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FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Passiamo all'approvazione della proposta di deliberazione n. mecc. 201301351/024, presentata dalla Giunta Comunale in data 5 aprile 2013, avente per oggetto: "Rendiconto del Comune per l'esercizio 2012. Approvazione". FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Comunico che in data 19/04/2013 le competenti Commissioni hanno rimesso il provvedimento in Aula. Ricordo a tutti che oggi si apre il dibattito e la settimana prossima verrà posto in votazione il provvedimento. Sono stati presentati 2 emendamenti da parte della Giunta. La parola al Consigliere Lo Russo. LO RUSSO Stefano Chiedo al Presidente di riassumere all'Aula i tempi di intervento, perché mi pare che avessimo valutato di fare una discussione congiunta sulla proposta di deliberazione e sugli emendamenti. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Trattandosi di una proposta di deliberazione esaminata dalle Commissioni, un Consigliere per ogni Gruppo può intervenire per un tempo di dieci minuti, gli altri Consiglieri possono intervenire per un tempo di cinque minuti. La parola, per l'illustrazione, all'Assessore Passoni. PASSONI Gianguido (Assessore) Con la deliberazione di approvazione del Rendiconto 2012, come ogni anno, il Consiglio Comunale esamina e approva l'insieme dei dati di Bilancio dell'anno precedente. Ogni anno ha le sue peculiarità, ma il 2012 è stato un anno particolarmente complesso, perché ha visto la concomitanza di alcuni fatti. In primo luogo è l'anno in cui più di ogni altro si è dato impulso centrale all'autonomia finanziaria degli Enti Locali, in un insieme di norme adottate d'urgenza e spesso non coordinate tra loro; è stato l'anno dell'acuirsi della crisi economico-finanziaria di tutto il sistema e infine l'anno della sfida più complessa per il nostro Bilancio: il rientro nel Patto di Stabilità e il consolidamento delle politica di risanamento avviate negli esercizi precedenti. Di queste tre dimensioni del 2012 la terza, quella che dipendeva da noi soltanto, è stata centrata: il Bilancio della Città esce rafforzato, più trasparente, più solido e più controllato; la parola "consuntivo" deriva dal participio passato del verbo latino consumere, ovvero spendere; di ciò dobbiamo rispondere noi. Le altre due variabili, purtroppo, sono destinate a condizionare pesantemente anche il 2013 e forse oltre; ma questo dipenderà, in gran parte, anche dalle scelte che verranno operate dal Governo centrale e da quale ruolo, nell'affrontare la crisi, si vorrà attribuire al comparto degli Enti Locali: attori di politiche attive, o semplici canali di spesa da prosciugare, noncuranti delle conseguenze che ciò comporta sulla crisi medesima, in particolare nei Settori del Welfare e dell'Istruzione? Il rendiconto fotografa una gestione caratterizzata da quattro precisi raggiunti obiettivi: 1) il rientro nel Patto di Stabilità, 2) il conseguimento di avanzo economico per la parte corrente, 3) la riduzione del debito, 4) il rafforzamento dell'attività di riaccertamento dei residui. Si parla spesso di crisi, riferita anche al sistema pubblico. Sin dal 2007 si sono innescati processi di vera e propria reazione a catena su cui vale la pena soffermarsi, perché questi processi definiscono il contesto, complicatissimo, nel quale le Amministrazioni Pubbliche si sono trovate ad operare: il primo ostacolo è stato la crisi di fiducia nei mercati borsistici, considerati molto meno affidabili dal punto di vista creditizio; a questo si deve aggiungere l'elevata inflazione a livello mondiale e il costo sempre più elevato delle materie prime, a cominciare dal petrolio proveniente perlopiù dai mercati mediorientali. Il Prodotto interno lordo di molti Paesi è crollato, a cominciare proprio da alcune realtà occidentali, che negli ultimi vent'anni avevano creduto di conoscere un benessere che loro stessi consideravano inarrestabile. Molti Paesi europei (come il Portogallo e la Grecia) hanno dovuto fare i conti con una situazione disastrosa, a causa dell'allargamento della crisi ai debiti e all'influenza di questa sulla finanza pubblica. Il rischio di insolvenza, per questi Paesi, è stato evitato soltanto a massicci interventi da parte degli altri stati della cosiddetta Eurozona, oltre che a prestiti ricevuti a tassi favorevoli da parte della Banca centrale europea. Se la storia della crisi tuttora in corso è ben lungi dal considerarsi esauribile almeno per il prossimo biennio, racconta di problematiche nate essenzialmente dall'alta finanza pubblica e privata, le ripercussioni sociali, ma anche politiche, sulle popolazioni europee e mondiali sono state fortissime. Tutto questo avviene in un momento in cui le grosse difficoltà della finanza pubblica (da almeno dieci anni a questa parte) stanno portando a una notevole trasformazione, in negativo, in materia di stato sociale, quello che oggi viene chiamato universalmente welfare. Dieci anni nei quali le manovre di risanamento economico necessarie hanno perlopiù fatto leva sulle casse delle Amministrazioni con l'aumento dei tagli netti, lineari e frontali su risorse tradizionalmente utilizzate per erogare servizi (creando quindi coesione sociale) e per creare condizioni generali di sviluppo, generando lavoro e quindi ricadute economiche sui territori. Va detto, però, che la mancanza di questi aiuti non è esclusivamente una scelta obbligata economica, ma anche una scelta politica, dal momento che la riduzione progressiva dello stato sociale è un indirizzo scelto da molti Governi in Italia già da molti anni. Oltre alla messa in crisi del sistema di ripartizione delle competenze tra diversi livelli istituzionali (in materia di sanità, assistenza, trasporto pubblico, è evidente il cattivo funzionamento di un sistema a livelli sovrapposti) il 2012 ha anche messo in discussione il ruolo storico degli Enti Locali italiani: la capacità di essere non antidoto, ma aiuto a combattere la crisi, attraverso quel sistema di servizi locali individuali e collettivi che permettono l'esercizio di diritti diffusi da parte dei propri cittadini. Sembra, invece, che il relegare ai Comuni (si veda la normativa "spending review", per esempio) semplici funzioni mediane di erogazione di servizi, anche a costo di non considerare le peculiarità territoriali, sia diventato il preferito esercizio delle tecnocrazie ministeriali. Una tendenza, questa, che l'Amministrazione torinese non ha potuto non subire, per quanto attenesse al ruolo di erogatore dei servizi o di riscossore per conto dello Stato, ma che, pur tuttavia, ha cercato di correggere, mantenendo una visione politica capace di modificare gli eccessivi meccanicismi, o di intervenire, nonostante le difficoltà, sulle fasce più a rischio (e basti citare, qui, le esenzioni praticate da alcune fasce IMU, ISEE in relazione ai servizi) proprio per mantenere in vita un sistema di assistenza e welfare, appunto, che ha caratterizzato le scelte politiche della Città. Nel 2012 arriva l'IMU. Tra tagli pregressi e invarianza di gettito tra IMU e il Fondo di riequilibrio (l'ex trasferimento) ai Comuni è rimasto poco o nulla; certamente, in un momento in cui conta non solo il gettito teorico, ma anche quello effettivamente conseguito, resta anche l'amarezza per le previsioni ministeriali costruite con eccessivo ottimismo al fine di giustificare consistenti e corrispondenti tagli delle risorse e del trasferimento statale, già in fase di Bilancio Preventivo. Senza contare che il passaggio dalla finanza locale derivata a quella diretta implica la messa in carico del rischio inesigibilità delle somme da credito tributario agli Enti Locali stessi, peggiorando la prospettiva di riallineamento del sistema cassa-competenza prevista nella nuova riforma di contabilità e aumentando le sofferenze di cassa del breve periodo. A metà anno scorso è arrivato il Decreto spending review: il Comune si è collocato subito nei Comuni virtuosi e questo ha ridotto la dimensione dei tagli aggiuntivi previsti (il meccanismo è del tipo "mentre vi preoccupate di come risparmiare, intanto vi togliamo i soldi") e solo con l'intervento dell'ANCI i tagli netti diventano obbligo di ridurre la spesa per contribuire alla riduzione del debito pubblico. Il tutto diventa un'operazione complessa per i Comuni obbligati comunque ai tagli e insignificante nell'importo complessivo della riduzione del debito nazionale. Al nostro Comune è costato altri 8,2 milioni di tagli complessivi. Il dato finale è comunque impressionante: il Comune, nel 2012, riceve il 70% in meno di due anni prima di risorse dallo Stato. Questi provvedimenti sono utili per comprendere che il 2012 non ha rappresentato un anno standard, ma i frequenti interventi governativi nella finanza locale hanno richiesto da parte dell'Amministrazione Comunale