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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 4 Marzo 2013 ore 10,00
Paragrafo n. 29
DELIBERAZIONE DI INIZIATIVA POPOLARE 2012-06418
TRASFORMAZIONE DI SMAT S.P.A. IN AZIENDA SPECIALE CONSORTILE.
Interventi

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Passiamo all'esame congiunto della proposta di deliberazione di iniziativa popolare n.
mecc. 201206418/002, presentata in data 13 agosto 2012, avente per oggetto:
\"Trasformazione di SMAT S.p.A. in Azienda Speciale Consortile\".
e della proposta di mozione n. mecc. 201300991/002, presentata dai Consiglieri Bertola,
Appendino e Liardo in data 4 marzo 2013, avente per oggetto:
\"Accompagnamento alla deliberazione (mecc. 201206418/002) - Reinvestimento degli
utili di SMAT\".

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Comunico che in data 28/02/2013 le competenti Commissioni hanno rimesso il
provvedimento in Aula.
Sono stati presentati 13 emendamenti e un subemendamento, accolti dalla Presidenza,
anche se leggermente fuori orario, quindi possiamo procedere al dibattito.
Avete tutti la copia della proposta di deliberazione, che è stata presentata ai sensi
dell'articolo n. 13 dello Statuto e ai sensi dell'articolo n. 10 del Testo Unico, che
prevedono la possibilità di proporre una deliberazione al Consiglio Comunale per
iniziativa popolare.
Ricordo i tempi di intervento: 10 minuti un Consigliere per Gruppo, 5 minuti per gli
altri componenti.
La parola al Consigliere Grimaldi.

GRIMALDI Marco
Innanzitutto, migliaia di cittadini hanno portato questa deliberazione a compimento e
vanno ringraziati.
Come Presidente della Commissione Ambiente, con i Presidenti di I e III Commissione
abbiamo svolto un lunghissimo lavoro. Questo lavoro, ovviamente, non è un tassello
che si inserisce in questa discussione come un tassello avulso dalle tantissime azioni che
si sono fatte in questo territorio, e i movimenti per l'acqua hanno, in qualche modo,
contribuito a cambiare con noi.
Ricordo - era la scorsa consiliatura - quando nello Statuto della Città di Torino
prevedemmo in qualche modo che la gestione del servizio idrico integrato fosse operata
senza scopo di lucro.
Da allora, sono successe tantissime cose; una di queste è che il 12 e 13 giugno 2011
milioni e milioni di persone, esattamente 26 milioni di donne e uomini, hanno votato
per l'affermazione del fatto che l'acqua è un bene comune, è un diritto umano
universale e che la sua gestione doveva essere partecipata e, in qualche modo, senza le
logiche del profitto.
Questo ha creato degli scenari abbastanza chiari ed importanti. Il primo è stato quello di
interrompere una procedura che avrebbe aperto un grande supermarket vero e reale delle
nostre aziende ex municipalizzate in tutta Italia; inoltre, sarebbe continuata
un'escalation, che era quella dell'entrata dei privati all'interno del nostro servizio idrico
per obbligo.
Dall'altra parte, come rivendicava giustamente una mozione votata da questo Consiglio
Comunale, si chiedeva di togliere la remunerazione del capitale investito, che era il
cuneo più semplice per far rientrare, in qualche modo, i privati e per avere una
remunerazione al di fuori delle logiche di mercato e degli investimenti.
Molti dicono che c'è stato un effetto più politico di cui non abbiamo discusso, relativo
cioè al fatto che l'acqua, non essendo una merce, non potesse essere non solo messa in
qualche modo a gara come obbligo da parte dello Stato, ma dovesse anche essere
ripensata la natura privatistica delle Società che la gestivano, seppure pubbliche e
seppure efficienti, come SMAT S.p.A.
Questo va tolto subito dal campo, nel senso che c'è chi ha inteso il referendum in un
modo e c'è chi ha ascoltato le istanze politiche di un Movimento che chiedeva di non
considerare l'acqua come una merce.
Certo, possiamo rivendicare a questo Consiglio di aver chiesto all'ATO di togliere
quella remunerazione del capitale investito e di aprire quell'interlocuzione, ma, se
siamo di fronte ad una proposta di deliberazione di iniziativa popolare, è perché, da
quella mozione, quell'interlocuzione con l'ATO non è andata avanti.
Abbiamo affrontato tantissimi temi e ringrazio i Presidenti di Commissione - in
particolare, mi riferisco anche al Presidente Altamura -, che, seppur non favorevoli
nell'articolazione di questa discussione, hanno condotto lealmente questa discussione.
Il mio rammarico non è solo relativo al fatto che quell'interlocuzione, da quando
abbiamo votato quella mozione, non sia andata avanti, ma è anche per il fatto che non
siamo arrivati ad un punto condiviso anche sui pareri.
Ringrazio in questo il dottor Mora per averci rimandato una nota molto lunga, che è
figlia anche di una lunga interlocuzione. Lo ricordo per dovere di cronaca, ma anche per
tutti cittadini che ci ascoltano. L'oggetto è stato improntato tutto sul tema della
spending review e sul fatto che l'articolo n. 2500 septies del Codice Civile - scusate se
entro troppo nel tecnico, ma alla fine è stata questa la discussione - non potesse
prevedere che la spending review potesse in qualche modo accettare un'azione bifase,
cioè una soluzione di una Società e una ricostruzione.
I Movimenti per l'acqua e anche i loro interlocutori (abbiamo assistito a delle lunghe
riunioni anche con i loro esperti, e ringrazio il professor Mattei e la dottoressa Quarta
che sono venuti qui in Consiglio a dirci la loro opinione, vista la loro esperienza) che
cosa ci hanno detto? Ci hanno detto che è vero che l'articolo n. 2500 septies
non lo prevede, ma non è una delle materie elencate; infatti, si riferisce alla
trasformazione di S.p.A. in Consorzi, in Società cooperative, in Società consortili, ma
non si parla della Società, tra virgolette, \"pubblica consortile\". È vero, però a Napoli, in
qualche modo, questa trasformazione è andata a buon fine.
Nell'ultima interlocuzione, c'è stata una cosa che non è piaciuta a molti. Da parte dei
nostri Uffici si dice che a Napoli qualcuno avrebbe potuto sfrecciare ai cento all'ora e
semplicemente non avere visto alcuna pattuglia dei Vigili, quindi in qualche modo aver
raggirato la Legge. Per due motivi; forse, perché ha iniziato prima della spending
review o, forse, semplicemente perché nessuno è stato attento a quella trasformazione.
Noi siamo favorevoli, come credo la gran parte delle forze progressiste di questo
Consiglio Comunale, alla trasformazione dal punto di vista societario e della natura
pubblica di questa Società. Ringrazio chi nel Partito Democratico ha aiutato fino in
fondo questo processo, quindi il Consigliere Levi, il Consigliere Alunno, il Consigliere
Tricarico, cioè tutte le persone che hanno provato fino in fondo a capire questo tema.
Io capisco il senso dell'emendamento del Consigliere Lo Russo, ma vorrei che non ci
girassimo attorno, perché, quando si fa un'analisi, questa dev'essere non solo
imparziale, ma i costi/benefici devono essere visti anche in termini positivi.
Facile dircelo - ce lo diceva il dottor Mora -: il tema dell'estinzione di un debito da parte
di una S.p.A., anche con una trasformazione monofase, potrebbe portare di fatto quelle
fideiussioni nel campo del pubblico e, quindi, questo potrebbe far uscire tanti Enti locali
dal Patto di Stabilità.
Bene, io vorrei che, però, questa interlocuzione venisse fatta con gli Enti locali ed è per
questo che nella proposta di deliberazione si impegna il Sindaco - a lui è rivolto il
nostro appello - a fare tutto perché questa linea politica, prima che amministrativa, vada
avanti.
Non ce ne sarà la possibilità? Le banche ci diranno che non è possibile? Ce lo diranno i
creditori? Su questo hanno ragione i tecnici: finché il TAR non fa ricorsi, è difficile
prevederlo.
Io vorrei, però, che gli Enti pubblici e, prima di tutto, i cittadini si sentissero sereni
davanti ad una deliberazione che dice che, in qualche modo, si farà di tutto per arrivare
a queste finalità, rispettando ovviamente un principio di fondo, cioè che la Città non può
ovviamente crollare per una trasformazione (ma non credo che neanche i cittadini ce
l'abbiano richiesto).
Allora, arrivando alla fine di questa lunga discussione, credo che il centrosinistra abbia
fatto di tutto per entrare dentro questa discussione e avere un punto, che può anche non
essere del tutto favorevole per alcune parti di questa coalizione, ma io vorrei che ci
fosse il rispetto di quello che ci diciamo e la coscienza di quello che facciamo.
Io ho votato in quel referendum sapendo quello che stavo facendo. Credo che l'acqua
sia un bene pubblico, che va sottratto dal mercato e credo che nonostante SMAT S.p.A.
sia ancora tutt'oggi una grande azienda, non è detto, soprattutto anche per il futuro, che
questa Società non possa essere privatizzata, anche se noi le diciamo di non ridistribuire
utili - cosa che ha fatto -, non è detto che non possa toglierli dalla sua missione, perché è
nata per questo, le S.p.A. sono nate per distribuire utili.
Allora, io credo che un'Azienda Speciale Consortile possa salvaguardare quello che è
stata SMAT in questi anni e rimettere al centro un tema, quello di una Società
trasparente, di una Società partecipata e di una Società che, invece di ridistribuire utili,
reinveste il canone di quella bolletta tutto direttamente negli investimenti per il
miglioramento di questo servizio idrico integrato.
Se sapremo seguire queste istanze, credo che ci rimetteremo in sintonia con il nostro
Statuto e con i nostri cittadini, senza dover correre appresso a nessuno, perché queste
linee fanno parte del programma della Città di Torino.
(Applausi)

