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LEVI Marta (Vicepresidente) Riprendiamo l'esame della proposta di deliberazione n. mecc. 201301656/064, presentata dalla Giunta Comunale in data 12 aprile 2013, avente per oggetto: "Approvazione dell'aggiornamento della governance, del nuovo Statuto e delle relative modifiche ai patti parasociali relativi ad IREN S.p.A. e provvedimenti conseguenti". della proposta di mozione n. mecc. 201302009/002, presentata dai Consiglieri Genisio, Alunno, Mangone, Ventura e Muzzarelli in data 3 maggio 2013, avente per oggetto: "Designazione componenti il C.d.A. di IREN S.p.A.". della proposta di mozione n. mecc. 201302051/002, presentata dai Consiglieri Tronzano, Liardo, Greco Lucchina, Magliano e Ricca in data 7 maggio 2013, avente per oggetto: "Accompagnamento alla deliberazione (mecc. 201301656/064) 'Indirizzi sulla vendita delle quote di aziende a partecipazione pubblica a rilevanza economica'". della proposta di mozione n. mecc. 201302062/002, presentata dai Consiglieri Ricca, Cervetti, Carbonero, Tronzano e Magliano in data 7 maggio 2013, avente per oggetto: "Accompagnamento alla deliberazione (mecc. 201301656/064) 'Approvazione dell'aggiornamento della governance, del nuovo Statuto e delle relative modifiche ai patti parasociali relativi ad IREN S.p.A. e provvedimenti conseguenti'". e della proposta di mozione n. mecc. 201302121/002, presentata dai Consiglieri Bertola ed Appendino in data 9 maggio 2013, avente per oggetto: "Accompagnamento alla deliberazione (mecc. 201304656/064) 'Proprietà pubblica delle attività del Gruppo IREN relative al servizio idrico integrato'". LEVI Marta (Vicepresidente) La parola al Consigliere Lo Russo. LO RUSSO Stefano La proposta di deliberazione che stiamo discutendo è di grande rilevanza e non è un caso che su questa questione si siano accesi i riflettori dell'opinione pubblica e del mercato finanziario, anche perché stiamo discutendo degli assetti di governo di una società che, oltre ad essere posseduta in parte minoritaria dalla Città di Torino, è quotata in Borsa ed è evidentemente ovvio che vi sia una comunità vasta ed articolata che sta osservando la discussione che in questo momento si sta svolgendo in Sala Rossa. Innanzitutto, credo che debba essere messa in evidenza la positività dell'impostazione generale della questione, che, in una fase di predisposizione, è stata discussa da un gruppo di saggi individuato dai 3 Sindaci di riferimento dei soci principali; poi, è stata oggetto di discussione nell'ambito degli esecutivi politici e successivamente è stata posta all'attenzione delle Assemblee elettive. Con la seduta di oggi la Città di Torino è l'ultima tra i soci forti ad esaminare la questione, in quanto facciamo questa discussione a valle dell'approvazione della deliberazione che è avvenuta nei Consigli Comunali delle Città di riferimento del patto ENIA e certamente da parte del nostro socio di riferimento dentro FSU, che è la Città di Genova, che nella seduta di martedì sera ha deliberato l'approvazione della modifica. Pertanto, questa discussione avviene a compimento di un percorso che è stato complicato, perché - come ha ricordato il Sindaco - IREN nasce come aggregazione di realtà territoriali che gestivano servizi di utilities differenti sul loro territorio e, in questa prima fase di avvio, ha scontato una certa resistenza normale e fisiologica ad un cambiamento che ha dovuto essere graduale e che, evidentemente, non è ancora compiuto. Oggi a tutti noi, come rappresentanti dei cittadini di Torino, è richiesto di far fare un salto di qualità a questa importante azienda nell'ottica della migliore efficienza possibile. Questa modifica dello Statuto e dei conseguenti patti parasociali tra i soci va in questa direzione, individuando nell'Amministratore Delegato - come peraltro accade per tutte le Società per Azioni quotate in Borsa - la figura di riferimento a cui il Consiglio di Amministrazione demanda la gestione ordinaria della società ed individuando nel Presidente e nel Vicepresidente le figure che hanno competenze minori e competenze accessorie a questa figura. Questo è un salto culturale rilevante e, dal punto di vista politico, non secondario, perché lo sforzo che stanno facendo i soci pubblici - in questo senso mi pare un modello virtuoso di capitalismo pubblico nel settore delle multiutilities - è quello di sottrarre alle proprie prerogative, alle inevitabili resistenze ed agli inevitabili atti di conservazione che ci sono nelle Assemblee elettive, facendo tutti insieme un passo indietro per farne tutti insieme 2 in avanti e permettere alla società di fare quel salto di qualità che, oggi, è richiesto in termini generali da un gruppo moderno che gestisce, ormai in territori diversi, servizi diversi di grande rilevanza per i cittadini. Peraltro, facciamo questa discussione anche a valle dell'interessamento e dell'acquisizione da parte della medesima società IREN delle quote messe sul mercato l'anno scorso della nostra società di costruzione e gestione del termovalorizzatore TRM e della quota di minoranza della società AMIAT. In qualche modo, stiamo discutendo degli assetti di governo del principale soggetto che esercisce i servizi pubblici locali a carattere ambientale ed energetico in questa Città e, quindi, credo che, in quest'ottica, vada intesa in senso fortemente positivo l'impostazione che è stata data. Non abbiamo però avuto modo di sottacere (ovviamente capendo le difficoltà che sono emerse nell'ambito della trattativa, che è stata una trattativa che verosimilmente immaginiamo si sia scontrata con conservazione, con rendite di posizione e con una naturale isteresi di un meccanismo a subire delle modifiche; questo è fisiologico ed evidentemente anche una parte di questa trattativa ha scontato alcuni effetti) che c'è stata un'anomalia, che abbiamo avuto modo di mettere in evidenza nell'analisi della proposta deliberazione oggi sottoposta all'attenzione del Consiglio. Questa anomalia riguarda il fatto che, per ragioni che non ci sfuggono affatto da un punto di vista politico, sono stati contemplati e messi insieme - a nostro modo di vedere in maniera non del tutto lineare rispetto ad un'impostazione che parlava della governance di IREN e, quindi, al fatto di immaginare una società e di individuare in questa società chi fa che cosa - anche aspetti che attengono a quelle che sono le organizzazioni aziendali di quelle che il Sindaco Fassino nominava essere società di primo livello e di secondo livello, che poi sono le vere società operative che eserciscono i servizi sui territori di riferimento (quelli ambientali ed energetici a Torino, quelli del servizio idrico sul territorio ligure e quelli ambientali sul territorio emiliano). Non ci sfugge il fatto che è proprio in queste società - che evidentemente sono figlie di un percorso di aggregazioni successive - che possono annidarsi degli elementi di criticità gestionale, essendo proprio questi i veicoli societari che, prima degli altri, eserciscono questi servizi. A nostro modo di vedere, nell'Allegato alla deliberazione, che ne costituisce parte integrante e sostanziale, denominato Allegato 64 (o 2.5, a seconda della numerazione) l'articolazione per linee di business avrebbe dovuto essere stralciata. Nella discussione che abbiamo avuto in queste settimane si è addivenuti al fatto che ci è stato proposto questo elemento: siccome si tratta di una proposta di deliberazione che deve passare in "n" Consigli Comunali ed è figlia di un ragionamento lungo e articolato, è opportuno che non venga toccata; ci siamo mossi in questa direzione, nella misura in cui abbiamo analizzato questa discussione alla luce di questo elemento, salvo, poi, prendere atto, nostro malgrado - e lo dico con franchezza -, che nel Consiglio Comunale della Città di Genova (che, con Torino, è partner di FSU), nel corso della votazione della deliberazione, che è già avvenuta (infatti, è avvenuta martedì scorso), è stato adottato un emendamento, peraltro votato in maniera estremamente trasversale (è stato approvato con 37 voti favorevoli su 40), che cancella l'articolazione per linee di business elencata nella deliberazione che, oggi, abbiamo in esame e la sostituisce con un'impostazione completamente diversa, che sostanzialmente tende a conservare l'attuale assetto organizzativo. A nostro modo di vedere, questa questione conferma l'iniziale perplessità che avevamo relativamente al fatto che stava qui e non sul tema della governance l'oggetto del contendere, anche politico-territoriale, e che sul tema della governance l'accordo ed il consenso erano ampi, ma che, invece, si sarebbero sicuramente scontate le fisiologiche tendenze localistiche (che, evidentemente, ci sono) sul tema delle articolazioni delle linee di business. Per questa ragione, adesso troveremo la modalità con cui, eventualmente (nel momento in cui questa discussione assumerà dei connotati politici di merito ed usciremo dalla contrapposizione in cui l'ostruzionismo della minoranza costringe questa discussione), entreremo a definire un'impostazione generale che prevede di stralciare questa parte, in maniera tale da lasciare al futuro Consiglio di Amministrazione, che da Statuto - basta leggere - e da patti parasociali - anche qui basta leggere - è l'organo deputato all'individuazione del piano industriale e della riorganizzazione delle linee di business (evitando che lo sia la politica assembleare dei Consigli Comunali), la discussione dell'articolazione delle linee di business. Nel momento in cui spostiamo questa discussione di una società quotata in Borsa, che ovviamente fa dell'articolazione delle linee di business uno degli asset principali nella valorizzazione patrimoniale, insieme alla governance, ma certamente nel modello organizzativo all'interno di un'Assemblea politica, necessariamente o meno (anche se il mio auspicio è che, ovviamente, intanto qui si dismettano un po' i panni delle parti e si entri nei panni degli Amministratori pubblici, a prescindere dalle parti), però prendiamo atto che qui l'impostazione sconta una necessaria e fisiologica difficoltà di relazione politica ed è evidente che tenere dentro ad una deliberazione di questo tipo l'articolazione delle linee di business diventa un elemento estremamente peloso e specioso, soprattutto in prospettiva... LEVI Marta (Vicepresidente) Consigliere Lo Russo, la invito a terminare il suo intervento. LO RUSSO Stefano Presidente, se non sbaglio un Consigliere ha a disposizione 15 minuti e gli altri 10 minuti. LEVI Marta (Vicepresidente) Mi sembra che si stia sbagliando, ma intanto vada avanti ed io controllo. LO RUSSO Stefano Pertanto, adesso troveremo la formula migliore (perché è del tutto evidente che l'ostruzionismo presentato ha costretto alla chiusura dei termini per la presentazione degli emendamenti) per poter stralciare l'articolazione per linee di business da questo impianto di governance, che, invece, ci trova concordi. Immaginiamo (evidentemente, in una discussione che seguirà questa) di poter discutere, nella trasparenza delle posizioni, quali sono gli orientamenti della Città di Torino da dare ai rappresentanti nel Consiglio di Amministrazione, perché in quella sede possano essere fatte valere eventuali ragioni territoriali e soprattutto possa essere difeso il valore patrimoniale dell'azienda in termini di efficienza e redditività. Non dimentichiamoci che stiamo discutendo di un asset importante della Città di Torino e che mettere in efficienza e rendere positiva la gestione aziendale non può fare altro che, incrementando il valore e la fiducia del mercato, incrementare il valore azionario e, quindi, costituire un vantaggio diretto in termini di