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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 9 Novembre 2009 ore 12,00
Paragrafo n. 3
INTERPELLANZA 2009-06542
"COSA NE SARA' DELL'ASILO OCCUPATO DI VIA ALESSANDRIA?" PRESENTATA DAI CONSIGLIERI RAVELLO E GHIGLIA IN DATA 12 OTTOBRE 2009.
Interventi

COPPOLA Michele (Vicepresidente)
Passiamo alla discussione dell'interpellanza n. mecc. 200906542/002, presentata in
data 12 ottobre 2009, avente per oggetto:
"Cosa ne sarà dell'asilo occupato di Via Alessandria?"

COPPOLA Michele (Vicepresidente)
La parola, per la risposta, all'Assessore Viano.

VIANO Mario (Assessore)
Introduco l'argomento con un richiamo rapido all'indirizzo generale che abbiamo
assunto rispetto alle situazioni di occupazione, a qualsiasi titolo, ma, in particolare,
quando hanno le motivazioni espresse dai cosiddetti "centri sociali".
Noi intendiamo sgomberare questi locali, ma potremo farlo sensatamente nel
momento in cui avremo non un'ipotesi generale di riuso, ma una definizione
compiuta o diretta da parte dell'Amministrazione. Quando avremo, quindi, un
progetto approvato, finanziato ed appaltato, saremo in grado di consegnare
l'immobile all'impresa che dovrà eseguire i lavori e, quindi, impiantare
immediatamente il cantiere, oppure ad un terzo abilitato, titolato per gestire un
servizio o, comunque, un'attività di interesse pubblico. In tal caso, ci assumiamo
l'onere e la responsabilità di richiedere e di sovrintendere allo sgombero.
Abbiamo, però, l'esigenza di poter consegnare, immediatamente dopo avere fatto
eseguire lo sgombero, l'immobile al soggetto concessionario, altrimenti sarebbe uno
spreco di denaro, perché non possiamo pensare di presidiare con Polizia o quant'altro
l'immobile per tutto il tempo in cui non viene usato. O siamo in grado di attivare
immediatamente il cantiere, o, comunque, l'azione di recupero con l'intervento
edilizio necessario a rendere possibile il riuso, oppure, francamente, sarebbe denaro
sprecato. Abbiamo sempre operato in questo senso anche per quanto riguarda l'ex
asilo di Via Alessandria.
In ultimo, quanto riferito dall'interpellante non è che mi risulti, tuttavia, è vero che
abbiamo proposto all'Associazione Mamre l'assegnazione a titolo gratuito dell'ex
asilo, con oneri di recupero a carico dell'Associazione ed un tempo di concessione
che fosse coerente, corrispondente all'entità dell'investimento da realizzare, in
relazione, appunto, a finalità di evidente interesse sociale, legato, in particolare,
all'assistenza di soggetti immigrati.
Ci pareva che, in questo modo, non potesse sfuggire a nessuno il significato culturale
e sociale dell'iniziativa e, che, quindi, potesse, se non essere apprezzata, essere
compresa proprio nel suo senso.
La ricostruzione dell'interpellante non sono in grado di confermarla; certamente è
avvenuto tutto dopo una lunga interlocuzione ed una pressante sollecitazione da parte
nostra, perché ritenevamo che fosse utile rimettere in gioco quell'immobile per
rendere un servizio pubblico alla popolazione, perché ci pareva che l'Associazione
svolgesse un'attività degna di grande apprezzamento.
Con una nota pervenuta - io riferisco puntualmente, perché questo è il dato formale
ed amministrativo di protocollo - in data 7 ottobre, l'Associazione ha declinato la
proposta di concessione dell'immobile, precisando di ritenere incoerente con il suo
Statuto e la sua finalità un'azione di sgombero - naturalmente, non da svolgere
direttamente, ma, comunque, preordinata, presupposta, propedeutica alla concessione
- rispetto all'attività ed istituzione dell'Associazione stessa, che, per sua missione,
lavora con le minoranze e con le situazioni di marginalità. Questa è la motivazione
che è stata data, non altra, quindi, io mi riferisco a questa, naturalmente.
Devo dire che non è nemmeno il primo caso. Noi continueremo ad operare
promuovendo l'insediamento di un'attività che abbia queste caratteristiche. Stiamo
anche valutando con la Provincia un utilizzo diretto ed istituzionale, ma con i limiti
che hanno tutte le Amministrazioni per quanto concerne il reperimento di risorse di
investimento - peraltro, di qualche significatività non straordinaria, ma, comunque,
importante - qualora si desse corso ad un'esecuzione diretta da parte
dell'Amministrazione. Continueremo a seguire questa ipotesi attenendoci
all'indirizzo che ho illustrato in premessa.