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
Visto che siamo in una Sala di Consiglio e che non ci sono né vincitori né vinti, invito
cortesemente il pubblico ad ascoltare e a partecipare con tranquillità, secondo la prassi
della Sala.
La parola al Consigliere Lo Russo.

LO RUSSO Stefano
Credo sia doveroso, innanzitutto, ringraziare i cittadini firmatari della proposta di
deliberazione che oggi ci approcciamo a votare. Il dibattito sull'acqua pubblica, a livello
continentale, a livello nazionale, ma soprattutto a livello torinese, è stato affrontato in
questi anni da quest'Aula sempre con grande spirito costruttivo e con una grande
attenzione al tema, che poi è stato sancito, nello scorso 2010, da quest'Aula, dalla
maggioranza Consiliare, con l'introduzione nello Statuto della Città di Torino di uno
specifico articolo, proprio sempre su ispirazione e iniziativa dei Comitati referendari. È
stato ha affrontato con la presa di posizione politica da parte dei Partiti della
maggioranza consiliare, dal Partito Democratico e dallo stesso Sindaco Fassino, che,
proprio nei giorni immediatamente antecedenti le elezioni amministrative, ha fatto un
appello pubblico a favore del referendum per l'acqua pubblica, che peraltro questa Città
ha visto trionfare dal punto di vista dei "sì" all'abrogazione dell'articolo n. 23 bis.
Oggi, viene affrontato attraverso l'esame di una proposta di deliberazione molto
importante, che va nell'ottica, da noi condivisa e auspicata (perlomeno, in larga misura
da parte del Partito Democratico, anche se, ovviamente, su questo punto va dato atto che
vi possono essere anche alcune posizioni non propriamente su questa lunghezza
d'onda), di sottrarre il servizio idrico integrato da una logica di mercato.
Problema che, per quanto riguarda la Città di Torino, già oggi non si pone, perché va
detto con chiarezza che la natura totalmente pubblica di SMAT S.p.A. è una natura che,
per sua stessa costituzione societaria e per Statuto, di fatto rende impossibile
l'alienazione di quote, a meno di complessissime modificazioni statutarie, che, in virtù
proprio dell'assetto proprietario della Società, essendo il gestore del servizio idrico
integrato non solo sulla Città di Torino, ma su una pluralità di Amministrazioni Locali
nella Provincia di Torino, vede la necessità di un processo talmente complicato che, di
fatto, rende praticamente impossibile l'eventuale privatizzazione di quote anche parziali
di SMAT S.p.A.
Però, è chiaro che, per ribadire la natura del ruolo eminentemente pubblico che deve
avere il soggetto gestore del servizio idrico integrato nel territorio che compete la Città
di Torino, i cittadini hanno proposto al Consiglio Comunale una deliberazione che
prevede la trasformazione della forma organizzativa con cui il servizio idrico integrato
viene erogato, per cui, sulla base della proposta dei cittadini sottoscrittori la
deliberazione, dovrebbe passare da Società per Azioni ad Azienda Società Consortile,
ossia ad una forma giuridica di organizzazione del rapporto tra la Città di Torino e gli
altri Comuni aderenti attualmente a SMAT che, evidentemente, cambiando la natura
giuridica della Società per Azioni (che solo in senso generale astratto era alienabile, non
nel caso specifico concreto di SMAT S.p.A.), cambia e tende a limitare eventuali
operazioni future di alienazione o di messa sul mercato di quote di questa Società.
Ci teniamo a dire che questa Società ben lavora e ben opera per la gestione del servizio
idrico integrato e deriva da un processo molto lento, molto faticoso e, in alcuni casi,
molto politico (la politica è contata moltissimo) di progressiva adesione, nell'ambito
dell'ATO 3 delle acque, dei vari Comuni che sono passati nell'arco degli anni, a valle
dell'approvazione della Legge Galli e della Legge n. 13/97, che istituiva l'Autorità
d'Ambito, da una gestione in economia - palesemente inefficace sul piano dei controlli
sanitari dell'acqua erogata e palesemente inefficace sul piano del trattamento della
depurazione delle acque di scarico - ad una gestione industriale, che, in qualche modo,
ha visto in questi oltre 15 anni una grandissima operazione di investimento
infrastrutturale su questo nostro territorio, che lo ha portato ad essere una vera
eccellenza nel campo delle risorse idriche e del servizio idrico integrato.
Da questo punto di vista, SMAT - non è un caso che, anche nell'ambito della
Confservizi, rivesta un ruolo di esempio virtuoso a scala nazionale - è stata certamente
una delle società partecipate del Comune di Torino che meglio e più di altre ha fatto
bene il proprio lavoro (ovviamente, solo chi non fa, non sbaglia mai e può essere che
siano stati fatti anche degli errori), organizzando il servizio idrico integrato, facendo
degli investimenti che andassero nell'ottica del miglioramento della qualità delle acque
che escono dai rubinetti dei cittadini della Provincia di Torino e dando una valenza
industriale alle acque reflue, che, prima di questa vicenda della riorganizzazione del
servizio idrico integrato, venivano lasciate ai singoli Comuni in un'oggettiva incapacità
gestionale, salvo rarissime eccezioni. Questo va detto, perché altrimenti rischiamo di
non mettere le cose in ordine.
È con questo spirito che il Gruppo del PD ha affrontato ed approcciato l'argomento
posto dai cittadini attraverso la deliberazione di iniziativa popolare, provando,
ovviamente, a cogliere l'essenza politica, oltre che tecnica e amministrativa, che stava
dietro certamente lo spirito di questa deliberazione.
L'essenza è quella di continuare nell'operazione, che, evidentemente, si scontra e si può
potenzialmente scontrare con interessi che vanno oltre quella che è la cinta daziaria del
Comune di Torino, che sono quelli che tendono evidentemente ad immaginare un
mercato del servizio idrico integrato attraverso un'operazione che, nel merito, è una
trasformazione di natura societaria ipotizzata, mentre, dal punto di vista politico, è un
sottrarre un'eventuale ipotesi di alienazione di quote ora per il futuro.
Da questo punto di vista, noi abbiamo approcciato il problema tenendo conto di che
