di una società ed una città bloccata". Chiedono di essere più
europei, lasciando perdere, se vogliamo pienamente entrare nella società della
conoscenza e delle opportunità, un approccio troppo dirigistico e verticistico.
Non siamo davanti né al "Yes, we can", né ad un nuovo rigurgito liberista, siamo
semplicemente davanti ai figli di una città che è cambiata con loro, ma non li ha
ancora resi del tutto protagonisti della sua trasformazione.
Manca un respiro metropolitano, ci dicono, e mancano politici che li ascoltino. Per
fortuna - e lo dico ringraziando tutti i Consiglieri Comunali - il Consiglio Comunale
l'ha fatto, ma, come potrà capire, non basta.
Sempre di più si avverte un'incomunicabilità tanto nelle aree di dissenso giovanile,
quanto nella cultura indipendente che vive in città e la sua Giunta. Forse c'è una
mancanza di consapevolezza o semplicemente di curiosità.
Come potrà immaginare, per quanto la Città abbia dei validi dirigenti ed il rapporto
con l'associazionismo giovanile sia costante, a chi continua ad essere insoddisfatto
non basta spiegargli che le politiche giovanili sono nate qui e che Torino è stata
capitale dei giovani. Serve più attenzione, più fantasia, generosità e rispetto.
Crediamo che l'Assessore Curti saprà ridurre questa distanza, ma, se non diventerà
un elemento di trasformazione di tutti, non basterà (credo che lo sappia anche
l'Assessore).
Crediamo che anche queste siano risposte alla crisi sempre più grave: una crisi che
chiede una svolta nel modo di fare politica rimettendo al centro idee e condivisione
di progetti. Ma anche questo non basterà, se anche lei, signor Sindaco, non avrà
voglia di mettersi in discussione, come dobbiamo fare tutti noi.
Per esempio, ci pare non cambi il suo atteggiamento sulla più grande azienda del
territorio. L'ho ascoltata attentamente e non mi ha convinto. Continuiamo a non
sentire appelli alla proprietà della FIAT sulle promesse non mantenute verso questo
territorio.
Per quanto tempo il Sindaco della più grande capitale dell'industria italiana vorrà
legittimare i mancati investimenti per i nuovi prodotti a Mirafiori? Questi sono
dovuti non solo alle condizioni di mercato, ma alle scelte industriali che hanno
portato la FIAT a localizzare altrove i modelli inizialmente previsti per il sito
torinese.
Quando analizzeremo istituzionalmente che i ritardi già accumulati in questi anni
hanno determinato la perdita di 4.800 posti di lavoro (dal 2008 ad oggi) nelle aziende
dell'indotto torinese? Auspichiamo che il nuovo Assessore al Lavoro si occupi, tra le
altre cose, sin da subito anche di questo. Mi faccia fare una battuta, come me ne ha
insegnate tante, Assessore Mangone: so che, dopo tanto impegno speso per la
restituzione delle spoglie, avrebbe preferito ricevere la delega ai cimiteri, vedendo
così premiati competenze e merito; però basta che adesso non si metta a litigare con
l'Assessore Lo Russo o fintamente a litigare, come ogni tanto vi abbiamo visto fare.
Come avrete capito, ci sono molti punti ancora evasi e lontani da questo dibattito.
Quando rivedremo le Linee Programmatiche e le azioni dei prossimi mesi? Signor
Sindaco, lo sa che, se non interveniamo ora su San Salvario e Vanchiglia, la
differenziata non solo non arriverà al 65%, come previsto, ma nel 2016 non
arriveremo neanche al 50%?
Non basta parlare di soci e partner industriali per far materializzare in Città gli
investimenti. Abbiamo speso più di un miliardo di Euro per interrare il sistema
ferroviario e la metà erano risorse e mutui contratti dalla Città. Continuiamo a dire
sui nostri siti: "Sei differenti rotabili dedicati completano questo nuovo servizio che
colloca il capoluogo piemontese al pari di molte capitali europee. L'avventura
incomincia". Non prendiamoci in giro, Sindaco: metà delle stazioni (Zappata e Dora)
non sono neanche state iniziate, Rebaudengo è ancora difficilmente raggiungibile e
Stura è un deserto. Spero che troveremo il tempo e soprattutto la voglia per ripartire
da questi scenari e da queste domande. Attendevamo il bel tempo, dopo un anno di
pioggia. Per ora si è vista solo la grandine.
Riteniamo che quanto accaduto sia purtroppo un'ennesima occasione persa. Si dice
che l'acqua che scorre non reca veleni; attenzione solo al livello di guardia. Abbiamo
già tutti i piedi bagnati e non basterà salire qualche gradino per evitare la piena.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Muzzarelli.

MUZZARELLI Marco
In questo momento, vorrei centrare un po' l'attenzione anche di questa nuova fase (di
questa ripartenza, diciamo così) su due deleghe che, in qualche modo, cambiano
vestito, proprio perché verranno seguite da altre persone; si tratta di due deleghe che,
troppo spesso, sono state trascurate, forse perché deleghe importanti, ma spesso
ritenute poco urgenti, come accade in molte altre occasioni.
Le due deleghe sono quelle dei giovani e del lavoro. In qualche modo, credo che
anche dal discorso del Sindaco, tra le righe, emergesse quanto possano essere
importanti e quanto tempo sia necessario dedicare a queste.
Vorrei cercare di dare un focus particolare, partendo dal lavoro, perché, spesso, si
rimanda questo tema a competenze superiori. Non è competenza del Comune, non è
competenza della Provincia, non è competenza della Regione, ma qualcuno dovrà
occuparsene, altrimenti un territorio che ci chiede molta attenzione ci farà sempre più
pensare al lavoro come ad uno dei temi da rincorrere dietro la crisi, per gestire
mobilità, piuttosto che cassa integrazione, e non gestire un tempo in cui forse il
lavoro non si riesce più a cercare o a trovare, ma, probabilmente, bisogna anche
crearlo.
Per questo motivo chiedo al nuovo Assessore di occuparsene - in qualche modo
anche l'intervento precedente andava in questa direzione - in modo particolare, non
pensando che ci sia qualcun altro che se ne può occupare, perché forse anche noi,
come Città, possiamo fare dei primi passi.
