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FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Grimaldi. GRIMALDI Marco Caro Sindaco, come avrà capito, non nascondiamo la nostra preoccupazione a fronte di un esito che sembra avere invertito i presupposti per cui il rimpasto era stato pensato. Aveva detto che i rimpasti sono riti da Prima Repubblica. Prima i progetti e la revisione delle Linee Programmatiche, poi l'analisi di cosa ha funzionato o no in questi due anni; non credo che stesse mentendo, però, se lo faccia dire, è difficile fare peggio. Siamo ancora alla fase zero: zero come l'impegno che abbiamo messo nel realizzare il lavoro di questi due anni; zero come i minuti spesi a discutere con i Consiglieri della nostra maggioranza sullo stato della crisi e sui prossimi impegni, a partire dalle priorità politiche e scelte amministrative; zero come la presenza e l'interesse della città in questo rimpasto. Ci dica perché dovremmo essere soddisfatti; trovi un po' di fantasia. L'unica vera istanza che ci ha visti sullo stesso fronte è la promozione di una donna intelligente, generosa, leale ed umile al suo fianco: ad Elide Tisi va il nostro più sincero abbraccio ed in bocca al lupo. Sappiamo, occupandoci con lei degli ultimi e di chi ogni giorno perde il lavoro, la propria casa, le ultime speranze e spesso anche la dignità, quanto sia difficile governare con il sorriso davanti agli orrori di questa ingiusta crisi senza fine. Vorrei che ogni Assessore - e questo non è un auspicio, ma spero che sia un impegno - di questa Giunta passasse un giorno, dico un solo giorno, con lei per capire di che cosa stiamo parlando. Anche lei, signor Sindaco. Venga con noi in un luogo dove i senza fissa dimora cercano qualche ora di caldo; venga davanti ad un presidio dei cassaintegrati, davanti agli educatori ed ai lavoratori delle cooperative che prendono lo stipendio a singhiozzo grazie ai meccanismi perversi della finanza pubblica. Anche questa sarebbe una più chiara fase due. È vero, il Sindaco è il Sindaco di tutti, ma in tanti iniziano a dire che servono meno convegni e più lavoro di strada. Ritorni nei lati e nei marciapiedi meno conosciuti di questa città. La conoscono. Lì non ci sono facinorosi e fischi strumentali. C'è gente che ha voglia di parlare e di essere ascoltata, qualcuno di sentirsi dire semplicemente che ce la faremo. Insieme. Signor Sindaco, speriamo che, a fianco alla scelta di promuovere una donna della crisi e della speranza, si riesca tutti insieme a lasciare inalterati gli standard dei nostri servizi e soprattutto la capienza dei capitoli di spesa del welfare e dell'istruzione. Non vorremmo ritrovarci famiglie che non sanno più come pagare le rette della casa di cura ai propri genitori - visto che ce ne siamo occupati lo scorso anno ce lo ricordiamo bene, vero, Consiglieri Genisio, Centillo ed Onofri? -, disabili senza più neanche una settimana di soggiorno estivo - vero, Consigliere Alunno? -, dormitori e mense senza più letti e pasti da offrire a tutti. Vedremo. Sindaco, molti ci hanno scritto ed hanno scritto in queste settimane; vorrei leggere una delle frasi più ricorrenti: "Riteniamo quanto accaduto un'occasione persa"; "Non 'prima i progetti per la Città e poi le appartenenze', ma un equilibrio di correnti e casacche che pare premiare logiche interne al solo PD, in un confronto sempre racchiuso in dichiarazioni sui giornali, convegni ristretti e segrete stanze"; oppure "Le modalità del rimpasto in Giunta rischiano di aumentare la distanza tra ciò di cui avrebbe bisogno la città, anche in termini di innovazione, per non pensare ad un presente e ad un futuro che si limiti a ridurre o ad innalzare i costi di quello che è stato il modello di welfare e di sviluppo progettato nella nostra Città, per ridurre le disuguaglianze e non solo la povertà"; "Occorre riallacciare i rapporti fra la politica ed i cittadini, le forze sociali ed i mille volti dell'associazionismo sull'idea di un progetto di Città. Una volta si sarebbe detto mettere al centro le istanze dei territori, il merito delle scelte e le capacità dei soggetti proposti per realizzarle, condividere l'elaborazione strategica attualmente in corso con i cittadini, non avere paura di aprirsi e raccogliere idee". Sono parole di iscritti al Partito Democratico; forse, ogni tanto, dovreste ascoltare anche loro. È inutile parlare di laboratorio del cambiamento, se poi si ha paura di andare in mezzo ai nostri concittadini o, come si diceva una volta, davanti al nostro popolo. Occorre fare in modo che la Città faccia uno scatto di elaborazione per mantenere intatto il rapporto con quelle generazioni che hanno scelto Torino per il proprio progetto di vita e di lavoro, attratti dalle opportunità che la città ha offerto. Bisogna continuare ad attrarre e non perdere chi abbiamo formato e cresciuto; serve sangue nuovo. Le persone che vanno dall'asilo all'Università sempre insieme ad un certo punto o non sanno più cosa dirsi, o si dicono sempre le stesse cose. Dallo scorso mese, per esempio, è finalmente disponibile il lavoro prodotto dalla task force composta da 17 under 45, selezionati sulla base di una chiamata pubblica di Torino Strategica. Mi ascolti, però, perché, secondo me... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Sì, anche il Consigliere Marrone ascolterà. Leggendo attentamente i risultati del loro lavoro, condividiamo, forse per motivi anagrafici e culturali, la richiesta di una "rivoluzione copernicana", descritta benissimo da Matteo Robiglio: "Questo gruppo di giovani, responsabili e non ribelli, profondamente impegnati ed agganciati al territorio, ha manifestato un profondo disagio nei confronti di una società ed una città bloccata". Chiedono di essere più europei, lasciando perdere, se vogliamo pienamente entrare nella società della conoscenza e delle opportunità, un approccio troppo dirigistico e verticistico. Non siamo davanti né al "Yes, we can", né ad un nuovo rigurgito liberista, siamo semplicemente davanti ai figli di una città che è cambiata con loro, ma non li ha ancora resi del tutto protagonisti della sua trasformazione. Manca un respiro metropolitano, ci dicono, e mancano politici che li ascoltino. Per fortuna - e lo dico ringraziando tutti i Consiglieri Comunali - il Consiglio Comunale l'ha fatto, ma, come potrà capire, non basta. Sempre di più si avverte un'incomunicabilità tanto nelle aree di dissenso giovanile, quanto nella cultura indipendente che vive in città e la sua Giunta. Forse c'è una mancanza di consapevolezza o semplicemente di curiosità. Come potrà immaginare, per quanto la Città abbia dei validi dirigenti ed il rapporto con l'associazionismo giovanile sia costante, a chi continua ad essere insoddisfatto non basta spiegargli che le