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FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Passiamo all'esame congiunto della proposta di deliberazione di iniziativa popolare n. mecc. 201206418/002, presentata in data 13 agosto 2012, avente per oggetto: \"Trasformazione di SMAT S.p.A. in Azienda Speciale Consortile\". e della proposta di mozione n. mecc. 201300991/002, presentata dai Consiglieri Bertola, Appendino e Liardo in data 4 marzo 2013, avente per oggetto: \"Accompagnamento alla deliberazione (mecc. 201206418/002) - Reinvestimento degli utili di SMAT\". FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Comunico che in data 28/02/2013 le competenti Commissioni hanno rimesso il provvedimento in Aula. Sono stati presentati 13 emendamenti e un subemendamento, accolti dalla Presidenza, anche se leggermente fuori orario, quindi possiamo procedere al dibattito. Avete tutti la copia della proposta di deliberazione, che è stata presentata ai sensi dell'articolo n. 13 dello Statuto e ai sensi dell'articolo n. 10 del Testo Unico, che prevedono la possibilità di proporre una deliberazione al Consiglio Comunale per iniziativa popolare. Ricordo i tempi di intervento: 10 minuti un Consigliere per Gruppo, 5 minuti per gli altri componenti. La parola al Consigliere Grimaldi. GRIMALDI Marco Innanzitutto, migliaia di cittadini hanno portato questa deliberazione a compimento e vanno ringraziati. Come Presidente della Commissione Ambiente, con i Presidenti di I e III Commissione abbiamo svolto un lunghissimo lavoro. Questo lavoro, ovviamente, non è un tassello che si inserisce in questa discussione come un tassello avulso dalle tantissime azioni che si sono fatte in questo territorio, e i movimenti per l'acqua hanno, in qualche modo, contribuito a cambiare con noi. Ricordo - era la scorsa consiliatura - quando nello Statuto della Città di Torino prevedemmo in qualche modo che la gestione del servizio idrico integrato fosse operata senza scopo di lucro. Da allora, sono successe tantissime cose; una di queste è che il 12 e 13 giugno 2011 milioni e milioni di persone, esattamente 26 milioni di donne e uomini, hanno votato per l'affermazione del fatto che l'acqua è un bene comune, è un diritto umano universale e che la sua gestione doveva essere partecipata e, in qualche modo, senza le logiche del profitto. Questo ha creato degli scenari abbastanza chiari ed importanti. Il primo è stato quello di interrompere una procedura che avrebbe aperto un grande supermarket vero e reale delle nostre aziende ex municipalizzate in tutta Italia; inoltre, sarebbe continuata un'escalation, che era quella dell'entrata dei privati all'interno del nostro servizio idrico per obbligo. Dall'altra parte, come rivendicava giustamente una mozione votata da questo Consiglio Comunale, si chiedeva di togliere la remunerazione del capitale investito, che era il cuneo più semplice per far rientrare, in qualche modo, i privati e per avere una remunerazione al di fuori delle logiche di mercato e degli investimenti. Molti dicono che c'è stato un effetto più politico di cui non abbiamo discusso, relativo cioè al fatto che l'acqua, non essendo una merce, non potesse essere non solo messa in qualche modo a gara come obbligo da parte dello Stato, ma dovesse anche essere ripensata la natura privatistica delle Società che la gestivano, seppure pubbliche e seppure efficienti, come SMAT S.p.A. Questo va tolto subito dal campo, nel senso che c'è chi ha inteso il referendum in un modo e c'è chi ha ascoltato le istanze politiche di un Movimento che chiedeva di non considerare l'acqua come una merce. Certo, possiamo rivendicare a questo Consiglio di aver chiesto all'ATO di togliere quella remunerazione del capitale investito e di aprire quell'interlocuzione, ma, se siamo di fronte ad una proposta di deliberazione di iniziativa popolare, è perché, da quella mozione, quell'interlocuzione con l'ATO non è andata avanti. Abbiamo affrontato tantissimi temi e ringrazio i Presidenti di Commissione - in particolare, mi riferisco anche al Presidente Altamura -, che, seppur non favorevoli nell'articolazione di questa discussione, hanno condotto lealmente questa discussione. Il mio rammarico non è solo relativo al fatto che quell'interlocuzione, da quando abbiamo votato quella mozione, non sia andata avanti, ma è anche per il fatto che non siamo arrivati ad un punto condiviso anche sui pareri. Ringrazio in questo il dottor Mora per averci rimandato una nota molto lunga, che è figlia anche di una lunga interlocuzione. Lo ricordo per dovere di cronaca, ma anche per tutti cittadini che ci ascoltano. L'oggetto è stato improntato tutto sul tema della spending review e sul fatto che l'articolo n. 2500 septies del Codice Civile - scusate se entro troppo nel tecnico, ma alla fine è stata questa la discussione - non potesse prevedere che la spending review potesse in qualche modo accettare un'azione bifase, cioè una soluzione di una Società e una ricostruzione. I Movimenti per l'acqua e anche i loro interlocutori (abbiamo assistito a delle lunghe riunioni anche con i loro esperti, e ringrazio il professor Mattei e la dottoressa Quarta che sono venuti qui in Consiglio a dirci la loro opinione, vista la loro esperienza) che cosa ci hanno detto? Ci hanno detto che è vero che l'articolo n. 2500 septies non lo prevede, ma non è una delle materie elencate; infatti, si riferisce alla trasformazione di S.p.A. in Consorzi, in Società cooperative, in Società consortili, ma non si parla della Società, tra virgolette, \"pubblica consortile\". È vero, però a Napoli, in qualche modo, questa trasformazione è andata a buon fine. Nell'ultima interlocuzione, c'è stata una cosa che non è piaciuta a molti. Da parte dei nostri Uffici si dice che a Napoli qualcuno avrebbe potuto sfrecciare ai cento all'ora e semplicemente non avere visto alcuna pattuglia dei Vigili, quindi in qualche modo aver raggirato la Legge. Per due motivi; forse, perché ha iniziato prima della spending review o, forse, semplicemente perché nessuno è stato attento a quella trasformazione. Noi siamo favorevoli, come credo la gran parte delle forze progressiste di questo Consiglio Comunale, alla trasformazione dal punto di vista societario e della natura pubblica di questa Società. Ringrazio chi nel Partito Democratico ha aiutato fino in fondo questo processo, quindi il Consigliere Levi, il Consigliere Alunno, il Consigliere Tricarico, cioè tutte le persone che hanno provato fino in fondo a capire questo tema. Io capisco il senso dell'emendamento del Consigliere Lo Russo, ma vorrei che non ci girassimo attorno, perché, quando si fa un'analisi, questa dev'essere non solo imparziale, ma i costi/benefici devono essere visti anche in termini positivi. Facile dircelo - ce lo diceva il dottor Mora -: il tema dell'estinzione di un debito da parte di una S.p.A., anche con una trasformazione monofase, potrebbe portare di fatto quelle fideiussioni nel campo del pubblico e, quindi, questo potrebbe far uscire tanti Enti locali dal Patto di Stabilità. Bene, io vorrei che, però, questa interlocuzione venisse fatta con gli Enti locali ed è per questo che nella proposta di deliberazione si impegna il Sindaco - a lui è rivolto il nostro appello - a fare tutto perché questa linea politica, prima che amministrativa, vada avanti. Non ce ne sarà la possibilità? Le banche ci diranno che non è possibile? Ce lo diranno i creditori? Su questo hanno ragione i tecnici: finché il TAR non fa ricorsi, è difficile prevederlo. Io vorrei, però, che gli Enti pubblici e, prima di tutto, i cittadini si sentissero sereni davanti ad una deliberazione