patrimonializzazione della Città, anche eventualmente nella prospettiva - e qui non va sottaciuto affatto l'argomento - di mettere, in una ridefinizione di linee strategiche e di priorità sulle aziende partecipate, sul mercato le quote della medesima società. Bisogna, però, mettere in fila gli argomenti. Il primo argomento è la responsabilità politica (che non incombe solo sulla maggioranza, ma sul Consiglio Comunale) ed il fatto di mettere IREN nelle condizioni di essere una società efficiente ed efficace, su cui il mercato possa scommettere. Questo farebbe certamente innalzare il livello delle quotazioni azionarie e renderebbe anche la discussione in ordine alle future dismissioni non condizionata dall'attuale assetto di valore di Borsa, ma condizionata da una dinamica un po' più aperta sul piano delle opzioni. Per questa ragione - e ribadisco quanto detto in Conferenza dei Capigruppo - invito i Colleghi della minoranza che hanno presentato gli emendamenti ostruzionistici a riconsiderare, nelle more delle giornate che ci separano tra il Consiglio di oggi ed il Consiglio di lunedì (in cui si procederà alle votazioni), ed a valutare l'ipotesi di ritirare il loro ostruzionismo e di discutere nel merito di questa questione, che riteniamo essere di grande importanza strategica e soprattutto di interesse per la Città, a prescindere dalle forze politiche che siedono in quest'Aula. LEVI Marta (Vicepresidente) Chiedo scusa al Consigliere Lo Russo, ma, in realtà - e lo dico per tutta l'Aula -, se licenziata dalla Commissione, i tempi di discussione di una proposta di deliberazione sono: uno per Gruppo 10 minuti e gli altri 5; c'è però anche la norma che dice che, in caso di linee programmatiche e Bilancio (ma anche partecipazioni e Statuto), i tempi possono essere raddoppiati. Quindi, chiedo scusa al Capogruppo Lo Russo per averlo interrotto. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Sì, partecipazioni, società di capitali, consorzi, eccetera. La parola al Consigliere Tronzano. TRONZANO Andrea Utilizzeremo i 20 minuti anche per gli emendamenti che abbiamo presentato. Innanzitutto, ringrazio il Presidente della Commissione, che ha consentito un dibattito serrato su questa vicenda; è certo però che, rispetto alle indicazioni del Capogruppo Lo Russo, ragioniamo da amministratori e il primo tema che le pongo, Capogruppo, è: come ragioniamo in Regione? Da barricadieri? Siamo in un momento di crisi? Per tutti. Allora la responsabilità chiediamola a tutti e chiediamola anche in Regione, che forse ci fa bene. Dopodiché, quello che vorrei sottolineare in questo - spero non lunghissimo - intervento è che, come opposizione, stiamo cercando di mettere dei paletti affinché non si verifichino delle cose; noi vogliamo chiarezza e non vogliamo che si dilatino i tempi dell'approvazione di questa proposta di deliberazione. La chiarezza che cosa significa? Vuol dire che, se voi stralciate il capoverso e l'Allegato che parlano del piano industriale all'interno di questa proposta di deliberazione, a nostro giudizio fate un'azione meritoria, perché, secondo noi, andate nella direzione della liberalizzazione di questa società, che è la direzione che noi auspichiamo. È certo però che, nel momento in cui fate questo, vi state di nuovo prendendo in giro al vostro interno, perché fra 2 settimane, o una settimana, o 2 giorni, o un mese, questo problema si ripresenterà nuovamente. Allora noi che cosa vi diciamo e che cosa diciamo al Sindaco, che, nella scorsa discussione, ha dato ragione al progetto politico che il PdL vi ha sottoposto attraverso una mozione? Naturalmente, si trattava di 2 ruoli separati, non dava ragione a noi, ma al suo impianto; però, sostanzialmente, dava ragione alla nostra mozione e ora noi vogliamo evitare che questo succeda alla maggioranza, si dilatino i tempi e la situazione diventi oggettivamente ingovernabile. Questa è la responsabilità. Dopodiché, per entrare nel merito (poi, magari, per il livello politico utilizzerò un po' di tempo), all'interno di questo progetto vediamo che si ripropongono gli egoismi territoriali, vediamo che - sempre a mio giudizio naturalmente - le battaglie politiche interne al PD si ripercuotono sugli atti amministrativi, vediamo che Genova rimane continuamente arroccata sulle sue posizioni extra sinistra (o sinistra barricadiera, o sinistra radicale), vediamo che Reggio Emilia va in un'altra direzione e che Torino vuole marcare la propria identità. Benissimo; come abbiamo già detto in Commissione (l'aveva detto il Consigliere Greco Lucchina), vogliamo che Torino si difenda in questa battaglia, per carità, però, al tempo stesso, se vogliamo essere amministratori lungimiranti, dobbiamo cercare di eliminare questi egoismi. Gli altri 2 Comuni non l'hanno fatto, perché, probabilmente, su questo si ripercuotono delle battaglie interne al PD. Però, visto che questa situazione l'hanno determinata loro nelle altre 2 Città, secondo me fa bene il Capogruppo Lo Russo a dire di posizionarci come Torino, di cercare di dare un segnale che esistiamo anche noi, di dare 3 deliberazioni diverse e, poi, si metteranno d'accordo loro. Per quanto riguarda la governance, è sicuramente un evento positivo. È bene che una società quotata in Borsa abbia una filiera di comando assolutamente evidente e distinguibile, altrimenti su di essa si ripercuote una serie di situazioni che, poi, può portare ad una carenza di efficienza dei servizi, di efficacia nelle decisioni e di poca trasparenza; di conseguenza, questa cosa è positiva. È però negativo (questo è l'aspetto politico essenziale, secondo il nostro punto di vista naturalmente, e non è negativo perché sia un male, perché nessuno ha la verità in tasca) e, anzi, dannoso il progetto della super holding e, eventualmente, addirittura delle fusioni con altre società (per esempio, A2A, o Hera, o altre società del territorio del Nord, che per adesso sono fuori da questo tipo di alleanza). Secondo noi, la super holding del Nord non garantisce il rispetto dei principi di concorrenza che sono sanciti - lo ricordo - dall'Unione Europea e mantenuti da una sentenza della Corte Costituzionale, che cassava il principio stabilito da un Decreto del Governo dal punto di vista della privatizzazione dei servizi pubblici a rilevanza economica; pertanto noi non sposiamo questo progetto. Al tempo stesso, Capogruppo Lo Russo, vogliamo dare una mano a questa maggioranza tripartita, che rischia di mettere in difficoltà la Città per i suoi problemi interni, suggerendo una soluzione che il Sindaco ha stabilito come corretta, perché anche lui continua a dire tutti i giorni (e, secondo me, ha ragione) di superare il dogma del 51%, di cercare di vendere le quote delle partecipate a rilevanza economica e di cercare di salvaguardare l'occupazione. Questo è il modo giusto di aiutare, perché finalmente così facciamo chiarezza su quello che è il vostro indirizzo sulle partecipate (cosa che, se avviene dopo questa discussione, ci prende ancora una volta in giro). Noi non vogliamo che, oltre a prendere in giro noi (e questo va bene, ci sta nella dialettica politica), si rischi di prendere in giro i cittadini; faccio un esempio concreto: per quanto riguarda il teleriscaldamento, che è stato sbandierato ovunque da 30 anni a questa parte ha visto sicuramente un grande pasticcio per i lavori di posa e allaccio, ma soprattutto la cosa determinante è quella che riguarda le tariffe. Chiedetelo a Mirafiori o da altre parti; sono state paragonate le tariffe di 30 anni fa e quelle attuali: sono quintuplicate. Quindi, nella sostanza, il capitalismo municipale ha fallito. Ve lo voglio dire con grande forza e chiarezza: il capitalismo municipale ha fallito! Sindaco, dobbiamo uscire da questo tipo di impostazione, dobbiamo ritornare a parlare del debito pubblico e dobbiamo salvarlo attraverso la dismissione di quote importanti. Pertanto, all'interno di questo progetto politico, l'articolo n. 9 dello Statuto della governance di IREN dice chiaramente: "Il capitale sociale della società deve essere detenuto in maniera rilevante e comunque non inferiore al 51% dai soggetti pubblici". Il Capogruppo Lo Russo dice che per le quote FCT abbiamo stabilito nella deliberazione di vendere il 7% e io gli rispondo che, finché questo Statuto non viene modificato in maniera chiara anche da Genova, in mano pubblica rimane il 51%. Superiamo questo ostacolo, superiamo questa visione ideologica, superiamo questo dogma, perché abbiamo fallito nel capitalismo municipale; lo dico con estrema franchezza, ma con doveroso rispetto, anche al Consigliere Mangone, che su questo si batte per una posizione diversa. Vorrei spiegare perché facciamo l'ostruzionismo: noi - lo diciamo con chiarezza al Sindaco, al Vicesindaco, al Presidente del Consiglio, al Capogruppo Lo Russo e ai Capigruppo della maggioranza - vogliamo avere un successo politico sulla nostra proposta di mozione, perché crediamo che sia quella giusta; non crediamo di avere la verità in tasca, ma crediamo che sia quella giusta e vada nella direzione giusta per i cittadini torinesi. È questo quello che chiediamo. Per quanto riguarda questo successo e questa dignità territoriale (perché il Capogruppo Lo Russo dice di voler far valere le nostre ragioni territoriali), anche l'opposizione vuole far valere il proprio peso. Sappiamo di aver perso le elezioni 60 a 40, sappiamo che questa Città ha un'anima sostanzialmente di sinistra, quindi sappiamo riconoscere i nostri limiti, ma sappiamo che, se non andiamo oltre il dogma del 51%, non aiutiamo i cittadini ad avere delle soddisfazioni migliori dal punto di vista delle spese economiche della vita quotidiana. Naturalmente, noi non proponiamo di vendere IREN al 100%, come se niente fosse; è un processo graduale che deve iniziare. Siamo convinti invece siano maturi i tempi per vendere il 100% di GTT; per l'energia non siamo ancora maturi, perché è un sistema che si deve ancora completare e delineare a livello mondiale. Obama ha iniziato ad investire in maniera vera e virulenta sull'energia soltanto qualche anno fa, per cui è ancora un sistema che deve posizionare i suoi tasselli al posto giusto. Non siamo maturi, ma siamo consapevoli che superare il dogma del 51% sia la cosa giusta. Pertanto, signor Sindaco - credo di non avere utilizzato tutto il tempo a mia disposizione -, vi diciamo con chiarezza che non vogliamo mettere in difficoltà la maggioranza, ma vogliamo aiutarla. Vogliamo aiutare lei, signor Sindaco, perché crediamo che, in certi momenti, dobbiamo aiutare l'Amministrazione a governare. Fatelo anche in Regione, però; ditelo a Reschigna e agli altri che, tutti i giorni, attaccano l'Assessore Coppola o altri personaggi dicendo che sono incompetenti. Vogliamo aiutare con responsabilità la maggioranza. Siamo bravi. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Certo che ne avete bisogno, perché non dobbiamo cercare di fare chiarezza immediatamente?! Di conseguenza, chiediamo al Sindaco di darci la possibilità di avere un successo politico che è in linea anche con le sue idee; dateci la possibilità di una rappresentazione territoriale come parte politica che ha preso il 40% dei voti all'interno di questa Città; dateci queste possibilità e sicuramente potremo ritirare gli emendamenti ostruzionistici e può darsi che possa scapparci l'astensione, visto che il processo politico e il nostro indirizzo politico sarebbero quelli. Quindi, Sindaco, chiudo questo breve intervento che spero sia stato chiaro. Vorrei, però, dire ancora una cosa al Vicesindaco, cioè di spiegare alla sua maggioranza che le infrastrutture rimangono di proprietà pubblica, che è un aspetto essenziale che non sottolineiamo mai abbastanza. Se le infrastrutture rimangono di proprietà pubblica, noi automaticamente, anche se scendiamo soltanto al 20% della nostra proprietà, siamo detentori di un potere immenso, che evita a chi compra e a chi entra in gara e va a gestire il servizio di fare quello che vuole. Dite questo alla vostra maggioranza, perché, secondo me, è fondamentale. Avete fatto Infra.To apposta per fare questa cosa. E la stessa cosa deve succedere in IREN e anche nell'acqua - lo dico anche ai grillini -. Noi dobbiamo avere la maggioranza pubblica, dobbiamo detenere la proprietà pubblica delle infrastrutture. Se io ho il tubo che porta il teleriscaldamento, colui che poi mi gestisce il servizio fa quello che dico io. Quasi sempre. È chiaro che dobbiamo avere persone di qualità. Credo che voteremo tutti la mozione del Consigliere Genisio, che dice no a Cantarella, se vogliamo fare nomi e cognomi. Bene, molto bene. Dobbiamo dare un cambio, perché hanno già rovinato altre aziende, magari molto più importanti. Adesso, non facciamoci rovinare anche queste aziende. Quindi, è determinante mantenere la proprietà pubblica delle infrastrutture e, se mettiamo persone di qualità, Consigliere Mangone, facciamo che cosa vogliamo. Lo dico con questa enfasi, perché ci credo veramente; quella è la strada giusta, perché tanto abbiamo fallito, sono trent'anni o quarant'anni che c'è il capitalismo municipale, ne parlavamo oggi nella Commemorazione di Moro, dal 1962, che è il momento in cui il PCI e il PSI e la DC si mettono insieme. Quindi, nella sostanza, Sindaco, se lei su questa proposta di deliberazione trova difficoltà e la sua maggioranza dovesse votare contro anche alla nostra proposta di mozione, secondo me le sue difficoltà aumenterebbero tantissimo e il rischio elezioni sarebbe evidente. Noi vogliamo aiutare questa Città a non andare alle elezioni, perché non ne ha bisogno, ma vogliamo avere il progetto politico chiaro. Noi ve l'abbiamo proposto e, se ce lo voterete, sapremo attenerci in maniera determinata a favore di quello che è il ritiro dell'ostruzionismo. LEVI Marta (Vicepresidente) La parola al Consigliere Ricca. RICCA Fabrizio Forse, relativamente al fatto che questa Città non abbia bisogno di elezioni, visto quello che è successo nell'ultimo tempo, avremmo qualcosa da dire. C'è una frase, Sindaco, che ho sentito in questi giorni, che mi è piaciuta particolarmente: ci sono due tipi di pazzi, quelli che si credono Napoleone e quelli che vogliono sanare le Ferrovie dello Stato. È una frase che mi ha colpito molto e, di fronte a quello che è stato anche l'intervento del Capogruppo Tronzano, io dico che bisogna lasciar fare business a chi fa business di mestiere. Noi siamo amministratori e dobbiamo amministrare la nostra Città, non dobbiamo pensare a come fare soldi o a come fare servizi. Ci sono aziende che vivono di quello e che, probabilmente, sanno farlo meglio di noi, perché, altrimenti, noi oggi non saremmo nella condizione di dover vendere aziende o, comunque, di avere quote sottostimate o, comunque, che non valgono quello per cui sono state acquistate tempo fa o aziende che vengono valutate 120 milioni di Euro e poi vengono messe in gara a 70. Questo perché probabilmente c'è una grossa mancanza di capacità del pubblico di intervenire in questo tipo di settore. Per entrare nel merito della deliberazione, così come ci è stato chiesto dal Capogruppo Lo Russo, io dico che noi siamo partner di FSU con Genova, che la vede in maniera assolutamente diversa da noi, tanto che ha approvato un emendamento che stravolge in maniera estrema questo tipo di deliberazione e che probabilmente avrà, se non si pone rimedio, anche degli effetti negativi all'interno della società stessa. Io mi chiedo, noi siamo soci con Genova che la vede allo stesso modo e non ci confrontiamo con Genova? Questo Consiglio Comunale non si confronta con il Consiglio Comunale di Genova di cui è socio e prende decisioni di questo tipo? Secondo me, qui c'è davvero un grosso problema politico, perché forse non c'è comunicazione all'interno dello stesso partito, perché ricordo che il Sindaco di Genova e la maggioranza che lo sostiene fanno riferimento ad un partito politico che è lo stesso che sostiene lei, Sindaco, ed è per questo motivo che c'è bisogno di un approfondimento di riflessione su dove vogliamo andare. Prima, ci è stato chiesto dal Capogruppo Lo Russo di fare una valutazione di dove vogliamo andare noi con la strategia delle nostre partecipate, qual è il piano industriale da indicare per le partecipate della Città di Torino. Probabilmente, non lo sapete neanche voi; volete aprire un dibattito su una prospettiva industriale, quando per vendere TRM siete passati, nel giro di 24 ore, dal 49% all'80%. Non sapete neanche voi come fare e non siete in grado; lo dimostrano quotidianamente le ricerche di soldi, tipo la vendita di GTT, perché non siete stati capaci come sinistra... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Non lei, Sindaco, non siete capaci... LEVI Marta (Vicepresidente) Per favore, Sindaco... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). RICCA Fabrizio Se mi fossi ritenuto capace, mi sarei candidato Sindaco. Questo non l'ho fatto, perché ritengo... LEVI Marta (Vicepresidente) Consiglieri, per cortesia, lasciamo concludere il Consigliere Ricca. RICCA Fabrizio Io però sono convinto che, di fronte a delle sconfitte politiche, che sono state quelle di un certo tipo di sinistra che ha governato questa Città, sia necessario prenderne atto e, per il bene dei cittadini stessi, cambiare strada. Noi non siamo contrari all'impostazione della proposta di deliberazione - ci tengo a dirlo -, se questa è finalizzata ad alzare il valore dell'azienda e poter mettere sul mercato le quote che la Città di Torino oggi detiene per poter realizzare utili, per poter risanare i Bilanci e far ripartire le infrastrutture. Questo dev'essere il punto fondamentale e io qui questa sera mi impegno a ritirare tutti gli emendamenti che abbiamo presentato, qualora lei, Sindaco, si alzi in piedi per dire che, appena possibile (non oggi, non domani, ma appena è possibile), metteremo in vendita le quote di IREN, così da poter permettere di sanare i Bilanci del Comune e far ripartire le infrastrutture. Lei giustamente ci ha detto che non è possibile farlo domani; noi siamo disposti ad aspettare, ma vogliamo un impegno concreto in un atto e l'atto è la proposta di mozione di accompagnamento che abbiamo presentato noi, oppure può essere quella del PdL che abbiamo sottoscritto, dove chiediamo che venga almeno sdoganato il tabù del 51%. Di fronte ad un impegno formale di questo tipo, siamo disposti a ritirare l'ostruzionismo, a farvi votare la proposta di deliberazione in maniera anche abbastanza rapida, sapendo che abbiamo fatto il bene dei cittadini, mettendo a disposizione nel futuro del capitale liquido per poter risanare quelli che sono oggi i debiti di questo Comune. LEVI Marta (Vicepresidente) La parola al Consigliere Mangone. MANGONE Domenico Cercherò di occupare meno tempo possibile. Intanto ne approfitto, Sindaco, per dirle che ho apprezzato molto oggi il suo intervento su Aldo Moro e quello che è il suo pensiero di quegli anni. Ho apprezzato anche molto la critica che ha fatto - immagino l'avrà fatta in altre occasioni, ma io l'ho sentita oggi per la prima volta - al mondo della cultura di sinistra, che, in quel periodo, negava alcune questioni evidenti. Quindi, ne ho approfittato, uno, per ringraziarla e, due, per riallacciarmi al ragionamento, invece, che ci impegna oggi. Non vorrei che noi fra 10, 15, 20 anni ci dovessimo pentire delle cose che abbiamo iniziato a fare già qualche anno fa e che stiamo continuando a fare. La mia posizione sulle società partecipate è, non a caso, una mediazione che sta tra destra e sinistra. Io non sono tra quelli che ritengono che bisogna vendere tutto e a tutti i costi, ma sono tra coloro che ritengono che ci sono cose che vanno vendute e cose che non vanno vendute. Poi mi spiego meglio. L'altro giorno il Sindaco (evidentemente per colpa mia, che non avevo bene espresso che cosa intendevo dire per "partecipazioni strategiche") ha fatto un ragionamento sulla strategicità delle aziende che è assolutamente giusto e condivisibile. Come si fa a dire che l'aeroporto non è strategico? Come si fa a dire che GTT non è strategica? Come si fa a dire, secondo il ragionamento del Sindaco, che IREN non è strategica? Certo, sono tutte strategiche, ma io al termine davo un'accezione un po' più restrittiva, cioè per me la strategicità di un'azienda partecipata è in relazione ai servizi che offre ai cittadini torinesi. Faccio un ragionamento semplice. Per me è strategica per la Città di Torino, per l'Ente Comune di Torino, quella società che offre ad esempio il servizio del trasporto pubblico. Cioè, il Consigliere Mangone, se vuole prendere il tram, o prende il tram GTT o non lo prende. Questa è la mia visione. Quando dico "strategico", mi riferisco a quello che è indispensabile che una Città offra ai propri cittadini. Allora, l'intento di una società partecipata dai Comuni è, secondo me, quello di offrire il miglior servizio possibile al minor prezzo possibile. Questa era la natura delle società partecipate. Il Consigliere Tronzano, che non vedo, prima diceva: "Vendiamo tutto, perché abbiamo fallito". No, non si butta via il bambino con l'acqua sporca. Ci dobbiamo dire una cosa e questo è il luogo giusto per dircela, Consigliere Tronzano: la politica ha fallito in alcune settori e non è che, perché la politica ha fallito in alcuni settori o perché in passato - e riguarda tutti, me compreso - non è stata in grado di gestire le aziende partecipate, noi dobbiamo svendere o vendere tutto. Non è così. Oggi l'opinione pubblica interroga la politica e alla politica chiede risposte e noi dobbiamo avere il coraggio di modificare i nostri atteggiamenti e di essere migliori di quello che siamo stati nel passato, perché oggi qui ci siamo noi. La soluzione GTT non va bene, per cui la vendiamo ai privati, è una non soluzione. Io, invece, dico al Sindaco: in GTT cominciamo a mettere persone all'altezza della situazione e io sono tra quelli che dicono che, quando arriva un manager, bisogna pagarlo, perché non credo al metodo populista che dice che gli stipendi sono vergognosi, in quanto le persone di qualità vanno pagate adeguatamente. Questo è il presupposto del mio ragionamento. Riguardo ad IREN. Perché ho presentato una proposta mozione? Tra l'altro, vedo che è anche diventata patrimonio comune e ringrazio. Perché per me IREN non è - con l'accezione di prima - strategica; non la ritengo strategica. Io mi auguro che, tra 20 anni, chi siederà in questi banchi non dovrà dire che abbiamo sbagliato. Io, come il Consigliere Tronzano, non credo nel capitalismo pubblico, inteso degli Enti Locali. Le Città, i Comuni devono servire le proprie popolazioni. Noi abbiamo fatto prima una fusione, poi ne abbiamo fatta un'altra, ora stiamo cercando di riorganizzare questa azienda. Scusate, ma non vi sembra appena normale il fatto che ogni territorio cerchi di tenere a casa propria le proprie cose e la loro gestione? È nella natura di una società di questo genere. Questa è un'altra delle ragioni che mi induce a dire: vendiamo IREN, perché solo vendendo le quote, può diventare una società vera. Sindaco, noi stiamo cercando di semplificare - e lo sforzo è apprezzabile -, ma, alla fine, ci rendiamo perfettamente conto che, per quanti sforzi noi possiamo fare, il potere è in mano al Consiglio d'Amministrazione, il quale, per decidere, deve avere 10 voti su 13. Io le domando: ritiene che questa sia una società "snella" da gestire? 