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FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Riprendiamo l'esame congiunto della proposta di mozione n. mecc. 201301959/002, presentata dai Consiglieri Mangone, Alunno, Muzzarelli, Genisio, Tricarico e Sbriglio in data 30 aprile 2013, avente per oggetto: "Indirizzi sulla politica di dismissioni delle quote azionarie di proprietà della Città di Torino". e della proposta di mozione n. mecc. 201302030/002, presentata dai Consiglieri Tronzano, Liardo, Greco Lucchina, Magliano, D'Amico e Ricca in data 6 maggio 2013, avente per oggetto: "Indirizzi sulla vendita delle quote di aziende a partecipazione pubblica a rilevanza economica". MAGLIANO Silvio (Vicepresidente) La parola al Consigliere Marrone. MARRONE Maurizio Questa mozione, che ha come primo firmatario il Consigliere Mangone e altri (sottolineo della maggioranza consiliare), presenta un indubbio merito, che va oltre la discussione nel dettaglio degli argomenti e delle impegnative, ossia quello di riportare in Consiglio Comunale il tema della conduzione strategica di mantenimento, valorizzazione o, al contrario, dismissione, delle municipalizzate della Città di Torino. Questo argomento era stato tracciato, all'inizio di questo mandato, con precise linee di indirizzo, votate dal Consiglio Comunale, che lo stesso Sindaco ha più volte ammesso essere state ritrattate per una contingenza dei tempi, per la crisi che avanza, per i tagli alla Città e ai trasferimenti statali, per tante motivazioni, ma che poi non sono mai state riportate al voto e quindi al vaglio della decisione della Sala Rossa. Parto, quindi, di sicuro da questo argomento di merito e riporto come una vittoria, che non mi sentivo di dare per scontata, il fatto di poter affrontare la discussione e la votazione - auspico l'approvazione - di questa mozione, prima della deliberazione per la riforma della governance e quindi anche dello Statuto di IREN (visto che IREN è citata espressamente nell'impegnativa di questa mozione). Dico questo perché è un chiaro segnale di insofferenza verso la strategia che questa Giunta ha voluto portare, fino ad oggi, in operazioni di alto profilo strategico per gli interessi di questa Città e quindi su Tavoli di rilevanza nazionale, di dimensione superiore a quella Comunale, con altre Amministrazioni cittadine, con altri soggetti, senza aver chiesto preventivamente una luce verde, un via libera da parte di questa Sala Rossa. Quindi, oggi, in realtà, non stiamo discutendo solo di un indirizzo astratto; stiamo dicendo a questa Giunta che cosa fare. Il paragone della casa di città (di abitazione) e quella in montagna è molto pertinente, non solo per la strategicità del servizio erogato, ossia per il fatto che possa essere erogato in via concorrenziale o monopolistica, ma anche per il livello di controllo pubblico e comunale, che c'è o meno, su questo servizio. In passato, ci siamo spesso opposti a dismissioni selvagge, portate avanti da questa Amministrazione, sulle municipalizzate, ma l'abbiamo sempre fatto usando come faro non la volontà di mantenere le lottizzazioni partitiche, per esempio, su questi soggetti e non per mantenere clientele o vantaggi per la classe politica piuttosto che per la cittadinanza, ma per difendere il principio del controllo, quindi anche democratico, di questa Istituzione nei confronti di una grande responsabilità che è l'erogazione di servizi primari per i cittadini. Con IREN, però, questo controllo già non è in essere, come dimostra soprattutto l'emendamento della Giunta - formulato successivamente alla predisposizione originaria della deliberazione - che stralcia o quantomeno degrada esplicitamente le linee di business e tutti i patti, anche di equilibri interni e di programmazione del Piano industriale, a mere linee di indirizzo e dimostra che si parla esplicitamente solo di una spartizione di poltrone e di ruoli di governance all'interno di quella società e non si parla, invece, nel dettaglio, degli indirizzi che vogliamo dare a una società che eroga un servizio. Avviene (perché la cronaca ci ha aggiornato, passo passo, su questa trattativa in evoluzione che ha visto i Sindaci incontrarsi più volte, anche parallelamente all'approfondimento in Commissione di questa deliberazione) che questa governance non è in mano al Comune di Torino (non c'è una golden share del Comune di Torino su questa), ma è già ostaggio di una specie di reticolo di equilibri, di veti contrapposti di varie Amministrazioni rosse che - mi assumo la responsabilità di dirlo - risentono a cascata della balcanizzazione politica del centrosinistra del Partito Democratico. Questa governance, infatti, è stata immaginata in un momento in cui il PD era monolitico o quantomeno molto più coordinato al suo interno; ora che, invece, è una specie di "Afghanistan", ostaggio di guerre tribali quotidiane, questo modello, che è stato disegnato anni fa, non funziona più e quindi noi andiamo solo a dire a chi spetta nominare chi, mentre di indirizzi strategici e di Piani industriali non riusciamo più a parlare, perché non c'è un tessuto politico in questo centrosinistra (che l'ha monopolizzato) che consenta di discutere anche di questi profili. Sapete che cosa diciamo noi, se questa è la soluzione? Vendere tutto. Non ha senso mantenere queste quote se servono solo a piazzare qualche ex manager in disarmo, recuperato da qualche ambiente lobbistico, vicino, o no, a qualche Partito, o a qualche esponente di Partito. Non scuota la testa, Sindaco Fassino, perché se dei suoi Consiglieri di maggioranza hanno ritenuto opportuno e fondamentale presentare una mozione "ad Cantarellam" in cui si dice che non si accetterà di mettere ai vertici di questa società persone che abbiano partecipato a delineare il Piano di ristrutturazione di governance e di modifiche statutarie, si fa riferimento a quel soggetto che è stato delegato da lei nel gruppo di lavoro interamministrazione, intersoci. Quindi evidentemente non siete d'accordo nemmeno su questo e si deve, addirittura, tirar fuori una mozione nella quale, senza fare nomi e cognomi, si vada quasi a descriverlo per ruoli ricoperti in questi ultimi tempi. Se è questo il controllo che ha la Città di Torino su IREN e sul servizio, allora è opportuno vendere, perché è un controllo solo sui posti, solo sulle poltrone, non sui servizi e sui Piani industriali. Nell'annunciare un voto favorevole, chiedo ai proponenti, agli estensori, una votazione per parti separate, perché IREN è un discorso separato da gestire rispetto a GTT. Su IREN, concludendo, mi limito a un'ultima riflessione: se passerà l'indirizzo di vendere prioritariamente le quote IREN rispetto ad altro (che, semplificando, vuol dire che la Città di Torino venda le sue quote IREN), la deliberazione, anche a nome della Città di Torino (citandola espressamente rispetto agli equilibri interni di governance, di pesi e contrappesi interni), andrà rimessa in discussione, anzi, a rigor di logica, andrebbe ritirata, perché a quel punto la Giunta dovrebbe solo limitarsi a dare seguito all'indirizzo politico (manifestato, una volta tanto, preventivamente da questa Sala Rossa) e andare quindi a vendere semplicemente... quindi, fare un passo indietro su una modifica di Statuto che coinvolgerebbe un soggetto come la Città di Torino non più protagonista (per volontà del Consiglio Comunale) in questo Ente, in questo soggetto e in queste dinamiche. Dovrebbe, quindi, bloccare quella deliberazione, ritirarla, avvisare le altre Amministrazioni