COPPOLA Michele (Vicepresidente)
La parola al Consigliere Ravello.

RAVELLO Roberto Sergio
Mi spiace che sia sempre lei a dover rispondere per conto di qualcuno altro, che ha
evidenti e maggiori responsabilità rispetto a quelle che pesano su di lei, perché è un
fatto puramente formale che porti la sua persona, con le sue deleghe, a rispondere
alle nostre sollecitazioni, che sono basate su questioni di natura più politica.
Mi rendo conto, quindi, senza troppa difficoltà che possa essere anche comprensibile
un certo imbarazzo, che mi pare di aver percepito dalla sua replica (probabilmente
sbagliando, ma frutto di una percezione, magari, errata in quel caso).
Vorrei rispondere, ovviamente, prima di tutto, sul piano politico (per essere anche
coerente con me stesso) rispetto al richiamo che lei ha fatto all'indirizzo generale che
il Comune intende adottare nei confronti delle occupazioni abusive da parte dell'area
autonoma-anarchica. Questa Amministrazione sta facendo valere il principio - quello
che lei ci ha ricordato - secondo cui un'azione di sgombero è possibile solo
successivamente alla predisposizione (accompagnata dai piani di finanziamento) di
un progetto di riqualificazione, di riuso dell'immobile che, eventualmente, si
dovrebbe sgomberare. Questo è il primo principio che contesto, sapendo bene che lei
non è il nostro unico bersaglio, ma fa parte di un insieme politico e culturale che si
riconosce in questo indirizzo.
Credo che un principio, ancora di più quando è di legalità, di ordine, di rispetto delle
regole e delle leggi, abbia un valore assoluto e che sia sbagliato farlo valere - come
sta facendo questa Amministrazione - solo di fronte alla possibilità di riutilizzare
(con la copertura economica) gli immobili all'interno dei quali viene violato il
principio di legalità, di ordine, di rispetto delle regole. Se è un principio assoluto,
deve valere indipendentemente da tutto il resto ed io credo che le leggi, anche quelle
che regolano e disciplinano le occupazioni di immobili, siano essi pubblici o privati,
abbiano un valore assoluto e che il legislatore, nel momento in cui le ha predisposte,
abbia ragionato non in termini relativi, ma assoluti.
Proprio per questo motivo che sono convinto (o, quanto meno, nessuno è ancora
riuscito a convincermi del contrario) che questa Amministrazione si stia muovendo al
di fuori del quadro normativo e che, non riportando la legalità dove è stata così
palesemente violata, stia essa stessa commettendo un'irregolarità.
Entrando nello specifico dell'ex asilo occupato di Via Alessandria, posso dirle che,
probabilmente, lei ed i suoi Uffici non vi siete riconosciuti nella ricostruzione della
narrativa del testo della nostra interpellanza. Noi abbiamo fatto molto semplicemente
riferimento ad un'intervista riportata su un importante quotidiano cittadino alla
responsabile dell'Associazione Mamre, la quale dichiarava di essere stata spinta a
rinunciare all'utilizzo dell'immobile di Via Alessandria a causa delle pressioni e
delle minacce - che io sono andato, poi, a recuperare sui siti internet, da Indymedia a
Tuttosquat - che le sono state rivolte dagli occupanti di quella struttura e da tutto il
mondo che ruota attorno a questi soggetti. Che, poi, nell'atto formale l'Associazione
Mamre abbia fatto richiamo ad un'incompatibilità tra le destinazioni statutarie
dell'Associazione ed il passaggio relativo allo sgombero, questo è - lo ha detto bene
lei - un atto formale che potrebbe giustificare un problema difficile da mettere nero
su bianco. Io mi fido di quanto leggo, di quanto sento, mi fido anche di quanto vado
a curiosare sui siti web dell'area anarchico-antagonista torinese e devo dire che ho
trovato - sto cercando un termine meno forte di "minacce" - commenti poco educati
ed inviti poco gentili all'Associazione Mamre a pensare ad altro e a non riutilizzare
quell'immobile. Ne ho trovati più d'uno.
Anche se non volessi solo basarmi sull'intervista, mi viene difficile non collegare le
pur velate minacce - neppure troppo, mi creda - sui siti dell'area antagonista e la
rinuncia dell'Associazione Mamre, creando e trovando un rapporto di causa ed
effetto tra questi due fenomeni.
Sono ancora una volta preoccupato rispetto ad un'azione che mi pare non solo
morbida, ma puramente lassista nei confronti di questo mondo, che mi pare di capire
dal rumore di sottofondo che accompagna questo dibattito, stia ancora una volta
manifestando di fronte a questo Palazzo (spero, per una volta, in maniera civile).
Sono preoccupato perché, da un lato, sento lei che ci dice che il Comune sta
valutando con la Provincia possibili utilizzi diretti a destinazioni istituzionali degli
immobili occupati abusivamente. Quest'affermazione cozza con quella rilasciata dal
Sindaco Chiamparino venerdì 30 ottobre (quindi, poco più di una settimana fa), a
margine del Comitato per l'Ordine e la Sicurezza tenutosi in Prefettura, il quale ha
dichiarato che entro una settimana (cioè venerdì scorso ha dichiarato "entro una
settimana") avrebbe presentato ancora una volta piani molto dettagliati relativi al
riutilizzo ed al recupero degli immobili occupati abusivamente.
Ritengo ci sia almeno un difetto di comunicazione tra lei, illustre rappresentate della
Giunta Chiamparino, ed il Sindaco, che ne è capo. Vi prego, giusto perché si faccia
chiarezza, mettetevi d'accordo e tenete una linea comune, cioè siate un unico
organismo capace di esprimere una parola sola ed evitateci un teatrino (che diventa
spiacevole, facciamo fatica a sopportarlo) nel quale la mano destra non solo non sa
ciò che ha fatto la sinistra, ma dice di aver fatto l'esatto contrario.

