Cittą di Torino

Consiglio Comunale

Cittą di Torino > Consiglio Comunale > VERBALI > Torna indietro

Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 22 Luglio 2013 ore 10,00
Paragrafo n. 42

Comunicazioni del Sindaco su: "variazioni intervenute nella composizione della Giunta e la distribuzione delle deleghe".
Interventi

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Procediamo con le comunicazioni del Sindaco.
Ai sensi dell'articolo 57, comma 7, dello Statuto e dell'articolo 112, comma 3, del
Regolamento del Consiglio Comunale, sono state richieste le comunicazioni al
Sindaco circa le variazioni intervenute nella composizione della Giunta Comunale e
la distribuzione delle relative deleghe.
Faccio presente che, qualora i Consiglieri intendano intervenire, saranno concessi a
un Consigliere per Gruppo 10 minuti e agli altri 5.
La parola al Sindaco.

SINDACO
Come i Consiglieri già sanno, nei giorni scorsi abbiamo proceduto ad una nuova
configurazione della Giunta, i cui dati sono noti ai Consiglieri e che, in ogni caso,
richiamo riassuntivamente.
In conseguenza della nomina nel Consiglio di Amministrazione di IREN, ha lasciato
l'incarico di Vicesindaco il Vicesindaco di questi anni, Tom Dealessandri e la sua
funzione di Vicesindaco è stata assunta dall'Assessore Tisi, che mantiene le deleghe
al Welfare, e assume, oltre che la delega al Welfare, anche un coordinamento
interassessorile a tutte le politiche di Welfare, di Servizi educativi e di cittadinanza.
Si tratta di una scelta che ha il preciso significato, per un verso, di sottolineare quanto
sia centrale per la nostra attività amministrativa il fatto di dare rilievo e carattere
strategico alle politiche di Welfare e alle Politiche socio-assistenziali; al tempo stesso
la nomina di una donna come Vicesindaco conferma la scelta di questa
Amministrazione di perseguire, ogni qualvolta sia possibile, una politica di parità di
genere. Infine, com'è a tutti noto, il profilo dell'Assessore Tisi è quello di una
persona impegnata da molti anni sul fronte dei temi socio-assistenziali a livello di
società civile e anche questo rappresenta un profilo significativo in un momento
come questo.
Per il resto, si è proceduto alla riorganizzazione della Giunta e dell'attività
amministrativa, realizzando delle aree omogenee per deleghe e competenze.
Ho già detto dell'Assessore Tisi che, oltre alle deleghe che ha sempre fin qui
esercitato, assume anche un coordinamento per tutte le Politiche di Welfare e di
cittadinanza.
L'Assessore Curti lascia l'Assessorato all'Urbanistica per assumere tutte le deleghe
relative alla Politica dei Diritti, le Pari Opportunità, la Multiculturalità, le Politiche
Giovanili e gli interventi di natura sociale connessi ai processi di rigenerazione
urbana.
Entra in Giunta il Consigliere Lo Russo, già Capogruppo del Partito Democratico,
assumendo la delega all'Urbanistica e a tutte le materie che attengono alle Politiche
del Territorio e il coordinamento interassessorile agli interventi che riguardano
l'assetto urbanistico e la trasformazione urbana della Città.
L'Assessore Passoni mantiene il Bilancio, il Patrimonio, il Personale,
l'Organizzazione, integra queste deleghe assumendo anche le deleghe al
Decentramento, determinandosi così intorno all'Assessore Passoni l'insieme delle
deleghe che configurano tutte le materie relative alle risorse e all'organizzazione
della macchina Comunale.
L'Assessore Mangone, altra new entry nella nostra Giunta, assume tutte le deleghe
relative alle attività economiche, quindi le deleghe relative al Lavoro, alla
Formazione Professionale, ma altresì anche al Commercio, all'Artigianato, alle
relazioni con l'industria e a tutto ciò che attiene alle materie di sviluppo economico.
Infine, l'Assessore Tedesco mantiene le deleghe relative alla Politica della Sicurezza
Urbana, in particolare la Protezione Civile e il coordinamento di tutte le attività che
coinvolgono il Corpo dei Vigili Urbani e assume anche le deleghe a tutte le società
partecipate, sia a quelle di cui la Città è partecipe attraverso FCT, sia ad altre società
e consorzi di cui la Città sia partecipe.
Sono confermate all'Assessore Lavolta le attuali deleghe alle Politiche per
l'Ambiente e Progetti Smart City; all'Assessore Lubatti le Politiche relative alla
Mobilità e ai Trasporti, nonché le deleghe relative alla costituzione dell'Area
metropolitana, all'Assessore Gallo lo Sport e i Servizi Demografici; all'Assessore
Pellerino tutte le Politiche Educative, dall'infanzia all'università; all'Assessore
Braccialarghe la Cultura ed il Turismo.
Lascia l'Amministrazione e la Giunta l'Assessore Spinosa, la quale sta lavorando ad
incarichi, sempre connessi all'attività della nostra Amministrazione, sul fronte delle
attività internazionali e dei diritti.
Prima di procedere ad illustrare al Consiglio i temi politico-programmatici che hanno
ispirato e ispirano questa nuova configurazione della Giunta, desidero ringraziare in
primo luogo Tom Dealessandri.
Tom Dealessandri ha assolto funzioni di direzione amministrativa nella nostra Città
per 12 anni, 7 dei quali come Vicesindaco, con la passione, la dedizione e la
competenza che tutti gli abbiamo riconosciuto e che egli ha riconosciuto la Città e
credo che nel momento in cui Tom lascia questo incarico dopo un così lungo
periodo, tutti noi, come Consiglio Comunale, dobbiamo esprimergli davvero un
sentimento di gratitudine per tutto ciò che ha dato alla Città ed è certamente molto.
Così come ringrazio l'Assessore Spinosa per l'impegno e la dedizione con cui ha
assolto le sue funzioni in questi 2 anni e confermo l'impegno ad utilizzarne la
competenza in altre responsabilità.
Desidero esprimere anche un ringraziamento al Consigliere Tricarico che è stato
Consigliere e Assessore di questo Consesso per 2 tornate amministrative e che ha
lasciato questa nostra Aula, come sapete, per assumere incarichi di responsabilità e di
collaborazione con il Sindaco di Roma, Ignazio Marino, e anche al Consigliere ed
Assessore Tricarico desidero esprimere il ringraziamento della Città.
Naturalmente, colgo l'occasione per esprimere un augurio di buon lavoro ai nuovi
Consiglieri entrati oggi in Consiglio ossia al Consigliere Troiano, al Consigliere
Cuntrò e al Consigliere La Ganga.
A questo punto, vorrei spiegare gli obiettivi del nuovo assetto che ci siamo dati.
Siamo a circa metà del mandato Consiliare e si è resa necessaria, com'era giusto, una
verifica, un adeguamento e un aggiornamento del nostro modo di lavorare e quindi
del nostro assetto, in funzione di 3 obiettivi: innanzitutto, si intende mettere
l'Amministrazione e quindi la Giunta nelle condizioni di un'azione ancora più
incisiva nella sua attività amministrativa e per questo vi è stata un'organizzazione
della Giunta che ha puntato, come ho spiegato prima, alla creazione di aree
omogenee nel lavoro assessorile, unificando, in capo a singoli Assessori, le deleghe
che costituiscono l'insieme di un comparto e di una policy; inoltre, si intende
realizzare un più ravvicinato rapporto tra il Consiglio Comunale e la Giunta; infine,
si vuol dare avvio ad una seconda fase della tornata amministrativa, puntando a 4
linee di azione che consistono nel proseguire nell'azione di governo, che si è
realizzata in questi 2 anni nel segno della trasformazione e del cambiamento della
Città; nell'assicurare il mantenimento dell'offerta di servizi, di cui i cittadini
fruiscono, in primo luogo sul fronte sociale, con particolare attenzione alle Politiche
di Welfare e alle Politiche Educative; nel proseguire l'azione di risanamento
finanziario avviato in questi primi 2 anni e che naturalmente richiede di essere
perseguito con continuità anche nei prossimi esercizi e nel definire il terzo piano
strategico della Città, indicando le linee di fondo che dovranno caratterizzare lo
sviluppo di Torino nel medio periodo.
Il perseguimento di queste linee di azione dovrà consentirci di mettere in campo
un'adeguata azione di contrasto alla crisi e alle sue conseguenze sociali, perché
siamo tutti consapevoli che 6 lunghi anni di crisi economica e sociale hanno lasciato
e stanno lasciando un segno profondo nella vita della Città e nei suoi strati più
popolari.
Si ritiene la creazione di opportunità di investimento, di opportunità di lavoro, di
opportunità di attività, come l'espressione di un'azione di contrasto alla crisi, che
non si limita a gestirne le conseguenze, ma punta ad accelerarne il superamento.
Offrire prospettive di futuro alla Città naturalmente, ma in primo luogo a quei settori
della Città che più significativamente in questi anni hanno pagato l'assenza di futuro
e di prospettive e, in particolare, le giovani generazioni, stante che anche nella nostra
Città conosciamo livelli di inoccupazione giovanile e di precarietà di alta intensità.
Passo, sulla base di questa impostazione generale, a delineare nel dettaglio, con più
completezza le 4 linee di azione su cui intendiamo operare e lavorare di qui in avanti.
La prima linea di azione che ho indicato è quella di proseguire la trasformazione
della Città e il suo dinamismo. Torino è stata, negli ultimi 15 anni, uno straordinario
laboratorio di trasformazione e di cambiamento. È una Città che ha segnato la sua
vita e la sua identità, mettendo in campo un processo di trasformazione e di
cambiamento che ne ha, nel profondo, ridisegnato il profilo e le vocazioni.
Sappiamo tutti come Torino, per oltre un secolo, è stata una grande città industriale,
una città manifatturiera, una città produttiva e che da questi caratteri ha tratto la sua
forza, la sua forza economica, la sua capacità di attrazione, sia dal punto di vista
demografico sia dal punto di vista economico, il suo ruolo e il suo peso istituzionale
e politico nella vita del Paese.
Questo profilo, che per un secolo ha caratterizzato la vita della città, negli ultimi
vent'anni è stato segnato da una grande trasformazione e da un grande cambiamento.
Senza smarrire le proprie radici di città industriale, la città si è aperta a nuovi profili;
si è aperta a profili che ne hanno accresciuto il carattere di città finanziaria, in
relazione ai processi di riorganizzazione del settore bancario italiano. La città ha
conosciuto un cambiamento che l'ha caratterizzata sempre di più come centro di
eccellenza nel campo della ricerca, dell'innovazione, della tecnologia e della
formazione, anche grazie alla presenza di due università di alta qualità e di forte
attrattività. Torino è diventata sempre di più una città che ha investito in cultura,
facendo della cultura uno dei profili della sua identità e questo investimento nella
cultura e nel sistema della formazione, ne ha allargato significativamente gli
orizzonti al punto da suscitare e incentivare anche una vocazione turistica della Città.
Siamo passati, insomma, dall'essere una città ad una vocazione, come per lungo
tempo è stata definita Torino, ad una città plurale nelle vocazioni e nell'identità; una
città che, accanto al profilo industriale, che non ha smarrito, ma che semmai ha
specializzato di più, è venuta ridisegnando la sua identità intorno alla trinomio:
innovazione, formazione, cultura.
Questa nuova identità della città non ha esaurito la sua vitalità e la sua attualità e si
tratta quindi di continuare a lavorare perché questo profilo si consolidi e questo
carattere plurale della città acquisisca sempre maggiore forza.
Per far ciò, occorre mantenere alto quel dinamismo a quella capacità di
trasformazione che la città ha conosciuto nei 15 anni che ci stanno alle spalle e anche
nei 2 anni di questa Amministrazione.
Questo si traduce concretamente in una serie di policies che abbiamo avviato e che
intendiamo proseguire. Intendiamo proseguire, infatti, nell'azione di promuovere
investimenti infrastrutturali, dal completamento della Linea 1 della metropolitana
all'avvio della progettazione e della realizzazione dei primi tratti della Linea 2 (per la
quale si è convenuto, proprio in queste settimane, con il Governo, un appostamento
finanziario in sede CIPE); la copertura del Passante Ferroviario e il suo
completamento; il Piano delle manutenzioni straordinarie della Città; il Piano
parcheggi che è stato approvato da questa Amministrazione negli scorsi mesi e i cui
bandi sono in corso.
Si tratta di investimenti infrastrutturali che si saldano al rilancio di una politica di
trasformazione urbana, dalla realizzazione dell'insediamento della Continassa, alla
trasformazione dell'area OGR/Westinghouse, alla trasformazione del parco
Michelotti, alla trasformazione dell'area Thyssen, alla ripresa del progetto di
intervento sull'ex Manifattura Tabacchi Area Fimit, fino al decollo del progetto
sull'area dell'ex Stadio Filadelfia.
Questi 2 elementi di trasformazione, investimenti infrastrutturali e trasformazioni
urbane si accompagnano ad altre scelte che vanno nella direzione di questa prima
linea di azione relativa alla trasformazione della Città.
Per quanto riguarda il proseguimento del progetto di Torino Città Universitaria,
