Interventi |
CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) Passiamo all'esame della seguente proposta di deliberazione n. mecc. 200907406/009, presentata dalla Giunta Comunale in data 10 novembre 2009, avente per oggetto: "Accordo di programma in variante ai sensi dell'art. 34 D. Lgs. 267/2000 e s.m.i. nella 'Zona Urbana di Trasformazione denominata Ambito 12.32 Avio Oval' per la realizzazione del Palazzo degli Uffici Regionali, dei nuovi comparti edilizi e delle opere infrastrutturali connesse - Ratifica" CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) Comunico che in data 18/11/2009 la competente Commissione ha rimesso il provvedimento in Aula. Sono stati presentati tre emendamenti. La parola, per l'illustrazione, all'Assessore Viano. VIANO Mario (Assessore) Si tratta dell'atto deliberativo con cui proponiamo al Consiglio Comunale il recepimento dell'accordo di programma relativo alla realizzazione del nuovo Palazzo degli Uffici della Regione sull'area Avio Oval. Durante la discussione avvenuta in Commissione la scorsa settimana è stato evidenziato che i contenuti dell'atto riprendono e riconfermano integralmente quanto già a suo tempo illustrato in via preliminare nella fase di avvio della Conferenza dei Servizi. Sono stati presentati alcuni emendamenti che attengono a correzioni assolutamente tecniche e, quindi, tenderei a dire che sono prive di qualsiasi rilevanza. I contenuti dell'accordo, in termini di riepilogazione sintetica, consistono nell'approvazione del permesso di costruzione relativo alla realizzazione della Torre Uffici; quindi, per quanto riguarda la Torre Uffici della Regione, l'accordo di programma in questione costituisce, dal punto di vista dell'Amministrazione Comunale, un atto amministrativo conclusivo per consentire l'affidamento e, poi, l'esecuzione delle opere edili per la realizzazione della stessa. Per quanto riguarda le parti restanti, ovvero l'edificabilità a destinazione privata in senso lato (quindi, Eurotorino, terziario, ASPI e destinazioni residenziali), l'accordo di programma si configura come approvazione del Piano Urbanistico Esecutivo e, quindi, richiederà il rilascio di specifici permessi di costruzione sulla base di una progettazione architettonica definitiva. In questo senso, anche le previsioni planivolumetriche del Piano Esecutivo sono da considerare conclusive, seppure consenta dei piccoli range entro i quali muoversi nella definizione puntuale del progetto architettonico (infatti, esistono piccoli margini di flessibilità che sono consentiti rispetto alla fase progettuale). Per quanto riguarda invece le opere di urbanizzazione e di infrastrutturazione - il cui valore complessivo ammonta a cinquanta milioni di Euro -, sono tutte approvate nell'ambito dell'accordo di programma e, fin dalla fase di realizzazione del Palazzo degli Uffici, costituiscono l'impegno della Regione alla loro esecuzione diretta, per un controvalore di circa trentasette milioni di Euro (che corrisponde all'ammontare delle opere di infrastrutturazione generale). Per quanto riguarda i completamenti, stimati per un valore di tredici milioni di Euro, saranno attuati in parallelo all'esecuzione delle opere di carattere privato, che potranno essere e - come dicevo prima - saranno autorizzate con specifici e separati permessi di costruzione. In corrispondenza a questi permessi di costruzione, si dovrà sottoscrivere l'impegno alla realizzazione delle quote parte restanti di urbanizzazione, che - come dicevo - valgono tredici milioni di Euro, su un totale di investimento per l'urbanizzazione di cinquanta milioni di Euro. Sulla questione della stazione, avevamo, in prima battuta, concordato con le Ferrovie dello Stato un cofinanziamento dell'opera attraverso la messa in gioco dei contributi sul costo di costruzione, che ordinariamente, è posto a carico degli operatori. In seconda battuta, quando si è trattato di stilare la versione definitiva dell'Accordo, le Ferrovie hanno richiesto una posticipazione dei tempi di esecuzione dell'opera - mi riferisco alla stazione "a ponte" -, impegnandosi altresì a realizzare da subito una riqualificazione ed un completamento verso est del sottopasso di servizio dei binari, in modo che configurasse a tutti gli effetti anche un'estensione, uno sbarco ad est, quindi, verso il Fieristico Congressuale della Stazione Lingotto, che, come sapete, storicamente ha sempre avuto soltanto lo sbarco ad ovest, ovvero, non ha mai servito direttamente il Polo Fieristico Congressuale, superando - mi sembra giusto segnalarlo - un'irrazionalità che, storicamente, si è dovuta registrare nell'area, legata alla presenza di una stazione ferroviaria, ma non connessa in maniera efficace al Polo Fieristico Congressuale, che induceva all'utilizzo generalizzato dell'auto come mezzo di accesso al sistema Fieristico Congressuale. In questo modo (da un lato, il completamento della linea 1 della metropolitana, dall'altro, la realizzazione dello sbarco ad est verso il Polo Fieristico Congressuale della stazione ferroviaria del Passante Lingotto) migliorerà straordinariamente l'accessibilità con il mezzo pubblico, bilanciando - auspichiamo e, naturalmente, se lo augurano anche i gestori - l'accesso da parte dei clienti al Centro Fieristico Congressuale tra mezzo privato e mezzo pubblico, contribuendo anche a risolvere ulteriormente il problema di congestione del traffico ingenerato dalla presenza del Polo Fieristico Congressuale nel quartiere Nizza. Questi sono gli elementi assolutamente essenziali e prerogativi del contenuto dell'Accordo di Programma. Sono, naturalmente, disponibile per ogni ulteriore informazione di dettaglio ritenuta essenziale ai fini della formulazione del giudizio finale. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Ventriglia. VENTRIGLIA Ferdinando Intervengo solo per fare un'osservazione, perché io, non essendo Commissario della II Commissione, attendevo che per una deliberazione così importante, nel momento del suo approdo finale in Aula, la relazione dell'Assessore fosse non voglio dire di ampio respiro, ma di taglio diverso; non dubito che lei, Assessore, possa fare questa e molte altre cose, ma nel senso che nella prima parte del suo intervento mi sembrava di parlare con il nostro amico geometra Francone. Lo dico col massimo rispetto perché, come sa, Assessore, sono stato allievo di un personaggio che era politico, ma, nel cuore e nella testa, era un geometra, quindi, ho il massimo rispetto per i geometri, però ci sono aspetti di carattere strategico, progettuale, di programmazione, addirittura vorrei dire (lei ne ha fatto un accenno) di impatto sociale di quest'operazione che non possono essere sottaciuti a fronte di una relazione che non considera aspetti molto tecnici (una battuta, appunto, una reazione "da geometra", ma non vuole essere irrispettosa). Oltre a questo primo disagio (mi spiace che l'occasione sia stata questa), credo che, in un momento di portata simile, il Sindaco avrebbe dovuto essere in Aula; se oggi approviamo questo Accordo di Programma per un'opera che ha quel valore, quell'importanza, quel peso anche sulla città e sull'area, mi sembrerebbe il minimo che il Sindaco fosse presente e mettesse il suo suggello, non che affidi quest'operazione, nel suo snodo finale, in approvazione d'Aula, ad un Assessore che, per quanto bravo e competente, è pur sempre un Assessore ed all'Aula che ne parli in sua assenza. Il nuovo Palazzo non è un fatto tecnico, ma è un fatto di carattere strategico e, come tale, visto che, poi, queste cose compaiono anche nei Programmi, in teoria, internazionali, nei dossier che si fanno per le candidature, eccetera, mi parrebbe il minimo - con tutto il rispetto per l'Assessore Viano e per la sua specifica competenza, riconosciuta da tutti - che il Sindaco venisse in Aula, la discutesse, la facesse sua, la presentasse e se ne assumesse, anche da un punto di vista solenne e di visibilità, la paternità. L'Assessore Viano ha fatto alcuni riferimenti un po' episodici sull'aspetto infrastrutturale e trasportistico. Siccome questo ci pare essere ancora uno dei capitoli non voglio dire carenti, ma soggetti a discussione e sui quali non c'è unanime consenso, sarebbe interessante se per un insediamento di questo genere si sviluppasse qualche riflessione che contenesse anche qualche numero, perché, Assessore, non basta parlare dell'apertura ad est della stazione, dei parcheggi e delle opere di urbanizzazione, ma anche - visto che lo fate per ogni singolo pertinenziale o per i parcheggi a rotazione, anche se piccoli - che lei presentasse in Aula un piano strategico di mobilità che ne misurasse gli effetti e, dal punto di vista trasportistico, nelle relazioni con Ferrovie e con GTT di questo tipo di insediamento. Il mio suggerimento, se non ci sono ostacoli, sarebbe di completare il dossier in Aula alla presenza del Sindaco e, magari, un'integrazione alla relazione dell'Assessore Sestero, perché questo aspetto non mi sembra secondario. Chiedo all'Assessore (che ha fatto, dal punto di vista urbanistico, una relazione assolutamente completa), se non ci sono ostacoli, di approfondire la discussione alla presenza dell'Assessore ai Trasporti (che farà la sua parte di relazione) e del Sindaco, perché io mi sentirei più tranquillo e credo che si darebbe anche la giusta dignità ad un'operazione di questo genere. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Angeleri. ANGELERI Antonello Voglio cogliere l'occasione, Presidente, per esprimere la mia felicità nel vedere l'Assessore risuscitato dopo la sua malattia, visto che non ha risposto alla nostra interpellanza sul centro sociale Gabrio, perché, da quanto ci hanno spiegato, non stava bene. Andreotti ci insegna che a pensar male si fa peccato, ma non si sbaglia mai, poi, lo vediamo apparire qui vivo e vegeto; siamo contenti per lui e per la sua salute e gli auguriamo cento anni di felicità, però se lei e la Giunta trovaste una scusa più plausibile per non rispondere alle nostre interpellanze, fareste anche bella figura voi personalmente ed anche come Giunta. Se, poi, ci rispondete, ci fate anche piacere. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Cerutti. CERUTTI Monica Credo anch'io, come il Consigliere Ventriglia, che, forse, quest'Aula non stia affrontando un atto così importante con la dovuta attenzione; probabilmente, molto deriva dal fatto che lo strumento scelto per questo intervento, cioè l'Accordo di Programma, è comunque uno mezzo - sicuramente le opinioni possono essere diverse - poco democratico, perché non prevede un effettivo approfondimento all'interno delle Commissioni e del Consiglio Comunale. Si tratta di un atto che potrebbe considerare qualche piccola modifica, ma, fondamentalmente, il Consiglio Comunale deve o ratificare, o non approvare. Un altro elemento che, seppure con la stessa coerenza dal punto di vista politico, rileviamo rispetto alla strada scelta, è il fatto che la Regione sia il soggetto che, in pratica, risulta essere il controllante ed il controllato, quindi, rispetto alla Conferenza dei Servizi, è il soggetto che verifica se l'operazione sia o meno assoggettata a VIA e, in questo senso, va a valutare un'opera che essa stessa propone. Non è colpa, in questo caso, né del Comune, né della Regione, ma è proprio la strada scelta che mette in queste condizioni. Noi abbiamo approvato l'atto precedente nel giugno 2008, nel quale delegavamo la dottoressa Virano a rappresentarci all'interno della Conferenza dei Servizi. Lo sottolineo anche perché nel dibattito che si sta svolgendo si è fatto riferimento alla deliberazione di iniziativa popolare successiva che questo Consiglio Comunale ha approvato, che ha per oggetto: "Costruzione edifici a torre a tutela del paesaggio e dell'ambiente urbano di Torino". Vorrei sottolineare che la deliberazione, nella sua versione iniziale (come era stata proposta), aveva degli elementi vincolanti; è stata modificata considerando, in particolare, la questione dell'altezza fino a 100 metri come un punto di riferimento non vincolante e, tra l'altro - lo dico formalmente, poi, posso essere più o meno soddisfatta dell'esito di questa sequenza di operazioni -, ho citato il fatto che già a giugno 2008 avevamo approvato la delega alla dottoressa Virano ed anche il progetto. La deliberazione di iniziativa popolare è comunque arrivata dopo e si faceva riferimento al fatto che non poteva avere un valore retroattivo su tutto ciò che era già stato approvato. Approfitto della presenza dell'Assessore Viano per ricordargli che in questa deliberazione di iniziativa popolare si chiedeva di "presentare al Consiglio entro 6 mesi… un primo provvedimento di salvaguardia volto ad introdurre elementi di tutela paesaggistica…". Su questo tema, chiaramente, dovremmo ritornarci, perché l'impegno - ripeto - nella deliberazione non era vincolante a porre in modo restrittivo, proprio perché si davano come elementi i principi che nella versione iniziale erano prescrittivi e, invece, nella versione finale risultano essere elementi di riferimento per la procedura prescrittiva. Questo aspetto, comunque, sarà da approfondire