cosa è sempre stato fatto dal Partito Democratico in materia di acqua pubblica, a partire
dall'approvazione della modifica statutaria, per passare al sostegno chiaro e convinto al
referendum promosso dai Comitati per l'acqua pubblica; quindi, con questo spirito
abbiamo approcciato la proposta di deliberazione.
Ovviamente, siamo consapevoli della difficoltà enorme che quest'operazione potrebbe
avere, perché, come dicevamo prima, SMAT ha una compagine azionaria estremamente
variegata ed estremamente numerosa, quindi, certamente, noi, non essendone i padroni
in esclusiva, anche volessimo pervicacemente andare avanti, avremmo comunque
l'esigenza di attivare un'iniziativa politica su tutti gli altri Comuni.
Noi condividiamo questo spirito. È chiaro che questa questione, però, va posta in un
quadro di insieme, che dev'essere attentamente verificato. È questa la ratio degli
emendamenti che sono stati presentati (che ho firmato io, ma che, in qualche modo,
sono frutto anche di un ragionamento che è stato fatto) sia alla parte di narrativa, sia alla
parte del dispositivo.
In particolar modo, quelli della narrativa, di fatto, si limitano a togliere alcuni elementi
che, a nostro modo di vedere, avevano un'accezione non conforme allo spirito con cui
noi approcciamo in maniera laica e oggettiva la questione della SMAT; con gli
emendamenti sul dispositivo, ribadendo la volontà politica di avviare la trasformazione
di SMAT S.p.A. in Società Consortile, rimarchiamo che questo dev'essere fatto a valle
di un'analisi costi/benefici, che, guardate, non si limita all'espressione di un parere
tecnico giuridico (l'analisi costi/benefici non ha solo la parola costi, ha anche la parola
benefici), ma dev'essere affrontata sotto almeno 4 punti di osservazione, elencati
nell'emendamento. Quindi, certamente, quello fiscale, ossia: l'eventuale trasformazione
produce un beneficio fiscale per il Comune di Torino o no? Quello patrimoniale, perché
sappiamo benissimo, o, comunque, immaginiamo che le verifiche lo dimostreranno,
cambierà radicalmente la natura del livello di indebitamento attualmente di SMAT nei
confronti di soggetti terzi, derivante dal piano di investimenti che SMAT ha già in
essere, che dovrebbe ammontare ad una cifra intorno ai 220 milioni di Euro. È evidente
che il cambio di natura societaria comporterebbe delle modificazioni di questo quadro di
stato debitorio. Questo è un elemento che inciderebbe in maniera diretta
patrimonialmente sul Comune di Torino.
Il terzo elemento è quello ovviamente giuridico. Su questo - è stato detto dal Consigliere
Grimaldi - abbiamo una serie di eminenti pareri giuridici, alle volte eminentemente tutti
opposti, è chiaro che noi per fare un'operazione con senso di pragmatismo, dobbiamo
avere contezza.
L'ultima è la questione che è qui definita economica, ma che sostanzialmente attiene
alla natura non prescindibile (tra l'altro, ho visto che il Consigliere Marrone ha
presentato un subemendamento che va esattamente in quest'ottica), perché noi non
vogliamo tornare indietro rispetto ad un'impostazione che ha portato gradualmente in
questi anni ad avere un soggetto industriale forte di area vasta, che gestisce un'area
vasta in un ambito integrato, cioè depurazione, acquedotti e fognature insieme.
Questo per noi è un elemento imprescindibile, perché è del tutto evidente che per noi è
fondamentale mantenere la dimensione di area vasta del soggetto erogatore del servizio
idrico integrato ed è fondamentale che questa dimensione di area vasta sia preservata.
Con chiarezza diciamo che, qualora questa verifica (a cui diamo un tempo, entro 90
giorni) producesse un esito positivo - faccio notare che, quando c'è scritto positivo, può
essere positivo da un certo punto di vista e negativo da un altro, sarà la politica a fare
una valutazione sulla complessiva positività o sulla complessiva negatività -, noi saremo
pronti ad andare avanti rispetto alla trasformazione ed è per questo che voteremo
conformemente alla deliberazione, votando a favore.
Mi si permetta una piccola digressione che differenzia questo approccio rispetto
all'approccio che, magari, hanno avuto altre Amministrazioni; in particolare, faccio
riferimento al Sindaco Pizzarotti di Parma, che, in campagna elettorale, ha sbandierato
ai quattro venti che, qualora eletto, avrebbe stoppato i lavori del termovalorizzatore,
mentre, una volta seduto sulla poltrona da Primo Cittadino, ha capito che quella che
potenzialmente poteva anche essere un elemento politico, simbolico ed importante
avrebbe potuto produrre un grave danno alla sua Città e - mi si consenta - bene ha fatto
ad evitare di impedire l'avvio del termovalorizzatore.
Noi abbiamo un approccio un po' più pragmatico, che è quello di dire: prima facciamo
una verifica, perché è inutile sbandierare e mettere le bandierine su un principio, rispetto
al quale - mi dispiace - il Partito Democratico non è secondo a nessuno, e poi scoprire
dopo, ex post, che non si può fare. Capiamolo prima se si può fare.
Ribadiamo con grande forza che noi siamo disponibili, anzi, vogliamo fare questa
operazione, vogliamo farla in un quadro di amministrazione ampio e complesso; mi
riferisco ovviamente a quello che sarà il lavoro che dovrà fare la Giunta a valle
dell'approvazione che noi ci auguriamo questa sera possa trovare questa deliberazione.
È evidente che noi ci attendiamo che questo lavoro sia fatto senza pregiudizi, con
grande precisione, con grande attenzione, e su questo anticipo che noi vigileremo con
grande forza.
Riteniamo che, sulla base dei nostri emendamenti, il parere negativo a suo tempo
espresso dagli Uffici del Settore partecipate della Città possa in qualche modo venire
superato, demandando gli eventuali adempimenti cogenti e statutari di modifica di
SMAT alla successiva fase di verifica.
Concludo questo mio intervento, dicendo che tranquillizziamo chi teme; il Partito
Democratico sarà attentissimo che questa verifica venga fatta - ribadisco - senza
pregiudiziali, con perizia e con capacità. Sulla base di questa verifica, noi adotteremo gli
atti conseguenti.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Marrone.