L'altra delega è quella delle politiche giovanili, che, forse in modo definitivo, in
questo momento avranno un evidente riferimento. Forse bisogna pensare in modo
nuovo alle politiche giovanili - probabilmente intersecandole con il tema precedente,
quello del lavoro -, soprattutto pensando ai giovani come ad un'opportunità e come
alla lente che ci permetterà di interpretare il nostro futuro; forse, loro per primi
sapranno farlo al posto nostro e, dando spazio ai giovani in un'ottica anche
lavorativa, noi stessi potremmo creare e costruire nuove opportunità anche per
Torino e per il nostro territorio.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Altamura.

ALTAMURA Alessandro
Voglio partire dagli interventi che hanno accompagnato l'Aula nella prima parte,
soprattutto per quanto riguarda le minoranze.
Credo che siano stati sottolineati un aspetto di metodo ed un aspetto di merito, che,
secondo me, andrebbe evidenziato con più chiarezza. Alcuni degli interventi, in
particolare mi riferisco a quello del Consigliere Tronzano, hanno evidenziato
l'impegno del Sindaco e della sua Giunta in una fase emergenziale, che ha visto
soprattutto un tema al centro del dibattito di quest'Aula, causato da fattori esogeni e
non endogeni; non dimentichiamo infatti che la vicenda della fuoriuscita dal Patto di
Stabilità del Comune di Torino è legata a minori trasferimenti negli ultimi
ventiquattro mesi per oltre 260 milioni di Euro.
Credo che sia necessario partire da qui anche per fare giustamente la tara ad alcuni
degli interventi, anche quelli più vivaci, che ho condiviso, perché, come è stato detto
dal Consigliere Tronzano - che, rispetto ad altri suoi Colleghi giovani e
maggiormente vivaci, ha sicuramente qualche primavera di Consiglio in più -, al di là
dell'ironia, è corretto identificare un percorso e in questo percorso ritrovarsi anche
con le minoranze.
Prima di tutto, così come è stato ribadito, al di là delle considerazioni sull'entrata in
Giunta di alcuni Assessori e sull'uscita dalla Giunta di altri Assessori, vorrei, come
Gruppo del Partito Democratico - e come è già stato detto da altri, anche della
minoranza -, ringraziare il Vicesindaco Tommaso Dealessandri per il lavoro svolto in
questi anni; le alterne vicende che ha citato il Consigliere Bertola possono essere
anche figlie dell'amministrazione e di fattori che non sono sicuramente imputabili a
responsabilità uniche (e lei dovrebbe saperlo meglio di me). Sappiamo che il lavoro
fatto è stato difficilissimo, soprattutto in questi ultimi anni.
Questi ultimi anni - e per questo motivo voglio ringraziare il Sindaco Fassino - ci
hanno visto entrare in una fase emergenziale, che non era solamente dettata da una
crisi economica, che, come ha citato proprio il Sindaco, è nata cinque o sei anni fa ed
ha travolto il sistema finanziario ed economico internazionale, europeo ed italiano,
con tre Governi che addirittura si sono succeduti nel giro di pochi anni e con un
taglio netto e secco a tutti gli Enti Locali. Citiamo i casi del Nord Italia (ma si
possono trovare situazioni analoghe anche al Centro ed al Sud) che hanno visto
particolarmente colpiti i servizi alla persona delle Città, soprattutto per aver dovuto
provvedere a mantenere rigorosamente i lacciuoli dei rigidissimi vincoli del Patto di
Stabilità, rispetto all'impegno che noi stessi avevamo nel rientrare da quel Patto.
Alcuni Consiglieri dell'opposizione sono intervenuti citando le dismissioni di quote
di società a titolo oneroso e sono abbastanza dell'idea che quegli stessi Consiglieri,
invertendo i ruoli e trovandosi nella maggioranza, avrebbero avuto gli stessi
problemi, se non peggiori.
Nella prima parte dell'intervento del Sindaco vi è l'auspicio a superare una fase
come questa; è stato un intervento lungo ed articolato ed è vero, Consigliere
Marrone, che forse il tono del Sindaco non era particolarmente vivace come il suo,
però è altrettanto vero che bisogna mettersi nei panni di un Sindaco in una situazione
di Bilancio e debitoria come questa e con un quadro micro e macroeconomico
assolutamente molto complicato. Se poi questo ci aiuterà, proprio come ha
annunciato il Sindaco per la sua Giunta, a rafforzare il rapporto sinergico con il
Consiglio Comunale, ritengo che alcuni degli strumenti che sono stati annunciati
vadano in questa direzione.
È vero, lo dico per chi ha più volte citato in particolare gli ex Consiglieri Lo Russo e
Mangone, probabilmente qualcuno si occupa di difendere le uova e qualcun altro di
romperle, però credo che sia necessario ricordare che, alla prova dei fatti, la
maggioranza tutto sommato ha sempre dato dimostrazione di saper reggere,
soprattutto per quanto riguarda le deliberazioni importanti e decisive di questa
Amministrazione (ad iniziare dall'approvazione dei Bilanci Preventivi e Consuntivi).
Credo che, da questo punto di vista, sia necessario ricordarlo e lo faccio anche nei
confronti del Consigliere Grimaldi: il Partito Democratico, dal 36,6% (conquistato
alle ultime elezioni amministrative in questa Città), riesce comunque a proporre una
selezione di classe dirigente e persone, fra virgolette, anche "giovani"
anagraficamente che hanno esperienza di territorio ed amministrativa e che possono
rappresentare una scommessa (ce ne sono tante in questo Gruppo che potrebbero
avere le stesse possibilità, qualità e capacità, donne e uomini) e credo che anche in
futuro il nostro Gruppo saprà ancora una volta dare prova di grande autorevolezza,
serietà e competenza nel dare come responsabilità ed offrire al Sindaco la possibilità
di avere ulteriori elementi di interesse per questa Amministrazione.
Concludendo, nelle more della discussione che è stata fatta, forse un po' limitata nel
merito, visto che trovo particolarmente significativi alcuni dei punti che ha citato il
Sindaco - e non è assolutamente una considerazione retorica dovuta -, credo che su
alcuni punti si siano dette alcune cose molto importanti, che rappresentano l'inizio
della vera discussione rispetto all'approvazione del Bilancio Previsionale 2013 ed
all'impegno nei confronti del welfare, ad iniziare dal segnale forte che ha dato il
Sindaco scegliendo una donna, come è stato detto anche dall'opposizione, che in
questi due anni ha dimostrato di saper affrontare le dinamiche e l'impatto di una crisi
enorme, con la forza della sua determinazione e della sua capacità e con l'aiuto dei
Consiglieri e dei Gruppi politici che l'hanno sostenuta, perché nessuno vince da solo.