questo Consiglio ha approvato qualche mese fa il Masterplan delle residenze
universitarie, che punta a mettere a disposizione del sistema universitario una
residenzialità che accresca l'attrattività della città in questa direzione. Il primo bando
è stato completato e assegnato. Entro l'anno, altri 2 bandi faranno decollare altri 2
poli di residenze universitarie e il completamento dell'articolazione dei poli
universitari, portando a conclusione l'iter per l'insediamento delle facoltà
scientifiche su Grugliasco e riprendendo il progetto della Manifattura Tabacchi.
Si tratta del sostegno ai progetti che l'Università ha via via messo in campo per
caratterizzare Torino come città della ricerca, dell'innovazione e della formazione.
Sta in questo profilo anche l'impegno che la Città ha assunto in questi 2 anni su
Smart City e che intendiamo proseguire.
All'inizio di settembre presenteremo i 12 progetti che hanno ottenuto finanziamenti
dal MIUR e sui quali, con le imprese coinvolte, si sono definite in questi mesi le
progettualità esecutive.
È in corso - e sarà completato entro febbraio 2014 - il cablaggio intero della città con
la banda ultra-larga di ultima generazione, che metterà la nostra città all'avanguardia
nella disponibilità, per l'intero sistema Torino, di questa infrastruttura tecnologica di
grande rilievo.
Proseguirà - ed è stato confermato in queste settimane dal Ministero alle
Infrastrutture - il finanziamento del Piano Città e quindi il decollo del progetto che
abbiamo presentato, per ottenere questi finanziamenti, per un intervento di
trasformazione e di miglioramento della qualità ambientale e residenziale della
Falchera ed è all'esame di questo Consiglio il BiciPlan, che va nella direzione di
rafforzare le scelte di mobilità sostenibile.
Sempre su questo primo fronte di una Città che punta al cambiamento e alla
trasformazione, ricordo e riconfermo l'impegno straordinario che la Città esprime sul
fronte culturale, con una intensità di eventi, manifestazioni e iniziative che sta dando
sempre di più a Torino un profilo di grande Città di cultura e la connessione che
questo investimento ha con le dinamiche turistiche che stanno investendo la nostra
Città; proprio per questo stiamo predisponendo un Masterplan di Torino Turistica
che presenteremo nel mese di settembre e che punta a mettere la Città nelle
condizioni ottimali per cogliere tutte le opportunità che questa nuova vocazione sta
offrendoci, anche in vista di Expo 2015.
Come vedete, si tratta non solo di proseguire un'azione di trasformazione e di
cambiamento, che ha segnato la vita della Città; il cambiamento occorre
consolidarlo, allargarlo e accelerarne le realizzazioni, con la consapevolezza che nel
cambiamento risiede la possibilità di offrire alla Città quelle opportunità, quelle
occasioni di investimento, di creazione di lavoro e di nuove attività necessarie per
accelerare il superamento della crisi che ha investito anche la nostra comunità.
La seconda linea di azione, su cui intendiamo caratterizzare la seconda parte della
tornata amministrativa, investe naturalmente l'offerta dei servizi, in particolare quelli
che attengono al Welfare e ai diritti di cittadinanza.
Sappiamo bene come la crisi morda e morda significativamente anche nella nostra
Città, accrescendo i fattori di precarietà sul fronte del lavoro, del reddito e del futuro
delle giovani generazioni. Questo richiede uno sforzo straordinario, supplementare
allo stesso impegno che abbiamo avuto in questi primi 2 anni, per mettere a
disposizione dei cittadini un'offerta di servizi socio-assistenziali che sia in grado di
contrastare ogni forma di povertà, di riduzione delle condizioni di vita o di
marginalità.
Si tratta di rafforzare ulteriormente l'investimento nel sistema educativo,
dall'infanzia all'università, come la condizione per offrire alle giovani generazioni
un più alto bagaglio formativo che consenta un più facile accesso al mercato del
lavoro.
Si tratta di mettere in campo percorsi di formazione con un programma straordinario
che si possa avvalere anche di un rapporto privilegiato con il Governo del Paese, che
consenta di sperimentare sull'area di Torino strumenti innovativi del mercato del
lavoro, anche con un contributo che può venirci da un rapporto con il Governo.
Nelle settimane scorse, ho discusso di questo con il Ministro Giovannini, offrendo la
possibilità di sperimentare su Torino, in termini di area pilota, anche nuovi strumenti
del mercato del lavoro che il Governo intenda realizzare. Su questa ipotesi di
sperimentare politiche del lavoro innovative nella nostra area, c'è un'intesa e un
accordo con la Regione e stiamo lavorando insieme per predisporre un pacchetto di
proposte da avanzare al Governo.
La terza linea di azione che intendiamo perseguire riguarda ovviamente il
risanamento finanziario della Città. Sappiamo tutti come dobbiamo fare fronte a una
situazione di indebitamento alto che, peraltro, non mi stanco di dire, ha la
particolarità di un indebitamento che non è dato da uno sfondamento di spesa
corrente, ma è stato accumulato da una politica di investimenti che ha certamente
migliorato la patrimonialità della Città e la qualità di vita offerta ai cittadini.
Tuttavia, anche gli investimenti necessitano di essere ovviamente pagati e rimborsati.
Abbiamo, quindi, bisogno di continuare nell'azione di risanamento finanziario, che è
stata inaugurata in questi 2 anni, proseguendo nelle politiche di dismissione di
partecipazioni o di patrimonio immobiliare, che siano funzionali alla liberazione di
risorse, mantenendo fermo, al tempo stesso, un riferimento che abbiamo già adottato
nelle dismissioni che abbiamo realizzato per TRM, AMIAT e Sagat, ossia il fatto di
promuovere dismissioni che siano sempre finalizzate alla ricerca di partner
industriali, che consentano lo sviluppo di progetti e di politiche industriali utili allo
sviluppo delle società che apriamo al mercato.
Si tratta di proseguire in un'azione di ottimizzazione delle risorse a partire dalla
spesa corrente e dal bilancio di esercizio, come abbiamo già fatto negli scorsi esercizi
e come intendiamo fare anche nel bilancio che presenteremo tra qualche settimana al
Consiglio Comunale. Si tratta di mettere mano, a questo punto, però, con maggiore
determinazione, alla macchina Comunale e alla sua riorganizzazione, ottimizzando le
risorse e mettendo in campo tutte le misure che ci consentano di realizzare il migliore
e più efficace uso, sia delle risorse finanziarie sia delle risorse umane della nostra
macchina.
Sta in questo scenario la decisione di assegnare la delega per il decentramento
all'Assessore Passoni, unificando - come ho già richiamato - sull'Assessore Passoni
tutte le deleghe che attengono alle risorse finanziarie, tecnologiche e umane della
nostra Città. La riforma del decentramento assume, a questo punto, una priorità
strategica sia in relazione all'ottimizzazione delle risorse e alla riorganizzazione della
macchina Comunale sia in relazione al nuovo assetto istituzionale che, con
l'istituzione delle Città Metropolitane, viene proposto anche alla nostra Città.
Infine, la quarta linea di azione intorno a cui caratterizzare la seconda parte della
tornata amministrativa è la definizione delle prospettive di medio periodo della Città.
Come sappiamo, Torino, prima città in Italia, si è adeguatamente dotata di piani
strategici: lo ha fatto nel 2001 con il primo Piano Strategico e ha replicato
quest'esperienza nel 2006. Queste 2 esperienze sono state particolarmente
significative ed utili per dare all'Amministrazione e al governo della Città visione,
prospettiva e coerenza e i Piani Strategici di Torino sono diventati, anche nel
dibattito politico e istituzionale italiano - e non soltanto italiano -, un punto di
riferimento, se è vero, come è vero, che continuano a pervenire richieste alla nostra
Città di partecipazioni a forum, seminari e meeting internazionali dedicati alla
pianificazione urbanistica, in cui l'esempio di Torino viene assunto come
un'esperienza su cui discutere e riflettere.
Per questa ragione - e non solo per questa naturalmente - appare maturo il tempo di
mettere in campo un lavoro per definire il terzo piano strategico della Città, che
delinei il futuro di medio periodo di Torino, in continuità, per un verso, con le nuove
vocazioni e il nuovo profilo identitario che la Città è venuta assumendo e, al tempo
stesso, tenendo conto del mutamento di scenario che è dato dalla crisi economica,
dalle minori risorse pubbliche disponibili, dal mutamento degli assetti istituzionali,
dalla necessità quindi di riposizionare il futuro della città dentro i nuovi scenari che
la crisi e le riforme istituzionali e costituzionali del nostro Paese ci stanno
consegnando.
Abbiamo presentato nelle settimane scorse, prima in una seduta con le Commissioni
Consiliari, poi in un'iniziativa pubblica, il progetto che "Torino Strategica", "Torino
Internazionale" ha definito per avviare il lavoro di elaborazione del terzo piano
strategico.
Alle spalle della proposta che abbiamo avanzato vi è stato un anno di lavoro di
implementazione, realizzato da "Torino Strategica" sotto la direzione di Valentino
Castellani e Anna Prat.
Quell'anno di lavoro ha permesso di delineare un progetto di elaborazione e di
costruzione del Piano Strategico, che è stato presentato nei giorni scorsi a tutti i
principali stakeholder della Città e sono stati avviati, proprio in queste settimane, i
gruppi di lavoro per l'elaborazione delle linee strategiche sui singoli settori e i singoli
comparti del piano stesso, con un larghissimo coinvolgimento di tutte le principali e
significative rappresentanze della Città.
Al tempo stesso, ci rendiamo conto che viviamo in un tempo in cui affidarci
semplicemente ad un rapporto con i corpi intermedi, le rappresentanze istituzionali, o
sociali, o culturali, o economiche della Città, può non essere da solo sufficiente; un
rapporto con questi corpi è certamente necessario, ma dobbiamo essere consapevoli
che viviamo un tempo di crisi della politica e delle Istituzioni che richiede anche
forme nuove di tipo partecipativo, che consentano un coinvolgimento largo e diretto
dei cittadini nell'elaborazione delle linee strategiche del futuro della Città e quindi
del futuro della loro città e della loro vita.
Per questo, stiamo lavorando accanto all'attivazione dei gruppi di lavoro di cui ho
parlato, anche per individuare forme partecipative che si rivolgano direttamente ai
cittadini e li coinvolgano e li rendano protagonisti della costruzione del terzo piano
strategico della Città di Torino.
Faremo un primo punto a fine anno del lavoro fino a quel momento sviluppato, nella
convocazione degli Stati Generali della Città, che consenta di presentare lì un primo
draft di piano strategico, da cui poi ripartire nell'elaborazione, con ancora maggiore
dettaglio e precisione, del piano stesso.
Naturalmente, il perseguimento di queste 4 linee di azione, che ho illustrato, lo
pensiamo in una dimensione metropolitana.
Siamo alla vigilia dell'adozione di un nuovo assetto istituzionale (che,
probabilmente, sarà riformato nei prossimi giorni, rispetto allo stesso impianto fin
qui conosciuto), che, in ogni caso, va nella direzione del superamento delle Province
e della costituzione delle Città Metropolitane. È evidente che una città come Torino
viene direttamente investita di questo progetto, che significa pensare sempre di più
allo sviluppo della Grande Torino, dell'intera conurbazione metropolitana torinese
come una realtà integrata e unica, che deve pensare e costruire il suo futuro insieme.
Il fatto di costruire la Città metropolitana, dando alle politiche una dimensione
metropolitana, passa per più scelte politiche e amministrative e, in particolare, passa
per la capacità di dare corpo e corso alla costruzione di una dimensione
metropolitana nelle principali politiche che investono la vita della nostra comunità.
È già così, per esempio, per tutto ciò che attiene al comparto dell'acqua e dei servizi
idrici, laddove la SMAT è una società che copre gran parte della Provincia di Torino
e realizza una dimensione metropolitana in questo tipo di servizio.
Con l'entrata in vigore del Sistema Metropolitano Ferroviario, l'attivazione del metrò
e l'estensione della rete di superficie a dimensione metropolitana, noi già oggi stiamo
lavorando per un sistema dei trasporti di scala metropolitana.
In queste settimane sta giungendo a compimento un progetto che coinvolge tutti i
Comuni dell'Area metropolitana per la costruzione di un unico soggetto di raccolta
rifiuti e di smaltimento dei rifiuti su scala metropolitana.
Dobbiamo pensare le trasformazioni urbane sempre di più su base metropolitana, e
non è un caso che in queste settimane abbia ripreso attualità il tema del
completamento del sistema tangenziale e, inoltre, che sia parte della nostra politica
universitaria la definizione dell'insediamento delle facoltà scientifiche sul polo di