MARRONE Maurizio
Io parto dallo stesso incipit di altri Colleghi che mi hanno preceduto, perché, a partire
dal Consigliere Grimaldi, gli interventi sono iniziati con i ringraziamenti verso i
cittadini che hanno promosso la deliberazione di iniziativa popolare. Non so se alla fine
di questo dibattito loro ringrazieranno i Consiglieri, perché, sinceramente, a dispetto poi
dell'intervento molto caloroso a sostegno, io vorrei richiamare un mio intervento nella
Commissione che ha liberato la proposta di deliberazione per l'Aula, in cui si discuteva
di eventuali emendamenti.
Ricordo bene che, in quell'occasione, ebbi modo di osservare che una deliberazione di
iniziativa popolare (chiaramente, visto che ha raccolto la fiducia di cittadini che hanno
firmato per un testo) oggettivamente vincola a quel dispositivo. Non entro neanche nella
narrativa, parlo delle impegnative concrete.
In quell'occasione ci siamo detti (ricordo anche la posizione del Presidente che
convergeva con la mia): se dobbiamo porre degli emendamenti al merito, la sede è
questa. Mi ricordo, c'era anche il Vicepresidente Levi, che infatti ne ha proposti in
quella sede.
Se poi andiamo a modificarla in Aula - per esempio, mi ricordo il dissenso del
Consigliere Viale su questo -, è legittimo da parte dei Consiglieri Comunali (a questo
punto, spiego perché anche noi ne abbiamo proposto uno), però dobbiamo sapere che
stiamo votando un'altra cosa. Dobbiamo dircelo, è un'altra cosa. L'argomento è lo
stesso, ma votiamo un'altra cosa.
E lo è in un senso molto profondo, perché dire che noi istituiamo un'azienda speciale, è
un tempo indicativo? È un concetto molto semplice. Dire che andiamo a fare delle
verifiche preventive, all'esito delle quali decideremo se procedere o meno (perché il
punto n. 2, così come modificato, di fatto dice questo), è un tema completamente
diverso.
Vedete, io mi limito a delle considerazioni pratiche e poi concludo con quelle politiche.
Le considerazioni pratiche sono che, se la vogliamo veramente sterilizzare di quella che
è stata la portata propositiva da parte dei cittadini - perché questo è avvenuto -, allora a
questo punto consideriamo quali sono tutti gli elementi da verificare.
Con grande correttezza - lo ricordava il Capogruppo Lo Russo -, al di là di questioni
fiscali, fondamentali, giuridiche e amministrative, verifichiamo anche la tenuta del
sistema idrico integrato, ovvero la disponibilità reale di tutti i Comuni di aderire o meno
a quello che è il nuovo assetto ipotetico di azienda speciale consortile. E così mi sento
di aver illustrato il subemendamento n. 1 all'emendamento n. 11.
Permettetemi, però, di dire una cosa, perché il Presidente Grimaldi, strappando
l'applauso, ricorda che questa è la linea dell'Amministrazione cittadina, e allora che
bisogno c'era di una petizione popolare? Questo mi sento di dirlo, perché ricordo che, in
campagna elettorale, anche il Sindaco Fassino ha aderito - entusiasticamente non lo so,
però di sicuro pubblicamente - alla campagna referendaria, me lo ricordo con la
bandiera del Comitato, fotografato dai cronisti insieme a Nichi Vendola.
Oggettivamente, rispetto ad un'impegnativa di questo tipo, credo che dovesse essere la
Giunta a fare questa valutazione, perché la valutazione a cui fa riferimento il
Consigliere Lo Russo (visto che poi noi diciamo agli Uffici di andare a compierla), in
realtà gli Uffici in gran parte l'hanno già fatta ed è una valutazione che su molti aspetti
ha già dato un parere negativo. Magari potrà cambiare, però diciamo che, senza
riprendere un Leitmotiv che sta girando scherzosamente su internet, se dovessi
scommettere sull'esito del futuro iter di questa trasformazione, diciamo che non
azzarderei dichiarazioni in tal senso, cioè con questa impegnativa non direi: "Vediamo
se poi la fanno la società consortile", perché, subordinandola a questa valutazione, sono
molto scettico che si arrivi a questo.
Per cui, io mi limito a concludere che c'è un centrosinistra - che al suo interno ha molte
anime - che cerca di affrontare il tema in modo molto laico; se lo si vuole affrontare in
modo laico, noi abbiamo posto dei paletti di verifica.
Però io è alla sinistra, o non sinistra, comunque alle parti politiche coinvolte nella
campagna referendaria già da prima che, invece, pongo un quesito: secondo voi, questo
rispetta lo spirito di quella campagna? Porterà veramente a quell'esito? Perché io - non
per arrivare a una metafora che fa riferimento sempre all'acqua - direi che c'è stata
un'ondata di emendamenti che ha molto diluito quella che, invece, era l'impegnativa
originaria dei Comitati referendari.
Per cui io posso solo ritenere che questa, come proposta di deliberazione di iniziativa
popolare, è un'altra cosa e quindi (però, chiaramente, dipenderà poi dalle sensibilità
politiche di ciascuno) ritengo che, se qualcuno voleva cavalcare quella battaglia e la
vuole rappresentare con questa deliberazione, lo sfido, forse farebbe meglio ad
astenersi, nella misura in cui questa è un'altra cosa.
Ed è veramente intellettualmente disonesto andare a dire ai cittadini, ai tanti cittadini
che hanno votato in un certo senso al referendum, che questa è l'incarnazione
amministrativa della loro indicazione, perché questo non è.
Cioè, chi, come noi, si trovava sul fronte referendario dall'altra parte, si può permettere
di ragionare sulle modalità con cui dare applicazione a un'espressione referendaria che
va, a questo punto, rispettata a prescindere, perché bisogna rispettare il referendum e la
partecipazione popolare di per sé, al di là delle parti che uno sosteneva prima. Però,
permettetemi, chi l'ha cavalcata fin dall'inizio, un piccolo richiamo alla coerenza, che
non merita di essere affogata in un bicchier d'acqua, pubblica o privata che sia,
consentitemi di farlo.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Levi.

LEVI Marta
Sono già state dette molte cose. Io volevo dire che questo Consiglio Comunale,
quest'Aula, a partire dagli anni Novanta, ha scelto fin dall'inizio di garantire una
gestione pubblica del ciclo integrato delle acque sul nostro territorio: l'unificazione tra
l'Azienda Acquedotto Municipale e il Consorzio Po-Sangone, la corsa per coinvolgere
il maggior numero di Comuni in quella nuova azienda che si è chiamata SMAT, in
modo da poter avere un affidamento diretto del servizio dall'ATO, una corsa contro il
tempo, che è una scommessa, che però abbiamo vinto, abbiamo vinto tutti insieme, Città
di Torino insieme agli altri Comuni.
Oggi i Comuni soci di SMAT sono 286, contro i 315 Comuni che fanno parte della
Provincia di Torino, praticamente tutti i Comuni che fanno parte della Provincia di
Torino.
Come ricordava il Consigliere Lo Russo, in allora abbiamo creato uno Statuto che ha
cercato di blindare la proprietà pubblica dell'azienda, proprio perché noi credevamo in
una gestione pubblica del servizio idrico e credevamo in una gestione di un servizio
idrico integrato.
Questi sono i due elementi che hanno attraversato, dagli anni Novanta ad oggi, il
dibattito sul tema dell'acqua in questo Consiglio Comunale.
Devo dire - e lo dico al Consigliere Marrone - che io, invece, sono tra coloro che hanno
votato convintamente "sì" al referendum e oggi voto convintamente questa proposta di
deliberazione.
Dopo la mozione approvata da questo Consiglio Comunale, che richiamava il
Consigliere Grimaldi, dopo diversi mesi dall'avvio della discussione in Commissione
sulla proposta di deliberazione di iniziativa popolare su una vicenda così delicata sul
piano giuridico - come abbiamo potuto vedere in Commissione -, sul piano
patrimoniale, sul piano fiscale, ma che è così delicata anche sul piano politico, perché a
mio parere si tratta di riuscire a portarsi dietro, in questa scelta, 286 Comuni, perché
credo che noi dobbiamo fortemente cercare di garantire il mantenimento del ciclo
integrato, non solo per il nostro territorio, Città di Torino, ma per il territorio della
Provincia, io sono dispiaciuta perché oggi, a mio giudizio, non abbiamo in mano tutti gli
elementi, tecnici e amministrativi, necessari per procedere speditamente.
Per queste ragioni sono stati presentati gli emendamenti dal PD, come già diceva il
Capogruppo Lo Russo, per chiedere all'Amministrazione Comunale, alla Giunta e agli
Uffici di approfondire tutti gli elementi connessi alla trasformazione dell'azienda.
Come diceva il Consigliere Grimaldi, in questi mesi in Commissione si è affrontato
prevalentemente il tema giuridico, non si è riusciti ad affrontare l'insieme degli altri
temi connessi alla trasformazione dell'azienda in società speciale consortile.
Allora per questo noi abbiamo chiesto e dato mandato alla Giunta di fare quegli
approfondimenti e - badate bene - abbiamo dato un tempo, 90 giorni, per tenere il tempo
che la deliberazione di iniziativa popolare aveva ipotizzato per la presentazione di tutti
gli atti amministrativi necessari per la trasformazione, dallo Statuto all'atto costitutivo,
eccetera, per rispettare quei tempi.
Allora, io credo che questo sia un modo coerente e serio di affrontare una partita, che è
una partita complessa e delicata, ma che ci vede, almeno, che mi vede - io posso parlare
solo a titolo personale, per il Gruppo parla il Capogruppo - sicuramente convinta
dell'indirizzo politico, della scelta politica che questa deliberazione fa e che, pertanto,
vedrà sicuramente il mio voto favorevole.
Il lavoro da fare è molto sui diversi punti e spero e conto che in questi mesi si riesca ad
affrontarlo e a sciogliere tutti i nodi e tutti i dubbi che più volte sono emersi in
Commissione.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Liardo.