È vero, Consigliere Ricca, sono tutti molto bravi a fare gli allenatori della nazionale,
tutti vorrebbero mettere i loro giocatori, ma credo che il Sindaco abbia scelto
giocatori che sapranno dimostrare di saper giocare bene la partita. Una crisi così
difficile ci mette nella condizione di dare il meglio di noi.
Ringrazio il Sindaco per aver sottolineato quella parte della discussione in cui la
sinergia con il Consiglio passa attraverso nuovi strumenti, non solamente attraverso
un altrettanto importante terzo piano strategico, che, ovviamente, vedrà tutto il
coinvolgimento, non solo della maggioranza, ma di tutto il Consiglio, ma soprattutto
di quella cabina di regia che sarà uno strumento agile e operativo, che tanto era
auspicato, che ci vedrà coinvolti maggiormente nelle decisioni, così come era stato
più volte richiesto.
È altrettanto vero che, nel confronto politico e programmatico, con l'aggiornamento
di linee strategiche, soprattutto a fronte di un cambiamento epocale, noi possiamo
dire che, rispetto a 3-4 anni fa, è passata un'era geologica.
Il Sindaco nel suo intervento era anche, ovviamente, preoccupato; la sua
preoccupazione è anche la nostra e dev'essere quella di tutti noi. Ci si può anche
prendere un po' in giro, scherzare, cadere un po' nell'ironia, è giusto anche fra
Colleghi sdrammatizzare situazioni che, all'esterno della Città, vengono vissute
invece con grave preoccupazione e, così come è stato detto da Colleghi della
maggioranza, con oltretutto poca sensazione che un futuro possa essere migliore nel
breve tempo.
Io credo che, da questo punto di vista, la proposta che ha fatto il Sindaco sia una
proposta che noi dobbiamo condividere per tre buone motivazioni. Primo, aver
proposto un'agenda; secondo, aver proposto un rapporto ancora più forte e sinergico;
terzo, essere entrato nel merito dei contenuti. Qualcuno ha parlato di prima, seconda,
terza Repubblica, probabilmente era più interessato a coinvolgere la sua parte
politica in un ragionamento differente, che potrebbe anche avvenire nel futuro, ma
sicuramente non poteva avvenire oggi, almeno per come è stato proposto quel
ragionamento politico. Il Partito Democratico questo non l'avrebbe accettato, almeno
da questo punto di vista. E ribadire che in quella parte del programma non ci siano
tutte le forze della maggioranza che sono qui oggi presenti e che, insieme al Partito
Democratico, determinano le scelte amministrative del nostro Sindaco e della sua
Giunta, sarebbe ingeneroso nei confronti del Consiglio Comunale e ingeneroso nei
confronti del Sindaco e, soprattutto, della Giunta, che vede la presenza di tutte le
forze politiche.
Bene, vado a concludere sottolineando tre questioni: il tema dei giovani, il tema del
lavoro (il Collega Muzzarelli ha detto cose estremamente sagge che condivido e
voglio ribadire, proprio perché, su questi temi, giocheremo buona parte dei segnali
che saranno necessari per dare anche speranza su comparti così duramente provati) e
il tema decentramento.
L'ha detto qualche mio Collega, e vado a concludere proprio su quest'argomento.
Noi sappiamo che, anche quest'anno, avremo un Bilancio delicato e difficile, con
operazioni di dismissioni di quote societarie a titolo oneroso, che abbiamo
preventivato, ma che ci vedranno comunque arrivare in limine mortis e, quindi,
questo sarà un ulteriore impegno di tutto il Consiglio se vorremo raggiungere
l'obiettivo sperato. Credo che la riorganizzazione della macchina, anche attraverso il
lavoro che dovrà fare l'Assessore Passoni, non potrà avere un approccio
semplicemente ragionieristico.
Da questo punto di vista, credo che un coinvolgimento del territorio, delle
Circoscrizioni, di quel patrimonio di eletti Consiglieri e persone fisiche, cittadini che
partecipano alla vita quotidiana dei nostri Enti decentrati, sia un elemento
importantissimo, che non potrà essere né penalizzato da scelte asettiche e
verticistiche, né tanto meno da scelte che non vedano comunque privilegiare, sì, la
razionalizzazione degli strumenti che abbiamo a disposizione nel nostro Bilancio
(finalmente, ormai da due anni, è evidente dai numeri un'inversione rispetto al nostro
indebitamento, che è un ulteriore elemento positivo). Ebbene, su questo punto, quello
dell'organizzazione e riorganizzazione della macchina amministrativa, noi daremo
una risposta vera e non solo fittizia, insieme a quelle grandi opere strategiche e
infrastrutturali che ha citato il Sindaco, che, grazie anche al Presidente nazionale
dell'ANCI neoeletto, Sindaco Fassino, avranno ulteriori elementi in sinergia con gli
altri Enti, dalla Regione fino ai Ministeri, e la possibilità di ottenere finanziamenti
così com'è avvenuto recentemente per il "Decreto del fare".
Credo, Sindaco, che sia un grande impegno che lei sta prendendo con il suo
Consiglio, con la sua Giunta e con la sua maggioranza; noi siamo, ovviamente, nella
condizione di sostenere queste scelte, sapendo che l'impegno, ogni giorno,
dev'essere riconfermato dai fatti.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Appendino.

APPENDINO Chiara
Non ero convinta di intervenire, ma, sentendo un po' le varie questioni poste
dall'Aula, volevo dare anch'io il mio contributo.
Innanzitutto, ci tengo a dire al Sindaco che per me questa - ma, probabilmente, l'avrà
già immaginato leggendo anche le dichiarazioni che sono state fatte - è un'ennesima
(ho perso il conto) occasione persa da parte sua.