10 voti su 13? È normale che l'Amministratore Delegato nomini tutti i rappresentanti delle società di primo livello? E deve nominarlo il CdA, sempre 10 su 13. Questo non rende snella una società. Le sembra normale che 3 Sindaci si debbano mettere d'accordo per cercare Presidente, Vicepresidente e Amministratore Delegato? Io appartengo, per ragioni biologiche, al centrosinistra e spero di non dover mai cambiare la mia biologia, è nel DNA; io mi auguro che si ragioni sempre tra Sindaci con una stessa visione e che siano sempre Sindaci del centrosinistra, ma era sulla rassegna stampa del Comune di Torino di due giorni fa la lite Milano-Brescia. Vorrei evitare di entrare troppo nel tecnico, perché, diversamente da tanti altri che sono già intervenuti, non sono capace di fare il super manager, non è quella la mia natura, ma che cosa succede se non vi mettete d'accordo? Mi è stato ricordato che questa è una società quotata in borsa, ma lo ricordo pure io. Mentre, probabilmente, le nostre discussione le seguono in pochi, le questioni che succedono nei CdA di una società quotata in borsa vengono seguite da chi deve comprare e vendere le azioni. È evidente che tutto questo è giustificato dal fatto che è una società che non può che avere le radici nei territori in cui è nata. Genova ce l'ha dimostrato in maniera chiara. Genova ha approvato un emendamento, attraverso il quale dice: questa è l'organizzazione di IREN. Io non so che cosa capiterà quando, dopo la nostra approvazione, ci saranno 3 deliberazioni diverse l'una dall'altra. Non lo so e chiedo al Vicesindaco cortesemente se ci può fare avere quanto prima una relazione sulla questione, perché il Consiglio Comunale di Torino approverà in un certo modo, Genova ha già approvato in un altro modo e i reggiani hanno già approvato per com'era inizialmente la deliberazione. Allora, che cosa succede tecnicamente? Non lo so. È il Consiglio d'Amministrazione titolato a decidere quale scegliere delle 3? Si fa a sorteggio? Secondo me, c'è qualcosa che non quadra in tutta questa vicenda. Poi mi chiedo, Sindaco, ma FSU ha motivo ancora d'essere? Ci sono cose che non capisco, come non riesco a capire perché abbiamo venduto tutto e non possiamo discutere della vendita di IREN. Il patrimonio netto di IREN oggi è circa 2 miliardi di Euro, FSU detiene il 33%, vale oltre 650 milioni, il 7% che noi abbiamo in cassaforte vale 136 milioni. Qualcuno mi ha detto: se vendiamo IREN, non prendiamo più l'utile. Sì, è vero e non va sulla partita corrente. Sì, è verissimo... LEVI Marta (Vicepresidente) Consigliere Mangone, la invito a concludere. MANGONE Domenico Però, stiamo ragionando di vendere i parcheggi. Sapete che utile creano i parcheggi alla Città di Torino e quanto mettono sulla partita corrente del Bilancio della Città di Torino? Lo stesso importo che ci dà IREN. Delle due, la giustificazione che non regge è: di là togliamo partita corrente e di là invece no. No, togliamo là e là. Quindi, cerchiamo di decidere una strategia e capire bene come fare. Pongo un'altra domanda all'Assessore al Bilancio, che non è presente: l'abbattimento del debito attraverso la dismissione di queste quote societarie, a quanto ammonterebbe? Probabilmente, pari all'utile che IREN ci dà tutti gli anni. Allora, facciamo qualche ragionamento. Sindaco, per carità, siamo arrivati alla discussione di questa proposta di deliberazione dopo un travagliato cammino; so che ha già iniziato ad organizzare una serie di discussioni che era utile fare e di questo non posso che ringraziarla, quindi mi auguro che questi discorsi, senza pregiudizi reciproci, si possano fare facendo anche un po' i ragionieri e facendo i conti con carte alla mano, perché qui, in questo Consiglio Comunale e nella sua maggioranza, credo che non ci siano soggetti o forze politiche irresponsabili, ma ci sono soggetti e forze politiche che hanno l'esigenza di capire, prima di decidere. Allora, verifichiamo i numeri, dopodiché non ci saranno tabù di alcun genere. Possiamo discutere tutto, con la ragionevolezza di entrambi però, perché, se la ragionevolezza c'è solo da una parte, il giocattolo si rompe. LEVI Marta (Vicepresidente) La parola al Consigliere Curto. CURTO Michele In realtà, molte cose sono già state dette. Penso che dovremmo fare contemporaneamente due ragionamenti. Da un lato, sono alcune sedute del Consiglio Comunale, credo che questa sia la seconda, che abbiamo aperto una discussione importante, che parte sicuramente dalla governance di IREN, ma assume il più ampio confronto su quello che è il vero tema, cioè quello delle proprietà pubbliche delle aziende erogatrici di Servizi Pubblici Locali e del rapporto fra pubblico e privato, fra mercato e Istituzioni Locali. Dall'altra parte, stiamo affrontando la discussione su una deliberazione precisa, che è anche complessa - ce la presentava prima il Sindaco -, perché prova a fare quello che, per certi versi, è innaturale, cioè mettere insieme territori diversi che, nel rispetto delle forme democratiche delle Aule Consiliari, cercano di stare al mercato e di darsi regole per poter stare al mercato. Io partirei da questo secondo punto, perché credo che questo sia fondamentale anche per le idee generali di riordino dei servizi, di cui parlerò dopo. Allora, questo è il primo passo che dobbiamo fare. Noi oggi consumiamo una discussione che è a valle di due prese d'atto, quella sulla posizione dell'Emilia Romagna e quella sulla posizione di Genova. La nostra presa d'atto è relativa al fatto che quanto speravamo di fare, cioè la costruzione di un'intesa su più territori, è in parte compromessa. Sicuramente, non per colpa nostra, ma noi ci troviamo con un quadro modificato. Davanti a quel quadro modificato, io penso che dobbiamo assumere un atteggiamento importante. A cosa mi riferisco? Penso sia giusto efficientare la governance di quella società. Ha ragione il Consigliere Mangone quando dice: per quanto noi la potremo efficientare, quella governance probabilmente sarà comunque più lenta della governance di un'azienda a capitale esclusivamente privato. È chiaro, ma dobbiamo efficientare quella governance, senza dimenticare la storia di quelle aziende, perché - io non ho questa passione per dire che tutto è andato male - la storia dell'AEM su questo territorio ha fatto il bene dei Bilanci di questa Città e ha dato qualità ed efficienza ai servizi per i nostri cittadini. Mi auguro che, nei prossimi anni, noi continueremo e riusciremo a mantenere quei livelli di servizio, perché a me questa ubriacatura, per cui adesso arriva il mercato e ci risolve tutti i problemi o, soprattutto, allontaniamo dai territori i servizi e ne aumentiamo automaticamente l'efficienza, non mi convince (spero di non essere profeta in patria). Questo processo progressivo che ci ha portato dalle municipalizzate alle partecipate, dalle partecipate alle holding per finire con le multiutility, in cui mettiamo insieme cose molto diverse, sarà molto moderno in termini di mercato, ma lo trovo molto antico in termini di interessi di qualcuno a scapito degli interessi della collettività. Credo che l'efficienza della governance non si possa esaurire alle forme con cui si prendono le decisioni rispetto agli apicali. Le richiesta che arrivano dai cittadini riguardano la trasparenza diffusa, l'efficienza nelle singole nomine, la qualità e il merito e sono lenti che, se inforchiamo per guardare a IREN, troppo spesso lascerebbero i nostri cittadini, e probabilmente anche noi, estremamente delusi. Per questo, Sindaco, mi auguro che questa riorganizzazione societaria non sia solo una nuova forma di scegliere in maniera condivisa, più efficace e più efficiente i vertici, ma anche foriera di scelte radicali per la costruzione del sistema di governance diffuso di quell'azienda, del sistema di nomina dei quadri intermedi, che non può essere accompagnato semplicemente dal vecchio metodo dello spoiling system e della relazione con la politica. In questo ci vuole uno scatto di efficienza, una presa d'atto, ma dev'essere accompagnato da nuovi criteri di merito. Voglio dire un'ultima cosa, che non sta in questa deliberazione, ma che, secondo me, deve stare nella nostra discussione, rispetto agli strumenti con cui mano a mano sostituiamo il controllo analogo, che mano a mano va a sciogliersi ovviamente, rispetto a strumenti nuovi di controllo sui Servizi Pubblici Locali. Sindaco, voglio citare due casi che fanno parte della storia del rapporto di questo Consiglio Comunale rispetto ad IREN e che dovrebbero farci riflettere su quello che accadrà domani. Il primo. Lo scorso anno, con una richiesta di accesso agli atti, chiesi ad IREN di rendermi edotto sulle consulenze assegnate da quell'azienda a persone fisiche. Volevo sapere qual era il quadro di potere, volevo capire quanto fosse efficiente ed efficace quel sistema reticolare di nomine diffuse. Bene, la prima risposta che IREN mi diede fu che non ne avevo diritto, in quanto società quotata in borsa e società non pubblica, diceva IREN. Allora, affrontammo questa discussione nella Conferenza dei Capigruppo e chiesi un parere a quella che fu l'Agenzia per i Servizi Pubblici Locali, che, devo dire, me lo scrisse; poi, abbiamo rinunciato a quello strumento, minacciai il ricorso al TAR e dopo mesi e mesi finalmente arrivarono dei file, che, però, non erano quanto era stato richiesto: c'erano gli affidamenti di consulenza alle società, ma non c'erano i nomi. In altri termini, a 16 mesi dalla richiesta, un Consigliere Comunale della Città di Torino, nonostante venga sancito il diritto intoccabile costituzionale al sindacato ispettivo, non ha gli strumenti per controllare quell'azienda per come è oggi. Mi chiedo se questa riorganizzazione aumenti o indebolisca quella capacità di controllo. Secondo caso. I servizi sono per i nostri cittadini e sono i nostri cittadini a prendere il polso di questi servizi. Come sapete, lo scorso anno il Governo Monti ha aumentato l'IVA dal 20 al 21% - non dico cosa nuova - e, come sapete, le aziende che forniscono energia hanno spesso un ritardo storicizzato nel bollettare e fatturare all'utenza pagamenti arretrati. Questo valeva anche per IREN. C'è stato il caso di molte persone di questa città che si sono viste arrivare pagamenti per utenze per 1, 2, 3 anni precedenti tutte in un colpo solo, situazioni che le avrebbero rovinate e che, ad oggi, non sempre hanno una soluzione. Già questa è una prima richiesta: riesce una società pubblica a trattare diversamente situazioni sociali come queste? Ma siamo al banale, Sindaco, perché anche IREN, come altre società che erogano energia, decise di bollettare non al 20% di IVA, ma al 21% di IVA, cioè decise di far pagare a quegli utenti le proprie responsabilità, la propria mancanza, i propri ritardi, scaricando su quegli utenti i costi che erano imputabili alle proprie responsabilità. Nonostante interpellanze, prese d'atto, discussioni in Commissione, a distanza di 12 mesi, poco meno, non siamo riusciti a venire a capo di questa questione. Questo è un altro caso; può sembrare banale, può essere un 1%, ma è un 1% che si scarica su centinaia e centinaia di utenti torinesi, in cui la distanza fra il territorio e le aziende segna un problema. Adesso arriviamo alla discussione generale. Io credo che questa proposta di deliberazione vada approvata e sono d'accordo con quanto diceva il Consigliere Lo Russo sul mediare tra le posizioni di Genova e dell'Emilia Romagna. Credo che noi non dobbiamo entrare nella discussione sul piano industriale, proprio in virtù di quella efficienza. Penso, però, che dobbiamo andare avanti con l'altra discussione e in quest'altra discussione io vorrei tracciare un paletto semplice e chiaro, che è un paletto che dev'essere comprensibile per i nostri cittadini. Noi, chiaramente, ci