una rinnovata e maggiore attenzione e prontezza di riflessi. Il Bilancio 2012 è stato quindi impostato con alcune peculiarità essenziali: il principio di prudenza, che ha caratterizzato l'esercizio, sia in fase preventiva che nel corso della gestione, ha portato l'Ente a utilizzare il plusvalore non per finanziare spese correnti di carattere ordinario (funzionamento dell'Ente, personale, eccetera), ma per concorrere in quota parte alla costituzione del fondo svalutazione crediti adeguato a circa 63 milioni di Euro, (il credito a novembre 2012 con assestamento del Bilancio) come richiesto dalla normativa della Legge n. 135, integrando lo stanziamento già iscritto per 20 milioni di Bilancio Preventivo e successivamente aumentato di altri 7 milioni attraverso l'apposizione del vincolo di destinazione all'avanzo d'amministrazione 2011. La gestione 2012 è stata caratterizzata, inoltre, da un'attenta politica di monitoraggio e contenimento delle spese correnti, effettuata anche mediante l'approvazione di atti deliberativi finalizzati a contenere il più possibile l'assunzione di impegni di spesa, limitando il finanziamento delle spese a quelle più strettamente necessarie, in relazione e in coerenza con la programmazione nuova dell'Ente, la cui mancata realizzazione avrebbe recato nocumento all'attività programmata dall'Amministrazione stessa. Tale monitoraggio ha risposto alla necessità di poter adottare impegni di spesa in modo non scoordinato rispetto alle necessità generale individuata e contenuta nelle linee politiche adottate dal Consiglio Comunale, e ha contemperato la possibilità di agire in base alla visione complessiva della spesa sopportabile dall'Ente in ogni momento dell'anno, senza sottoporlo a ulteriore tensione. La Giunta, quindi, ha approvato due provvedimenti, il primo del 7 marzo 2012 e il secondo del 31 luglio 2012, correlato strettamente alla cosiddetta spending review, finalizzati all'adozione di misure di razionalizzazione, controllo e contenimento della spesa, al fine di arrivare al 30 novembre 2012 ad approvare una deliberazione di sospensione del PEG, circoscrivendo le sole attività ritenute indifferibili e l'attività deliberativa di spesa. Come noto, considerata l'impossibilità di rispettare i pesanti vincoli 2011 imposti dal Patto di Stabilità, (la Città di Torino, al fine di immettere liquidità in un tessuto economico provato più di altri dalla crisi, decise di erogare ulteriori pagamenti in conto capitale per una cifra di poco superiore a 400 milioni di Euro) la Città ha rafforzato il percorso, in un'ottica di alleggerimento dei carichi futuri, di pagamento delle spese di investimento, con la finalità di migliorare la situazione finanziaria della Città, intensificando l'attività di liquidazione della spesa, anche in considerazione del contesto di crisi economico-finanziaria che caratterizza il territorio. È altresì da considerare che l'esercizio 2011 è stato caratterizzato dalla scadenza della tornata amministrativa 2006-2011 e dal normale indebolimento della funzione programmatoria del Bilancio Preventivo 2011 in caso di tempi interrotti e sospensioni di Legge, tra due Amministrazioni differenti. Nel corso del 2012, con il programma di alienazioni immobiliari, dettato anche dalla rinnovata legislazione e in materia di servizi pubblici (80% di TRM S.p.A., 49% di Amiat e 28% di Sagat S.p.A.) si è ripristinata una situazione più equilibrata; destinando gli incassi delle vendite delle partecipazioni prevalentemente al reintegro del fondo cassa, si è determinato un azzeramento quasi totale dell'utilizzo delle anticipazioni di Tesoreria alla chiusura dell'esercizio (12 milioni al 2012, con una riduzione dell'utilizzo del - 91,51% sul 2011. È opportuno ricordare che una nuova norma stabilisce che nei prossimi anni, ad iniziare da quello in corso, il rapporto tra titoli di entrate correnti e interessi passivi non potrà superare il 6% per l'anno 2013 e il 4% per il 2014; per effetto di ciò la maggior parte dei Comuni italiani, grossi e medi, non potrà stipulare mutui, anche se rispettosi del Patto di Stabilità. Questo provvedimento rientra nella più ampia logica che ha visto così modificato l'art. 81 della Costituzione: "Lo Stato assicura l'equilibrio tra entrate e spese del proprio Bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli al ciclo economico", ed aggiunge "Il ricorso all'indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico, previa autorizzazione delle Camere e soprattutto al verificarsi di eventi eccezionali". Il divieto di contrarre mutui e indebitarsi per gli Enti Locali deriva direttamente da una visione generale, nazionale ed internazionale, dell'economia e della finanza pubblica. In questo nuovo quadro normativo, nel quale gli Enti Locali non possono contrarre debito e gli strumenti della Città sono molto limitati, poiché derivanti solamente o dalla fiscalità generale oppure da dismissioni immobiliari o partecipazioni, l'inevitabile conseguenza sarà, ed è stata, la limitazione della capacità di fare investimenti. Tuttavia, nel 2012, grazie ai mezzi propri di finanziamento e la capacità di richiamare risorse aggiuntive da contribuzione nazionale ed europea, la Città ha finanziato investimenti per 124 milioni di Euro, tutti a debito zero. In sintesi, possiamo dunque dire che nel futuro non solo non ci potranno più essere Bilanci in disavanzo, ma non ci potranno neppure essere Bilanci che costruiscono politiche di investimento antirecessive. Non si può, infatti, non tenere conto di questa cornice normativa generale, che condiziona pesantemente non soltanto l'anno passato, in particolare gli ultimi sei mesi di esercizio, ma condizionerà pesantemente il 2013 nella formazione del Bilancio Previsionale e gli anni futuri, in particolare nel triennio di programmazione che l'Ente dovrà affrontare. Quae nocent docent. È opportuno sottolineare che, seppur in questo quadro normativo generale, la Città di Torino ha stabilito da tempo un programma di rientro del debito che ha permesso, nel 2012, di assistere con questo consuntivo non solo alla fine della crescita del debito, ma anche all'inizio della fase di diminuzione dello stesso. Al 31 dicembre 2012, il debito è sceso di altri 93 milioni di Euro, confermando il trend negativo intrapreso già nel 2011. Entrando in sintesi su alcuni numeri, il Rendiconto dell'anno 2012 chiude in avanzo di 57,5 milioni complessivi, di cui 8 vincolati per formazione a specifiche spese; quota prevalente dell'avanzo, anche grazie al piano di dismissioni mobiliari e immobiliari, circa 49 milioni di Euro, in coerenza con le previsioni della Corte dei Conti, è stata interamente destinata al fondo svalutazione crediti. Una scelta necessaria per proseguire anche nel 2013 l'operazione di revisione sui residui attivi, che comunque con il Rendiconto sono passati da 1,59 miliardi di Euro del 2011 a 1,43 miliardi di Euro l'anno passato. Le risorse accantonate, e non utilizzate per incrementare la spesa, permetteranno di proseguire quella politica di risanamento dei conti, adottata pur in un contesto di pesanti tagli, i cui esiti positivi sono stati riconosciuti anche dalle recenti conferme del rating da parte di agenzie Fitch, Standard & Poor's e dalla relazione conclusiva della Corte dei Conti. In particolare Fitch ha confermato il rating AA-, Standard & Poor's BBB+, valori corrispondenti al rating dell'Italia. Tutto il sistema economico pubblico viene valutato al massimo come lo Stato sovrano del regime a cui è sottoposto l'Ente medesimo. Nella predisposizione del Bilancio di Previsione 2012 abbiamo adottato una politica di rigore rispetto al rendiconto 2011, contenendo spese correnti per almeno 20 milioni di spese di personale; 2 milioni in meno di acquisto di beni e servizi; 2 milioni in meno di trasferimenti verso terzi. È stato istituito, inoltre, sulla scorta delle indicazioni della Corte dei Conti, già in sede di predisposizione del Bilancio, un fondo svalutazione crediti; successivamente, in ottemperanza del Decreto n. 174 approvato nel 2012, sono stati ridotti di ulteriori 2 milioni la spesa del personale, di 5 milioni gli acquisti di beni e servizi, riducendo ulteriormente i contratti di servizio per oltre 1 milione di Euro. In un momento di recessione economica sono grandi i timori per i quali questa nuova impostazione possa far venire meno la seconda gamma del risanamento, ossia lo sviluppo. La stabilità, il rigore o l'austerity, comunque si vogliono definire, non bastano a creare le condizioni per la crescita: senza risorse aggiuntive non si dà sviluppo, che non è un valore naturale, come le piante e i germogli, ma va creato da politiche economiche che l'uomo deve costruire su scelte ben chiare e ben fondate. Nonostante la presenza di fattori esterni alle volontà dell'Amministrazione, tra cui ad esempio le dinamiche inflattive e il