Interventi |
COPPOLA Michele (Vicepresidente) Passiamo alla discussione dell'interpellanza n. mecc. 200905549/002, presentata in data 3 settembre 2009, avente per oggetto: "La circolare che punisce i deboli" COPPOLA Michele (Vicepresidente) La parola, per la risposta, all'Assessore Mangone. MANGONE Domenico (Assessore) La Legge n. 53 del 2000 ha introdotto la possibilità, per i dipendenti pubblici e privati, di usufruire di un congedo retribuito, sino ad un massimo di due anni, per assistere i propri figli disabili, in integrazione ai tre giorni mensili per l'assistenza ai congiunti con handicap in condizioni di gravità previsti dalla Legge n. 104 del 1994. Tale norma ha permesso di dare un ulteriore sostegno alle famiglie che si trovano a convivere con situazioni di disabilità gravi, per le quali è importante la presenza del genitore. Fin dall'inizio il costo di tali benefici è stato assimilato a quello sostenuto dai datori di lavoro per la maternità dei propri dipendenti, con la differenza che il datore di lavoro privato riceve un rimborso dall'Ente previdenziale, mentre quello pubblico si assume totalmente gli oneri del beneficio concesso. Con recenti sentenze della Corte Costituzionale, la portata della normativa in questione è stata notevolmente ampliata, in quanto l'aspettativa retribuita può essere concessa non solo al dipendente che ne ha bisogno per assistere il proprio figlio, ma anche per assistere il proprio coniuge ed i genitori (fenomeno, questo, statisticamente più numeroso). È evidente che, pur apprezzando l'iniziativa della Corte Costituzionale, questo potrebbe creare qualche difficoltà sotto il profilo lavorativo, soprattutto per quanto riguarda il datore di lavoro pubblico. Il rischio è quello di registrare imprevedibili criticità organizzative. In questo contesto va collocata la nota del 6 agosto, che, volutamente, ha avuto una brevissima vita (sostanzialmente estiva), in quanto ritirata il 2 settembre scorso. Si è trattato di un forte richiamo della Direzione Generale al corretto utilizzo di tali aspettative. C'è, poi, da fare un'ulteriore considerazione: come dicevo prima, mentre il privato viene rimborsato dagli organi previdenziali, gli Enti pubblici, invece, non sono "risarciti" - tra virgolette - di questo esborso. Sono, però, somme (vista l'ampiezza con la quale la Corte Costituzionale ha considerato il diritto) assolutamente importanti e che rientrano nel Patto di Stabilità. Ovviamente, ci si augura possano diventare somme che, tecnicamente, si definiscono "neutre". In conclusione, con la circolare del 2 settembre si è riportato in capo al Servizio Centrale Risorse Umane la competenza del rilascio dell'aspettativa, con l'impegno di rivedere le modalità dei diversi permessi, ovviamente seguendo la norma e le successive interpretazioni dell'Alta Corte. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Lonero. LONERO Giuseppe Sono esterrefatto, Assessore, della "risposta non risposta" che ha appena letto, perché ci sono diversi elementi che non mi soddisfano. Il primo è che lei ha eluso la risposta alla seconda domanda posta dall'interpellanza, cioè "se il City Manager ha agito di propria iniziativa o dietro precisa indicazione della Giunta". Tra le righe della sua risposta mi pare di capire che, poiché le spese per ottemperare al disposto di legge rientrano nel Patto di Stabilità, avendo la Città di Torino gravissimi deficit di Bilancio, non è escluso che questa sia stata un'indicazione fornita al City Manager dalla Giunta e, se così fosse, sarebbe gravissimo, perché se possiamo accettare l'incompetenza del City Manager, non possiamo accettare la scelta politica della Giunta di privare i dipendenti della Città di Torino di un diritto. La prego, se possibile, in una controreplica, di chiarire questo aspetto, perché sarebbe gravissimo se dovesse emergere una precisa scelta politica da parte della Giunta in questo senso. Siamo disposti, invece, a perdonare l'incompetenza del City Manager, anche se mi chiedo se il lauto compenso che percepisce il City Manager (che, da quanto risulta dagli organi di stampa, ammonterebbe a circa 450 mila Euro) non sia sufficiente a coprire le spese che la Città di Torino deve sopportare ogni anno per rispettare questo disposto di legge e se quel compenso non rientri nel Patto di Stabilità. Sarebbe un ottimo motivo, per esempio, per dimezzarlo, magari per coprire le spese che vengono imposte alla Città di Torino dall'articolo 4 della Legge n. 52 del 2000. Assessore, la prego di non volermene se mi dichiaro assolutamente insoddisfatto della sua risposta per tutti i motivi che le ho citato. Il primo è che rimane il dubbio che la disposizione sia stata una scelta politica da parte della Giunta; il secondo è la motivazione che ci ha fornito riguardo alla necessità di rispettare il Patto di Stabilità. Mi domando se non si possa conseguire lo stesso risultato, magari, rispettando la legge e non sovrastimando le prestazioni, invece, di persone che dichiarano una manifesta incompetenza. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola all'Assessore Mangone, per una breve replica. MANGONE Domenico (Assessore) Il Consigliere ha messo insieme alcune questioni in maniera un po' polemica. Forse non mi sono spiegato bene. La circolare del 2 settembre ha rimesso la questione nei giusti termini, quindi, la Città non si sottrae alle norme previste sul punto, né tantomeno alle interpretazioni che ne ha dato l'Alta Corte, per cui si farà fronte alle necessità. C'è stata solo l'esigenza (che spero il Consigliere Lonero condivida) di evitare eccessi su una materia assolutamente delicata. È indispensabile andare incontro ai diritti dei lavoratori, perché parliamo di tragedie familiari in questi casi, per cui la Giunta è assolutamente vicina a quelle famiglie che ne hanno necessità, però, proprio per garantire i diritti a chi ce li ha, vorremmo evitare che si possano utilizzare strumenti normativi in maniera eccessiva. Questa è stata l'intenzione del Direttore Generale ed è stata, in qualche modo, una ragione per richiamare l'attenzione anche su un problema di carattere politico, perché è evidente la disparità di trattamento tra il pubblico e il privato. Al privato vengono risarcite (chiamiamolo "risarcimento" in modo improprio) le somme, mentre al pubblico non solo non c'è alcuna restituzione di somme, ma addirittura queste entrano nel Patto di Stabilità e, quindi, non sono considerate "somme neutre". (INTERVENTi FUORI MICROFONO). Quella è un altro caso, che non ha nulla a che vedere con l'argomento in questione. Questa vicenda è stata trattata già milioni di volte, quindi, mi richiamo alle considerazioni fatte da chi mi ha preceduto sul punto. È una questione risolta. Il problema è durato meno di un mese nel periodo estivo ed è stato assolutamente risolto, quindi, faremo fronte alle esigenze dei nostri dipendenti. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) L'interpellanza è discussa. |