È un'occasione persa, secondo me, perché, a mio avviso (poi, ovviamente, ognuno ha
le sue opinioni), con questo atto lei è riuscito - e così è stato percepito, tra l'altro, non
solo da cittadini, ma, come diceva il Consigliere Grimaldi prima di me, da
Consiglieri del suo stesso Partito - a rendere questa Amministrazione e questo
Palazzo ancora più distante dai cittadini e da chi anche fa politica attiva. Questa è
l'impressione che ho avuto io, Sindaco, poi lei avrà la sua, ci mancherebbe, penso
che sia lecito che ognuno lo viva a modo suo il rimpasto.
Lei, giustamente, un po' di tempo fa diceva - l'hanno ricordato anche i Consiglieri
prima di me - che questo non doveva essere un atto da prima Repubblica. Però,
signor Sindaco, è veramente difficile non vivere questo come un atto da prima
Repubblica. Io non so chi possa non viverlo in tal modo. Lo dico perché - e anche qui
l'hanno già detto altri Consiglieri prima di me - in questo rimpasto non vedo altro
che un gioco di poltrone e un mix fantastico, dal suo punto di vista probabilmente
(poi, vedremo quanto dura sugli equilibri di maggioranza), di equilibrismo politico
tra le segreterie del Partito da una parte e, ovviamente, anche le correnti del PD.
Perché, guardi, io - e adesso mi spiace che non sia presente in Aula il Consigliere,
anzi adesso Assessore Mangone - non riesco veramente a capire, e lo dico
tranquillamente a verbale, come sia possibile che il Consigliere Mangone sia
diventato Assessore. Non lo capisco, se non per il fatto che - e sono molto diretta, io
non ho problemi, come sempre - le faccia comodo che non sia lì tra i banchi del
Consiglio Comunale a fare l'opposizione all'interno della maggioranza. Perché,
guardi, poi magari io ho una visione un po' ristretta e una memoria che associo
sempre agli eventi negativi, ma io ancora a tutt'oggi non riesco a non associare
l'Assessore odierno Mangone alla vicenda di cui stiamo ancora vivendo oggi gli
effetti, cioè il concorso "farlocco". Mi dispiace, però io continuo ad associarlo a
questo.
Quindi, vederlo oggi promosso da Consigliere ad Assessore, sinceramente non lo
capisco e non vedo, tra l'altro, più in generale, un avvicendamento che sia basato sui
temi e sul principio della meritocrazia.
Non vedo le novità. Non vedo il fatto che il suo rimpasto sia basato su una forte
valenza programmatica, non vedo il rinnovamento che lei aveva annunciato più volte
sui giornali. Vedo una tendenza al mantenimento dello status quo.
Ora arrivo al merito e a qualche tema che mi piacerebbe sollevare.
Innanzitutto, colgo con piacere, Sindaco - quando critico, critico, ma quando ci sono
notizie che ritengo positive le accolgo -, che ci sia finalmente un Assessore alle
politiche giovanili. Lo hanno detto anche altri Consiglieri prima di me. Mi auguro,
come le avevo già detto in Commissione quando è venuto a relazionare sul Bilancio
Consuntivo del 2012, che, finalmente, si tornerà indietro su quello spacchettamento
che c'era stato e, quindi, che si riconcentreranno anche in termini di Bilancio,
ovviamente, quindi di valenza e di potere sulle spese, tutte quelle parti di Bilancio
che erano state disgregate sui vari Assessorati, che verranno di nuovo concentrate e
centralizzate sull'Assessore Curti. Me lo auguro, perché, nonostante sia un passo
indietro rispetto alla sua decisione di due anni fa, penso che sarebbe opportuno e
permetterebbe effettivamente alle politiche giovanili di poter avere più peso e di
poter essere più incisive.
Il secondo tema di cui sono soddisfatta (almeno, mi sembra di vedere positivamente)
è il decentramento. Finalmente, avremo un Assessorato o, almeno, un Assessore al
Decentramento.
Io mi auguro, come ha detto anche il Consigliere Tronzano prima di me, che
effettivamente la riforma del decentramento venga condivisa, perché, guardi,
Sindaco, io non so se lei ha vissuto o come ha vissuto la vicenda della deliberazione
che è passata nelle Commissioni dei singoli Consigli di Circoscrizione, ma è
inaccettabile che dieci Presidenti di Circoscrizione - io lo dico in modo più diretto di
come l'ha detto forse il Consigliere Tronzano - preparino una deliberazione, la
portino in Consiglio senza neanche discuterla con le minoranze (è successo così,
neanche in Commissione praticamente, direttamente in Consiglio), forzino la mano e
la facciano approvare per dare un indirizzo nel Consiglio Comunale.
A me va anche bene che le Circoscrizioni diano un indirizzo al Consiglio Comunale,
però, se vogliamo dare un senso, perché lo strumento è di partecipazione (tra l'altro,
è una parola che lei ha detto più volte nel suo intervento oggi, e sono contenta), non
può essere che dieci Presidenti di Circoscrizione impongano una deliberazione,
Sindaco. Io mi auguro che lei si renda conto, stigmatizzi questo atto e riapra con un
Assessore al Decentramento, che finalmente abbiamo, la discussione e che vengono
coinvolti tutti i soggetti politici che devono essere coinvolti.
L'ho detto prima, la partecipazione. Lei sa, l'ho detto più volte, che per noi è un tema
fondamentale. Ho sentito e accolgo con piacere che lei più volte ha pronunciato la
parola partecipazione; vorrei che non fossero solo parole. Quindi, vorrei capire come
intende agire, quali leve intende utilizzare, che strumenti intende attuare, ma
nell'arco di due anni e mezzo, perché la partecipazione vuol dire ovviamente tutto e
niente.
Mi auguro che la partecipazione con il nuovo Assessorato al Decentramento, quindi
con l'Assessore al Decentramento, possa diventare un elemento cardine della nuova
riforma.
E poi gli ultimi tre temi, che non sono ancora stati citati. Anche questi li ho già detti
più volte. Tre parole, a mio avviso, fondamentali: meritocrazia, parità di accesso e
trasparenza. Queste devono essere tre parole, Sindaco, che non devono rimanere
parole, ma devono essere anche nei fatti.
Sul Direttore Generale sa benissimo la posizione che avevo, molto netta: secondo
me, il Direttore Generale non doveva esserci. Bene, ha fatto un passo avanti, perché
ha ridotto lo stipendio del Direttore Generale. Secondo me, è un bel segnale - anche
se rimango dell'idea che il Direttore Generale non doveva esserci -, ma non si fermi
lì.