COPPOLA Michele (Vicepresidente)
La parola all'Assessore Viano per la replica.

VIANO Mario (Assessore)
Intervengo non tanto sulla discrepanza delle dichiarazioni, su cui, probabilmente, si
tratta di intenderci; il Sindaco, forse, fa riferimento ad un piano e una cosa è un
piano, un'altra è avere un progetto approvato, finanziato, appaltato, in modo tale che
- ribadisco - si possa insediare il cantiere.
La considerazione che noi facciamo non è quella che attiene la questione
dell'indirizzo o del principio (noi non disconosciamo il principio, tutt'altro), ma
riteniamo - d'intesa, peraltro, con le forze di Polizia, la Prefettura, le rappresentanze
del Ministero degli Interni - che sia buona cosa evitare di disperdere risorse, forze e
capacità d'intervento dell'Amministrazione Pubblica quando ci si espone alla
riproposizione tal quale ad libitum della stessa situazione, perché è evidente che, se
gli immobili vengono semplicemente murati, ciò non impedisce assolutamente una
nuova occupazione (commettendo, naturalmente, un reato, su questo non ci piove),
però, per fortuna, interverranno la Polizia e la Magistratura, prima fermando coloro
che compiono reati e, in secondo luogo, a giudicarli. Siccome ciò non avviene - ed il
Consigliere lo sa bene quanto me -, allora proviamo ad agire come un buon padre di
famiglia, ovvero con sensatezza, cercando non tanto di fare affermazioni di principio,
che possono scaldare molto la nostra coscienza, ma portarci poco lontano, anzi,
portarci a sprecare risorse - su cui voi ci chiamereste a dare conto, peraltro -, ma,
viceversa, tentando di costruire vie di uscita vere, concrete e non astratte.
Il montaggio di queste vie d'uscita non è facile, perché dietro ci sono tutte le cose
che richiamava il Consigliere e di "Cuor di Leone" non è pieno il mondo, non solo
perché le Amministrazioni sono timorose, anzi, si sono esposte tantissimo,
dichiarando in modo esplicito questo indirizzo, ma perché più soggetti della società
civile (con i quali abbiamo intrattenuto, in questi anni, un rapporto finalizzato) si
sono, poi, ritratti per ragioni incomprensibili. Questo è il dato reale.

COPPOLA Michele (Vicepresidente)
La parola al Consigliere Ravello.

RAVELLO Roberto Sergio
L'Assessore Viano è una fonte inesauribile di stimoli al confronto culturale, financo
filosofico, rispetto alla visione del mondo che, evidentemente, ci mette così distanti.
È sul concetto del buon padre di famiglia che ci potremmo soffermare per delle
mezzore, perché è evidente che, secondo il vostro punto di vista, il buon padre di
famiglia sia colui che sta a guardare i propri figli quando, discolamente,
trasgrediscono alle norme di disciplina che egli cerca di indirizzare. A nostro avviso,
il buon padre di famiglia è quello che, talvolta, ha anche il coraggio di sculacciare i
figli discoli quando questi non rispettano le norme che egli pretende di dettare.

COPPOLA Michele (Vicepresidente)
L'interpellanza è discussa.
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