Grugliasco e che le trasformazioni urbane, di cui ho parlato precedentemente, siano
da noi pensate e concepite dentro una dimensione metropolitana delle politiche del
territorio.
Naturalmente, il fatto di dare corso a queste politiche, che significa l'assunzione
concreta di responsabilità nella costruzione dell'Area metropolitana, renderà più
forte e più agevole anche l'implementazione della dimensione istituzionale che ci
deriverà dalla Legge che il Parlamento, ci auguriamo, approvi rapidamente.
Una città come Torino, naturalmente, non può pensare il suo futuro soltanto in uno
spazio ristretto, né soltanto nello spazio municipale - ho appena parlato della
dimensione metropolitana - ma la stessa dimensione metropolitana, se vuole essere
efficace, richiama la necessità di un sistema di relazioni più ampio.
È di questi giorni l'annuncio del finanziamento da parte del Governo della bretella
Torino-Novara-Malpensa, che significa un'infrastruttura che determina una spazialità
nuova del nord-ovest nei collegamenti aeroportuali.
È di questi giorni l'annuncio del finanziamento della costruzione del terzo valico. Il
terzo valico significa il collegamento sud-nord nella mobilità di merci e di persone e
la sua costruzione determina una nuova spazialità che investirà anche la nostra Città.
L'Expo 2015 è una grande opportunità, che va colta in tutte le sue valenze e che,
certamente, determinerà ulteriori fattori di complementarietà tra l'area torinese e
l'area milanese e noi intendiamo lavorare in questa direzione.
Naturalmente, una città come Torino deve pensare il suo futuro in una dimensione
nazionale e in una dimensione internazionale. Mai dimenticare che siamo la seconda
Provincia per le esportazioni del Paese, siamo un polo da un punto di vista
universitario, della ricerca e dell'innovazione di valore internazionale, abbiamo un
sistema culturale che si proietta obiettivamente e significativamente su scenari più
ampi della scala puramente locale e che la stessa politica di trasformazione della città
necessita di risorse finanziarie che sollecitano a ricercare investimenti non solo su
scala nazionale, ma anche su scala internazionale.
Di qui, quindi, la necessità di continuare un'azione di promozione di Torino su scala
internazionale, che abbiamo avviato in questi 2 anni, insieme alla Camera di
Commercio, agli operatori economici, alle istituzioni universitarie e culturali e che ha
prodotto già significative nuove opportunità per la Città.
È in questo contesto che collochiamo anche il tema del rapporto tra Torino e Fiat;
questo tema viene evocato ricorrentemente e giustamente per il legame, non solo
storico, ma anche economico attuale, che lega la città a quella che è stata, ed è, la più
grande azienda automobilistica del nostro Paese.
L'accordo con Chrysler è stato un accordo di natura strategica. Riconfermo qui che
noi consideriamo questo accordo come un accordo strategico, di cui cogliere tutte le
valenze, senza il quale, probabilmente, la Fiat avrebbe avuto difficoltà perfino a
continuare la propria attività.
Naturalmente, un accordo di questa natura, che integra il Gruppo Fiat con il Gruppo
Chrysler, comporta ristrutturazioni che mettono obiettivamente il Gruppo nella
condizione di riorganizzare strutture produttive, reti commerciali, rapporti con le aree
di mercato, relazioni con i mercati mondiali. Tutto questo è ovvio e neanche ci
spaventa.
Quello che vogliamo ribadire è che Torino deve continuare ad essere presidio
strategico per il Gruppo Fiat-Chrysler. Diciamo questo, perché Torino continua ad
essere uno dei più grandi hub automotive del mondo; la possibilità di continuare ad
esserlo, dipende dall'avere un grande produttore finale che sia produttore qui. Lo
diciamo perché l'esperienza stessa della riattivazione della produzione alla Bertone
dice che ci sono le possibilità di continuare ad avere in questa città una produzione
automobilistica significativa e di qualità.
Inoltre, diciamo questo, perché uno stabilimento come quello di Mirafiori
rappresenta un patrimonio straordinario di competenza, di tecnologia, di esperienza,
e non soltanto di storia, per il quale noi continuiamo a rivendicare una vocazione
produttiva forte e ci attendiamo scelte che vadano in questa direzione da parte
dell'azienda.
Naturalmente, le politiche che vogliamo mettere in campo in questa seconda parte
della tornata amministrativa devono collocarsi dentro un contesto nazionale.
Il contesto nazionale a questa Assemblea è più che evidente e noto: una crisi che
perdura sul piano economico e sociale e che fin qui si è tradotta - e continua a
tradursi - in una riduzione di risorse disponibili, pubbliche e private, in una riduzione
delle politiche di investimento e in una riduzione di opportunità per i cittadini.
È evidente che il fatto di contrastare la crisi, arginarla e accelerarne il superamento, è
una responsabilità che non deriva soltanto dalle politiche amministrative della nostra
Città, ma dalle politiche nazionali che si metteranno in campo e noi non possiamo
che sollecitare che siano messe in campo quelle politiche che possano rimettere in
moto crescita, sviluppo e creazione di lavoro.
Nel dire questo, non ci sottraiamo naturalmente alla responsabilità di fare la nostra
parte e il programma che ho qui delineato per grandi linee va in questa direzione.
Naturalmente, serve un nuovo quadro di riferimento del rapporto tra Enti Locali e
Stato. I cardini su cui si è retto il rapporto tra lo Stato e gli Enti Locali, sono tutti, in
qualche modo, o lesionati o messi in discussione. Sta cambiando l'assetto
istituzionale del Paese. È, nell'agenda della politica, una riforma costituzionale e
istituzionale, si va verso il superamento delle Province, l'istituzione delle Città
Metropolitane, l'unificazione dei servizi e delle funzioni nei piccoli Comuni.
Tutto questo investe l'identità dell'istituzione Comunale e i rapporti tra i Comuni e lo
Stato. Crediamo quindi che sia necessario che, in un momento di ridefinizione degli
assetti istituzionali come quello che si sta configurando, si configuri anche qual è il
ruolo dei Comuni e la loro funzione.
È saltato, in questi ultimi anni, il rapporto fiscale e finanziario che ha regolato i
rapporti tra Comuni e Stato, a partire da un tema che sta al centro del dibattito
quotidiano come la fiscalità locale e, in particolare, l'IMU.
Veniamo da anni e anni di riduzione di flussi finanziari e di trasferimenti da parte
dello Stato nei confronti dei Comuni; tali limitazioni e riduzioni sono arrivate ormai
ad un punto limite di rottura. Siamo di fronte all'esaurimento di qualsiasi efficacia
del Patto di Stabilità e dei vincoli che quel Patto ha determinato e, anzi, quei vincoli
si sono trasformati via via in una prigione che ha mortificato l'autonomia dei Comuni
e la loro capacità di investimento, concorrendo quindi alla recessione del Paese.
In altri termini, si tratta di arrestare una deriva neocentralistica che in questi anni ha
mortificato i Comuni, ne ha ridotto l'autonomia, ne ha ridotto la capacità di
autogoverno e ne ha messo in causa spesso la capacità di garantire ai cittadini servizi
e qualità dello sviluppo.
Per questo, noi pensiamo che si tratti di aprire una nuova stagione nel rapporto tra
Comuni e Stato. È un tema che l'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani
(ANCI) ha più volte sottoposto all'attenzione del Governo e che, ancora in questi
giorni, ha portato l'ANCI a richiedere l'apertura di un tavolo di carattere globale, che
consenta l'apertura di un negoziato tra Comuni e Governo su tutti i principali temi
che attengono al rapporto tra Stato ed Enti Locali, partendo dalla necessità di
riconoscere il valore dell'autonomia, dell'autogoverno degli Enti Locali e il principio
di sussidiarietà (realizzando quella esclusività di competenza ai diversi livelli
istituzionali) che è stato in questi anni, invece, spesso travolto da una concorrenza e
da una duplicazione di competenze che non hanno consentito risparmi e hanno
spesso reso più rigida e più complessa l'azione di governo dei diversi livelli
istituzionali.
Chiediamo, in altri termini, che si riconosca agli Enti Locali un'autonomia vera, che
passa, in primo luogo, per un'autonomia fiscale, per un diverso e più chiaro riparto
delle risorse finanziarie del Paese e per il pieno riconoscimento di un'autonomia
ordinamentale, senza cui è difficile che gli Enti Locali possano essere in grado di
assolvere alle proprie responsabilità. Questo vale per la nostra Città come per tutti i
Comuni italiani.
Un analogo esercizio di ridefinizione di rapporti deve valere anche nei rapporti tra
Enti Locali e Regione. Veniamo da un'esperienza in questi anni che ha puntato a
creare, ogni qualvolta era necessario, una cooperazione interistituzionale, e io
confermo questa volontà della nostra Amministrazione, ma questo non ci può non far
vedere che è maturata in Italia, accanto ad un neocentralismo regionale... a un
neocentralismo statale, anche spesso una tendenza alla sovrapposizione di
competenze tra Regioni e Comuni che nuoce ad un efficace ed efficiente governo
della cosa pubblica.
Pensiamo che sia necessario definire un nuovo Patto tra Regione Piemonte e Comuni
di questa nostra Regione, a partire dalla Città capoluogo, che consenta di condividere
le scelte amministrative e politiche dei prossimi anni, sulla base di un più chiaro
principio di sussidiarietà, e un riconoscimento dell'autonomia dei Comuni e delle
competenze delle risorse che ad essi devono essere devolute.
Ho illustrato al Consiglio quelle che sono le linee che la nostra Giunta intende
perseguire nella seconda parte della tornata amministrativa; sono linee che vanno
nella direzione, per un verso, di consolidare, sviluppare ed ampliare le politiche sin
qui realizzate e, al tempo stesso, integrarle con le nuove sfide e le nuove scelte in
particolare sul terreno del welfare, del lavoro e dei giovani, cioè laddove serve un
salto ulteriore di impegno e di responsabilità nel contrasto della crisi e nell'offerta di
nuove opportunità a chi la crisi la paga più duramente.
Naturalmente, la realizzazione del programma che vi ho appena illustrato richiede la
costruzione di una condivisione, che parte, in primo luogo, da un rapporto più
ravvicinato tra Consiglio e Giunta e sarà cura mia e della Giunta lavorare affinché
questo rapporto con l'Assemblea e con le Commissioni Consiliari sia il più aperto ed
il più fluido possibile. Questa condivisione deve coinvolgere la nostra comunità, sia
attraverso le rappresentanze paraistituzionali e sociali che vivono nella nostra città,
realizzando sempre più una larga governance di Torino, sia nella costruzione di una
dimensione metropolitana, per condividere con gli altri Comuni della nostra
conurbazione le scelte e le policies fondamentali di un nostro destino comune.
C'è la necessità di un coinvolgimento ancora più largo dei cittadini, con meccanismi
partecipativi che facciano sentire i torinesi protagonisti delle scelte che li riguardano
e che riguardano la vita ed il futuro della loro comunità.
In questo contesto sarà responsabilità della Giunta promuovere il massimo della
condivisione e del confronto in ogni direzione: nei confronti del Consiglio, nei
confronti dell'articolazione delle Istituzioni della nostra comunità e nei confronti dei
cittadini.
In questa direzione va anche il rafforzamento della coesione della maggioranza, che
potrà essere realizzato attraverso l'attivazione di un comitato di maggioranza, come
ho proposto nei giorni scorsi, che, con la partecipazione dei Capigruppo delle forze
politiche che sostengono questa Giunta, del Sindaco, del Vicesindaco e degli
Assessori Passoni e Lo Russo, potrà determinare via via le scelte e la condivisione
che intorno alle scelte si potrà realizzare.
Ho richiamato a tutti voi i principali temi che dovranno caratterizzare la seconda
parte della tornata amministrativa. Mi è sembrato assolutamente necessario, non
soltanto perché siamo circa a metà del mandato, ma perché fosse chiaro che il nuovo
profilo che abbiamo configurato per la Giunta non si è esaurito soltanto con il
trasferimento di qualche delega o con la sostituzione di qualche persona. Le persone
e le deleghe sono l'espressione di una politica e sono lo strumento di una politica. Mi
è parso giusto, nel momento in cui la Giunta ha riconfigurato la sua identità e la sua
composizione, rendere evidente il nesso tra la configurazione della Giunta ed il
programma che la Giunta intende conseguire.
Naturalmente, questo significa aprirsi ad un confronto fin da questa sera con il
Consiglio, raccogliendo tutte le sollecitazioni, le proposte e le integrazioni che dal
Consiglio potranno venire. Ringrazio tutti i Consiglieri e tutti i Gruppi, sia di
maggioranza che di opposizione, per il contributo che vorranno dare, perché ogni
contributo utile e che può essere raccolto corrisponde al bene della nostra Città e
quindi non potrà che essere accolto positivamente dalla Giunta. Vi ringrazio
dell'attenzione.