socie, anche magari con l'umiltà di dire che si era iniziato un discorso da parte della Giunta senza la legittimazione verificata del consenso in Sala Rossa (perché bisognerebbe avere l'umiltà di farlo) e successivamente approntare tutte le misure necessarie (anche la modifica da Statuto di IREN del 51%, da tenere vincolato al controllo pubblico) per predisporre la vendita di quelle quote. Va richiesto, infatti, un indirizzo politico, prima di mettere in campo delle strategie di questo tipo e se, come oggi auspico, arriverà in tal senso, questa Giunta ne deve tenere conto, ha questo dovere, perché qui non stiamo chiacchierando, stiamo dando degli indirizzi politici impegnativi per il Sindaco, per il Vicesindaco e per la Giunta. LEVI Marta (Vicepresidente) La parola al Consigliere Tronzano. TRONZANO Andrea Ringrazio il Presidente Magliano per aver concesso la possibilità di discutere un po' più a fondo, con un tempo dilatato rispetto a quanto previsto dal Regolamento. Sindaco, noi non vogliamo che Torino sia governata dai Partiti; noi vogliamo che Torino sia governata dalla buona politica a favore del bene comune. Quindi, con questa mozione, parliamo - poi parlerò anche della mozione del Consigliere Mangone - a una maggioranza che ha una posizione tripartita, una posizione nebulizzata; e se per il raffreddore la nebulizzazione può funzionare, per l'influenza il nebulizzatore non va bene, ci va un progetto politico chiaro e preciso, ci va qualcosa di più sostanzioso. Ancora una volta, noi le diamo la nostra collaborazione dal punto di vista progettuale e concettuale per cercare di farle capire - nella chiarezza delle nostre posizioni, da sempre, sui servizi pubblici a rilevanza economica - quello che proponiamo attraverso questa mozione. Naturalmente, bene la discussione preventiva, grazie anche al merito del Consigliere Mangone, ma anche grazie alle richieste del PdL, del sottoscritto, dove oggettivamente c'era necessità di discutere preventivamente di questa mozione, prima ancora di arrivare alla votazione sulla deliberazione, perché noi siamo ancora a monte della governance, noi qui vogliamo discutere gli indirizzi che vogliamo dare rispetto ai servizi pubblici a rilevanza economica. Ed è qui che entra nel gioco la nostra mozione. Certo è, signor Sindaco, che IREN ha un patto inscindibile, Torino-Genova, dove unilateralmente non si può fare qualcosa senza che l'altro partner, o Torino o Genova rispettivamente, possa andare nella stessa direzione. Questo, però, non vuol dire che politicamente noi non si sia in grado di decidere, come Torino autonomamente (come diceva anche il Collega Greco Lucchina in Commissione), non di fare i primi della classe, ma di stabilire una linea che possa essere anche un archetipo, un esempio per Genova e per Reggio Emilia. Per questo la mozione, secondo noi, è lo strumento più idoneo e più adatto per arrivare a questo risultato. Quindi, Sindaco, il centrodestra, il PdL in questo caso, continua a ritenere che gli Enti locali abbiano un ruolo centrale anche nel trasporto pubblico, nella gestione di tali questioni. La sentenza della Corte di Cassazione, la n. 199, è stata chiara e ha addirittura semplificato, secondo me, il sistema, lo strumento; siamo ancora in grado di avere un ruolo centrale all'interno di tutto questo percorso e quindi noi pensiamo che, come PdL, ci sia e ci debba essere la necessità assoluta di andare nella direzione di capire qual è il progetto politico che sta dietro. Ovvero - lo specifico anche per il verbale - noi abbiamo in maggioranza una posizione di questo genere: il Sindaco e una parte della sua maggioranza vuole andare nella direzione di vendere GTT e non IREN; un'altra parte della sua maggioranza vuole vendere IREN e non GTT; una terza parte non vuole vendere nulla. Questa, quindi, è la posizione tripartita della maggioranza, dalla quale noi cerchiamo, con il nostro umile contributo, di far uscire l'Amministrazione, per il bene comune e per il bene di questa Città (non certo per il PD che si sta dimostrando, ancora una volta, frazionato e frammentato all'interno di questa discussione) e per cercare di dare una soluzione concreta. Che cosa diciamo all'interno di questa mozione? Che nonostante la sentenza della Corte Costituzionale, noi abbiamo e continuiamo ad avere dei principi sacrosanti come faro, come traiettoria e come orizzonte: il principio della concorrenza che è fondamentale, il principio della libertà di stabilimento, il principio della libertà di prestazione dei servizi, l'obbligo di motivare anche di questa vendita (che è importante rispetto alla sentenza della Corte Costituzionale) e i principi di efficienza e di economicità dell'azione amministrativa. Inoltre, questo è di riflesso a quello che è il principio assoluto, ossia la cosa economicamente più vantaggiosa per l'Amministrazione Comunale, ma anche, Sindaco, quella più idonea a soddisfare e a tutelare gli interessi di coloro che sono i nostri stakeholder, gli utenti, ossia coloro che attraverso questi servizi pagano le tariffe. Ed è lì che vogliamo arrivare. Noi pensiamo che attraverso il principio della concorrenza, Sindaco (ed è per questo che siamo convintamente posizionati su quello che dirò alla fine sull'impegnativa) le tariffe dei cittadini possono essere migliorate, diminuite attraverso una concorrenza vera e non attraverso la super holding del Nord che è il suo progetto, legittimo, politico (e noi non abbiamo nulla da dire); è legittimo ed è assolutamente lecito averlo, però non pensiamo che questa possa essere la soluzione vera per i cittadini torinesi, ossia quella che potrebbe veramente dare un qualcosa in più attraverso una diminuzione delle tariffe. Pertanto le chiediamo, Sindaco, con questa mozione (che spero che anche una parte della maggioranza possa e voglia votare, perché non penso ci sia nulla di particolarmente scandaloso, tutt'altro)... pensiamo, innanzitutto, che sia necessario, sia superare la questione del 51% di IREN sia agire in questo senso e, in secondo luogo, continuare nel processo di dismissione delle quote di società a partecipazione pubblica, compresa GTT, vendendola anche al 100%, Sindaco. A noi non fa alcuna paura, perché all'interno di queste gare ad evidenza pubblica - lo ricordiamo come terzo punto imprescindibile - ci sono le clausole di salvaguardia sociale, le clausole sociali, che impediscono, attraverso un'esplicita dichiarazione, all'interno del bando di gara, il licenziamento di personale per un certo periodo di tempo. Pertanto, mantenendo la clausola sociale, quindi garantendo l'occupazione, siamo convinti che sia IREN sia GTT debbano andare nella direzione di essere vendute, debbano essere privatizzate, dopodiché che si debba procedere anche con Soris e con quelle società che dovranno essere vendute. Il Consigliere Greco Lucchina specificherà ancora meglio perché voteremo alcuni punti, non tutti, della mozione, presentata dal Consigliere Mangone. Sindaco, secondo noi (e questo è ciò che chiediamo, attraverso questa impegnativa), un suo impegno politico a dire "sì" a questa mozione potrebbe essere una panacea anche per il futuro di questa Città. LEVI Marta (Vicepresidente) La parola al Consigliere Ricca. RICCA Fabrizio Premetto che non ho sottoscritto questa mozione, perché c'è un punto che non mi trova a favore, tanto che abbiamo presentato un emendamento (quello che riguarda GTT), perché, da parte nostra (soprattutto, dopo l'abominio regolamentare che è stato fatto alla fine dello scorso anno), GTT non è più un'azienda dove il