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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 12 Ottobre 2009 ore 15,00
Paragrafo n. 5
INTERPELLANZA 2009-03178
"VERDE, ROSSO E GIALLO, MA IN CHE MODO SONO TEMPORIZZATI I SEMAFORI?" PRESENTATA DAL CONSIGLIERE LONERO IN DATA 21 MAGGIO 2009.
Interventi

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
Passiamo alla discussione dell'interpellanza n. mecc. 200903178/002, presentata in
data 21 maggio 2009, avente per oggetto:
"Verde, rosso e giallo, ma in che modo sono temporizzati i semafori?"

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
La parola, per la risposta, all'Assessore Sestero.

SESTERO Maria Grazia (Assessore)
L'interpellanza fa richieste molto tecniche: mi scuso, quindi, ma dovrò utilizzare testi
specifici.
Nella nostra vi sono due tipologie di semafori: i semafori che hanno un ciclo regolato
dinamicamente (dove la durata delle fasi si modifica nel tempo) e i semafori a ciclo
fisso.
Gli impianti regolati dinamicamente sono gestiti da 5T e sono collocati lungo i
principali assi viari della città, dove sono presenti linee di forte trasporto pubblico.
Come funzionano questi semafori? Il sistema varia, in base alla rilevazione dei
sensori (e quindi della presenza di veicoli al semaforo stesso), la durata dei cicli e
quindi dei verdi veicolari, allo scopo di velocizzare i mezzi pubblici (che hanno
priorità, soprattutto i tram) e di ridurre la congestione del traffico privato. In altre
parole, si dà la priorità al passaggio dei mezzi pubblici (in particolare quelli su rotaia)
e si dà il verde dove c'è un alto accumulo di veicoli. Il sistema attua un
funzionamento coordinato tra gli incroci appartenente ad un asse di scorrimento, con
la finalità di ridurre i tempi di attesa agli incroci, tramite il controllo adattivo dei
flussi di traffico e delle code. Non c'è, quindi, quella che, molti anni fa, si chiamava
"onda verde": incrocio per incrocio, a seconda della tipologia, c'è, invece, un
meccanismo automatico di adattamento ai flussi di traffico e di priorità al mezzo
pubblico.
In città, ci sono 665 semafori: 203 hanno queste caratteristiche, sono collegati a 5T e
centralizzati. Stiamo ora sviluppando il collegamento di altri nodi semaforici:
dovremmo arrivare, in totale, a 300 incroci controllati centralmente (i più
importanti). I circa 100 incroci mancanti (da realizzare mediante finanziamento
ministeriale) sono sugli assi viari su cui transitano linee importanti di trasporto
pubblico.
Gli impianti regolati a ciclo fisso, invece, regolano il traffico con fasi di verde, la cui
durata è fissa nel tempo (ma è modificabile con un intervento manuale, non
automatico). La durata delle fasi è valutata al momento della progettazione dai
tecnici di Iride Servizi, che gestisce gli impianti in seguito a convenzione e sulla base
di dati di traffico rilevati in quell'intersezione.
Il semaforo, quindi, si regola sulla base di dati di traffico: questa regolazione può
essere modificata solo manualmente.
Nella determinazione della durata del verde, intervengono molti fattori.
Circa la durata minima delle fasi pedonali, il comma 5 del Decreto legislativo n.
285/92 recita: "Il tempo di giallo della fase pedonale è da intendersi come tempo di
sgombero dell'attraversamento pedonale e consente ai pedoni che si trovano
all'interno dell'attraversamento di sgomberarlo il più rapidamente possibile e vieta a
quelli che si trovano sul marciapiede di impegnare la carreggiata". In base a questo
decreto, il tempo del giallo è il tempo utilizzabile dal pedone per uscire
dall'attraversamento.
Il Codice della Strada non dà indicazioni su come calcolare tale tempo di sgombero;
c'è, però, la norma 150 del 1992 del CNR, recepita dalla Città di Torino, che
suggerisce di assumere come velocità media del pedone, in fase di progetto di
impianti semaforici, 1,1 metri al secondo. Pertanto, in città, la durata del giallo della
fase pedonale è determinata secondo la regola, in modo tale da permettere al pedone
di percorrere la singola carreggiata veicolare. Per ragioni di efficienza, le fasi
pedonali sono attivate insieme alle fasi veicolari, quando non creano interferenze. Il
tempo di giallo è un vincolo non modificabile nella determinazione della durata di
una fase semaforica.
Il secondo criterio che consideriamo riguarda la conformazione dell'intersezione che,
in alcuni casi, costringe il progettista a separare i flussi dei vincoli per evitare
interferenze.
Per ogni fase inserita in un ciclo semaforico, si perde circa il 5% del tempo utile al
transito dei veicoli (a causa dei tempi di reazione degli automobilisti e dei tempi di
protezione per consentire lo sgombero dei veicoli): questo rischia di provocare
congestione nelle intersezioni più trafficate e con gran numero di fasi. Per esempio,
l'incrocio tra le vie Reni, Veglia, Arbe e Monfalcone è un semaforo organizzato con
quattro fasi semaforiche a causa della conformazione a stella della viabilità. In un
impianto di questo genere, il tempo utile a far transitare i veicoli è dato da una
formula tecnica precisa, che poi indicherò al Consigliere Lonero.
Per quanto riguarda la regolazione separata dei flussi in svolta, occorre rilevare che
le auto in svolta costituiscono un flusso consistente: in questi casi, l'incrocio è
regolato con una fase apposita, per evitare situazioni di pericolo. L'aumento del
numero delle fasi porta ad una riduzione dei tempi di ognuna.
Con questi vincoli, il ciclo di un impianto semaforico, sia a ciclo fisso sia dinamico,
è organizzato in modo tale da dare una durata del verde proporzionale ai flussi
presenti nell'intersezione; nel caso di un impianto dinamico, però, le fasi sono
misurate in tempo reale (mi riferisco al primo tipo di semaforo, quello ricordato
all'inizio del mio intervento) dai sensori presenti nell'intersezione. Nel caso di
impianto a ciclo fisso, invece, sono rilevate al momento della progettazione.
Se l'intersezione, poi, presenta alti livelli di traffico, i flussi sono rilevati nel
dettaglio, misurando le manovre nell'area di incrocio, in diversi orari della giornata:
questo per avere la base di decisione per gli impianti fissi. Successivamente, si attua
una modellizzazione matematica dell'intersezione e una sua simulazione con
specifici solver, prima di procedere alla messa su strada del ciclo progettato, tenuto
conto del fatto che i flussi di traffico variano nel tempo, a causa di un diverso assetto
del territorio (i flussi possono cambiare in base agli interventi sul territorio), a causa
di cambiamenti di abitudine degli automobilisti, per interventi di cantiere o per altri
elementi di modifica dei flussi di traffico. Nel caso in cui una regolazione si riveli
insoddisfacente, ci sono le procedure per il rilievo del traffico alla nuova
modellizzazione: molto spesso, interveniamo sugli impianti fissi a seguito di
segnalazioni, sottolineature e richieste o di cittadini o delle Circoscrizioni, Mi fermo
qui.
Se il Consigliere è interessato, posso consegnargli il documento contenente la lunga
descrizione sulla regolazione dei semafori, in particolare di quelli fissi, che non
hanno capacità di autoregolazione.