LIARDO Enzo
Vorrei fare due brevissime considerazioni, plaudendo anche all'attività dei Comitati,
che sono sicuramente stati attenti a questo problema: varie volte siamo stati chiamati in
causa proprio da loro per cercare di spiegare e di farci spiegare le ragioni che comunque
condividiamo, perché vanno nella direzione della volontà dei cittadini, nel rispetto di un
referendum votato da tutti noi. Però, non riesco a capire alcune cose, come diceva chi
mi ha preceduto, ovvero il fatto che sia stato presentato un insieme di emendamenti, che
rischiano di snaturare quello che era l'impianto della proposta di deliberazione.
Gli approfondimenti sono stati fatti in sede di Commissione da cittadini molto attenti e
da Comitati preparati. Quello che non riesco proprio a capire è come oggi si porti in
Consiglio una deliberazione e, prima di essere votata, rischia di essere snaturata - e
questo lo voglio sottolineare - da tutta una serie di emendamenti che ritengo siano anche
un po' fatti ad arte.
Rispondo al Consigliere Marta Levi. Gli altri aspetti che noi non abbiamo valutato,
perché non lo si è fatto? Visto che questa deliberazione arriva in Consiglio - e non aveva
una scadenza -, si poteva approfondire ulteriormente, anche avendo, in qualche modo, la
complicità e l'aiuto dei Comitati. Questo non lo si è voluto fare e oggi si arriva a votare
una deliberazione che, per tutti gli emendamenti presentati, in particolare dal Gruppo
del PD, rischierà sicuramente di essere snaturata.
Proprio per queste ragioni, pur rispettando la volontà dei cittadini che hanno votato un
referendum, noi siamo orientati verso un'astensione.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Bertola.

BERTOLA Vittorio
Prima di venire al punto, devo dare una risposta al Capogruppo Lo Russo, che vedo lì
bello sorridente e abbronzato, che ha voluto tirare dentro a tutti i costi il Sindaco
Pizzarotti, l'inceneritore e altri argomenti che c'entravano solo di striscio. Vorrei
semplicemente dire che ovviamente il Sindaco Pizzarotti fa tutto quello che può e
continuerà a fare tutto quello che può per fermare l'inceneritore, dato che lui
ovviamente non governa tutta l'Italia, per cui, a questo punto, ha fatto quello che poteva
fare.
Però il problema è che, se in questo Paese si costruiscono gli inceneritori, non è
responsabilità del Sindaco Pizzarotti, è responsabilità di chi ha governato fino adesso, in
particolare del Partito Democratico, che da anni persegue in tutto il Nord Italia una
politica di svendita dei beni comuni, di privatizzazione, che nel corso degli anni ha
preso tutte le nostre municipalizzate, costruite con fatica nei secoli, le ha concentrate in
un grosso scatolone, che si chiama IREN, che è controllato dalle Amministrazioni
prevalentemente del Partito Democratico e da amministratori vicini al Partito
Democratico, che adesso ha un bel buco di 3 miliardi di Euro che finirà sulle spalle dei
cittadini. Quindi credo che non ci sia molta ironia da fare su quello che sta cercando di
fare adesso il Movimento 5 Stelle per rimettere insieme i cocci della gestione delle
nostre municipalizzate.
Vorrei anche dire che, se i cittadini adesso hanno paura e pretendono questo
cambiamento della forma statutaria di SMAT, non è perché la forma attuale non dia
garanzie, eccetera, perché comunque è vero che la forma attuale dà qualche garanzia,
ma è il fatto che ce l'avete in mano voi. Dato che anche nello Statuto, ad esempio, di
TRM, per fare l'inceneritore, c'era scritto che la proprietà era pubblica e sarebbe
rimasta pubblica e poi da un giorno all'altro avete deciso di venderlo, avete cambiato lo
Statuto e l'avete venduto in 3 minuti, il fatto che adesso la SMAT sia di proprietà
pubblica ovviamente non dà alcuna garanzia, finché siete voi ad amministrarla.
Per questo motivo, in ossequio ai risultati del referendum, i cittadini vorrebbero essere
un po' più garantiti e quindi avere la forma, che è stata indicata, dell'azienda speciale
consortile.
È già una sconfitta che questa deliberazione sia dovuta arrivare in Consiglio Comunale
come deliberazione di iniziativa popolare, perché il giorno del referendum c'erano tutte
le forze politiche, in particolare quelle che adesso amministrano la Città: erano lì in
piazza a sbandierare e a felicitarsi, quindi ci si sarebbe aspettato che, amministrando il
Comune, avrebbero fatto immediatamente, di loro iniziativa, quanto necessario per
applicare il dettato del referendum. Questo non è successo, tant'è vero che i Comitati
referendari hanno dovuto raccogliere le firme.
Onestamente credo che questa sia una sconfitta per tutto il Consiglio Comunale, non
soltanto per voi, ma, ovviamente, in particolare per voi che amministrate.
Ed è anche una sconfitta che questa deliberazione arrivi in Aula dopo mesi e mesi di
melina, in cui abbiamo dovuto aspettare di vedere se si potesse fare, ma non si poteva
fare; siamo stati appesi al parere degli Uffici Comunali, che, per carità, dicono quello
che pensano, ma hanno scritto delle cose che onestamente sono state contestate e che
evidentemente vogliono dire che a Torino c'è una Legge che vige solo a Torino ed è
diversa dalla Legge che vige in tutta Italia, visto che ci sono tantissime altre Città, tra
cui diverse amministrate anche dal centrosinistra, che hanno deciso tranquillamente di
fare questa cosa, alcune l'hanno anche già fatta completamente, come Napoli, altre sono
in procinto di farla, però l'hanno già approvata.
Quindi non so, evidentemente la Legge che vale lì è diversa dalla Legge che vale a
Torino, per cui noi ci siamo dovuti sentir dire prima che non si poteva dare un parere
positivo prima del 19 febbraio - guarda caso, 3 giorni prima del voto -, e a quel punto si
sarebbe forse potuto dare un parere positivo; poi è arrivata la scadenza e si è detto che
comunque il parere era negativo, però almeno si erano sfangate le elezioni. Forse si
sperava di passare il momento difficile, invece mi sembra che, anche seguendo gli
auspici del Sindaco, alle elezioni sia arrivata una tranvata, per cui forse anche la
disponibilità di votare questa deliberazione magicamente sorta in questa settimana, io la
attribuirei anche alle mazzate che vi siete presi in sede elettorale.
Ben venga il fatto che arriviate a votare questa deliberazione, però, nonostante le
arrampicate sui vetri che ho sentito anche del Consigliere Grimaldi, che faceva
Spiderman e giustificava qualunque cosa, poi alla fine tanto si fa sempre l'opposto, il
problema vero è che voi avete presentato una serie di emendamenti che sostanzialmente
snaturano completamente questa deliberazione, che vanno a cancellare buona parte del
testo che è stato messo dai Comitati e vanno ad alterare significativamente
l'impegnativa.
Per cui, alla fine questa deliberazione potrà anche essere votata, ma servirà
semplicemente ad andare in una fase di valutazione, che peraltro si poteva fare prima,
visto che è passato un anno e mezzo dal referendum, anzi, quasi due anni, quindi alla
fine magari si poteva già arrivare in Aula dovendola soltanto più votare e basta.
Noi stiamo semplicemente sostenendo la deliberazione. (INTERVENTO FUORI
MICROFONO). Capisco che mi deve interrompere, perché se no...
Come abbiamo già detto più volte in Commissione, da almeno due mesi a questa parte,
noi pensiamo che si poteva semplicemente andare in Aula, anche due mesi fa, e
approvare la deliberazione così com'è, e siamo disposti a farlo anche oggi.
Invece la tattica di aspettare, aspettare, aspettare e poi alla fine, costretti ad esprimersi,
snaturarla, presentando 12 emendamenti che la riscrivono quasi tutta, francamente è una
tattica dilatoria che non vi fa molto onore.
Per cui, piuttosto dovreste avere il coraggio di bocciarla, se non ci credete, oppure, se
siete disposti a credere veramente in quello che chiedono i Comitati referendari e che
chiedono i cittadini che hanno firmato, la si approva così. Non si mettono giri di parole,
che poi alla fine permettono di trovare la scappatoia, perché magari poi fra 3 mesi ci si
dice che in realtà non è fattibile.
Se si vuole prendere questa direzione politica, si può approvare questa deliberazione
tale e quale, esattamente come è oggi. Quindi, onestamente, è su questo che io vi vorrei
vedere.
L'ultima cosa che volevo dire è relativa alla mozione di accompagnamento che noi
abbiamo presentato. È una mozione di accompagnamento che riprende un tema che
comunque è stato discusso durante l'analisi di questa deliberazione e anche in sede di
interpellanze, e riguarda l'utilizzo degli utili generati da SMAT.
Se noi seguiamo la linea prevista dalla deliberazione e anche dal referendum, secondo la
quale sul servizio idrico non bisogna fare utili, gli utili non ci devono essere. Quindi, se
il servizio idrico è in grado di generare un surplus, lo si utilizzi o per abbassare le tariffe
o per fare degli investimenti, visto che si dice sempre che per gli investimenti servono
soldi.
Quindi, la nostra proposta di mozione va esattamente in questa direzione, dando
indicazione al Sindaco e alla Giunta di opporsi, nelle future assemblee dei soci, alla
distribuzione degli utili ai soci, impiegandoli invece o per gli investimenti o per
l'abbassamento delle tariffe.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Viale.