LEVI Marta (Vicepresidente)
Ricordo al Consiglio Comunale che la Conferenza dei Capigruppo ha stabilito i
tempi sulle comunicazioni: un Consigliere per Gruppo avrà dieci minuti a
disposizione, mentre gli altri Consiglieri avranno a disposizione cinque minuti.
La parola al Consigliere Ricca.

RICCA Fabrizio
Sarò più sintetico del Sindaco. Inizio il mio intervento facendo una considerazione su
quella che era stata la Giunta uscente con il vecchio Sindaco, che, per quanto abbia
macellato i conti dell'Amministrazione, sicuramente aveva qualche punto di valore,
soprattutto per quanto riguarda le competenze.
Già all'inizio questa Giunta era discutibile, perché non c'erano quegli elementi che
potevano far fare un passo avanti alla Città ed è per questo che, quando il Sindaco si
è presentato in Aula, abbiamo votato contro tutte quelle che sono state le sue Linee
Programmatiche.
Oggi, ci troviamo a discutere di una situazione analoga, forse peggiore, perché, per
settimane e anche per mesi, si è parlato di "fase due", di un grande cambiamento e di
uno slancio della Città in un nuovo percorso che l'avrebbe cambiata, ma,
nuovamente, mi guardo intorno e penso che abbiamo risolto qualche piccolo
problema (perché, adesso, non ci sarà più nessuno dai banchi della maggioranza che
si alzerà indicando e magari facendo un po' di casino e probabilmente l'Aula
funzionerà meglio), ma non so che cosa possa cambiare per il torinese medio e per il
cittadino che vivono quotidianamente la Città.
Abbiamo fatto due sostituzioni, forse abbiamo sanato qualche mal di pancia ed
abbiamo fatto un rimpasto. C'è davvero poco della "fase due" ed è mancato il
coraggio, perché, facendo gli auguri - non ho potuto farlo - al Sindaco per essere
diventato Presidente nazionale dell'ANCI, dico che proprio in questa fase bisognava
avere coraggio. Magari il coraggio di avere, signor Sindaco, visto che purtroppo lei
non c'è mai, un Vicesindaco forte che potesse... (INTERVENTO FUORI
MICROFONO). In Aula, ma è chiaramente in giro per impegni istituzionali. Questo
glielo riconosco ed è per questo motivo che dico che, essendo diventato Presidente
dell'ANCI e dovendo girare per rappresentare i Comuni italiani, avrebbe dovuto
dotarsi di un Vicesindaco forte, che potesse fare le sue veci in maniera forte.
Chiaramente, è stata scelta una figura poco politica e molto tecnica, così come ci ha
detto prima, che deve interessarsi di problematiche sociali, ma che, in questo
momento, non può sopperire alla sua mancanza (cioè quando lei non c'è).
Sono state affidate deleghe di contorno - così le definisco io - ad Assessori che hanno
sbagliato e sono curioso di sapere che cosa farà poi l'Assessore Spinosa nello
strapuntino che lei gli ha riservato per le cose internazionali.
Dico che è mancato il coraggio di fare il salto di qualità (mentre si è trasformata
Torino e la Giunta Comunale in una Giunta mediocre), facendola rappresentare da
persone che avrebbero potuto portare quel qualcosa in più che, oggi, serve e che io
non vedo, perché, Sindaco, ha parlato per quarantacinque minuti di non si sa bene
cosa, perché sono... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Ribadisco che ha
parlato di non si sa bene cosa, perché sono tante parole e sono le stesse che abbiamo
sentito due anni fa, per cui mi chiedo perché queste cose non sono state fatte in questi
due anni.
Non credo che due nuovi Assessori - per favore, facciamo gli onesti almeno
intellettualmente - rappresentino la fase due, cioè il risanamento dei conti,
l'adeguamento e l'aggiornamento dell'Amministrazione, un'azione più incisiva, la
prosecuzione della trasformazione di una città, l'offerta dei servizi ed il risanamento
finanziario.
Assessori Lo Russo e Mangone, perdonatemi, ma non credo che grazie a voi Torino
possa andare in questa direzione. Vi ho apprezzato sui banchi del Consiglio
Comunale, vi voglio bene, ma non credo che siate voi la chiave di volta per cambiare
completamente questa Città.

