Interventi |
CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) Passiamo alla discussione dell'interpellanza n. mecc. 200904379/002, presentata in data 7 luglio 2009, avente per oggetto: "Nuovo dormitorio in Via Dina?" CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola, per la risposta, all'Assessore Borgione. BORGIONE Marco (Assessore) Per com'è impostata l'interpellanza, mi dovrei limitare ad un laconico: "No, non è l'ex asilo di Via Giacomo Dina l'area individuata per il nuovo dormitorio", poi però voglio essere buono e mi dilungo ancora un po'. Quanto appreso dai Consiglieri è un'informazione sbagliata. All'interno del Contratto di Quartiere è rimasta una struttura in Via Giacomo Dina 47 di proprietà del Comune, ma a disposizione dei Servizi Sociali: all'interno vi era una comunità per minori. Sono stati individuati quei locali perché ritenuti idonei per rispondere ad una situazione di emergenza, dovuta al fatto che nei mesi scorsi è scaduto il servizio di casa di prima accoglienza notturna femminile in locali messi a disposizione dall'aggiudicatario. Il bando scadeva il 30 giugno, non ha potuto essere aggiudicato, e quindi si correva il rischio di venir meno di un servizio che vede coinvolte 13 donne. Allora abbiamo ribandito il servizio, mettendo a disposizione dell'aggiudicatario un locale di proprietà dell'Amministrazione per la gestione del servizio; questo si è reso necessario per evitare che venissero a mancare questi 13 posti di accoglienza notturna. La ricerca del locale è avvenuta in via d'urgenza (come potrà, ovviamente, apparire agli occhi dei Consiglieri) nel mese di giugno, per poter indire la nuova gara europea, nei termini di aggiudicazione del servizio, il 1° gennaio 2010. Abbiamo cercato di mettere a disposizione ciò che richiedeva minor tempo possibile e minori risorse per l'eventuale ristrutturazione. Ritengo che la complessità del Contratto di Quartiere, come è evidenziato, abbia all'epoca valutato che potessero coesistere attività legate ai Servizi Sociali, ponendo tra gli obiettivi globali proprio la promozione della coesione sociale e la lotta all'esclusione. La Divisione Servizi Sociali e Rapporti con le Aziende Sanitarie ha mantenuto la titolarità dei locali di Via Giacomo Dina 47 e, a seguito dei sopralluoghi effettuati, miranti soprattutto a verificare la possibilità di inserimento della casa di ospitalità nel tessuto sociale, ha ritenuto che tali locali risultano adeguati ad accogliere donne che sono prive di abitazione e/o con redditi insufficienti. Tengo a precisare che l'abitazione ha un ingresso indipendente rispetto allo stabile (questo ci pare un elemento assolutamente a favore), non è un dormitorio, non intendiamo aprire una comunità di bassa soglia per donne senza dimora, ma una casa di ospitalità notturna, che spesso sopperisce a temporanee carenze abitative e che accoglierà ogni notte al massimo 13 donne (come detto in apertura) e sarà aperta esclusivamente in orario notturno dalle ore 20.00 alle ore 8.00. La casa sarà gestita da operatori socio-sanitari, educatori professionali qualificati, in possesso di esperienza, il cui numero (a differenza dei dormitori) è potenziato rispetto ad analoghe strutture rivolte a cittadini di sesso maschile. Siccome sono emerse alcune polemiche anche rispetto all'utenza, traccio brevemente un profilo delle donne che sono state accolte nel 2008 presso la Casa di Ospitalità Femminile (attualmente gestita in locali della Tenda): le donne italiane hanno un'età compresa tra i 30 e i 59 anni; sono state accolte anche tre donne ultrasessantenni, successivamente inserite in strutture per anziani autosufficienti: questo per definire la caratteristica non solo di temporaneità, ma anche di assenza di abitazione. La permanenza delle donne straniere in genere è molto breve. A volte la casa diventa il luogo di aggancio per avvicinare i servizi specifici e valutare l'adesione a progetti di autonomia a loro dedicati. Le donne comunitarie accolte nel 2008 hanno un'età compresa tra i 30 e i 55 anni e provengono quasi tutte dalla Romania; hanno lasciato la loro famiglia nel paese di origine, vengono in Italia per costruire un futuro migliore, soprattutto per i loro figli, trovano quasi subito lavoro come assistenti familiari e hanno bisogno di questo periodo di accoglienza per potersi ambientare e trovare sistemazioni più definitive. Le donne italiane hanno situazioni che dipendono economicamente da altri. Per cui, quando viene meno il rapporto familiare, quando vengono cacciate di casa, o sfrattate per l'assenza di altre figure che riescono a garantire loro una certa stabilità di reddito, non sapendo cosa fare e non volendo inserirle in strutture di bassa soglia (i cosiddetti dormitori), si è trovata questa collocazione che ha caratteristiche differenti. Sapendo che c'era un po' di incomprensione sul territorio rispetto a questo nuovo servizio, abbiamo attivato ATC, gli Assessori Tricarico e Curti, il Presidente della Circoscrizione Stara e l'Assessore Viano, per quanto possibile, perché