costo del lavoro, la Città ha centrato l'obiettivo di contenimento della spesa, generando un avanzo di Bilancio. Tutto ciò ha avuto un costo anche politico per scelte non sempre facili da parte dell'Amministrazione. Avere dunque meno entrate straordinarie è funzionale ad una maggior stabilità dei conti, obiettivo che perseguiamo e abbiamo ben chiaro, ma ciò non viene fatto gratuitamente, bensì a spese dei servizi dell'Ente, che devono essere ridotti in misura pari al ricorso ad entrate non ripetitive non più contabilizzate, oppure sostituendole con entrate ripetitive, tasse e imposte, perché i trasferimenti statali, come ben sappiamo, sono in riduzione. La politica, dunque, ha il dovere di farsi carico di queste scelte. Tutti abbiamo responsabilità degli effetti di queste scelte e l'obbligo della lungimiranza politica che sia capace di anteporre l'interesse superiore e comune al particolare più immediato, anche a costo - si è detto qui - di scelte impopolari che toccano tuttavia chi fa politica e chi amministra. Ringrazio, in conclusione, per il lavoro svolto, gli Uffici e la Direzione Finanziaria, i Revisori dei Conti uscenti e nuovi, perché c'è stato il rinnovo a fine anno, come sapete, oltre alla collaborazione della I Commissione Consiliare e il Consiglio Comunale tutto. Questo è il contesto in cui di nuovo proveremo a dare risposte ai bisogni e, naturalmente, anche a garantire stabilità e certezza ai conti pubblici, trovando il miglior compromesso possibile tra certezza ed equilibrio nelle risorse, stabilità nel sistema e necessità di non ridurre i servizi essenziali. Tutto ciò però consci del fatto che, sempre di più, l'Ente Locale, il Sindaco, il Consiglio Comunale si trovano nella scomoda condizione di esaminare un Bilancio con risorse sempre meno autonome rispetto alle scelte e sempre più condizionate da saldi generali. Fino a quando non si affermerà una nuova visione del Patto di Stabilità, già allentato recentemente (e su cui il peso del caso Torino è stato significativo per esplicitarne le contraddizioni che quel modello imponeva), sarà difficile uscire dall'attuale condizione riduttiva di attuatori di scelte nazionali davvero scomode e impopolari. Oggi il desiderio del Paese di ritornare a un sistema in cui gli Enti Locali possano programmare attività e garantiscano i servizi, è certamente più forte di un anno fa. È necessario chiudere la stagione delle false autonomie (quelle in cui lo Stato centrale scarica i problemi del sistema alla periferia) e aprirne una nuova. Credo che il 2012 dimostri che il Comune di Torino la sua parte l'ha fatta ed è disponibile a farla ancora; ma ora sono necessari segnali chiari e nuovi anche da chi avrà il compito di dettare le politiche economiche e di assetto istituzionale del Paese. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Altamura. ALTAMURA Alessandro Intanto ringrazio i Colleghi del Consiglio che in Commissione Bilancio hanno lavorato su questo Bilancio Consuntivo, segnalando le discrasie, alcune molto evidenti, che ci hanno accompagnato in questi ultimi dodici mesi. Dal rientro nel Patto di Stabilità, certificato a febbraio, abbiamo provato a immaginare quale potrà essere l'azione dell'Amministrazione per i prossimi mesi. Condivido l'analisi dell'Assessore Passoni secondo la quale il finto federalismo fiscale che ha accompagnato negli anni precedenti più la demagogia di tutte le forze politiche, nessuna o quasi esclusa, si è scontrato sempre di più con un'azione del Governo centrale e dei Ministeri, che - al di là delle sigle citate dall'Assessore (Spending review) per quanto riguarda il Decreto agosto 2012 - in realtà hanno mortificato, oltre che penalizzato pesantemente, tutti gli Enti Locali. Alcuni degli Enti Locali ovviamente hanno pagato un prezzo molto elevato; lo dico anche ai Colleghi della minoranza: è altrettanto evidente come alcune città di questo Paese, anche molto importanti, hanno avuto la fortuna o la forza politica di imporre anche scelte che hanno permesso di restare ben fuori dai parametri del Patto di Stabilità, anche con leggi ad hoc che hanno sostenuto difficoltà o situazioni al limite del dissesto. Anche in Piemonte, e non solo, alcune città hanno pagato un prezzo pesantissimo. Indipendente, però, da questa valutazione, i tagli che l'Assessore ha esposto, rappresentano, anche per quanto ci riguarda, una penalizzazione molto forte: sono 250 milioni di Euro di minori trasferimenti negli ultimi due anni, se non ricordo male, anche se l'Assessore non l'ha detto. Abbiamo un dato positivo per quanto riguarda il Rendiconto; l'Assessore l'ha sottolineato in Commissione e lo sottolineano anche nella loro relazione i Revisori dei Conti, che anch'io voglio ringraziare per il lavoro svolto, soprattutto perché avvenuto in tempi molto compressi, come sanno i Consiglieri che fanno parte della Commissione Bilancio. La relazione è arrivata praticamente il giorno stesso in cui si concludeva il percorso del lavoro. Abbiamo sostenuto ovviamente che era positivo il segnale rispetto all'avanzo di amministrazione. Così come per la deliberazione precedente, l'aspetto legato al Decreto n. 35 sull'IMU ci ha lasciato veramente ben poco spazio. È altrettanto vero, Assessore Passoni, che su questo tema il Consiglio Comunale ha impegnato la Giunta per quanto riguarda le mozioni di accompagnamento, soprattutto l'anno scorso, che cercavano di disegnare alcuni percorsi che dobbiamo assolutamente (mi rivolgo all'Assessore ovviamente, visto che ha citato questo tema all'inizio del suo intervento) riprendere per quanto riguarda la discussione che ci appresteremo a fare rispetto al Bilancio Preventivo 2013. Questo tema che non lascia oggi spazio, però, è un tema necessario, che fra l'altro fa già parte di una discussione del possibile futuro Governo di questo Paese. È altrettanto evidente che, come ha segnalato l'Assessore, l'equilibrio di Bilancio viene mantenuto nonostante l'azione sugli Enti Locali sia stata veramente invasiva e le diminuzioni dei trasferimenti pesantissime. Aver comunque depotenziato un'azione di governo su temi come assistenza, welfare, servizi alla persona, ci ha messi in ulteriore difficoltà, ma credo che su questo tema tutto il Consiglio ha già dimostrato di avere un'attenzione molto particolare; per quanto riguarda le previsioni rispetto al Bilancio 2013, questa sicuramente sarà una fra le azioni più importanti che dovremo portare avanti. L'Assessore ha citato anche il tema dello sviluppo. Su questo argomento, abbiamo presentato un'interpellanza generale con tutte le forze politiche, perché il tema dei trasferimenti, ma soprattutto dei pagamenti delle Pubbliche Amministrazioni alle imprese, è un tema drammatico, che solo parzialmente il Governo sta cercando di risolvere con una prima tranche di trasferimenti per quanto riguarda i pagamenti. Al tema dello sviluppo, in particolare, mi permetto di sottolineare che la relazione dell'Assessore sul Rendiconto dedica solo la parte finale, in modo anche marginale. Me ne dispiaccio, perché credo invece che il tema dello sviluppo riguarda non solo la realizzazione di nuove opere, ma anche la creazione di nuovi posti di lavoro. Su questo tema in questo momento la nostra Regione e la nostra Città si trovano in gravi difficoltà, sia per la perdita di posti di lavoro, sia per la chiusura di tante aziende; all'inizio del Consiglio di oggi abbiamo fatto una discussione proprio su uno di questi argomenti specifici. Gli 8 milioni di Euro in meno di ulteriori trasferimenti statali nel 2012 (pari al 70% in meno rispetto al 2011) rappresentano sicuramente un saldo estremamente negativo. La Giunta, è vero, ha approvato misure importanti per ridisegnare la spesa e per restare dentro i vincoli sempre più stretti del Patto di Stabilità. È altrettanto vero (questo mi permetto di sottolinearlo perché ha già fatto parte della discussione avvenuta con l'Assessore sul Bilancio Preventivo del 2012) che quando parliamo delle dismissioni delle partecipate, parliamo di un tema che non è sicuramente scevro da precedenti polemiche, anche antiche per certi versi. Mi permetto di sottolineare, come ho già detto più volte in altre situazioni, che probabilmente alcune scelte, anche politiche, potevano e dovevano essere fatte quando si proponeva (sei, sette anni fa) la nascita della holding per dismettere alcune delle nostre partecipazioni, perché probabilmente il mercato era sicuramente più disponibile, più ricettivo e soprattutto con condizioni economiche che avrebbero sicuramente migliorato il flusso di cassa in entrata rispetto alla dismissione a titolo oneroso delle nostre quote di partecipate. Tengo ancora a sottolineare la questione, già ribadita, della gestione dei residui attivi e passivi; un tema che viene posto dai Revisori, che io e anche altri Colleghi abbiamo posto in Commissione, visto che sarà