politiche giovanili sono nate qui e che Torino è stata capitale dei giovani. Serve più attenzione, più fantasia, generosità e rispetto. Crediamo che l'Assessore Curti saprà ridurre questa distanza, ma, se non diventerà un elemento di trasformazione di tutti, non basterà (credo che lo sappia anche l'Assessore). Crediamo che anche queste siano risposte alla crisi sempre più grave: una crisi che chiede una svolta nel modo di fare politica rimettendo al centro idee e condivisione di progetti. Ma anche questo non basterà, se anche lei, signor Sindaco, non avrà voglia di mettersi in discussione, come dobbiamo fare tutti noi. Per esempio, ci pare non cambi il suo atteggiamento sulla più grande azienda del territorio. L'ho ascoltata attentamente e non mi ha convinto. Continuiamo a non sentire appelli alla proprietà della FIAT sulle promesse non mantenute verso questo territorio. Per quanto tempo il Sindaco della più grande capitale dell'industria italiana vorrà legittimare i mancati investimenti per i nuovi prodotti a Mirafiori? Questi sono dovuti non solo alle condizioni di mercato, ma alle scelte industriali che hanno portato la FIAT a localizzare altrove i modelli inizialmente previsti per il sito torinese. Quando analizzeremo istituzionalmente che i ritardi già accumulati in questi anni hanno determinato la perdita di 4.800 posti di lavoro (dal 2008 ad oggi) nelle aziende dell'indotto torinese? Auspichiamo che il nuovo Assessore al Lavoro si occupi, tra le altre cose, sin da subito anche di questo. Mi faccia fare una battuta, come me ne ha insegnate tante, Assessore Mangone: so che, dopo tanto impegno speso per la restituzione delle spoglie, avrebbe preferito ricevere la delega ai cimiteri, vedendo così premiati competenze e merito; però basta che adesso non si metta a litigare con l'Assessore Lo Russo o fintamente a litigare, come ogni tanto vi abbiamo visto fare. Come avrete capito, ci sono molti punti ancora evasi e lontani da questo dibattito. Quando rivedremo le Linee Programmatiche e le azioni dei prossimi mesi? Signor Sindaco, lo sa che, se non interveniamo ora su San Salvario e Vanchiglia, la differenziata non solo non arriverà al 65%, come previsto, ma nel 2016 non arriveremo neanche al 50%? Non basta parlare di soci e partner industriali per far materializzare in Città gli investimenti. Abbiamo speso più di un miliardo di Euro per interrare il sistema ferroviario e la metà erano risorse e mutui contratti dalla Città. Continuiamo a dire sui nostri siti: "Sei differenti rotabili dedicati completano questo nuovo servizio che colloca il capoluogo piemontese al pari di molte capitali europee. L'avventura incomincia". Non prendiamoci in giro, Sindaco: metà delle stazioni (Zappata e Dora) non sono neanche state iniziate, Rebaudengo è ancora difficilmente raggiungibile e Stura è un deserto. Spero che troveremo il tempo e soprattutto la voglia per ripartire da questi scenari e da queste domande. Attendevamo il bel tempo, dopo un anno di pioggia. Per ora si è vista solo la grandine. Riteniamo che quanto accaduto sia purtroppo un'ennesima occasione persa. Si dice che l'acqua che scorre non reca veleni; attenzione solo al livello di guardia. Abbiamo già tutti i piedi bagnati e non basterà salire qualche gradino per evitare la piena. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Muzzarelli. MUZZARELLI Marco In questo momento, vorrei centrare un po' l'attenzione anche di questa nuova fase (di questa ripartenza, diciamo così) su due deleghe che, in qualche modo, cambiano vestito, proprio perché verranno seguite da altre persone; si tratta di due deleghe che, troppo spesso, sono state trascurate, forse perché deleghe importanti, ma spesso ritenute poco urgenti, come accade in molte altre occasioni. Le due deleghe sono quelle dei giovani e del lavoro. In qualche modo, credo che anche dal discorso del Sindaco, tra le righe, emergesse quanto possano essere importanti e quanto tempo sia necessario dedicare a queste. Vorrei cercare di dare un focus particolare, partendo dal lavoro, perché, spesso, si rimanda questo tema a competenze superiori. Non è competenza del Comune, non è competenza della Provincia, non è competenza della Regione, ma qualcuno dovrà occuparsene, altrimenti un territorio che ci chiede molta attenzione ci farà sempre più pensare al lavoro come ad uno dei temi da rincorrere dietro la crisi, per gestire mobilità, piuttosto che cassa integrazione, e non gestire un tempo in cui forse il lavoro non si riesce più a cercare o a trovare, ma, probabilmente, bisogna anche crearlo. Per questo motivo chiedo al nuovo Assessore di occuparsene - in qualche modo anche l'intervento precedente andava in questa direzione - in modo particolare, non pensando che ci sia qualcun altro che se ne può occupare, perché forse anche noi, come Città, possiamo fare dei primi passi. L'altra delega è quella delle politiche giovanili, che, forse in modo definitivo, in questo momento avranno un evidente riferimento. Forse bisogna pensare in modo nuovo alle politiche giovanili - probabilmente intersecandole con il tema precedente, quello del lavoro -, soprattutto pensando ai giovani come ad un'opportunità e come alla lente che ci permetterà di interpretare il nostro futuro; forse, loro per primi sapranno farlo al posto nostro e, dando spazio ai giovani in un'ottica anche lavorativa, noi stessi potremmo creare e costruire nuove opportunità anche per Torino e per il nostro territorio. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Altamura. ALTAMURA Alessandro Voglio partire dagli interventi che hanno accompagnato l'Aula nella prima parte, soprattutto per quanto riguarda le minoranze. Credo che siano stati sottolineati un aspetto di metodo ed un aspetto di merito, che, secondo me, andrebbe evidenziato con più chiarezza. Alcuni degli interventi, in particolare mi riferisco a quello del Consigliere Tronzano, hanno evidenziato l'impegno del Sindaco e della sua Giunta in una fase emergenziale, che ha visto soprattutto un tema al centro del dibattito di quest'Aula, causato da fattori esogeni e non endogeni; non dimentichiamo infatti che la vicenda della fuoriuscita dal Patto di Stabilità del Comune di Torino è legata a minori trasferimenti negli ultimi ventiquattro mesi per oltre 260 milioni di Euro. Credo che sia necessario partire da qui anche per fare giustamente la tara ad alcuni degli interventi, anche quelli più vivaci, che ho condiviso, perché, come è stato detto dal Consigliere Tronzano - che, rispetto ad altri suoi Colleghi giovani e maggiormente vivaci, ha sicuramente qualche primavera di Consiglio in più -, al di là dell'ironia, è corretto identificare un percorso e in questo percorso ritrovarsi anche con le minoranze. Prima di tutto, così come è stato ribadito, al di là