VIALE Silvio
Ha ragione il Consigliere Bertola a dire che si fa quello che si può, e lo dice per il
Sindaco Pizzarotti. Io ho grande stima per il Movimento 5 Stelle e per aver avuto la
capacità di trainare tantissimi voti; credo che il suo più grosso difetto - mi permetta la
battuta - sia che Beppe Grillo non abbia mai abitato in un condominio e quindi non
abbia mai avuto a che fare con qualcheduno, ma ha sempre deciso autonomamente.
E questo è un po' il difetto di questa questione. Io apprezzo lo sforzo che ha fatto il
Capogruppo Lo Russo e l'intervento del Consigliere Grimaldi, ma non li condivido nel
merito. Io condivido quella che era l'impostazione solitaria che il Sindaco Chiamparino
ha avuto in un precedente Consiglio Comunale, condivido la titubanza con cui in tutta
Italia non c'è un Comune, a parte quello di Napoli - e non è diffidenza sabauda se vi è
un po' di diffidenza nei confronti dell'Ufficio Legale di Napoli -, che abbia preso una
posizione di questo tipo.
Ogni volta mi si dice che un Comune va a verificare sulle intenzioni, eccetera.
Evidentemente c'è un qualcosa che non va e che ha due equivoci di fondo.
Quella di oggi è una deliberazione nata dall'iniziativa popolare: io la rispetto
moltissimo, ma non per questo è il Vangelo, se no...
Uno è l'equivoco del referendum. Io ho votato contro, lo dico con orgoglio, e a distanza
di tempo continuo a pensare di aver avuto ragione e di averne ancora. È chiaro che un
referendum accoppiato a quello sul nucleare, dopo Fukushima, ha un'affluenza e un
interesse che è diverso ed è trainato, non è il contrario. Qualcuno può dirmi che, invece,
è stato quello sull'acqua a trascinare quello sul nucleare, io sono convinto che sia stato
il contrario e lo capisco dal fatto che, mentre sul nucleare vi è stato un pronunciamento
chiaro e netto che ha bloccato in Italia gran parte delle cose, sull'acqua non c'è stato.
Quella di oggi, da parte del Comitato e di tutti coloro che hanno firmato, in questa sorta
di truffa mediatica, è di fatto una mozione di sfiducia verso questa maggioranza, e
questa maggioranza se la becca e la fa propria, perché è così.
Lo dico con molta franchezza ai miei Colleghi: se io fossi uno dei Comitati e avessi
fiducia, ad esempio, nel Consigliere Grimaldi, ma perché dovrei perdere tempo per
un'iniziativa popolare? Chiederei al Consigliere Grimaldi di presentarla. O al
Consigliere Bertola. Evidentemente c'è qualcosa...
E arrivo al punto. Io credo che il discorso dell'acqua pubblica non sia in discussione.
Il discorso del guadagno invece sì. Ma questo vale per il pubblico e vale per tutto,
perché io ho vissuto il periodo delle municipalizzate, quando non c'era il guadagno, ma
qualsiasi contratto integrativo andava al massimo, andava a discapito dei cittadini.
Allora, si vuole tornare in una situazione in cui guai se il Comune guadagna qualcosa da
un'azienda, ma nei contratti sindacali si dà il massimo a tutti, senza badare a niente,
esattamente come capitava.
Io credo che la più grossa sciagura di questa Città sia tornare alla logica delle
municipalizzate, ed è quello che temo succeda, perché c'è un populismo, a destra e a
sinistra, che va verso il fatto che i conti e i soldi non contano nulla, perché basta solo
cercarli e trovarli.
Allora, siccome io ho molto rispetto per i cittadini e per i loro soldi, vi lascio andare
avanti.
Guardate, io non voterò questa deliberazione, poi se mi asterrò, voterò contro o non
parteciperò, lo vedrò dal dibattito, dalle varie cose. Vi lascio andare avanti, voglio
vedere dove arrivate.
Dopodiché, c'è qualcuno che spinge? Benissimo, mai temuti i movimenti e mai temuto
chi dall'esterno spinge, ma le responsabilità, di fronte alla Città, le ha chi è qui dentro e
chi assume le proprie decisioni.
Ecco perché questa è una deliberazione sostanzialmente innocua. È stato un errore
politico di chi sosteneva l'acqua pubblica proporre una deliberazione così secca,
specifica e sbagliata, perché ha dato questa opportunità. Di fronte a un altro tipo di
soluzione, probabilmente era più difficile. Ha dato l'opportunità in cui molti voti
saranno a favore, con motivazioni completamente differenti.
Siccome io non ho l'abitudine di prendere posizioni che non condivido e di non metterci
la faccia di fronte alle cose, vi dico che stiamo andando in una direzione che
probabilmente non andrà da nessuna parte, perché vi sono ostacoli amministrativi, di
buonsenso, economici, di capitale e chi più ne ha più ne metta. Scusate il linguaggio
non preciso, ma non è il mio mestiere. Io so solo che in 90 giorni di solito il mio lavoro
è da aborto, non è un parto, il parto arriva più avanti. Scusate il riferimento, ma almeno
qualcosa di preciso lo conosco anch'io. Vedremo fra 90 giorni cosa sarà successo.
Divertito, guardo questo dibattito, in cui vedo molti auspicare qualcosa che mi sembra
un libro dei desideri e dei sogni, peraltro un libro di incubi, più che di sogni.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Centillo.