ridisegnato rispetto alla prossima Legge, che nel 2014 cancellerà tutto un pezzo di quel meccanismo ragionieristico e quasi automatico che riportava regolarmente questi numeri. Mi auguro che in Commissione si possa fare una riflessione anche su questo argomento, perché sarà necessario capire su quali misure e su quali numeri potremo contare per il futuro. LEVI Marta (Vicepresidente) La parola al Consigliere Appendino. APPENDINO Chiara Sono contenta del fatto che il Sindaco sia rientrato in Aula, perché gran parte del mio intervento sarà rivolto a lui, proprio perché, come ha detto l'Assessore Passoni, il 2012 è stato effettivamente un anno drammatico. Però, penso che dobbiamo ricordare che il tutto è iniziato quando il Sindaco, il 29 dicembre, durante la tradizionale conferenza stampa, aveva annunciato, in pompa magna, che Torino sarebbe uscita dal Patto di Stabilità. E questo è avvenuto in perfetta solitudine e senza essersi consultato con il Consiglio Comunale. Da lì ha fatto seguito un anno molto difficile per i torinesi, per la macchina comunale, per noi Consiglieri e, immagino, per il Sindaco e per la sua Giunta. Quindi, penso che questo 2012 lo ricorderemo tutti per questo. Ne avevamo discusso in quest'Aula circa un anno fa, quando abbiamo affrontato il Bilancio Previsionale. Erano tre i presupposti su cui si muoveva il Bilancio 2012 e su cui effettivamente si è mosso: il primo, la riduzione della spesa corrente, cioè tagli; il secondo, la dismissione delle società partecipate, cioè la progressiva alienazione del patrimonio della Città; il terzo, il massimo sfruttamento delle voci di entrata, a cominciare dai tributi locali, cioè l'aumento della pressione fiscale sui cittadini. Tre presupposti per realizzare tre obiettivi, che anche l'Assessore Passoni ha ricordato nel suo intervento: il rientro nel Patto, la riduzione parziale dei famosi 3,3 miliardi di Euro, a cui vanno aggiunti i residui passivi per arrivare a circa 4 miliardi e mezzo (almeno questa era la situazione da cui partivamo) e la maggior sicurezza dei conti, con un Bilancio che si basa, per quanto concerne le spese correnti, ad eccezione dei circa 40 milioni di Euro, per quest'anno, che compensano il mancato trasferimento da Roma come sanzione del Patto di Stabilità, sulle sole entrate ordinarie. L'assoluta necessità, divenuta praticamente un dogma nel 2012, di dover rientrare nel Patto entro dicembre, ha fatto sì che i lavori dell'Aula fossero fortemente condizionati e che l'affanno, l'urgenza e forse anche la paura abbiano spinto sovente la sua Giunta a sottoporre al Consiglio, e quindi indirettamente anche a tutti i cittadini torinesi, provvedimenti molto complessi, da approvare in tempi molto rapidi, pochi giorni, impedendo di fatto l'esame approfondito delle questioni. Le modifiche di Statuto, con tutti i vari complicatissimi passaggi per la vendita di SAGAT, TRM, AMIAT, passando per le forzature su GTT e Farmacie Comunali non andate poi a buon fine; la nota vicenda Continassa; la cartolarizzazione per compensare le vendite del patrimonio che non si sono realizzate durante l'anno: sono solo alcuni passaggi delle deliberazioni approvate da quest'Aula e che hanno effettivamente garantito la realizzazione di quelle risorse necessarie per rientrare nel Patto. Obiettivi effettivamente raggiunti, ma a che prezzo? Sappiamo tutti (l'ha detto l'Assessore Passoni) che siamo in un contesto economico, politico, sociale unico. Sappiamo tutti che mancano le risorse, sia in termini di liquidità, per far fronte agli impegni già sostenuti, sia in termini di disponibilità di risorse in senso assoluto, per finanziare non solo la spesa corrente, bensì anche quella in conto capitale. Si parlò anche di questo in sede di discussione di revisionale: 280 milioni di investimenti già allora, a quest'Aula, erano sembrati pochi. Direi quindi che non è necessario commentare un numero che si commenta da solo, a fronte delle cessioni realizzatesi per evidenti vincoli di impossibilità di indebitamento, la Città di investimenti ne ha realizzati nemmeno la metà di quei 280 milioni di Euro, attestandosi a circa 123 milioni di Euro. Sappiamo tutti che questo Bilancio si porta dietro un macigno di circa 1,4 miliardi di Euro di residui attivi, che con un'inversione di tendenza la Città sta iniziando finalmente ad abbattere: ha iniziato nel 2011 e ha continuato nel 2012. Però, non dimentichiamoci che questo è un Bilancio che ha retto anche grazie ai sacrifici dei cittadini, che hanno adempiuto ai loro doveri pagando le imposte locali come l'IMU e la TARSU; ha retto grazie ai sacrifici dei dipendenti di questa macchina, che non si sono tirati indietro di fronte agli interventi effettuati sul personale; ha retto grazie alla vendita (io preferisco chiamarla "svendita", ma è ovviamente opinabile come ho già detto in altre occasioni) delle nostre partecipate, vendute con stock altissimi di debito accumulato negli anni. Infine, signor Sindaco, è un Bilancio che si è tenuto in piedi grazie alla riduzione della spesa derivante da tagli dei servizi. Caro signor Sindaco, è pur vero che le risorse disponibili sono diminuite, non di certo per sua responsabilità e non gliene faccio una colpa; però, a mio avviso, lei ha fatto un grande errore e continua a farlo, continua a dipingere ai torinesi una Città che non c'è. Le chiedo cortesemente, come ho fatto più volte, se può smettere di dire ai cittadini, alle mamme, ai papà, ai minori in difficoltà, agli utenti del servizio trasporto pubblico, che i servizi non sono stati tagliati. Come ben sa, il consuntivo è passato da tutte le Commissioni competenti per materia, dove è stato analizzato. Lo dico con rammarico, perché di fatto, a mio avviso, non è stato dato il tempo sufficiente per fare un'analisi puntuale; non entro in merito al metodo adottato, perché sarebbe un capitolo a parte. Però, le faccio un esempio di cui abbiamo discusso in Commissione con l'Assessore Pellerino pochi giorni fa. Sul fondo di funzionamento per il materiale ludico- didattico e igienico-sanitario, c'è stata una contrazione del 72% delle risorse; sul materiale di consumo necessario per le pulizie delle scuole d'infanzia statali e dell'obbligo, c'è stata una riduzione di oltre il 66% rispetto all'anno precedente. Come si fa a non parlare di tagli? I genitori hanno sopperito in prima persona e lei dice che i tagli non ci sono stati? Le faccio un altro esempio semplice: la riduzione delle linee pubbliche e dei passaggi sul territorio, nonostante l'aumento dei biglietti; il taglio sull'acquisto dei libri per le biblioteche di cui si è discusso in Commissione Cultura, quello che dovrebbe essere il primo livello di accessibilità alla cultura per i cittadini. E l'elenco potrebbe essere ancora lungo. Quindi le pongo la domanda: veramente, secondo lei, non è cambiato nulla? Piuttosto dica che a fronte della situazione di risorse ridotte, sono state fatte delle scelte politiche, che i cittadini valuteranno su dove fare effettivamente questi tagli, ma non continui a negare l'evidenza. Dica che avete preferito investire sui grandi eventi, come il Jazz Festival, a discapito della cultura locale; dica che avete preferito mantenere lo stipendio del suo portavoce, invece di ridurlo; non ci dica che i soldi li ha trovati dagli sponsor, che questi sono privati: le solite storie. Si tratta di scelte politiche, che lei legittimamente ha fatto, ma che noi, in parte, non condividiamo altrettanto legittimamente. Per quanto concerne le sue deleghe alle politiche giovanili, le ricordo, anche qui, come ho fatto in Commissione, che sarebbe, a mio avviso, opportuno tornare a una gestione centralizzata e fare un passo indietro rispetto a quello spezzatino che è stato messo in atto, a cui hanno sopperito i dirigenti del settore. Sono passati quasi due anni ed è giunto il momento di fare una riflessione ampia sulla base di due consuntivi in tempi utili, prima dell'approvazione del Previsionale 2013, per non trovarci poi, come spesso accade e spesso è accaduto soprattutto nel 2012, a dover giustificare il mantenimento dello status quo per motivi di tempo. LEVI Marta (Vicepresidente) La parola al Consigliere Carbonero. CARBONERO Roberto L'incapacità della sinistra, negli ultimi vent'anni, di amministrare la stanno pagando i cittadini torinesi; che le colpe siano più antiche, o della maggioranza attuale, poco importa. Ciò che emerge dal Rendiconto di Bilancio 2012 è che a fronte di servizi più cari e ridotti di qualità e quantità, non ci sono stati tagli negli sprechi e nelle velleità discutibili, posto che - non mi sembra il caso - si debbano fare scelte di priorità. Il carico fiscale è salito, in un anno, di 130 milioni di Euro circa. Calcolando la somma tra l'aumento IRPEF (40 milioni di Euro ottenuti passando dallo 0,50 allo 0,80) e l'IMU (90 milioni di Euro in più rispetto all'ICI, come