successivamente, anche se è chiaro che chi è contrario a vedere Torino andare in una direzione diversa, potrebbe sostenere che facciamo questo documento quando, ormai, "i buoi sono scappati", però credo che l'impegno sia preso e debba essere assolto. A favore di questo grattacielo depone il fatto che vi sia stata una valutazione approfondita della sostenibilità ambientale dell'opera, anche se, poi, è chiaro che si potrebbero fare considerazioni sempre diverse, che potrebbero portare argomenti a favore di una tesi o di quella opposta. Noi francamente, così come nella discussione sulla Torre Sanpaolo, saremmo più per uno sviluppo cittadino in una direzione che riteniamo più moderna, quindi, consideriamo esattamente opposto l'approccio che vede, invece, uno sviluppo verso l'alto, uno sviluppo verticale della città. Un altro elemento che vorremmo porre all'attenzione è il tema delle bonifiche di quell'area, che è importante ed assolutamente non irrilevante; abbiamo avuto garanzie che la Regione non si fa carico direttamente delle spese e delle bonifiche, ma ha modo di ricavare i milioni di Euro necessari per questi lavori dal proprietario, anche perché credo che questo tipo di spesa non debba essere a carico dell'Amministrazione Pubblica. Vogliamo sottolinearlo perché abbiamo fatto queste verifiche che riteniamo importanti e fondamentali, proprio perché consideriamo ancora l'interesse pubblico la nostra "stella polare". Crediamo che, al di là della questione della Torre, sia particolarmente importante, significativa (e, forse, non è stato sufficientemente messo in rilievo) la questione dell'impatto di tutto ciò che verrà costruito attorno alla Torre. L'Assessore ci ha illustrato i dati rispetto all'SLP, a ciò che è relativo a questa deliberazione e mi è stato insegnato che è molto importante tradurli, poi, in numero di abitanti. Abbiamo verificato che l'intervento in quest'area si tradurrà in 2.300/2.400 abitanti (che non è proprio un dato così piccolo) e, oltre a questi, si aggiungeranno circa 2.000/ 3.000 addetti. Si tratta, quindi, di un intervento importante; abbiamo cercato di sottolineare il fatto che quando vi sono interventi di questo tipo è sempre fondamentale considerare i servizi che debbono essere concepiti. Abbiamo constatato - ed è presente in deliberazione - che, perlomeno, sarà costruito un nuovo asilo nido, una scuola materna e non altri tipi di scuole, per le quali c'è già un'offerta in quell'area. In questo senso, non avremo più modo di entrare nel merito, però sicuramente sarà nostro compito monitorare questo intervento, soprattutto per la parte relativa ai servizi e anche per la questione della mobilità, che non è indifferente. Dal punto di vista finanziario, la Regione non si accollerà le bonifiche, perché coprirà in parte la costruzione della Torre proprio grazie a questo intervento immobiliare considerevole ed è chiaro che il Comune percepirà 12 milioni di Euro relativi ai permessi di costruzione sulla parte privata (non quella pubblica, perché sul grattacielo della Regione non ha nessun tipo di introito). È un'operazione significativa per le magre casse del Comune di Torino. Abbiamo un atto che l'Aula porta avanti e vorremmo un impegno, da parte dell'Assessore, a poter monitorare l'andamento successivo, perché, essendo stato lo strumento scelto previsto dalla legge, ma poco democratico, non permette alla Città di entrare nel merito e, quindi, di verificare un cambiamento così importante per quella zona. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Domenico Gallo. GALLO Domenico Intervengo brevemente, perché molto di quanto avrei voluto dire lo ha già detto il Consigliere Cerutti, per cui, non mi ripeto su alcune questioni. Voglio solo spiegare il motivo del mio voto favorevole a questa deliberazione. Come l'Assessore ricorderà, mi ero astenuto nella votazione relativa al grattacielo di Intesa Sanpaolo, perché veniva costruito in un'area che, praticamente, corrisponde al centro della città, quindi, dal punto di vista paesaggistico, quell'opera sicuramente creava una sorta di contrapposizione tra la natura di Torino e la "novità" grattacielo. Oggi ritengo che l'Accordo di Programma (che è stato lo strumento che ha portato a concretizzare quest'operazione) non sia uno strumento molto democratico, perché non consente di approfondire in modo dettagliata le varie questioni inerenti l'operazione, però prendo anche atto che si tratta di una legge dello Stato che lo prevede e serve per semplificare le operazioni. Il punto di sostanza del mio voto favorevole è il seguente: credo che un'area di quelle dimensioni, di quell'importanza potrà essere riqualificata solo attraverso un'operazione di questa portata, altrimenti rimarrebbe per anni (forse, per altri cinquant'anni) in uno stato di abbandono e lascerebbe quell'angolo di città in una situazione di degrado e di abbandono che non è, dal mio punto di vista, accettabile. Questa occasione serve per riqualificare un'intera area, a costruire non solamente gli Uffici regionali, ma anche una serie di attività terziarie, di una rete commerciale, di una nuova viabilità, quindi, sicuramente ammodernerà la zona e penso sia un elemento di grande importanza. L'auspicio, chiaramente, è che questa operazione economico-sociale abbia risvolti favorevoli per i cittadini torinesi dal punto di vista occupazionale. Spero che un'opera di questa portata - non so a quanti milioni di Euro ammonti tutta l'operazione, mi sembra, comunque, che siano tanti - possa essere motore di sviluppo, ossigeno per l'economia torinese, che ne ha bisogno. In questo senso si giustifica un voto favorevole. Io non so se sia giusto procedere con la costruzione dei grattaceli, francamente, non mi convince molto l'idea di una crescita verticale della città; credo che la città vada tutelata per quello che è (almeno in determinati ambienti), a partire dal centro storico. Siamo su un territorio che, in qualche modo, non esprime un'aulicità, quindi, non esprime una sua storia urbanistica e penso che un grattacielo ci possa stare, ma auspico anche che questa non sia, poi, la scelta di fondo dell'Amministrazione. Ritengo che i grattacieli debbano essere costruiti laddove servano e che non deve essere una scelta di fondo che modifichi la struttura storica della città; questo non perché ho delle pregiudiziali o perché non sono moderno - come si suol dire oggi -, ma perché credo che la città vada rispettata per quello che è, con la sua collina, i suoi fiumi, le sue montagne. Penso che i grattacieli vadano collocati nei posti giusti, se