troviamo in una strettoia d'annata, in cui non sappiamo quale sarà il nostro Bilancio e non sappiamo quale sarà la cassa su quel nostro Bilancio; l'abbiamo affrontato tante volte. Davanti ad una situazione debitoria significativa della nostra Città, dobbiamo capire come utilizzare la nostra patrimonialità per risolvere il contingente e per continuare a svolgere il nostro lavoro. È chiaro che, quando si tratta di vendere, uno deve scegliere che cosa vendere. Diverse volte avrei voluto aprire la discussione su altre proprietà degli Enti Locali, penso sempre ai siti olimpici, di cui continuo a non condividere l'impostazione e il governo, ma, se dovessi scegliere fra l'ascensore che è solo di casa mia e delle persone che stanno sopra di me, cioè fra il diritto alla mobilità e invece il contatore della luce che può essere attivato con quella azienda pubblica, piuttosto che con una serie di fornitori privati, io probabilmente sceglierei il contatore della luce. Non posso però neanche sottovalutare le cose che lei dice, quando parla di strategicità di quel soggetto. È chiaro che Torino non è sola nel mondo, anzi, il mondo ci entra in casa tutti i giorni. Capisco che su questo dobbiamo fare una discussione, come capisco che rischiamo di sviluppare una minusvalenza rispetto a quei valori e a quella società. Faccio notare che anche su GTT rischiamo la stessa identica cosa, ma credo che ne avremo poco guadagno. Allora, negli ultimi secondi che mi restano, vorrei recuperare un caposaldo, che è quello che orienterà la nostra posizione come Sinistra Ecologia e Libertà, ovvero di ripartire dai diritti e dai beni comuni: diritto alla mobilità, diritto all'acqua e anche diritto alle cure. Dico questo perché, in un momento come questo, una società, come per esempio la Farmacie Comunali, che potrebbe essere vista come uno strumento da dismettere per fare cassa, magari invece potrebbe diventare una leva con cui affrontare la questione sociale di questa Città, dove ci sono migliaia di persone che non hanno più accesso alle cure a causa della fortissima contrazione dei loro redditi. A partire da questo, noi svolgeremo il nostro ruolo di garanti di quel referendum, che andava ben al di là della proprietà pubblica dell'acqua. A partire da questo, difenderemo il diritto al trasporto e alla mobilità dei torinesi, che è la vera cosa che interessa loro in questi giorni, in cui prendono coscienza di quelli che sono stati tagli delle linee, i tagli delle fermate e l'allungamento dei tempi d'attesa. A partire da questo, valuteremo quelle scelte difficili e complicate che ci vedranno discutere, ma vogliamo discutere, Sindaco, e sono molto contento che su questo si apra un confronto in questo Consiglio Comunale, e sono ancora più contento che si apra e si riapra, senza dare per scontato nulla, un confronto all'interno della nostra maggioranza fra la proprietà strategica di IREN e, invece, i diritti fondamentali, fra cui il diritto al trasporto, che il Gruppo Torinese Trasporti continua a garantire ai cittadini di Torino. LEVI Marta (Vicepresidente) La parola al Consigliere Marrone. MARRONE Maurizio Purtroppo, anche se in passato una premessa simile non sarebbe stata d'obbligo, la devo fare: noi non vogliamo aiutare questa maggioranza. Un tempo uno avrebbe potuto evitarlo, invece adesso ci tocca sottolinearlo e dirlo. Così come non intendiamo ritirare gli emendamenti di ostruzionismo (lo dico, così ognuno sa come programmarsi il resto della serata e anche la giornata di lunedì), per cui purtroppo, su 8.000 emendamenti complessivi, 4.000 rimarranno. Purtroppo mi spiace andare a frustrare le aspettative che potevano essersi create in qualche Consigliere di maggioranza. Il motivo è molto semplice: di sicuro è un'opposizione che può essere nata da una questione di impostazione politica, ma in realtà, al momento, con tutti gli elementi di novità, arriva a diventare la naturale conseguenza di un ragionamento meramente logico. Voglio approfittare dei minuti di cui dispongo per ripercorrere brevemente i vari stadi. Che cos'è IREN? È una grande multiutility del Nord. È vero. È un grande progetto ambizioso che coinvolge tante diverse Amministrazioni, omogenee o meno, a livello geografico. Un altro elemento caratterizzante, però (e nessuno mi potrà dire che non è vero), è che univa diverse Amministrazioni sempre di orientamento politico consolidato della stessa parte. Questo è un dato di fatto. Io posso ritenere che fosse una motivazione fondante; qualcun altro, invece, può ritenere che fosse una semplice coincidenza, però è un dato di fatto. La conseguenza di questo la stiamo vedendo adesso: quell'apparato, che di fatto veniva ritenuto solido nel momento in cui è stata delineata la struttura e la governance di IREN, è stato abbattuto, non solo dalle ultime elezioni, ma proprio dall'evoluzione del quadro politico; e, ahimè, insieme a quell'apparato e a quello schema politico, è stata trascinata nelle rovine anche la solidità dell'intesa tra le varie Amministrazioni che si ritrovano ad avere la golden share, quindi quelle più pesanti rispetto all'amministrazione di questa multiutility. E lo stiamo vedendo adesso, perché quella che doveva essere una riforma di Statuto, che doveva alleggerire la governance, porre un freno ai veti contrapposti (riporto discorsi a noi illustrati dalla Giunta), ai pesi specifici delle diverse Amministrazioni Comunali nell'influenza rispetto ai soggetti da loro indicati ai vertici della società, si è di fatto arenata nel processo funzionale, ovvero quello di deliberazione nei vari Consigli, perché ogni singola realtà territoriale, pur tutte unite dallo stesso colore politico, ha apportato delle modifiche che vanno a stravolgere proprio la finalità. Noi parliamo di linee di business, parliamo di piano industriale, parliamo di nominare e decidere i vertici delle principali società operative del Gruppo sotto la Holding, che di fatto è una mera scatola di cartone, che diventa l'apice di tutte le altre, perché dobbiamo chiamare le cose con il loro nome. Parliamo anche - come ricordava il Consigliere Mangone - di una specie di diritto di veto che gli emiliani hanno strappato rispetto al fatto di dover ribilanciare l'assenza di indicazione diretta di soggetti apicali. Allora diciamo anche questo. In realtà, se usciamo un attimo dal Palazzo e chiediamo a un qualunque cittadino, fermato a caso (io sono veramente disposto a scommettere la cena, diciamo per l'opposizione, per la maggioranza no, però per una buona parte di quest'Aula), sono pronto a scommettere che nessuno sarebbe in grado di spiegare quali sono le ricadute positive di una tale modifica statutaria, perché è questione di lana caprina e lo è diventata sempre di più con l'evoluzione - e per voi la degenerazione - del quadro politico. Poi, per alleggerire questa premessa, al Sindaco Fassino posso solo dire, come consolazione, che, se Sparta piange, di sicuro Atene non ride. Questo mi tocca dirlo, anche con una certa amarezza. Però, tornando al merito e al dato politico, innanzitutto voglio sottolineare un altro elemento: quando inizia il dibattito e l'approfondimento in Commissione su questa modifica di Statuto, FSU ha la Presidenza vacante, e quando termina questa fase di approfondimento in Commissione, FSU ha avuto una nomina presidenziale (quindi di Presidenza) da parte della Giunta e, nonostante le reiterate richieste provenienti da diversi Gruppi, questa Commissione non ha avuto modo di audire FSU. Questo perché - ci è stato risposto dal Vicesindaco Dealessandri - FSU, in quanto mera società veicolo, è semplicemente latrice delle indicazioni che arrivano pedissequamente dagli esponenti delle due Giunte Torino-Genova. Per rispondere indirettamente al Consigliere Mangone, quindi, a cosa serve FSU? Di fatto, serve a pagare il gettone al Presidente e ai membri del CdA (per Torino, se non sbaglio, due elementi); per il resto, a nulla, perché è il Vicesindaco Dealessandri che decide i nomi che arrivano, indirettamente - ma, in realtà, da un punto di vista sostanziale, direttamente -, in IREN, come quote di CdA. Non abbiamo audito neanche il gruppo di lavoro che ha, di fatto, anticipato e delineato le linee guida di questa riforma statutaria. È stato richiesto, è stato ricordato che la Città di Torino non ha inviato nessuno di IREN, che avesse un ruolo in IREN; abbiamo mandato, invece, un ex manager FIAT senza un incarico ufficializzato, e va bene, magari perché c'era un rapporto fiduciario, però non siamo riusciti ad audirlo, perché ci è stato detto che quel progetto era completamente diverso da quello che poi, invece, è approdato da noi in Commissione. Ma l'elemento davvero rivoluzionario per i nostri ragionamenti, che dovrebbe essere di una semplicità lampante per tutti noi, è che lo scorso Consiglio Comunale, pur contro la volontà espressa dal Sindaco Fassino, ha votato un punto particolare di una mozione che dà un indirizzo politico semplicissimo: vendere le quote detenute dal Comune di Torino all'interno di IREN. Questo indirizzo è stato approvato, per cui, che il Sindaco Fassino e il Vicesindaco Dealessandri lo condividano o meno, dovranno darvi attuazione, con le tempistiche che riterranno, con le modalità che riterranno, ma sanno che lo dovranno fare. Ora, se questo è l'indirizzo, come fa la Città di Torino a porsi nei confronti delle altre controparti, di altre Amministrazioni Comunali, dei vertici già esistenti in IREN, di tutti quei soggetti coinvolti, rivendicando quindi un ruolo decisionale nella futura delineazione dello Statuto, e quindi anche della governance, quando arriva di fatto in condizione di uscente, cioè già sapendo che da lì dovrà uscire? E quindi delinea con i patti parasociali il peso che ha con FSU, il peso diretto che avrà rispetto alle formazioni di candidature per gli organi apicali in assemblea azionisti. Ma come si fa? Cioè, un atteggiamento, non dico maturo e responsabile, ma conseguente, da un punto di vista logico, sarebbe dovuto consistere nell'andare di fronte a Genova, agli emiliani, e dire: "Guardate, noi abbiamo iniziato un processo che doveva dettare il futuro di IREN, ma poi ci siamo accorti - perché la democrazia è fatta anche di questo - che l'organo sovrano della Città di Torino, che è il Consiglio Comunale di Torino, ha deciso che non vuole più avere a che fare con IREN e vuole vendere le quote, per cui noi ci facciamo indietro". E, se è così, la deliberazione si ritira e bisogna avere l'umiltà di dire alle controparti che non possiamo pretendere di avere un ruolo da protagonisti, quando abbiamo deciso di vendere, perché è un passaggio semplicemente logico. Per cui, il destino di questa deliberazione dovrebbe essere semplicemente... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). No, può intervenire, tanto si terrà il diritto di farlo. Prego. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Sì, assolutamente. Aggiungo una società bloccata, comunque, dai veti contrapposti; per cui diciamo che a me, più che una verde prateria, sembra un pantano, però sono valutazioni. Diciamo, però, che il passaggio logico è che di sicuro qualcosa è cambiato lo scorso Consiglio e noi dobbiamo tenerne conto. Per cui io, sinceramente, in questo caso poco mi appassionano i ragionamenti filosofici, di sicuro di per sé stimolanti, sul capitalismo municipale, piuttosto che sul protagonismo o meno delle Amministrazioni Comunali nell'esercizio della governance delle municipalizzate o dell'erogazione dei servizi. Vivaddio che facciamo questi ragionamenti, ma non è questa la sede. La sede doveva essere quando abbiamo ragionato su FCT e dovrebbe essere ogni volta che ragioniamo una dismissione. Ma in sede di approfondimento di una deliberazione che disegna la governance, bisogna solo dire apertamente se noi con quella società c'entriamo o no nel futuro. E la risposta l'ha già data questo Consiglio Comunale. So che ci sono delle mozioni che lo esplicitano meglio (in particolare, se non sbaglio, quella della Lega Nord) e di sicuro incontreranno il nostro voto favorevole. Intanto concludo con l'auspicare che chi ha votato quel punto della mozione del Consigliere Mangone sia coerente e voti anche queste mozioni, perché non si decide cosa vendere solo quando si decide che cosa salvare. E qui chi ha orecchie per intendere, intenda, perché in certi casi si teme che, più che un ragionamento nell'interesse della Città, si faccia un ragionamento nell'interesse di determinate clientele. Però, di sicuro, un indirizzo è stato dato e tutti i passi successivi devono essere coerenti. Per cui, anche per giustificare quello che sarà un duro atteggiamento di ostruzionismo, non ci limiteremo a non ritirare gli emendamenti, approfitteremo di ogni singolo secondo che ci verrà consentito dal Regolamento per ribadire quelle che sono le nostre ragioni e, di sicuro, avremo anche più tempo per illustrare meglio, non saranno solo interventi dilatori. Penso che, a questo punto, una maggioranza, che ha già dimostrato la sua fragilità, arriverà a rinviare a lunedì la votazione, e lo farà nonostante in Commissione il Vicesindaco abbia detto che era questione di vita o di morte il fatto che la deliberazione venisse approvata all'interno della settimana, e questo lo sottolineiamo. Aggiungo anche un ultimo elemento: oggi, invece, di fronte al fatto politico nuovo di una maggioranza debole e di un'opposizione che non arretra - perché l'elemento politico nuovo è quello - il Vicesindaco (spero che poi magari spieghi meglio questo dettaglio anche qui in Aula) ha detto che tanto non è più un grande problema, perché lunedì comunque scriverà agli altri soci per spiegargli che è una questione di tempo, ma tanto l'approvazione comunque è nelle cose. Per cui i tempi, che ci erano stati spiegati come vincolanti, inderogabili per quelle che sono le dinamiche già avviate in FSU e in IREN, evidentemente invece possono trovare un'eccezione. Noi, invece, manteniamo questo ostruzionismo, perché riteniamo che la Sala Rossa, contro il volere della Giunta, si sia già espressa su IREN, e si sia espressa per la vendita, e che quindi ogni modifica successiva della governance sia un controsenso e soprattutto un passo indietro rispetto a quella sacra espressione di indirizzo politico, quando ancora c'è, grazie a Dio, che è stata la votazione della vendita delle quote torinesi di IREN. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Bertola. BERTOLA Vittorio Intervengo anch'io in questo dibattito un po' strano, in cui il Capogruppo del PdL cerca di convincere i Consiglieri del PD a votare la deliberazione del Sindaco e il Capogruppo della Lega Nord cita Andreotti, quindi forse c'è una situazione di confusione che cercherò un po' di chiarire. Io credo che questa grande riforma, che ci è stata proposta, sia, negli obiettivi dichiarati, sicuramente condivisibile, perché, come tutte le aziende, anche IREN ha un gran bisogno di efficienza, però credo che sia già in gran parte abortita, nel senso che i tre livelli su cui si doveva operare per recuperare efficienza in questa società sono - forse quello più importante - quello delle 130 società che fanno parte del gruppo, dove forse veramente ci sono le maggiori possibilità di sinergie, e questo è stato tolto dal tavolo quasi subito; poi c'è il livello delle società di primo livello, quindi delle grandi divisioni per linee di business, e questo è stato tolto dal tavolo in questi ultimi giorni, perché alla fine non si è trovato l'accordo. Quindi è rimasto solo questo piccolissimo pezzo della governance apicale dei dirigenti in cima, corrispondenti all'attuale Comitato Esecutivo. Anche qui, c'è voluto comunque un anno per partorire un qualche risultato, anno che è stato speso, però, non nella discussione - come avrebbe dovuto essere - pubblica, perlomeno nei Consigli Comunali, ma in questo lavoro dei tre saggi, che poi alla fine si è rivelato sostanzialmente poco fruttuoso, perché poi giustamente, quando si è arrivati all'ultimo momento finalmente nei Consigli Comunali, i Consigli Comunali hanno voluto dire la loro e si è scoperto che quello che era stato elaborato, forse, non era poi così tanto condiviso. Forse l'unica caratteristica che è rimasta di questa riforma - non lo dico io, lo dicono gli osservatori - è stata che, da una situazione in cui gli amministratori li decidono Torino, Genova, Reggio Emilia e Parma, si passa ad una situazione in cui gli amministratori li decidono Torino, Genova, Reggio Emilia. Per cui, questa è stata descritta da alcuni osservatori come una riforma contro la Città di Parma, però devo dire che, con molta responsabilità, in realtà la Città di Parma sta facendo il suo dovere e ha deciso comunque di contribuire a questa operazione nell'interesse della società. Invece, purtroppo, quello che sta succedendo è che i problemi si stanno verificando a Torino e a Genova, forse a Reggio Emilia no, ma sicuramente a Torino e a Genova, per cui noi ci troviamo di fronte ad uno stato di sostanziale confusione, in cui non si capisce quale sia la linea che vuole prendere il centrosinistra, in generale, su una questione che comunque ha una rilevanza anche nazionale, in cui a Genova prendono sostanzialmente la linea della conservazione dello status quo - almeno così ci è stata descritta prima in Commissione -, qui non si capisce perché addirittura lo scorso lunedì abbiamo visto alcune delle proposte del Sindaco votate contro dal suo partito, però approvate con i voti del PdL, della Lega Nord e dei Moderati. Insomma, sul tavolo si sentono le linee più opposte, perché poi alla fine in questo dibattito abbiamo visto prospettare tre diverse ipotesi: una è la conservazione dell'esistente, con tutto il suo apparato, diciamo così, parallelo alla politica; una è comunque la privatizzazione, quindi l'idea di arrivare a vendere e dare tutta questa cosa in mano ai privati; la terza ipotesi è il progetto che il Sindaco porta avanti da ormai una decina di anni, in varie sedi e in vari ruoli, cioè quello della famosa multiutility del Nord, quindi di arrivare, alla fine, ad integrare le aziende di servizi di tutto il Nord Italia. Noi crediamo che nessuna di queste tre strade sia quella che bisogna percorrere, perché nessuna di queste tre strade può funzionare. Noi crediamo che IREN non si debba vendere, si deve forse uscire, nel senso che si deve porre fine a questa idea del \"grosso è bello\", che francamente è stata smentita dai fatti, perché noi abbiamo consegnato 10 anni fa a quella che allora poi doveva diventare IRIDE, quindi era la capofila dell'attuale IREN, una società come AEM Torino, che era una società sana, che ci rendeva orgogliosi, che ha sempre funzionato bene ed è stata sempre anche un po' veramente l'orgoglio e il motore della Città, e ci troviamo adesso con le nostre quote, come socio principale, di una società che ha oltre 2 miliardi e mezzo di Euro di debiti, che è una cifra pari a più di tre volte la capitalizzazione di Borsa e quasi 20 volte l'utile netto che ha fatto nell'ultimo anno. Quindi è una società che veramente, anche in termini finanziari, risulta discretamente traballante. Quindi c'è da chiedersi a cosa sia servito questo progetto, se questo fantomatico progetto della multiutility del Nord veramente serva a qualcosa, a chi serva e a cosa serva. Certamente non serve, come viene detto, a fare efficienza, a fare sinergia e ad arrivare a offrire servizi migliori e tariffe più basse per gli utenti, perché questo è quello che è stato smentito dalla realtà dei fatti. In realtà quello che succede è che attualmente IREN è già una grande cassaforte, è una cassaforte che è in mano alla politica con questo stato grigio, per cui è un po' pubblica, un po' privata: è pubblica quando serve finanziarla e quando ci sarà poi da pagare i debiti e questo grosso buco, quando c'è magari da portare gli utenti a iscriversi, ad acquistare i suoi servizi, quindi ad esempio con il teleriscaldamento, che di fatto sta diventando un servizio quasi di monopolio, di monopolio non lo è, ma comunque di monopolio nello specifico, ma di controllo della quasi totalità del mercato del riscaldamento in Città, però la società rimane privata nel momento in cui c'è da trarne beneficio. Quindi, quando c'è da gestirla, magari da offrire sponsorizzazioni, offrire consulenze, eccetera, poi la società viene gestita con nessuna trasparenza. Abbiamo già ricordato prima, in quest'Aula, il caso del Consigliere - neanche un Consigliere di opposizione Grillino, ma un Consigliere della maggioranza - che chiede di avere accesso a dati sulla gestione e gli viene detto che lui non ne ha diritto. Quindi, sostanzialmente, quando poi c'è da spendere questi soldi, la società risulta sostanzialmente privata. Secondo noi è proprio questo equivoco che va chiarito ed è uno dei motivi per cui IREN non funziona e non può funzionare, e non è questo genere di riforma che può arrivare ad attaccare questo problema. Noi, in realtà, per i Servizi Pubblici Locali avremmo in mente un modello veramente diverso, se volete anche forse innovativo (in parte antico, ma sicuramente innovativo, per quella che è la filosofia che è andata per la maggiore in questi ultimi 10-20 anni): noi crediamo che i Servizi Pubblici Locali debbano essere gestiti localmente, perché comunque non possiamo pensare di dover telefonare a Reggio Emilia ogni volta che c'è da pulire la piazza qui sotto, perché nel frattempo abbiamo fatto questo enorme contenitore in cui le cose si sono un po' perse e non si sa nemmeno più bene dove siano. Noi crediamo che questi servizi, proprio perché sono servizi essenziali per i cittadini, dovrebbero essere gestiti localmente. Se poi c'è da fare delle sinergie, delle economie di scala, eccetera, ci si può tranquillamente federare, fare gruppi di acquisto, organizzare per quello che serve, però, dal punto di vista societario e del controllo, non ha alcun senso che queste cose vengano delegate a società che sono a metà del guado tra il pubblico e il mercato e che, comunque, hanno dimostrato di non saper fare né l'efficienza che si pretenderebbe, né l'interesse dei cittadini. Per cui, noi assolutamente siamo contrari a questa proposta e quindi non la sosterremo. L'ultima cosa che vorrei dire è relativa alle nostre proposte. Noi comunque, nonostante si sia detto originariamente che la deliberazione era blindata, abbiamo voluto presentare soltanto emendamenti di merito e abbiamo fatto tre proposte di modifica allo Statuto, che a questo punto, visto che tanto hanno cominciato un po' tutti a modificarlo di qua e di là, speriamo possano essere accolte, ma non sappiamo nemmeno se siano stati accorpati dalla maggioranza (e quindi saranno respinti senza discussione) o se li potremo discutere, per cui ne parlo adesso. Una è quella di introdurre un tetto ai compensi dei manager. Non è una battaglia populista, come ha detto qualcuno, ma è semplicemente una questione di misura e di rispetto, specialmente in questo momento storico. Noi abbiamo proposto un tetto che sia pari a dodici volte lo stipendio più basso dei dipendenti assunti a tempo indeterminato del gruppo IREN. Quindi, un legame tra lo stipendio massimo dei manager e lo stipendio minimo presente in azienda, perché in un'azienda ben gestita, tutti devono essere sulla stessa barca e trarre beneficio, ovviamente proporzionalmente alle proprie competenze e capacità, dall'andamento generale dell'azienda. Il secondo emendamento è legato alla