certificato dai Revisori). In pratica 170,00 Euro in più a testa per non risolvere nulla, se a pagare fossero tutti i torinesi, neonati inclusi: eppure la situazione dei conti pubblici non è migliorata. Altra grande fonte di incassi per il Comune sono stati gli oneri di urbanizzazione. A voler essere maliziosi si potrebbe pensare che tante Varianti e tanti progetti, venduti mediaticamente come crescita e sviluppo della Città, siano invece semplicemente proposte, che non si possono rifiutare, di copiose entrate per non affogare. Stiamo parlando in complessivo di 24 milioni di Euro, eppure la situazione dei conti pubblici non è migliorata, anzi continua a mantenere livelli di preoccupante criticità, tenendo anche in considerazione che a partire dall'esercizio 2013 non si potrà più finanziare la spesa corrente con i proventi da concessioni edilizie. Perché diciamo che non è migliorata la situazione dei conti pubblici, quelli che per vent'anni sono diventati sempre più marci e contaminati da debiti da derivati e oneri? È stato detto dai Revisori: "Gli oneri finanziari derivati dall'indebitamento condizionano in parte il Bilancio Comunale. Tale condizionamento tenderà ad aumentare, se non si continuerà un'incisiva e adeguata politica di contenimento della spesa e di dismissioni patrimoniali". A tal proposito, il debito complessivo della Città, se è vero che è sceso di qualche milione di Euro, attestandosi sui 3.330 milioni di Euro, è solo frutto di rimborsi in linea capitale, di finanziamenti contratti nel passato. È però da sottolineare che l'indebitamento pro capite, come del resto risulta dalla relazione dei Revisori dei Conti, fa registrare una significativa entità di ben 3.652 Euro, che sconta in misura favorevole il leggero aumento della popolazione residente. Altri fattori che allarmano, e non poco, sono gli interessi passivi che sforano l'8% delle entrate correnti, impedendo quindi l'accensione di nuovi prestiti, il non rispetto del parametro 7: consistenza dei debiti di finanziamento superiore al 150% rispetto alle entrate correnti. Sempre in tema finanziario, e premesso che i contratti derivati sono una sorta di scommessa sull'andamento dei tassi, dobbiamo purtroppo registrare a fine 2012 un peggioramento delle risultanze, nel senso che se la Città estinguesse in via anticipata i contratti in essere, dovrebbe versare una penalità di ben 164 milioni di Euro contro i 150 milioni di fine 2011, che rappresentano il 20% del debito complessivo, gravato da contratti derivati. È una cifra da capogiro che non può assolutamente essere ignorata e testimonia la pericolosità di tale operazione. Un ultimo appunto - che potrebbe assumere un valore polemico, ma che in realtà fotografa l'attuale non volontà decisionale di questa Amministrazione - riguarda i fitti attivi sui beni immobili, i quali hanno fatto registrare una diminuzione di oltre 1 milione di Euro. Perché non si comincia a far pagare gli occupanti abusivi di storici immobili della Città, che tra l'altro continuano a metterci in seria difficoltà sul tema dell'ordine pubblico e, in un futuro prossimo, anche sul tema della sicurezza per gli occupanti stessi che consegue ricadute di ordine legale per la Città? Insomma, questo Rendiconto dimostra che è mancato qualcosa; che sia coraggio, capacità o reale volontà di risolvere le situazioni incancrenite, in cui purtroppo viviamo, questo non possiamo che immaginarlo. Di sicuro non si potrà andare avanti così ancora per molto e di sicuro non possiamo dirci soddisfatti di un'Amministrazione che penalizza i cittadini, senza rinunciare mai ai lustrini per assecondare la Torino bene dei salotti buoni, con festival ed iniziative dispendiose e di sicuro non indispensabili, ma lasciando buchi aperti da tutte le parti, sull'asfalto delle strade, così come nei conti non risanati del Municipio. LEVI Marta (Vicepresidente) La parola al Consigliere Greco Lucchina. GRECO LUCCHINA Paolo Alcune brevi considerazioni, per permettere ai miei Colleghi di Gruppo di poter integrare con le loro argomentazioni questa valutazione sul Rendiconto; considerazioni che non possono che avere come bussola i richiami e le proposte avanzate durante tutto l'anno dalla sezione regionale della Corte dei Conti. Adottare, quindi, i criteri di prudenza e di rigore nell'accertamento e nella gestione delle entrate straordinarie e quelle non ripetitive, proseguire nell'attività di accertamento dei residui attivi e passivi, verificare quindi la sussistenza e l'esigibilità soprattutto, in particolare dei relativi crediti, e provvedere ad adempiere alle incombenze finalizzate al pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione e degli Enti Locali. Certamente proseguire anche nell'opera di dismissione delle nostre partecipazioni Comunali, nello specifico procedere speditamente con la vendita di GTT, cercando ovviamente il più possibile di valorizzare questa partecipazione, introitando suddetta valorizzazione nelle casse dell'Ente; quindi, porre in essere tutte le azioni per non ricorrere alle anticipazioni di Tesoreria. È vero, come è stato ricordato in un intervento precedente, che ci muoviamo in un contesto che da un lato vede registrare, a fronte di una variazione positiva del trasferimento dello Stato di circa 15 milioni di Euro rispetto all'esercizio precedente, un decremento, quindi una variazione negativa, rispetto ai trasferimenti sia della Regione (per circa 17 milioni), sia dei tagli di altri Enti: Provincia, Fondazioni bancarie (per circa 550.000 Euro). È anche vero che sui servizi a domanda individuale si registra una copertura dei costi mediamente solo pari intorno al 36%: percentuale fortemente sbilanciata, soprattutto rispetto a quella che è stata la copertura delle mense. Avendo adempiuto alla costituzione del fondo svalutazione crediti per il finanziamento delle spese di investimento e il riaccertamento dei residui attivi, il plusvalore da alienazione di beni sono serviti solo all'ammortamento delle quote capitali di mutui. Così anche per le concessioni edilizie, le quali entrate sono servite per quasi il 70% al finanziamento della spesa corrente, penalizzando il finanziamento delle spese di investimento; ricordando, peraltro, che dal 2013 i proventi derivanti dalle concessioni edilizie non potranno essere utilizzati per il finanziamento della spesa corrente. Inoltre, vorrei parlare di un tema a me caro, ossia delle immobilizzazioni finanziarie. In proposito, non posso che registrare un atteggiamento assai critico, nello specifico, nella destinazione di fondi in dotazione tra le diverse Fondazioni ed Enti assimilati a cui la Città partecipa a vario titolo per un importo complessivo di circa 26 milioni di Euro, forse troppi. Mi sia consentito un ultimo commento sui contratti derivati. È dalla stessa Procura Generale della Magistratura contabile che ci viene questo monito. Gli Enti dovrebbero adottare - così è stato ricordato all'apertura dell'Anno giudiziario - doverose iniziative volte alla risoluzione dei contratti eccessivamente onerosi. La Corte dei Conti, così, punta i fari sull'utilizzo di questi strumenti di Finanza derivata, soprattutto da parte degli Enti Locali, sia per le operazioni di ristrutturazione dell'indebitamento sia per la contrazione di nuovi debiti. Senza mezzi termini, quindi, viene sottolineata la grave imprudenza nella stipulazione dei contratti di Finanza derivata. LEVI Marta (Vicepresidente) La parola al Consigliere Marrone. MARRONE Maurizio Molto è già stato detto dai Consiglieri di coalizione che mi hanno preceduto; mi riconosco nei loro interventi, in particolare in quello del Consigliere Greco Lucchina, e non mi ripeterò. Voglio però aggiungere criticità che non sono state adeguatamente segnalate. Voglio, per esempio, citare il taglio oggettivo dei servizi, in particolare, nel welfare, nell'assistenza sociale. Lei, Sindaco Fassino, più volte ha rivendicato di essere riuscito a gestire questa crisi senza aver toccato il campo del welfare e dell'assistenza. Le può essere riconosciuto di non aver tolto dei servizi, però non possiamo non notare come, in realtà, a livello quantitativo, il taglio ci sia stato, per esempio, nell'assistenza domiciliare, in cui, certo, non è stato diminuito l'intervento, ma è stata chiesta una maggiore compartecipazione; è stata contabilizzata addirittura la casa di proprietà come bene (neanche fosse un indice di bene di lusso), quando sappiamo che nella società italiana è un patrimonio comune anche a persone di ceto medio-basso. Sono stati tagliati, e lo sappiamo (vi sono state addirittura delle manifestazioni di persone con disabilità davanti al Comune), i buoni trasporto ed anche, pesantemente, i soggiorni estivi. Non è che non esista un taglio quantitativo all'assistenza sociale. Nel futuro, purtroppo, vediamo nero, perché, anche in un periodo di "vacche