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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 14 Settembre 2009 ore 15,00
Paragrafo n. 29

Comunicazioni dell'Assessore Borgione su "Trasferimento profughi in ex Caserma Lamarmora via Asti"
Interventi

COPPOLA Michele (Vicepresidente)
Come previsto in Conferenza dei Capigruppo, passiamo alle comunicazioni
dell'Assessore Borgione sul trasferimento dei profughi dall'ex Clinica San Paolo
all'ex Caserma La Marmora di Via Asti.
La parola all'Assessore Borgione.

BORGIONE Marco (Assessore)
Cercherò di tracciare in otto punti ed in modo schematico il percorso che, da ottobre
dell'anno scorso, ha portato alla situazione odierna. Il primo punto è una premessa:
colgo l'occasione della richiesta di comunicazioni del Sindaco per precisare che il
tema legato all'accoglienza dei profughi non è stato portato all'attenzione
dell'Amministrazione Comunale dai centri sociali - così com'è stato scritto sui
giornali -, ma si tratta di un tema noto ormai da anni alla Città.
La Città di Torino è, insieme ad altre tre realtà regionali, l'unica ad aver stipulato una
convenzione con il Ministero che prevede 50 posti di SPRAR e 20 posti per i minori;
le altre realtà sono Ivrea (12 posti), Chiesanuova e Alice Belcolle (con disponibilità
inferiori). Nonostante la convenzione preveda soltanto 50 posti di SPRAR per i
maggiorenni e 20 posti per i minori, ogni giorno accogliamo (nelle strutture gestite
direttamente, o indirettamente, o attraverso la rete dei riferimenti per l'accoglienza
che abbiamo sul territorio) oltre 240 persone. Nel corso del 2008, 1.047 profughi
hanno trovato accoglienza nel sistema messo in atto dalla Città di Torino. Da circa
due anni, abbiamo sperimentato l'accoglienza con il progetto "Rifugio Diffuso";
inoltre, collaboriamo con l'Arci, il Sermig, Il Nodo, AlmaTerra, San Luca ed il
CISV.
Esistono altri aspetti, che, invece, riguardano le tensioni rispetto ad una presenza non
programmata e non programmabile sul nostro territorio; queste tensioni nascono,
quasi come tutti gli anni, verso ottobre ed in seguito ad occupazioni di strutture o
stabili. È avvenuto l'anno scorso, quando è giunto un numero significativo di somali
provenienti da Firenze - in seguito allo sgombero di una struttura in quel Comune -,
ai quali si sono aggiunti altri somali provenienti da diverse parti della nostra nazione,
oltre ad eritrei, etiopi, liberiani, nigeriani e ghanesi.
La situazione si è evoluta con questi numeri: alla fine di ottobre-inizio di novembre
2008, erano state censite 203 persone all'interno della Clinica San Paolo; a marzo
2009, erano 298; a fine luglio 2009, erano 310, di cui 22 donne e 288 maschi. Vorrei
sottolineare che, di questi 310, solo 39 erano lì dalla fine di ottobre-inizio di
novembre 2008 e solo 42 erano lì da marzo (di cui, ovviamente, alcuni già citati in
novembre).
Questo fenomeno delle occupazioni e la difficoltà di trovare una soluzione, vista la
presenza anomala - non fisiologica - di persone con permessi e tutelati dal Sistema di
Protezione Internazionale, ha evidenziato l'inadeguatezza del Sistema di Protezione
Nazionale.
Oltre al primo gruppo che, insieme ai centri sociali, ha dato origine all'occupazione,
sono state trovate molte persone uscite anzitempo dal Sistema di Protezione dei
Richiedenti Asilo e Rifugiati che arrivavano dal sud Italia. In alcuni casi, abbiamo
registrato delle famiglie che provenivano dalla Francia, ma, comunque, circa la metà
delle persone con le quali siamo venuti in contatto aveva la residenza in altri Comuni
italiani.
Vi cito un caso, che non è isolato: l'ultima settimana di lavoro l'abbiamo dedicata a
coinvolgere, una ad una, le persone che, poi, dovevano essere interessate dal
trasferimento e, martedì 8 settembre, abbiamo trovato un extracomunitario, coperto
dal Sistema di Protezione Internazionale, che era stato dimesso ventiquattro ore
prima - quindi, lunedì 7 settembre - da un ospedale palermitano. Questa è la
situazione nella quale abbiamo dovuto lavorare in questi mesi e vi assicuro che non è
stato semplice.
Oltre ad avere la convinzione che la situazione nella quale ci trovavamo come Città
evidenziava un fenomeno di inadeguatezza del Sistema di Protezione Nazionale,
abbiamo anche cercato di lavorare insieme alla Provincia ed alla Regione per rendere
meno concentrata sulla città di Torino la presenza di persone con lo status di rifugiati
o di richiedenti asilo.
È stato costituito un tavolo di confronto con regia regionale (ovviamente, anche con
la presenza della Provincia, della Questura, della Prefettura e delle Associazioni che,
nel frattempo, si sono dichiarate disponibili a collaborare con le Istituzioni al fine di
trovare una soluzione per queste persone) per alleggerire la posizione della nostra
Città, quindi per trovare disponibilità presso altri Comuni o, comunque, per
progettare la pianificazione territoriale in modo che altri si dichiarino disponibili ad
ospitare una parte (ovviamente, ridotta e limitata) dei profughi presenti in
soprannumero a Torino.
Questa convinzione ha pervaso talmente le Istituzioni che si è riusciti a giungere allo
sblocco ed a trovare una soluzione a questa trattativa, nella quale è maturata la
consapevolezza che si tratta di un tema nazionale e non cittadino, come avevamo
sempre sostenuto. Questa consapevolezza è nata nel Demanio Militare (che,
attraverso l'Esercito, ha messo a disposizione l'ala di una caserma presente sul nostro
territorio, sul quale, ovviamente, non potevamo realizzare Edilizia Residenziale
Pubblica, com'è stato proposto su qualche giornale) e nella Prefettura (che ha cercato
delle risorse per finanziare il completamento del progetto, ma non si tratta di risorse
che il Comune ha sottratto ai cittadini torinesi, così come ho letto sui giornali) e si è
realizzata grazie alla disponibilità della Croce Rossa che ha messo a disposizione la
struttura di Settimo (che avevamo sempre chiesto, ma non eravamo mai riusciti ad
ottenere).
Giunti a questo punto, nel giro di poco tempo, ci siamo dedicati all'organizzazione
delle soluzioni che avevamo a disposizione in quel momento; in maniera molto
veloce, abbiamo iniziato la ristrutturazione dell'ala della Caserma che il Demanio
Militare ha messo a disposizione della Prefettura, utilizzando risorse comunali (con
la garanzia, però, che sarebbero state restituite). Vorrei precisare che i lavori di
ristrutturazione si sono svolti giorno e notte per rispettare i tempi di consegna ed i
risultati sono stati ottimi ed hanno incontrato il consenso di tutti. Abbiamo lavorato
sul reperimento dell'arredamento, sulla predisposizione di un regolamento ed
abbiamo effettuato dei sopralluoghi con le rappresentanze, soprattutto dei cittadini
somali, che avevano chiesto di vedere quale sarebbe stata la loro destinazione.
L'ultima settimana è stata quella più frenetica, perché, come ho detto prima, abbiamo
ricercato l'interlocuzione con ogni singola persona interessata dal trasferimento
dall'ex Clinica di Corso Peschiera alle altre due soluzioni (ovviamente, scelte con
criteri precisi) di Via Asti e Settimo Torinese.
Settimo Torinese è stata destinata alle persone che avevano come connotazione la
vulnerabilità e la fragilità e rientravano - avendo questa condizione, oltre a quella
dello status di richiedenti asilo e rifugiati - nel progetto FER, che questo gruppo di
associazioni ha presentato ad un bando ministeriale (ottenendo un finanziamento con
fondi europei); coloro che non rientravano in questa categoria hanno avuto come
destinazione Via Asti.
Abbiamo, quindi, avuto un'interlocuzione con 266 persone, oltre all'interlocuzione
che le Associazioni hanno avuto con i 100 rifugiati che rientravano nel progetto FER;
abbiamo potuto, con serenità e tranquillità, fotografare e preparare i permessi per
ognuno di loro, organizzare la loro presenza all'interno delle stanze ed individuare il
gestore dell'ala della Caserma di Via Asti.
Penso che sia doveroso - e non formale - un ringraziamento (anche se sicuramente
dimenticherò qualcuno), in primis, alla Prefettura, alla Questura, alla Regione
Piemonte e alla Provincia di Torino, oltre che alla Croce Rossa, alle Associazioni
(che hanno gestito questo periodo di transizione) e all'Associazione Nazionale degli
Alpini, che si è volontariamente dichiarata disponibile al presidio dell'ingresso della
Caserma, per verificare che ci fosse il dovuto controllo nei confronti di chi entrava.
Potrà sembrare banale, ma vorrei ringraziare i dipendenti del Comune che si sono
resi disponibili ed hanno lavorato anche oltre gli orari previsti dal contratto; è vero
che sono stati pagati per farlo, ma la loro passione ha contribuito a creare un clima di
squadra ed un'equipe formidabile. Vorrei ringraziare i Vigili Urbani, la Protezione
Civile, GTT, AMIAT e le Circoscrizioni 3 e 8, perché, chi per un motivo e chi per un
altro, hanno dovuto gestire delle tensioni sociali sul territorio non indifferenti.
È doveroso anche un ringraziamento al Sindaco per la fiducia che ha dimostrato nei
confronti degli Assessori che hanno seguito questa partita (prima, Borgogno e, poi,
Mangone) e che hanno permesso di trovare, venerdì scorso, questa soluzione.
I passi successivi prevedono la pulizia, la messa in sicurezza e la muratura della
Clinica ed in seguito, fatto che sta seguendo direttamente la Prefettura, la ricerca di
una soluzione per gli altri 40 profughi - o, comunque, sedicenti tali - che sono rimasti
in una struttura in una via laterale adiacente alla Clinica.
L'ultimo punto, purtroppo, rappresenta un campanello d'allarme, perché, oggi, la
Città di Torino si trova a gestire 250 posti per l'accoglienza di persone che hanno lo
status di profughi, di cui soltanto 50 in convenzione con il Ministero (e sono i fatidici
posti SPRAR); per tutti gli altri, compresi i 235 che si sono aggiunti in Via Asti, non
abbiamo alcuna garanzia di copertura. Il 31 dicembre scadono i progetti per circa
1.400.000 Euro, che sono finanziati a vario titolo dal Ministero, in parte dalla
Regione, in piccola parte dalla Provincia e con i contributi di coprogettazione
dell'Amministrazione Comunale e che, se non riconfermati, mettono seriamente a
rischio i 180 posti che, a fatica, abbiamo recuperato in questi anni.