che dice che, in qualche modo, si farà di tutto per arrivare a queste finalità, rispettando ovviamente un principio di fondo, cioè che la Città non può ovviamente crollare per una trasformazione (ma non credo che neanche i cittadini ce l'abbiano richiesto). Allora, arrivando alla fine di questa lunga discussione, credo che il centrosinistra abbia fatto di tutto per entrare dentro questa discussione e avere un punto, che può anche non essere del tutto favorevole per alcune parti di questa coalizione, ma io vorrei che ci fosse il rispetto di quello che ci diciamo e la coscienza di quello che facciamo. Io ho votato in quel referendum sapendo quello che stavo facendo. Credo che l'acqua sia un bene pubblico, che va sottratto dal mercato e credo che nonostante SMAT S.p.A. sia ancora tutt'oggi una grande azienda, non è detto, soprattutto anche per il futuro, che questa Società non possa essere privatizzata, anche se noi le diciamo di non ridistribuire utili - cosa che ha fatto -, non è detto che non possa toglierli dalla sua missione, perché è nata per questo, le S.p.A. sono nate per distribuire utili. Allora, io credo che un'Azienda Speciale Consortile possa salvaguardare quello che è stata SMAT in questi anni e rimettere al centro un tema, quello di una Società trasparente, di una Società partecipata e di una Società che, invece di ridistribuire utili, reinveste il canone di quella bolletta tutto direttamente negli investimenti per il miglioramento di questo servizio idrico integrato. Se sapremo seguire queste istanze, credo che ci rimetteremo in sintonia con il nostro Statuto e con i nostri cittadini, senza dover correre appresso a nessuno, perché queste linee fanno parte del programma della Città di Torino. (Applausi) FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) Visto che siamo in una Sala di Consiglio e che non ci sono né vincitori né vinti, invito cortesemente il pubblico ad ascoltare e a partecipare con tranquillità, secondo la prassi della Sala. La parola al Consigliere Lo Russo. LO RUSSO Stefano Credo sia doveroso, innanzitutto, ringraziare i cittadini firmatari della proposta di deliberazione che oggi ci approcciamo a votare. Il dibattito sull'acqua pubblica, a livello continentale, a livello nazionale, ma soprattutto a livello torinese, è stato affrontato in questi anni da quest'Aula sempre con grande spirito costruttivo e con una grande attenzione al tema, che poi è stato sancito, nello scorso 2010, da quest'Aula, dalla maggioranza Consiliare, con l'introduzione nello Statuto della Città di Torino di uno specifico articolo, proprio sempre su ispirazione e iniziativa dei Comitati referendari. È stato ha affrontato con la presa di posizione politica da parte dei Partiti della maggioranza consiliare, dal Partito Democratico e dallo stesso Sindaco Fassino, che, proprio nei giorni immediatamente antecedenti le elezioni amministrative, ha fatto un appello pubblico a favore del referendum per l'acqua pubblica, che peraltro questa Città ha visto trionfare dal punto di vista dei "sì" all'abrogazione dell'articolo n. 23 bis. Oggi, viene affrontato attraverso l'esame di una proposta di deliberazione molto importante, che va nell'ottica, da noi condivisa e auspicata (perlomeno, in larga misura da parte del Partito Democratico, anche se, ovviamente, su questo punto va dato atto che vi possono essere anche alcune posizioni non propriamente su questa lunghezza d'onda), di sottrarre il servizio idrico integrato da una logica di mercato. Problema che, per quanto riguarda la Città di Torino, già oggi non si pone, perché va detto con chiarezza che la natura totalmente pubblica di SMAT S.p.A. è una natura che, per sua stessa costituzione societaria e per Statuto, di fatto rende impossibile l'alienazione di quote, a meno di complessissime modificazioni statutarie, che, in virtù proprio dell'assetto proprietario della Società, essendo il gestore del servizio idrico integrato non solo sulla Città di Torino, ma su una pluralità di Amministrazioni Locali nella Provincia di Torino, vede la necessità di un processo talmente complicato che, di fatto, rende praticamente impossibile l'eventuale privatizzazione di quote anche parziali di SMAT S.p.A. Però, è chiaro che, per ribadire la natura del ruolo eminentemente pubblico che deve avere il soggetto gestore del servizio idrico integrato nel territorio che compete la Città di Torino, i cittadini hanno proposto al Consiglio Comunale una deliberazione che prevede la trasformazione della forma organizzativa con cui il servizio idrico integrato viene erogato, per cui, sulla base della proposta dei cittadini sottoscrittori la deliberazione, dovrebbe passare da Società per Azioni ad Azienda Società Consortile, ossia ad una forma giuridica di organizzazione del rapporto tra la Città di Torino e gli altri Comuni aderenti attualmente a SMAT che, evidentemente, cambiando la natura giuridica della Società per Azioni (che solo in senso generale astratto era alienabile, non nel caso specifico concreto di SMAT S.p.A.), cambia e tende a limitare eventuali operazioni future di alienazione o di messa sul mercato di quote di questa Società. Ci teniamo a dire che questa Società ben lavora e ben opera per la gestione del servizio idrico integrato e deriva da un processo molto lento, molto faticoso e, in alcuni casi, molto politico (la politica è contata moltissimo) di progressiva adesione, nell'ambito dell'ATO 3 delle acque, dei vari Comuni che sono passati nell'arco degli anni, a valle dell'approvazione della Legge Galli e della Legge n. 13/97, che istituiva l'Autorità d'Ambito, da una gestione in economia - palesemente inefficace sul piano dei controlli sanitari dell'acqua erogata e palesemente inefficace sul piano del trattamento della depurazione delle acque di scarico - ad una gestione industriale, che, in qualche modo, ha visto in questi oltre 15 anni una grandissima operazione di investimento infrastrutturale su questo nostro territorio, che lo ha portato ad essere una vera eccellenza nel campo delle risorse idriche e del servizio idrico integrato. Da questo punto di vista, SMAT - non è un caso che, anche nell'ambito della Confservizi, rivesta un ruolo di esempio virtuoso a scala nazionale - è stata certamente una delle società partecipate del Comune di Torino che meglio e più di altre ha fatto bene il proprio lavoro (ovviamente, solo chi non fa, non sbaglia mai e può essere che siano stati fatti anche degli errori), organizzando il servizio idrico integrato, facendo degli investimenti che andassero nell'ottica del miglioramento della qualità delle acque che escono dai rubinetti dei cittadini della Provincia di Torino e dando una valenza industriale alle acque reflue, che, prima di questa vicenda della riorganizzazione del servizio idrico integrato, venivano lasciate ai singoli Comuni in un'oggettiva incapacità gestionale, salvo rarissime eccezioni. Questo va detto, perché altrimenti rischiamo di non mettere le cose in ordine. È con questo spirito che il Gruppo del PD ha affrontato ed approcciato l'argomento posto dai cittadini attraverso la deliberazione di iniziativa popolare, provando, ovviamente, a cogliere l'essenza politica, oltre che tecnica e amministrativa, che stava dietro certamente lo spirito di questa deliberazione. L'essenza è quella di continuare nell'operazione, che, evidentemente, si scontra e si può potenzialmente scontrare con interessi che vanno oltre quella che è la cinta daziaria del Comune di Torino, che sono quelli che tendono evidentemente ad immaginare un mercato del servizio idrico integrato attraverso un'operazione che, nel merito, è una