magrissime", non magre - come ricordato costantemente e giustamente dall'Assessore Passoni e da altri colleghi -, continua a sopravvivere una specie di scissione tra le due Città. Continuiamo, infatti, a vedere gli stendardi di un festival musicale, per il quale non è stata assolutamente dimostrata l'attrattività e nemmeno lo sviluppo del territorio, che va ad imporre, come festival centrale e come evento nodale per la Città, quello che è un genere musicale oggettivamente di nicchia, e questo non siamo solo noi a dirlo. Dall'altra parte, invece, che cosa abbiamo? Tagli nel Settore Cultura: 250.000,00 Euro su mezzo milione complessivo. Voglio sottolineare i numeri perché si tratta della metà. Questi tagli cadono sulle dotazioni per le biblioteche civiche nell'acquisto di nuovi volumi che prima ammontavano a 500.000,00 Euro e che adesso sono state dimezzate a 250.000,00. Tra l'altro, ricordo, ancora una volta, che, su quella voce, si scarica metà dei tagli complessivi di quest'anno, mentre si vanno a privilegiare eventi di plastica, spesso organizzati più per soddisfare l'ego di qualcuno della Giunta, che non, invece, per andare a portare reale vantaggio e sviluppo al territorio e per far ciò andiamo a sacrificare quello che è il primo anello della cultura divulgativa di una Città che vive delle sue periferie e quindi colpendo, in particolar modo, quei settori cittadini che vivono con grande difficoltà il disagio sociale e che dovrebbero vedere nella cultura di base la prima arma di integrazione e di emancipazione sociale. È quindi un passo indietro incredibile per una Città amministrata dal centrosinistra che della solidarietà e del progresso faceva, quantomeno un tempo, i fari guida della propria azione amministrativa. Concludo con una riflessione sulla relazione dell'Assessore Passoni, perché, curiosamente, come tanti Colleghi del centrodestra, ci troviamo a concordare sulle sue lamentele, il suo cahier de doléance rivolto, come sempre, al Legislatore nazionale. Voglio, però, ricordare all'Assessore, ancora una volta, che esprimere, in questa sede, queste rimostranze è come urlare in un vaso, perché non siamo noi i destinatari di queste lamentele. Anche se comprendo (con le ultime vicende della Presidenza della Repubblica) che vi stiate dimenticando di aver vinto le elezioni (senza neanche andare a vedere qual è la maggioranza o la minoranza politica), al Governo non ci sono persone presenti in questa Sala. Quindi, non è questa la sede per citare lamentele rispetto alle politiche di finanziamento o di tagli orizzontali a pioggia nei confronti degli Enti Locali, perché, se queste ultime sono citate, devo dedurre che ciò sia fatto unicamente a scopo di giustificazione e non, invece, in termini propositivi e progettuali. Non vado, quindi, ad aggiungere le non condivisioni di quello che già abbiamo detto in sede di Bilancio Previsionale, ossia di una politica di estremo innalzamento, a 360 gradi, di tutti i tributi locali che porteranno inevitabilmente all'effetto di ammazzare ulteriormente l'ammortizzabilità, la capacità di risparmio delle famiglie e anche delle piccole imprese e degli esercenti. Per non arrivare, poi, a una politica di dismissione, che doveva essere strategica ed è diventata, alla fine, da svendita, senza un profilo veramente strategico; si è partiti, infatti, con quella dei servizi e adesso si mette dentro tutto: la CAAT, la SITAF, qualunque cosa sia vagamente valorizzabile e - senza anticipare nulla su dibattiti futuri - con ennesime forzature, per esempio, su SITAF, dove sembra di andare addirittura a cercare di eludere prescrizioni legislative normative sul controllo pubblico, cercando di coinvolgere soggetti che portino avanti la solita logica delle scatole cinesi. Mi limito, quindi, a dire che la sede per far arrivare le lamentele a Roma non è la Sala Rossa. Inoltre, come ulteriore destinatario delle lamentele della situazione di forte debolezza finanziaria che l'Amministrazione Fassino (senza sua colpa individuale) si trova a fronteggiare, consiglio di non mettere nel mirino solo il Governo. C'è anche un altro soggetto che condivide pesanti responsabilità su questa esposizione; è quello stesso soggetto che oggi sta andando a decidere i vertici della principale banca torinese. Visto che domani avremo modo di audirlo, per il suo ruolo di presidenza della Compagnia di Sanpaolo, per sentire che cosa ha pensato di fare in sede di Assemblea dei soci (ovviamente a giochi fatti, perché non sia mai che venga a rendere conto del suo operato alla Città di Torino che l'ha nominato precedentemente, e noi ci accontentiamo di vivere un'informazione ex post dopo aver letto tutto sui giornali), sempre che non sia impegnato nelle attuali trattative per portare a casa un Ministero nel futuro Governo di larghe intese e confermi la sua presenza, invito, domani, il Sindaco Fassino e l'Assessore Passoni, a presentare, queste lamentele, rispetto alla situazione di forte esposizione e debolezza finanziaria della Città, anche a lui, che, di sicuro, qualche responsabilità in merito la conserva. LEVI Marta (Vicepresidente) La parola al Consigliere Tronzano. TRONZANO Andrea Assistiamo in questi giorni a situazioni imbarazzanti dal punto di vista della percezione di che cosa sia una democrazia indiretta e pertanto credo che sia utile per il dibattito, affinché sia proficuo, intenso e utile ai cittadini che sono i nostri stakeholders (coloro che detengono gli interessi di questa Sala e che hanno il diritto di avere delle risposte), cercare di riconoscere meriti e verificare dove sono le questioni, a nostro giudizio, negative. Innanzitutto, in questo 2012 c'è di buono che il Sindaco Fassino ha riconosciuto che il debito è stato ereditato. Finalmente, l'ha ammesso in una dichiarazione pubblica e pertanto neanche riservata e quindi abbiamo finalmente appreso anche da lui che dal 2002 al 2006, quando c'era l'Assessore Peveraro (perché bisogna fare nomi e cognomi nelle questioni in Aula, senza per questo attaccarli umanamente, ma sicuramente dal punto di vista politico), il debito della Città di Torino è esploso fino ad arrivare a 680 milioni di Euro all'anno, 22 contratti derivati e una serie infinita di spese vaghe e non solo produttive. Uno dei meriti del Sindaco Fassino nel 2012 è di aver riconosciuto il debito della Città, ereditato da Amministrazioni, sempre di centrosinistra, precedenti alle sue. In secondo luogo, credo che occorra, Assessore, se lei vorrà (nell'ambito dei suoi ragionamenti e lo dico anche al Sindaco Fassino, nell'ambito delle sue interlocuzioni con il Governo), riconoscere al Ministro Tremonti la capacità di aver responsabilizzato gli amministratori dando loro una leva fiscale che era quella del federalismo fiscale. Dopodiché, l'entrata del Governo Monti ha messo in atto una delirante azione contro le Amministrazioni Locali che ha portato addirittura alla creazione dell'IMU, quindi a una patrimoniale mascherata, e, successivamente, anche alla creazione della seconda patrimoniale (che, per fortuna, per adesso, è stata mitigata e speriamo che sia poi definitivamente rimodulata) che è quella della Tares. Pertanto, Sindaco e Assessore, se vogliamo fare un bel servizio alla nostra nazione (così come cerchiamo noi, dal nostro piccolo, dal nostro punto di vista e voi con maggiori responsabilità), cerchiamo di riconoscere i meriti quando ci sono. L'allora Ministro Tremonti questo tipo di ragionamento l'aveva fatto, aveva responsabilizzato gli amministratori locali dando loro delle leve fiscali che però andavano in una linea completamente diversa, rispetto a quella che ha messo in atto quel tecnico, di cui non ricordo il nome, che ci governa ancora oggi, per responsabilità politica, nonostante abbia perso le elezioni. Certo è, Assessore, che ha ragione lei. Con la sua competenza e la sua capacità (che devo riconoscerle - e la mia stima nei suoi confronti è assoluta, anche se politicamente possiamo avere visioni diverse) lei è uno dei facitori del rientro del Patto di Stabilità e con lei il Consiglio Comunale se la prende sovente, perché è capace di dire di no. Questa sua forza motivata, quindi, è sicuramente anche una risorsa per la Città di Torino e non deve essere sempre e soltanto oggetto dell'attacco qui; anche il Sindaco deve cercare di andare in una direzione, perché delle due, l'una: se vogliamo rientrare nelle questioni di Bilancio, ossia se abbiamo il Bilancio come obiettivo centrale della nostra Amministrazione, dobbiamo, per forza, difendere il nostro Assessore al Bilancio, cosa che non succede sovente. Certo è, Assessore, che gli Enti Locali non ne possono più, soffrono, hanno ormai raggiunto il limite. Lei ha avuto un compito improbo, è andato nella direzione delle indicazioni della Corte dei Conti su alcune voci (e questo l'ha ammesso oggettivamente anche il Collega Greco