proprio devono essere costruiti. Nel caso di Banca Intesa Sanpaolo mi sono espresso negativamente in una prima fase e, poi, mi sono astenuto in fase di approvazione del provvedimento; ritengo che le scelte debbano essere ponderate ogni qualvolta si costruiscano opere di questo tipo. Il fatto che, comunque, questa operazione porterà ad una riqualificazione globale di quella zona e che la Regione non sosterrà delle spese dirette (perché credo che finanzierà l'opera, se ho capito bene, con la vendita di pezzi di patrimonio regionale), mi porta a dire che ne vale la pena. Non so neanche se gli Uffici regionali (la risposta in Commissione non è stata molto precisa in merito) saranno tutti collocati dentro il grattacielo (si parlava di 46 uffici). Qualche impiegato della Regione sostiene che non tutti gli Uffici saranno trasferiti; mi auguro di sì, perché, francamente, costruire un'opera di quel tipo, di quelle dimensioni e, poi, non vedere ospitati tutti gli Uffici regionali in quella struttura, sarebbe come sprecare un'occasione. In ogni caso, il mio voto sarà favorevole, anche se l'Accordo di Programma, dal mio punto di vista, non è lo strumento adatto per portare avanti queste operazioni, perché toglie spazio alla discussione, alle proposte di modifica, ma comprendo che la portata delle operazioni necessitava l'accelerazione dell'iter per l'approvazione del progetto. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Cugusi. CUGUSI Vincenzo Come ho detto anche all'Assessore, l'Accordo di Programma è l'ultimo atto di questa deliberazione che, come dicevano giustamente i Consiglieri Cerutti e Domenico Gallo, ha tolto al Consiglio Comunale la parola su questo intervento nel territorio torinese, il quale - vi ricordo - riguarda circa 300.000 metri quadrati di territorio che genereranno 280.000 metri quadrati di SLP: non ci sarà solo il Palazzo della Regione, ma anche residenze, servizi, eccetera. Ha già detto il Consigliere Cerutti che i nuovi insediati saranno circa 2.300/2.500, oltre ai dipendenti della Regione ed a tutto ciò che si muoverà intorno al nuovo Centro Direzionale Regionale. Per quanto riguarda l'Accordo di Programma, soprattutto la parte inerente la certificazione ambientale, volevo illustrare un emendamento che ho proposto, in cui si dice che gli interventi costruttivi tesi alla sostenibilità ambientale debbano essere monitorati da un Collegio di Vigilanza, che - ricordo - è formato da Regione, Comune e Ferrovie, cioè gli stessi firmatari, gli stessi attori principali dell'Accordo di Programma e dell'intervento su quell'area certificano e vigilano sulla sostenibilità ambientale degli interventi. Credo che debba essere un Ente terzo a controllare e certificare la rispondenza degli accorgimenti progettuali, in particolare, di monitorare la rispondenza del cosiddetto "Protocollo Itaca", che è uno strumento atto a controllare che, sia in progetto, che in fase di costruzione l'edificio limiti l'uso di fonti energetiche convenzionali. Lo dico anche per evitare di sentir dire - come è stato fatto a proposito della Torre Intesa Sanpaolo dall'esperto ambientale del proponente - che la sostenibilità ambientale di quella Torre è data dal fatto che il proprietario, nel costruire e nell'esercire, poi, il grattacielo provvederà alla gestione dell'energia. La sostenibilità ambientale è data dal fatto che si utilizzi, per il suo funzionamento, energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili. A parte il fatto che, ogni mattina, quando si apre la Borsa elettrica, dalla Norvegia alla Sicilia, i kilowattore prodotti dal nucleare, dall'acqua, dal vento, dalla cogenerazione, eccetera, non si distinguono più, quindi, non capisco come si arrivi a tale assunto. Io sono convinto, invece, che la sostenibilità ambientale dell'edificio sia data dall'edificio in sé, non deve essere una costruzione passiva che autoproduce l'energia elettrica di cui ha bisogno, senza usare accorgimenti che non sono ambientalmente sostenibili e, poi, però, impegnarsi a comprare qua e là energia elettrica da fonti rinnovabili. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Silvestrini. SILVESTRINI Maria Teresa Mi ricollego, in parte, agli interventi del Consigliere Ventriglia e del Consigliere Cerutti. Non sono una componente della II Commissione, quindi, ho seguito a latere questo dibattito, ma devo dire che mi manca una discussione sulla progettazione urbanistica della Città in quella zona. Non ho avuto modo di capire quale sia realmente la visione che la Città mette in campo; mi manca la visione strategica di quanto voglia realizzare la Città. Colgo, in questo dibattito, la stanchezza di una retorica degli interventi urbanistici, che si presenta continuamente, riproponendo gli stessi modelli, le stesse procedure istituzionali, gli stessi aspetti tecnici, ma non viene mai restituita una visione, un'idea di città, un significato di quanto stia facendo la Città. Credo, invece, che avremmo bisogno proprio di questo, soprattutto nel momento in cui andiamo a riempire un'area vuota e, quindi, attuiamo un consumo di suolo, di territorio in una delle poche aree che, invece, a Torino avrebbero consentito una progettazione più creativa, più innovativa, anziché una che trovo omologata, perché più o meno sempre uguale: parallelepipedi più o meno alti che atterrano e occupano gli spazi. Ho alcune considerazioni più specifiche e più tecniche che riguardano, in parte, alcune cose già dette, come la questione della VAS e della VIA, a cui la Regione si sottrae, come il fatto che questo progetto venga presentato prima dell'approvazione del Piano Paesaggistico, soprattutto in un ambito che ha un alto valore paesaggistico, a ridosso della collina del Po. L'entrata in vigore del nuovo Piano Paesaggistico avrebbe dovuto valutare seriamente l'inserimento di questo nuovo progetto nel contesto territoriale, invece, non verrà fatto. Ci sono altre questioni più tecniche che vorrei affrontare, per esempio, non c'è la garanzia che le Ferrovie realizzino la stazione "a ponte", ma c'è solo un concorso di progettazione. Per adesso, si fa soltanto un tapis roulant, che si dovrà collegare con la futura stazione della metro e non si capisce bene neanche questo aspetto. Il quartiere Nizza-Lingotto, che è collocato a scavalco della ferrovia, resterà scisso in due tronconi che non saranno comunicanti; la Circoscrizione 9 ha dato un parere sfavorevole, al quale non abbiamo sentito nessuna risposta. L'asilo di cui parlava il Consigliere Cerutti è l'unica opera di servizi prevista, non ne sono previste