Comune controlla... Ad oggi controlla, comunque, il 100%, al momento in cui sarà venduta, manterrà lo stesso il 51% delle quote. Sindaco, però, oggi più che mai, dovrebbe rendersi conto che gli atti di forza non servono. Quello che è stato fatto stamattina è stato un atto di forza. La situazione del panorama politico nazionale ci insegna che per risolvere i problemi in questo momento, bisogna dialogare e cercare una soluzione più condivisa possibile. Questo, oggi, mi sembra che assolutamente non sia neanche pensato, perché stamattina la deliberazione è stata licenziata a colpi di maggioranza (una maggioranza, Sindaco, sempre più risicata che lei si trova a discutere sui temi importanti di questa Città) la quale, considerato l'esito delle votazioni durante la Commissione, potrà votare la deliberazione così come formulata e così come licenziata dalla Commissione di questa mattina. Sul merito della deliberazione, le abbiamo dato atto comunque di essere stato coraggioso nel momento in cui ha provveduto a fare delle dismissioni (penso a quella di SAGAT, che ci ha visto favorevoli, o a quella sul ciclo della filiera ambientale, che andava fatta). Lo stesso coraggio ci vuole quando ci si trova di fronte a partecipazioni non fondamentali per la vita dei cittadini, perché al cittadino di Torino, di IREN, probabilmente (se non per la bolletta della luce o per qualche sponsorizzazione che vede magari al Jazz Festival sullo sfondo mentre qualcuno suona)... non cambia nulla. Dobbiamo pensare a quale sia l'importanza strategica, oggi, di IREN, per la Città di Torino. Penso che vendendo le quote (100, 200, 300 milioni di Euro, non so quale possa essere la reale valutazione) cambierebbe positivamente la situazione relativamente al debito della Città; avremmo a disposizione soldi freschi per fare investimenti, per poter portare avanti delle infrastrutture (penso alla Linea 2 della Metropolitana), avremmo della liquidità, avremmo dei soldi per non tagliare i servizi (così come siamo costretti a fare per i tagli del Governo nazionale precedente). Questo è ciò che dobbiamo fare; non dobbiamo accontentarci delle briciole che ci vogliono dare, perché siamo obbligati a dismettere (e mi riferisco, per esempio, a Trenitalia nei confronti di GTT). A questo punto, vendiamo GTT. Per come abbiamo cambiato il Regolamento alla fine dell'anno scorso, tenerla non serve più a nulla. Al momento in cui la si mette sul mercato, la si deve mettere sul mercato intera, esattamente così com'è. Scegliamo se tenerci il 20% e vendere l'80%, per capire se possiamo mantenere delle quote di controllo, oppure se è più conveniente cederla completamente, così come succede già in altre realtà. Noi, ripeto, siamo favorevoli a questo tipo di atto e io le dico, Sindaco, che il nostro voto negativo alla deliberazione non è scontato, soltanto se questo cambio di governance sarà propedeutico alla vendita del 100% delle quote. Nel momento in cui lei mi dice che vendiamo il 100% delle nostre quote di IREN, non è così scontato il fatto che il mio Gruppo voti "no", faccia ostruzionismo, o quello che sia, alla deliberazione di cambio di governance, perché a quel punto avrebbe un senso (esattamente come ha provato a fare con GTT) trovare una strada per mettere qualche soldo in più in cassa. Per questo, attendo il suo intervento e in base a quello che sarà il suo intervento, sarà poi il nostro atteggiamento nei confronti della deliberazione quando giovedì ci troveremo a votarla in Aula. LEVI Marta (Vicepresidente) La parola al Consigliere Greco Lucchina. GRECO LUCCHINA Paolo Se ci troviamo qui oggi a discutere delle due mozioni è perché c'è stata un'apertura, sia da parte della Giunta che dai banchi della maggioranza, perché si è deciso di trattare preventivamente un tema che era fondamentale, tant'è che è richiesto sia dai Gruppi consiliari di minoranza che di maggioranza. Si tratta quindi di discutere preventivamente su quello che è il riassetto e la riorganizzazione delle dismissioni patrimoniali e strategiche di questa Città. Credo - mi ha già anticipato il mio Capogruppo, ma ho condiviso molti degli interventi di chi mi hanno preceduto - che oggi noi però perdiamo un'occasione, che è quella di essere i capofila che potevano sciogliere il nodo del 51% (ormai lo chiamo così). Dico questo per un motivo molto semplice, perché ricordo perfettamente le parole del Consigliere Mangone, per esempio, venerdì in Commissione, a lei, Vicesindaco, in cui chiedeva di riferire al Sindaco che, nella fase di interlocuzione (sia nei confronti del Sindaco di Genova sia del socio emiliano), c'era una parte consistente di questo Consiglio Comunale che intendeva agire rispetto ad una possibile dismissione anche della società IREN. Potevamo essere capofila, perché potevamo prestare più attenzione a quelle che erano le richieste e le volontà, ripeto, non solo dei Gruppi di minoranza consiliare, ma anche di una parte della maggioranza che la sostiene, Sindaco. Non entro nel merito della deliberazione, perché ritengo che la discussione della deliberazione della riorganizzazione della governance di IREN sarà affrontata giovedì, ma vorrei completare il ragionamento che già il mio Capogruppo ha introdotto, facendo chiarire (quella che è chiara) la posizione del Popolo della Libertà, rispetto al procedere speditamente alle dismissioni patrimoniali, non solo di IREN ma anche di GTT, ed è per questo che trovo coerente associarmi alla richiesta di votazione per parti separate della mozione del Consigliere Mangone. Lo dico perché questo mi ha portato ad un ragionamento ben preciso. Nel quarto e nel quinto punto dell'impegnativa della mozione del Consigliere Mangone, "non cedere le quote di partecipazione di GTT S.p.A." e poi "non scorporare i rami dell'azienda…", il ragionamento che ho fatto è che l'Amministrazione Comunale sta procedendo in maniera diversa rispetto a quella che è stata la dismissione della filiera ambientale. Dico questo perché ci eravamo detti, per quanto riguarda la filiera ambientale, che "appiccicavamo" AMIAT a TRM perché se no non la comprava nessuno. Mi chiedo, quindi, affrontando la discussione sulle dismissioni patrimoniali, se sia utile scorporare i rami d'azienda anche di GTT. Dico questo perché ho la netta sensazione che alcuni rami d'azienda di GTT, mi riferisco per esempio ai parcheggi, siano assolutamente più appetibili rispetto, per esempio, al TPL. Valutiamo bene come procedere. La posizione è chiara; dismettiamo perché abbiamo il dovere e la necessità di farlo, con l'attenzione che il risultato e la valorizzazione siano i più alti possibili per la Città. LEVI Marta (Vicepresidente) La parola Consigliere Paolino. PAOLINO Michele Poiché la mozione è presentata anche da alcuni Consiglieri del mio Gruppo, parlo a titolo personale, unendomi alla richiesta di votare per parti separate, perché - come ho già avuto occasione di esprimere nella riunione del Gruppo stesso - alcune parti di questa mozione non le condivido. La motivazione di ciò è anche perché solo marginalmente in questa mozione si parla delle esigenze di bilancio, che invece sono il vero convitato di pietra di questa discussione, perché se noi non avessimo oggi problemi di bilancio, non ci sogneremmo minimamente di mettere in piedi un Piano di dismissioni così pesante, già iniziato l'anno scorso, che mette un po' in discussione alcuni argomenti a noi cari, che sono quelli di poter utilizzare alcune leve pubbliche per fare politiche industriali nel territorio. Questo è un argomento che a noi sta molto