Lucchina), però, Assessore, abbiamo ancora nuclei importanti che dobbiamo aggredire nel 2013. Il nostro faro deve essere la vita quotidiana dei cittadini. Nel 2012 abbiamo avuto grande responsabilità, abbiamo consentito un dibattito sereno e serio per rientrare nel Patto di Stabilità; abbiamo mantenuto fermi i nostri valori, i nostri principi, i nostri ideali, dando il "la" anche alle dismissioni delle aziende partecipate pubbliche, che sono sicuramente da continuare. Ora, vogliamo, come opposizione - almeno per quanto riguarda il nostro Partito - andare all'incasso. Che cosa vuol dire andare all'incasso? Vuol dire, finalmente, rimettere in tasca dei cittadini dei soldi. Sindaco, Assessore, questa è la sfida del 2013. Difficile? Non lo so se è difficile, ma ce la possiamo fare, Sindaco. La sfida del 2013 è questa. Sappiamo come? Credo che, innanzitutto, sia compito del Sindaco e dell'Assessore rendersi conto che non sempre le critiche che vengono dall'opposizione siano sbagliate o per forza pretestuose, perché se il "Jazz Festival" può essere una grande iniziativa, (opinabile, ma può essere anche intesa come una grande iniziativa), bisogna, però, comprendere che il comune sentire, oggi, non accetta più questo tipo di impostazione. Allora, cosa dobbiamo dirci? Che dobbiamo salvare i cittadini di Torino e non le sue corporazioni e che dobbiamo salvare i corpi intermedi, ma non le élite autoreferenziali. Se abbiamo questo tipo di strategia in mente, Assessore e Sindaco, credo che da questo tipo di situazione negativa, in cui ci hanno cacciati il Sindaco Castellani e successivamente il Sindaco Chiamparino, possiamo piano piano uscire. Naturalmente, Sindaco, è inevitabile dirle che lei deve rafforzare la sua maggioranza. Così com'è, non può andare avanti. Così com'è, rischiamo anche di non approvare il Bilancio preventivo della Città di Torino. Quindi su questo, signor Sindaco, lei deve prendere atto che la sua maggioranza oggi è in grandissima fibrillazione. Deve andare avanti a verificare al suo interno, perché se dobbiamo passare il 2013 come il 2012, tanto vale andare ad elezioni. Le dico questo molto chiaramente, perché così non si va avanti. Dobbiamo dismettere GTT che era stata valutata in un certo modo e che si è provato a vendere a 70 milioni di Euro (cosa che, secondo noi, non era opportuna), ma vendere GTT non significa una passeggiata, significa avere una maggioranza compatta. Noi su questo ci siamo, Sindaco, possiamo valutare le sue opinioni, le sue strategie, sempre nell'ambito dei nostri principi che sono quelli di avere meno Stato e un po' più di concorrenza per favorire i nostri ultimi utilizzatori, ossia i cittadini. Noi abbiamo anche un altro compito, secondo me (questo Rendiconto forse inizia a fare un po' di luce, ma sicuramente non è sufficiente a mettere in chiaro una questione), ossia abbiamo il dovere di far sì che Torino aumenti nella sua popolazione. Abbiamo il dovere di evitare che i cittadini abbandonino Torino, perché è troppo cara. Questa è una valutazione, Assessore, che nel suo Bilancio Preventivo dovrà fare ed è per questo che agiremo sulle tasse, sulle tariffe e sulle imposte, perché è lì il nucleo centrale della nostra azione, dopo aver fatto sacrifici nel 2012. Altrimenti, nessuno percepirà quello che abbiamo fatto, ci considereranno una casta e non vicini alle loro esigenze. Per evitare che Torino sia abbandonata, sul 5,75, rispetto al 4 per mille di Collegno, proporrei di fare una valutazione. Tutte e due sono Amministrazioni di centrosinistra. Sicuramente, a Collegno c'è meno popolazione, ma una valutazione dobbiamo farla. Vogliamo calcolare gli indici di copertura degli asili nido, rispetto alle mense scolastiche? Dobbiamo farli. Questi sono i ragionamenti che vogliamo, per cercare di andare nella linea di responsabilità a favore di coloro che sono i nostri opinion leader, ossia i nostri stakeholders. Dopodiché è chiaro, Assessore, che il welfare sarà anche una delle questioni sulle quali agiremo con responsabilità nel 2013, perché, in questo momento drammatico della situazione italiana, il welfare ha bisogno. Come dicevano giustamente i Consiglieri Greco Lucchina e Marrone, è inutile continuare a dire che non abbiamo effettuato tagli sul welfare. Abbiamo tagliato, non c'è niente da fare e abbiamo anche - e qui lo dico a lei, Assessore, anche se l'ho già detto all'Assessore Tisi - comunicato male ai cittadini, quando abbiamo tagliato. C'è gente - e lo dico con rispetto per le persone, quindi senza citare nomi e cognomi, ma dicendo la verità - che ha avuto un cambio drastico e repentino della propria salute a seguito di comunicazioni sbagliate da parte dei servizi sociali. Ce ne vogliamo rendere conto o no? Ho fatto leggere una lettera all'Assessore Tisi, ho dato comunicazione di questa lettera al Consigliere Centillo, vorrei fare una Commissione, ma le comunicazioni che partono, anche se reali, realistiche, legittime e lecite, da parte dei servizi sociali, Assessore, devono essere un'altra cosa. Delle persone sono mancate, hanno perso la propria salute a seguito di comunicazioni errate, perché noi abbiamo un debito pregresso da 10 o 15 anni e dobbiamo rientrarci. Non dobbiamo far pagare questo ai cittadini. Spero di essere stato chiaro, trasparente e leale, come al solito, evidenziando anche i suoi meriti, Assessore, che non sono pochi, ma mettendo in evidenza che la sfida del 2013 non può essere altro che questa: diminuzione delle tariffe, delle tasse e delle imposte, in modo che questo federalismo fiscale (che Tremonti aveva tratteggiato e che il Governo Monti ha cancellato) ritorni in essere e si capisca realmente che i sacrifici che abbiamo fatto sono serviti e renderanno più serena e più tranquilla la vita dei cittadini in questo anno che verrà. LEVI Marta (Vicepresidente) La parola al Sindaco. SINDACO Ringrazio tutti i Consiglieri. Ho ascoltato e, com'è giusto, ho cercato di comprendere le ragioni delle riflessioni e anche delle critiche. Mi si lasci dire che mi è sembrato che molte delle considerazioni fatte, soprattutto dai Consiglieri di opposizione, fossero fondate sul principio che, essendo l'opposizione, bisogna dire certamente male di quelli che governano, perché non ho trovato ragioni significative di critica. Per esempio, il fatto di dire che le difficoltà della Città sono cominciate quando quest'ultima è uscita dal Patto di Stabilità significa semplicemente confondere effetti e cause, perché l'uscita dal Patto di Stabilità è l'effetto di una situazione critica nei conti, non la causa di una situazione critica dei conti. Inoltre, il fatto di sostenere che la spesa per la cultura sia superflua e debba essere tagliata a vantaggio di altre spese, mi pare una regressione culturale, stante che ormai è acquisito unanimemente che la cultura non è un bene superfluo, di cui ci si può vantaggiare in fase di "vacche grasse", ma è la prima cosa da tagliare in fase di "vacche magre", perché la cultura è un motore di sviluppo per ciò che rappresenta in termini non solo di accumulazione di produzione intellettuale e culturale, ma anche di investimento, di mobilitazione di capitali, di creazione di lavoro e di opportunità. Si è fatto riferimento, per esempio, al Festival del Jazz che, ricordo al Consigliere Marrone - che non è in Aula in questo momento -, l'anno scorso, nonostante diluviasse, ha fatto più di 100.000 persone in 5 giorni e che quest'anno avrà un rinnovato e anche più ampio programma. Malauguratamente, ho l'impressione che si vada di nuovo verso la pioggia, ma è stato un evento che ha concorso, insieme a molte altre iniziative culturali, a determinare un afflusso nella Città di turisti e visitatori e un'attrattività che ha un beneficio sulle attività economiche della Città. Non più di 4 giorni fa, nel corso di una conferenza stampa, indetta da questa Amministrazione per presentare il programma di attività internazionale (erano presenti 300 persone, quindi quello che dico è facilmente verificabile), si è alzato il rappresentante dell'Associazione degli albergatori (non una lobby o un salotto, ma una categoria delle attività economiche di questa Città), il quale ha ringraziato, di fronte a 300 persone, l'Amministrazione Comunale perché l'insieme delle attività culturali che la Città profonde e che ormai costituiscono, ogni settimana, un'occasione di attrazione, sta determinando, in termini turistici, flussi di visitatori di cui il settore commerciale - per esempio degli albergatori - beneficia in modo significativamente superiore al passato. La crisi si contrasta in molti modi e se si mettono in moto continuamente delle cose, si mobilitano dei capitali, si creano delle opportunità, si offrono delle occasioni, si aprono degli spazi e si apre la Città ad attività, perché, se no, rischiamo soltanto di denunciarla la crisi, invece va guardata negli occhi e