CENTILLO Maria Lucia
Su una cosa sono d'accordo con il Consigliere Viale, che questa deliberazione rischia di
essere innocua. Su tutto il resto, invece, ricordo al Consigliere Viale che nella passata
tornata amministrativa, quando lui ed altri cittadini proposero una deliberazione di
iniziativa popolare sul testamento biologico e un'altra sulle unioni civili, l'allora
maggioranza, usando uno strumento legittimo previsto dai Regolamenti, che è la
deliberazione di iniziativa popolare, riuscì a portare a casa un risultato.
Solo oggi mi sento dire che era un atto di sfiducia nei confronti della maggioranza.
Scusate, ma questa cosa la voglio ribadire.
Tornando, invece, all'acqua pubblica, appartengo - come altri - al gruppo di persone,
ancora presenti in Consiglio Comunale, che nella passata tornata amministrativa
votarono la modifica dello Statuto.
Io credo che, partendo da questo, noi avremmo tutte le condizioni per non fare un
passaggio intermedio, relativamente al voto della deliberazione modificata dagli
emendamenti.
Quindi, credo che, dopo 6 mesi dall'atto della presentazione, con il lavoro fatto in
Commissione, sarebbe stato giusto decidere se la deliberazione dovesse andare avanti,
se si dovesse bocciare, se ci fossero delle parti da togliere.
Pensare di prendere ancora 3 mesi per degli approfondimenti, che secondo me andavano
e potevano essere fatti prima, credo che sia politicamente sbagliato.
In questo senso, io non voterò gli emendamenti, quindi faccio già una dichiarazione di
astensione, fatta eccezione per l'emendamento che riporta nella deliberazione il
percorso fatto con la modifica dello Statuto nella passata Amministrazione. Vedremo
quale sarà l'esito. Invece, ovviamente, voterò la deliberazione così come verrà
modificata.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Ricca.

RICCA Fabrizio
Sono sorpreso anch'io di vedere determinati emendamenti, che vanno comunque a
snaturare quella che è una posizione nazionale da parte di un Gruppo politico, che è il
Partito Democratico, che si sta rivelando abbastanza ambigua, perché, come prima
qualcuno sottolineava, se questi dovessero essere approvati, andranno pesantemente ad
annacquare quello che è il senso, perché io immagino che la copertura richiamata negli
emendamenti probabilmente non c'è, perché sappiamo tutti qual è la situazione delle
nostre casse.
Ci tengo a dire che a me dispiace vedere che un'azione di questo tipo viene fatta solo
per l'unica azienda municipalizzata, controllata, chiamiamola come si vuole, ex
municipalizzata, che è fortemente utile, che è un modello di eccellenza nazionale,
perché oggi possiamo comunque dire tutto quello che vogliamo, ma SMAT rappresenta
un centro di eccellenza nazionale torinese.
È vero, il referendum ha dato un risultato ben chiaro. Il referendum, però, parlava di
tutti i servizi: parlava del trasporto pubblico locale, della gestione dei rifiuti, parlava di
servizi, non parlava solo di acqua. Il referendum parlava della gestione del servizio.
Fortunatamente nessuno in questo Paese ha mai messo in dubbio che l'acqua, di per sé,
in quanto acqua, possa essere privatizzata.
L'acqua fortunatamente rimarrà pubblica, io mi auguro per sempre.
Bisogna fare un ragionamento, secondo me, importante sul servizio. Come dicevamo
prima, ad oggi l'azienda SMAT è un centro di eccellenza, produce utile, che porta dei
benefici, in termini economici, a questa Città.
A me piacerebbe che SMAT potesse essere coinvolta ancora di più in progetti, anche a
livello nazionale, perché il problema della gestione dell'acqua in questo Paese è che non
da tutte le parti funziona come funziona a Torino, perché, se avessimo un sistema
SMAT in tutta l'Italia, probabilmente non avremmo le centinaia e centinaia di metri
cubi al secondo persi in alcune zone d'Italia, che purtroppo vanno ad abbassare quella
che è la media nazionale del servizio erogato.
Soprattutto in un momento come questo, io penso che il Pubblico debba avere una vera
e profonda riflessione su come vuole gestire il proprio patrimonio.
Abbiamo avuto una brutta esperienza con quella che è stata la vicenda GTT;
fortunatamente l'Amministrazione ha deciso di cambiare rotta, almeno ad oggi, e di
mantenere un controllo di un certo tipo, mantenendo comunque una visione di azienda,
perché, ripeto, dal mio punto di vista, il modello che funziona è un modello che
comunque in tutti i casi deve produrre dell'utile, che deve portare dei benefici per poter
mettere in condizione la Città di potersi presentare in altre sfide, che possono essere
italiane e internazionali, sempre in una posizione di eccellenza.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola al Consigliere Tronzano.

TRONZANO Andrea
Chiedo al Sindaco, che è presente in Aula, se il voto ci ha insegnato qualcosa oppure no.
Questo è un problema enorme per il nostro Paese, ma, in scala ridotta, lo è anche per la
nostra Città.
Io credo che in questo Consiglio Comunale (e questo vale soprattutto per la
maggioranza, che è stata eletta dal 60% dei cittadini e quindi ha vinto le elezioni, e chi
vince le elezioni ha il dovere e il diritto di governare) occorre iniziare a dire la verità ai
cittadini, a mio giudizio. Dire la verità ai cittadini significa fare una politica chiara,
leale, trasparente, che non sia antitetica rispetto alle decisioni complessive che si
portano avanti.
Partiamo dal ragionamento dell'esternalizzazione degli asili. Le esternalizzazioni degli
asili le abbiamo fatte oppure no? Le abbiamo fatte.
Abbiamo venduto le partecipate oppure no? Le abbiamo vendute.
Abbiamo una linea politica del Vicesindaco, che dice delle cose sulle partecipate, che
dice chiaramente che il servizio deve essere esternalizzato? L'abbiamo fatto.
Abbiamo una linea politica, come PdL - che è favorevole a livello nazionale, tant'è che
una serie di misure sono state portate avanti anche dal Governo Berlusconi -, che dicono
di andare nella direzione della diminuzione del peso dello Stato all'interno di queste
partecipate, per consentire un risparmio, una concorrenza e una diminuzione delle
tariffe? Abbiamo anche questo.
Alla fine di tutto ciò, però, all'interno della Città di Torino non abbiamo un'azione
consequenziale, perché la deliberazione che stiamo cercando di modificare attraverso gli
emendamenti del Capogruppo Lo Russo e del PD, oggettivamente questo tipo di
impostazione, quello della trasparenza e della lealtà nei confronti dei cittadini, la
annacqua completamente.
Ma non è meglio dire la verità ai cittadini? Non è meglio dire che l'acqua rimarrà
pubblica per sempre? Che questo è stampato nei programmi di tutti i partiti politici di
tutta Italia e non c'è nessuno che si sogna di far sì che l'acqua diventi privata? Questo lo
vogliamo dire con grande chiarezza?
Si può discutere sulla questione della gestione del servizio? Certo che si può discutere,
ma si può anche dire con chiarezza ai cittadini che il referendum è stato chiaro: il 57%
dei cittadini ha votato dicendo che il servizio idrico non deve dare remunerazione.
Allora capisco un po' di più la proposta di mozione di cui parlava il Consigliere Bertola,
che dice di non remunerare gli utili all'azienda del servizio idrico.
Comunque sia, questo tipo di impianto del servizio idrico, insieme alla distribuzione di
energia elettrica e al gas naturale, sono esclusi già oggi dalla vendita ai privati! Sono
esclusi!
Quindi, Sindaco, fare melina su una deliberazione di questo genere, facendo degli
emendamenti che tutto sommato non fanno altro che illudere la cittadinanza, ci
allontana ancora di più. E chi ne paga le conseguenze sono sia il PD, sia il PdL, che
sono due partiti che, tutto sommato, vogliono mantenere un certo tipo di impostazione
all'interno dell'Italia, anche seguendo, non sempre in maniera rigida, le indicazioni
dell'Europa, perché tutto arriva da lassù. La concorrenza la inserisce l'Europa.
E chi ci guadagna, a fronte di questa melina? I grillini, che vanno al 35%, con posizioni
oggettivamente incomprensibili, fino ad oggi, in certe materie, che dobbiamo tutti
quanti affrontare con responsabilità per salvaguardare il nostro Paese nei confronti del
mondo intero.
Allora, Capogruppo Lo Russo, Sindaco, io mi chiedo: che cosa rispondiamo ai cittadini,
se vogliamo dirgli la verità? Gli diciamo che questa deliberazione è una sciocchezza,
non si può fare, che portino pazienza! Gli diciamo che il servizio idrico è escluso dalla
privatizzazione, non lo venderemo mai, l'acqua rimarrà pubblica e questa deliberazione
non gliela facciamo passare. Punto! Così cerchiamo di dare una risposta seria, in linea
con la voglia di governare questa Città e questo Paese, che tutti dobbiamo avere in un
periodo di assoluta grande responsabilità per tutti, e cerchiamo di non fare demagogia
spicciola, andando a dividerci sull'emendamento n. 1 e l'emendamento n. 2, che non
hanno alcun senso.