COPPOLA Michele (Vicepresidente)
La parola al Consigliere Ravello.

RAVELLO Roberto Sergio
Riconosco che l'iniziativa della Giunta (del Sindaco e dell'Assessore Borgione), di
fatto, ha scavalcato la richiesta di comunicazioni del nostro Gruppo e questo fa onore
all'Amministrazione, che, per una volta, non ha fatto finta che non fosse accaduto
nulla, ma, di sua spontanea volontà, ha chiamato a raccolta il Consiglio Comunale,
sebbene i banchi mezzi vuoti di quest'Aula la dicano lunga sul livello di attenzione
dei rappresentanti istituzionali di questa Città rispetto ad una tematica di grande
delicatezza.
Assessore, non farò uno dei miei soliti interventi (a cui, ormai, l'ho abituata) di
stampo prettamente politico durante i quali protesto, perché mi sembra più un
dibattito sulle interpellanze che un dibattito sulle comunicazioni; ho diverse domande
da porle, però partirò da una considerazione che non posso non fare.
Siamo a quasi un anno dall'occupazione abusiva (e sottolineo quest'ultimo termine)
dell'ex Clinica San Paolo e stiamo ragionando su come chiudere definitivamente una
faccenda che chiusa non è. Non è chiusa per almeno due ragioni: la prima, come ha
dichiarato lei alla fine del suo intervento, è che non si sa ancora che cosa fare dei 40
eritrei che hanno occupato la cosiddetta "casa bianca", l'edificio adiacente all'ex
Clinica San Paolo, per ragioni (e questo fatto lo reputo scandaloso) di natura etnica o
razziale, perché si sono rifiutati di unirsi agli altri profughi accompagnati alla
Caserma di Via Asti. Di fronte ad una situazione che, per ragioni etniche o razziali,
comporta un nuovo disagio per la Città e per le Istituzioni (che, poi, devono discutere
e reperire risorse per risolvere il problema), mi chiuderei a riccio e solleciterei le
autorità competenti affinché questi 40 eritrei vengano sgomberati immediatamente.
Tra l'altro, non sappiamo nemmeno se siano davvero titolari dello status di rifugiati,
perché, come ha affermato lei, sono sedicenti rifugiati. Anche io, potenzialmente,
potrei essere un sedicente rifugiato, ma non per questo motivo occupo un immobile e
mi rifiuto di accompagnarmi al Consigliere Galasso (ho citato lui perché è il più
vicino) solo perché lui è pugliese ed io sono piemontese.
La seconda ragione di preoccupazione, almeno da parte nostra (e che mi pare non sia
stata tracciata), riguarda il futuro - non nell'immediato, ma nel medio termine -,
perché mi pare di ricordare che, secondo le intenzioni ministeriali, con l'inizio
dell'anno prossimo sono previsti nuovi progetti di utilizzo della Caserma di Via Asti.
Mi chiedo e, soprattutto, vi chiedo (come ho già fatto poche settimane fa) che cosa
avete deciso a proposito di ciò che accadrà dopo che la Caserma di Via Asti verrà
riutilizzata dalle autorità militari, perché mi pare che proprio questo sia stato detto
dal Prefetto in occasione dell'ultimo incontro che si è tenuto in Piazza Castello.
Ho un'altra domanda, Assessore Borgione, che rivolgo anche al Sindaco: vorrei
capire per quale ragione, se non ho capito male, il Sindaco Chiamparino accoglie a
Torino ciò che il Sindaco Domenici sgombera a Firenze. Perché il Sindaco
Chiamparino non fa a Torino ciò che il Sindaco Domenici ha fatto, prima di lui, a
Firenze? Infatti, mi pare di aver compreso che Torino si sia trovata nella condizione
di dover accogliere dei somali che sono stati sgomberati a Firenze e che questo fatto
abbia rappresentato per noi una fonte di criticità. Vorrei capire per quale ragione
Firenze li ha sgomberati e Torino non lo ha fatto e perché Torino accoglie, mentre
Firenze non lo fa. La solidarietà è un valore, ma non può distaccarsi e scollarsi da
una rigida consapevolezza delle proprie possibilità. Se Torino non ha la possibilità di
dare adeguato sostentamento a tutti i richiedenti, deve tessere tela con il filo che ha.
Visto che, rispetto a questa situazione (che è diventata emergenziale), una parte
consistente di responsabilità è in capo ai soliti centri sociali (attraverso il cui
passaparola Torino è diventata una meta privilegiata per centinaia di profughi sparsi
in tutta Italia), vorrei capire in che modo il Comune abbia preso, almeno nella
soluzione di questo problema, le distanze da loro e dalle Associazioni dietro alle
quali si nascondono.