va sfidata e la si sfida mettendo in campo ogni giorno qualcosa che consenta alla Città di vivere continuamente in una condizione di dinamismo che non riduce, ovviamente, l'acutezza della crisi, ma non piega la Città a subirla e crea occasioni e opportunità per contrastarla. Per quanto riguarda il fatto che si dica - come è stato detto - che abbiamo tagliato i servizi, rispondo che c'è una differenza qualitativa, oltre che quantitativa, tra chiudere dei servizi e, tenendoli aperti, determinare anche risparmi nei costi di gestione; si tratta, infatti, di due cose diverse. Continuo a ribadire questo perché è vero. Nessun servizio offerto a questa Città è stato chiuso. Non c'è un bambino in meno negli asili nido e nelle scuole materne, anzi ce ne sono un centinaio di più, rispetto a un anno fa, che frequentano. Non si è chiuso un solo servizio sul fronte del Welfare e socio-assistenziale e non si sono ridotti o chiusi servizi fondamentali per la vita dei cittadini. Nel prestare questi servizi, naturalmente, abbiamo dovuto intervenire sulle modalità erogative, certo, perché se si vuole mantenere un'offerta in presenza di minori risorse, si deve riorganizzare quell'offerta dal punto di vista dei suoi costi di gestione, della sua organizzazione, del rapporto tra pubblico e privato, ossia si devono mettere in campo quei processi di riorganizzazione che sono necessari per garantire che un'offerta sia mantenuta, ma perché sia così bisogna renderla compatibile con le risorse che si hanno e con le disponibilità di cui si può disporre. Dire che riorganizzare i servizi significa ridurli o addirittura chiuderli, sarebbe come dire che la ristrutturazione di una fabbrica equivale alla sua chiusura. Credo che nessuno lo direbbe. Un'azienda che si ristruttura non è un'azienda che chiude; è un'azienda che ottimizza i costi, che riorganizza il suo modello produttivo, che cambia il suo rapporto con il mercato, che fa operazioni per rendere compatibile la continuazione della sua attività con la sua redditività e il suo rapporto con il lavoro. Il Comune di Torino ha il dovere di garantire ai cittadini che tutto ciò che viene offerto rimanga, ma per farlo ha bisogno di riorganizzare modalità erogative, reperimento e allocazione delle risorse, forme di organizzazione della macchina comunale (e con fatica è quello che abbiamo cercato di fare), in un quadro che nessun Consigliere ha citato e che, vorrei segnalare, ha visto - le cifre sono note, ma forse è bene ribadirle, perché si soprassiede a considerarle - questa Città passare, nei trasferimenti dallo Stato alla Città, da 364 milioni ricevuti nel 2010 a 112 ricevuti nel 2012. Se non sarà modificata la spending review, approvata nel settembre scorso, che prevedeva tagli di carattere biennale (quindi sia sul 2012 che sul 2013), questa cifra è destinata ulteriormente a ridursi. Il fatto che, di fronte a una riduzione così consistente di trasferimenti da parte dello Stato alla nostra Città, quest'ultima sia riuscita a mantenere inalterata l'offerta dei servizi, penso andrebbe apprezzato e non criticato. Si dice che abbiamo alienato partecipazioni, valorizzato e alienato patrimonio immobiliare... (ogni tanto sono sorpreso dalla schizofrenia). Veniamo da anni in cui il dibattito politico nazionale sulla finanza dello Stato, sulla finanza pubblica, ha come uno dei capisaldi la riduzione della presenza del pubblico nell'attività economica e l'utilizzo del suo patrimonio per ridurre il debito; non c'è dibattito nazionale in cui non si dica questo; poi, quando si arriva qui, se qualcuno lo fa, gli si dice che sbaglia. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Come no? Il Consigliere Carbonero ha detto questo. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Penso che occorra intenderci. Abbiamo fatto operazioni che avevano un obiettivo che credo dovrebbe essere apprezzato e che consiste nel ridurre l'esposizione debitoria della Città. La riduzione dell'esposizione debitoria della Città non si fa agendo soltanto sul Bilancio di esercizio, ma si fa anche con operazioni di finanza straordinaria, perché chiunque facesse il Sindaco (e qualsiasi fosse il colore di questa Giunta), se dovesse ridurre l'esposizione debitoria della Città di Torino, oggi, agendo soltanto sul Bilancio ordinario, non ce la farebbe o se ce la facesse, ci vorrebbe un secolo. Se vogliamo avere una significativa riduzione di esposizione debitoria, non possiamo che ricorrere a operazioni di finanza straordinaria che passano per la valorizzazione di asset patrimoniali di tipo mobiliare e immobiliare, di cui la Città è in disponibilità. Abbiamo - credo - compiuto scelte che sono andate in questa direzione, ogni volta, però - su questo insisto, perché ho già avuto modo di tornarci altre volte - non soltanto avendo come obiettivo quello di liberare risorse finanziarie, ma anche stabilendo un intreccio tra le risorse finanziarie che si liberavano e la riorganizzazione e la riqualificazione o delle attività industriali, legate a società partecipate, o alla trasformazione urbana, laddove si trattava di operazioni di natura immobiliare e fondiaria. Penso che abbiamo fatto, anche in questo caso, scelte nell'interesse della Città, perché, nel momento in cui abbiamo ceduto quote di partecipazione di AMIAT e di TRM a IREN, abbiamo sì liberato delle risorse, ma ci siamo proposti anche di continuare a fare in modo che queste aziende (di cui la Città, in ogni caso, continua ad essere partecipe come azionista) siano collocate dentro prospettive di politica industriale che ne valorizzino lo sviluppo, così come abbiamo fatto per SAGAT, così come le valorizzazioni immobiliari sono legate a trasformazioni urbane che cambiano la Città e sono anch'esse motore di sviluppo, perché ogni trasformazione urbana è occasione di investimento ed è anche occasione di nuove vocazioni e di nuove finalizzazioni di attività nella Città. Infine, vorrei dire che, in un anno, siamo stati monitorati continuamente dalla Corte dei Conti, come è giusto che sia, la quale, come è giusto che sia, è caratterizzata da una estrema cura e attenzione ad ogni dettaglio nella sua attività di controllo. Abbiamo avuto, all'inizio di quest'anno, manifestazioni di controllo della Corte dei Conti che avevano un tono preoccupato e allarmato di cui ci ricordiamo tutti e di cui abbiamo discusso in questa sede. Via via che veniva realizzandosi la politica che abbiamo messo in campo sul terreno della finanza della Città, la Corte dei Conti, esercitando questo suo controllo, ha man mano apprezzato sempre di più l'attività che abbiamo svolto e fa fede, perché è scritto - e l'avete ricevuto tutti -, l'ultimo atto che la Corte dei Conti ha emesso dopo l'adunanza con l'Amministrazione della Città, nel quale sono riconosciute in modo significativo le scelte strutturali di fondo che l'Amministrazione Comunale ha messo in atto per il riequilibrio dei conti della Città. La Corte dei Conti è un organo terzo, è un organo assolutamente rigoroso nella sua attività di ispezione e di controllo ed è stata evocata qui, quando era molto severa, come una fonte assolutamente credibile - come è giusto che sia -, per cui chiedo che sia considerata una fonte altrettanto credibile quando riconosce che questa Amministrazione sta mettendo a posto i conti con coerenza e determinazione. Per tutte queste ragioni, penso che il Rendiconto 2012 presentato dall'Assessore Passoni (che, naturalmente, ringrazio per l'azione quotidiana che mette in campo nella gestione della nostra finanza) sia coerente con gli obiettivi che ci eravamo posti e soprattutto con gli obiettivi di risanamento dei nostri conti perseguito contestualmente con l'obiettivo di mantenere l'offerta di cui i cittadini dispongono; mi pare che ci metta nelle condizioni di guardare con maggiore sicurezza e tranquillità anche agli Esercizi finanziari dei prossimi anni, proprio perché, nel corso del 2012 - anche questa è una questione che va sottolineata ed è stata richiamata nella relazione dell'Assessore Passoni -, si è fatta una rigorosa opera di trasparenza e di pulizia del Bilancio, in ragione tale da dargli solidità e credibilità. Ricordo il fatto che, già nel 2012 e ancora di più nel 2013, non avremo alcuna posta di Bilancio in entrata aleatoria o una tantum, ma tutte le poste in entrata saranno costituite da voci di carattere strutturale e ripetibili. Questo è un altro elemento che conferma la solidità e la correttezza dell'azione finanziaria che è stata fin qui condotta. Con queste considerazioni, a nome dell'Amministrazione chiedo al Consiglio Comunale di dare parere favorevole alla relazione presentata dall'Assessore Passoni al Rendiconto 2012. LEVI Marta (Vicepresidente) Dichiaro conclusa la discussione sul Rendiconto del Comune per l'Esercizio 2012, la cui approvazione, come sapete, verrà calendarizzata lunedì prossimo. |