LEVI Marta (Vicepresidente)
Consigliere Viale, per cortesia!

RICCA Fabrizio
Sindaco, piuttosto che parlare di fase due, direi che abbiamo risolto i mal di pancia,
abbiamo puntellato la maggioranza con nuovi "schiaccia bottoni" ed adesso sarete
più coesi, forti e numerosi.
Ritengo che, se questa deve essere l'indicazione che ha nel suo futuro Torino,
probabilmente - dico "probabilmente" - bisogna farsi delle domande su quello che è
stato l'inizio del suo mandato, perché capisco che non si possano sostituire dodici su
dodici e magari lei avrebbe voluto farlo, ma, se per arrivare a fine mandato deve fare
il cosiddetto tagliando, i problemi ci sono stati. Di fronte a questo, è cambiato anche
l'atteggiamento da parte dell'opposizione, almeno cambia quello del Gruppo della
Lega Nord, perché la richiesta di responsabilità, che era stata fatta in un momento di
difficoltà e in cui si cercava di uscire fuori da un pantano, non è stata colta e
riteniamo questo rimpasto come la risoluzione di problematiche interne, una
soluzione di mal di pancia.
Per questo motivo, da oggi cambierà completamente il modo del nostro Gruppo di
fare opposizione. Sarà la fase due dell'opposizione, se così possiamo definirla, e
credo che oggi l'Aula non voterà alcun provvedimento. Credo che questo
atteggiamento andrà avanti finché non vedremo delle azioni concrete da parte della
sua Giunta ed è per questo motivo che non le auguro buon lavoro, perché il buon
lavoro, cioè quello che le abbiamo augurato all'inizio del mandato, non è stato così
buono. Infatti, se, oggi, ci troviamo a discutere di un rimpasto è perché non ha fatto
così bene ed il nostro atteggiamento rimarrà questo, da adesso fino a quando non
vedremo delle serie prese di posizione su tematiche importanti. Vogliamo vedere nel
concreto quella che sarà la trasformazione di Torino e non soltanto le parole che ci
ripete da due anni e mezzo.

LEVI Marta (Vicepresidente)
La parola al Consigliere Marrone.