COPPOLA Michele (Vicepresidente)
La parola al Consigliere Zanolini.

ZANOLINI Carlo
Ringrazio l'Assessore per questa puntuale comunicazione; è molto interessante,
perché è ricca di particolari e ci ha permesso di renderci conto della complessità di
questa vicenda. Devo riconoscere che il lavoro è stato fatto con estrema precisione,
proprio perché si tratta di una situazione molto complicata.
Non è la prima volta che questa Amministrazione riesce o, comunque, cerca di
risolvere delle situazioni delicate; cito, prima fra tutte, quella della ThyssenKrupp, in
cui l'Amministrazione è riuscita ad essere vicina a coloro che hanno subìto dei lutti e
dei problemi così importanti.
In questa sede volevo ricordare che, qualche volta, chi è disperato può compiere
degli atti che vanno al di fuori della legalità e, in questi casi, secondo me deve esserci
un minimo di giustificazione. Questi disperati sono rifugiati politici o, comunque,
rifugiati che, secondo la Convenzione di Ginevra del 1951, devono essere considerati
a tutti gli effetti (o, almeno, fino a prova contraria), come cittadini italiani. Lo sforzo
che l'Amministrazione ha fatto, grazie all'Assessore e su indicazioni del Sindaco,
secondo me rappresenta un modo onorevole di risolvere queste vicende attraverso la
solidarietà nei confronti di chi si trova in situazioni molto delicate e particolari.
Debbo rilevare che, anche in questa occasione, qualcosa è mancato o, almeno,
parzialmente: mi riferisco all'intervento e al coordinamento da parte dello Stato. Si è
detto che lo Stato è stato presente in Abruzzo, ma, probabilmente, in questo caso lo
Stato è mancato; sicuramente è stato presente nella sua espressione locale (il
Prefetto), ma non vi è, a livello nazionale, un progetto di accoglienza inteso in questo
senso, cioè non di accoglienza come esclusione, ma così come è stata interpretata
dall'Amministrazione di Torino.
Vorrei che, indipendentemente dall'impostazione ideologica, vi fosse un piano di
accoglienza per queste situazioni particolari e sono d'accordo con gli altri Consiglieri
che hanno detto che non è giusto che solo Torino si faccia carico di queste situazioni,
perché deve esserci una rete di accoglienza sotto la tutela ministeriale centrale. È
chiaro che, se si sparge la voce che Torino accoglie e cerca di inserire tutti, verranno
tutti nella nostra città. Non so se è vero (e chiedo venia per questa mia ignoranza) che
questi profughi sono stati cacciati da un Sindaco, però lo riterrei un fatto molto
grave, perché se un Sindaco li caccia via, non è giusto che il Sindaco e
l'Amministrazione di Torino debbano accoglierli. È necessario essere tutti d'accordo
per creare una rete di sostegno per queste situazioni, ma questa rete deve essere
gestita a livello centrale dallo Stato, che deve fornire non solo l'organizzazione, ma
anche i fondi.
Quindi, un plauso all'Amministrazione che ha lavorato con estremo impegno,
nonostante la complessità della vicenda e mi auguro che le polemiche di questi
giorni, anche nell'ambito della maggioranza governativa, riescano a far trovare una
via di mezzo che permetta anche a situazioni di questo genere (ribadisco che si tratta
di profughi) di giungere ad una soluzione che tenga conto della persona e non solo
delle ideologie.

COPPOLA Michele (Vicepresidente)
La parola al Consigliere Tronzano.

TRONZANO Andrea
Per sgomberare il campo da possibili equivoci, ribadisco che riteniamo che la vita sia
sacra, pertanto chiunque rischi di morire deve essere salvato ed è quello che sta
cercando di fare il Governo Italiano. All'interno di questo percorso però, in questa
vicenda, ho riscontrato delle responsabilità, a mio giudizio, oggettive da parte della
Città di Torino.
Abbiamo citato la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e le altre Convenzioni
(del 1951 e del 1967), ma, oltre a quello che l'Assessore ha detto correttamente,
bisogna ricordare che i profughi hanno il dovere di rispettare le leggi del Paese che li
accoglie.
Inoltre, vorrei far presente che il Consorzio Italiano di Solidarietà (non individuabile
all'interno del centrodestra) verifica e stabilisce puntualmente, già dal 2003, quello
che è il destino di un rifugiato o di colui che ha chiesto l'asilo politico: sono meno di
2 su 100 le possibilità di raggiungere, attraverso lo spostamento (che si chiama
resettlement), un Paese terzo, cioè diverso da quello che ha concesso l'asilo; sono 3
su 100 le possibilità di tornare a casa; sono 87 su 100 le possibilità di entrare in un
campo profughi; sono 83 su 100 le possibilità di rimanere nel campo profughi per più
di cinque anni. Questi dati sono oggettivi ed inconfutabili.
A mio giudizio, era prevedibile il verificarsi di una situazione di questo genere;
oltretutto, la Legge Bossi-Fini, in vigore già da parecchi anni, assegna chiaramente
all'Ente Locale le competenze in questa materia e dice chiaramente che c'è una
centralità... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Sindaco, so benissimo di che
cosa sto parlando ed è inutile che vi nascondiate su questo argomento: la centralità
degli Enti Locali all'interno del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e
Rifugiati è stata sancita da questa Legge e questo dato è inconfutabile. A mio
giudizio, voi non avreste dovuto far incancrenire questa situazione per oltre un anno
e far cadere l'ex Clinica San Paolo in quello stato di degrado in cui è oggi, perché,
oggettivamente, i cittadini torinesi ne hanno patito e, sicuramente, si tratta di un
problema non indifferente.
È giusto che il Ministro Frattini ragioni anche sulla dimensione europea; infatti, per
fortuna, questo Ministro (illuminato in questo caso, perché guarda anche al futuro)
pensa che il problema sia anche dell'Unione Europea.
Il Sindaco scuote la testa, ma, secondo me, in questo caso avete torto, perché siete
riusciti a risolvere il problema grazie all'attenzione del Prefetto e anche all'intervento
del Ministro Maroni, ma avete fatto incancrenire questo problema nel tempo; questo
è indubitabile e non penso di poter essere smentito. Pertanto, fa bene il Ministro
Frattini a ragionare sulla dimensione europea.
Dopodiché, a mio giudizio è una responsabilità della Città (visto che, oltretutto, fa
parte del Comitato per l'Ordine Pubblico e la Sicurezza Provinciale) far rispettare le
leggi da parte dei profughi ed è una responsabilità oggettiva quella di far rispettare la
legalità nell'ex Clinica San Paolo. Questa situazione ha creato notevoli problemi e
soltanto grazie all'intervento del Prefetto i profughi sono stati trasferiti in Via Asti.
Naturalmente, Sindaco, io dico quello che so, ma, magari, lei ha altre notizie;
personalmente, ritengo che sia così.
L'Assessore ha snocciolato dei dati oggettivi, per cui immagino che non siano
confutabili, ma credo che un altro tipo di responsabilità della Città sia quella di non
aver diviso questi profughi e di avere consentito che ben 300 persone rimanessero in
quella clinica, mentre adesso siamo costretti a subire: 200 sono stati trasferiti in Via
Asti e 100 in Strada Settimo.
Non discuto i dati forniti dall'Assessore, così come non discuto i dati del Ministero
dell'Interno, secondo il quale, nel 2003, su 11.319 richieste, soltanto 555 sono state
accettate, ciò significa che Torino ha nel suo territorio più della metà dei rifugiati
aventi diritto all'asilo e, a mio giudizio, è opportuno che questi rifugiati non vengano
ammassati in un unico punto, ma vengano divisi.
Sindaco, lei continua a dire che non so di che cosa parlo, ma, di solito, studio i
progetti e le questioni e, secondo me, in questo caso abbiamo ragione.