altre per i circa 5.000 residenti e dipendenti che andranno a risiedere nella zona; la viabilità sarà congestionata per tutto il tempo dei lavori (che dureranno più di dieci anni) e non si è parlato nemmeno di questo. Ci sono, quindi, diversi aspetti che ritengo, da una parte, di strategia urbana, di visione di città, di significato che diamo alla progettazione e di che cosa vogliamo fare del territorio, dei pochi spazi che sono rimasti ancora liberi e, dall'altra parte, invece, altri aspetti specifici e concreti a cui non è stata data risposta e che sicuramente nei prossimi anni causeranno disagi ai cittadini, di cui, probabilmente, nella Circoscrizione ci si comincia già a rendere conto, ma, forse, non tutti ne hanno bene idea. Il nostro voto a questa deliberazione non potrà essere favorevole. Avremmo voluto poter approfondire, abbiamo chiesto un rinvio che non ci è stato concesso, perché facciamo sempre tutto in fretta. Pertanto, non possiamo essere favorevoli a questa proposta di deliberazione. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Carossa. CAROSSA Mario Devo dire che non mi ero preparato sull'argomento, in quanto speravo in un altro rinvio di questa deliberazione, anche perché - come ha già detto il Consigliere Angeleri - mi era stato comunicato che l'Assessore Viano era malato. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). No, ma non è quello, lo dico solo per il verbale. Io sono abituato che non c'è nessun problema, va sempre tutto bene per me, però non raccontatemi storie. Per me è finito l'incidente, non è assolutamente un problema; le dico questo perché confidavo e speravo che ci fosse un rinvio della votazione di questa deliberazione. Avevo delle remore ad intervenire, perché in quest'Aula (che è sempre più sorda e grigia, nonostante sia chiamata e sia "Sala Rossa") viene proprio voglia di non intervenire più. È un'Aula sorda e grigia ed io mi permetto di dire anche un po' troppo collusa con un certo tipo di fare economia... (INTERVENTI FUORI MICROFONO). Lo dico sapendo benissimo cosa s'intende e cosa significa la parola "collusa": collusione con un certo modo di fare. Io non cambio idea, cari signori dalle molte facce, che, magari, siete intervenuti prima di me! Per quanto riguarda il paesaggio, non sono d'accordo che vengano costruiti grattacieli a Torino. Non ero d'accordo ieri, non lo sono oggi e non lo sarò domani, perché non cambia il discorso di base, che, tra l'altro, alcuni Consiglieri hanno portato avanti. Non cambia il fatto che manchi una politica del territorio di questa città. Manca da decenni - mi permetto di dire -, forse, da sempre, già dai tempi in cui si sbagliò a costruire interi quartieri dormitorio, che solo dopo molti anni si è riusciti a "risanare" (tra virgolette); non c'è mai stata una politica del territorio della Città. Quel che è grave è che si continua, davanti ad una Sala Consiliare alla quale non interessa assolutamente nulla di sapere questo e nemmeno di provare a discutere, o di dire: "Noi siamo assolutamente d'accordo perché è bello andare in alto", o qualunque altra giustificazione. C'è solo un ipotetico vantaggio economico, che, per me, è certo solo per i soliti noti e non per i cittadini torinesi, che, invece, si ritroveranno le loro casse (non per colpa loro) sempre in deficit; si ritroveranno una città che sarà sempre più rovinata dal punto di vista paesaggistico, assolutamente deturpata - come in questo caso - anche sotto l'aspetto della frequentazione, nel senso che è impensabile, in un'area del genere, immettere circa 10.000 nuove utenze, 10.000 nuove persone, con un carico di non so quante auto, sapendo benissimo che è già una zona in grave crisi. Non riesco veramente a capire come si possa tranquillamente e bellamente cambiare idea su una costruzione che, forse, è ancora peggio del grattacielo Sanpaolo. Ha ragione il Consigliere Domenico Gallo quando, giustamente, ha detto che non è stato assicurato da nessuno il fatto che tutti gli Uffici della Regione saranno trasferiti in questo grattacielo (ed è vero), però, non capisco (se non comprendendo con promesse da parte della Giunta o di una certa maggioranza) perché, malgrado questo problema (che non è proprio da poco), il Consigliere Domenico Gallo voti lo stesso favorevolmente questa deliberazione. Io non riesco assolutamente a comprendere queste cose. Forse, sono indietro io. Cari amici della sinistra, non andate più a criticare il Governo quando chiede la fiducia, perché questo comportamento, portato a livello comunale, è esattamente la stessa cosa che il Governo fa quando chiede la fiducia: il non voler far discutere! Che non senta più nessuno di voi alzare una critica verso questo Governo - che è giusta -, perché state facendo esattamente la stessa cosa, cioè impedire la discussione con la scusa della sempre e solita accelerazione, che, oramai, è diventata abitudine in questo Comune, soprattutto per determinate deliberazioni. Io, in questi tre anni, ho visto - e non lo ritengo corretto - solo e sempre far passare senza quasi discussione fior di deliberazioni, con la scusa della fretta e dell'urgenza, soprattutto in occasione di varianti edilizie. Capisco, Assessore, che lei abbia il grave ed oneroso compito di portare soldi nelle asfittiche casse comunali, perché lei ha l'Assessorato che più di ogni altro deve farlo, però questo non giustifica assolutamente il fatto di dovere accelerare sempre. Quest'altro grattacielo - ripeto - è ancora peggio di quello di Sanpaolo, perché, comunque, è più alto; anche questi sono misteri della Città di Torino, della carta stampata di Torino: si sono fatte delle "menate" assolute - chiedo scusa per il termine, ma rende meglio l'idea - sul fatto che il grattacielo Sanpaolo si abbassasse di 22 centimetri (non mi ricordo più bene) rispetto all'altezza della Mole Antonelliana e, invece, in questo caso, nessuno ha più parlato del fatto che il grattacielo della Regione sarà più alto della Mole Antonelliana di 20, 30, 40 metri. Va benissimo tutto; oramai, mi sono abituato a tutto. Non accetto e non lo accetterò mai, però, che dal Parco Europa, da cui ora si vede un certo panorama, dopo ci troveremo davanti un grattacielo che arriverà all'altezza di Cavoretto; lo dico non solo perché ci abito io, ma perché dal Parco Europa c'è un bel panorama che verrà rovinato! L'Assessore penserà che ognuno è libero di professare le proprie idee, soprattutto quando sono frutto di una questione interiore e non derivate da obblighi verso altre cose, però ci sono degli obblighi ai quali l'Assessore Viano non può esimersi, è obbligato ad accettarli, anche se, magari, non condivide del tutto determinate cose - come io penso -, perché una persona della sua, che arriva dalla filosofia, non può pensare a determinate cose; non credo assolutamente che gli piacciano determinate cose, perché è abituato a pensare, a riflettere. Invito ancora l'Aula a ripensare all'accelerazione improvvisa su questo progetto e, se ancora ha voglia di pensare un minimo, di discuterne ancora un po'. Anticipo che la Lega Nord non parteciperà alla votazione di questa deliberazione, perché l'ultima delle mie speranze è (come è accaduto tante volte) che manchi il numero legale, quindi, non posso avallare né con un'astensione, né con un voto negativo il fatto che passi questa proposta, pertanto, la Lega Nord farà mancare il suo apporto alla votazione. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Levi-Montalcini. LEVI-MONTALCINI Piera Questa deliberazione, come tutte quelle sulle grandi trasformazioni di Torino, ci ha visti impegnati per parecchio tempo in Commissione sia nella prima fase, sia ora in fase di ratifica non è passata così velocemente come sembrerebbe intendersi dagli interventi precedenti. Con la deliberazione del 3 giugno 2008 la Commissione aveva avallato questo passaggio che oggi confermiamo. Se qualcosa s'aveva da dire, s'aveva da dire allora, non oggi; quando si adotta una Variante l'approvazione è un atto dovuto, a meno che nel corso del periodo di pubblicazione non vengano evidenziati particolari motivi che ostino alla sua definitiva approvazione. Trascorrerà più o meno tempo, ma, alla fine, arriva l'approvazione definitiva dell'Aula, quindi, se c'era qualcosa da dire, bisognava farlo nella prima fase di discussione. A questo punto, mi preme una sola osservazione, che ho fatto anche in Commissione e che voglio ribadire in questa occasione: noi oggi, con l'approvazione di questo Accordo di Programma, diamo il via libera alla definitiva costruzione del grattacielo della Regione ed alla messa a punto di tutti i servizi concernenti l'area, mentre le costruzioni che sorgeranno intorno al grattacielo saranno fonte di interventi successivi. Chiedo all'Assessore di seguire questi permessi a costruire, che verranno dati di volta in volta, in modo tale da ridurre al massimo i disagi per i cittadini residenti in Via Nizza. Non potranno sorgere cantieri non programmati, gli inizi dei lavori non dovranno intralciarsi l'uno con l'altro e non dovranno rendere invivibile la zona. Anche la costruzione e la messa a punto della sistemazione rasoterra di tutta l'area dovrà essere fatta in modo tale da non essere deteriorata e rovinata dai futuri cantieri, da cui sorgeranno le nuove costruzioni intorno a questo grattacielo. Credo che questa sia l'ultima occasione che ha il Consiglio Comunale per raccomandare alla Giunta di ridurre al massimo i disagi per i cittadini dell'area Lingotto, che si troveranno a subire numerosi e invasivi cantieri in un immediato futuro: penso sia nostro dovere insistere su questo tema. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola all'Assessore Viano, per una breve replica. VIANO Mario (Assessore) Sarò meno breve dell'introduzione, della presentazione, per la ovvia ragione che sono stato espressamente richiamato in questo senso. In merito alla questione del basso profilo, ne do atto assolutamente, ma per una duplice ragione e la prima è stata richiamata dal Consigliere Levi-Montalcini. Noi ci troviamo di fronte ad un atto che, formalmente, è quello decisivo: la ratifica dell'Accordo di Programma. La decisione di procedere su questa strada è stata assunta nel 2008; quando la Regione avviò la procedura, la Città di Torino vi aderì, partecipando alla Conferenza dei Servizi, propedeutica all'Accordo di Programma sulla base di un progetto che era già definito. Il progetto emerso, approvato definitivamente dall'Accordo di Programma è lo stesso di cui si è discusso e di cui si è fatta - credo - un'ampia illustrazione anche dei significati, delle ragioni specifiche, delle ricadute positive e negative sull'area e sulla città allora, perché quello è stato il momento in cui la decisione - passatemi il termine - politica è stata assunta. La seconda ragione - non nascondiamocela - è anche legata al fatto che ho iniziato il mio intervento in una condizione di attenzione - definiamola solo così - del Consiglio molto bassa. Io cerco - e in Commissione credo ne siano testimoni coloro che partecipano ai lavori - di dare delle illustrazioni ampie, compiute e - credo - articolate quanto è giusto. Certo che, di fronte ad un Consiglio che a me sembrava non particolarmente interessato ad avere un riepilogo ampio e motivato delle ragioni che avevano condotto a questo punto (avendo avuto ripetute occasioni di discuterne nel merito negli atti che hanno preceduto questa fase), ho ritenuto di sintetizzare i contenuti quantitativi, che mi sembra banale, ma, d'altra parte, danno anche la dimensione della cosa. Vogliamo riprendere da capo questo argomento, nelle motivazioni specifiche, magari recuperando anche la questione della cosiddetta "mancata esplicitazione" di una visione di città che starebbe dietro a questo atto un po' estemporaneo, ingiustificato, proposto alla discussione del Consiglio? Lo possiamo fare abbastanza rapidamente, almeno nei suoi elementi essenziali, dicendo che dobbiamo fare i conti con un investimento che non è stato della Città, delle Pubbliche Amministrazioni, ma che, tuttavia, le Pubbliche Amministrazioni hanno accettato. Si tratta di un investimento motivato da un atteggiamento - diciamolo anche con una parola grossa - imperialista di FIAT di allora, che decise in maniera unilaterale - contro tutti, o, perlomeno, sicuramente contro tutte le Istituzioni Pubbliche - di lanciare una grande operazione di riconversione di quell'area, molto apprezzata su scala internazionale, sul piano culturale - come, poi, credo sia documentato da un'amplissima pubblicistica molto lusinghiera a proposito dell'avventura Lingotto -, ma molto critica dal punto di vista della sostenibilità, del funzionamento, della funzionalità vera del Centro Servizi realizzato (fieristico, congressuale e tutto il resto che è cresciuto attorno), per effetto di una situazione, di una condizione di estraneità di quel Centro Servizi rispetto alla città entro cui era collocato e, per effetto di una grandissima asfissia da scarsa accessibilità col mezzo privato in primo luogo (lo sappiamo benissimo, solo da Via Nizza) e, in secondo luogo, col mezzo pubblico per le cose che ho detto prima. Questa