delle considerazioni sull'entrata in Giunta di alcuni Assessori e sull'uscita dalla Giunta di altri Assessori, vorrei, come Gruppo del Partito Democratico - e come è già stato detto da altri, anche della minoranza -, ringraziare il Vicesindaco Tommaso Dealessandri per il lavoro svolto in questi anni; le alterne vicende che ha citato il Consigliere Bertola possono essere anche figlie dell'amministrazione e di fattori che non sono sicuramente imputabili a responsabilità uniche (e lei dovrebbe saperlo meglio di me). Sappiamo che il lavoro fatto è stato difficilissimo, soprattutto in questi ultimi anni. Questi ultimi anni - e per questo motivo voglio ringraziare il Sindaco Fassino - ci hanno visto entrare in una fase emergenziale, che non era solamente dettata da una crisi economica, che, come ha citato proprio il Sindaco, è nata cinque o sei anni fa ed ha travolto il sistema finanziario ed economico internazionale, europeo ed italiano, con tre Governi che addirittura si sono succeduti nel giro di pochi anni e con un taglio netto e secco a tutti gli Enti Locali. Citiamo i casi del Nord Italia (ma si possono trovare situazioni analoghe anche al Centro ed al Sud) che hanno visto particolarmente colpiti i servizi alla persona delle Città, soprattutto per aver dovuto provvedere a mantenere rigorosamente i lacciuoli dei rigidissimi vincoli del Patto di Stabilità, rispetto all'impegno che noi stessi avevamo nel rientrare da quel Patto. Alcuni Consiglieri dell'opposizione sono intervenuti citando le dismissioni di quote di società a titolo oneroso e sono abbastanza dell'idea che quegli stessi Consiglieri, invertendo i ruoli e trovandosi nella maggioranza, avrebbero avuto gli stessi problemi, se non peggiori. Nella prima parte dell'intervento del Sindaco vi è l'auspicio a superare una fase come questa; è stato un intervento lungo ed articolato ed è vero, Consigliere Marrone, che forse il tono del Sindaco non era particolarmente vivace come il suo, però è altrettanto vero che bisogna mettersi nei panni di un Sindaco in una situazione di Bilancio e debitoria come questa e con un quadro micro e macroeconomico assolutamente molto complicato. Se poi questo ci aiuterà, proprio come ha annunciato il Sindaco per la sua Giunta, a rafforzare il rapporto sinergico con il Consiglio Comunale, ritengo che alcuni degli strumenti che sono stati annunciati vadano in questa direzione. È vero, lo dico per chi ha più volte citato in particolare gli ex Consiglieri Lo Russo e Mangone, probabilmente qualcuno si occupa di difendere le uova e qualcun altro di romperle, però credo che sia necessario ricordare che, alla prova dei fatti, la maggioranza tutto sommato ha sempre dato dimostrazione di saper reggere, soprattutto per quanto riguarda le deliberazioni importanti e decisive di questa Amministrazione (ad iniziare dall'approvazione dei Bilanci Preventivi e Consuntivi). Credo che, da questo punto di vista, sia necessario ricordarlo e lo faccio anche nei confronti del Consigliere Grimaldi: il Partito Democratico, dal 36,6% (conquistato alle ultime elezioni amministrative in questa Città), riesce comunque a proporre una selezione di classe dirigente e persone, fra virgolette, anche "giovani" anagraficamente che hanno esperienza di territorio ed amministrativa e che possono rappresentare una scommessa (ce ne sono tante in questo Gruppo che potrebbero avere le stesse possibilità, qualità e capacità, donne e uomini) e credo che anche in futuro il nostro Gruppo saprà ancora una volta dare prova di grande autorevolezza, serietà e competenza nel dare come responsabilità ed offrire al Sindaco la possibilità di avere ulteriori elementi di interesse per questa Amministrazione. Concludendo, nelle more della discussione che è stata fatta, forse un po' limitata nel merito, visto che trovo particolarmente significativi alcuni dei punti che ha citato il Sindaco - e non è assolutamente una considerazione retorica dovuta -, credo che su alcuni punti si siano dette alcune cose molto importanti, che rappresentano l'inizio della vera discussione rispetto all'approvazione del Bilancio Previsionale 2013 ed all'impegno nei confronti del welfare, ad iniziare dal segnale forte che ha dato il Sindaco scegliendo una donna, come è stato detto anche dall'opposizione, che in questi due anni ha dimostrato di saper affrontare le dinamiche e l'impatto di una crisi enorme, con la forza della sua determinazione e della sua capacità e con l'aiuto dei Consiglieri e dei Gruppi politici che l'hanno sostenuta, perché nessuno vince da solo. È vero, Consigliere Ricca, sono tutti molto bravi a fare gli allenatori della nazionale, tutti vorrebbero mettere i loro giocatori, ma credo che il Sindaco abbia scelto giocatori che sapranno dimostrare di saper giocare bene la partita. Una crisi così difficile ci mette nella condizione di dare il meglio di noi. Ringrazio il Sindaco per aver sottolineato quella parte della discussione in cui la sinergia con il Consiglio passa attraverso nuovi strumenti, non solamente attraverso un altrettanto importante terzo piano strategico, che, ovviamente, vedrà tutto il coinvolgimento, non solo della maggioranza, ma di tutto il Consiglio, ma soprattutto di quella cabina di regia che sarà uno strumento agile e operativo, che tanto era auspicato, che ci vedrà coinvolti maggiormente nelle decisioni, così come era stato più volte richiesto. È altrettanto vero che, nel confronto politico e programmatico, con l'aggiornamento di linee strategiche, soprattutto a fronte di un cambiamento epocale, noi possiamo dire che, rispetto a 3-4 anni fa, è passata un'era geologica. Il Sindaco nel suo intervento era anche, ovviamente, preoccupato; la sua preoccupazione è anche la nostra e dev'essere quella di tutti noi. Ci si può anche prendere un po' in giro, scherzare, cadere un po' nell'ironia, è giusto anche fra Colleghi sdrammatizzare situazioni che, all'esterno della Città, vengono vissute invece con grave preoccupazione e, così come è stato detto da Colleghi della maggioranza, con oltretutto poca sensazione che un futuro possa essere migliore nel breve tempo. Io credo che, da questo punto di vista, la proposta che ha fatto il Sindaco sia una proposta che noi dobbiamo condividere per tre buone motivazioni. Primo, aver proposto un'agenda; secondo, aver proposto un rapporto ancora più forte e sinergico; terzo, essere entrato nel merito dei contenuti. Qualcuno ha parlato di prima, seconda, terza Repubblica, probabilmente era più interessato a coinvolgere la sua parte politica in un ragionamento differente, che potrebbe anche avvenire nel futuro, ma sicuramente non poteva avvenire oggi, almeno per come è stato proposto quel ragionamento politico. Il Partito Democratico questo non l'avrebbe accettato, almeno da questo punto