COPPOLA Michele (Vicepresidente)
La parola al Consigliere Cerutti.

CERUTTI Monica
Oggi, discutiamo in Aula della questione dei rifugiati ospitati presso l'ex Clinica San
Paolo; la scorsa settimana, abbiamo seguito con una certa apprensione la vicenda del
trasferimento, in quanto avevamo notizia dei nuovi arrivi e sapevamo che alcune
persone, necessariamente, non sarebbero state accolte né nella struttura di Via Asti,
né a Settimo.
Non ci sono stati incidenti e siamo soddisfatti di com'è avvenuto il trasferimento;
sarebbe, però, opportuno fare alcune considerazioni di carattere generale, che vanno
al di là della vicenda specifica.
Innanzitutto, visto che siamo in quest'Aula, è opportuno ricordare che l'accoglienza
dei profughi non deve essere confusa con il tema più ampio delle politiche
sull'immigrazione; sono due questioni diverse, però entrambe non possono e non
devono essere riportate ad un problema di ordine pubblico. Questo è un altro punto
che teniamo a sottolineare, soprattutto da parte di un'Amministrazione di
centrosinistra.
Gli Enti locali, come ha ricordato l'Assessore Borgione, si trovano a fronteggiare
questioni che hanno una competenza superiore. Sicuramente, il Governo sta
mettendo in campo politiche sull'immigrazione e sui profughi assolutamente non
condivisibili - quindi, non sono d'accordo con l'intervento del Consigliere Tronzano
-: è di oggi la notizia che l'ONU richiama l'Italia proprio per la violazione del Diritto
internazionale, per la politica sui respingimenti e non solo (quindi, abbiamo un'alta
carica che richiama l'Italia a politiche diverse). Certamente, però, questo non deve
far sì che, come Comune, non assolviamo a quelle che possono essere delle
responsabilità; sicuramente, Torino può provare ad essere accogliente, così come non
lo è questo Governo.
Come ricordava l'Assessore Borgione, noi abbiamo aderito al Programma nazionale
per l'accoglienza dei profughi e dei richiedenti asilo; certamente, questo fa sì che i
pochi Comuni che hanno aderito a questo programma risultino essere attrattori dei
profughi che arrivano in Italia. Quindi, questo è certamente un problema che si
scontra con le risorse date da questo Programma, che sono sicuramente scarse.
Quindi, i problemi sono tanti ed è opportuno che come politica e, quindi, come
politiche dell'Assessorato, si vada al di là (in questo caso come in altri) del cercare di
risolvere il problema della prima accoglienza, proprio perché sappiamo che una
questione importante e difficile da affrontare è la progettualità successiva, cioè la
filiera che dovrebbe essere messa in campo proprio andando al di là della prima
accoglienza. Infatti, abbiamo sicuramente il problema del "dopo Via Asti" per le
persone che sono lì ospitate, le quali, tra l'altro - vogliamo ribadirlo e ricordarlo -, si
trovano sicuramente in condizioni più civili di quelle che avevano vissuto all'interno
dell'ex Clinica San Paolo. Tra l'altro, vorremmo poi monitorare la situazione;
abbiamo chiesto sin dall'inizio - di questo si è tenuto conto - che l'inserimento
avvenisse nel modo più naturale possibile, senza che il luogo fosse militarizzato né
per le persone accolte, né per i residenti in quella zona. Mi sembra che i problemi
iniziali, che, forse, erano il risultato di una scarsa informazione, adesso si siano in
parte superati.
Settimo sta rispondendo a questo problema e, forse, diventerà una struttura non più di
carattere emergenziale, ma strutturale; infatti, per alcune persone (non per tutte) è
presente un progetto effettivo di inserimento, quindi, in questo senso, andiamo anche
al di là della prima accoglienza.
Rispetto poi alle persone che sono rimaste nella cosiddetta "casa bianca", a cui
faceva riferimento prima il Consigliere Ravello e non solo, pensiamo di provare a
suggerire all'Amministrazione di accogliere la proposta di un progetto sperimentale
per percorsi di residenzialità, ricordando - l'Assessore l'ha fatto in termini generici -
che questa proposta viene dal Coordinamento delle Associazioni, che vede insieme
soggetti molto diversi, dalla San Vincenzo al Gruppo Abele, dall'AlmaTerra ai centri
sociali, ed è importante che anche in questa Sala riconosciamo il lavoro svolto da
tutti questi soggetti.
Quindi, siamo preoccupati delle condizioni non particolarmente dignitose per queste
persone all'interno della "casa bianca". Non crediamo sia un problema di ordine
pubblico e chiediamo all'Amministrazione di valutare la proposta del Coordinamento
delle Associazioni.

COPPOLA Michele (Vicepresidente)
La parola al Consigliere Gallo Domenico.

GALLO Domenico
Vorrei capire dai Colleghi di opposizione - almeno da coloro che sono intervenuti -
quale sia la loro politica su tali questioni. Cioè, è la politica tipo lo slogan di Bossi
che dice a Fini: "Tieniteli tu gli immigrati a casa tua"? Oppure è quella dei
respingimenti, in cui muoiono 73 persone e non si capisce bene la verità su quella
vicenda?
È un problema complesso e drammatico; ero presente venerdì davanti all'ex Clinica
San Paolo assieme ai Consiglieri Cugusi e Silvestrini, e ho potuto notare, in quei
momenti, la drammaticità di questa vicenda. Ho visto una bambina di cinque mesi in
braccio ad una ragazza somala, e francamente il sentimento che ho provato
guardando il volto di quella bambina era, intanto, di estrema tenerezza e quasi di
impotenza rispetto ad una questione umanitaria di dimensioni impressionanti. Io
vorrei che, una volta tanto, perlomeno l'aspetto politico venisse tralasciato per dire
che, finalmente, la Città, su questa difficile vicenda, è riuscita a dare una minima
risposta. È una risposta minima, Sindaco, perché ovviamente la questione non è finita
qui: quando se ne andranno da Via Asti ci dovranno essere percorsi mirati per ogni
soggetto e si dovrà dare loro un'abitazione, un lavoro. Dopodiché, è possibile che si
chiuda la vicenda.
Quindi, è una situazione complessa. E il Governo nazionale su queste vicende,
Consigliere Tronzano, dice che le competenze sono del Comune. Il Ministero
dell'Interno, che ha competenze su questioni di ordine pubblico, ha competenza
anche… (INTERVENTO FUORI MICROFONO).
Lo dirà il Sindaco, ma io dico quello che so: l'80% delle competenze su queste
tematiche è sicuramente del Governo nazionale. È inutile che ci prendiamo in giro; la
verità è una, ed è che non c'è una risposta politica a questi problemi se non l'uso
della forza da parte di certe forze politiche che stanno diffondendo allarmismo anche
di fronte a fenomeni come questo dei profughi. Ha fatto bene il Consigliere Cerutti a
distinguere l'immigrazione dai profughi (il diritto d'asilo è riconosciuto dalla nostra
Costituzione).
Il vero problema sono le risorse. Che cosa dovrebbe fare il Comune di Torino per
rispondere a questi fenomeni, come 500 persone che arrivano? Non vedo soluzioni;
dovremmo forse metterli davanti ad un muro con un plotone d'esecuzione? Che cosa
dovremmo fare? O li blocchiamo costruendo muri, ma chissà dove! Dobbiamo essere
veramente realisti su questo aspetto; perlomeno quando siamo distanti dalle elezioni,
dovremmo sviluppare ragionamenti un po' più obiettivi, anche di carattere
umanitario.
Quindi, il volto di quella bambina di cinque mesi mi è rimasto impresso nella mente,
perché penso ai miei figli e ai figli di ognuno di noi.
Su queste vicende credo che lo Stato nazionale dovrebbe veramente fare di più, dare
risposte in termini progettuali, aiutare gli Enti Locali.
La questione è che, quando si concentrano in una struttura occupata 300-400 persone
(ovviamente, se devo esprimere una condanna dell'occupazione, la esprimo in via
teorica), sul piano pratico, se non ci fosse stata quella struttura, dove sarebbero
andate? Sarebbero andate sotto i ponti o in mezzo alle strade? Rispondetemi, perché
almeno se ricevessi delle risposte potrei dire che mi avete convinto, che avete
soluzioni e vi darei ragione. Ogni tanto, bisogna anche essere coraggiosi nel modo di
porre le questioni. Queste persone, comunque, arrivano, e mi dovete dire che cosa
dovrebbe fare un Ente come il Comune di Torino di fronte a queste difficoltà.
Convincetemi! Perché, altrimenti, siamo veramente di fronte a ragionamenti di
allarmismo puro e semplice, di propaganda politica!
È vero che quella vicenda si è sviluppata per 8-9 mesi, ma per colpa di chi?
Il Comune di Torino, forse, avrebbe potuto fare di più, ma in 7-8 mesi il Governo
nazionale ha latitato o no su questa vicenda? Io credo di sì, che abbia latitato, e mi
assumo la responsabilità di questa frase!
Nel momento in cui, invece, il Governo nazionale non ha latitato, la Prefettura, in
collaborazione col Comune di Torino, mi sembra che abbia dato una forte spinta alla
soluzione del problema. Però, fino a quando il Governo ha taciuto, è chiaro che il
Comune di Torino si è trovato da solo!
Termino il mio intervento, ringraziando gli abitanti di Borgo San Paolo (non tutti
quelli intervistati al Tg3 l'altra sera), che sono stati molto solidali, portando anche
alimenti, eccetera.
È chiaro che, quando si concentra una massa di gente di quel tipo, scoppiano i
problemi e le contraddizioni, però prendetevela con il vostro Governo che su queste
questioni diffonde solo allarmismo; ditelo al Ministro Bossi, al Ministro Maroni, a
questi personaggi che probabilmente avrebbero la possibilità, in termini progettuali,
di aiutare a risolvere questi problemi drammatici.