operazione mette in gioco un'area che si è liberata. Qualcuno negli interventi precedenti ha accennato il tema del consumo sconsiderato di suolo. Il consumo sconsiderato di suolo è riconosciuto da tutti quando è sottrazione di suolo naturale, in condizioni naturali, dagli usi naturali, ossia quando si tratta di cementificazione di aree agricole, di aree verdi, di aree naturali. Quest'area è talmente caricata di lasciti della storia produttiva, talmente compromessa nella sua - tra virgolette - "naturalità" (ormai puramente residuale), che è buona cosa mettere in conto investimenti significativi sia per bonificarla, sia per rimetterla in gioco positivamente per la città, perché attorno c'è una rete di servizi (tecnologici, infrastrutture, eccetera) che verrebbero a perdere di valore aggiunto potenziale in relazione al fatto che esista un'area di questo tipo, di questa estensione spenta, inesistente ai fini del funzionamento economico della città, che ha un peso significativo per la vita di chi ci vive, perché non si vive di sola poesia, ma anche di poesia. Il senso di quell'operazione è stato quello di rafforzare significativamente il polo terziario aggregato attorno al Centro Servizi che, invece, in caso contrario, avrebbe continuato a soffrire (cosa che è già avvenuta negli anni passati, con una difficoltà oggettiva di chiudere i bilanci in equilibrio). In questo modo, si rafforza la polarità terziaria e, quindi, la domanda di servizi che la zona rivolge al Centro Servizi Lingotto; probabilmente, anche riuscire a fare entrare il Centro Servizi stesso all'interno di una logica e di un sistema di relazioni, di economie esterne, gli consentirebbe, finalmente, di svolgere fino in fondo la sua funzione. Al contempo, bisogna recuperare la condizione di isolamento e di inaccessibilità del Lingotto e di tutto il quartiere attraverso investimenti sul sottopasso di Corso Giambone (ex sottopasso Lingotto), che andrebbe a servire in maniera diretta tutto il comprensorio Lingotto (mentre ora, come sapete, c'è soltanto la possibilità di uscita verso i parcheggi, ma non di ingresso diretto nel sottopasso ed è stato ampiamente illustrato nelle fasi precedenti e, in ultimo, è stato richiamato nella Commissione). L'occasione è quella di farlo funzionare, farlo agire, farlo operare come alimentazione principale e fondamentale di questo comprensorio, sgravando, quindi (attraverso il servizio diretto da Corso Unità d'Italia), significativamente Via Nizza dal carico legato all'alimentazione del Lingotto e, ora, di questi ulteriori insediamenti. Allo stesso modo agisce il sottopasso di Corso Spezia, con la possibilità di alimentazione da nord lato ferrovie. Naturalmente, la partita del trasporto pubblico - già accennata prima, non la riprendo - è almeno altrettanto importante rispetto al miglioramento radicale della condizione di accessibilità con il mezzo privato. La visione di città che perseguiamo con questo intervento è quella della riconversione verso funzioni - naturalmente, in prevalenza di carattere immateriale, di servizio - che consentano di riequilibrare una caduta drastica di incapacità di produzione di ricchezza, che la vicenda che ha caratterizzato (non stiamo, ora, a entrare nel merito dei dettagli) la manifattura, storicamente asse portante del sistema economico torinese, ha subìto a partire dagli anni Ottanta. Bisogna riconvertire le aree produttive che non possono più ospitare manifattura, perché sono assolutamente incompatibili con la città. Nessuno accetterebbe più che si svolgessero le attività produttive che, storicamente, si sono svolte in Avio (come è già stato fatto nelle aree di Spina). Guardate che la nostalgia, a volte, fa brutti scherzi: leggete opere obiettive a proposito delle condizioni di vita, per esempio, a Madonna di Campagna, a Borgo Vittoria, dove c'era un'alta densità di produzione della gomma (che già da sola comportava un carico ambientale - mettiamola così, per essere sempre eufemistici - straordinariamente pesante) e, poi, tutta l'attività di fonderia, che aveva degli impatti sulle condizioni di vita del contesto pesantissimi. La visione di città che abbiamo è la riconversione di quest'area verso un'attività economica che produca ricchezza - quindi, reddito per tutti - sostitutiva rispetto a quello che non siamo più in grado di generare; oggettivamente, non possiamo più pensare di poter trarre ricavi dalla manifattura, perché non ci sono più le condizioni per una ripresa di un modello che, certamente, ora è inattuale. Questo è il lavoro che stiamo facendo; se vogliamo fare delle retoriche sulla visione della città che manca, per carità, ognuno è libero di farlo, però si tratta di questo ed abbiamo avuto ampie occasioni di riferirlo. Chiedo scusa se da parte mia c'è stata anche un po' di reazione rispetto al fatto che se il Consiglio non vuole sentire un'illustrazione, io rinuncio a farla. Non è che vengo qui col mio testo e mi limito a leggerlo, ma lo leggo, racconto e se c'è interesse a sentire, bene, altrimenti lascio perdere. In merito alla presenza del Sindaco, devo dire che la questione è richiamata a più riprese. Noi abbiamo una normativa (che, peraltro, è quella che ha introdotto gli Accordi di Programma) che è volta ad accelerare i tempi degli atti della Pubblica Amministrazione in relazione al fatto che i tempi dell'economia, della vita sociale sono, in genere, più accelerati, più rapidi rispetto a quelli dell'Amministrazione. Naturalmente, non possiamo, quando ci torna buono, lamentare il fatto che l'Amministrazione sia sempre in ritardo sul mondo che la precede e, quindi, agisce da freno e, altre volte, invece, il fatto che non si conceda il tempo per riflettere con sufficienza sugli atti che vengono proposti. Bisogna trovare una misura ed il legislatore l'ha trovata nell'Accordo di Programma, che non è una tabula rasa, una piazza pulita di tutte le procedure garantiste e democratiche, perché (come abbiamo detto in Commissione) ci sono stati tre incontri con la Circoscrizione, nei quali, da parte della Conferenza dei Servizi, le obiezioni, le osservazioni avanzate dalla Circoscrizione per conto del territorio (perché ha interloquito con i comitati) sono state discusse anche abbastanza, se non condivise, riconosciute come fondate le controdeduzioni. In relazione alla scelta della procedura dell'accordo di programma, quindi, abbiamo l'esigenza di portare a ratifica - obiettivamente, in tempi stretti - l'atto finale. A questa esigenza, poi, si aggiungono gli impegni del Sindaco di altro genere, ma non c'è nessun'altra