rieleggibilità degli amministratori. Pur rendendoci conto che la società deve comunque operare, per cui ci possono essere delle competenze che richiedono che una persona sia adatta a rimanere lì, però trattandosi di una società pubblica (almeno finché lo è) che gestisce una consistente quantità di servizi pubblici, riteniamo che sia opportuno che ci sia un ricambio anche degli amministratori, prevedendo che possano svolgere soltanto due mandati. L'ultimo emendamento è relativo alla tutela dei piccoli azionisti, che spesso fanno fatica a partecipare alle assemblee. Per questo chiediamo che sia obbligatorio, non soltanto una possibilità, che nelle assemblee chiunque sia socio possa votare, anche a distanza, sia in forma elettronica che per corrispondenza. Inoltre, abbiamo presentato una mozione di accompagnamento legata a una discussione che in parte è già stata fatta lunedì, cioè quella del problema del servizio idrico, perché se il referendum del 2011, più volte citato, ha dato l'indirizzo di non privatizzare i servizi pubblici, vuol dire che, in particolare per l'acqua, c'è sostanzialmente una decisione ormai assodata. Dato che IREN gestisce non l'acqua di Torino, che è affidata a SMAT, ma l'acqua in diverse altre città, riteniamo che sia comunque dovere anche della Città di Torino, che comunque ne è il socio più grosso, dare un indirizzo. Per cui, se tra tutte queste ipotesi sul tappeto si dovesse procedere alla privatizzazione, quindi alla vendita ai privati di una parte di capitale per consentirgli di assumere la maggioranza, si provveda prima a scorporare la proprietà del servizio idrico, mantenendo la quota di maggioranza nelle mani degli Enti Locali interessati. Crediamo che questo possa essere anche un buon compromesso per garantire comunque la proprietà pubblica dell'acqua. Un elemento indispensabile, che la Città prevede anche nel suo Statuto e quindi dovrebbe cercare di tutelare. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Greco Lucchina. GRECO LUCCHINA Paolo Brevemente, perché chi mi ha preceduto ha già esaurito gran parte degli argomenti che volevo trattare. Il Consigliere Marrone mi consenta una battuta: cercherò di intervenire prima di lui, perché la pensiamo spesso nello stesso modo. Questa è una proposta di deliberazione complicata fin dalla sua prima discussione in Commissione, che a mio modo di vedere si è complicata ulteriormente dopo il passaggio d'Aula a Genova. È stato detto da molti che si tratta di un tentativo di razionalizzare e rendere efficiente la governance di IREN, concentrando evidentemente la quasi totalità delle deleghe in mano all'Amministratore Delegato. Ma forse c'è qualcosa di più, che è ovviamente il tentativo di posizionamento in particolare da parte di Torino e di Genova a scapito di Reggio Emilia. Signor Sindaco, lunedì scorso l'avevo esortato a essere capofila, in fase di interlocuzione, nei confronti degli altri soci. Ma oggi ho la netta sensazione che si stiano inseguendo le scelte di Genova, che ha approvato un testo diverso (è già stato ricordato) da quello che abbiamo discusso e che stiamo discutendo in questo momento. Genova ha fatto una cosa molto precisa: ha fatto rompere il patto di sindacato di FSU. Nessuno l'ha detto oggi. Una cosa molto precisa. Allora mi chiedo se non ci sia la necessità di cambiare le nostre alleanze e quindi l'interlocuzione nei confronti degli altri soci. Probabilmente l'apertura ce l'ha data il Sindaco lunedì. Allora, parliamo più con Reggio Emilia. Mi sia concesso un breve excursus sul percorso che ha portato la proposta di deliberazione in Aula. Non è una critica (il Presidente Altamura sa che gli riconosco sempre una corretta, perfetta ed equa gestione dei lavori), ma un pungolo forse più nei confronti della Conferenza dei Capigruppo. Mi riferisco al tema delle audizioni. Di fatto, noi abbiamo audito solamente i vertici di IREN. Utilissimo. Il Consigliere Mangone ha già ricordato lo stato di patrimonializzazione, gli utili rispetto al Bilancio di esercizio di quest'anno. L'Amministratore Delegato, ingegner Garbati, ci ha anche detto che non è stato minimamente sollecitato rispetto a questa proposta di deliberazione e, in particolare, a quale fosse la sua opinione rispetto alla nuova governance. Rispetto alle richieste del Popolo della Libertà, ma ricordo anche del Gruppo Fratelli d'Italia, in merito alle possibili audizioni, in particolare dei vertici di FSU (lo ha ricordato il Consigliere Marrone), ovviamente abbiamo il dottor Tazzetti che entra in corsa, ma c'era qualcun altro che poteva essere audito. Anche perché sarebbe stato interessante conoscere le risposte dei vertici rispetto alle dichiarazioni del Vicesindaco, che ci aveva sostanzialmente detto (mi permetta la battuta) di non audirli, perché tanto loro avrebbero espresso esattamente le indicazioni delle Amministrazioni di Torino e di Genova. Allora, chiedo al Presidente e in particolare ai Capigruppo (che per Regolamento hanno il compito di decidere in merito alle audizioni) di prestare maggiore attenzione, perché questa era una richiesta forte e forse doverosa. Così come era doverosa l'audizione del comitato dei saggi, di cui ovviamente faceva parte il dottor Cantarella. Qui mi sia consentito un commento politico. Intanto ne approfitto anch'io chiedendo al Sindaco se ci definisce la natura di questo rapporto con cui ha dato mandato esplorativo al dottor Cantarella di inventarsi questa fase esplorativa, che doveva essere poi il percorso che portava questa proposta di deliberazione in Aula. Perché a noi non è chiaro. Ce lo spieghi. Ce lo siamo chiesti un po' tutti, al di là delle indiscrezioni che vedevano il dottor Cantarella come possibile Presidente di IREN. Questo glielo dico perché non solo io, ma penso che gran parte di questa Città sia stanca di questa classe dirigente, che appare un po' come un gruppo stabile e coeso, strutturalmente poco incline al ricambio interno. Lo dico, signor Sindaco, perché porre fine a questa sorta di processo di autolegittimazione nei confronti degli antichi padroni di questa Città (mi riferisco ai vertici FIAT) probabilmente è una cosa utile. Basta attingere da questo "gerontocomio". Non lo dico in maniera sprezzante, avendo esattamente consapevolezza di quello che dico, perché mi sto riferendo a una classe dirigente che rischia di essere desueta e vecchia. Allora, gli "head hunter" di questa Città ricerchino professionalità slegate dalle forze politiche e intellettuali che nell'ultimo ventennio hanno accompagnato le scelte delle Amministrazioni Castellani e Chiamparino. Sindaco Fassino, lei ha la caratura, le qualità, ha tutto per porre fine a questo. Mi creda, lo faccia, altrimenti i torinesi le diranno che non ha avuto il coraggio di farlo. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Grimaldi. GRIMALDI Marco Avrei voluto discutere molto di più (soprattutto in Commissione, anche in presenza di IREN prima del cambiamento della governance) sul piano industriale, sulle strutture di vertice e sui principi organizzativi che hanno portato le tre Città principali di questo accordo a questa nuova deliberazione. Soprattutto avrei voluto discutere delle articolazioni di business, che hanno determinato una parte del fallimento della trattativa. Credo che il Vicesindaco sapesse benissimo quali erano i rischi, soprattutto quelli più conservativi, di una struttura che ovviamente cambia di territorio in territorio, e cambia anche nelle vocazioni. Condivido tante delle cose che ha detto il Consigliere Mangone, certo è che la nostra percezione di IREN fino adesso è stata molto legata all'energia elettrica. E proprio per stare alla sua metafora, quando uno pensa all'energia elettrica, come quando pensa al gas, pensa di avere tante alternative, ma in effetti il monopolio che le ex municipalizzate avevano, oggi non esiste più. Non esiste talmente più, Consigliere Mangone, che la società IREN non ha ritenuto neanche opportuno presentarsi all'ultima gara CONSIP sulla parte elettrica, perché non ha trovato una convenienza. Mentre sulla parte del riscaldamento della Città di Torino, si è presentata e ha perso. Se stessimo a questa metafora, come diceva il Consigliere Mangone, le darei totalmente ragione. Certo, gli investimenti del teleriscaldamento dimostrano quanto IREN sia stata strategica sul tema del riscaldamento; però si vede da queste cose che il ruolo di IREN verso la cittadinanza è effettivamente cambiato. Come Presidente della Commissione Ambiente dico al Sindaco Fassino che IREN deve cambiare atteggiamento anche sui nuovi business. Oggi IREN ha acquistato il 49% di AMIAT e sta entrando nella governance di TRM con la quota enorme dell'80%. Nelle prossime settimane inviteremo il Sindaco a partecipare alla seduta congiunta di Commissione (VI più III più I) più Conferenza dei Capigruppo, in cui ci sarà proprio l'audizione dei vertici di TRM e AMIAT, perché noi vorremmo che la società IREN, proprio sul tema dell'ambiente, cambiasse pelle. Su questo, Sindaco, devo dire che c'è un rammarico. Credo che molti Consiglieri che hanno assistito al dibattito a Reggio Emilia e a Genova abbiano già ascoltato parte di queste critiche. Ma è possibile che nelle divisioni di IREN (mi fa strano che nessun altro Gruppo, soprattutto il Movimento 5 Stelle, non l'abbia detto) non ci sia una parte sostanziale di innovazione nella ricerca, nello sviluppo, nelle smart city, nella sostenibilità, nel tema dell'efficienza energetica? Nella prossima Assemblea, ci possiamo impegnare a dire a IREN (una grande azienda italiana) che rischia di essere una delle ultime in questo settore, che ha ancora la capacità di innovare, di cambiare pelle? Possiamo chiedergli che aumenti questo tipo di divisioni interne e ne faccia una sua proprio sull'innovazione e sulla ricerca, sulla sostenibilità e sullo sviluppo delle smart city? Possiamo dirci che le professionalità vengono strapagate. Su questo tema non sono d'accordo con il Consigliere Mangone. Sono d'accordo che bisogna pagare le professionalità, ma il problema è che vengono strapagate. Io chiedo che ci sia una riduzione drastica del compenso degli emolumenti, Sindaco Fassino. E si può fare. Come hanno fatto i Comuni di Genova e Reggio Emilia. Non è un tema solo di percezione. Quelle sono società ancora al 51% pubbliche e credo che ci siano emolumenti ancora troppo grandi. Credo che alcune società operative debbano diventare divisioni, senza ulteriori compensi nei Consigli di Amministrazione. Per questo non solo condividiamo il senso della mozione che ha come primo firmatario il Consigliere Genisio, ma con il Partito Democratico condividiamo anche il fine, anche in risposta a quello che ci siamo detti con Genova, senza nessuno sgarbo con Genova. Io credo che se vogliamo andare verso le dismissioni delle quote azionarie detenute in FCT (come dicevano i Consiglieri Lo Russo e Mangone), come primo passaggio dobbiamo comunque passare da uno scioglimento del Patto FSU, perché sono passati anni, perché è un patto che serviva per il confronto con IRIDE, un confronto paritario fra le due società. Trovo giusto se insieme al Partito Democratico arriveremo almeno a verificare la possibilità di quello scioglimento, nei prossimi anni, anche per rimettere assieme le nostre quote, come abbiamo detto in questi giorni. Dico un'ultima cosa. Condividendo il senso ultimo di quello che diceva il Consigliere Genisio, ritengo che gli amministratori nominati debbano essere indipendenti e senza conflitti di interessi. Immagino che fosse questo lo spirito dell'oggetto della mozione del Consigliere Genisio. Ed è per questo che non condividiamo la scelta di chiedere la nomina degli amministratori a un Ateneo o a un'Università privata, se fallisse l'accordo. No, di conflitti di interessi ne abbiamo tantissimi in questo Paese ed è bene che il Sindaco non solo si assuma la responsabilità di cambiare la governance, di razionalizzarla, di non renderla uno spoil system fra i territori, ma di far sì che queste nomine non solo rendano più qualificata quell'azienda, ma la rendano effettivamente un'azienda fatta di personalità indipendenti e senza conflitti di interessi, che sappiano portare IREN dove gli spetta e dove i cittadini vorrebbero. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Non ho più interventi. Ricordo che la mozione di accorpamento era stata presentata dopo l'inizio del dibattito. Poteva essere discussa, ma nessuno l'ha chiesto, quindi... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). La mozione di accorpamento, non di accompagnamento. Per cui, eventualmente, la porremo in discussione prima della votazione di lunedì. La parola al Sindaco, che voleva concludere, replicando anche agli interventi. SINDACO Credo che sia rispettoso del dibattito e dei Consiglieri interloquire con le questioni che sono state poste, seppure brevemente. La prima questione riguarda il carattere strategico di IREN. Ovviamente i criteri con cui si definisce perché un'azienda viene considerata strategica sono molteplici, non sono uno solo, naturalmente. Nel caso di IREN, penso che sia un'azienda strategica perché opera in settori di servizi pubblici di particolare rilievo per la vita della comunità. Non mi riferisco tanto all'erogazione di energia, che pure naturalmente è importantissima, perché senza energia una comunità non vive; ma soprattutto al settore su cui, negli ultimi anni, tutte le multiutility hanno concentrato il loro sforzo (IREN compresa) e che sta diventando sempre più di natura strategica: è il settore della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, e - in rapporto a questo - la tutela dell'ambiente e la produzione di energia, che per quello che riguarda Torino, in particolare, significa per esempio l'apporto del termovalorizzatore, il teleriscaldamento, eccetera. Io segnalo che questo è un settore strategico per la vita di una comunità; lo è talmente, per quello che riguarda l'impostazione di questa Giunta, che quando in Aula abbiamo discusso della cessione del 49% di AMIAT e dell'80% di TRM a F2I, io - ribadendo che consideravo quella cessione non contraddittoria con il continuare a considerare strategici questi settori - ho sottolineato la coerenza con quell'atto di dismissione, con la necessità, però, di lavorare al tempo stesso per creare una regia di Area Metropolitana di tutto il tema della raccolta dei rifiuti e del loro smaltimento. Segnalo che quell'annuncio non era puramente di principio, ma che, a partire da quel momento abbiamo avviato un percorso, insieme alla Provincia e ai principali Comuni dell'Area Metropolitana (su questo, la prossima settimana avremo un incontro di tutti i Sindaci dell'Area Metropolitana), per costruire una strategia comune e una regia comune su tutta la materia dei rifiuti e loro smaltimento. È evidente che al centro di questa strategia, che tende a dare le risposte più avanzate ed efficienti possibili all'intera Area Metropolitana su un tema di interesse comune, ci sta non solo la raccolta, ma lo smaltimento dei rifiuti e la funzione di IREN, che è diventata proprietaria del termovalorizzatore di AMIAT. Quindi, inviterei a considerare questo aspetto, che è una motivazione analoga a quella per cui il Consigliere Mangone ritiene strategica GTT. Il Consigliere Mangone ha riconosciuto, giustamente, che non è solo la quantità di azioni che si detengono a determinare solo il carattere strategico, ma è anche il tipo di servizio. Io dico al Consigliere Mangone (che fa questo ragionamento sui trasporti: ne discuteremo) che analogo ragionamento, però, deve essere fatto anche per la materia dei rifiuti, perché la materia dei rifiuti non è una questione irrilevante. Il carattere strategico di IREN non sta tanto, secondo me, nella produzione e nella distribuzione di energia. In effetti, su quel fronte c'è una pluralità di operatori e c'è un sistema per cui che sia pubblica o privata non ha molto significato. Invece, io inviterei a considerare tutto il tema dei rifiuti, che sta diventando sempre più strategico. Tra l'altro, dopo l'acquisizione di TRM e di AMIAT, IREN è diventato il terzo soggetto nazionale in campo dei rifiuti e sta acquisendo una serie di commesse e di affidamenti in territori ulteriori (Piemonte, Toscana, Liguria, Marche) che stanno accrescendo il volume di mercato e di attività di IREN esattamente nel campo della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti. Seconda questione. Si può assolutamente considerare (non c'è nessun pregiudizio di natura ideologica in me, credo in nessuno) l'eventualità di cedere delle quote di IREN di proprietà del Comune. Naturalmente, siccome non è una questione che deriva da una scelta ideologica, né in chi la propone né in chi eventualmente la obietta, l'unica cosa che, secondo me, dobbiamo cercare di mettere al centro della nostra discussione è il rapporto costi/benefici. Nel momento in cui, per ragioni che non attengono solo a IREN, ma a situazioni più generali, il valore delle azioni di una società quotata in borsa come IREN è 0,6 Euro, quando il valore a libro è 1,6 Euro, la minusvalenza che si determinerebbe con una cessione configura non dico un danno, perché nel danno c'è implicito il dolo, ma certamente una diminuzione patrimoniale significativa e di valore per la Città. Quindi, questa è una prima ragione. Seconda ragione. Tutta la discussione ha fatto emergere più volte un tema, che uno può condividere o non condividere, secondo cui se noi stiamo in una società con altri partner, come Reggio Emilia, Genova, eccetera, non dobbiamo starci in una condizione di minorità. Nelle società per azioni si è in condizioni di minorità, o no, non sulla base di criteri politici, ma in base alle azioni che detieni. Se noi vendiamo, avrà più azioni Genova o Reggio Emilia: noi consegniamo le decisioni di questa società ad altri. Poi non ci possiamo lamentare, perché nelle società per azioni contano le azioni che hai e non i ragionamenti politici. Dopodiché, ripeto, non ho un pregiudizio ad aprire una discussione sulla eventuale cessione di quote di azioni IREN; chiedo che si facciano i conti con questi due argomenti pragmatici, molto concreti, che attengono al peso della Città in una società, se continuiamo a esserci; se decidiamo che ne usciamo del tutto, allora non ci interessa più, finito. Ma se ci vogliamo essere, penso che non dobbiamo farlo in una condizione di minorità. Inoltre, dobbiamo sapere che un'eventuale cessione oggi fa i conti con un mercato azionario che è quello che conosciamo tutti e che determina obiettivamente dei rischi di natura finanziaria patrimoniale maggiori che in un altro tempo. Terza questione. È stata evocata dal Consigliere Grimaldi la necessità che IREN sia più proattiva (uso questa espressione) nei settori dell'innovazione: smart city, energie alternative, eccetera. Sono assolutamente d'accordo. Posso anche dire che ho più volte sollecitato IREN a essere più proattiva in questi campi, riscontrando delle risposte positive sempre in termini di principio, che però hanno avuto uno scarso riscontro. Se dal Consiglio Comunale arriva una ulteriore e maggiore sollecitazione a che l'azienda si misuri di più su questo fronte, io non posso che essere d'accordo. Il tema della governance degli assetti societari. Io insisto, il problema non è una competizione politica per la distribuzione di incarichi. Il tema non è questo. Evocato così, se mi si permette, può essere utile per un dibattito propagandistico, ma non è il tema. È così vero che non sia questo il problema, che ho detto più volte (l'ho detto anche prima) che nel momento in cui si va verso una governance che riconosce la centralità della guida dell'azienda a un Amministratore Delegato, questo dovrà essere selezionato sulla base di un unico criterio: competenza e professionalità. Non dove è nato, non di chi è amico, non a che filiera appartiene, non eventualmente cosa vota. Tutte cose che non hanno a che vedere con la gestione di una società. Io penso che si debba chiedere (cito uno a caso) a Egon Zehnder, piuttosto che a un'altra società che si occupa di \"cacciatori di teste\", di fare uno scouting, di proporre agli azionisti dieci, cinque, tre profili dei migliori manager che ci sono sulla faccia della terra per dirigere un'azienda di questo genere e si sceglie quello che pensiamo sia il migliore per competenza e professionalità, dovunque sia nato. Chiaro? Siccome però non mi sfugge (giustamente è stato evocato) che c'è un problema di rapporto tra il territorio e la società, ho anche detto che questo problema può essere risolto nelle altre figure apicali, che non avendo compiti di gestione operativa, come il Presidente, possono anche essere designati sulla base di un criterio di rappresentanza territoriale. Mi pare che le due cose non siano contraddittorie e siano del tutto coerenti. Infine, rispondo anche sulla questione dell'ingegner Cantarella. Io vorrei che, tutti noi, quando trattiamo un qualsiasi tema, non lo affrontassimo con la cultura del sospetto e, soprattutto, con l'idea che quando c'è un problema bisogna capire che cosa c'è di oscuro dietro. Non è un modo che mi appartiene e quindi ho difficoltà ad accettarlo. L'ingegner Cantarella è membro del Consiglio d'Amministrazione di IREN, conosce quindi bene l'azienda; ha un'esperienza manageriale, poi sugli esiti di quell'esperienza ognuno ha il suo giudizio, comunque è certamente un'esperienza manageriale. Segnalo che, per esempio, è membro del Consiglio di Amministrazione di Finmeccanica e dopo tutte le vicende che Finmeccanica ha conosciuto, è stato deciso che lui faccia l'audit interno di Finmeccanica. Non si affida l'audit interno di una società che ha conosciuto tutte quelle vicende, se non si ha fiducia che quel manager abbia la competenza per farlo. Inoltre, è in tante altre società, come capita a tanti manager che hanno la storia e il profilo dell'ingegner Cantarella. Essendo membro del Consiglio d'Amministrazione di IREN, conoscendo la società, avendo i tre altri Sindaci deciso che era opportuno affidare a tre persone, individuate fiduciariamente dai Sindaci, di delineare una ipotesi iniziale di Statuto, su cui poi lavorare, io ho pensato che l'ingegner Cantarella, conoscendo IREN e avendo un'esperienza manageriale di lungo corso, potesse assolvere a questa funzione. Esattamente come il Sindaco di Genova ha scelto una persona di sua fiducia, eccetera, senza che questo precostituisca alcunché dal punto di vista degli assetti di IREN e delle nomine che dovremo fare. Devo dire, per l'onestà dei rapporti che abbiamo tra di noi, al di là delle opinioni che ciascuno ha, che trovo un po' curioso che si presenti una mozione - lo dico al Consigliere Genisio - che parte dal presupposto che quell'incarico fiduciario alluda a una cosa che dovrà venire, quando non è così. Siccome questa cosa l'avevo detta anche in una riunione di Gruppo, prima che fosse presentata la mozione, non sarebbe male se ogni tanto si credesse a quello che dice questo Sindaco. Però, si può anche pensare che, invece, questo Sindaco non dice le cose che deve dire. Va beh, anche questo è legittimo, fa parte dei diritti che la Costituzione assegna a ciascuno. Le cose stanno così. Quindi non carichiamo l'incarico che l'ingegner Cantarella ha avuto (che ha assolto e che è terminato, perché adesso stiamo discutendo dello Statuto, eccetera) come allusivo a niente di più e di diverso di quello che era l'incarico che gli è stato affidato. |