COPPOLA Michele (Vicepresidente)
La parola al Consigliere Giorgis.

GIORGIS Andrea
Vorrei solo evidenziare che, talvolta, in quest'Aula abbiamo buone ragioni per
rammaricarci, e quanto abbiamo discusso prima ne è un esempio.
Non credo sia il caso di congratularsi, perché, forse, sarebbe eccessivo, ma credo che
da questa vicenda possiamo ricavare un'indicazione molto chiara su quanto
l'Amministrazione (attraverso la Giunta e l'insieme degli Uffici che hanno seguito e
accompagnato la vicenda) abbia dimostrato intelligenza amministrativa, capacità di
rispondere ad una questione difficile e che si sia mossa nello spirito di rispettare le
indicazioni di giustizia e di rispetto minimo ed essenziale dei diritti delle persone,
che, purtroppo, altri livelli non hanno dimostrato.
Credo che il Consiglio debba esprimere un chiaro e forte apprezzamento
all'Assessore, che ha seguito la vicenda con equilibrio e dedizione, insieme
naturalmente anche alla Prefettura, perlomeno nell'ultima parte della vicenda, perché
bisogna anche dire che c'è stato un momento nel quale la Città si è trovata da sola
nell'affrontare una questione molto delicata, ma, se si può usare un'espressione di
uso corrente, guardiamo a che cosa avviene poi alla fine del percorso, e credo che,
senza facili entusiasmi, si possa considerare positiva questa esperienza. Quindi, credo
che quest'Aula, dopo aver ascoltato le parole dell'Assessore Borgione, debba
apprezzare quanto è accaduto.
Naturalmente, su temi come questo, c'è sempre il rischio di cadere un po' nella
retorica, perché discutere di diritti fondamentali e di dignità della persona a
quest'ora, in questo clima, rischia di essere stucchevole più che un'effettiva
dichiarazione di ciò che dovrebbe essere. Quindi, siccome non voglio cadere su
questo terreno, mi limito a sperare che, anche sul piano nazionale, ci sia un
ravvedimento e non si debba più assistere, alla televisione o attraverso la lettura dei
giornali, a vicende come quelle che sono state ricordate anche in precedenza, e che il
nostro Paese, sul piano del rispetto del Diritto internazionale e dei principi
costituzionali possa dirsi civile, perché, purtroppo, di fronte ai rifugiati politici, il
nostro Paese non è stato civile.

COPPOLA Michele (Vicepresidente)
La parola al Consigliere Silvestrini.

SILVESTRINI Maria Teresa
Dopo tutti gli interventi precedenti, mi sembra che l'argomento sia stato già
affrontato in tutti i suoi aspetti. Ringrazio in particolare il Consigliere Cerutti, che ha
fatto un intervento che condivido pienamente, ma apprezzo anche gli interventi del
Consigliere Giorgis, del Consigliere Gallo Domenico e del Consigliere Zanolini.
Abbiamo affrontato tutti gli aspetti e tutti i problemi di una tappa specifica, quella del
trasferimento di 230 persone (un numero non indifferente) da Corso Peschiera a Via
Asti, che, secondo me, è stato gestito in maniera molto efficace
dall'Amministrazione.
Mi sono recata sia in Corso Peschiera sia in Via Asti, assistendo alla prima
sistemazione dei profughi, e la struttura di Via Asti mi pare idonea. Insomma,
adesso, come ha detto il Consigliere Cerutti, si tratta di mettersi a lavorare per capire
come l'Amministrazione potrà nel futuro gestire un fenomeno che, sicuramente, non
si è esaurito. Certo, abbiamo fatto un buon lavoro, però da qui in poi ci sarà ancora
da lavorare.
Però, anche grazie all'atmosfera quasi intima di questa serata, in questo Consiglio
Comunale abbastanza raccolto, vorrei esprimere un'osservazione e confrontarmi con
i componenti del Consiglio Comunale, perché ho vissuto questa vicenda con
un'amarezza particolare. Mi riferisco al fatto che questa vicenda, appena è iniziata, è
stata usata dai giornali cittadini (non voglio fare nomi e fare riferimenti specifici) per
disseminare tensione all'interno della nostra città. Sin dai primi articoli pubblicati,
questo per me è stato motivo di estrema preoccupazione e amarezza.
Credo che sia necessario affrontare questo tema con la dovuta serenità e con calma.
Ritengo che la vita sociale della nostra città, la sfera pubblica non possa essere
inquinata da conflittualità costruite, secondo me, a tavolino, perché tutto il discorso
secondo il quale i profughi non sarebbero stati accolti bene in collina, eccetera, con
gli echi che questo ha comportato, penso che non faccia bene alla vita della nostra
città.
A questo proposito, vorrei davvero sapere il parere del Sindaco, in primo luogo,
dell'Assessore Borgione, naturalmente, perché ha gestito questa situazione, e volevo
inoltre porlo come un problema per tutti i Consiglieri, in quanto ritengo che i temi
sociali e sensibili non possano diventare oggetto di un gioco al massacro sui
quotidiani, perché, a mio modo di vedere, questa non è informazione reale, oggettiva,
professionale, ma molte volte rischia di turbare la vita della nostra città, che è già
piuttosto complessa e alla quale tutti dovremmo collaborare in maniera fattiva e
partecipativa, mentre certi fenomeni diventano invece distruttivi.
Ho posto l'attenzione su un argomento un po' inedito; non voglio accusare nessuno,
ma penso che questo sia un problema serio da affrontare.