di vista. E ribadire che in quella parte del programma non ci siano tutte le forze della maggioranza che sono qui oggi presenti e che, insieme al Partito Democratico, determinano le scelte amministrative del nostro Sindaco e della sua Giunta, sarebbe ingeneroso nei confronti del Consiglio Comunale e ingeneroso nei confronti del Sindaco e, soprattutto, della Giunta, che vede la presenza di tutte le forze politiche. Bene, vado a concludere sottolineando tre questioni: il tema dei giovani, il tema del lavoro (il Collega Muzzarelli ha detto cose estremamente sagge che condivido e voglio ribadire, proprio perché, su questi temi, giocheremo buona parte dei segnali che saranno necessari per dare anche speranza su comparti così duramente provati) e il tema decentramento. L'ha detto qualche mio Collega, e vado a concludere proprio su quest'argomento. Noi sappiamo che, anche quest'anno, avremo un Bilancio delicato e difficile, con operazioni di dismissioni di quote societarie a titolo oneroso, che abbiamo preventivato, ma che ci vedranno comunque arrivare in limine mortis e, quindi, questo sarà un ulteriore impegno di tutto il Consiglio se vorremo raggiungere l'obiettivo sperato. Credo che la riorganizzazione della macchina, anche attraverso il lavoro che dovrà fare l'Assessore Passoni, non potrà avere un approccio semplicemente ragionieristico. Da questo punto di vista, credo che un coinvolgimento del territorio, delle Circoscrizioni, di quel patrimonio di eletti Consiglieri e persone fisiche, cittadini che partecipano alla vita quotidiana dei nostri Enti decentrati, sia un elemento importantissimo, che non potrà essere né penalizzato da scelte asettiche e verticistiche, né tanto meno da scelte che non vedano comunque privilegiare, sì, la razionalizzazione degli strumenti che abbiamo a disposizione nel nostro Bilancio (finalmente, ormai da due anni, è evidente dai numeri un'inversione rispetto al nostro indebitamento, che è un ulteriore elemento positivo). Ebbene, su questo punto, quello dell'organizzazione e riorganizzazione della macchina amministrativa, noi daremo una risposta vera e non solo fittizia, insieme a quelle grandi opere strategiche e infrastrutturali che ha citato il Sindaco, che, grazie anche al Presidente nazionale dell'ANCI neoeletto, Sindaco Fassino, avranno ulteriori elementi in sinergia con gli altri Enti, dalla Regione fino ai Ministeri, e la possibilità di ottenere finanziamenti così com'è avvenuto recentemente per il "Decreto del fare". Credo, Sindaco, che sia un grande impegno che lei sta prendendo con il suo Consiglio, con la sua Giunta e con la sua maggioranza; noi siamo, ovviamente, nella condizione di sostenere queste scelte, sapendo che l'impegno, ogni giorno, dev'essere riconfermato dai fatti. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Appendino. APPENDINO Chiara Non ero convinta di intervenire, ma, sentendo un po' le varie questioni poste dall'Aula, volevo dare anch'io il mio contributo. Innanzitutto, ci tengo a dire al Sindaco che per me questa - ma, probabilmente, l'avrà già immaginato leggendo anche le dichiarazioni che sono state fatte - è un'ennesima (ho perso il conto) occasione persa da parte sua. È un'occasione persa, secondo me, perché, a mio avviso (poi, ovviamente, ognuno ha le sue opinioni), con questo atto lei è riuscito - e così è stato percepito, tra l'altro, non solo da cittadini, ma, come diceva il Consigliere Grimaldi prima di me, da Consiglieri del suo stesso Partito - a rendere questa Amministrazione e questo Palazzo ancora più distante dai cittadini e da chi anche fa politica attiva. Questa è l'impressione che ho avuto io, Sindaco, poi lei avrà la sua, ci mancherebbe, penso che sia lecito che ognuno lo viva a modo suo il rimpasto. Lei, giustamente, un po' di tempo fa diceva - l'hanno ricordato anche i Consiglieri prima di me - che questo non doveva essere un atto da prima Repubblica. Però, signor Sindaco, è veramente difficile non vivere questo come un atto da prima Repubblica. Io non so chi possa non viverlo in tal modo. Lo dico perché - e anche qui l'hanno già detto altri Consiglieri prima di me - in questo rimpasto non vedo altro che un gioco di poltrone e un mix fantastico, dal suo punto di vista probabilmente (poi, vedremo quanto dura sugli equilibri di maggioranza), di equilibrismo politico tra le segreterie del Partito da una parte e, ovviamente, anche le correnti del PD. Perché, guardi, io - e adesso mi spiace che non sia presente in Aula il Consigliere, anzi adesso Assessore Mangone - non riesco veramente a capire, e lo dico tranquillamente a verbale, come sia possibile che il Consigliere Mangone sia diventato Assessore. Non lo capisco, se non per il fatto che - e sono molto diretta, io non ho problemi, come sempre - le faccia comodo che non sia lì tra i banchi del Consiglio Comunale a fare l'opposizione all'interno della maggioranza. Perché, guardi, poi magari io ho una visione un po' ristretta e una memoria che associo sempre agli eventi negativi, ma io ancora a tutt'oggi non riesco a non associare l'Assessore odierno Mangone alla vicenda di cui stiamo ancora vivendo oggi gli effetti, cioè il concorso "farlocco". Mi dispiace, però io continuo ad associarlo a questo. Quindi, vederlo oggi promosso da Consigliere ad Assessore, sinceramente non lo capisco e non vedo, tra l'altro, più in generale, un avvicendamento che sia basato sui temi e sul principio della meritocrazia. Non vedo le novità. Non vedo il fatto che il suo rimpasto sia basato su una forte valenza programmatica, non vedo il rinnovamento che lei aveva annunciato più volte sui giornali. Vedo una tendenza al mantenimento dello status quo. Ora arrivo al merito e a qualche tema che mi piacerebbe sollevare. Innanzitutto, colgo con piacere, Sindaco - quando critico, critico, ma quando ci sono notizie che ritengo positive le accolgo -, che ci sia finalmente un Assessore alle politiche giovanili. Lo hanno detto anche altri Consiglieri prima di me. Mi auguro, come le avevo già detto in Commissione quando è venuto a relazionare sul Bilancio Consuntivo del 2012, che, finalmente, si tornerà indietro su quello spacchettamento che c'era stato e, quindi, che si riconcentreranno anche in termini di Bilancio, ovviamente, quindi di valenza e di potere sulle spese, tutte quelle parti di Bilancio che erano state disgregate sui vari Assessorati, che verranno di nuovo concentrate e centralizzate sull'Assessore Curti. Me lo auguro, perché, nonostante sia un passo indietro rispetto alla sua decisione di due anni fa, penso che sarebbe opportuno e permetterebbe effettivamente alle politiche giovanili di poter avere più peso e di poter essere più incisive. Il secondo tema di cui sono soddisfatta (almeno, mi sembra di vedere positivamente) è il