a cuore e ci rendiamo conto che con le dismissioni perdiamo delle opportunità. Facciamo dismissioni, quindi, perché abbiamo esigenze di bilancio. Tra le altre cose, esigenze di bilancio maturate anche con scelte che io non ho condiviso, molti anni fa, di cessioni straordinarie per far fronte a spese ordinarie, ma ormai questo appartiene al passato. Oggi, ci troviamo a far fronte a cessioni straordinarie, per situazioni straordinarie di bilancio attuale. Andrebbe, però, fatto un ragionamento complessivo sulla necessità e la cifra esatta di quello che ci serve, per cercare di recuperare la situazione debitoria nella quale ci troviamo. Invece, questa mozione affronta soltanto un aspetto: come ritrovare le risorse. Penso che le risorse, ma ce lo siamo detti in tante occasioni, non si trovino solo ed esclusivamente nelle dismissioni. Per usare la metafora del Consigliere Mangone, prima di vendere sia la casa al mare sia la casa di prima abitazione, o una delle due, decido di non assumere più la colf, di non fare le vacanze o di non mandare più mio figlio in una scuola privata, ma di mandarlo in una scuola pubblica. Credo che ci siano ancora molte occasioni, molte opportunità per cercare anche di evitare un Piano di dismissioni così pesante. Ciò che condivido, però, di questa mozione è sicuramente il fatto di andare a fare un'analisi completa, seria, approfondita sulla strategicità o meno della nostra presenza in ciascuno dei pacchetti azionari che deteniamo. Una volta fatto questo ragionamento, poi, si decide; non è che decidiamo prima di avviare questo percorso. Anche perché io, per esempio, non condivido in alcun modo il fatto di non considerare strategica un'azienda solo perché questa non agisce in un regime di monopolio, sulla base dei servizi che ci offre. Penso, per esempio, che il fatto che, negli anni passati, IREN abbia avviato un importante piano di teleriscaldamento nella nostra città sia una scelta strategica per Torino, che probabilmente una società privata non avrebbe attuato. Si è trattato di un investimento che ha considerato non soltanto il ritorno in termini di utili, ma anche in termini di vantaggi per la comunità e per la collettività. Penso che avere un'azienda come IREN, rispetto al risparmio energetico, rispetto alle politiche industriali, rispetto al contesto complessivo delle politiche industriali di una Città e di un ambito o di un bacino un po' più ampio, ci permetta di avere delle leve - anche per il fatto che dà utili - per poter non soltanto dismettere, ma anche provare in qualche modo, direttamente o indirettamente, ad investire, perché credo che anche il pubblico abbia questo compito. Mettendo così il terzo ed il quarto punto presentano una contrapposizione IREN-GTT che non condivido in alcun modo. Voglio dirlo in maniera molto netta, anche perché, in questo momento, questa proposta di mozione desta una particolare attenzione nei dipendenti delle 2 aziende e non voglio metterli in alcun modo in contrapposizione, cioè non è che gli uni debbano ritenersi salvati e gli altri debbano ritenersi scaricati. Se potessimo fare un ragionamento leggermente più ampio e con un po' meno strumentalità (che non si fermi soltanto alla Sala Rossa, ma che ci permetta di approfondire meglio la questione), credo che ci permetterebbe di non fare una scelta eccessivamente frettolosa e di riflettere maggiormente proprio sul termine "strategico" e su che cosa sia strategico. È per questo motivo che non voterò a favore della proposta di mozione presentata dai Colleghi dell'opposizione, che giustamente fanno il loro mestiere e cercano di amplificare le nostre divisioni, ma non voglio in alcun modo dargliene atto e riconoscergli questo ruolo; per quanto riguarda il punto sulla vendita di IREN e la rigidità rispetto a GTT, non ritengo di approvarla. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Grimaldi. GRIMALDI Marco Intanto condividiamo con molti Consiglieri del Partito Democratico l'esigenza del primo punto dell'impegnativa, cioè quella di dover redigere un apposito documento per definire la strategicità delle proprietà e delle partecipazioni della Città di Torino. L'abbiamo detto qualche mese fa al Sindaco ed il Sindaco si è dichiarato disponibile, anche se questo atto di indirizzo non è ancora scritto, perché riteniamo che la discussione delle linee programmatiche e, ancor prima, del programma di governo della Città siano molto distanti dalla discussione che abbiamo fatto in questo ultimo anno. Come Sinistra Ecologia Libertà lo abbiamo detto tante volte: ci siamo trovati - e su questo dissento dal Consigliere Mangone - in una situazione che, in qualche modo, ci ha portati fuori dal Patto di Stabilità, ma, se vi ricordate, stavamo già discutendo della riorganizzazione della Holding e delle nostre partecipate. Il problema del rientro nel Patto di Stabilità non toglie dal campo parte della discussione che avremo anche quest'anno: o il Governo Letta - e fatevelo dire da un soggetto che non difende questo Governo e la sua nascita - cambia il Patto di Stabilità per quest'anno e per il prossimo o, comunque, anche quest'anno dovremo discutere di dove trovare almeno i 120 o 130 milioni di Euro del Patto di Stabilità. Probabilmente, poi l'Assessore Passoni ci racconterà di altri 80 o 100 milioni di Euro che serviranno non tanto per un rientro del debito dei mutui, ma di quello che abbiamo verso altre partecipate; comunque è inutile non dirci che anche quest'anno siamo in una situazione - finché il Governo non interverrà - di straordinaria, in qualche modo, responsabilità. È per questo motivo che condividiamo un'altra parte della discussione, cioè quella di dirci esattamente che cosa vogliamo da questa riorganizzazione delle nostre partecipate. Intanto ci dispiace che nella premessa non ci siano altre partecipate, come SMAT, e, per fortuna, lo scorso anno come Consiglio e maggioranza abbiamo ribadito (e l'abbiamo fatto prima di tutto al Governo, che voleva mettere anche l'acqua pubblica fra i temi delle liberalizzazioni) il fatto che quel 100% pubblico doveva rimanere e, anzi, grazie ad una deliberazione di iniziativa popolare abbiamo iniziato a chiedere la trasformazione. Lo dico perché, in qualche modo, la vicenda IREN c'entra con questa vicenda, perché non tutte le città coinvolte in IREN hanno la nostra fortuna di gestire un servizio idrico integrato pubblicamente ed è per questo che, prima di avviare - e lo abbiamo detto più volte al Consigliere Mangone - qualsiasi trattativa sulla dismissione del 51% di IREN, deve partire, come sta in parte succedendo nel Comune di Genova e nel Comune di Reggio Emilia, la discussione per sciogliere di fatto la parte delle convenzioni e delle concessioni che sono date ad IREN. La vicenda di Genova, come il Sindaco Fassino saprà, è più complicata, perché c'erano in mezzo le reti, perché c'è la vicenda di Mediterranea e di A2A; noi chiedevamo semplicemente di avviare una discussione a partire da delle quote di IREN che oggi sono slegate da quel 51%. Quando abbiamo sostenuto la possibilità di condividere questa proposta di mozione - e mi dispiace che il Consigliere Mangone abbia fatto un ritratto di IREN solo sulla non strategicità - non era questo, almeno così non l'avevo letto nella proposta di mozione, perché diceva semplicemente di dare priorità alla cessione di alcune quote di IREN. Magari avevo capito male; dare priorità alla cessione delle quote di IREN, mentre nella sua relazione ha fatto un'analisi sulla strategicità di IREN un po' strana, soprattutto in