COPPOLA Michele (Vicepresidente)
La parola al Consigliere Angeleri.

ANGELERI Antonello
Mi spiace dover interloquire con il Consigliere Gallo Domenico, ma, visto che ha
tirato in ballo il mio Partito, rispondo quello che avrebbe risposto qualsiasi dirigente,
o anche semplice iscritto, della Lega: la politica della Lega è quella di aiutarli a casa
loro. La politica della Lega è e sarà sempre questa.
Detto questo, riconosco al Sindaco e all'Assessore Borgione di avere fatto un'azione,
anche se parziale, ma mi sorprende che nella relazione dell'Assessore Borgione non
si sia parlato, ad esempio, di centri sociali. L'Assessore e il Sindaco potrebbero
chiedermi che cosa c'entrino i centri sociali, se stiamo parlando di rifugiati politici.
Invece, c'entrano, perché sappiamo tutti come è andata a finire in quella realtà all'ex
Clinica San Paolo. Allora, la prima domanda che faccio è (mi unisco anche alle
domande fatte dai Colleghi): secondo voi, chi ha condotto verso l'ex Clinica San
Paolo i primi rifugiati? A questa domanda tutti sappiamo dare una risposta, ma, se
non la sapete, ve la dico io: stiamo parlando di centri sociali come Gabrio e
Askatasuna. Visto che è sulla bocca di tutti, è utile che in questa sede si parli anche
di questo contesto; immagino che la sua intelligenza, Sindaco, gliel'abbia fatto
intuire, ma, allora, perché questa sera non parliamo anche del programma di
sgombero dei centri sociali in questa città? Perché abbiamo aspettato nove mesi a
sgomberare questa realtà, dove, esattamente nove mesi fa - come diceva l'Assessore
- erano arrivati 39 rifugiati e dove ce ne siamo ritrovati 310?
Questo, ovviamente, ha creato disagio sul territorio, anche se vediamo come abbia
reagito, in modo molto civile, Borgo San Paolo rispetto a questa situazione di
degrado e di forti tensioni che si è venuta a creare (come abbiamo potuto leggere
dalle cronache dei giornali). Allora, è evidente che i tempi sono stati troppo lunghi e,
soprattutto, oggi, non intravediamo i tempi per lo sgombero di altre realtà che
sfruttano la popolazione di questa città (utilizzando gli allacciamenti del gas,
dell'acqua e della luce) e lavorano sottobanco per creare tensione in questa città.
Chiedo: quanto costano i centri sociali a questa Città? Quanto costano tutte le scritte
che, quotidianamente, facciamo cancellare dagli addetti? Ultimamente, li abbiamo
chiamati anche per la nostra festa, che ha visto imbrattati tutti i muri del Valentino;
abbiamo visto le reazioni di queste persone e la Polizia in tenuta antisommossa
fronteggiarle rispetto ad un possibile attacco che avremmo potuto ricevere all'interno
di una festa organizzata in maniera totalmente democratica.
Il messaggio grave che passa in questo Paese e che riguarda la Città è che a Torino
tutto sia possibile. Forse, sarebbe necessario ed indispensabile, Sindaco, che si
parlasse anche di questi aspetti e si desse una risposta. Sono convinto che la darà…
(INTERVENTO FUORI MICROFONO). Non vado via, lo sa che rimango sempre
fino alla fine, perché sono attaccato a questo Consiglio ormai da anni, quindi a
maggior ragione ascolterò con ansia e trepidazione la sua risposta.
Mi auguro soltanto che non procrastini ulteriormente i tempi di questi sgomberi.

COPPOLA Michele (Vicepresidente)
La parola al Consigliere Scanderebech.

SCANDEREBECH Federica
Non vorrei essere banale nel mio intervento, però plaudo allo spirito di solidarietà
che ha avuto il Comune di Torino nell'ospitare questi rifugiati politici, perché la
tutela dei diritti umani comunque è sacra, così come la tutela dei rifugiati politici. Un
conto, però, è parlare di tutela dei diritti umani, un altro è parlare di solidarietà e un
altro è parlare di rispetto delle regole. Purtroppo, passo quotidianamente da quelle
parti, e mi chiedo come facciano quattro volontari alpini, anziani, a mantenere sotto
controllo la situazione. Mi è capitato anche di percorrere un tratto di strada assieme
ad alcuni di questi rifugiati politici: con un certo disgusto ho notato che non avevano
lo stesso mio modo di comportarsi, poiché non è usuale sputare sulle pareti della città
o salire sui mezzi pubblici senza pagare il biglietto.
Questo è quanto personalmente voglio testimoniare all'Aula ed è in corso anche una
protesta dei commercianti della zona, ma vorrei ricordare che una delle
responsabilità della Città è anche quella di far sì che questi rifugiati politici, che
soffrono, si comportino in modo civile all'interno della nostra città, rispettando le
regole. Affinché tali persone si possano ambientare con noi, forse è necessario che
vengano affiancate da persone che spieghino loro come farlo, in modo tale che non ci
siano sommosse all'interno della zona e non solo.

COPPOLA Michele (Vicepresidente)
La parola al Consigliere Petrarulo.

PETRARULO Raffaele
Sono stato molto attento agli interventi, quindi sicuramente… (INTERVENTO
FUORI MICROFONO). Consigliere Cassiani, ho appena iniziato, ho detto che sono
stato attento...

COPPOLA Michele (Vicepresidente)
Consiglieri, per cortesia! Credo sia necessario che ci sia uguale rispetto ed attenzione
per l'intervento di ogni Consigliere.

PETRARULO Raffaele
Se il Consigliere Cassiani mi difende, vuol dire che sta attento, che è difficile
questo… (INTERVENTO FUORI MICROFONO).

COPPOLA Michele (Vicepresidente)
Però, adesso, non dia corda al Consigliere Cassiani!