decentramento. Finalmente, avremo un Assessorato o, almeno, un Assessore al Decentramento. Io mi auguro, come ha detto anche il Consigliere Tronzano prima di me, che effettivamente la riforma del decentramento venga condivisa, perché, guardi, Sindaco, io non so se lei ha vissuto o come ha vissuto la vicenda della deliberazione che è passata nelle Commissioni dei singoli Consigli di Circoscrizione, ma è inaccettabile che dieci Presidenti di Circoscrizione - io lo dico in modo più diretto di come l'ha detto forse il Consigliere Tronzano - preparino una deliberazione, la portino in Consiglio senza neanche discuterla con le minoranze (è successo così, neanche in Commissione praticamente, direttamente in Consiglio), forzino la mano e la facciano approvare per dare un indirizzo nel Consiglio Comunale. A me va anche bene che le Circoscrizioni diano un indirizzo al Consiglio Comunale, però, se vogliamo dare un senso, perché lo strumento è di partecipazione (tra l'altro, è una parola che lei ha detto più volte nel suo intervento oggi, e sono contenta), non può essere che dieci Presidenti di Circoscrizione impongano una deliberazione, Sindaco. Io mi auguro che lei si renda conto, stigmatizzi questo atto e riapra con un Assessore al Decentramento, che finalmente abbiamo, la discussione e che vengono coinvolti tutti i soggetti politici che devono essere coinvolti. L'ho detto prima, la partecipazione. Lei sa, l'ho detto più volte, che per noi è un tema fondamentale. Ho sentito e accolgo con piacere che lei più volte ha pronunciato la parola partecipazione; vorrei che non fossero solo parole. Quindi, vorrei capire come intende agire, quali leve intende utilizzare, che strumenti intende attuare, ma nell'arco di due anni e mezzo, perché la partecipazione vuol dire ovviamente tutto e niente. Mi auguro che la partecipazione con il nuovo Assessorato al Decentramento, quindi con l'Assessore al Decentramento, possa diventare un elemento cardine della nuova riforma. E poi gli ultimi tre temi, che non sono ancora stati citati. Anche questi li ho già detti più volte. Tre parole, a mio avviso, fondamentali: meritocrazia, parità di accesso e trasparenza. Queste devono essere tre parole, Sindaco, che non devono rimanere parole, ma devono essere anche nei fatti. Sul Direttore Generale sa benissimo la posizione che avevo, molto netta: secondo me, il Direttore Generale non doveva esserci. Bene, ha fatto un passo avanti, perché ha ridotto lo stipendio del Direttore Generale. Secondo me, è un bel segnale - anche se rimango dell'idea che il Direttore Generale non doveva esserci -, ma non si fermi lì. Io ora non voglio farle l'elenco per ricordarle di nuovo dove c'è da tagliare su certe figure, dove bisogna andare ad incidere e tagliare. Non lo dico a verbale, tanto ha già capito a cosa mi riferisco. Io mi auguro che, in questa seconda fase, visto che si basa anche qui su meritocrazia, parità di accesso e trasparenza - spero che lei lo faccia -, dia un secondo segnale anche su quella figura, Sindaco. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Viale. VIALE Silvio Io ho ascoltato queste due ore di interventi e mi sono posto alcune domande, al di là del rito, sul fatto che abbiamo una nuova Giunta, con due nuovi ingressi e un cambiamento rispetto a due anni fa. Due anni fa, abbiamo cominciato questa tornata amministrativa con la stessa maggioranza (questa non è cambiata, senza nulla togliere all'intenzione annunciata dal Consigliere Cervetti, non credo ci siano grosse novità in questo momento), in cui una delle prese di posizione da parte anche del Sindaco Fassino era quella di aver tenuto fuori mezza dozzina di vecchi Assessori. Oggi, colgo con piacere il fatto che questa posizione, che io non condividevo, al di là delle dinamiche e delle contraddizioni che questa aveva portato anche all'interno della maggioranza, con il ritorno in Giunta dell'Assessore Mangone, al di là delle sue capacità, al di là delle deleghe e al di là delle motivazioni, comunque fa cadere un veto che mi sembrava abbastanza anacronistico, perché vale un po' lo stesso ragionamento che veniva fatto poc'anzi per il Consigliere La Ganga: non ci sono dei veti in assoluto, esistono delle valutazioni per quanto riguarda le persone. C'è una cosa che mi pare debba dire a tutti noi, soprattutto a chi è in maggioranza, dove io in questi due anni non ho sicuramente lesinato critiche a chi, come i Consiglieri di SEL, molto spesso, spingevano e tiravano la giacchetta senza valutazioni più complessive, però credo che oggi sia più che mai importante, proprio alla luce dei 45 minuti di relazione del Sindaco, che sono un tempo di una partita di calcio, arrivare probabilmente dopo l'intervallo al secondo tempo della partita. Credo che in un periodo in cui tutti diciamo che bisogna aprire il PD, aprire la politica, eccetera, sia necessario ed importante un confronto con la Città e con la maggioranza che ha sostenuto il Sindaco Fassino, questa Giunta e la maggioranza di questo Consiglio sin dall'inizio. Non ho visto in questi due anni occasioni di questo tipo, ma credo che, più che mai, una convocazione di una sorta di stati generali della maggioranza, in cui si mettono assieme le forze politiche, sociali e i Gruppi che in questa Città hanno appoggiato e appoggiano la Giunta Fassino e hanno presente un progetto su questo, sia quanto mai importante, perché altrimenti, davvero, alcune critiche dell'opposizione... cioè, io sono poco capace ad osservare, non ho questa capacità di stare dentro le varie componenti, ma quando sento dire che il Consigliere Mangone rappresenterebbe l'area Renzi o i garigliani, faccio fatica a capire chi rappresenti davvero. Non solo perché lui non l'ha mai detto, ma perché non mi pare che nessuno l'abbia mai presentato in questo modo. D'altra parte, è qualcosa che invece i giornali scrivono e, né smentito né confermato, viene raccontato. Allora, credo che il modo migliore per uscire da tutto questo sia proprio aprire a quella che è la Città, tenendo presente che le scelte difficili non sono finite. Non andiamo a gestire un Bilancio in crescendo in una situazione di fine crisi; andiamo a gestire una Città e un periodo in cui la crisi, la limitazione dei Bilanci e la riduzione della spesa saranno condizioni necessarie. Ecco perché, per fare questo, non vorrei che tutto fosse davvero interpretato come qualche Consigliere di opposizione, giustamente, cerca di interpretarlo, cioè che si tratta di soddisfare il Consigliere riottoso di turno, perché, se così fosse, i candidati possono essere molti. Sicuramente, l'ultimo sono io, nel senso che non ho mai chiesto nemmeno una Presidenza, anzi sono ancora in attesa che nella Commissione Pari Opportunità mi si accetti come Vicepresidente, in mancanza di altri. Quindi, sicuramente, non