trasformazione di natura societaria ipotizzata, mentre, dal punto di vista politico, è un sottrarre un'eventuale ipotesi di alienazione di quote ora per il futuro. Da questo punto di vista, noi abbiamo approcciato il problema tenendo conto di che cosa è sempre stato fatto dal Partito Democratico in materia di acqua pubblica, a partire dall'approvazione della modifica statutaria, per passare al sostegno chiaro e convinto al referendum promosso dai Comitati per l'acqua pubblica; quindi, con questo spirito abbiamo approcciato la proposta di deliberazione. Ovviamente, siamo consapevoli della difficoltà enorme che quest'operazione potrebbe avere, perché, come dicevamo prima, SMAT ha una compagine azionaria estremamente variegata ed estremamente numerosa, quindi, certamente, noi, non essendone i padroni in esclusiva, anche volessimo pervicacemente andare avanti, avremmo comunque l'esigenza di attivare un'iniziativa politica su tutti gli altri Comuni. Noi condividiamo questo spirito. È chiaro che questa questione, però, va posta in un quadro di insieme, che dev'essere attentamente verificato. È questa la ratio degli emendamenti che sono stati presentati (che ho firmato io, ma che, in qualche modo, sono frutto anche di un ragionamento che è stato fatto) sia alla parte di narrativa, sia alla parte del dispositivo. In particolar modo, quelli della narrativa, di fatto, si limitano a togliere alcuni elementi che, a nostro modo di vedere, avevano un'accezione non conforme allo spirito con cui noi approcciamo in maniera laica e oggettiva la questione della SMAT; con gli emendamenti sul dispositivo, ribadendo la volontà politica di avviare la trasformazione di SMAT S.p.A. in Società Consortile, rimarchiamo che questo dev'essere fatto a valle di un'analisi costi/benefici, che, guardate, non si limita all'espressione di un parere tecnico giuridico (l'analisi costi/benefici non ha solo la parola costi, ha anche la parola benefici), ma dev'essere affrontata sotto almeno 4 punti di osservazione, elencati nell'emendamento. Quindi, certamente, quello fiscale, ossia: l'eventuale trasformazione produce un beneficio fiscale per il Comune di Torino o no? Quello patrimoniale, perché sappiamo benissimo, o, comunque, immaginiamo che le verifiche lo dimostreranno, cambierà radicalmente la natura del livello di indebitamento attualmente di SMAT nei confronti di soggetti terzi, derivante dal piano di investimenti che SMAT ha già in essere, che dovrebbe ammontare ad una cifra intorno ai 220 milioni di Euro. È evidente che il cambio di natura societaria comporterebbe delle modificazioni di questo quadro di stato debitorio. Questo è un elemento che inciderebbe in maniera diretta patrimonialmente sul Comune di Torino. Il terzo elemento è quello ovviamente giuridico. Su questo - è stato detto dal Consigliere Grimaldi - abbiamo una serie di eminenti pareri giuridici, alle volte eminentemente tutti opposti, è chiaro che noi per fare un'operazione con senso di pragmatismo, dobbiamo avere contezza. L'ultima è la questione che è qui definita economica, ma che sostanzialmente attiene alla natura non prescindibile (tra l'altro, ho visto che il Consigliere Marrone ha presentato un subemendamento che va esattamente in quest'ottica), perché noi non vogliamo tornare indietro rispetto ad un'impostazione che ha portato gradualmente in questi anni ad avere un soggetto industriale forte di area vasta, che gestisce un'area vasta in un ambito integrato, cioè depurazione, acquedotti e fognature insieme. Questo per noi è un elemento imprescindibile, perché è del tutto evidente che per noi è fondamentale mantenere la dimensione di area vasta del soggetto erogatore del servizio idrico integrato ed è fondamentale che questa dimensione di area vasta sia preservata. Con chiarezza diciamo che, qualora questa verifica (a cui diamo un tempo, entro 90 giorni) producesse un esito positivo - faccio notare che, quando c'è scritto positivo, può essere positivo da un certo punto di vista e negativo da un altro, sarà la politica a fare una valutazione sulla complessiva positività o sulla complessiva negatività -, noi saremo pronti ad andare avanti rispetto alla trasformazione ed è per questo che voteremo conformemente alla deliberazione, votando a favore. Mi si permetta una piccola digressione che differenzia questo approccio rispetto all'approccio che, magari, hanno avuto altre Amministrazioni; in particolare, faccio riferimento al Sindaco Pizzarotti di Parma, che, in campagna elettorale, ha sbandierato ai quattro venti che, qualora eletto, avrebbe stoppato i lavori del termovalorizzatore, mentre, una volta seduto sulla poltrona da Primo Cittadino, ha capito che quella che potenzialmente poteva anche essere un elemento politico, simbolico ed importante avrebbe potuto produrre un grave danno alla sua Città e - mi si consenta - bene ha fatto ad evitare di impedire l'avvio del termovalorizzatore. Noi abbiamo un approccio un po' più pragmatico, che è quello di dire: prima facciamo una verifica, perché è inutile sbandierare e mettere le bandierine su un principio, rispetto al quale - mi dispiace - il Partito Democratico non è secondo a nessuno, e poi scoprire dopo, ex post, che non si può fare. Capiamolo prima se si può fare. Ribadiamo con grande forza che noi siamo disponibili, anzi, vogliamo fare questa operazione, vogliamo farla in un quadro di amministrazione ampio e complesso; mi riferisco ovviamente a quello che sarà il lavoro che dovrà fare la Giunta a valle dell'approvazione che noi ci auguriamo questa sera possa trovare questa deliberazione. È evidente che noi ci attendiamo che questo lavoro sia fatto senza pregiudizi, con grande precisione, con grande attenzione, e su questo anticipo che noi vigileremo con grande forza. Riteniamo che, sulla base dei nostri emendamenti, il parere negativo a suo tempo espresso dagli Uffici del Settore partecipate della Città possa in qualche modo venire superato, demandando gli eventuali adempimenti cogenti e statutari di modifica di SMAT alla successiva fase di verifica. Concludo questo mio intervento, dicendo che tranquillizziamo chi teme; il Partito Democratico sarà attentissimo che questa verifica venga fatta - ribadisco - senza pregiudiziali, con perizia e con capacità. Sulla base di questa verifica, noi adotteremo gli atti conseguenti. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Marrone. MARRONE Maurizio Io parto dallo stesso incipit di altri Colleghi che mi hanno preceduto, perché, a partire dal Consigliere Grimaldi, gli interventi sono iniziati con i ringraziamenti verso i cittadini che hanno promosso la deliberazione di iniziativa popolare. Non so se alla fine di questo dibattito loro ringrazieranno i Consiglieri, perché, sinceramente, a dispetto poi dell'intervento molto caloroso a sostegno, io vorrei richiamare un mio intervento nella Commissione che ha liberato la proposta di deliberazione per l'Aula, in cui si discuteva di eventuali emendamenti. Ricordo bene che, in quell'occasione, ebbi modo di osservare che una deliberazione di iniziativa popolare (chiaramente, visto che ha raccolto la fiducia di cittadini che hanno firmato per un testo) oggettivamente vincola a quel dispositivo. Non entro neanche nella narrativa, parlo delle impegnative concrete. In quell'occasione ci siamo detti (ricordo anche la posizione del Presidente che convergeva con la mia): se dobbiamo porre degli emendamenti al merito, la sede è questa. Mi ricordo, c'era anche il Vicepresidente Levi, che infatti ne ha proposti in quella sede. Se poi andiamo a modificarla in Aula - per esempio, mi ricordo il dissenso del Consigliere Viale su questo -, è