trovassero eventuali alternative patrimoniali. La scadenza per la gestione del servizio posta nel bando era il 21 settembre; abbiamo indicato che Via Dina era una possibile destinazione del servizio, ma nel caso fossero emerse nuove destinazioni, ci saremmo ovviamente trasferiti in altri luoghi; questo è inserito nel bando. Non ci sono state, però, proposte né da parte della Circoscrizione né da parte degli altri colleghi Assessori di locali utili per inserire questa comunità di ospitalità femminile. Un'unica proposta è venuta dall'ATC, ma si trattava di una soluzione all'interno di case popolari, alle spalle di Corso Grosseto, in Via Sospello, molto più piccola come metri quadri, e quindi incapace di accogliere 13 donne, ma soprattutto con problemi legati all'amianto, quindi era necessario un ingente sforzo finanziario per la bonifica. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Ravello. RAVELLO Roberto Sergio Ringrazio, innanzitutto, l'Assessore per aver voluto e saputo guardare più in là rispetto a quanto espressamente richiesto nell'interpellanza, alla quale riconosco avrebbe potuto tranquillamente rispondere con un secco e laconico "no". Resta fermo il fatto, Assessore, che molto spesso le parole non riescono a descrivere puntualmente una realtà. Le faccio un esempio, è una riflessione che facevo mentre l'ascoltavo. Lei dice che non è un dormitorio: mi rendo conto che, rispetto ai parametri utilizzati attualmente per denominare strutture di accoglienza, il dormitorio sia un'altra cosa, però nell'immaginario, ma anche nella comprensione delle persone che, come me, sono uomini della strada, una struttura che resta a disposizione dalle 20.00 alle 8.00 e che deve dare di fatto un letto, anche se sono donne che non hanno altre alternative, il fatto che una struttura di questo tipo possa essere chiamata e vista come un dormitorio, credo sia un fatto abbastanza naturale. E allora, si comprendono più facilmente le preoccupazioni del territorio, che lei ha citato, che mi pare non siano state fugate, ma permangano. Nell'interpellanza le chiedevo se fossero state previste misure di confronto anche con la Circoscrizione. L'ho scritto proprio con l'intenzione di verificare quali interventi e quali sforzi avesse fatto l'Amministrazione per andare a rispondere a paure e soprattutto a fornire elementi di tranquillità, rispetto a un progetto che, mi auguro, non comporti disagi. È comprensibile che ci sia questo timore. Stiamo parlando di una zona che ha vissuto periodi diversi nella sua storia: ha vissuto il periodo del grande degrado; il periodo subito dopo grandi illusioni, perché con il Progetto di Urban 2 si pensava che quell'area potesse essere anche riqualificata dal punto di vista estetico, ma così non fu; ora vive nuovamente un periodo di preoccupazione, che si accompagna ad un periodo di oggettivo e profondo degrado. Dico questo a lei per confrontarmi con un'autorità, ma so che non è sua competenza: si tratta di un patrimonio gestito e curato dall'ATC, che evidentemente è gestito e curato con grande disattenzione. Ritengo ingiustificate ed ingiustificabili le paure in quanto tali, quando non sono accompagnate da altre condizioni contingenti, da altre variabili territoriali, tuttavia posso facilmente giustificarle, oltre che comprenderle quando vedo il contesto nel quale i residenti di Via Dina sono costretti a vivere. Allora, mi permetto di chiedere a questa Amministrazione se quantomeno non abbia intenzione di organizzare con la Circoscrizione territorialmente competente un momento di incontro per illustrare ai residenti di Via Dina il contenuto del progetto che lei mi ha descritto quest'oggi, per tranquillizzare i residenti facendo comprendere che, accanto alla solidarietà che va riconosciuta alle persone in difficoltà, forse sarebbe bene affiancare un impegno maggiore per garantire tranquillità, sicurezza e per fare in modo che progetti, quali quello da lei descritto, non comportino conseguenze che non fanno altro che aggravare una condizione già particolarmente difficile. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola all'Assessore Borgione, per una breve replica. BORGIONE Marco (Assessore) Questa situazione è stata posta anche all'attenzione del Sindaco. Abbiamo incontrato i rappresentanti del Comitato del Contratto di Quartiere: sono venuti in tre nell'ufficio del Sindaco e, dopo aver spiegato loro il progetto, mi pareva fossero tranquilli e rincuorati, disponibili a collaborare e noi, insieme al Sindaco, ad andare in Circoscrizione. Una delle persone incontrate è il rappresentante dei commercianti di Via Giacomo Dina: per cui questo contatto c'è già stato e mi pare che all'illustrazione del nostro progetto e alle spiegazioni fornite ci fosse non condivisione, ma una serena accoglienza di quanto loro detto. Ovviamente, siamo disponibili a fare ulteriori incontri e ulteriori passaggi, come anche disponibili ad accogliere nuove proposte alternative a Via Giacomo Dina. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) L'interpellanza è discussa. |