sono io che pongo problemi. Però, è chiaro che meccanismi di questo tipo rischiano di essere deleteri se non c'è qualcosa di forte. E qualcosa di forte sarà sicuramente - e chiudo - al ritorno dalle vacanze, perché non solo ci sarà da rinnovare il Presidente, che notoriamente non ha completamente il favore di tutti (ma questo, molte volte, è anche un merito, nel senso che non è un demerito), e sicuramente il Gruppo principale della maggioranza dovrà risolvere la questione del Capogruppo, che, nonostante ottimi candidati, è ancora da vedere, ed è probabile che alcune Presidenze di Commissione rimarranno senza Presidente, o una almeno, per il periodo di franchigia, perché nel periodo estivo è un po' come la feriale, si aspetta settembre. Questi nodi dovranno essere aperti, perché è indubbio che, nonostante sia stato tra i maggiori critici nei confronti dei Consiglieri Grimaldi e Curto, in certi loro eccessi, non posso non vedere completamente con favore il fatto che la maggioranza si allarghi - come direbbe il Consigliere Grimaldi - a destra senza colpo ferire, perché c'è un equilibrio della maggioranza che era quello uscito dalle urne e c'è un equilibrio della maggioranza che rischia di essere cambiato in itinere senza una chiarezza di fondo. Ecco perché io chiedo al Sindaco e alla maggioranza che, oltre a risolvere tutte le questioni (su questo, la disponibilità personale è massima, di buonsenso e moderata come sempre), però si arrivi... io li chiamo gli stati generali della maggioranza, una situazione in cui si mettono assieme le forze che hanno appoggiato il Sindaco Fassino (le forze sindacali, sociali e politiche della Città), perché, altrimenti, il rischio è davvero che si vada a degli scontri così, fini a se stessi, in cui alla fine si gestisce il gestibile e, sul resto, liberi tutti, ognuno faccia cosa vuole. Questo è il rischio che corriamo. Non adesso, ma al rinnovo di metà mandato. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Non avendo altri iscritti a parlare, do la parola al Sindaco. Comunico che, dopo l'intervento del Sindaco, convocherò i Capigruppo in Sala Congregazioni per stabilire come procedere con i lavori dell'Aula. Prego, Sindaco. SINDACO Ringrazio. Sarò molto breve, visto che mi si è rimproverato di essere stato troppo lungo nell'introduzione, ma, d'altra parte, si è chiesto al Sindaco, a metà del mandato, di fare il punto e di dire come avrebbe voluto continuare a fare il Sindaco. Se avessi parlato pochi minuti, si sarebbe detto che tutto era riconducibile soltanto ad un rimpasto di persone. Se si presenta un programma, si dice che non va bene. Comunque, va bene tutto; ho una lunga consuetudine di assemblee e so che ci sono i giochi delle parti, però bisogna sapere che è così. Apprezzo, ad esempio, che il Consigliere Grimaldi abbia espresso le sue critiche con un testo dattiloscritto, scritto prima che io avessi parlato. Quindi, mi compiaccio che il Consiglio Comunale abbia anche un Consigliere dotato di doti di preveggenza, ma, per il resto, credo che il dibattito avrebbe potuto essere certamente più ricco. Io ho illustrato che cosa la Giunta intende fare. Poi, naturalmente la prova dei fatti dimostrerà se quello che io ho indicato qui questa Giunta sarà in grado di farlo o no, ma sono i fatti che diranno chi ha ragione, non è il processo alle intenzioni. Naturalmente, ho proposto un programma per il prosieguo della consiliatura, che è caratterizzato da fattori di continuità e fattori di innovazione. Fattori di continuità, perché naturalmente ognuno è libero di tenere il giudizio che tiene. Io penso che, in questi due anni, questa Giunta abbia governato questa Città in condizioni particolarmente difficili, onorando gli impegni che aveva assunto all'atto della sua formazione. Siccome nella città vivo anch'io, Consigliere Grimaldi, e di rapporti con questa città ne ho tantissimi, non riscontro nella Città una richiesta di cambiare gli indirizzi fondamentali dell'azione amministrativa che si sono perseguiti in questi due anni. Dopodiché, mi sono sforzato di indicare non soltanto come intendiamo consolidare l'attività fin qui svolta, ulteriormente radicarla e promuoverla in una linea di continuità con i primi due anni di Amministrazione, ma ho anche sottolineato la necessità di introdurre fattori di innovazione che attengono sia alla composizione e alla configurazione della Giunta stessa, sia al programma, laddove, per esempio, ho indicato - e alcuni Consiglieri lo hanno notato e li ringrazio, come il Consigliere Muzzarelli - che si tratta di rendere più efficaci, più forti e più incisive politiche di contrasto alla crisi sul fronte del welfare, sul fronte del lavoro, sul fronte dei giovani e la necessità quindi di riuscire a saldare la gestione dell'emergenza ad una strategia che sia capace di andare al di là dell'emergenza e indurre politiche che siano in grado di creare occasioni e opportunità per favorire un'uscita più celere dalla crisi. Rispetto a chi ha accettato un confronto - e molti Consiglieri che sono intervenuti lo hanno accettato - vorrei fare alcune riflessioni che interloquiscono. Per esempio, io ho apprezzato l'intervento del Consigliere Tronzano, perché, ovviamente, è stato un intervento di merito e non viziato da un pregiudizio, tuttavia non mi pare di poter condividere alcune valutazioni che sono state espresse. Per esempio, che l'Amministrazione di Torino si caratterizzerebbe per avere una politica fiscale più severa di altre Città. Le segnalo che quasi tutte le grandi Città italiane - in attesa di sapere se l'IMU sarà così, ma dovendo prendere dei provvedimenti a legislazione vigente - stanno portando la tassazione sulla prima casa al 5,75%, o addirittura di più, esattamente come la Città di Torino ha fatto un anno fa. Non è che noi siamo stati più aspri, siamo stati costretti dalla situazione a prendere un provvedimento che altri hanno pensato di non dover prendere, ma che oggi, di fronte ad una situazione particolarmente critica per le finanze degli Enti Locali, diventa necessità. Ho ricordato questa mattina, nell'ambito di un'intervista che ho concesso al Corriere della Sera ieri come Presidente dell'ANCI, che il presunto scandalo che ieri il Corriere della Sera denunciava di una fiscalità locale, che sarebbe aumentata in modo abnorme, deve fare i conti con il fatto che la fiscalità negli ultimi quattro anni dei Comuni è aumentata di 5 miliardi e mezzo, a fronte di tagli di trasferimenti di risorse dello Stato ai Comuni di 9 miliardi e mezzo e che, quindi, quella fiscalità è stata obbligata da tagli e, peraltro, è stata contenuta dagli amministratori locali in ragione tale da non coprire tutto ciò che ci è stato tagliato, perché allora, sì, saremmo stati accostati ad una fiscalità