legittimo da parte dei Consiglieri Comunali (a questo punto, spiego perché anche noi ne abbiamo proposto uno), però dobbiamo sapere che stiamo votando un'altra cosa. Dobbiamo dircelo, è un'altra cosa. L'argomento è lo stesso, ma votiamo un'altra cosa. E lo è in un senso molto profondo, perché dire che noi istituiamo un'azienda speciale, è un tempo indicativo? È un concetto molto semplice. Dire che andiamo a fare delle verifiche preventive, all'esito delle quali decideremo se procedere o meno (perché il punto n. 2, così come modificato, di fatto dice questo), è un tema completamente diverso. Vedete, io mi limito a delle considerazioni pratiche e poi concludo con quelle politiche. Le considerazioni pratiche sono che, se la vogliamo veramente sterilizzare di quella che è stata la portata propositiva da parte dei cittadini - perché questo è avvenuto -, allora a questo punto consideriamo quali sono tutti gli elementi da verificare. Con grande correttezza - lo ricordava il Capogruppo Lo Russo -, al di là di questioni fiscali, fondamentali, giuridiche e amministrative, verifichiamo anche la tenuta del sistema idrico integrato, ovvero la disponibilità reale di tutti i Comuni di aderire o meno a quello che è il nuovo assetto ipotetico di azienda speciale consortile. E così mi sento di aver illustrato il subemendamento n. 1 all'emendamento n. 11. Permettetemi, però, di dire una cosa, perché il Presidente Grimaldi, strappando l'applauso, ricorda che questa è la linea dell'Amministrazione cittadina, e allora che bisogno c'era di una petizione popolare? Questo mi sento di dirlo, perché ricordo che, in campagna elettorale, anche il Sindaco Fassino ha aderito - entusiasticamente non lo so, però di sicuro pubblicamente - alla campagna referendaria, me lo ricordo con la bandiera del Comitato, fotografato dai cronisti insieme a Nichi Vendola. Oggettivamente, rispetto ad un'impegnativa di questo tipo, credo che dovesse essere la Giunta a fare questa valutazione, perché la valutazione a cui fa riferimento il Consigliere Lo Russo (visto che poi noi diciamo agli Uffici di andare a compierla), in realtà gli Uffici in gran parte l'hanno già fatta ed è una valutazione che su molti aspetti ha già dato un parere negativo. Magari potrà cambiare, però diciamo che, senza riprendere un Leitmotiv che sta girando scherzosamente su internet, se dovessi scommettere sull'esito del futuro iter di questa trasformazione, diciamo che non azzarderei dichiarazioni in tal senso, cioè con questa impegnativa non direi: "Vediamo se poi la fanno la società consortile", perché, subordinandola a questa valutazione, sono molto scettico che si arrivi a questo. Per cui, io mi limito a concludere che c'è un centrosinistra - che al suo interno ha molte anime - che cerca di affrontare il tema in modo molto laico; se lo si vuole affrontare in modo laico, noi abbiamo posto dei paletti di verifica. Però io è alla sinistra, o non sinistra, comunque alle parti politiche coinvolte nella campagna referendaria già da prima che, invece, pongo un quesito: secondo voi, questo rispetta lo spirito di quella campagna? Porterà veramente a quell'esito? Perché io - non per arrivare a una metafora che fa riferimento sempre all'acqua - direi che c'è stata un'ondata di emendamenti che ha molto diluito quella che, invece, era l'impegnativa originaria dei Comitati referendari. Per cui io posso solo ritenere che questa, come proposta di deliberazione di iniziativa popolare, è un'altra cosa e quindi (però, chiaramente, dipenderà poi dalle sensibilità politiche di ciascuno) ritengo che, se qualcuno voleva cavalcare quella battaglia e la vuole rappresentare con questa deliberazione, lo sfido, forse farebbe meglio ad astenersi, nella misura in cui questa è un'altra cosa. Ed è veramente intellettualmente disonesto andare a dire ai cittadini, ai tanti cittadini che hanno votato in un certo senso al referendum, che questa è l'incarnazione amministrativa della loro indicazione, perché questo non è. Cioè, chi, come noi, si trovava sul fronte referendario dall'altra parte, si può permettere di ragionare sulle modalità con cui dare applicazione a un'espressione referendaria che va, a questo punto, rispettata a prescindere, perché bisogna rispettare il referendum e la partecipazione popolare di per sé, al di là delle parti che uno sosteneva prima. Però, permettetemi, chi l'ha cavalcata fin dall'inizio, un piccolo richiamo alla coerenza, che non merita di essere affogata in un bicchier d'acqua, pubblica o privata che sia, consentitemi di farlo. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Levi. LEVI Marta Sono già state dette molte cose. Io volevo dire che questo Consiglio Comunale, quest'Aula, a partire dagli anni Novanta, ha scelto fin dall'inizio di garantire una gestione pubblica del ciclo integrato delle acque sul nostro territorio: l'unificazione tra l'Azienda Acquedotto Municipale e il Consorzio Po-Sangone, la corsa per coinvolgere il maggior numero di Comuni in quella nuova azienda che si è chiamata SMAT, in modo da poter avere un affidamento diretto del servizio dall'ATO, una corsa contro il tempo, che è una scommessa, che però abbiamo vinto, abbiamo vinto tutti insieme, Città di Torino insieme agli altri Comuni. Oggi i Comuni soci di SMAT sono 286, contro i 315 Comuni che fanno parte della Provincia di Torino, praticamente tutti i Comuni che fanno parte della Provincia di Torino. Come ricordava il Consigliere Lo Russo, in allora abbiamo creato uno Statuto che ha cercato di blindare la proprietà pubblica dell'azienda, proprio perché noi credevamo in una gestione pubblica del servizio idrico e credevamo in una gestione di un servizio idrico integrato. Questi sono i due elementi che hanno attraversato, dagli anni Novanta ad oggi, il dibattito sul tema dell'acqua in questo Consiglio Comunale. Devo dire - e lo dico al Consigliere Marrone - che io, invece, sono tra coloro che hanno votato convintamente "sì" al referendum e oggi voto convintamente questa proposta di deliberazione. Dopo la mozione approvata da questo Consiglio Comunale, che richiamava il Consigliere Grimaldi, dopo diversi mesi dall'avvio della discussione in Commissione sulla proposta di deliberazione di iniziativa popolare su una vicenda così delicata sul piano giuridico - come abbiamo potuto vedere in Commissione -, sul piano patrimoniale, sul piano fiscale, ma che è così delicata anche sul piano politico, perché a mio parere si tratta di riuscire a portarsi dietro, in questa scelta, 286 Comuni, perché credo che noi dobbiamo fortemente cercare di garantire il mantenimento del ciclo integrato, non solo per il nostro territorio, Città di Torino, ma per il territorio della Provincia, io sono dispiaciuta perché oggi, a mio giudizio, non abbiamo in mano tutti gli elementi, tecnici e amministrativi, necessari per procedere speditamente. Per queste ragioni sono stati presentati gli emendamenti dal PD, come già diceva il Capogruppo Lo Russo, per chiedere all'Amministrazione Comunale, alla Giunta e agli Uffici di approfondire tutti gli elementi connessi alla trasformazione dell'azienda. Come diceva il Consigliere Grimaldi, in questi mesi in Commissione si è affrontato prevalentemente il tema giuridico, non si è riusciti ad affrontare l'insieme degli altri temi connessi alla trasformazione dell'azienda in società speciale consortile. Allora per questo noi abbiamo chiesto e dato mandato alla Giunta di fare quegli approfondimenti e - badate bene - abbiamo dato un tempo, 90 giorni, per tenere il tempo che la deliberazione di iniziativa popolare aveva ipotizzato per la presentazione di tutti gli atti amministrativi necessari per la trasformazione, dallo Statuto all'atto costitutivo, eccetera, per rispettare quei tempi. Allora, io credo che questo sia un modo coerente e serio di affrontare una partita, che è una partita complessa e delicata, ma che ci vede, almeno, che mi vede - io posso parlare solo a titolo personale, per il Gruppo parla il Capogruppo - sicuramente convinta dell'indirizzo politico, della scelta politica che questa deliberazione fa e che, pertanto, vedrà sicuramente il mio voto favorevole. Il lavoro da fare è molto sui diversi punti e spero e conto che in questi mesi si riesca ad affrontarlo e a sciogliere tutti i nodi e tutti i dubbi che più volte sono emersi in Commissione. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Liardo. LIARDO Enzo Vorrei fare due brevissime considerazioni, plaudendo anche all'attività dei Comitati, che sono sicuramente stati attenti a questo problema: varie volte siamo stati chiamati in causa proprio da loro per cercare di spiegare e di farci spiegare le ragioni che comunque condividiamo, perché vanno nella direzione della volontà dei cittadini, nel rispetto di un referendum votato da tutti noi. Però, non riesco a capire alcune cose, come diceva chi mi ha preceduto, ovvero il fatto che sia stato presentato un insieme di emendamenti, che rischiano di snaturare quello che era l'impianto della proposta di deliberazione. Gli approfondimenti sono stati fatti in sede di Commissione da cittadini molto attenti e da Comitati preparati. Quello che non riesco proprio a capire è come oggi si porti in Consiglio una deliberazione e, prima di essere votata, rischia di essere snaturata - e questo lo voglio sottolineare - da tutta una serie di emendamenti che ritengo siano anche un po' fatti ad arte. Rispondo al Consigliere Marta Levi. Gli altri aspetti che noi non abbiamo valutato, perché non lo si è fatto? Visto che questa deliberazione arriva in Consiglio - e non aveva una scadenza -, si poteva approfondire ulteriormente, anche avendo, in qualche modo, la complicità e l'aiuto dei Comitati. Questo non lo si è voluto fare e oggi si arriva a votare una deliberazione che, per tutti gli emendamenti presentati, in particolare dal Gruppo del PD, rischierà sicuramente di essere snaturata. Proprio per queste ragioni, pur rispettando la volontà dei cittadini che hanno votato un referendum, noi siamo orientati verso un'astensione. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Bertola. BERTOLA Vittorio Prima di venire al punto, devo dare una risposta al Capogruppo Lo Russo, che vedo lì bello sorridente e abbronzato, che ha voluto tirare dentro a tutti i costi il Sindaco Pizzarotti, l'inceneritore e altri argomenti che c'entravano solo di striscio. Vorrei semplicemente dire che ovviamente il Sindaco Pizzarotti fa tutto quello che può e continuerà a fare tutto quello che può per fermare l'inceneritore, dato che lui ovviamente non governa tutta l'Italia, per cui, a questo punto, ha fatto quello che poteva fare. Però il problema è che, se in questo Paese si costruiscono gli inceneritori, non è responsabilità del Sindaco Pizzarotti, è responsabilità di chi ha governato fino adesso, in particolare del Partito Democratico, che da anni persegue in tutto il Nord Italia una politica di svendita dei beni comuni, di privatizzazione, che nel corso degli anni ha preso tutte le nostre municipalizzate, costruite con fatica nei secoli, le ha concentrate in un grosso scatolone, che si chiama IREN, che è controllato dalle Amministrazioni prevalentemente del Partito Democratico e da amministratori vicini al Partito Democratico, che adesso ha un bel buco di 3 miliardi di Euro che finirà sulle spalle dei cittadini. Quindi credo che non ci sia molta ironia da fare su quello che sta cercando di fare adesso il Movimento 5 Stelle per rimettere insieme i cocci della gestione delle nostre municipalizzate. Vorrei anche dire che, se i cittadini adesso hanno paura e pretendono questo cambiamento della forma statutaria di SMAT, non è perché la forma attuale non dia garanzie, eccetera, perché comunque è vero che la forma attuale dà qualche garanzia, ma è il fatto che ce l'avete in mano voi. Dato che anche nello Statuto, ad esempio, di TRM, per fare l'inceneritore, c'era scritto che la proprietà era pubblica e sarebbe rimasta pubblica e poi da un giorno all'altro avete deciso di venderlo, avete cambiato lo Statuto e l'avete venduto in 3 minuti, il fatto che adesso la SMAT sia di proprietà pubblica ovviamente non dà alcuna garanzia, finché siete voi ad amministrarla. Per questo motivo, in ossequio ai risultati del referendum, i cittadini vorrebbero essere un po' più garantiti e quindi avere la forma, che è stata indicata, dell'azienda speciale consortile. È già una sconfitta che questa deliberazione sia dovuta arrivare in Consiglio Comunale come deliberazione di iniziativa popolare, perché il giorno del referendum c'erano tutte le forze politiche, in particolare quelle che adesso amministrano la Città: erano lì in piazza a sbandierare e a felicitarsi, quindi ci si sarebbe aspettato che, amministrando il Comune, avrebbero fatto immediatamente, di loro iniziativa, quanto necessario per applicare il dettato del referendum. Questo non è successo, tant'è vero che i Comitati referendari hanno dovuto raccogliere le firme. Onestamente credo che questa sia una sconfitta per tutto il Consiglio Comunale, non soltanto per voi, ma, ovviamente, in particolare per voi che amministrate. Ed è anche una sconfitta che questa deliberazione arrivi in Aula dopo mesi e mesi di melina, in cui abbiamo dovuto aspettare di vedere se si potesse fare, ma non si poteva fare; siamo stati appesi al parere degli Uffici Comunali, che, per carità, dicono quello che pensano, ma hanno scritto delle cose che onestamente sono state contestate e che evidentemente vogliono dire che a Torino c'è una Legge che vige solo a Torino ed è diversa dalla Legge che vige in tutta Italia, visto che ci sono tantissime altre Città, tra cui diverse amministrate anche dal centrosinistra, che hanno deciso tranquillamente di fare questa cosa, alcune l'hanno anche già fatta completamente, come Napoli, altre sono in procinto di farla, però l'hanno già approvata. Quindi non so, evidentemente la Legge che vale lì è diversa dalla Legge che vale a Torino, per cui noi ci siamo dovuti sentir dire prima che non si poteva dare un parere positivo prima del 19 febbraio - guarda caso, 3 giorni prima del voto -, e a quel punto si sarebbe forse potuto dare un parere positivo; poi è arrivata la scadenza e si è detto che comunque il parere era negativo, però almeno si erano sfangate le elezioni. Forse si sperava di passare il momento difficile, invece mi sembra che, anche seguendo gli auspici del Sindaco, alle elezioni sia arrivata una tranvata, per cui forse anche la disponibilità di votare questa deliberazione magicamente sorta in questa settimana, io la attribuirei anche alle mazzate che vi siete presi in sede elettorale. Ben venga il fatto che arriviate a votare questa deliberazione, però, nonostante le arrampicate sui vetri che ho sentito anche del Consigliere Grimaldi, che faceva Spiderman e giustificava qualunque cosa, poi alla fine tanto si fa sempre l'opposto, il problema vero è che voi avete presentato una serie di emendamenti che sostanzialmente snaturano completamente questa deliberazione, che vanno a cancellare buona parte del testo che è stato messo dai Comitati e vanno ad alterare significativamente l'impegnativa. Per cui, alla fine questa deliberazione potrà anche essere votata, ma servirà semplicemente ad andare in una fase di valutazione, che peraltro si poteva fare prima, visto che è passato un anno e mezzo dal referendum, anzi, quasi due anni, quindi alla fine magari si poteva già arrivare in Aula dovendola soltanto più votare e basta. Noi stiamo semplicemente sostenendo la deliberazione. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Capisco che mi deve interrompere, perché se no... Come abbiamo già detto più volte in Commissione, da almeno due mesi a questa parte, noi pensiamo che si poteva semplicemente andare in Aula, anche due mesi fa, e approvare la deliberazione così com'è, e siamo disposti a farlo anche oggi. Invece la tattica di aspettare, aspettare, aspettare e poi alla fine, costretti ad esprimersi, snaturarla, presentando 12 emendamenti che la riscrivono quasi tutta, francamente è una tattica dilatoria che non vi fa molto onore. Per cui, piuttosto dovreste avere il coraggio di bocciarla, se non ci credete, oppure, se siete disposti a credere veramente in quello che chiedono i Comitati referendari e che chiedono i cittadini che hanno firmato, la si approva così. Non si mettono giri di parole, che poi alla fine permettono di trovare la scappatoia, perché magari poi fra 3 mesi ci si dice che in realtà non è fattibile. Se si vuole prendere questa direzione politica, si può approvare questa deliberazione tale e quale, esattamente come è oggi. Quindi, onestamente, è su questo che io vi vorrei vedere. L'ultima cosa che volevo dire è relativa alla mozione di accompagnamento che noi abbiamo presentato. È una mozione di accompagnamento che riprende un tema che comunque è stato discusso durante l'analisi di questa deliberazione e anche in sede di interpellanze, e riguarda l'utilizzo degli utili generati da SMAT. Se noi seguiamo la linea prevista dalla deliberazione e anche dal referendum, secondo la quale sul servizio idrico non bisogna fare utili, gli utili non ci devono essere. Quindi, se il servizio idrico è in grado di generare un surplus, lo si utilizzi o per abbassare le tariffe o per fare degli investimenti, visto che si dice sempre che per gli investimenti servono soldi. Quindi, la nostra proposta di mozione va esattamente in questa direzione, dando indicazione al Sindaco e alla Giunta di opporsi, nelle future assemblee dei soci, alla distribuzione degli utili ai soci, impiegandoli invece o per gli investimenti o per l'abbassamento delle tariffe. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Viale. VIALE Silvio Ha ragione il Consigliere Bertola a dire che si fa quello che si può, e lo dice per il Sindaco Pizzarotti. Io ho grande stima per il Movimento 5 Stelle e per aver avuto la capacità di trainare tantissimi voti; credo che il suo più grosso difetto - mi permetta la battuta - sia che Beppe Grillo non abbia mai abitato in un condominio e quindi non abbia mai avuto a che fare con qualcheduno, ma ha sempre deciso autonomamente. E questo è un po' il difetto di questa questione. Io apprezzo lo sforzo che ha fatto il Capogruppo Lo Russo e l'intervento del Consigliere Grimaldi, ma non li condivido nel merito. Io condivido quella che era l'impostazione solitaria che il Sindaco Chiamparino ha avuto in un precedente Consiglio Comunale, condivido la titubanza con cui in tutta Italia non c'è un Comune, a parte quello di Napoli - e non è diffidenza sabauda se vi è un po' di diffidenza nei confronti dell'Ufficio Legale di Napoli -, che abbia preso una posizione di questo tipo. Ogni volta mi si dice che un Comune va a verificare sulle intenzioni, eccetera. Evidentemente c'è un qualcosa che non va e che ha due equivoci di fondo. Quella di oggi è una deliberazione nata dall'iniziativa popolare: io la rispetto moltissimo, ma non per questo è il Vangelo, se no... Uno è l'equivoco del referendum. Io ho votato contro, lo dico con orgoglio, e a distanza di tempo continuo a pensare di aver avuto ragione e di averne ancora. È chiaro che un referendum accoppiato a quello sul nucleare, dopo Fukushima, ha un'affluenza e un interesse che è diverso ed è trainato, non è il contrario. Qualcuno può dirmi che, invece, è stato quello sull'acqua a trascinare quello sul nucleare, io sono convinto che sia stato il contrario e lo capisco dal fatto che, mentre sul nucleare vi è stato un pronunciamento chiaro e netto che ha bloccato in Italia gran parte delle cose, sull'acqua non c'è stato. Quella di oggi, da parte del Comitato e di tutti coloro che hanno firmato, in questa sorta di truffa mediatica, è di fatto una mozione di sfiducia verso questa maggioranza, e questa maggioranza se la becca e la fa propria, perché è così. Lo dico con molta franchezza ai miei Colleghi: se io fossi uno dei Comitati e avessi fiducia, ad esempio, nel Consigliere Grimaldi, ma perché dovrei perdere tempo per un'iniziativa popolare? Chiederei al Consigliere Grimaldi di presentarla. O al Consigliere Bertola. Evidentemente c'è qualcosa... E arrivo al punto. Io credo che il discorso dell'acqua pubblica non sia in discussione. Il discorso del guadagno invece sì. Ma questo vale per il pubblico e vale per tutto, perché io ho vissuto il periodo delle municipalizzate, quando non c'era il guadagno, ma qualsiasi contratto integrativo andava al massimo, andava a discapito dei cittadini. Allora, si vuole tornare in una situazione in cui guai se il Comune guadagna qualcosa da un'azienda, ma nei contratti sindacali si dà il massimo a tutti, senza badare a niente, esattamente come capitava. Io credo che la più grossa sciagura di questa Città sia tornare alla logica delle municipalizzate, ed è quello che temo succeda, perché c'è un populismo, a destra e a sinistra, che va verso il fatto che i conti e i soldi non contano nulla, perché basta solo cercarli e trovarli. Allora, siccome io ho molto rispetto per i cittadini e per i loro soldi, vi lascio andare avanti. Guardate, io non voterò questa deliberazione, poi se mi asterrò, voterò contro o non parteciperò, lo vedrò dal dibattito, dalle varie cose. Vi lascio andare avanti, voglio vedere dove arrivate. Dopodiché, c'è qualcuno che spinge? Benissimo, mai temuti i movimenti e mai temuto chi dall'esterno spinge, ma le responsabilità, di fronte alla Città, le ha chi è qui dentro e chi assume le proprie decisioni. Ecco perché questa è una deliberazione sostanzialmente innocua. È stato un errore politico di chi sosteneva l'acqua pubblica proporre una deliberazione così secca, specifica e sbagliata, perché ha dato questa opportunità. Di fronte a un altro tipo di soluzione, probabilmente era più difficile. Ha dato l'opportunità in cui molti voti saranno a favore, con motivazioni completamente differenti. Siccome io non ho l'abitudine di prendere posizioni che non condivido e di non metterci la faccia di fronte alle cose, vi dico che stiamo andando in una direzione che probabilmente non andrà da nessuna parte, perché vi sono ostacoli amministrativi, di buonsenso, economici, di capitale e chi più ne ha più ne metta. Scusate il linguaggio non preciso, ma non è il mio mestiere. Io so solo che in 90 giorni di solito il mio lavoro è da aborto, non è un parto, il parto arriva più avanti. Scusate il riferimento, ma almeno qualcosa di preciso lo conosco anch'io. Vedremo fra 90 giorni cosa sarà successo. Divertito, guardo questo dibattito, in cui vedo molti auspicare qualcosa che mi sembra un libro dei desideri e dei sogni, peraltro un libro di incubi, più che di sogni. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Centillo. CENTILLO Maria Lucia Su una cosa sono d'accordo con il Consigliere Viale, che questa deliberazione rischia di essere innocua. Su tutto il resto, invece, ricordo al Consigliere Viale che nella passata tornata amministrativa, quando lui ed altri cittadini proposero una deliberazione di iniziativa popolare sul testamento biologico e un'altra sulle unioni civili, l'allora maggioranza, usando uno strumento legittimo previsto dai Regolamenti, che è la deliberazione di iniziativa popolare, riuscì a portare a casa un risultato. Solo oggi mi sento dire che era un atto di sfiducia nei confronti della maggioranza. Scusate, ma questa cosa la voglio ribadire. Tornando, invece, all'acqua pubblica, appartengo - come altri - al gruppo di persone, ancora presenti in Consiglio Comunale, che nella passata tornata amministrativa votarono la modifica dello Statuto. Io credo che, partendo da questo, noi avremmo tutte le condizioni per non fare un passaggio intermedio, relativamente al voto della deliberazione modificata dagli emendamenti. Quindi, credo che, dopo 6 mesi dall'atto della presentazione, con il lavoro fatto in Commissione, sarebbe stato giusto decidere se la deliberazione dovesse andare avanti, se si dovesse bocciare, se ci fossero delle parti da togliere. Pensare di prendere ancora 3 mesi per degli approfondimenti, che secondo me andavano e potevano essere fatti prima, credo che sia politicamente sbagliato. In questo senso, io non voterò gli emendamenti, quindi faccio già una dichiarazione di astensione, fatta eccezione per l'emendamento che riporta nella deliberazione il percorso fatto con la modifica dello Statuto nella passata Amministrazione. Vedremo quale sarà l'esito. Invece, ovviamente, voterò la deliberazione così come verrà modificata. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Ricca. RICCA Fabrizio Sono sorpreso anch'io di vedere determinati emendamenti, che vanno comunque a snaturare quella che è una posizione nazionale da parte di un Gruppo politico, che è il Partito Democratico, che si sta rivelando abbastanza ambigua, perché, come prima qualcuno sottolineava, se questi dovessero essere approvati, andranno pesantemente ad annacquare quello che è il senso, perché io immagino che la copertura richiamata negli emendamenti probabilmente non c'è, perché sappiamo tutti qual è la situazione delle nostre casse. Ci tengo a dire che a me dispiace vedere che un'azione di questo tipo viene fatta solo per l'unica azienda municipalizzata, controllata, chiamiamola come si vuole, ex municipalizzata, che è fortemente utile, che è un modello di eccellenza nazionale, perché oggi possiamo comunque dire tutto quello che vogliamo, ma SMAT rappresenta un centro di eccellenza nazionale torinese. È vero, il referendum ha dato un risultato ben chiaro. Il referendum, però, parlava di tutti i servizi: parlava del trasporto pubblico locale, della gestione dei rifiuti, parlava di servizi, non parlava solo di acqua. Il referendum parlava della gestione del servizio. Fortunatamente nessuno in questo Paese ha mai messo in dubbio che l'acqua, di per sé, in quanto acqua, possa essere privatizzata. L'acqua fortunatamente rimarrà pubblica, io mi auguro per sempre. Bisogna fare un ragionamento, secondo me, importante sul servizio. Come dicevamo prima, ad oggi l'azienda SMAT è un centro di eccellenza, produce utile, che porta dei benefici, in termini economici, a questa Città. A me piacerebbe che SMAT potesse essere coinvolta ancora di più in progetti, anche a livello nazionale, perché il problema della gestione dell'acqua in questo Paese è che non da tutte le parti funziona come funziona a Torino, perché, se avessimo un sistema SMAT in tutta l'Italia, probabilmente non avremmo le centinaia e centinaia di metri cubi al secondo persi in alcune zone d'Italia, che purtroppo vanno ad abbassare quella che è la media nazionale del servizio erogato. Soprattutto in un momento come questo, io penso che il Pubblico debba avere una vera e profonda riflessione su come vuole gestire il proprio patrimonio. Abbiamo avuto una brutta esperienza con quella che è stata la vicenda GTT; fortunatamente l'Amministrazione ha deciso di cambiare rotta, almeno ad oggi, e di mantenere un controllo di un certo tipo, mantenendo comunque una visione di azienda, perché, ripeto, dal mio punto di vista, il modello che funziona è un modello che comunque in tutti i casi deve produrre dell'utile, che deve portare dei benefici per poter mettere in condizione la Città di potersi presentare in altre sfide, che possono essere italiane e internazionali, sempre in una posizione di eccellenza. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola al Consigliere Tronzano. TRONZANO Andrea Chiedo al Sindaco, che è presente in Aula, se il voto ci ha insegnato qualcosa oppure no. Questo è un problema enorme per il nostro Paese, ma, in scala ridotta, lo è anche per la nostra Città. Io credo che in questo Consiglio Comunale (e questo vale soprattutto per la maggioranza, che è stata eletta dal 60% dei cittadini e quindi ha vinto le elezioni, e chi vince le elezioni ha il dovere e il diritto di governare) occorre iniziare a dire la verità ai cittadini, a mio giudizio. Dire la verità ai cittadini significa fare una politica chiara, leale, trasparente, che non sia antitetica rispetto alle decisioni complessive che si portano avanti. Partiamo dal ragionamento dell'esternalizzazione degli asili. Le esternalizzazioni degli asili le abbiamo fatte oppure no? Le abbiamo fatte. Abbiamo venduto le partecipate oppure no? Le abbiamo vendute. Abbiamo una linea politica del Vicesindaco, che dice delle cose sulle partecipate, che dice chiaramente che il servizio deve essere esternalizzato? L'abbiamo fatto. Abbiamo una linea politica, come PdL - che è favorevole a livello nazionale, tant'è che una serie di misure sono state portate avanti anche dal Governo Berlusconi -, che dicono di andare nella direzione della diminuzione del peso dello Stato all'interno di queste partecipate, per consentire un risparmio, una concorrenza e una diminuzione delle tariffe? Abbiamo anche questo. Alla fine di tutto ciò, però, all'interno della Città di Torino non abbiamo un'azione consequenziale, perché la deliberazione che stiamo cercando di modificare attraverso gli emendamenti del Capogruppo Lo Russo e del PD, oggettivamente questo tipo di impostazione, quello della trasparenza e della lealtà nei confronti dei cittadini, la annacqua completamente. Ma non è meglio dire la verità ai cittadini? Non è meglio dire che l'acqua rimarrà pubblica per sempre? Che questo è stampato nei programmi di tutti i partiti politici di tutta Italia e non c'è nessuno che si sogna di far sì che l'acqua diventi privata? Questo lo vogliamo dire con grande chiarezza? Si può discutere sulla questione della gestione del servizio? Certo che si può discutere, ma si può anche dire con chiarezza ai cittadini che il referendum è stato chiaro: il 57% dei cittadini ha votato dicendo che il servizio idrico non deve dare remunerazione. Allora capisco un po' di più la proposta di mozione di cui parlava il Consigliere Bertola, che dice di non remunerare gli utili all'azienda del servizio idrico. Comunque sia, questo tipo di impianto del servizio idrico, insieme alla distribuzione di energia elettrica e al gas naturale, sono esclusi già oggi dalla vendita ai privati! Sono esclusi! Quindi, Sindaco, fare melina su una deliberazione di questo genere, facendo degli emendamenti che tutto sommato non fanno altro che illudere la cittadinanza, ci allontana ancora di più. E chi ne paga le conseguenze sono sia il PD, sia il PdL, che sono due partiti che, tutto sommato, vogliono mantenere un certo tipo di impostazione all'interno dell'Italia, anche seguendo, non sempre in maniera rigida, le indicazioni dell'Europa, perché tutto arriva da lassù. La concorrenza la inserisce l'Europa. E chi ci guadagna, a fronte