Interventi |
CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) Passiamo all'esame della proposta di mozione n. mecc. 200901141/002, presentata dal Presidente Castronovo e dai Consiglieri Cerutti, Salinas, Cugusi, Grimaldi, Gallo Domenico, Silvestrini, Cassano e Ferrante in data 5 marzo 2009, avente per oggetto: "Istituzione del registro delle dichiarazioni anticipate di volontà relative ai trattamenti sanitari - Testamento Biologico". CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Cerutti. CERUTTI Monica Questa mozione è importante per quest'Aula e vorremmo ricordare che, dopo Pisa, Firenze, Vicenza ed enti, come il X Municipio di Roma, e ultimo in questi giorni Genova, anche Torino si trova nelle condizioni di approvare l'istituzione del Registro del Testamento Biologico. La nostra proposta è complementare alla deliberazione di iniziativa popolare, che ha raccolto circa 3.000 firme, ne condivide l'intento e va a definirne le modalità applicative. Con questa mozione non chiediamo nessuna accelerazione. È stata presentata nel mese di marzo, a pochi giorni dalla tragica vicenda di Eluana Englaro, e nella mozione facciamo riferimento proprio alla sentenza della Corte di Cassazione del 16 ottobre 2007 sul caso Englaro, che afferma: "Ove il malato giaccia da moltissimi anni in stato vegetativo permanente, con conseguente radicale incapacità di rapportarsi al mondo esterno, e sia tenuto artificialmente in vita mediante un sondino che provvede alla sua nutrizione ed idratazione, su richiesta del tutore che lo rappresenta, e nel contraddittorio con il curatore speciale, il giudice può autorizzare la disattivazione di tale presidio sanitario". Tutto questo vale unicamente in presenza di due presupposti, che vorremmo appunto precisare: quando la condizione di stato vegetativo sia, in base ad un rigoroso apprezzamento clinico, irreversibile e sia chiara la volontà del paziente sull'argomento. Proprio su quest'ultima considerazione si istituisce il testamento biologico, per avere la possibilità di evincere quale possa essere in condizioni normali la volontà delle persone. Dal punto di vista pratico, prima ho fatto riferimento ad alcuni Comuni che hanno già deliberato in questa direzione, vorremmo ricordare che esistono diverse modalità. Il Comune di Pisa, che ha deliberato nel maggio del 2009, istituisce il registro di raccolta dei testamenti biologici stabilendo che debbono essere redatti utilizzando il modello predisposto dalla Fondazione Veronesi in triplice copia: una per il firmatario, una da consegnare a un fiduciario e una presso l'Ufficio Relazioni con il pubblico del Comune. Nel modello (elemento importante, che è bene rimanga agli atti) si chiede esplicitamente di non essere sottoposti ad alcun trattamento terapeutico di sostegno, alimentazione e idratazione forzata. Simile procedura viene adottata anche dal X Municipio di Roma, che a partire dal mese di marzo 2009 raccoglie queste dichiarazioni, tramite impiegati ed ammette per loro l'obiezione di coscienza. Un po' diverso, invece, è ciò che è previsto a Firenze, per cui il registro deve riportare il numero progressivo delle dichiarazioni di avvenuta predisposizione del cosiddetto testamento biologico, l'elenco dei soggetti dichiaranti e dei depositari presso cui viene depositato il testamento biologico, senza riferimento al loro contenuto. Quindi non abbiamo preferenze in questo momento per l'una o l'altra procedura, potremmo discuterne. È chiaro che non esistono impedimenti pratici alla realizzazione del registro, quindi si può depositare il testamento biologico presso il notaio, oppure in busta chiusa presso l'ufficio competente, o ancora, come hanno deliberato altri Comuni, può essere utilizzato un modulo specifico; quindi esistono diverse modalità. Indipendentemente però dalla scelta, è chiaro che con l'istituzione del registro affermiamo il principio della laicità finalizzata a separare le convinzioni religiose dai doveri di uno Stato laico e, in questa direzione, auspichiamo che il Consiglio Comunale si pronunci unendosi alle voci di altre città che hanno già deliberato, in modo che quella spinta dal basso, più volte evocata, questa volta sia effettivamente concreta e possa portare ad un cambiamento del quadro normativo più generale. Il Sindaco Sergio Chiamparino, tra l'altro, di cui abbiamo apprezzato il recente intervento sulla dispersione delle ceneri, in cui ha dato sicuramente un segno rispetto alla laicità di questa istituzione, si è più volte dichiarato favorevole all'iniziativa. In particolare, quando vi era stato all'onore della cronaca il caso di Eluana Englaro aveva sottoscritto l'appello di Luigi Manconi e Marco Cappato per una legge giusta a tutela del diritto del paziente all'autodeterminazione in materia di trattamenti sanitari. Auspichiamo quindi che il voto della Sala Rossa vada in questa direzione, al di là delle crociate rispetto alle posizioni di alcuni Gruppi politici e, in questo senso, pensiamo che sia importante proprio questo segnale dal basso che il Comune di Torino, con altre importanti città, potrebbe dare al legislatore nazionale. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Angeleri. ANGELERI Antonello In Commissione abbiamo avuto modo di manifestare la nostra netta contrarietà all'istituzione di questo registro, per convinzione personale, per una questione etica e morale, ma anche in un momento difficile da un punto di vista economico, in cui ci sono grossi problemi a far quadrare il bilancio. In assenza di una normativa nazionale, non riteniamo giusto che il Comune si preoccupi e dia la priorità alla costituzione di un ufficio al suo interno che si dedichi appositamente a questo, quindi con costi e utilizzo tempo da parte di dipendenti. Ora, mi sembra che sia una questione innanzitutto di rispetto dei ruoli attendere che a livello nazionale si esprima il Parlamento, che è deputato su questa materia delicatissima e che non può non vedere un dibattito da un punto di vista politico, che è onnicomprensivo per quanto riguarda il nostro Paese. Devo dire che il fatto che città come Pisa, Firenze, il X Comune di Roma ed altri, Genova in ultimo, abbiano deliberato in questo senso, per quel che mi riguarda non è un buon esempio e invito ovviamente i Colleghi a non seguirlo. L'ho già detto anche all'interno della Commissione, dove si sono svolte più volte riunioni in questa direzione, ma vorrei chiedere ai firmatari una riflessione sulle priorità anche del lavoro che si svolge regolarmente in IV Commissione. Avendo la IV Commissione poche deleghe, perché sappiamo che non è compito del Comune di Torino intervenire in materia sanitaria, penso che siano importanti altri temi che la Commissione (mi auguro tra l'altro che presto abbia un nuovo Presidente) possa affrontare temi sociali, sui quali il Comune di Torino ha, invece, competenze specifiche, con priorità maggiori rispetto a questa mozione che non voteremo e, anzi, per la quale voteremo convintamente in maniera contraria, proprio perché riteniamo che non solo le priorità siano altre, ma, da un punto di vista etico, non spetti comunque a noi indicare quali siano le soluzioni, quando sono di competenza esclusivamente nazionale. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Ravello. RAVELLO Roberto Sergio Anticipando la dichiarazione di voto, non parteciperemo alla votazione di questo documento. Facciamo seguito a perplessità che intendiamo rispettare con coerenza, già avanzate nelle sedute di Commissione che si sono svolte a questo riguardo. E ricordiamo che, prima ancora di entrare sul piano del merito, che va a toccare aspetti soprattutto di natura etica, che crediamo debbano ricevere un rispetto maggiore rispetto a quanto fatto finora, ci vogliamo soffermare sul piano del merito, sottolineando come una proposta di questo tipo, in attesa che le assemblee parlamentari concludano il percorso di approvazione di una legge che vada a disciplinare proprio questioni a questo riguardo, altro non rappresenti - e questo è il sospetto più odioso - che una bieca strumentalizzazione di un fatto che, come ha ricordato lo stesso Consigliere Cerutti, ha toccato le sensibilità di tutti: un fatto di estrema gravità come la vicenda della povera Eluana Englaro. È paradossale che su questioni di livello sicuramente superiore rispetto alla competenza di un Consiglio Comunale, sia il Consiglio Comunale di Torino ad accelerare, portandosi avanti rispetto a tutti gli altri enti, a tutte le altre istituzioni, rappresentando una sorta di camera di sperimentazione, di una forma di regolamentazione di qualcosa che ancora non è regolamentato. Vorremmo che ci si convincesse che questa proposta non è una strumentalizzazione di carattere ideologico; vorremmo che ci si convincesse che questa proposta non è il semplice effetto che va a ricalcare l'ortodossia laica incarnata in particolare dalla Presidente Bresso (che proprio nei giorni della vicenda di Eluana Englaro denunciò il rischio che il Piemonte potesse essere una repubblica degli Ayattolah); vorremmo che ci si convincesse che c'è dell'onestà intellettuale alla base di questo provvedimento. Vorremmo che qualcuno fosse in grado di dimostrarci che non è un atto di strumentalizzazione politica ed ideologica di un tema sul quale deve essere solo l'etica e la sensibilità di ognuno ad esprimersi. Non parteciperemo al voto, signor Presidente, perché - come ho già detto, ma come ritengo doveroso ripetere - temiamo che il Comune di Torino così facendo si ponga al di fuori di quanto previsto anche dalla nostra stessa Costituzione. Non possiamo tollerare che nel Comune di Torino vengano approvate delle norme che vanno a renderlo profondamente diverso rispetto a Comuni situati anche a pochi chilometri di distanza. Per quale ragione un cittadino torinese dovrebbe vedere la possibilità di poter accedere ad un registro di dichiarazioni anticipate di volontà, relativamente ai trattamenti sanitari, e un cittadino che risiede a Moncalieri no? Questo dimostra quanto è paradossale il cammino che è stato scelto dai presentatori di questa mozione e fino a quando non sarà il Parlamento a decidere, fino a quando non saranno le rappresentanze parlamentari a raggiungere una sintesi e ad individuare un percorso condiviso, qualunque iniziativa non possa che essere considerata una strumentalizzazione volgare ed odiosa. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) Prima di dare la parola al Consigliere Giorgis, vorrei informare il Consiglio che ha presentato un emendamento al testo e credo che in questo momento lui stesso lo illustrerà. La parola al Consigliere Giorgis. GIORGIS Andrea Intervengo per illustrare quello che a mio parere dovrebbe essere il senso da attribuire ad una proposta quale è quella che stiamo per andare a votare. E per spiegare questo senso vorrei partire da quello che mi sembra essere il presupposto di una disciplina che riconosca alle persone la possibilità di decidere in ordine alle terapie a cui sottoporsi. Credo che sarebbe opportuno che ragionassimo su questo tema muovendo dalle grandi idee che si hanno sul rapporto che c'è tra la persona, la propria autonomia e il ruolo che la Legge può svolgere in un ordinamento. Secondo me, affrontare il tema del testamento biologico non è possibile se non si guarda direttamente alle questioni di fondo, perché è evidente che si tratta di un tema che va a toccare momenti drammatici dell'esistenza e scelte che è difficile compiere in astratto, ma a me pare che alla fine il criterio che orienta la scelta a favore o contro il riconoscimento di questo diritto stia nel muovere dall'assunto che le persone possano scegliere per il proprio meglio. Oppure ritenere, come pure nella storia molti hanno fatto, che le persone non siano in grado nei momenti di difficoltà di scegliere per il proprio meglio. È un dilemma sul quale naturalmente nelle vicende concrete è difficile separare e soprattutto stabilire dove sta il torto e dove sta la ragione, perché a tutti è successo di sperimentare come, in determinate occasioni, non si è in grado di scegliere per il proprio meglio ed è opportuno che qualcuno si prenda cura ed accompagni questa scelta. Tuttavia quando si deve decidere se è possibile o no compiere una scelta, e quindi si deve normare in termini astratti, credo che, purtroppo, questa grande dicotomia non ammetta terze possibilità. O noi pensiamo che le persone siano capaci di scegliere per il proprio meglio e che soltanto le persone di fronte a situazioni difficili possano alla fine valutare qual è la determinazione più conforme alla natura umana e a quel senso di dignità e di libertà che ciascuno di noi considera tale, oppure, inevitabilmente, se neghiamo questa facoltà, anche con le migliori intenzioni, è perché pensiamo che le persone non siano in grado di autodeterminarsi e di valutare quale sia la situazione migliore. Vi sono infinite ipotesi concrete, per cui è impossibile non riconoscere la difficoltà di raggiungere una soluzione univoca; si possono immaginare tanti casi e bisogna constatare che, a seconda dei casi che si ipotizzano, è più desiderabile che la persona possa autodeterminarsi, oppure che la persona non possa essersi autodeterminata (perché anche questo è un problema). A ciascuno, se chiamato a decidere ora per allora, potrebbe accadere, trovandosi nella situazione concreta, di voler rivedere la propria valutazione. Però, anche in questo caso, a chi spetta, in ultima analisi, la decisione? Al legislatore per tutti o a ciascuno individualmente, sulla base della propria coscienza e della propria autodeterminazione? Per quanto sia una scelta difficile, penso che sia bene che un legislatore scommetta su un'antropologia positiva e, quindi, riconosca questa facoltà (stabilendo, poi, tutte quelle condizioni che danno la possibilità di esercitarla al meglio). A questo proposito, abbiamo presentato un emendamento ad integrazione (ovviamente, è marginale rispetto al tema), che prevede la possibilità di indicare un fiduciario al quale affidare eventualmente questa scelta drammatica. Non è detto che accada, ma nella vita di ognuno può capitare di maturare dei rapporti così profondi da poter consegnare ad un'altra persona anche la decisione finale su se stesso, sempre tenendo conto delle valutazioni mediche, che - è inutile ripeterlo - devono essere comunque decisive. Infatti, non vorrei che si pensasse che il testamento biologico consegni alle persone una valutazione arbitraria totale; deve esserci sempre e comunque una valutazione di carattere medico-scientifico. Però, laddove questa valutazione non è più in grado di determinarsi, si può anche immaginare l'ipotesi che un soggetto individui una persona (un proprio congiunto o un amico), che nella vita ha dimostrato di condividere le sue più profonde convinzioni, per fargli compiere questa scelta (che credo nessuno di noi vorrebbe mai essere chiamato a fare). L'emendamento introduce questa ulteriore possibilità e rinvia alla Giunta la valutazione di inserire anche questa opzione. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Goffi. GOFFI Alberto Parto dalla domanda retorica che poneva il Consigliere Giorgis: è meglio affrontare questo tema attraverso una regolamentazione legislativa o una valutazione caso per caso? Oggi, ci troviamo di fronte ad un vuoto legislativo su questo tema; un vuoto che il Parlamento non ha saputo colmare e che è stato, con insopportabile disinvoltura, affrontato e, in qualche modo, colmato con delle sentenze che hanno, con insopportabile disinvoltura - lo ribadisco -, affermato che si può lasciare morire di fame e di sete una persona sulla base dell'indicazione - per quanto rilasciate o meno - di presunte volontà durante la propria esistenza. Il mio è un "no" assolutamente orgoglioso all'istituzione di questo registro, perché non è visto come un semplice atto amministrativo, ma prevede e presuppone l'espressione di una volontà per un atto finale quale è l'eutanasia. Lo si può leggere come un semplice atto amministrativo, come una semplice possibilità data alle persone (forse una maggior possibilità data alle persone che non potranno disporre della loro volontà), ma, personalmente, lo considero un atto che prevede e presuppone l'eutanasia, che, ovviamente, è contro ogni principio di vita. Non comprendo neanche il motivo per cui si debba accelerare questo percorso. Non condivido il movimento dal basso, così come non l'ho condiviso quando è stato introdotto in Commissione sulle coppie di fatto, quando, su questo tema, il Parlamento, pur cercando, non è riuscito a portare a casa un testo condiviso; continuo a non comprenderlo e credo che la votazione di oggi dovrà, in qualche modo, porre la parola fine a questo dibattito (respingendo questa mozione), perché, altrimenti, da domani ci ritroveremmo le iniziative del radicale Viale, che ha già presentato ulteriori istanze. Mi chiedo quale sia il fine: si vuole arrivare a fare un atto amministrativo o si vuole cercare di imporre delle volontà, partendo da un sistema a macchia di leopardo, su tutte le città d'Italia? Se è questo il vostro obiettivo, è bene che anche da parte dei Consiglieri che oggi compongono la maggioranza (mi auguro anche la maggioranza di quei Consiglieri che hanno un'ispirazione cattolica cristiana) arrivi un sussulto di dignità, perché non si può pensare che, in Italia, venga affrontato, con un sistema a macchia di leopardo, un tema così importante (indipendentemente dalle opinioni religiose, morali ed etiche di ciascuno), in cui ogni città si regolamenta come vuole. Il Parlamento non può fare finta che questo tema non debba essere affrontato con una regolamentazione necessariamente generale ed astratta e che riguardi tutti, indistintamente; perché, a questo punto, ciascuno, magari, sceglierà di prendere la residenza in una città d'Italia piuttosto che in un'altra, proprio in base al fatto di come viene affrontato un determinato tema. Questo mi pare un modo assolutamente confuso per procedere alla regolamentazione di un tema così delicato. Ci sono ragioni etiche e di concezione religiosa, ma anche ragioni di carattere organizzativo dello Stato. Vorrei chiedere a tutti coloro che fanno parte della maggioranza di capire che non si tratta solo di una questione morale, etica o religiosa (come viene posta dall'UDC), ma vi è anche un modello organizzativo dello Stato che deve essere rispettato. Dobbiamo volare alto, deve occuparsene il Parlamento, non i singoli Consigli Comunali delle diverse Città, altrimenti avremo una regolamentazione assolutamente confusa su un tema che, invece, deve avere indicazioni molto precise e dettagliate e dove non ci deve essere confusione da parte di alcuno. Ovviamente, ribadisco il mio "no" orgoglioso a questa proposta di mozione. Vorrei che mi consentiste di aggiungere, se si può fare una strumentalizzazione politica (che non vuole essere antipatica) su questo argomento, che noi decideremo quali saranno i nostri interlocutori anche sulla base di come si voterà in quest'Aula, perché non si può pensare di trovare delle sintonie con persone che hanno atteggiamenti etici assolutamente incompatibili con la nostra posizione politica. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Gallo Domenico. GALLO Domenico Mi ha stupito l'intervento del Consigliere Goffi, che è una persona seria e che rispetto molto, perché è impegnato in politica e lo fa con serietà ed intelligenza. Vorrei che mi aiutasse a capire se è più equilibrato un orientamento dal basso o un orientamento dall'alto. Un Parlamento - che, certamente, rappresenta tutto il Popolo italiano, ma che non credo che, in questo momento, stia ascoltando le persone e le famiglie che vivono dei drammi e delle situazioni che riguardano la conclusione di una vita - può decidere sulla vita delle persone o sulla scelta del fine vita delle persone? Non so se ci sia più equilibrio nell'alto o nel basso; certamente, non credo che si possa decidere in nome delle persone. Anche il legislatore deve affrontare dei problemi su determinate questioni e non ritengo che il Parlamento stia legiferando su questa materia con libertà di coscienza e con un atteggiamento equilibrato, ma, piuttosto, sulla spinta di gruppi di pressione. Lo affermo con molta chiarezza, senza voler offendere nessuno: mi sembra che si stia decidendo su questo argomento sulla spinta di gruppi di pressione, che, sicuramente, incidono anche sulle elezioni politiche e sulle scelte dei parlamentari. Consigliere Goffi, ribadisco che non so se sia più equilibrato un orientamento dall'alto o dal basso. Credo che i cittadini che vivono quel problema debbano essere ascoltati; tutti potremmo trovarci in quella situazione e, quindi, tutti vorremmo essere ascoltati e poter dichiarare - prima della fine della nostra vita - come dovrebbe concludersi questa vita; ad esempio, poter scegliere (ovviamente, nel momento in cui ne siamo ancora in grado) quali trattamenti sanitari ognuno di noi dovrebbe avere. Ritengo che l'emendamento del Consigliere Giorgis sia equilibrato in questo senso, perché, con il suo ragionamento, propone di far compiere quella scelta ad una persona di fiducia, nel caso in cui la persona interessata, nel momento in cui si sta per concludere la sua vita, non abbia più le capacità intellettive per poter decidere. Francamente, mi dispiace che alcuni Consiglieri abbiano abbandonato l'Aula durante la discussione di un tema così importante. Questo è già un elemento che credo… (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Hanno scelto di non partecipare al voto e me ne dispiace, così come mi dispiace che il Consigliere Ravello abbia definito "vergognosi" - non ricordo se è il termine esatto che ha utilizzato - i sottoscrittori di questa mozione. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). O, almeno, che il contenuto di quello scritto è un po' vergognoso, insomma. Personalmente, ho firmato quella mozione partendo da una riflessione su un tema delicato e complesso, a proposito del quale, sicuramente, non posso affidarne la decisione finale ad un parlamentare o al Parlamento. Credo, invece, che sia necessario lasciare spazio alla libertà di coscienza e la politica, secondo me, su un tema simile dovrebbe fare mille passi indietro, perché non può decidere, sulla spinta di gruppi di pressione, a proposito di argomenti come questo. Proprio perché, in questo momento, non c'è una legge, Consigliere Angeleri, possiamo, in qualche modo, condizionare il Parlamento italiano; quindi, Città come Torino ed altre hanno fatto bene a votare degli atti e, soprattutto, il Parlamento dovrebbe tenere conto di questi provvedimenti. Di fatto, non stiamo stabilendo delle norme - e questo è un altro errore del Consigliere Ravello -, perché stiamo semplicemente auspicando, attraverso una mozione, che possa essere istituito un registro, dove le persone possano depositare le proprie volontà. Non si tratta di una legge, è una mozione. Credo che su questo argomento la politica dovrebbe fare un passo indietro e lasciare spazio alla libertà di coscienza e alla soggettività delle persone. Sarebbe importante che, una volta tanto, una Legge di questo Parlamento tenesse conto di che cosa pensano i cittadini, anche perché mi sembra che, nelle diverse città, siano numerosi i sottoscrittori che si sono espressi in questo senso. Se una persona fa questa scelta non deve essere considerata cattiva e gli altri eticamente corretti, perché questi ultimi non lasciano libertà di scelta alle altre persone. Ritengo che, per quanto riguarda questo argomento, abbiamo fatto bene a presentare questa mozione e ringrazio il Consigliere Cerutti che l'ha proposta; penso, però, che avremmo dovuto votare questa proposta di mozione insieme alla deliberazione di iniziativa popolare, che mi sembra sia un atto più articolato, puntuale e che, sicuramente, voteremo nelle prossime settimane. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Centillo. CENTILLO Maria Lucia Se l'argomento in questione non fosse di competenza del Consiglio Comunale, probabilmente non ci sarebbero state così tante richieste di intervento. Questo argomento, toccando le coscienze e la vita delle persone nel momento più difficile, riguarda anche le nostre coscienze ed il nostro ruolo di Consiglieri Comunali, come evidenziato più volte anche per altre situazioni che sono al confine della coscienza e della stessa attività politica. Oggi come oggi, i temi etici sono quelli che dividono maggiormente la politica, dando anche vita a forme di trasversalità a prescindere dalle diverse appartenenze; però, la politica che noi percorriamo è sicuramente più retrograda rispetto a quella praticata in anni dove i blocchi erano più evidenti. Credo che il Parlamento italiano, oggi, non sarebbe in grado di votare Leggi come la n. 194 o quella sul divorzio, perché sono state votate in epoche in cui la divisione politica era sicuramente più chiara e definita. Per questo motivo, penso che sarebbe necessario, al di là delle ideologie, provare a capire che cosa è il bene comune, l'interesse della collettività e quali sono i principi alla base della nostra Costituzione, per esempio, quando parliamo di diritto alla salute, equità e diritti in generale. La proposta di mozione che è stata presentata parte da un dato di equità, perché, oggi come oggi, l'acquisizione della volontà è possibile soltanto per chi si può permettere di pagare profumatamente un notaio. La Città di Torino deve impegnarsi politicamente per garantire chi ha le proprie convinzioni e chi, oggi, in piena salute o comunque nel pieno delle sue facoltà mentali, vuole scegliere subito, senza lasciare ai figli la difficoltà di decidere in un momento così particolare. Personalmente, pur facendo un lavoro che - come molti sanno - è a contatto con la sofferenza delle persone, mi sono trovata in questa situazione; quando è arrivato il momento di decidere per mia madre, mi sono trovata in difficoltà e avrei voluto poter avere una soluzione che mi liberasse da questo peso della coscienza. Come cittadini abbiamo il dovere di rispettare le convinzioni degli altri e di non imporre nulla a nessuno. Oggi come oggi (visto che le famiglie sono cambiate rispetto al passato), è possibile che in ospedale una persona che abbia avuto dei figli con un pazienta ricoverato si senta dire che non ha diritto a ricevere le informazioni, perché questa è la legge. Dovrebbe essere il Parlamento ad intervenire, ma dobbiamo prendere atto di questa lentezza e di questa incapacità ad arrivare ad una sintesi in tempi brevi. Credo che sia giusto fare quello che è nelle nostre possibilità, sia in termini di stimoli politici, che di possibili azioni per avviare un percorso. È per questo motivo che, in scienza e coscienza, credo di poter rispondere al Consigliere Goffi - che prima ha fatto quella battuta - che non può essere un voto ciò che divide, ma bisogna tenere conto del modo in cui si ragiona per trovare punti di sintesi in comune. Nel pieno rispetto della deontologia professionale, che, per esempio, l'altra proposta di deliberazione di iniziativa popolare richiama in modo articolato, non solo voterò a favore di questa proposta di mozione, ma chiedo anche di poterla sottoscrivere. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Lo Russo. LO RUSSO Stefano L'argomento che, questa sera, stiamo trattando è molto delicato; parte da una vicenda che ha scosso le coscienze di tutta Italia ed è stata sui giornali per moltissimo tempo. Ha scosso anche la mia coscienza. Ho una figlia piccola - non ha l'età di Eluana - e anch'io mi sono posto il problema di che cosa avrei fatto se mi fossi trovato in quella situazione al posto di Peppino Englaro. Ritengo che questo debba essere il punto di partenza se vogliamo essere, prima di tutto, delle persone e, poi, svolgere la nostra funzione politica. Se non facciamo questa valutazione preliminare - che cosa avrei fatto io - e se ci dimentichiamo di essere delle persone (quindi, dotate di umanità), credo che le conclusioni a cui arriveremmo potrebbero essere sbagliate. Questo argomento è estremamente complesso e confesso che ho una notevole difficoltà di comprensione. Rilevo che la stessa scienza medica su molti punti è in aperta contraddizione e, in qualche modo, credo che questo sia un altro degli elementi da tenere presente nel muovere le nostre riflessioni politiche. A proposito del caso Englaro, tutti sappiamo che, 30 o 40 anni fa, un caso simile non si sarebbe mai verificato, perché, a quel tempo, probabilmente non ci sarebbe stata la possibilità di avere la prosecuzione in vita della povera Eluana Englaro per tutti quegli anni. La scienza medica non l'avrebbe consentito. Probabilmente non avremmo avuto neanche la risonanza mediatica che c'è stata rispetto alla vicenda grazie all'azione svolta da Peppino Englaro. L'argomento è sicuramente molto complicato e, oggi - per quanto mi risulta -, neanche dal punto di vista scientifico si è arrivati a definire con certezza alcuni degli elementi che sono dirimenti in questa vicenda. Che cosa è giusto e che cosa è sbagliato, che cosa è vita e che cosa non lo è, che cosa è terapia e che cosa, invece, è atto di umana carità. Non l'ha ancora deciso in maniera univoca la scienza medica, mi fa un po' sorridere che lo possa fare qualche "Solone" sedicente esperto, magari seduto in quest'Aula. L'altra considerazione che volevo fare è di carattere politico più generale; ci troviamo a discuterne, oggi, in questa sede, perché abbiamo un quadro politico nazionale, un Parlamento, che è totalmente incapace di analizzare e risolvere i problemi. Si tratta di un tema squisitamente legislativo, che non può essere banalizzato ed affrontato nei Consigli Comunali (con tutto il rispetto per il Consiglio Comunale di cui mi onoro di far parte). Questa latitanza riguarda tutte le forze politiche - anche il Partito Democratico - ma è un tema che, secondo me, dovrebbe scuotere le coscienze, innanzitutto, dell'attuale maggioranza. Fino a prova contraria, questo Paese ha una maggioranza ed un'opposizione e, se in questo Paese le leggi non vengono fatte, la prima responsabilità non è certamente in capo all'opposizione o alle sue contraddizioni, ma, al limite, all'insipienza e alle difficoltà politiche che ha la maggioranza nel portare avanti un disegno ed un quadro normativo che sebbene difficile non è più procrastinabile. Analizzando il testo - ed entrerò nel merito - la parte dell'impegnativa non mi pare abbia assolutamente nulla di eccezionalmente impegnativo da un punto di vista amministrativo, se non, ovviamente, l'apertura dello sportello presso cui le persone potranno depositare le loro volontà. Analizzando il provvedimento, però, non posso fare a meno di notare che, al di là dell'impegnativa conclusiva, ci sono delle premesse, delle frasi ed alcune considerazioni di carattere generale che, oggettivamente, sottintendono una visione del problema un po' troppo ideologica nel quadro delle considerazioni a cui accennavo prima e pertanto non sono da me condivisibili. Pertanto, prima di riservarmi di decidere sull'impegnativa, credo che sia opportuno - e in questo senso mi rivolgo a lei, Presidente, e ai presentatori - procedere alla votazione per parti di questa proposta di mozione. Siccome l'impegnativa del provvedimento, oggettivamente, è molto blanda, ma non lo sono affatto le premesse, se la mozione venisse approvata sottolineando questo tipo di impostazione culturale non mi potrebbe trovare d'accordo. Chiaramente il mio voto finale, in un senso piuttosto che nell'altro, è subordinato all'esito delle votazioni per parti, qualora queste venissero concesse. Tali esiti potrebbero infatti anche modificare il provvedimento nel suo insieme e pertanto renderlo accettabile. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) Non ho problemi a procedere alla votazione per parti della mozione; ai sensi del nostro Regolamento, è necessario indicare quali parti e, quindi, in quale modo la mozione deve essere suddivisa per la votazione. L'articolo n. 123 del nostro Regolamento, che regola le votazioni per parti, recita: "Ogni Capogruppo, con una mozione presentata prima delle eventuali dichiarazioni di voto, può proporre che si proceda alla votazione per punti di una proposta di deliberazione, di mozione o di ordine del giorno, specificando l'articolazione delle parti che propone. Il tempo dedicato a tale proposta viene sottratto al tempo a disposizione del Gruppo per la dichiarazione di voto. Qualora la proposta sia accolta, le singole parti del documento vengono poste in votazione dopo un'unica dichiarazione di voto". A questo punto, stante la norma, mi pare evidente che la richiesta di votazione per parti deve essere avanzata da un Capogruppo, deve essere articolata e, in relazione a questo, ci deve essere poi il confronto e il deposito dell'articolazione del voto presso l'Ufficio di Presidenza. In attesa che decidiate in merito, procederei con la discussione sulla proposta di mozione, riservandomi, prima della votazione, di verificare se è giunta o meno la proposta scritta di votazione per parti. La parola al Consigliere Lonero. LONERO Giuseppe Interverrò molto brevemente (sebbene l'argomento meriti un approfondimento), perché molto è stato detto da chi mi ha preceduto e, poi, perché non voglio impedire o, comunque, rallentare il funzionamento dell'Aula. Vorrei sottolineare che la questione può e deve essere affrontata, al contrario di quanto sostenuto dal Consigliere Lo Russo, in maniera esclusivamente ideologica; infatti, perché su questo argomento si manifestano le differenze sostanziali e ideologiche tra due modi di intendere la vita, lo Stato e la politica stessa. Si tratta di una questione etica e mi dispiace che il Consigliere Gallo Domenico abbia detto che su questi aspetti lo Stato non deve intervenire. Se lo Stato non fosse etico, se non desse delle indicazioni sulla modalità di intendere l'esistenza e la convivenza sociale e se non accettasse la visione spirituale dell'uomo e della vita, che Stato sarebbe? È questa la differenza tra questa parte politica e la parte politica che, invece, non vuole l'etica all'interno dello Stato e della società civile, perché vuole che lo Stato e la società civile siano governati da una dittatura del relativismo. Purtroppo, il relativismo etico, introdotto dalle ideologie di Sinistra, oggi sta avanzando sempre più e sta sfondando anche nell'organizzazione dello Stato e in quelle visioni più spirituali, che non dovrebbero mai abbandonare la vita di ognuno di noi. La vera differenza tra noi e chi ha presentato questa proposta di mozione sta nella convinzione che la vita - in senso alto - non appartenga a noi. C'è chi ritiene che questo non sia un elemento sul quale impostare la propria esistenza e chi, invece, lo ritiene. Chi non lo ritiene, sostiene che si può privare qualcuno della vita, ma allora mi spiegate perché, nell'organizzazione dello Stato, l'omicidio è considerato un reato? Mi spiegate perché non viene incentivato il suicidio? (INTERVENTO FUORI MICROFONO). È la stessa cosa. Se qualcuno dichiarasse: "Se non ho mezzi per mantenermi e se non ho una casa, ammazzatemi anche se sto bene in salute" scrivendolo in un registro depositato presso il Comune, mi spiegate quale sarebbe la differenza rispetto a quello che proponete? È esattamente la stessa cosa, perché significa disporre della propria vita; questa è solo l'estrema conseguenza di quello che voi proponete. Quello che sto dicendo può essere provocatorio, ma ne rappresenta l'estrema conseguenza. Non si può aderire a questa proposta, anzi deve essere osteggiata, perché rischia di aprire un varco verso concezioni che non sono tollerabili per chi è convinto, ancora oggi e nonostante quello che si è verificato negli ultimi sessant'anni nella vita politica italiana, che la spiritualità della vita e dell'uomo abbiano ancora una prevalenza e una preminenza e che l'eticità dello Stato non possa essere trascurata né abbandonata. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Genisio. GENISIO Domenica Il dibattito che stiamo affrontando, mi sembra con toni sereni e comunque determinati, mi conforta ancora di più nelle mie convinzioni. Altre città hanno intrapreso il percorso dell'istituzione di un registro: qualcuna, come Pisa - se non erro -, ne ha subordinato l'attivazione all'acquisizione del parere di un'apposita Commissione istituita a livello provinciale (proprio per capire le percorribilità concrete dell'attivazione del registro); altre hanno predisposto degli schemi. Questo sta a dimostrare che si sono adoperati tutti su un terreno più amministrativo, che, forse, non tiene così conto delle diverse sensibilità delle persone. Personalmente, credo nell'autodeterminazione delle persone, ma, contemporaneamente, credo nell'inviolabilità della vita e nell'indisponibilità del valore della vita. E questa è la mia convinzione personale. Ritengo che tutti questi atti siano stati presentati a seguito della vicenda Englaro, che ha sicuramente scosso le coscienze di tutti; non voglio giudicare, né dirò quello che avrei fatto io in una circostanza simile, dovendo affrontare le difficoltà che ognuno di noi può avere incontrato nella sua vita con genitori anziani, malati o con figli non abili. Quello che mi preoccupa maggiormente è il concetto che si dà alla vita, che sta alla base dell'adozione di questi provvedimenti: quando non è più quella che immaginavamo (bella, perfetta, ricca, da "velina", da prima pagina e piena di soddisfazioni), non è più dignità di vita. A questo punto, mi chiedo quale sia il ruolo della politica, cioè che compito abbiano gli amministratori ed il Parlamento per far sì che vi sia sempre la dignità della vita, anche quando questa non si svolge sotto i riflettori o non è così agiata e facile da vivere. Parto da questa convinzione, che, probabilmente, potrà apparire banale o sciocca, ma non mi importa; sto dicendo, come ha già fatto chi mi ha preceduta, quali possono essere le motivazioni che portano a votare favorevolmente o meno un atto. Sarei più disponibile ad adottare un ordine del giorno che inviti il Parlamento a decidere in qualità di amministratore, pur pensando che sarebbe meglio se la Legge non intervenisse nelle scelte degli individui, ma le lasciasse ai diretti interessati, ai loro familiari, ai medici curanti ed anche ad una società che condivide maggiormente il percorso di difficoltà delle persone. A me sembra che con questi atti, come quello dell'istituzione di un registro, avalliamo tranquillamente una deresponsabilizzazione della collettività; quando le persone arrivano a dire che non hanno più la forza di sopportare o di vivere una qualità di vita che non è dignitosa, probabilmente ciò dipende dal fatto che non riescono a relazionarsi e a comunicare o, magari, pensano di essere di un peso per la collettività. È su questo che mi piacerebbe che ci interrogassimo, non tanto sull'adozione di un provvedimento; perché, poi, possiamo anche istituire il registro, ma, di per sé, non avrà alcun valore giuridico. Di conseguenza, stiamo dando ai cittadini anche l'impressione che, depositando le loro volontà, poi, magari, dovranno rifare tutto il percorso, perché la Legge nazionale prevederà altri provvedimenti. A me piacerebbe che, come Amministratori, ci interrogassimo e spingessimo il Parlamento, ma anche le Regioni, a dialogare su che cosa si può fare affinché le persone - amo definirle "persone", perché non sono degli individui, ma hanno un'anima ed un cuore - non si sentano così desolate da non poter più considerare vita quella che li costringe a stare in un letto, sentendosi abbandonate a carico della collettività e, in particolare delle loro famiglie. A monte di tutto, vogliamo ragionare su questo fatto? Abbiamo insistito sull'autodeterminazione, che è sacrosanta, ma, adesso, abbiamo donne che con l'autodeterminazione interrompono la gravidanza, o percorrono la strada della fecondazione assistita e, andando in cura dallo psichiatra, decidono di eliminare un feto, perché non riescono a sopportare l'atto che hanno compiuto. Mi chiedo che cosa sia la vita per noi Amministratori e qual è il nostro compito: dobbiamo fermarci ad un puro atto amministrativo, dopo l'emotività causata dal caso Englaro, dalla scelta di Welby e da tutto quello che viviamo quotidianamente? Quanti anziani sentiamo dire che sono di peso alle loro famiglie? Quante persone - l'ho vissuta personalmente - dicono di non farcela più? L'ho sentito dire anche da soggetti non portatori di una fede, ma da personaggi della categoria sociale, da politici delle precedenti e attuali maggioranze e minoranze. È su questo che, in scienza e coscienza, amerei interrogarmi. Prima di dire che, visto che l'hanno già fatto altre città, possiamo istituire anche noi un registro, bisogna chiedersi quali conseguenze avrà questo registro sul futuro della nostra Città. Tante persone che verranno ad iscriversi al registro non ne faranno nulla, perché non sarà diverso; e non è vero che basta andare da un notaio e che se si è ricchi si possono depositare le proprie volontà di fine vita, perché lo si può dire al medico di base o ai propri familiari. In una rete di relazioni, questo può avvenire ed avviene; non è necessario andare dal notaio e, quindi, contrapporre il ricco, che si reca dal notaio e può fare quello che vuole, con il povero, che non può spendere i soldi per il notaio e, quindi, trova l'Amministrazione Comunale compiacente e buona che glielo permette gratis. Trovo tutto questo un po' svilente per quanto riguarda il significato della vita e l'argomento su cui dovremmo riflettere. Dichiaro, quindi, il mio voto contrario a questa proposta di mozione. COPPOLA Michele (Vicepresidente) La parola al Consigliere Zanolini. ZANOLINI Carlo Ringrazio i presentatori di questa proposta di mozione, perché hanno costretto tutti a riflettere su un argomento molto importante e delicato. A mio giudizio, bisogna da analizzare il contenuto, che riflette anche - perché negarlo? - una certa ideologia e una certa convinzione personale, che non possono essere sicuramente trattate e risolte in quest'Aula, perché riguardano il significato della vita e il valore della vita. Su questo argomento, ognuno di noi ha le proprie convinzioni, ma penso che tutti, alla fine, scavando a fondo, possiamo essere della stessa