abnorme. La verità vera è che c'è, come io ho cercato di richiamare - e lei poi questo tema lo ha ripreso convenendo con me -, da ridefinire un patto tra Stato e Comuni in relazione a tutta la materia dei flussi finanziari, della fiscalità e delle risorse disponibili. Ma io non credo che la Città di Torino abbia perseguito una politica fiscale particolarmente più aspra di altri, semplicemente ha anticipato di un Esercizio quello che tutti gli altri Comuni dovranno fare adesso, se - io mi auguro - non si va, invece, verso un quadro legislativo e finanziario più rispettoso dei Comuni e della loro autonomia. Così come, francamente, non credo si possa dire che questa Città manifesta uno dei tratti di sua criticità nel fatto che vivono in questa città 150.000 cittadini di origine straniera, perché, semmai, se c'è una cosa che è riconosciuta, non solo in Italia, perfino internazionalmente, è che Torino è una delle città che ha saputo sviluppare politiche di integrazione tra le più efficaci. Le racconto questo episodio, che può facilmente verificare con una telefonata. Qualche mese fa, io ricevo una telefonata dal Consolato Generale degli Stati Uniti a Milano, dal Console Generale, il quale mi dice: "Guardi, volevo chiederle se la vostra Amministrazione è disponibile a ricevere una équipe di nostri esperti che vuole venire a Torino". Dico che siamo disponibili e chiedo di che cosa si tratta. Risposta: "Sono esperti di politiche di integrazione e di immigrazione e vogliono venire a Torino, perché, secondo le nostre valutazioni, Torino è una delle città più avanzate sul terreno delle politiche di integrazione". A me è venuto da pensare, tra me e me, che lo sanno gli americani e non lo sanno i torinesi. Chiusa la parentesi. Questo episodio dice che, forse, l'immagine che noi offriamo per ciò che riguarda le politiche di integrazione non è esattamente quell'allarme che lei ha richiamato e ha descritto. Su altre cose, invece, che lei ha sottolineato, ritengo di essere d'accordo e la ringrazio perché rappresenta un contributo utile. Io non ho mai pensato - lo dico a conferma di quello che lei ha detto e anche interloquendo con il Consigliere Greco Lucchina - che l'allargamento del profilo identitario della nostra città significasse, in qualche modo, il venir meno del profilo industriale di Torino. Io penso che Torino continui ad essere una grande città industriale. Semmai, ed è quello che è avvenuto in questi anni, quello che dobbiamo sempre più perseguire è un processo di specializzazione tecnologico del profilo industriale, perché i più alti livelli di competitività ci impongono di investire sempre di più in innovazione, ricerca e tecnologia, in ragione tale che la capacità produttiva del nostro sistema industriale sia rapportata ad un livello di competitività più alto. Noi sappiamo che nella globalizzazione vince chi scommette costantemente nell'incrementare il valore aggiunto dei prodotti. Il valore aggiunto dei prodotti è dato dal contenuto di innovazione, di ricerca, di sapere, di conoscenza che incorpora un prodotto. Processo che è avvenuto e sta avvenendo, perché quel fenomeno, per esempio, di mutamento della collocazione di mercato del nostro apparato industriale nel settore dell'auto, che fa sì che gran parte delle aziende della componentistica, che vent'anni fa erano molto dipendenti nella fornitura dalle commesse FIAT, oggi lo siano molto di meno, è stato determinato dal fatto che quelle stesse aziende hanno alzato la qualità dei loro prodotti, hanno specializzato i loro prodotti e sono diventati fornitori dell'intero sistema e non solo più di un'azienda. Io penso che Torino deve continuare ad essere una grande città industriale, capace, sempre di più, di affermarsi come una città industriale di tecnologia, di innovazione, di ricerca di prodotti sofisticati di alta qualità. Per fare questo - questo è l'elemento di novità - non basta più essere soltanto città industriale, perché, se vuole essere una città industriale che affida il suo profilo sempre di più ad un contenuto di sapere e di conoscenza alta, allora diventa fondamentale - cosa che è avvenuta e che noi dobbiamo continuare a fare - investire nel sistema della formazione, nel sistema della ricerca, nel sistema della conoscenza e caratterizzare la città come elemento di cultura. Io, prima, ho detto una cosa, che ripeto. La nuova identità che Torino è venuta assumendo è caratterizzata dal mantenimento di un profilo industriale che si incontra sempre di più con un trinomio che è innovazione, formazione e cultura, e dall'incontro tra il suo profilo industriale e questo trinomio è emerso via via il profilo di una città plurale nelle vocazioni, ma che non ha smarrito le sue radici e le colloca dentro un profilo identitario più largo. Tutto questo passa per investire e sostenere sempre di più ogni attività di ricerca e di innovazione nella nostra città e significa sostenere lo sviluppo di Torino come grande città universitaria e polo, quindi, di una Università di eccellenza. Segnalo che in un'Italia che nel 2013, anno accademico 2012/2013, ha registrato una diminuzione delle iscrizioni all'Università, al Politecnico di Torino le iscrizioni continuano ad aumentare, il che significa che, forse, questa Università non è così media, come è stato detto ad un certo punto in quest'Aula, ma che il Politecnico di Torino, in competizione con il Politecnico di Milano, sono considerati i migliori in Italia e, su scala europea, quello di Torino è uno dei primi istituti accademici su scala continentale. E noi dobbiamo lavorare sempre di più per fare sì che l'Università di Torino sia attrattiva. Qui c'è una connessione con un altro punto che io ho richiamato. Quando io insisto molto sul fatto, per esempio, che è un punto strategico mettere in campo un investimento di trasformazione urbana che investa sulla residenzialità universitaria, lo dico perché, per essere città universitaria, non basta avere due Università, devi strutturare e attrezzare la città ad essere universitaria, devi fare in modo che la città si pensi come universitaria e per fare questo, per esempio, devi attrezzare un apparato infrastrutturale che sostenga l'Università, la renda attrattiva, la renda capace di essere un polo di attrazione, sia di popolazione studentesca che di popolazione di mondo della ricerca, della docenza e via di questo passo. Quindi, penso che noi dobbiamo lavorare in questa direzione. È quello che si è fatto e si tratta di continuare su questa strada. Io vorrei dire a chi invoca discontinuità un po' astratte - lo dico qui e lo dico anche fuori di qui -, ogni tanto io leggo sul giornale: "Bisogna individuare la vocazione di Torino nei prossimi dieci anni". Guardate che le vocazioni di una città o di un Paese non si inventano ogni dieci