un anno in cui - e lei non l'ha collegato nella mozione - dismettevamo AMIAT e TRM e c'era un soggetto che vinceva quelle gare: il soggetto che le ha vinte è la stessa IREN. Sono d'accordo con molti Consiglieri quando dicono che, oggettivamente, IREN ha perso delle chance ed è diventata una delle leve del cambiamento. Faccio un esempio, come ha fatto il Consigliere Paolino, sul teleriscaldamento: se non avessimo avuto gli investimenti di IREN sulla qualità dell'aria della Città di Torino, negli ultimi 15 anni, non avremmo avuto - lo dice spesso il Consigliere Viale - un abbattimento del 25-30% del PM10. Vorrei che però il Partito Democratico decidesse di che cosa stiamo discutendo e Sinistra Ecologia Libertà ve l'ha detto in un modo articolato ma complessivo, perché pensa che il centrosinistra debba ritornare a discutere di che cosa stiamo dicendo in fondo. Noi pensiamo che ci siano alcuni beni comuni che devono essere gestiti al 100% dal pubblico, come l'acqua; ci sono altri servizi pubblici locali per i quali - come diceva giustamente il Consigliere Mangone - c'è un regime di monopolio (stiamo parlando della raccolta rifiuti e del trasporto pubblico) e non ha senso cedere l'80% delle quote di partecipazione a soggetti privati ed è per questo motivo che condividiamo un altro punto della proposta di mozione, che è quella su GTT; poi ci sono parti di discussione sui servizi ai cittadini, come l'energia, in cui - lo dico francamente - il modello ENI non è un modello del quale non si può parlare come tabù. Attenzione - e mi rivolgo al Sindaco Fassino -, un conto è dire che abbiamo delle quote congelate di FCT, e stiamo parlando del 7% di IREN che abbiamo comprato a 1,6 e che oggi sono a 0,6 e che, qualora il mercato lo concedesse, in questo momento sono pronte ad essere dismesse (Sindaco Fassino, le chiediamo di fare questa attenta valutazione, come lo abbiamo chiesto lo scorso anno); un altro conto è arrivare a quella quota del 51. Ribadisco che IREN non fa solo energia e di questo dobbiamo iniziare a discutere, sì o no? Dobbiamo chiedere al Sindaco di Genova di iniziare ad avviare, come ha fatto il Sindaco di Reggio Emilia, una discussione sulla ripubblicizzazione dell'acqua pubblica? Credo che debba essere fatto, perché, se non apriamo quella discussione, non ci sarà nessun Consiglio Comunale di Genova e neanche nessun Consiglio Comunale di Reggio Emilia... FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La invito a concludere il suo intervento, Consigliere Grimaldi. GRIMALDI Marco Mi ha detto il doppio, quindi... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). No, ha detto 10. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Come dicevo, nessun Consiglio Comunale di Reggio Emilia vi darebbe l'autorizzazione in qualche modo a cedere quelle parti del 51. Inoltre, caro Sindaco, posto che questa discussione dovrà rivedere un'unità del centrosinistra, a partire anche dal Partito Democratico, ma, prima o poi, dovremo iniziare a discutere degli scenari che abbiamo di fronte. Credo - e la vicenda GTT lo dimostra - che non si possa parlare di alcune nostre partecipate come se stessimo solo discutendo del loro valore azionario, del loro valore rispetto al TPL o del loro valore rispetto a quanto i nostri advisor... Dobbiamo parlare di quelle società per come stanno, per i servizi che danno, per come possono essere migliorate ed è per questo che, da una parte, possiamo certamente dire che IREN è strategica, ma bisogna anche dire che ci sono stati dei contraccolpi negli ultimi anni; possiamo dire che IREN non gestisce più l'illuminazione pubblica di questa città? È un dato? Secondo me, lo è. E non basta dirci che la CONSIP o i sistemi ci hanno in qualche modo portato a gareggiare, perché non è questo il punto. Possiamo dire che il teleriscaldamento in questa città non verrà gestito da IREN? È un dato? Secondo me, sì. È un dato che ci fa dire che IREN deve cambiare modello industriale e di questo dovremo discutere, come della vicenda GTT, caro Sindaco. Oggi, rispetto ai tagli che fa la Regione Piemonte, è troppo comodo dire che purtroppo il valore di GTT... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Sì, ma è inutile che i leghisti facciano finta che non succeda, perché succede dopo una trattativa estenuante con la Regione Piemonte; siamo arrivati ad un accordo - è presente l'Assessore Lubatti che lo potrà ribadire - che ha portato a tagli del 15%, che la gente sentirà sulla sua pelle. Dopo che noi abbiamo aumentato il costo dei biglietti, la gente sentirà addosso il fatto di vedersi tagliare il 15% delle linee e quando poi scoprirà che c'è un altro Ente, la stessa Regione Piemonte, che invece del 15% penserà di tagliare magari il 30% o il 38%, andate a spiegarglielo voi che, da giugno in poi, non ci sarà una linea su due. È proprio per questo motivo che non vogliamo lo spezzatino di quell'Azienda e non vogliamo pensare agli utili, che già solo oggi sono 14 milioni di canone che prendiamo, uniti ad altri utili che si tiene GTT; Sindaco Fassino, ricordo che questo è stato il primo Consiglio che ha unito l'aumento delle strisce blu per togliere il 7% sull'abbonamento annuale di GTT. È stato il primo Consiglio Comunale che, grazie all'aumento delle strisce blu, ha tolto gli aumenti ai disabili, ai disoccupati, agli studenti ed alle persone anziane con più di 65 anni. Vorremmo discutere di questo con il centrosinistra e vorremmo discutere del fatto che queste Aziende si reggono se in qualche modo c'è un investimento pubblico e se c'è un disegno pubblico; non basta dirci che c'è un rapporto con il contratto dei servizi, posto che non abbiamo neanche più un'Agenzia per i Servizi Pubblici Locali con la quale discutere di come funzionano questi servizi. Chiedo al Sindaco, per l'ennesima volta - e poi si esprimerà il Capogruppo sul voto, visto che ci sono anche 3 emendamenti che non abbiamo ancora illustrato, - che questa discussione sulla strategicità delle nostre partecipate e sul rientro nel Patto di Stabilità non venga rimandata per sempre. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Bertola. BERTOLA Vittorio Sarò breve, perché abbiamo detto più volte molte delle cose che diremo adesso, però sono contento che, finalmente, ci sia una mozione di indirizzo sul tema delle dismissioni. Effettivamente, credo che parte della vicenda di questi anni abbia dimostrato che il mancato coinvolgimento dei Consigli Comunali e, in generale, della popolazione su scelte strategiche di questo tipo sia alla base anche dei problemi di relazione che ci sono stati con i comitati e con diverse forze sociali, che, giustamente, hanno lamentato il fatto che, poi, queste scelte vengano prese senza aver mai discusso veramente nelle sedi proprie - e cioè nei Consigli Comunali - della linea strategica da intraprendere. Nel dettaglio della vicenda IREN magari parleremo con più calma giovedì, però, secondo me, è importante capire se esista una strategia in queste dismissioni, perché, onestamente, quello che si è visto in questi anni non è una strategia di dismissione per efficientare i servizi o per altri motivi e ragionamenti di tipo industriale. Si continua ad assistere ad una strategia di dismissioni che, in realtà, ha l'obiettivo e la visibilità di pochi mesi, cioè arrivare a fine anno incassando i soldi che servono per rimanere nel Patto di Stabilità e per tamponare la situazione debitoria. Questa non è una strategia, nel senso che, poi, ci si chiede che cosa succederà. L'anno scorso abbiamo venduto AMIAT, TRM, SAGAT, un