MARRONE Maurizio
Ritengo che questi quarantacinque minuti di relazione del Sindaco Fassino siano stati
illuminanti: non per le parole, ma per il tono.
Credo che l'entusiasmo e l'adrenalina con cui ha illustrato questa fase due diano
effettivamente il polso di questa fase due molto meglio delle mille parole che ha
espresso; gliene diamo atto.
Si tratta effettivamente non di una fase politica, ma di un'operazione, che, nonostante
tutta la prosopopea di questi quarantacinque minuti, non potrà riuscire a nascondere
le vere finalità. Le vere finalità sono: un tentativo di recuperare da un calo di
popolarità che obiettivamente sta colpendo questa Amministrazione, dai fasti delle
graduatorie nazionali dei Sindaci più amati ai tempi di Chiamparino fino anche alla
popolarità in generale della Giunta, e questo tentativo si è visto nell'operazione del
Vicesindaco; per sostituire Dealessandri (che, sempre nell'ottica di un grande senso
di privatizzazione delle partecipate, è stato subito piazzato nella multiutility
dell'energia) si è cercato prima il rottamatore Gariglio, per cercare di dare un respiro
di novità (operazione fallita, perché, evidentemente, Gariglio è veramente un
rottamatore e non c'è stato a farsi usare come specchietto per le allodole), e
l'operazione si è conclusa con l'Assessore Tisi, l'unica che evidentemente è riuscita
a mantenere un livello di popolarità alto, anche rispetto a come ha gestito la sua
delega. Non è presente, ma le farò sapere che, secondo me, ha sbagliato ad accettare,
perché, oggettivamente, la sua popolarità derivava anche dall'essere estranea nelle
sue competenze tecniche a certi giochetti della politica, nei quali adesso sarà
obbligatoriamente coinvolta.
È il vero nucleo dell'operazione, il disinnesco delle tensioni interne al PD, neanche al
centrosinistra, ma al Partito Democratico; il fatto di aver promosso due soggetti, per i
quali, tra l'altro, mantengo la stima per il lavoro portato avanti in Consiglio. Perché
sono stati promossi? Per la loro capacità? Erano presenti in Consiglio sin dall'inizio
di questo mandato. Forse il Sindaco li ha conosciuti solo dopo due anni e mezzo di
mandato? No, credo che li abbia promossi perché uno era bravo a rompere le uova
nel paniere e l'altro si stava stufando di proteggere il paniere. Evidentemente, la
soluzione è stata questa, molto salomonica.
Cos'altro, poi? Una redistribuzione delle deleghe con il bilancino della soddisfazione
dei vari Partiti alleati. Le partecipate vanno bene per compensare la perdita del
commercio e le politiche giovanili, che evidentemente non rivestono più la
fondamentale centralità per cui devono rimanere in capo al Sindaco e trasversali alle
altre competenze degli Assessori, perdendo questa centralità vengono date come
contentino all'Assessore Curti, che si è vista togliere l'urbanistica (e qui ci ha dato
ragione, Sindaco, quando avevamo chiesto di toglierle le deleghe dopo la figuraccia
vergognosa della Variante della Continassa, che adesso sta avendo ulteriori risvolti
anche giudiziari), per cui viene ricompensata con le politiche giovanili, che tanto non
si negano a nessuno, neanche all'Assessore Curti.
Per concludere, è un'operazione che ci fa rituffare nel passato, soprattutto senza una
minima indicazione politica delle vere Linee Programmatiche. Ricordo il Sindaco
Fassino quando è venuto in Aula ad inizio mandato a discutere le Linee
Programmatiche; potevano essere condivise o meno, ma entravano nel dettaglio e
non era questo profluvio di chiacchiere che poi nel concreto e nel contenuto non ha
portato veramente ad alcun impegno, anche identificato nel tempo. Ha spiegato lei
perché è così, perché la vera strategia di questa Città lei non la vuole discutere qui
con noi e non la vuole discutere neanche con i suoi Assessori, ma l'ha delegata
all'ennesimo baraccone extraconsiliare, non legittimato democraticamente, che è
Torino Strategica, anzi, la correggo, Torino Internazionale, perché la modifica dello
Statuto con il cambio di nome gliel'abbiamo bloccato in Aula e glielo ricordiamo.
In ogni caso, di fatto lei a chi delega il compito di disegnare il futuro di Torino? A
Valentino Castellani. Le do un consiglio, la prossima volta nomini Diego Novelli
come Assessore ai giovani, perché a questo punto facciamo prima.
Riassumendo, ecco quali sono i pilastri di questa sua fase due: in Sala Rossa rientra
la Prima Repubblica, la Giunta comincia a somigliare sempre di più alla Giunta
precedente (cioè a quella di Chiamparino) ed il futuro della Città lo traccia
Castellani. Rivolgo un appello all'Ufficio di Presidenza: il prossimo Consiglio
Comunale non convochiamolo a Palazzo Civico, ma al Museo Egizio, almeno sarà
più onesto nei confronti dei cittadini e più appropriato come sede politica.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Tronzano.