anni. Le vocazioni sono vocazioni di lungo periodo. Torino ha cominciato ad essere una città industriale alla fine dell'Ottocento e lo è oggi. Non è che, ogni dieci anni, nel corso del Novecento, Torino si è interrogata su cosa doveva essere, perché era quella cosa lì. E quella vocazione l'ha resa forte e si è prolungata per oltre un secolo. Il nuovo profilo che la città è venuta assumendo in questi ultimi quindici anni, che è quel mix che ho richiamato, di profilo industriale che tende alla specializzazione e che si congiunge sempre di più con il tema dell'innovazione, della ricerca, della formazione e della cultura, è una vocazione di lungo periodo. In questo sta il mio rivendicare la continuità. Qui non c'entra assolutamente niente Chiamparino, Castellani, Fassino, come se il problema sia continuità o discontinuità fra persone e fra Giunte; è la continuità di una vocazione che la Città sta perseguendo. L'elemento vero di continuità, fra quello che ha conosciuto Torino negli ultimi quindici anni, è questo: una trasformazione straordinaria della città che ne ha cambiato il profilo e l'identità, rendendola una città capace di contrastare così la crisi, di trovare così nuove opportunità di crescita e di sviluppo. Questo processo non è un processo che si esaurisce nell'ambito di una Legislatura o di due Legislature amministrative. È un percorso, un processo di lungo periodo, che impegna quindi una classe dirigente in un lungo periodo. Vorrei che fossimo consapevoli di questo. Io siccome giro la città e siccome parlo con gli industriali, come con i quartieri periferici, con coloro che sono in cassa integrazione e con gli artigiani, non c'è nessuno che non si collochi dentro questo percorso e questa traiettoria. Poi, naturalmente, ciascuno si interroga nel momento in cui c'è una crisi, quanto questa crisi incide, quanto morda, quanto possa essere un ostacolo al percorso di ridefinizione dell'identità che la Città di Torino ha perseguito e sta perseguendo. Ma questo è lo scenario, il contesto nel quale siamo. Voi girate come me l'Italia e il mondo; la cosa che a me colpisce è che il giudizio che si dà su Torino, fuori da questa città, spesso è molto migliore di quello che si dà in questa città. Voi avete conosciuto il Consigliere Tricarico, perché è stato vostro Collega per dieci anni; il Consigliere Tricarico, negli ultimi tre mesi, è andato a Roma, perché ha fatto una scelta, ha accompagnato la campagna elettorale di Marino, tanto è vero che, al termine di questa campagna elettorale, poi, ne è diventato uno dei collaboratori più stretti. Benissimo... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Tre mesi fa, quando lui ha deciso di andare a fare la campagna elettorale neanche me l'ha chiesto, quindi per carità. È un rapporto con Marino che nasce da prima. Benissimo. Dopodiché, una delle volte che Tricarico è tornato qui - chiedetegli se non è vero -, si è avvicinato durante un Consiglio e ha detto: "Io non avevo mai percepito, stando a Torino, che il giudizio a Roma su Torino fosse quello che sento tutti i giorni adesso". Io inviterei a fare anche un minimo di riflessione. Poi, vediamo tutti gli aspetti critici. Io sono per vedere tutte le criticità, tutti i problemi, tutte le contraddizioni. Ma guardate che Torino è stata e continua ad essere una delle città caratterizzate da un tasso di dinamismo, di capacità di trasformazione e di cambiamento più alto di quello che mediamente ha questo Paese. Di questo io credo che dobbiamo essere consapevoli, perché è una ricchezza non di Fassino, di questo Sindaco, è una ricchezza della città ed è una capacità dinamica di trasformazione che è cominciata prima che Fassino diventasse Sindaco, è cominciata quindici anni fa. E noi oggi stiamo cercando di dare continuità a quel dinamismo e a quella capacità di trasformazione e di cambiamento. Questo è il punto. Io qui vi ho proposto un programma, per la seconda metà della Consiliatura, che è ispirato da questa idea: non farsi frenare dalla crisi e, pur essendo consapevoli di tutte le contraddizioni, i problemi e gli ostacoli che la crisi ci frappone, mantenere ferma una consapevolezza e una determinazione nell'assumere la dinamica della trasformazione e del cambiamento come la cifra con cui affrontare i problemi e continuare a costruire una prospettiva per il futuro di questa città, che poi si sostanzia in tutta una serie di scelte che io, puntualmente, vi ho elencato (chiedo scusa se l'ho fatto, perché è sembrato perfino troppo nel dettaglio, però, proprio per non mettere parole al vento, quando uno dice che bisogna trasformare la città, deve anche dire come pensa di farlo e io ho indicato nei vari settori quali sono i progetti e le modalità con cui intendiamo farlo). Infine, è evidente che la crisi non colpisce nello stesso modo i cittadini; c'è chi la paga di più e chi la paga di meno, c'è chi la vive più drammaticamente e chi meno. Per la complessità di una società, è sempre stato così. Noi abbiamo il dovere di avere una politica capace di guardare prima di tutto a quelli che subiscono di più i colpi della crisi, che pagano con maggiore drammaticità sul loro reddito, sul loro lavoro, sul futuro dei propri figli questa crisi. Per questo io mi sono premurato - questo è un punto che penso dovrebbe essere apprezzato - di sottolineare come il programma della seconda parte della consiliatura dovrà non soltanto consolidare e rafforzare le dinamiche che abbiamo costruito fin qui, ma, al tempo stesso, essere capace di dare maggiormente attenzione e risposta a quei settori della società che oggi vivono la crisi con sofferenza, perché devono essere i primi nostri destinatari di una politica che argini la crisi, la contrasti e che offra a loro delle occasioni e delle opportunità. In ogni caso, ringrazio naturalmente tutti i Consiglieri, anche quelli che magari sono intervenuti manifestando qualche frustrazione di mancata promozione, ma anche questo fa parte della condizione umana. In ogni caso, io ho indicato quali sono le linee su cui vogliamo lavorare; lavoreremo con determinazione e coerenza su queste linee, aperti ad ogni seduta del Consiglio al confronto e a raccogliere tutte le proposte, le integrazioni, le suggestioni che possono essere utili al bene della città, perché ho sempre detto che per governare la città è necessario avere una maggioranza, ma una maggioranza non deve mai blindarsi in modo autosufficiente, deve essere sempre capace di aprirsi al confronto con tutte le forze politiche che siedono in questo Consiglio e con tutti i protagonisti della vita della città. Lo faremo e naturalmente sarà il tempo, che è galantuomo, a dirci se quello che abbiamo qui evocato e proposto si realizzerà. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Grazie, Sindaco. |