FERRARIS Giovanni Maria (Presidente)
La parola, per le conclusioni, al Sindaco.

SINDACO
Aggiungo poche considerazioni a un dibattito che, in realtà, ha impegnato questo
Consiglio non solo oggi.
Parto da una considerazione, richiamata dall'intervento di un Consigliere, che credo
debba essere sottolineata, cioè che la SMAT è una delle migliori società di gestione del
servizio idrico in Italia. Lo dico intanto perché spesso leggo valutazioni sull'attività
della SMAT che mi paiono o infondate o addirittura ingenerose, e perché ogni scelta
che noi mettiamo in campo deve tenere conto del fatto che questa società in questi anni
ha fatto un notevole sforzo, che è evidenziato da una mole significativa di investimenti,
per offrire un servizio idrico adeguato ai cittadini, se non ricordo male, di 230 o più
Comuni della Provincia di Torino. Adeguato dal punto di vista della qualità,
dell'accessibilità e anche dell'innovazione tecnologica.
Ricordo che in Italia il problema della distribuzione delle acque è tutt'altro che risorto,
perché la stragrande maggioranza delle società di distribuzione delle acque, chiunque ne
sia proprietario, deve fare i conti con problemi rilevantissimi, a partire da percentuali di
dispersione dell'acqua, per avere colpevolmente rinviato o addirittura non programmato
investimenti nelle infrastrutture di distribuzione, che costano ai cittadini in misura
rilevante.
La SMAT, come sapete, a un certo punto ha partecipato a una gara per la distribuzione
dell'acqua in un'area del Mezzogiorno. Ha dovuto ritirarsi da quell'area, perché una
volta vinta la gara, ha scoperto che il tasso di dispersione di quell'acquedotto era pari
all'88%. È solo un esempio per dire che il problema di garantire in Italia una
infrastruttura di distribuzione delle acque utile ai cittadini, in primo luogo perché non si
butta via in modo colpevole una risorsa così preziosa come l'acqua, è un problema vero,
aperto. E se nel panorama delle società di distribuzione c'è una società che ha realizzato
standard certamente di alta qualità e migliore rispetto alla media delle società di
distribuzione dell'acqua in Italia, è la SMAT. Lo dico per essere consapevole di cosa
rappresenta, dal punto di vista del patrimonio della Città, e anche per dare un
riconoscimento a chi dirige quell'azienda e a chi in quell'azienda lavora.
Detto questo, non c'è dubbio che noi siamo, soprattutto dopo il referendum, di fronte a
un quadro normativo - e non solo normativo, anche politico e sociale - che ha
richiamato l'attenzione di una vasta opinione pubblica sulla necessità di affrontare il
tema dell'acqua in termini diversi da quello con cui si affrontano altri pubblici servizi e
altre utility. In particolare mi pare che sia di largo senso comune la necessità che si
consideri l'acqua un bene comune, da non sottoporre alle stesse logiche di mercato, a
cui si sottopongono altri beni e altre utility. E fin qui mi pare che siamo tutti d'accordo.
Per cui l'ipotesi di una trasformazione societaria, che viene qui evocata, in una società
consortile, corrisponde a darsi una forma giuridica che renda ancora più evidente questo
trattamento del tutto particolare a un bene comune come l'acqua.
Qual è il punto su cui credo tutti siamo chiamati a riflettere e per la cui ragione sono
stati presentati gli emendamenti alla deliberazione, emendamenti che io condivido? Il
punto è che nel momento in cui si ipotizza la trasformazione della SMAT in una società
consortile, noi abbiamo bisogno di garantirci due questioni rilevanti ai fini dell'interesse
dei cittadini.
La prima è che qualsiasi sia la forma societaria, chi gestisce l'acqua abbia le risorse per
realizzare un costante e adeguato flusso di investimenti, tali da garantire un servizio
adeguato. Perché se una società dovesse determinare una condizione per la quale non si
hanno più i flussi finanziari per fare gli investimenti, noi faremmo un danno per i
cittadini, perché all'inizio l'acqua arriverebbe come sempre, ma nel tempo, non facendo
gli investimenti, il servizio deperirebbe e ad un certo punto il costo per i cittadini
sarebbe significativo e rilevante.
Quindi, la prima questione per cui è giusto fare le verifiche che si propongono con
l'emendamento, è questa: operare una trasformazione in ragione tale da non
comprimere, deprimere, o addirittura inibire, la capacità di investimenti della società.
La seconda questione è che bisogna essere consapevoli che SMAT, in questi anni, per
realizzare quell'obiettivo di efficienza, ha realizzato una cospicua mole di investimenti,
costituita da risorse attinte al credito bancario.
Nel momento in cui si trasforma la società, il problema di chi risponde al sistema
bancario e dà le garanzie, perché l'esposizione sia tutelata e ci sia la solvenza di
quell'esposizione, è questione che non è di poco momento, perché o si garantiscono alla
società, anche in forma nuova, le risorse per onorare i propri impegni, se no bisogna
sapere che quegli impegni cadranno direttamente sulla responsabilità delle
Amministrazioni Comunali dei Comuni che fanno parte del Consorzio.
E, se volete, tra virgolette, noi abbiamo \"un mare di guai\", ma Torino ha dimensioni tali
per cui ad un certo punto può anche farcela a onorare direttamente gli impegni, ma la
generalità dei 230 Comuni che oggi sono serviti da SMAT, sono di dimensioni così
medio-piccole da non sopportare che gli si scarichi addosso un onere non previsto e non
programmato.
Queste sono le due questioni, che sfuggono a qualsiasi dibattito ideologico acqua
pubblica - acqua privata. Qui non c'è nessuno che vuole privatizzare l'acqua. Il
problema è un altro: una volta che si considera l'acqua un bene comune, bisogna
trattarlo senza scopo di lucro, certamente, garantendo però che chi la gestisce abbia
flussi finanziari tali da consentirgli di fare gli investimenti e al tempo stesso onorare gli
impegni già assunti. Per questo è necessario fare delle verifiche, per mettersi nella
condizione di dare delle risposte positive a queste due questioni.
Nel momento in cui queste due questioni hanno una risposta positiva, credo che non
sussisteranno evidentemente più ostacoli a dare luogo alla trasformazione che si
ipotizza, ma è necessario che questa verifica dia quell'esito. Per cui, credo che per
questo gli emendamenti presentati alla deliberazione abbiano un senso e corrispondano
anche a una responsabilità che tutti insieme ci assumiamo, non tanto di fronte soltanto
alla SMAT, ma di fronte ai cittadini, perché vogliamo tutelare i cittadini e la possibilità
di godere di un servizio idrico efficiente, sicuro, che possa continuare nel tempo, quale
che sia la forma societaria che la gestione assumerà.
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