ragione e nessuna volontà di sottovalutare o, tanto meno, di negare il valore e il significato dell'operazione. Ho accennato brevemente alle verifiche dell'impatto sul traffico in quanto l'argomento è già stato esaminato in Commissione in modo dettagliato. Per quanto riguarda l'interpellanza rinviata a causa della mia assenza, me ne scuso, ma voglio precisare che non si trattava di una mia malattia, ma di una visita programmata. Non nascondo che, rispetto al tema specifico, ci sia un po' di imbarazzo: diciamo che la visita è tornata utile. Assicuro, comunque, che non è stato un pretesto, ma un fatto. Al di là della considerazione generale sull'accordo di programma, la Regione è controllore controllato; è, dunque, un conflitto di interessi legato al fatto che la Regione, per un verso, è organo istituzionale, per l'altro, ha il dovere di occuparsi, in modo ordinario, della sua logistica e del suo patrimonio. Essendo soggetto pubblico, mi sembra improprio richiamare il tema del conflitto di interessi (implicitamente, fin che si vuole): ovviamente, in ogni suo atto dovrebbe tutelarlo. Poi, lo fa certamente in modo criticabile, ma ognuno ne trarrà le conseguenze e da questo deriverà il giudizio finale sull'Amministrazione regionale. Richiamo rapidamente la questione degli edifici a torre, perché mi sembra un passaggio importante. L'accordo di programma è stato sottoscritto sulla base di un lavoro effettuato dalla Conferenza dei Servizi, che ha assunto come riferimento il protocollo tra Regione e Sovrintendenza, cioè i due soggetti istituzionali riconosciuti dal nuovo Codice dei Beni Ambientali quali titolari delle politiche in materia di tutela ambientale (è stata, cioè, richiamata la duplice competenza). I due soggetti hanno firmato un protocollo preliminare alla redazione del definitivo Piano Paesaggistico. Naturalmente il protocollo introduce delle cautele, attenzioni, procedure, modalità, eccetera, ed è stato rispettato, come naturalmente è stato rispettato per quanto riguarda il caso della Torre San Paolo. In questa fase, non possiamo fare niente di più; ci riserviamo, però, sulla base della messa a regime del Piano Paesaggistico regionale, di adeguare i nostri strumenti normativi (nello specifico, il Piano Regolatore); mi sembra, però, che, in questo caso, ci siamo rigorosamente attenuti alle disposizioni e agli indirizzi che le autorità competenti in materia hanno introdotto. Rapidamente, vorrei fare una precisazione sulla questione del monitoraggio sollevata dal Consigliere Cugusi. Io darò il parere positivo all'emendamento, che chiede il coinvolgimento di EnviPark e ARPA, ovvero soggetti terzi rispetto alla Regione: non c'è alcun problema da questo punto di vista. Teniamo soltanto la situazione sotto controllo, perché si tratta di opera extra-ordinaria, quindi è bene verificarne puntualmente il processo. Aggiungo che non spetta certamente a me rispondere alla domanda se il trasferimento riguarderà tutti gli uffici regionali. Le dichiarazioni dell'Assessore Peveraro, durante la conferenza stampa della settimana scorsa, vanno in questa direzione: il dimensionamento dovrebbe essere tale da assorbire totalmente il fabbisogno espresso dagli uffici della Giunta Regionale. Il Consiglio Regionale, per il momento, rimane in Via Alfieri, nella sede storica. Non credo ci sia molto altro da aggiungere. Circa la questione della riduzione dei disagi per il quartiere, in relazione all'attuazione delle parti restanti, la Regione, che ha avviato la procedura per individuare il soggetto con cui stipulare il contratto di leasing cosiddetto "in costruendo" (che, ovviamente, sarà titolare delle capacità edificatorie di carattere privato), ha chiesto di non irrigidire in un cronoprogramma l'attuazione del programma per le parti private. Tuttavia, l'esperienza che abbiamo accumulato (non sempre positiva e, in alcuni casi, effettivamente pesante) di interferenze con il contesto edificato, con gli abitanti già insediati e, talvolta, con i nuovi abitanti (che, in corso di attuazione, si erano insediati nelle grandi aree di trasformazione delle Spine), ci induce ad una maggiore attenzione e prudenza. Dico con tutta onestà e franchezza (perché, altrimenti, non si spiegherebbe una situazione come Spina 4) che, in precedenza, abbiamo sottovalutato la situazione: stiamo, dunque, adesso cercando di recuperare quelle situazioni, ma certamente credo che la lezione di quanto avvenuto sia valsa a qualcosa. Al di là del fatto che le urbanizzazioni di carattere generale (cioè il telaio che regge l'insediamento) siano da realizzare da parte della Regione, in prima battuta, già in connessione con l'esecuzione del Palazzo degli uffici, c'è certamente un problema di uso di questa infrastruttura, di questa viabilità e quant'altro, per il cantiere che potrebbe determinare pesanti effetti negativi. Sotto questo aspetto, però, non posso fare di più, perché, in questa fase, non c'è altro modo che impegnare la Giunta attuale, che è operativa. Naturalmente, poi, si passerà il testimone alla Giunta che sarà eletta alla prossima tornata amministrativa. Spero di non aver dato l'impressione di sottovalutare la valenza dell'atto, al quale abbiamo invitato il Consiglio; naturalmente, confermo l'attenzione con cui abbiamo condotto questa vicenda nelle fasi passate. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) Passiamo all'analisi degli emendamenti. L'emendamento n. 1, presentato dall'Assessore Viano, recita: CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) Pongo in votazione l'emendamento n. 1: (Presenti 30, Favorevoli 27, Contrari 3) L'emendamento n. 1 è approvato. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) L'emendamento n. 2, presentato da... recita: CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) Pongo in votazione l'emendamento n. 2: (approvato con lo stesso esito). CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) L'emendamento n. 3, presentato dal Consigliere Cugusi, recita: CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) Pongo in votazione l'emendamento n. 3: (approvato con lo stesso esito) CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) Non essendoci richieste di intervento per dichiarazioni di voto, pongo in votazione la proposta di deliberazione così emendata: CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) (Presenti 27, Contrari 3) La proposta di deliberazione è approvata. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) Pongo in votazione l'immediata eseguibilità del provvedimento: (concessa con lo stesso esito) |