po' di immobili ed abbiamo tagliato gli investimenti; magari quest'anno vendiamo GTT, anzi no, possiamo vendere IREN, anzi magari le vendiamo entrambe, ma non abbiamo da vendere all'infinito e, poi, che cosa succederà l'anno prossimo? E quello successivo? Dal controllo dei dati del Bilancio Consuntivo non mi sembra che abbiamo abbattuto il debito in maniera così significativa da dire che ormai siamo a posto e che i prossimi anni saranno rosei; vediamo soltanto una sequela di dismissioni senza alcuna logica, se non quella di fare il più possibile cassa. Per questo motivo crediamo che si debba dire basta a questa serie di dismissioni per mettere un punto fermo e per ripensare a tutto, senza avere preclusioni ideologiche di alcun genere, ma rimanendo dell'opinione che questi sono patrimoni che il pubblico ha messo in piedi in decine o centinaia di anni (in effetti alcuni risalgono a più di 100 anni fa), che poi, via via, sono stati trasformati - forse anche in maniera affrettata recentemente - e sono diventati Società per Azioni e che stanno sfuggendo dalle mani dei cittadini che, per anni, li hanno pagati, mantenuti, cresciuti e finanziati. Il rischio è di depauperare il patrimonio della collettività e, fra qualche anno, arrivare a dire che, nonostante si sia venduto tutto e non abbiamo più niente, sono rimasti i debiti. Magari chi ha potuto acquistare si è arricchito ed ha in mano dei servizi vitali su cui potrà alzare i prezzi e stabilire le condizioni che desidera, sottraendo al controllo pubblico (quindi alla possibilità di garantire a tutti l'accesso ai servizi) quelli che sono servizi essenziali per la vita quotidiana delle persone, ma noi avremo comunque il problema del debito e magari andremo ugualmente a gambe all'aria. Per questo motivo continuiamo a dire che, invece, la strada è quella di bloccare il debito, di rinegoziarlo, di andare a discutere con le banche e, se è necessario, anche di valutare la possibilità di dichiarare un default o, comunque, di andare in una fase straordinaria, anche in relazione con il rapporto con il Governo, per far capire che non si può continuare all'infinito ad imporre agli Enti Locali una politica di tagli, perché poi si privano i cittadini dei servizi, senza che, in realtà, questo apra delle vere prospettive per il futuro. Per questo motivo ci associamo alla richiesta di votare il documento per parti separate. Voteremo a favore delle parti che si oppongono alla vendita delle partecipate del Comune e della parte che richiede comunque una valutazione strategica (che, peraltro, magari è già stata fatta, probabilmente per forma, ma andrebbe fatta in sostanza), cercando quindi di definire un piano di priorità nell'ambito delle partecipazioni del Comune. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Non ho altri iscritti a parlare. La parola al Sindaco. SINDACO Ringrazio i Consiglieri per questa discussione, che è certamente importante. Vorrei però ricordare che questa sera non la facciamo per la prima volta, sia relativamente al tema delle dismissioni di partecipazioni di società in possesso della nostra Amministrazione, sia relativamente al rapporto tra le dismissioni ed il quadro finanziario in cui dobbiamo operare. Non più di una settimana fa abbiamo approvato il Bilancio Consuntivo 2012 e in quell'occasione l'Assessore Passoni ha fatto una relazione ampia ed esaustiva, che richiamava tutti gli elementi fondamentali della strategia di natura finanziaria che la Città sta perseguendo. Ogni volta che facciamo questa discussione me lo sento dire, naturalmente ne prendo atto, ma l'ultima delle cose che è vera è che affrontiamo questi temi senza avere una strategia; uno la può condividere o meno, questo è del tutto legittimo, ma l'Amministrazione sta perseguendo una strategia molto precisa e ne richiamerò i 3 capisaldi e, poi, affronterò la questione delle dismissioni. Il primo è mettere in sicurezza la situazione finanziaria della Città, a partire dal suo Bilancio di esercizio. Visto che i dati contano, vorrei far notare che, nell'arco di 2 anni, abbiamo dovuto gestire una Città avendo una riduzione dei trasferimenti dello Stato del 75%, perché siamo passati dai 364 milioni di Euro del 2010 ai 112 milioni di Euro del 2012. Questo è un dato. Chiunque fosse il Sindaco e qualsiasi fosse il colore della maggioranza, avrebbero dovuto misurarsi con una riduzione dei trasferimenti dello Stato di queste dimensioni. Ci siamo misurati con questo problema ed abbiamo creato le condizioni affinché queste riduzioni non incidessero in modo drammatico nella condizione finanziaria della Città e nell'offerta dei servizi. Oggi - ne ha parlato l'altro giorno l'Assessore Passoni e mi riconduco alla relazione che ha fatto ed anche alle sue conclusioni - abbiamo un Bilancio di esercizio molto più solido e sano che negli esercizi precedenti per una ragione che abbiamo perseguito con grande determinazione: fare in modo che tutte le poste di Bilancio fossero strutturali e ripetibili e non affidate ogni anno alla ricerca di qualche una tantum. Questa cosa, che può sembrare una cosa burocratica e contabile scontata, è un elemento strategico decisivo per la tenuta del Bilancio e la sua solidità. Il secondo cardine è ridurre il nostro indebitamento, in particolare quello che non è a mutuo (perché quello a mutuo viene coperto ogni anno dalle quote di ammortamento che sono messe a Bilancio), che è l'indebitamento a breve. Siccome l'indebitamento che va ridotto non lo si può risolvere con il Bilancio di Esercizio, non si possono che fare operazioni di finanza straordinaria, che, da una parte, sono le dismissioni di partecipazioni e, dall'altra parte, le valorizzazioni immobiliari, nella forma di valorizzazioni o di dismissioni di asset patrimoniali di tipo fondiario e immobiliare. È quello che abbiamo fatto. Tra dismissioni societarie e di asset patrimoniali, nel 2012 abbiamo fatto operazioni di finanza straordinaria per 235 milioni di Euro, il che ci ha consentito, per un verso, di rientrare nel Patto di Stabilità e, per un altro verso, di incidere - riducendola - sull'esposizione debitoria della Città. Sottolineo ancora una volta (perché, per onestà intellettuale, bisogna che ci diciamo le cose tra di noi), visto che questa sera ho sentito dire per l'ennesima volta che abbiamo fatto le dismissioni unicamente per rientrare nel Patto di Stabilità, che non abbiamo mai posto questo come unico obiettivo delle dismissioni e fanno testo tutti i verbali che, grazie a Dio, sono scritti con i miei interventi e quelli dell'Assessore Passoni. Abbiamo sempre detto che le dismissioni seguivano un duplice obiettivo, che era il rientro nel Patto di Stabilità e... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Ma lasci stare... Il duplice obiettivo era il rientro nel Patto di Stabilità ed incidere sull'indebitamento della Città. Gli obiettivi sono tutti e 2, perché, se si riconduce soltanto al Patto di Stabilità, non diciamo quello che abbiamo fatto, perché non c'era bisogno di 235 milioni di Euro di dismissioni per rientrare nel Patto di Stabilità, bastavano 100 milioni di Euro in meno; se abbiamo fatti 100 milioni di Euro in più è perché avevamo anche l'obiettivo di intaccare l'esposizione debitoria. In terzo luogo (non entrerò adesso nel merito, ma ce ne sarà l'occasione), richiamo il fatto che queste 2 operazioni (mettere in sicurezza il Bilancio di Esercizio e fare operazioni di finanza straordinaria) le abbiamo fatte con l'obiettivo costante e continuo, a cui abbiamo cercato di mantenere fede il più possibile, di conservare inalterata l'offerta dei servizi. Questa è la strategia che è valsa nel 2012 e che vale anche nel 2013, perché mi permetto di dire che francamente è un'illusione - chiunque governi questa Città - credere che la situazione finanziaria di una Città come Torino possa essere risolta con un esercizio. Quando le cifre sono di queste dimensioni, è evidente che si tratta di mettere in campo delle strategie pluriennali (come, d'altra parte, stanno facendo tutte le Città che sono in una situazione analoga alla nostra) e, tra l'altro, dovendo affrontare continuamente una varianza delle variabili; infatti, ricordo che, dalla formazione del Governo Monti alle elezioni, sono stati emanati ben 9 Decreti dal Governo (quindi, in meno di 12 mesi) e ognuno ha inciso sulla finanza locale. Quindi, ogni 45 giorni abbiamo dovuto riformulare sostanzialmente il Bilancio, alla luce dei nuovi provvedimenti che alteravano il quadro. Non so come finirà questa vicenda dell'IMU, ma, se non finirà bene, su questo argomento dovremo discutere approfonditamente tutti insieme. Infatti, per tutti i Comuni italiani si apre un problema colossale, che non è di competenza, (come appare dai dibattiti sui giornali, probabilmente fatti da persone che non hanno chiaro il suo significato), perché in realtà l'IMU non è un problema di competenze, ma è un problema di cassa. Se si dice che il 16 giugno l'IMU non verrà percepita dai Comuni, bisogna anche che si dica, entro il 16 giugno, in termini di cassa che cosa avranno i Comuni, non in termini di competenze. Come vedete, anche questa è una questione che è intervenuta e che rende il quadro ancora più complesso. Detto questo, ho già detto che le dismissioni sono state finalizzate a 2 obiettivi: liberare risorse per ridurre l'indebitamento e, al tempo stesso, concorrere, con questa liberazione di risorse, al rientro nel Patto di Stabilità. Ci siamo proposti anche un terzo obiettivo, che abbiamo perseguito e continuiamo a perseguire, rispetto a tutte le dismissioni ed è che le società (di cui noi comunque continueremo ad essere partecipi, perché stiamo ragionando di società nelle quali, anche con la dismissione, continueremo ad essere soci, anche se in misura diversa) siano messe nelle condizioni di avere progetti di politica industriale che ne consentano lo sviluppo e l'espansione; infatti, essendo soci, siamo interessati al fatto che le società vadano bene e, per il possibile, siano anche capaci di distribuire dividendi o, quantomeno, di non accumulare passività. Si parla del carattere strategico e io sono d'accordo, per carità. Discutiamo di tutte le nostre partecipazioni e proviamo a definire, come si dice qui (anche se è un termine all'"ingrosso"), chi è strategico e chi non lo è, ma non credo che la strategicità sia data soltanto dalla quota di azioni che la Città detiene. Vi faccio un esempio molto concreto: chiunque in questa Sala considera l'aeroporto un'infrastruttura strategica della Città e siamo tutti interessati al suo massimo sviluppo, ma ne deteniamo il 10%. Il fatto che deteniamo il 10% non ci porta a pensare che quella non sia un'infrastruttura strategica ed una partecipazione strategica; è strategica per quello che rappresenta l'aeroporto per la Città di Torino, ma il carattere strategico non è dato soltanto dalle quantità di azioni che deteniamo. Consideriamo TRM ed AMIAT delle infrastrutture strategiche, al di là della nostra quota di azioni (il 20% dell'una ed il 51% dell'altra), perché il tema dei rifiuti è rilevante per la vita della nostra comunità. Il fatto che queste 2 infrastrutture siano efficienti, in grado di raccogliere e smaltire in modo efficiente i rifiuti, porta a considerarle strategiche. Certamente anche GTT è strategica, è evidente, perché gestisce i trasporti, ma, ancora una volta, non credo che dipenda dalla quota azionaria detenuta. Ci sono molte città italiane dove, già oggi, i trasporti pubblici sono gestiti da compagini in cui ci sono soci privati, anche significativi e rilevanti (da Trieste a Reggio Emilia, a Firenze); vogliamo considerare che in quelle città i Sindaci e gli amministratori non considerino strategici i trasporti? Ritengo evidente che il Sindaco di Firenze, come quello di Trieste, come quello di Reggio Emilia e di altre città, considerino strategico il trasporto, ma questo non ha impedito di dare luogo a processi di apertura al capitale privato ed al mercato nell'acquisizione di quote di proprietà. Anche perché qui si dice che non basta il contratto di servizio, ma guardate che quello che fa un'azienda, anche quando è detenuta al 100% dalla Città (e tanto più se non è detenuta al 100% dalla Città), è definito dal contratto di servizio, mica dal fatto che si hanno le azioni in proprietà. È il contratto di servizio che regola obiettivi, condizioni, tariffe e tutte le varie cose che definiscono la modalità con cui si eroga il servizio ai cittadini. Quindi, confermo il fatto che GTT, TRM e l'aeroporto sono strategici, ma non ancoro la strategicità alla quota azionaria posseduta. Poi possiamo discutere quanto debba essere questa quota: per SAGAT l'abbiamo portata al 10%, per TRM al 20% e per AMIAT al 51%. Per quanto riguarda la dismissione di GTT, che continuo a considerare necessaria per proseguire in un'azione di risanamento finanziario, discutiamo quale deve essere la quota di cessione e anche le condizioni di maggiore ottimizzazione delle risorse che la Città incassa. Perché il fatto che i parcheggi vengano tutti insieme o no non è una questione ideologica, ma è una questione che attiene alla massima redditività di un'operazione di dismissione. Anche IREN è un'azienda strategica ed è una delle prime 4 società di multiutility del nostro Paese (A2A, Hera, IREN e Acea). Ricordo inoltre che è un'eccellenza in alcuni settori fondamentali; con l'acquisizione di TRM e AMIAT e l'apertura del termovalorizzatore di Parma, oggi IREN è il terzo gruppo nazionale sul tema dei rifiuti. Nel campo dell'energia, della cogenerazione e del teleriscaldamento è un'azienda che rappresenta un punto d'eccellenza nel settore energetico, tant'è vero che Torino è la città d'Italia più teleriscaldata. È una società che, per quanto ci siano difficoltà date dalla crisi economica (sappiamo tutti che c'è una sovracapacità di produzione energetica da parte di tutte le aziende di energia e, quindi, ne soffre anche IREN), distribuisce dividendi, realizza utili, ha una capacità di competitività sul mercato e sta espandendo territorialmente le aree in cui è presente. Dopodiché, non ho alcun problema a dire che anche di IREN possiamo essere possessori con più del 51% o meno del 51%; siccome ho detto prima che non considero la quota di proprietà la questione dirimente per considerare un'azienda strategica, questo vale anche per IREN. Naturalmente, sappiamo bene che per scendere sotto il 51% di azionariato pubblico occorre aprire una discussione ed un confronto con gli altri soci della società e penso che lo si debba aprire tranquillamente. Ne ho discusso e so per certo che da parte dell'Amministrazione che guida attualmente Reggio Emilia non ci sono significative obiezioni a questo punto, mentre mi pare che con Genova la discussione vada ulteriormente maturata; facciamolo, non vi è alcun pregiudizio ad affrontare questo problema. Però, attenzione quando si dice di dismettere quote di partecipazione di IREN, perché vorrei ricordare che, in virtù dei meccanismi di crisi che investono anche IREN e che incidono sulla vita delle aziende, oggi abbiamo un valore di Borsa di IREN che è dello 0,6%, mentre ce l'abbiamo iscritta a libri a 1,6. Decidere di vendere in queste condizioni significa fare delle minusvalenze in danno del patrimonio della Città. Se il Consiglio Comunale decide che bisogna vendere in minusvalenza, si fa, ma vorrei che fosse chiaro a tutti, perché abbiamo tutti una responsabilità da questo punto di vista. Quindi, noi stiamo discutendo di tenere una società che, se ben gestita, sta poco più che in equilibrio e, invece, di vendere una società che fa dividendi; mi sembra opinabile, ma comunque possiamo discutere di tutto, purché siano chiari quali sono gli obiettivi. Vorrei dire al Consigliere Marrone, di cui ho seguito l'intervento (poi ne discuteremo, ma lui ha anticipato l'intervento sulla proposta di deliberazione relativa ad IREN), che stiamo discutendo dello Statuto: in tutte le società del mondo lo Statuto non indica obiettivi di politica industriale. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Negli allegati, definendo la governance e la riorganizzazione, è evidente che ci si mette nelle condizioni di fare in modo che IREN sia capace di perseguire progetti di politica industriale con maggiore efficacia. Vorrei chiarire che l'ultima delle cose che mi appassiona è discutere di IREN per decidere chi deve andare in un Consiglio di Amministrazione o deve fare l'Amministratore Delegato. Non mi sono mai appassionato a queste cose; c'è chi si appassiona, ma io no. È legittimo appassionarsi, ma io non mi appassiono a queste cose. Il vero problema che ha di fronte a sé IREN, in virtù del fatto che è una società che - come sappiamo tutti - è stata costruita per aggregazioni di società preesistenti di diverse Città e in virtù del fatto che ha alle spalle una vita non lunga, è come possa passare dall'essere un'aggregazione di varie società caratterizzate ancora fortemente dal profilo d'origine ad essere una società con un grado di integrazione molto più alto. Questo è il tema. Per esempio, uno dei punti fondamentali della revisione della governance è quello di uscire da una situazione nella quale le deleghe sono distribuite tra tutti i vertici; non conosco società particolarmente efficienti in cui ci siano delle deleghe in parte in capo al Presidente, in parte in capo al Direttore Generale ed in parte in capo all'Amministratore Delegato. Le società non funzionano così. Naturalmente, può accadere, transitoriamente, in una fase d'avvio, ma a regime tutte le società del mondo hanno il comando d'impresa, dal punto di vista organizzativo e gestionale, nelle mani dell'Amministratore Delegato. Poi c'è, naturalmente, un Presidente che ha compiti di rappresentanza o che vengono definiti (merger and acquisition, c'è chi fa l'audit interno, o altre cose), però i compiti di gestione sono affidati ad una persona, non a 3. Il problema di IREN è quello di superare un basso tasso di integrazione, perché un basso tasso di integrazione incide sulla sua efficienza, sulla qualità dei servizi che offre, sul grado di competitività e, quindi, anche sul valore della società. Questo è il tema della riorganizzazione della governance, non chi mettere a fare il Presidente piuttosto che l'Amministratore Delegato. Quindi, io ritengo che sia necessario discutere anche di IREN, tenendo conto del fatto che anche IREN è una partecipazione di natura strategica. Rispetto a tutte le cose che sono state poste, non ho alcuna difficoltà sul fatto che si vada verso la definizione di un documento che determini il carattere strategico della partecipazione. Naturalmente, ribadisco che poi ne discuteremo, sottolineando che non credo che l'unico criterio per stabilire la strategicità di un'azienda sia la partecipazione nella quota di proprietà. Inoltre, è evidente (e lo stiamo anche perseguendo) che si debbano dismettere asset di minore valore strategico, ma, per esempio, ci sono questioni che non dipendono solo dalla nostra volontà. Faccio un esempio: SITAF è una società di cui la Città è partecipe insieme alla Provincia e all'Anas; in altri tempi poteva anche essere considerato che la Città di Torino fosse partecipe di una società che gestisce il Traforo del Fréjus, ma nelle condizioni di oggi non ha quel rilievo strategico che hanno altre partecipazioni. Nell'atto di convenzione sottoscritto al momento della concessione tra Anas e SITAF c'è però una clausola che stabilisce che SITAF deve continuare a mantenere il 51% di proprietà pubblica, che significa che, se vogliamo dismettere delle quote di SITAF, le possiamo offrire soltanto alla Provincia, all'Anas o a qualche altro soggetto pubblico statale. Non mi sembra che, di questi tempi, tra questi ci sia nessuno che sia in grado di comprare da noi, giusto? (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Pubblico? (INTERVENTO FUORI MICROFONO). No, pubblico. Deve essere un soggetto pubblico. Anche la Cassa Depositi e Prestiti non può intervenire con il suo fondo, perché il fondo della Cassa Depositi e Prestiti - lo abbiamo verificato - è di natura privatistica; quindi, è complesso. Abbiamo chiesto ad Anas di modificare quella convenzione e ci è stato detto che abbiamo ragione e che lo si farà; dopodiché, siamo in attesa, visto che è Anas che deve gestire questa partita. Quindi, non è che chi governa la Città non si pone questi problemi. Ce li poniamo esattamente come se li pone chiunque guardi a tutte queste questioni, ma non tutte le cose si possono fare solo perché decidiamo di farle; per esempio, su SITAF c'è un vincolo di natura normativo che o viene rimosso, o determina il fatto che sostanzialmente quella partecipazione non è negoziabile, perché se non la compra nessuno è come se non fosse negoziabile, questo è il punto. In ogni caso, stiamo valutando ogni partecipazione, a partire da quelle di minore valore strategico. Non posso condividere, per le ragioni che ho appena espresso, l'ipotesi che prima si debbano cedere le quote di IREN rispetto ad altre cessioni, perché, proprio per le ragioni che ho detto, credo che andremmo verso una minusvalenza che per la Città comporterebbe una perdita di valore notevole e, per quello che mi riguarda, non posso accettare l'idea che non si apra ad un processo di dismissione delle quote di GTT. Poi, possiamo discutere quali debbano essere la misura e la dimensione di questa cessione; su questo mi pare sia del tutto legittimo avere opinioni diverse, ma poi è necessario trovare anche un punto di mediazione e di sintesi, che naturalmente deve fare i conti anche e pur sempre (quando si fanno le dismissioni, se le facciamo con un obiettivo) con l'obiettivo che ci si pone, cioè quello di liberare risorse in una dimensione che sia funzionale agli obiettivi di risanamento finanziario della Città. Questo è quello che mi sembrava opportuno dire. Ringrazio naturalmente tutti i Consiglieri per la discussione che abbiamo avuto. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Le mie risposte valgono anche per l'altra proposta di mozione. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Come ho detto, superare il criterio del 51% (quindi, non è un problema) e continuare nel processo di dismissione della partecipazione di GTT (penso che si debba continuare); naturalmente, poi il Consiglio è sovrano nel dire quale quantità. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Sono favorevole. La clausola sociale l'abbiamo sempre messa in tutti gli accordi ed in tutte le dismissioni. È evidente che la si metterebbe anche nella dismissione di GTT; c'era già nel bando precedente. |