Io ora non voglio farle l'elenco per ricordarle di nuovo dove c'è da tagliare su certe
figure, dove bisogna andare ad incidere e tagliare. Non lo dico a verbale, tanto ha già
capito a cosa mi riferisco.
Io mi auguro che, in questa seconda fase, visto che si basa anche qui su meritocrazia,
parità di accesso e trasparenza - spero che lei lo faccia -, dia un secondo segnale
anche su quella figura, Sindaco.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Viale.

VIALE Silvio
Io ho ascoltato queste due ore di interventi e mi sono posto alcune domande, al di là
del rito, sul fatto che abbiamo una nuova Giunta, con due nuovi ingressi e un
cambiamento rispetto a due anni fa. Due anni fa, abbiamo cominciato questa tornata
amministrativa con la stessa maggioranza (questa non è cambiata, senza nulla
togliere all'intenzione annunciata dal Consigliere Cervetti, non credo ci siano grosse
novità in questo momento), in cui una delle prese di posizione da parte anche del
Sindaco Fassino era quella di aver tenuto fuori mezza dozzina di vecchi Assessori.
Oggi, colgo con piacere il fatto che questa posizione, che io non condividevo, al di là
delle dinamiche e delle contraddizioni che questa aveva portato anche all'interno
della maggioranza, con il ritorno in Giunta dell'Assessore Mangone, al di là delle sue
capacità, al di là delle deleghe e al di là delle motivazioni, comunque fa cadere un
veto che mi sembrava abbastanza anacronistico, perché vale un po' lo stesso
ragionamento che veniva fatto poc'anzi per il Consigliere La Ganga: non ci sono dei
veti in assoluto, esistono delle valutazioni per quanto riguarda le persone.
C'è una cosa che mi pare debba dire a tutti noi, soprattutto a chi è in maggioranza,
dove io in questi due anni non ho sicuramente lesinato critiche a chi, come i
Consiglieri di SEL, molto spesso, spingevano e tiravano la giacchetta senza
valutazioni più complessive, però credo che oggi sia più che mai importante, proprio
alla luce dei 45 minuti di relazione del Sindaco, che sono un tempo di una partita di
calcio, arrivare probabilmente dopo l'intervallo al secondo tempo della partita.
Credo che in un periodo in cui tutti diciamo che bisogna aprire il PD, aprire la
politica, eccetera, sia necessario ed importante un confronto con la Città e con la
maggioranza che ha sostenuto il Sindaco Fassino, questa Giunta e la maggioranza di
questo Consiglio sin dall'inizio.
Non ho visto in questi due anni occasioni di questo tipo, ma credo che, più che mai,
una convocazione di una sorta di stati generali della maggioranza, in cui si mettono
assieme le forze politiche, sociali e i Gruppi che in questa Città hanno appoggiato e
appoggiano la Giunta Fassino e hanno presente un progetto su questo, sia quanto mai
importante, perché altrimenti, davvero, alcune critiche dell'opposizione... cioè, io
sono poco capace ad osservare, non ho questa capacità di stare dentro le varie
componenti, ma quando sento dire che il Consigliere Mangone rappresenterebbe
l'area Renzi o i garigliani, faccio fatica a capire chi rappresenti davvero. Non solo
perché lui non l'ha mai detto, ma perché non mi pare che nessuno l'abbia mai
presentato in questo modo.
D'altra parte, è qualcosa che invece i giornali scrivono e, né smentito né confermato,
viene raccontato.
Allora, credo che il modo migliore per uscire da tutto questo sia proprio aprire a
quella che è la Città, tenendo presente che le scelte difficili non sono finite. Non
andiamo a gestire un Bilancio in crescendo in una situazione di fine crisi; andiamo a
gestire una Città e un periodo in cui la crisi, la limitazione dei Bilanci e la riduzione
della spesa saranno condizioni necessarie.
Ecco perché, per fare questo, non vorrei che tutto fosse davvero interpretato come
qualche Consigliere di opposizione, giustamente, cerca di interpretarlo, cioè che si
tratta di soddisfare il Consigliere riottoso di turno, perché, se così fosse, i candidati
possono essere molti. Sicuramente, l'ultimo sono io, nel senso che non ho mai
chiesto nemmeno una Presidenza, anzi sono ancora in attesa che nella Commissione
Pari Opportunità mi si accetti come Vicepresidente, in mancanza di altri. Quindi,
sicuramente, non sono io che pongo problemi. Però, è chiaro che meccanismi di
questo tipo rischiano di essere deleteri se non c'è qualcosa di forte. E qualcosa di
forte sarà sicuramente - e chiudo - al ritorno dalle vacanze, perché non solo ci sarà da
rinnovare il Presidente, che notoriamente non ha completamente il favore di tutti (ma
questo, molte volte, è anche un merito, nel senso che non è un demerito), e
sicuramente il Gruppo principale della maggioranza dovrà risolvere la questione del
Capogruppo, che, nonostante ottimi candidati, è ancora da vedere, ed è probabile che
alcune Presidenze di Commissione rimarranno senza Presidente, o una almeno, per il
periodo di franchigia, perché nel periodo estivo è un po' come la feriale, si aspetta
settembre.
Questi nodi dovranno essere aperti, perché è indubbio che, nonostante sia stato tra i
maggiori critici nei confronti dei Consiglieri Grimaldi e Curto, in certi loro eccessi,
non posso non vedere completamente con favore il fatto che la maggioranza si
allarghi - come direbbe il Consigliere Grimaldi - a destra senza colpo ferire, perché
c'è un equilibrio della maggioranza che era quello uscito dalle urne e c'è un
equilibrio della maggioranza che rischia di essere cambiato in itinere senza una
chiarezza di fondo.
Ecco perché io chiedo al Sindaco e alla maggioranza che, oltre a risolvere tutte le
questioni (su questo, la disponibilità personale è massima, di buonsenso e moderata
come sempre), però si arrivi... io li chiamo gli stati generali della maggioranza, una
situazione in cui si mettono assieme le forze che hanno appoggiato il Sindaco
Fassino (le forze sindacali, sociali e politiche della Città), perché, altrimenti, il
rischio è davvero che si vada a degli scontri così, fini a se stessi, in cui alla fine si
gestisce il gestibile e, sul resto, liberi tutti, ognuno faccia cosa vuole. Questo è il
rischio che corriamo. Non adesso, ma al rinnovo di metà mandato.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Non avendo altri iscritti a parlare, do la parola al Sindaco.