idea. A questo proposito, vorrei fare riferimento all'intervento del Consigliere Cerutti, che, giustamente, ha sottolineato le due condizioni per poter prendere delle decisioni in caso di situazioni estreme: la prima è quella dei lunghi anni di assenza di coscienza e la seconda riguarda la volontà dell'interessato. Io porrei un terzo punto, che è quello della volontà dei tutori, perché è molto importante rispettare anche coloro che, quotidianamente, vivono una situazione di morte quasi certa, perché si viene a creare ugualmente un legame tra il tutore, colui che assiste questa persona in coma, e il paziente. Si tratta di un rapporto di tipo affettivo e, sovente, questo impedisce qualsiasi azione di - mi rendo conto che è una parola grossa - eutanasia. Conosco la vicenda di una coppia con una figlia in coma, che, attualmente, ha 32 anni; sono sicuro che, se anche questa ragazza avesse espresso il desiderio di non essere più nutrita, i genitori non avrebbero realizzato la sua volontà, perché, nel frattempo, si è creato un rapporto così importante tra la persona in coma e i genitori, che non se la sentono di interrompere l'alimentazione. Questi sono discorsi ideologici e di contenuto. Quello che ritengo sia opportuno fare non sono le leggi, ma dell'amministrazione; se un cittadino ha la necessità di avere la certificazione di una propria volontà deve potersi rivolgere all'Istituzione più vicina, che è rappresentata dal Comune. Percepisco il desiderio di moltissime persone di certificare la propria volontà, che, come diceva giustamente il Consigliere Genisio, non ha alcun valore legale, però rappresenta un modo di sentirsi aiutato dalle Istituzioni; a mio parere, può essere un fatto importante che il Comune percepisca la volontà dei propri cittadini e che diventi un ente certificatore. Tutto il resto verrà dopo, quando verranno predisposte delle leggi, se si riterrà giusto farle ovviamente. Concordo con la proposta avanzata dal Consigliere Lo Russo di approvare per parti questa proposta di mozione. Sono assolutamente favorevole sull'impegnativa, che prevede l'istituzione del registro da parte del Comune, anche se mi rendo conto che, probabilmente, creerà dei problemi di tipo economico ed organizzativo. Per quanto riguarda le altre parti, sulle quali ho avuto modo di discutere con il Consigliere Lo Russo, le considero pleonastiche per questa nostra Aula e ritengo che bisognerebbe lasciare al Parlamento tutte le considerazioni di tipo etico. Sono abbastanza favorevole all'istituzione del registro, in quanto è un provvedimento che aiuterà il cittadino a certificare la propria volontà; non concordo, invece, sulla prima parte, che comprende aspetti di tipo ideologico, che ritengo non riescano ad unire l'Assemblea in occasione di una votazione che dovrebbe vederci tutti d'accordo. COPPOLA Michele (Vicepresidente) La parola al Consigliere Cantore. CANTORE Daniele Ritengo anche io che il dibattito sia stato interessante e vorrei dichiarare il mio rispetto nei confronti di questa proposta di mozione e dei suoi firmatari. Consigliere Zanolini, sono d'accordo che non deve esserci un approccio ideologico, ma deve esserci un approccio etico e di valori; però, bisogna fare attenzione perché, in questa sede, andiamo avanti con un approccio ideologico di Consiglio Comunale. Mi spiego meglio, anche se qualche Collega mi ha già risposto. In realtà, in questo luogo, dove spesso non riusciamo ad amministrare e a svolgere fino in fondo il nostro ruolo di Consiglieri Comunali e di Amministratori, abbiamo l'ardire o, comunque, la presunzione di sostituirci al Parlamento. Anche questo escamotage "bizantino" di votare una parte del documento e non votarla - Consigliere Zanolini, mi rivolgo a lei, perché il suo è stato l'ultimo intervento - è una furberia, perché è chiaro che la proposta del registro comunale deriva da queste valutazioni etiche presenti nella mozione. Che cosa significa votare una parte del documento e non votarla, oppure l'emendamento del Consigliere Giorgis che propone la figura di un tutor? Oltre al tutor scolastico, adesso avremo anche il tutor nel registro? Ovviamente, lo dico con grande rispetto. Voi volete sempre trovare una mediazione, che - questo lo voglio dire - nemmeno la Democrazia Cristiana dei tempi d'oro riusciva a trovare ed era più laica, nell'approccio ai temi, di alcuni di voi. Questa è la realtà! (INTERVENTI FUORI MICROFONO). Era più laica di alcuni di voi nell'approcciarsi ad alcuni argomenti. È vero che dovete tenere compatto il Gruppo del PD e la maggioranza, però come si fa ad istituire un Registro comunale senza che il Parlamento abbia ancora legiferato in materia? Bastava anche solo un riferimento nella mozione al Parlamento che si appresta a legiferare, o impegnare il Parlamento a legiferare in questa direzione, per rendere questa discussione più seria. In realtà, si vuole forzare, perché si vuole dare un segnale all'esterno, in questa direzione, su una materia delicatissima. Io apprezzo veramente chi ha delle certezze in quest'Aula. Io, invece, su questa vicenda e sul caso Englaro avrò già cambiato dieci volte opinione; forse, sarà mia una debolezza ed apprezzo chi ha delle certezze, ma certamente, Consigliere Genisio, istituire questo Registro in Comune non va nella direzione dell'autodeterminazione, che, invece, lei ha evocato e richiesto nel suo intervento, perché se vogliamo andare nella direzione dell'autodeterminazione, allora lasciamo le cose come stanno, lasciamo che i cittadini veramente siano liberi di scegliere il loro fine vita ed aspettiamo che ci sia una normativa nazionale, che dovrà indicare quali siano i confini di questa libertà e come si possa esprimere. Questo è quanto deve fare il Parlamento. Di fatto, noi qui andiamo a dire che ci sarà un Registro che non avrà valore legale - e lo sottolineo -, ma, comunque, sarà una risposta ad alcuni cittadini e ci sarà un impegno morale (immagino almeno quello). Quando gli Amministratori che verranno dopo di noi si troveranno di fronte a situazioni in cui c'è un testamento biologico depositato e, magari, i parenti dicono che chi lo ha depositato non era, in quel momento, nella capacità di intendere e di volere, mi dite cosa dovranno rispondere? Dovranno spiegare che è solo un'impegnativa morale, non è legale, eccetera? Per forzare su un tema di grande importanza come questo, andiamo a creare ulteriori ostacoli ai nostri concittadini, perché voglio proprio vedere - ripeto -, una volta istituito questo Registro, quanta casistica di contenzioso familiare ci sarà a riguardo. Invito, quindi, i componenti della maggioranza (che hanno la concezione laica delle Istituzioni) a pensarci veramente bene prima di istituire questo Registro. Aspettiamo che il Parlamento legiferi e, poi, sicuramente il Consiglio Comunale potrà esprimersi; non sostituiamoci al Parlamento. Termino con una battuta. Ovviamente, il tema è completamente diverso, che riguarda ognuno di noi, le nostre coscienze, il nostro Paese, ma non torniamo ai vecchi modi dei Consigli Comunali della cosiddetta - secondo me - "vituperata" Prima Repubblica. Faccio un paragone che non vuole essere offensivo: quando nelle Aule si discuteva per ore sulla pace e sul Vietnam, poi, toccava ad altri determinare la linea della pace e ad altri ancora - molto lontani - cosa fare nel Vietnam. Mi rendo conto che sia un paragone forzato, però, anche qui, lasciamo al Parlamento i suoi compiti. COPPOLA Michele (Vicepresidente) La parola al Consigliere Salinas. SALINAS Francesco Innanzitutto, vorremmo consolidare, signor Presidente, il Consigliere Lonero nelle sue certezze: noi siamo contro lo Stato etico. Riteniamo che l'esperienza di uno Stato con una visione spirituale da imporre ai suoi cittadini sia nota a questo Paese ed è stata una delle pagine peggiori della storia d'Italia. I conti con lo Stato etico li hanno fatti i Padri Costituenti e siamo orgogliosi di vivere in questo Paese, che ha nella Costituzione il proprio punto di riferimento. È emersa una strana idea di federalismo e di potestà degli Enti locali in questo dibattito, signor Presidente, volta a vedere con terrore che ci possano essere, nell'ambito di principi fissi, generali, universali per tutti, delle diverse applicazioni della potestà di applicarli a livello degli Enti locali. Riteniamo che non sia un problema che il Comune di Torino ed altri stiano battendo la strada per l'istituzione dei Registri per il Testamento Biologico e che sia un dovere degli Enti locali competere anche al meglio nell'offrire servizi, possibilità ed opportunità ai propri cittadini. Tutto questo nell'ambito dei principi stabili, fissati e certi contenuti nella Carta Costituzionale. Pensiamo che quest'idea di Comune (di un Comune che non può avere una linea politica autonoma, una potestà amministrativa, se non limitatissima) rientri in un'idea generale che viene manifestata anche dall'attacco ai Comuni, alle politiche di spesa, si manifesta in una politica volta a togliere ai Comuni la potestà di incidere sulla vita dei cittadini e sulle loro condizioni di vita. Noi abbiamo un'idea seria dell'autorevolezza dello Stato; riteniamo che un'idea seria di Istituzioni capaci di conquistare autorevolezza verso i propri cittadini passi anche dal rispetto che tutti devono avere delle interpretazioni del dettato costituzionale applicate dal più alto livello di Corti giudicanti: la Corte di Cassazione. Quelle interpretazioni sono il punto di riferimento per quanto concerne la mozione che abbiamo presentato. Questa mozione intende offrire delle opportunità ai cittadini torinesi e riteniamo sia doveroso, da parte del Comune di Torino, rispondere ad una domanda e ad un'esigenza diffusa, che è rappresentata anche dalle migliaia di firme raccolte nella proposta di deliberazione (che ha analogo contenuto e che verrà discussa nelle prossime settimane da quest'Aula). Qualcuno ha parlato di una differente ed inconciliabile visione etica di chi si oppone a questa mozione rispetto ai proponenti e chi intende votarla. Noi riteniamo che sia una sola la visione etica sulla quale possiamo trovarci d'accordo ed è quella che mette al centro la dignità della persona. Questa mozione vuol dare una risposta a problemi che riguardano strettamente la dignità delle persone; non riguarda la selezione, o la possibilità di offrire un suicidio a tutti, ma interessa un intervento serio, rispettoso e su casi di accanimento terapeutico. Non crediamo - come dice il Consigliere Cantore - che questo provvedimento possa scatenare liti familiari, casomai potrebbe chiarirle, potrebbe essere un elemento che ha valore, in quanto attesta di fronte ad un'Istituzione che ha la potestà di gestione dell'Anagrafe (che è un potere riconosciuto dei Comuni), di attestare la volontà di un cittadino in quel preciso momento, perché, poi, il medico curante possa avere un elemento di valutazione più sicuro per quanto riguarda un paziente in stato vegetativo permanente, quindi, impossibilitato ad esprimere la sua posizione e la sua volontà. Il grande peso offerto alla volontà, alle parole dei parenti, pur se dovesse essere istituito il Registro dei Testamenti Biologici, avremmo sperato che sarebbe stata un'attenzione diffusa anche quando si discuteva del caso Englaro, quando il padre di Eluana affermava che questa era la volontà di sua figlia; ci fu una crociata contro questa opinione espressa, in quanto ritenuta fallace, di rimando e non espressione diretta della paziente. Noi crediamo che oggi l'istituzione del Registro dei Testamenti Biologici serva a fare un passo di civiltà in avanti e siamo orgogliosi che il Comune di Torino sia uno dei primi a segnare questo avanzamento della civiltà giuridica del nostro Paese. Crediamo che oggi, con l'approvazione di questa mozione, quell'idea alta di politica, che ha nella dignità delle persone il proprio elemento centrale, possa far fare un significativo passo avanti nel nostro Paese. COPPOLA Michele (Vicepresidente) La parola al Consigliere Ferraris. FERRARIS Giovanni Maria Questa mozione (che qualcuno ha presentato come un documento importante per dare valore all'Amministrazione Comunale) la ritengo, intanto, fuori luogo per quanto attiene la potestà dell'Amministrazione, in secondo aspetto, per quanto riguarda il concetto (questo sì che è ideologico) della libertà personale, che, evidentemente, viene interpretato come la libertà di uccidersi. Personalmente, non esprimerò un voto favorevole a questa proposta, anche laddove passassero gli emendamenti proposti dal Consigliere Lo Russo che, se non ho inteso male, andrebbero ad annullare, a snaturare totalmente il contenuto di questa mozione così come volutamente presentata dai suoi presentatori, i quali mi vedono molto distante nelle riflessioni fatte e, in sintesi, anche dal Consigliere Cerutti nella proposta, che è sicuramente ammirevole per l'impegno, ma che non vedrà mai (coerentemente con i miei pensieri e le mie ispirazioni) il favore del sottoscritto. È anche uno dei motivi che, francamente, oltre ad altri aspetti... COPPOLA Michele (Vicepresidente) Mi scusi, Consigliere Ferraris. Consigliere Cugusi, devo chiederle di portarmi qui la macchina fotografica. Per favore, la porti qua. La parola al Consigliere Ferraris. FERRARIS Giovanni Maria Questo è uno dei motivi che mi vede in pensieri diametralmente opposti rispetto ai proponenti di questa proposta di mozione e, tra l'altro, questo accade non soltanto nel dibattito su argomenti tipo questo, che partono da una visione culturale molto distante della mia e che, purtroppo, sfociano spesso nell'azione quotidiana amministrativa (penso, ad esempio, alle battute di alcuni Assessori in relazione a chi può permettersi o meno un bene di trasporto rispetto ad un altro). Credo che ci siano distanze raggiungibili, che è giusto che siano frutto di mediazione, e distanze e punti di vista insanabili, che non possiamo pensare di mediare, oggi, con un emendamento alla mozione o con un dibattito più serrato - allorché fosse possibile realizzarlo- in Commissione: si tratta di distanze insanabili, che mai mi potranno vedere d'accordo. |