TRONZANO Andrea
Sindaco, il livello è ironico ed è sicuramente interessante ed intelligente; infatti,
l'ironia manifesta anche intelligenza, quindi diamo la giusta attenzione a chi, con
ironia, si approccia al tema. Naturalmente, con il mio stile (un po' meno ironico,
perché non è una mia caratteristica saliente) un po' più pragmatico intendo criticare
alcune cose che ho sentito. Innanzitutto, vorrei che i Consiglieri La Ganga e Cuntrò
fossero presenti in Aula, perché, secondo me, questi interventi dovrebbero ascoltarli
(chi può, glielo dica), in quanto sono utili al dibattito.
A mio parere, dobbiamo impedire due cose: che Torino si svuoti a causa delle tasse
ed a causa di un'immigrazione fuori controllo. Che cosa vuol dire "si svuoti"? Si
svuoti di cittadini che vedono la tassazione su se stessi aumentare e far diventare
Torino una delle prime città in assoluto per peso fiscale e a causa di un'immigrazione
non regolare che continua ad imperversare in questa città e la scelta di individuare
l'Assessore Curti come detentore di questa delega non aiuta sicuramente a
modificare e ad andare in una direzione diversa (San Pietro in Vincoli è un esempio
su tutti).
In secondo luogo, il mancato ingresso in Giunta dell'esponente renziano di punta
(quindi, di Gariglio) a mio parere significa o che i renziani non hanno fiducia nel suo
operato oppure che lo stesso Gariglio ha dimostrato scarso coraggio amministrativo,
cosa che invece hanno dimostrato i due Assessori che hanno acquisito le deleghe,
cioè Mangone e Lo Russo. In ogni caso, per la politica non è stato un buon segnale,
perché, a mio giudizio, le tensioni che lei aveva prima in Consiglio rischiano di
uscire addirittura radicalizzate dopo questo rimpasto, forse - lo dico, ma non è detto
che sia così - a seguito di un maggiore peso della sinistra radicale, anche quella
presente all'interno del PD, in Consiglio; quindi, continuando quella linea
schizofrenica a cui abbiamo assistito sulle dismissioni, a quella linea del "tassa e
spendi" (e le ricordo, perché sia chiaro, che la TARSU deve diminuire) e a quella
litigiosità perenne.
Quindi, il mio appello al Consigliere La Ganga (ed è per questo che lo volevo in
Aula) è questo: devo dire che, dal 1994 ad oggi, abbiamo assistito ad una situazione
oggettivamente strana, ovvero dal 1994 ad oggi continuano a governare ed a decidere
le stesse poche persone. Dieci nomi? Possiamo fare dieci nomi. La sfida
politicamente palingenetica che pongo al Consigliere La Ganga è quella di
partecipare all'interno di questo Consiglio affinché venga scardinato questo sistema
di potere. Lei può farlo. Si metterebbe nella condizione esterna di essere individuato
come colui che, finalmente, pone fine, dopo un ventennio (termine che ricorda altri
esempi), alla dominazione di poche persone sul futuro di tanti cittadini. Si tratta di
poche persone, quindi di un'assoluta minoranza, che continuano a decidere su
questo.
Consigliere La Ganga, accetti questa sfida, perché con la sua esperienza può farlo;
noi ci saremo a seguirla e vedrà che sicuramente anche il Sindaco potrà ascoltarla,
perché penso che anche lui abbia le tasche piene di questo sistema di potere
introdotto dal 1994 ad oggi ed è per questo motivo che sono contento che lei sia
entrato in questo Consiglio.
Sicuramente è anacronistica la sua presenza, nel senso che è giusto che lei abbia una
connotazione da Prima Repubblica, però credo che su questo lei possa
oggettivamente avere una palingenesi politica.
Sindaco, la sfida è sulle tariffe, sulla rinascita dell'edilizia, sul manifatturiero e
sull'ascolto dei corpi intermedi e, ricollegandomi a quello che ho detto prima, non
sempre dei soliti corpi intermedi, cioè gli amici degli amici; soprattutto, secondo me
uno dei cardini della politica industriale di questa Città è il risparmio energetico.
Bisogna investire lì ed utilizzare le ESCO che consentono di uscire dal Patto di
Stabilità e, conseguentemente, di poter fare degli investimenti forti che rigenerino
l'occupazione, perché l'ambiente, in particolare il risparmio energetico, sarà
sicuramente uno dei cardini della politica industriale, non solo italiana, ma europea e
mondiale.
È certo che la perdita di Tommaso Dealessandri è pesante; era, condiviso o meno,
colui che rappresentava l'amalgama all'interno di questa città, dove tutti i corpi
intermedi e dove tutte le forze sociali di questa città, rosse o bianche che fossero, si
potevano riflettere e potevano trovare il giusto catalizzatore.
Sicuramente, questa perdita non sarà facile da sostituire. L'Assessore Tisi non ha la
forza politica - dovuta all'esperienza e, naturalmente, non alla capacità - di Tommaso
Dealessandri ed in più ritengo che l'Assessore Tisi abbia veramente tanto da fare nel
suo Assessorato, cioè quello del welfare. Pertanto, non so se sarà così in grado - non
si tratta di una critica all'Assessore, per cui le chiedo di non sentirsi toccata da questo
- di rappresentare quello che Dealessandri rappresentava in questa Città.
Ha ragione chi lo diceva prima, credo il Consigliere Ricca: sicuramente sarebbe stato
meglio un Vicesindaco di levatura politica e su questo ho le mie idee.
Concordo sul cambio della guardia all'urbanistica; sicuramente l'Assessore Curti in
questi anni ha fatto il possibile, ma non è il suo settore, e, quindi, immagino che in
questo rilancio dell'edilizia sia più utile un nuovo Assessore rispetto a quello che
abbiamo avuto fino ad oggi. Assessore, anche qui non c'è niente di personale, si
tratta soltanto di una valutazione tecnica. Sicuramente lei è bravissima in altri campi,
ma, per quanto riguarda il campo dell'urbanistica, oggettivamente abbiamo lasciato
alcune cose non risolte.
Sul decentramento, lo dico all'Assessore Passoni che mi pare abbia ricevuto questa
delega, non vogliamo blitz, perché abbiamo già assistito ad un Presidente di
Circoscrizione che, senza coinvolgimento e senza dibattito, nei Consigli di
Circoscrizione ha fatto approvare un ordine del giorno, anzi, una linea di indirizzo al
Consiglio Comunale e, come Consigliere, è oggettivamente un'offesa; oggi, i
Presidenti esondano dalle loro competenze e ci dicono che cosa dobbiamo fare (tra le
altre cose, le municipalità e, addirittura, lo stacco di una porzione della Città di
Torino per entrare in un altro Comune). Questo mi pare che sia uno degli elementi
salienti dei Presidenti di Circoscrizione che credo e spero che nessuno voglia seguire.
In ogni caso, siamo contrari a blitz sul decentramento; è necessaria una discussione
che coinvolga di tutti ed avevamo chiesto all'allora Capogruppo Lo Russo di essere
presenti con le minoranze nelle Circoscrizioni a questo tavolo di confronto, ma non è
stato fatto. A fronte di una nostra responsabilità, si tratta di una delle tante cose per le
quali avete dimostrato di non avere altrettanta attenzione a questo tipo di
responsabilità.
Signor Sindaco, il coinvolgimento necessita di mani libere e di menti libere; bisogna
fare in modo che il coinvolgimento dei cittadini avvenga attraverso un'assistenza
adeguata e non attraverso l'assistenzialismo.
Se continuiamo a dare ai cittadini la sensazione di essere assistiti per creare consenso
e, quindi, per essere in grado di dominare su di essi, è chiaro che i cittadini non
avranno mai alcun interesse ad entrare nel dibattito o a dare soluzioni vere, perché
avranno paura. Lo dico anche al Consigliere La Ganga: aiuti le menti ad essere
libere, a non creare nuovi bisogni ed a risolvere i sistemi di welfare che necessitano
realmente, ma non a creare consenso attraverso essi. Ho chiesto già un mese fa al
Presidente Centillo di discutere sull'assistenza, ma non è ancora stato fatto.
La no tax area è importantissima. Leggo di Expo 2015 su Milano e vogliamo che
Torino sia presente nella no tax area. Sindaco, lei, come Presidente dell'ANCI, lo
può sicuramente fare e può creare un dibattito a livello nazionale. La no tax area
deve essere presente anche a Torino, perché l'edilizia ed il settore manifatturiero
potranno sopravvivere soltanto se avremo un periodo in cui si potrà rifiatare e la no
tax area è il momento giusto. Signor Sindaco, provi a fare il massimo e su questo noi
ci saremo, aiutandola per fare quello che dobbiamo fare.
Per quanto riguarda il contesto nazionale, visto che il Sindaco ne ha parlato nei suoi
quarantacinque minuti, lo cito: aiuti a fare quello che una parte del PdL ha chiesto (la
parte, a mio giudizio, più saggia), cioè una moratoria sui temi etici. Occupiamoci
delle cose che interessano i cittadini. Non andiamo ad incidere sulla cittadinanza
civica, oggettivamente abbiamo tante cose da discutere proprio sulla cittadinanza
civica, oppure non andiamo a discutere sullo ius soli come elemento importante o
sull'omofobia come elemento determinante; discutiamo e, signor Sindaco, la prego
di liberarsi dalla parte radicale della sinistra che sta facendo tanti danni su questi temi
e cerchi di portare il dibattito nazionale su quelle che sono le esigenze dei cittadini:
occupazione, sviluppo, crescita, meno tasse e lavoro.
Dopodiché, il ruolo dei Comuni (è l'ultimo appello che le faccio, signor Sindaco, e
poi starò zitto) ha già avuto la sua benedizione con l'articolo n. 118 della
Costituzione. Le funzioni dei Comuni sono oggettivamente strabordate e, oggi, in
capo a lei e, quindi, a noi Consiglieri ci sono tantissime funzioni che una volta erano
dello Stato oppure delle Regioni.
Signor Sindaco, qui dirò qualcosa che so essere non popolare, ma la dirò lo stesso:
lavori molto sullo status degli amministratori locali, che devono essere difesi, che
devono essere pagati il giusto e che devono consentire, attraverso la loro azione, di
avere le forze maggiori e migliori della società all'interno di questa Sala e non
soltanto persone che lo fanno di risulta. La passione, la forza e la determinazione che
si devono mettere in questa missione devono essere pari anche dal punto di vista
economico e di status. Basta con i Consiglieri a mezzo servizio. Aiuti questo
dibattito, signor Sindaco, e sicuramente la democrazia le darà merito.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Bertola.

BERTOLA Vittorio
Mi scuso con il Sindaco, ma, onestamente, sto cercando di riprendermi da questi tre
quarti d'ora di aria fritta ed anche di noia, testimoniata dal fatto che un giornalista, a
metà del suo intervento, ha addirittura messo su Twitter la foto di uno dei Consiglieri
della maggioranza che dorme con la faccia sul banco; credo che questo dica tutto su
quanto entusiasmanti siano stati questi quarantacinque minuti di intervento. Peraltro,
mi sarei aspettato di sentire una vera svolta, cioè l'indicazione di un programma che
andasse oltre la ripetizione di Linee Programmatiche che, di fatto, sono le stesse che
sono state dette all'inizio. Si è parlato magari di andare avanti con politiche che, tra
l'altro, secondo noi sono sciagurate, perché ho sentito tirare fuori le trasformazioni
urbanistiche e le infrastrutture, insomma tutto quello che abbiamo già visto in questi
anni.
Avremmo avuto bisogno di una vera fase due. Anzi, qualche mese fa, quando iniziò
questo dibattito sul rimpasto di Giunta, fu proprio lei a dire che non sarebbe stato un
rimpasto da Prima Repubblica. In realtà, alla fine è quello a cui abbiamo assistito,
perché, onestamente, già la fase uno entrerà nella storia (basta chiederlo a qualunque
torinese per strada) per poche cose e, direi, tutte negative; infatti, se chiede quali
sono stati i provvedimenti più importanti di questa fase uno ad un torinese, mi
vengono in mente l'aumento dei biglietti dei pullman, l'aumento del costo della sosta
a pagamento, la vendita di AMIAT, TRM e di immobili (cioè, di tutto quello che si
riusciva a vendere), il taglio dei servizi con la restrizione anche dei requisiti per avere
i servizi sociali, il welfare e l'assistenza e la privatizzazione dei nidi. Questo è quello
che è rimasto di questi primi due anni di Amministrazione Comunale.
Invece di avere una fase due che sia sostanzialmente diversa, a parte la distribuzione
di poltrone non vediamo alcun segnale di un cambiamento di rotta, anzi c'è proprio
questo attaccamento a continuare così, come è stato fino ad ora e come è stato forse
negli ultimi vent'anni.
Se si va ad esaminare quello che è stato fatto, anche il dibattito dentro e fuori la
maggioranza (sui giornali, nelle stanze, eccetera) su questo rimpasto di Giunta per tre
mesi si è concentrato esclusivamente sulla distribuzione delle poltrone. Quindi, alla
fine, tra contentini alle segreterie di Partito (per cui esce l'IDV che non conta più
niente, non c'è neanche più, mentre ai Moderati, se gli togli questo, poi gli devi dare
quello e tutte queste riflessioni), vi è stata la promozione di due Consiglieri. Lo
Russo è il più fedele, quindi probabilmente è stato premiato perché questo motivo,
mentre Mangone è stato il meno fedele di tutti. Devo ringraziare il Consigliere
Mangone, perché mi ha dato una grande lezione di realpolitik per capire come si fa a
fare carriera in politica, però devo dire che, alla fine, non riesco a comprendere, se
non perché rompeva troppo le scatole, quale sia stata la logica della sua promozione.
Abbiamo un nuovo Vicesindaco nella persona dell'Assessore Tisi, per la quale ho
comunque stima, però sembra veramente un Vicesindaco di risulta, nel senso che, in
questi due o tre mesi, è stato fatto il nome di chiunque come Vicesindaco, compresi
altri due o tre Assessori (il Consigliere Gariglio, l'Assessore Passoni, l'Assessore Lo
Russo e tutti gli Assessori che c'erano), e, alla fine, negli ultimi due giorni è saltato
fuori l'Assessore Tisi, dicendo: "È donna e, in quanto donna, dà una buona
immagine dell'Amministrazione, si occupa di welfare e, probabilmente, in fondo non
sta antipatica a nessuno". Credo che, purtroppo, siano queste le ragioni per le quali è
stato scelto l'Assessore Tisi, che invece in questo momento ha forse le deleghe più
importanti per il futuro della Città. Quindi, dispiace che la logica sia stata questa.
Forse c'è una cosa positiva, cioè che, finalmente, avremo un Assessore alle politiche
giovanili e questa delega non rimarrà in un angolino del cassetto del Sindaco,
sperando che siano delle politiche giovanili che vadano oltre lo ius soli e
l'integrazione, pur meritoria, dei giovani immigrati, ma che siano politiche giovanili
a tutto tondo, per tutti i giovani della Città.
Per noi l'abbandono del Vicesindaco Dealessandri è una cosa positiva. Devo dire che
rappresentava perfettamente tutto quello che non andava nel modello di gestione di
Torino degli ultimi vent'anni. Quindi, anche se umanamente gli riconosco il fatto di
esserci sempre stato a mettere la faccia ed a prendersi insulti da chiunque passasse di
qui (lavoratori, politici, Consiglieri riottosi, eccetera), però, effettivamente, credo che
almeno questo possa essere un passo avanti verso - finalmente - un ricambio della
dirigenza comunale.
Alla fine, a livello di Consiglio, vi è l'ingresso, il ritorno della Prima Repubblica e
effettivamente anche con questa nota sul coinvolgimento del Sindaco Castellani (per
carità, massima stima per lui, che è professore al Politecnico) siamo sempre qui a
raccontarci di questo piccolo giro e lo stesso Castellani ha detto che, forse, a Torino
gli appalti vanno sempre agli stessi perché la città è piccola. Sa qual è in realtà il vero
problema? Questa è una Città che ha il disperato bisogno di un futuro e quello che si
è dimostrato con questo rimpasto di Giunta è che questa Amministrazione, lei e la
sua maggioranza non siete assolutamente in grado di fornirlo. Siete soltanto in grado
di andare avanti come è sempre stato, al massimo con qualche aggiustamento per
cercare di tenere insieme le varie correnti e le varie forze, ma senza un guizzo, senza
un entusiasmo e senza un'invenzione di qualcosa di nuovo. Per questo motivo credo
che l'unico modo per rinnovare veramente questa Città sia mandarvi via fra tre anni.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Greco Lucchina.