PETRARULO Raffaele
Vorrei focalizzare il problema anche un po' oltre a quanto è avvenuto nel
trasferimento in Via Asti, perché abbiamo parlato di politica, ma, in realtà, le
politiche sono due: una dei profughi e una dell'immigrazione.
Ho sentito alcuni Consiglieri dell'opposizione dare la colpa al Comune di Torino o al
Sindaco; non accetto questo tipo di attacco, anche perché sicuramente ci sono
competenze che tutti conoscono (qualcuno le ha anche sviscerate), alcune delle quali
comunali e in questo caso penso che il Sindaco e l'Assessore Borgione si siano
comportati bene, facendo la scelta più opportuna di trovare un sito che fosse il più
immediato e il più consono per poter trasportare dei profughi politici.
Questa volta, Sindaco, devo farle anche i miei complimenti come Consigliere, perché
ha attuato quella politica a proposito della quale, in tempi non sospetti, l'avevo
criticata per i profughi del Darfur in Via Paganini, dicendo che in alcune zone di
Torino c'è una concentrazione di profughi che devono essere aiutati. Il profugo
politico deve essere aiutato, mentre il delinquente o coloro i quali delinquono
naturalmente non possono avere alcuna agevolazione, quindi, nel momento in cui il
Consigliere Scanderebech dice che c'è qualcuno che sta compiendo azioni non
consone alla Legge, può chiamare le forze dell'ordine, perché questa persona
(profugo, cittadino italiano o straniero) va perseguita. Quindi, su questo penso che
parliamo tutti la stessa lingua.
Riguardo alla questione di Via Asti, sono contento che il Sindaco abbia ottemperato
ad un accomodamento anche in zone diverse, perché - l'ho detto più volte e lo ripeto
- non è solamente una Circoscrizione o alcune Circoscrizioni di Torino che devono
avere questo onore, che allo stesso tempo è anche un onere, perché accogliere dei
profughi non può essere solamente un onere.
Vorrei dire all'Assessore Borgione che bisogna fare in modo che anche gli altri
Comuni della provincia di Torino e della regione si prendano carico della
problematica delle politiche di integrazione, perché la situazione non può
ripercuotersi solamente su Torino e Settimo e sui loro Sindaci che, anziché chiudere
gli occhi o cercare di rigettare ad altri il problema, se ne assumono la responsabilità.
Quindi, invito l'Assessore - anche come forza politica - a far sì che il tavolo sia
esteso a tutti i Comuni, perché è troppo facile dire che "tanto ci pensa Torino, o
Settimo!". Se dovessero arrivare 1.000 o 2.000 profughi come faremo? Rimarrebbero
tutti a Torino? Riguardo alla battuta del Consigliere Angeleri - non me ne voglia - in
merito al fatto di aiutare i profughi a casa loro, vorrei chiedere: in che modo?
Colpendo le navi? È questo che vorrei capire dal Consigliere Angeleri e dalla Lega,
perché, come forza politica a livello nazionale, avete la possibilità di mettere in atto
una politica per non fare arrivare gli immigrati, eccetera, però in che modo?
Colpendo le navi? Come possiamo aiutarli a casa loro se il Ministro Frattini non
riesce a fare una politica a livello europeo? (INTERVENTO FUORI MICROFONO).
La Legge l'ho letta, ma, se la politica è questa, penso che, attaccando il Sindaco su
questo, stiate facendo veramente un buco nell'acqua.
Un altro problema è capire che cosa accadrà in futuro, perché avremo il problema di
Via Asti e il problema di altri siti, e non vorrei che qualcuno, venendo a Torino,
pensasse di trovare sicuramente un accomodamento, perché non è questa la nostra
funzione, ma quella di una politica provinciale, regionale e nazionale; è necessaria,
quindi (dico al Consigliere Angeleri di riferire al Ministro Maroni per quanto di
competenza), una politica a livello globale, che non può essere relegata a livello
locale, perché, se il Comune si fa portavoce di questo sul tavolo, significa che
dovremo assumerci queste incombenze, con le conseguenti proteste della
cittadinanza.
Termino, facendo i complimenti al Sindaco e all'Assessore Borgione per
l'operazione, perché i tempi non sono stati lunghi, rapportati a quanto è successo
molte altre volte in altre città d'Italia, ma veloci ed è stata rispettata la dignità delle
persone.
È naturale che chiedo che lei, al tavolo, si faccia carico della sicurezza di queste
persone, come delle altre.

COPPOLA Michele (Vicepresidente)
Avendo terminato gli interventi dei Consiglieri, do la parola all'Assessore Borgione
per la replica.

BORGIONE Marco (Assessore)
Ho chiesto una brevissima replica, perché mi pare di avere registrato alcune
inesattezze che vorrei rettificare.. La prima questione che vorrei chiarire (se ho detto
così, modifico ora l'intervento e, se ho usato termini che l'hanno lasciato sottendere,
chiarisco subito) è che non è stato il Sindaco di Firenze a procedere allo sgombero di
una struttura, ma si sono materializzati su Torino, a ottobre del 2008, una sessantina
di somali che occupavano abusivamente una struttura a Firenze che, senza bisogno di
sgomberi, è stata resa libera. Chiedo scusa, mi sono espresso male e rettifico, anche
perché non è competenza dei Sindaci fare gli sgomberi; possono richiederlo, come ha
fatto il nostro Sindaco, ma penso che sia competenza di qualcun altro eseguirli
(lascio poi al Sindaco le conclusioni politiche).
Riguardo alla domanda: "Perché a Torino ciò che altri non accolgono?", penso di
avere detto con chiarezza che il problema non è dell'Ente locale - poi spiegherò
anche il motivo -, ma è nazionale. Se si gioca questa politica, è un gioco ai rimpalli
che non porta altro che disagio sociale. Se voi considerate che quest'anno - e siamo a
settembre - le persone sbarcate a Lampedusa sono state oltre 35.000, più tutti gli
ingressi via terra o verso altre coste, come Crotone, Bari e Trieste, e i posti di
SPRAR (Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati) sono soltanto 3.000,
potete capire quale sia la dimensione di insufficienza di un sistema di protezione
nazionale, e ribadisco "nazionale", perché ci sono due livelli di protezione
internazionale: uno è il riconoscimento dello status di asilo, l'altro è lo status
umanitario (tra l'altro, riformato da questo Governo). Il primo ha un'efficacia di 5
anni e, probabilmente, i dati che riportava il Consigliere Tronzano rispetto al 2003,
con 11.000 richieste e solo 500 accolte, sono riferiti all'asilo; tutto il resto rientra, nel
sistema di protezione internazionale, nell'umanitario, che ha una durata, voluta da
questo Governo, di 3 anni (prima, era un anno per l'umanitario e 3 anni per l'asilo).
Vorrei fare un chiarimento anche sulle competenze. Non so che cosa abbia letto il
Consigliere Tronzano per mettere in capo agli Enti locali la responsabilità
dell'accoglienza, perché chi rilascia i permessi di protezione internazionale (di asilo
o umanitario), sono le Commissioni Territoriali per l'Immigrazione che si riuniscono
nelle Prefetture delle Città che sono state individuate all'uopo. È la Prefettura che
rilascia il permesso, e la Prefettura è organo di Governo! Non è pensabile che, a
fronte di permessi rilasciati dal Governo, ci sia un singolo Ente locale, una città che
può chiamarsi Moncalieri, Moncenisio o Torino, che possa assumersi la
responsabilità dell'accoglienza, perché, a questo punto, se vale questo principio, tutti
i 35.000 che sono sbarcati a Lampedusa dovrebbero venire a Torino. Invece, deve
esserci una programmazione territoriale e un'adeguatezza di risorse per permettere, a
tutti coloro che ricevono dal nostro Stato questo riconoscimento, di trovare una
collocazione.
La penultima precisazione, che mi mette un po' in dissonanza con le considerazioni
del Consigliere Cerutti, riguarda i centri sociali.
Non ho atteggiamenti pregiudiziali, ma faccio fatica a riconoscere questo ruolo così
evocato dal Consigliere Cerutti, perché io ho un'interpretazione un po' diversa di
quella che è stata la funzione dei centri sociali; mi sembra più una responsabilità di
coloro che vogliono creare il problema e poi lo vogliono scaricare sugli Enti locali
che non di coloro che lo vogliono affrontare, collaborando alla loro soluzione. È
facile portare 300 persone in una città e poi dire al Comune "sono problemi tuoi";
diverso è trovarsi di fronte a dei problemi e volerli risolvere insieme. Questa
disponibilità, in questi mesi, non l'ho riscontrata.
L'ultima osservazione riguarda l'apprezzamento fatto dal Capogruppo Giorgis, di cui
lo ringrazio, ma, essendo affezionato all'aspetto musicale e sinfonico, penso che,
quando l'orchestra suona bene una sinfonia, il merito non sia del direttore
d'orchestra, ma degli orchestrali. Noi abbiamo un'eccezionale équipe che in questi
mesi ha lavorato con passione, al di là degli impegni istituzionali, per cui il merito è
loro.

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
La parola al Sindaco.