di questa melina? I grillini, che vanno al 35%, con posizioni oggettivamente incomprensibili, fino ad oggi, in certe materie, che dobbiamo tutti quanti affrontare con responsabilità per salvaguardare il nostro Paese nei confronti del mondo intero. Allora, Capogruppo Lo Russo, Sindaco, io mi chiedo: che cosa rispondiamo ai cittadini, se vogliamo dirgli la verità? Gli diciamo che questa deliberazione è una sciocchezza, non si può fare, che portino pazienza! Gli diciamo che il servizio idrico è escluso dalla privatizzazione, non lo venderemo mai, l'acqua rimarrà pubblica e questa deliberazione non gliela facciamo passare. Punto! Così cerchiamo di dare una risposta seria, in linea con la voglia di governare questa Città e questo Paese, che tutti dobbiamo avere in un periodo di assoluta grande responsabilità per tutti, e cerchiamo di non fare demagogia spicciola, andando a dividerci sull'emendamento n. 1 e l'emendamento n. 2, che non hanno alcun senso. FERRARIS Giovanni Maria (Presidente) La parola, per le conclusioni, al Sindaco. SINDACO Aggiungo poche considerazioni a un dibattito che, in realtà, ha impegnato questo Consiglio non solo oggi. Parto da una considerazione, richiamata dall'intervento di un Consigliere, che credo debba essere sottolineata, cioè che la SMAT è una delle migliori società di gestione del servizio idrico in Italia. Lo dico intanto perché spesso leggo valutazioni sull'attività della SMAT che mi paiono o infondate o addirittura ingenerose, e perché ogni scelta che noi mettiamo in campo deve tenere conto del fatto che questa società in questi anni ha fatto un notevole sforzo, che è evidenziato da una mole significativa di investimenti, per offrire un servizio idrico adeguato ai cittadini, se non ricordo male, di 230 o più Comuni della Provincia di Torino. Adeguato dal punto di vista della qualità, dell'accessibilità e anche dell'innovazione tecnologica. Ricordo che in Italia il problema della distribuzione delle acque è tutt'altro che risorto, perché la stragrande maggioranza delle società di distribuzione delle acque, chiunque ne sia proprietario, deve fare i conti con problemi rilevantissimi, a partire da percentuali di dispersione dell'acqua, per avere colpevolmente rinviato o addirittura non programmato investimenti nelle infrastrutture di distribuzione, che costano ai cittadini in misura rilevante. La SMAT, come sapete, a un certo punto ha partecipato a una gara per la distribuzione dell'acqua in un'area del Mezzogiorno. Ha dovuto ritirarsi da quell'area, perché una volta vinta la gara, ha scoperto che il tasso di dispersione di quell'acquedotto era pari all'88%. È solo un esempio per dire che il problema di garantire in Italia una infrastruttura di distribuzione delle acque utile ai cittadini, in primo luogo perché non si butta via in modo colpevole una risorsa così preziosa come l'acqua, è un problema vero, aperto. E se nel panorama delle società di distribuzione c'è una società che ha realizzato standard certamente di alta qualità e migliore rispetto alla media delle società di distribuzione dell'acqua in Italia, è la SMAT. Lo dico per essere consapevole di cosa rappresenta, dal punto di vista del patrimonio della Città, e anche per dare un riconoscimento a chi dirige quell'azienda e a chi in quell'azienda lavora. Detto questo, non c'è dubbio che noi siamo, soprattutto dopo il referendum, di fronte a un quadro normativo - e non solo normativo, anche politico e sociale - che ha richiamato l'attenzione di una vasta opinione pubblica sulla necessità di affrontare il tema dell'acqua in termini diversi da quello con cui si affrontano altri pubblici servizi e altre utility. In particolare mi pare che sia di largo senso comune la necessità che si consideri l'acqua un bene comune, da non sottoporre alle stesse logiche di mercato, a cui si sottopongono altri beni e altre utility. E fin qui mi pare che siamo tutti d'accordo. Per cui l'ipotesi di una trasformazione societaria, che viene qui evocata, in una società consortile, corrisponde a darsi una forma giuridica che renda ancora più evidente questo trattamento del tutto particolare a un bene comune come l'acqua. Qual è il punto su cui credo tutti siamo chiamati a riflettere e per la cui ragione sono stati presentati gli emendamenti alla deliberazione, emendamenti che io condivido? Il punto è che nel momento in cui si ipotizza la trasformazione della SMAT in una società consortile, noi abbiamo bisogno di garantirci due questioni rilevanti ai fini dell'interesse dei cittadini. La prima è che qualsiasi sia la forma societaria, chi gestisce l'acqua abbia le risorse per realizzare un costante e adeguato flusso di investimenti, tali da garantire un servizio adeguato. Perché se una società dovesse determinare una condizione per la quale non si hanno più i flussi finanziari per fare gli investimenti, noi faremmo un danno per i cittadini, perché all'inizio l'acqua arriverebbe come sempre, ma nel tempo, non facendo gli investimenti, il servizio deperirebbe e ad un certo punto il costo per i cittadini sarebbe significativo e rilevante. Quindi, la prima questione per cui è giusto fare le verifiche che si propongono con l'emendamento, è questa: operare una trasformazione in ragione tale da non comprimere, deprimere, o addirittura inibire, la capacità di investimenti della società. La seconda questione è che bisogna essere consapevoli che SMAT, in questi anni, per realizzare quell'obiettivo di efficienza, ha realizzato una cospicua mole di investimenti, costituita da risorse attinte al credito bancario. Nel momento in cui si trasforma la società, il problema di chi risponde al sistema bancario e dà le garanzie, perché l'esposizione sia tutelata e ci sia la solvenza di quell'esposizione, è questione che non è di poco momento, perché o si garantiscono alla società, anche in forma nuova, le risorse per onorare i propri impegni, se no bisogna sapere che quegli impegni cadranno direttamente sulla responsabilità delle Amministrazioni Comunali dei Comuni che fanno parte del Consorzio. E, se volete, tra virgolette, noi abbiamo \"un mare di guai\", ma Torino ha dimensioni tali per cui ad un certo punto può anche farcela a onorare direttamente gli impegni, ma la generalità dei 230 Comuni che oggi sono serviti da SMAT, sono di dimensioni così medio-piccole da non sopportare che gli si scarichi addosso un onere non previsto e non programmato. Queste sono le due questioni, che sfuggono a qualsiasi dibattito ideologico acqua pubblica - acqua privata. Qui non c'è nessuno che vuole privatizzare l'acqua. Il problema è un altro: una volta che si considera l'acqua un bene comune, bisogna trattarlo senza scopo di lucro, certamente, garantendo però che chi la gestisce abbia flussi finanziari tali da consentirgli di fare gli investimenti e al tempo stesso onorare gli impegni già assunti. Per questo è necessario fare delle verifiche, per mettersi nella condizione di dare delle risposte positive a queste due questioni. Nel momento in cui queste due questioni hanno una risposta positiva, credo che non sussisteranno evidentemente più ostacoli a dare luogo alla trasformazione che si ipotizza, ma è necessario che questa verifica dia quell'esito. Per cui, credo che per questo gli emendamenti presentati alla deliberazione abbiano un senso e corrispondano anche a una responsabilità che tutti insieme ci assumiamo, non tanto di fronte soltanto alla SMAT, ma di fronte ai cittadini, perché vogliamo tutelare i cittadini e la possibilità di godere di un servizio idrico efficiente, sicuro, che possa continuare nel tempo, quale che sia la forma societaria che la gestione assumerà. |