GRECO LUCCHINA Paolo
Vorrei fare alcune brevi riflessioni per integrare quanto già detto dal Capogruppo
Tronzano. Signor Sindaco, dai banchi della minoranza non è mai mancata la richiesta
di dare un forte segnale di discontinuità rispetto a quelli che erano stati i progetti
delle Giunte Castellani prima e Chiamparino dopo, ma ho la sensazione che lei nella
fase uno del suo mandato non sia assolutamente riuscito ad interpretarlo.
Lo dico perché lei oggi ci ha ripetuto alcuni di quelli che sono stati gli elementi
imprescindibili del progetto Castellani-Chiamparino; mi riferisco ad alcuni esempi
concreti: la riqualificazione urbana della Città. Mi convince e mi convincono le sue
dichiarazioni in merito al completamento della rete infrastrutturale e viaria, però è
anche bene che ci diciamo che in alcune zone di questa città, per esempio se
facciamo un giro in via Livorno o nell'area degli ex mercati generali, riscontriamo
una riqualificazione di scarso valore architettonico e soprattutto di pessima qualità.
Questo ce lo diciamo perché, probabilmente, non siamo stati capaci di cogliere
quell'opportunità per stare in quello che è il mercato immobiliare, così come altre
città importanti (tipo Milano) hanno saputo fare.
Si è puntato su una Torino della scienza e anche della conoscenza; certo, grazie ad un
Politecnico che possiamo considerare sicuramente di buon livello, se paragonato, a
mio modo di vedere, agli stessi Atenei europei del bacino del Mediterraneo, ma ho
ancora qualche dubbio che sia una scuola fortemente attrattiva a livello mondiale.
Ribadisco che tanto è stato fatto, soprattutto durante la gestione del rettorato di
Francesco Profumo.
Quello che più mi preme rimarcare oggi - e sono un po' sollevato dalle sue parole - è
il fatto che si sia alla ricerca di una pluralità di vocazioni per questa Città. Alcune
volte ho avuto la sensazione che la vocazione tanto ricercata da lei, mi riferisco alla
cultura, in qualche modo dovesse sostituire la tradizionale vocazione che la nostra
Città ha avuto - infatti, gliel'ho riconosciuto, signor Sindaco -, che è quella
industriale e manifatturiera.
Concordo con lei che questo territorio non può permettersi di perdere alcuna
opportunità di ripresa e di sviluppo, tanto meno in quelli che sono ambiti che, oggi,
paiono sicuramente più promettenti per provare a lasciarsi la crisi alle spalle.
Quello che voglio dire è che, osservando i dati macroeconomici che si alternano
sicuramente con segnali positivi e negativi (sia a livello locale, che, ovviamente, a
livello nazionale), l'area torinese e le attività produttive non hanno ripreso ritmi
simili a quelli pre-crisi, anzi manifestano sempre più preoccupazione. Cala il numero
delle imprese locali e le esportazioni, nonostante una lenta risalita, non hanno
recuperato appieno rispetto al tracollo del 2008 e del 2009. Torino mantiene livelli
elevati, ai massimi fra le città delle metropoli centro-settentrionali, per quanto
concerne la cassa integrazione e la disoccupazione. Soprattutto, in questa Città ci
sono segnali di sofferenza sociale, signor Sindaco: aumentano gli sfratti, i
pignoramenti, i protesti, le famiglie assistite dai servizi pubblici e dal terzo settore e
le criticità si intensificano soprattutto nei quartieri tradizionalmente periferici (mi
riferisco alle Vallette, Regio Parco e Mirafiori).
Le do atto, invece, di aver centrato almeno un obiettivo, che è quello di aver invertito
la tendenza dell'aumento del debito della nostra Città. È vero che il debito è in
progressivo ridimensionamento, soprattutto grazie a quella che è una politica di
dismissione degli asset patrimoniali, che, per la verità, non sempre mi ha convinto.
Ricordi però - lo sa bene l'Assessore Passoni - che i risanamenti dei Bilanci
Comunali si fanno soprattutto con i tagli della spesa.
Signor Sindaco, oggi lei si è presentato in Aula parlando di fase due; le voglio
credere e voglio pensare positivo, ma la voglio valutare, perché quello che vedo oggi
è un semplice rimpasto di Giunta. Lo dico perché la sensazione è quella che - come
hanno già detto alcuni Consiglieri - lei, in qualche modo, abbia voluto quietare i
sentimenti ed i problemi che questa maggioranza ha manifestato in questi primi due
anni di mandato, mi riferisco in particolare al suo Partito di riferimento, il Partito
Democratico, e non tanto a quello che lei ha definito un rilancio dell'azione
amministrativa.
Per dircela tutta, quello che accade è che entra in Giunta il Consigliere Mangone a
rappresentare una componente che è stata quella garigliana prima e quella renziana
adesso, orfana probabilmente di quello che è stato il suo primo Assessore, cioè
Lubatti.
Accade, quindi, che entra in Giunta l'Assessore Lo Russo, che è stato molto bravo
nella sua azione di Capogruppo, perché si è visto che, alcune volte, faceva veramente
fatica a fare sintesi rispetto a tutte quelle che erano le richieste provenienti dal suo
Gruppo politico. Però è anche vero che la sensazione è che questo sia uno strapuntino
che l'Assessore Lo Russo ha ottenuto successivamente alla partecipazione a quella
che è stata una competizione all'interno del suo Partito per prendere parte
evidentemente alle elezioni del Parlamento.
Accade poi che, evidentemente, il Gruppo dei Moderati sia ben rappresentato
dall'Assessore Tedesco con deleghe importanti, perché con il nuovo ingresso del
Consigliere Cervetti si rafforza il legame tra il Partito Democratico ed i Moderati. È
forse questa la nuova maggioranza, signor Sindaco?
Desidero, poi, complimentarmi per la scelta di affidare l'incarico di Vicesindaco
all'Assessore Tisi, che, in questo particolare momento di crisi economica e sociale,
ha saputo ed è riuscita a gestire le sue deleghe con assoluta competenza. Infine, forse
è bene che ci diciamo che per la prima volta abbiamo un Assessore al
Decentramento.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La invito a concludere il suo intervento.

GRECO LUCCHINA Paolo
Concludo, Presidente.
Quindi, le voglio credere. Ritengo che per il momento non ci sia alcun rilancio
dell'azione amministrativa; si tratta solo di piccoli aggiustamenti. Dico che sono
piccoli aggiustamenti fin quando i Consiglieri Curto, Grimaldi e Sbriglio
probabilmente glielo permetteranno.

Copyright © Comune di Torino - accesso Intracom Comunale (riservato ai dipendenti)