SINDACO
Se il Consigliere Tronzano potesse dedicarmi la sua attenzione, vorrei scusarmi per
avere interloquito con lui in modo un po' vivace, in quanto la considero un
interlocutore sempre molto attento e costruttivo, quindi credo che possa accettare
queste scuse. D'altra parte, dal momento, invece, che ci sono dei giudizi politici che
non accetto, ho chiesto di intervenire, nonostante un po' di raucedine, anche se non
sarebbe necessario, stante la completezza della relazione dell'Assessore Borgione, la
puntualità delle repliche e i rilievi che sono stati fatti, per i quali lo ringrazio.
Ringrazio anche l'Assessore Mangone e faccio miei tutti i ringraziamenti già fatti
dall'Assessore, non facendovi perdere, da questo punto di vista, ulteriore tempo.
Ripeto, ho interloquito un po' vivacemente, ma credo che si possa capire, perché il
tema è importante e i giudizi politici espressi da una parte di quest'Aula sono
ingenerosi; comunque, faccio le mie scuse, perché credo che spetti ad ognuno di noi
ristabilire, prima di tutto, una civiltà di rapporti e di relazioni.
Detto questo, riguardo alla questione degli sgomberi, vorrei fosse chiaro che, se il
Governo avesse voluto sgomberare la Clinica San Paolo e tutti gli altri centri sociali,
avrebbe potuto farlo nove mesi fa e potrebbe farlo in qualunque momento. Per
fortuna - e di questo sono testimone personale -, all'interno del vostro Governo è
prevalsa un'altra linea, cioè di appoggiare, sostenere ed incoraggiare la linea del
Prefetto Padoin, che è stata quella di mediare e mediare fino a che non si è trovata
una soluzione. Io dico "per fortuna", e dico grazie al Governo e ai funzionari
ministeriali che hanno incoraggiato la linea del Prefetto Paolo Padoin, che ha
ottenuto un primo consistente risultato. La questione non è ancora conclusa, perché
c'è ancora un altro pezzo di problema da risolvere facendo le opportune verifiche
(perché bisogna vedere chi la occupa), ma credo che si risolverà con lo stesso
metodo.
Questo vorrei fosse chiaro; se avesse voluto sgomberare, sarebbe bastato che il
Ministero degli Interni desse l'ordine alla Polizia e nessuno glielo avrebbe impedito
(potevamo protestare, ammesso e non concesso che lo volessimo fare). Quindi,
ripeto, per fortuna, è prevalsa una linea diversa (ne sono testimone personale,
attraverso telefonate alle quali ho avuto modo di assistere).
È materia del Governo, cioè i Comuni (attraverso un'iniziativa dell'ANCI che ha
prodotto una convenzione col Ministero degli Interni, denominata SPRAR) si sono
fatti carico, su loro iniziativa, ovviamente con risorse dello Stato, di programmi di
inserimento, di integrazione e di accoglienza. Questa, però, è competenza
unicamente e strettamente dello Stato, ed è anche giusto che sia così, perché non può
spettare al Sindaco di Torino piuttosto che a quello di Milano stabilire se uno sia
profugo o richiedente asilo.
Faccio una breve parentesi, Consigliere Angeleri; non me ne voglia, ma è difficile
aiutare chi chiede asilo e i profughi a casa loro, perché se c'è una ragione per la quale
sono profughi e richiedenti asilo è perché scappano da casa loro per ragioni di
incompatibilità con quel sistema politico, etnico e così via. Chiudo la parentesi, era
solo una battuta!
La terza precisazione riguarda il fatto che noi ci siamo fatti carico di un problema
anche di altre città. Non solo Firenze, ma anche Palermo, Milano (dove ci sono
alcune centinaia di profughi che, periodicamente, occupano qualche pezzo della città,
poi vanno da un'altra parte e poi la rioccupano), Roma, Crotone, Siracusa, Lecce.
Quindi, non è Firenze che ha sgomberato - l'ha già chiarito l'Assessore Borgione -,
ma molte altre città. Ce ne siamo fatti carico, perché ci pare che, quando in una città
si presenta un problema di aiuto umanitario e di emergenza sociale (in qualunque
forma si manifesti), il Comune non possa dire che la competenza sia di qualcun altro,
ma debba affrontarlo. E noi l'abbiamo affrontato, ripeto, grazie al sostegno
dell'Esercito, che ci ha messo a disposizione la struttura, e del Governo, che ha
capito e ci ha sostenuto con le risorse.
Quindi, il mio è tutt'altro che un intervento contro il Governo, ma è un intervento di
risposta ai rappresentanti del Governo nazionale a Torino, che sembrano muoversi su
una strada diversa rispetto a quella su cui si è mosso il Governo - se mi è concesso -.
Quarto punto. Vorrei essere chiaro: noi abbiamo detto che la sistemazione in Via
Asti è transitoria, e transitoria dovrà essere, non tanto perché ci sia bisogno di quella
parte della Caserma di Via Asti per altre destinazioni (l'ospitalità agli Alpini per
l'organizzazione del Raduno Nazionale è già prevista in un'altra parte del fabbricato:
la parte storica non è toccata), ma perché credo che occorra mantenere le promesse
(da questo punto di vista, avevano ragione gli abitanti che parlavano di questo).
Quella è una soluzione che può durare per un certo numero di mesi, ma poi non si
possono tenere 270 persone tutte insieme, perché penso che se funzionano i
programmi di inserimento lavorativo, eccetera, poco per volta, si ricollocheranno
come è giusto che sia.
Quindi, la soluzione non può che essere transitoria per questa ragione. Poi, se non
sono sei mesi, saranno otto, ma, insomma, siamo nella transitorietà. Questo vorrei
sottolinearlo. Affinché, però, sia effettivamente transitoria, è necessario che avvenga
quanto qui hanno già detto in molti, cioè che il Governo metta a disposizione risorse,
perché, se lo scarto resta quello che ha detto l'Assessore Borgione (35.000
richiedenti e 3.000 posti), il rischio è che noi non riusciamo a corrispondere. Quindi,
pregherei anche di mobilitare i Parlamentari, affinché ci si sensibilizzi su questo.
Abbiamo alcuni mesi per poter mettere in campo programmi che aiutino a far sì che
questa sia davvero solo una soluzione transitoria e di emergenza.
Infine, riferendomi a chi, forse più di me, ha un dialogo diretto con associazioni e
gruppi che si sono impegnati e che ringrazio, nonostante le criticità che ci sono state
e nonostante anche alcune strumentalizzazioni politiche che non mi sfuggono
(perché, insomma, non sono nato ieri, e non mi sfugge quanto sia vera l'affermazione
fatta dall'Assessore Borgione quando dice che è molto facile portare 300 persone
sotto un Comune e poi dire "È un problema vostro"), vorrei dire con molta chiarezza
che a Torino "non ce n'è più". È chiaro che cosa intendo? Cioè, non ce n'è più in
termini di spazio; non ce n'è più in termini di risorse investibili (perché non
dimentichiamo che per attrezzare la Caserma di Via Asti il Comune di Torino ha
investito 200.000 Euro, tra quelli realizzati direttamente dal Comune e quelli investiti
da società di cui il Comune è azionista di maggioranza). Per quel che mi riguarda,
credo di poter dire che non ce n'è più per una fase che si avvicina molto alla fine di
questa tornata amministrativa, perché c'è l'accompagnamento verso quegli
inserimenti e quell'integrazione di cui parlavamo per coloro che abbiamo accolto, ma
non ce n'è più per dare risposte a situazioni di emergenza che vengono create da
persone che hanno tutti i diritti del mondo, ma delle quali dovrebbero occuparsi altre
città.
Questo lo dico chiaramente e vorrei dirlo chiaramente anche, ripeto, a quei
Consiglieri che hanno un rapporto molto stretto con le associazioni e che credo che,
da questo punto di vista, ci possano aiutare anche ad evitare che si creino situazioni
che, se questa volta con fatica, con difficoltà siamo riusciti a risolvere, non è detto
che si possano ugualmente affrontare ove si dovessero ripresentare.

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
Grazie, Sindaco. Abbiamo concluso la discussione in merito alle comunicazioni.
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