Comunico che, dopo l'intervento del Sindaco, convocherò i Capigruppo in Sala
Congregazioni per stabilire come procedere con i lavori dell'Aula.
Prego, Sindaco.

SINDACO
Ringrazio. Sarò molto breve, visto che mi si è rimproverato di essere stato troppo
lungo nell'introduzione, ma, d'altra parte, si è chiesto al Sindaco, a metà del
mandato, di fare il punto e di dire come avrebbe voluto continuare a fare il Sindaco.
Se avessi parlato pochi minuti, si sarebbe detto che tutto era riconducibile soltanto ad
un rimpasto di persone. Se si presenta un programma, si dice che non va bene.
Comunque, va bene tutto; ho una lunga consuetudine di assemblee e so che ci sono i
giochi delle parti, però bisogna sapere che è così.
Apprezzo, ad esempio, che il Consigliere Grimaldi abbia espresso le sue critiche con
un testo dattiloscritto, scritto prima che io avessi parlato. Quindi, mi compiaccio che
il Consiglio Comunale abbia anche un Consigliere dotato di doti di preveggenza, ma,
per il resto, credo che il dibattito avrebbe potuto essere certamente più ricco.
Io ho illustrato che cosa la Giunta intende fare. Poi, naturalmente la prova dei fatti
dimostrerà se quello che io ho indicato qui questa Giunta sarà in grado di farlo o no,
ma sono i fatti che diranno chi ha ragione, non è il processo alle intenzioni.
Naturalmente, ho proposto un programma per il prosieguo della consiliatura, che è
caratterizzato da fattori di continuità e fattori di innovazione. Fattori di continuità,
perché naturalmente ognuno è libero di tenere il giudizio che tiene. Io penso che, in
questi due anni, questa Giunta abbia governato questa Città in condizioni
particolarmente difficili, onorando gli impegni che aveva assunto all'atto della sua
formazione. Siccome nella città vivo anch'io, Consigliere Grimaldi, e di rapporti con
questa città ne ho tantissimi, non riscontro nella Città una richiesta di cambiare gli
indirizzi fondamentali dell'azione amministrativa che si sono perseguiti in questi due
anni.
Dopodiché, mi sono sforzato di indicare non soltanto come intendiamo consolidare
l'attività fin qui svolta, ulteriormente radicarla e promuoverla in una linea di
continuità con i primi due anni di Amministrazione, ma ho anche sottolineato la
necessità di introdurre fattori di innovazione che attengono sia alla composizione e
alla configurazione della Giunta stessa, sia al programma, laddove, per esempio, ho
indicato - e alcuni Consiglieri lo hanno notato e li ringrazio, come il Consigliere
Muzzarelli - che si tratta di rendere più efficaci, più forti e più incisive politiche di
contrasto alla crisi sul fronte del welfare, sul fronte del lavoro, sul fronte dei giovani
e la necessità quindi di riuscire a saldare la gestione dell'emergenza ad una strategia
che sia capace di andare al di là dell'emergenza e indurre politiche che siano in grado
di creare occasioni e opportunità per favorire un'uscita più celere dalla crisi.
Rispetto a chi ha accettato un confronto - e molti Consiglieri che sono intervenuti lo
hanno accettato - vorrei fare alcune riflessioni che interloquiscono. Per esempio, io
ho apprezzato l'intervento del Consigliere Tronzano, perché, ovviamente, è stato un
intervento di merito e non viziato da un pregiudizio, tuttavia non mi pare di poter
condividere alcune valutazioni che sono state espresse. Per esempio, che
l'Amministrazione di Torino si caratterizzerebbe per avere una politica fiscale più
severa di altre Città. Le segnalo che quasi tutte le grandi Città italiane - in attesa di
sapere se l'IMU sarà così, ma dovendo prendere dei provvedimenti a legislazione
vigente - stanno portando la tassazione sulla prima casa al 5,75%, o addirittura di più,
esattamente come la Città di Torino ha fatto un anno fa.
Non è che noi siamo stati più aspri, siamo stati costretti dalla situazione a prendere
un provvedimento che altri hanno pensato di non dover prendere, ma che oggi, di
fronte ad una situazione particolarmente critica per le finanze degli Enti Locali,
diventa necessità.
Ho ricordato questa mattina, nell'ambito di un'intervista che ho concesso al Corriere
della Sera ieri come Presidente dell'ANCI, che il presunto scandalo che ieri il
Corriere della Sera denunciava di una fiscalità locale, che sarebbe aumentata in modo
abnorme, deve fare i conti con il fatto che la fiscalità negli ultimi quattro anni dei
Comuni è aumentata di 5 miliardi e mezzo, a fronte di tagli di trasferimenti di risorse
dello Stato ai Comuni di 9 miliardi e mezzo e che, quindi, quella fiscalità è stata
obbligata da tagli e, peraltro, è stata contenuta dagli amministratori locali in ragione
tale da non coprire tutto ciò che ci è stato tagliato, perché allora, sì, saremmo stati
accostati ad una fiscalità abnorme.
La verità vera è che c'è, come io ho cercato di richiamare - e lei poi questo tema lo
ha ripreso convenendo con me -, da ridefinire un patto tra Stato e Comuni in
relazione a tutta la materia dei flussi finanziari, della fiscalità e delle risorse
disponibili. Ma io non credo che la Città di Torino abbia perseguito una politica
fiscale particolarmente più aspra di altri, semplicemente ha anticipato di un Esercizio
quello che tutti gli altri Comuni dovranno fare adesso, se - io mi auguro - non si va,
invece, verso un quadro legislativo e finanziario più rispettoso dei Comuni e della
loro autonomia.
Così come, francamente, non credo si possa dire che questa Città manifesta uno dei
tratti di sua criticità nel fatto che vivono in questa città 150.000 cittadini di origine
straniera, perché, semmai, se c'è una cosa che è riconosciuta, non solo in Italia,
perfino internazionalmente, è che Torino è una delle città che ha saputo sviluppare
politiche di integrazione tra le più efficaci.