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
La parola al Consigliere Lonero.

LONERO Giuseppe
Ancora una volta, Assessore, non posso dichiararmi soddisfatto della sua risposta,
per un semplice motivo: la sua dotta elencazione dei criteri con cui vengono
temporizzati i semafori cittadini non risolve il problema che emerge troppo spesso
quando, durante l'attraversamento dei grandi viali cittadini, l'anziano, il disabile o
chi non riesce a mantenere quella velocità minima da lei indicata di 1,1 metri al
secondo, si trova nel bel mezzo della carreggiata, mentre scatta il verde per i veicoli.
Questo accade perché, nella temporizzazione dei semafori, come ha confermato
l'Assessore, si dà priorità ai veicoli e non ai pedoni.
Se posso, allora, intervenire sull'argomento, credo che sarebbe opportuno che 5T
monitorizzasse non soltanto il traffico veicolare, ma anche quello pedonale, per
evitare, un giorno o l'altro, che un anziano o un disabile finisca sotto le ruote di
qualche veicolo.

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
La parola all'Assessore Sestero, per una breve replica.

SESTERO Maria Grazia (Assessore)
Ho omesso di dire che sono consapevole dell'esistenza di questo problema.
So che esiste il problema, soprattutto nei grandi attraversamenti. Nei grandi
attraversamenti, però, occorre che la mobilità debole (i pedoni) si fermi nelle
banchine. Il tempo è misurato per sgomberare la carreggiata; le banchine servono sia
a fare a più riprese l'attraversamento, sia a mettere in protezione il pedone.
All'estero, in alcuni paesi, ci sono addirittura i cartelli che chiedono di non fare tutto
l'attraversamento, ma di fermarsi nelle banchine centrali.
In base al calcolo normato dalle leggi, i singoli attraversamenti sono realizzabili nei
tempi dati; mi rendo conto che non si riesca a fare l'attraversamento di un viale con
due carreggiate centrali e due controviali: in questo caso, le soste intermedie sono
inevitabili.
E poi, Consigliere Lonero, non lo faccia dire a me, che sono considerata una "non
amica" dell'automobile, ma il tempo di attraversamento, se dovesse essere
totalmente rispettato nei grandi incroci, creerebbe problemi di congestione e di
affollamento.
La misura della parzializzazione con le banchine, quindi, sulle quali il pedone può
fermarsi al sicuro, è, in certi casi, una misura indispensabile per l'attraversamento.

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
L'interpellanza è discussa.
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