Le racconto questo episodio, che può facilmente verificare con una telefonata.
Qualche mese fa, io ricevo una telefonata dal Consolato Generale degli Stati Uniti a
Milano, dal Console Generale, il quale mi dice: "Guardi, volevo chiederle se la
vostra Amministrazione è disponibile a ricevere una équipe di nostri esperti che
vuole venire a Torino". Dico che siamo disponibili e chiedo di che cosa si tratta.
Risposta: "Sono esperti di politiche di integrazione e di immigrazione e vogliono
venire a Torino, perché, secondo le nostre valutazioni, Torino è una delle città più
avanzate sul terreno delle politiche di integrazione". A me è venuto da pensare, tra
me e me, che lo sanno gli americani e non lo sanno i torinesi. Chiusa la parentesi.
Questo episodio dice che, forse, l'immagine che noi offriamo per ciò che riguarda le
politiche di integrazione non è esattamente quell'allarme che lei ha richiamato e ha
descritto.
Su altre cose, invece, che lei ha sottolineato, ritengo di essere d'accordo e la
ringrazio perché rappresenta un contributo utile.
Io non ho mai pensato - lo dico a conferma di quello che lei ha detto e anche
interloquendo con il Consigliere Greco Lucchina - che l'allargamento del profilo
identitario della nostra città significasse, in qualche modo, il venir meno del profilo
industriale di Torino. Io penso che Torino continui ad essere una grande città
industriale. Semmai, ed è quello che è avvenuto in questi anni, quello che dobbiamo
sempre più perseguire è un processo di specializzazione tecnologico del profilo
industriale, perché i più alti livelli di competitività ci impongono di investire sempre
di più in innovazione, ricerca e tecnologia, in ragione tale che la capacità produttiva
del nostro sistema industriale sia rapportata ad un livello di competitività più alto.
Noi sappiamo che nella globalizzazione vince chi scommette costantemente
nell'incrementare il valore aggiunto dei prodotti. Il valore aggiunto dei prodotti è
dato dal contenuto di innovazione, di ricerca, di sapere, di conoscenza che incorpora
un prodotto. Processo che è avvenuto e sta avvenendo, perché quel fenomeno, per
esempio, di mutamento della collocazione di mercato del nostro apparato industriale
nel settore dell'auto, che fa sì che gran parte delle aziende della componentistica, che
vent'anni fa erano molto dipendenti nella fornitura dalle commesse FIAT, oggi lo
siano molto di meno, è stato determinato dal fatto che quelle stesse aziende hanno
alzato la qualità dei loro prodotti, hanno specializzato i loro prodotti e sono diventati
fornitori dell'intero sistema e non solo più di un'azienda.
Io penso che Torino deve continuare ad essere una grande città industriale, capace,
sempre di più, di affermarsi come una città industriale di tecnologia, di innovazione,
di ricerca di prodotti sofisticati di alta qualità. Per fare questo - questo è l'elemento di
novità - non basta più essere soltanto città industriale, perché, se vuole essere una
città industriale che affida il suo profilo sempre di più ad un contenuto di sapere e di
conoscenza alta, allora diventa fondamentale - cosa che è avvenuta e che noi
dobbiamo continuare a fare - investire nel sistema della formazione, nel sistema della
ricerca, nel sistema della conoscenza e caratterizzare la città come elemento di
cultura.
Io, prima, ho detto una cosa, che ripeto. La nuova identità che Torino è venuta
assumendo è caratterizzata dal mantenimento di un profilo industriale che si incontra
sempre di più con un trinomio che è innovazione, formazione e cultura, e
dall'incontro tra il suo profilo industriale e questo trinomio è emerso via via il profilo
di una città plurale nelle vocazioni, ma che non ha smarrito le sue radici e le colloca
dentro un profilo identitario più largo.
Tutto questo passa per investire e sostenere sempre di più ogni attività di ricerca e di
innovazione nella nostra città e significa sostenere lo sviluppo di Torino come grande
città universitaria e polo, quindi, di una Università di eccellenza.
Segnalo che in un'Italia che nel 2013, anno accademico 2012/2013, ha registrato una
diminuzione delle iscrizioni all'Università, al Politecnico di Torino le iscrizioni
continuano ad aumentare, il che significa che, forse, questa Università non è così
media, come è stato detto ad un certo punto in quest'Aula, ma che il Politecnico di
Torino, in competizione con il Politecnico di Milano, sono considerati i migliori in
Italia e, su scala europea, quello di Torino è uno dei primi istituti accademici su scala
continentale. E noi dobbiamo lavorare sempre di più per fare sì che l'Università di
Torino sia attrattiva.
Qui c'è una connessione con un altro punto che io ho richiamato. Quando io insisto
molto sul fatto, per esempio, che è un punto strategico mettere in campo un
investimento di trasformazione urbana che investa sulla residenzialità universitaria,
lo dico perché, per essere città universitaria, non basta avere due Università, devi
strutturare e attrezzare la città ad essere universitaria, devi fare in modo che la città si
pensi come universitaria e per fare questo, per esempio, devi attrezzare un apparato
infrastrutturale che sostenga l'Università, la renda attrattiva, la renda capace di essere
un polo di attrazione, sia di popolazione studentesca che di popolazione di mondo
della ricerca, della docenza e via di questo passo.
Quindi, penso che noi dobbiamo lavorare in questa direzione. È quello che si è fatto e
si tratta di continuare su questa strada.
Io vorrei dire a chi invoca discontinuità un po' astratte - lo dico qui e lo dico anche
fuori di qui -, ogni tanto io leggo sul giornale: "Bisogna individuare la vocazione di
Torino nei prossimi dieci anni". Guardate che le vocazioni di una città o di un Paese
non si inventano ogni dieci anni. Le vocazioni sono vocazioni di lungo periodo.
Torino ha cominciato ad essere una città industriale alla fine dell'Ottocento e lo è
oggi. Non è che, ogni dieci anni, nel corso del Novecento, Torino si è interrogata su
cosa doveva essere, perché era quella cosa lì. E quella vocazione l'ha resa forte e si è
prolungata per oltre un secolo.
Il nuovo profilo che la città è venuta assumendo in questi ultimi quindici anni, che è
quel mix che ho richiamato, di profilo industriale che tende alla specializzazione e
che si congiunge sempre di più con il tema dell'innovazione, della ricerca, della
formazione e della cultura, è una vocazione di lungo periodo. In questo sta il mio
rivendicare la continuità. Qui non c'entra assolutamente niente Chiamparino,
Castellani, Fassino, come se il problema sia continuità o discontinuità fra persone e
fra Giunte; è la continuità di una vocazione che la Città sta perseguendo. L'elemento
vero di continuità, fra quello che ha conosciuto Torino negli ultimi quindici anni, è
questo: una trasformazione straordinaria della città che ne ha cambiato il profilo e
l'identità, rendendola una città capace di contrastare così la crisi, di trovare così
nuove opportunità di crescita e di sviluppo.
Questo processo non è un processo che si esaurisce nell'ambito di una Legislatura o
di due Legislature amministrative. È un percorso, un processo di lungo periodo, che
impegna quindi una classe dirigente in un lungo periodo.
Vorrei che fossimo consapevoli di questo. Io siccome giro la città e siccome parlo
con gli industriali, come con i quartieri periferici, con coloro che sono in cassa
integrazione e con gli artigiani, non c'è nessuno che non si collochi dentro questo
percorso e questa traiettoria. Poi, naturalmente, ciascuno si interroga nel momento in
cui c'è una crisi, quanto questa crisi incide, quanto morda, quanto possa essere un
ostacolo al percorso di ridefinizione dell'identità che la Città di Torino ha perseguito
e sta perseguendo. Ma questo è lo scenario, il contesto nel quale siamo.
Voi girate come me l'Italia e il mondo; la cosa che a me colpisce è che il giudizio
che si dà su Torino, fuori da questa città, spesso è molto migliore di quello che si dà
in questa città.
Voi avete conosciuto il Consigliere Tricarico, perché è stato vostro Collega per dieci
anni; il Consigliere Tricarico, negli ultimi tre mesi, è andato a Roma, perché ha fatto
una scelta, ha accompagnato la campagna elettorale di Marino, tanto è vero che, al
termine di questa campagna elettorale, poi, ne è diventato uno dei collaboratori più
stretti. Benissimo... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Tre mesi fa, quando
lui ha deciso di andare a fare la campagna elettorale neanche me l'ha chiesto, quindi
per carità. È un rapporto con Marino che nasce da prima. Benissimo.
Dopodiché, una delle volte che Tricarico è tornato qui - chiedetegli se non è vero -, si
è avvicinato durante un Consiglio e ha detto: "Io non avevo mai percepito, stando a
Torino, che il giudizio a Roma su Torino fosse quello che sento tutti i giorni adesso".
Io inviterei a fare anche un minimo di riflessione. Poi, vediamo tutti gli aspetti critici.
Io sono per vedere tutte le criticità, tutti i problemi, tutte le contraddizioni. Ma
guardate che Torino è stata e continua ad essere una delle città caratterizzate da un
tasso di dinamismo, di capacità di trasformazione e di cambiamento più alto di quello
che mediamente ha questo Paese. Di questo io credo che dobbiamo essere
consapevoli, perché è una ricchezza non di Fassino, di questo Sindaco, è una
ricchezza della città ed è una capacità dinamica di trasformazione che è cominciata
prima che Fassino diventasse Sindaco, è cominciata quindici anni fa. E noi oggi
stiamo cercando di dare continuità a quel dinamismo e a quella capacità di
trasformazione e di cambiamento. Questo è il punto.
Io qui vi ho proposto un programma, per la seconda metà della Consiliatura, che è
ispirato da questa idea: non farsi frenare dalla crisi e, pur essendo consapevoli di tutte
le contraddizioni, i problemi e gli ostacoli che la crisi ci frappone, mantenere ferma
una consapevolezza e una determinazione nell'assumere la dinamica della
trasformazione e del cambiamento come la cifra con cui affrontare i problemi e
continuare a costruire una prospettiva per il futuro di questa città, che poi si sostanzia
in tutta una serie di scelte che io, puntualmente, vi ho elencato (chiedo scusa se l'ho
fatto, perché è sembrato perfino troppo nel dettaglio, però, proprio per non mettere
parole al vento, quando uno dice che bisogna trasformare la città, deve anche dire
come pensa di farlo e io ho indicato nei vari settori quali sono i progetti e le modalità
con cui intendiamo farlo).
Infine, è evidente che la crisi non colpisce nello stesso modo i cittadini; c'è chi la
paga di più e chi la paga di meno, c'è chi la vive più drammaticamente e chi meno.
Per la complessità di una società, è sempre stato così. Noi abbiamo il dovere di avere
una politica capace di guardare prima di tutto a quelli che subiscono di più i colpi
della crisi, che pagano con maggiore drammaticità sul loro reddito, sul loro lavoro,
sul futuro dei propri figli questa crisi. Per questo io mi sono premurato - questo è un
punto che penso dovrebbe essere apprezzato - di sottolineare come il programma
della seconda parte della consiliatura dovrà non soltanto consolidare e rafforzare le
dinamiche che abbiamo costruito fin qui, ma, al tempo stesso, essere capace di dare
maggiormente attenzione e risposta a quei settori della società che oggi vivono la
crisi con sofferenza, perché devono essere i primi nostri destinatari di una politica
che argini la crisi, la contrasti e che offra a loro delle occasioni e delle opportunità.
In ogni caso, ringrazio naturalmente tutti i Consiglieri, anche quelli che magari sono
intervenuti manifestando qualche frustrazione di mancata promozione, ma anche
questo fa parte della condizione umana. In ogni caso, io ho indicato quali sono le
linee su cui vogliamo lavorare; lavoreremo con determinazione e coerenza su queste
linee, aperti ad ogni seduta del Consiglio al confronto e a raccogliere tutte le
proposte, le integrazioni, le suggestioni che possono essere utili al bene della città,
perché ho sempre detto che per governare la città è necessario avere una
maggioranza, ma una maggioranza non deve mai blindarsi in modo autosufficiente,
deve essere sempre capace di aprirsi al confronto con tutte le forze politiche che
siedono in questo Consiglio e con tutti i protagonisti della vita della città.
Lo faremo e naturalmente sarà il tempo, che è galantuomo, a dirci se quello che
abbiamo qui evocato e proposto si realizzerà.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Grazie, Sindaco.

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