Interventi |
COPPOLA Michele (Vicepresidente) Come previsto in Conferenza dei Capigruppo, passiamo alle comunicazioni dell'Assessore Borgione sul trasferimento dei profughi dall'ex Clinica San Paolo all'ex Caserma La Marmora di Via Asti. La parola all'Assessore Borgione. BORGIONE Marco (Assessore) Cercherò di tracciare in otto punti ed in modo schematico il percorso che, da ottobre dell'anno scorso, ha portato alla situazione odierna. Il primo punto è una premessa: colgo l'occasione della richiesta di comunicazioni del Sindaco per precisare che il tema legato all'accoglienza dei profughi non è stato portato all'attenzione dell'Amministrazione Comunale dai centri sociali - così com'è stato scritto sui giornali -, ma si tratta di un tema noto ormai da anni alla Città. La Città di Torino è, insieme ad altre tre realtà regionali, l'unica ad aver stipulato una convenzione con il Ministero che prevede 50 posti di SPRAR e 20 posti per i minori; le altre realtà sono Ivrea (12 posti), Chiesanuova e Alice Belcolle (con disponibilità inferiori). Nonostante la convenzione preveda soltanto 50 posti di SPRAR per i maggiorenni e 20 posti per i minori, ogni giorno accogliamo (nelle strutture gestite direttamente, o indirettamente, o attraverso la rete dei riferimenti per l'accoglienza che abbiamo sul territorio) oltre 240 persone. Nel corso del 2008, 1.047 profughi hanno trovato accoglienza nel sistema messo in atto dalla Città di Torino. Da circa due anni, abbiamo sperimentato l'accoglienza con il progetto "Rifugio Diffuso"; inoltre, collaboriamo con l'Arci, il Sermig, Il Nodo, AlmaTerra, San Luca ed il CISV. Esistono altri aspetti, che, invece, riguardano le tensioni rispetto ad una presenza non programmata e non programmabile sul nostro territorio; queste tensioni nascono, quasi come tutti gli anni, verso ottobre ed in seguito ad occupazioni di strutture o stabili. È avvenuto l'anno scorso, quando è giunto un numero significativo di somali provenienti da Firenze - in seguito allo sgombero di una struttura in quel Comune -, ai quali si sono aggiunti altri somali provenienti da diverse parti della nostra nazione, oltre ad eritrei, etiopi, liberiani, nigeriani e ghanesi. La situazione si è evoluta con questi numeri: alla fine di ottobre-inizio di novembre 2008, erano state censite 203 persone all'interno della Clinica San Paolo; a marzo 2009, erano 298; a fine luglio 2009, erano 310, di cui 22 donne e 288 maschi. Vorrei sottolineare che, di questi 310, solo 39 erano lì dalla fine di ottobre-inizio di novembre 2008 e solo 42 erano lì da marzo (di cui, ovviamente, alcuni già citati in novembre). Questo fenomeno delle occupazioni e la difficoltà di trovare una soluzione, vista la presenza anomala - non fisiologica - di persone con permessi e tutelati dal Sistema di Protezione Internazionale, ha evidenziato l'inadeguatezza del Sistema di Protezione Nazionale. Oltre al primo gruppo che, insieme ai centri sociali, ha dato origine all'occupazione, sono state trovate molte persone uscite anzitempo dal Sistema di Protezione dei Richiedenti Asilo e Rifugiati che arrivavano dal sud Italia. In alcuni casi, abbiamo registrato delle famiglie che provenivano dalla Francia, ma, comunque, circa la metà delle persone con le quali siamo venuti in contatto aveva la residenza in altri Comuni italiani. Vi cito un caso, che non è isolato: l'ultima settimana di lavoro l'abbiamo dedicata a coinvolgere, una ad una, le persone che, poi, dovevano essere interessate dal trasferimento e, martedì 8 settembre, abbiamo trovato un extracomunitario, coperto dal Sistema di Protezione Internazionale, che era stato dimesso ventiquattro ore prima - quindi, lunedì 7 settembre - da un ospedale palermitano. Questa è la situazione nella quale abbiamo dovuto lavorare in questi mesi e vi assicuro che non è stato semplice. Oltre ad avere la convinzione che la situazione nella quale ci trovavamo come Città evidenziava un fenomeno di inadeguatezza del Sistema di Protezione Nazionale, abbiamo anche cercato di lavorare insieme alla Provincia ed alla Regione per rendere meno concentrata sulla città di Torino la presenza di persone con lo status di rifugiati o di richiedenti asilo. È stato costituito un tavolo di confronto con regia regionale (ovviamente, anche con la presenza della Provincia, della Questura, della Prefettura e delle Associazioni che, nel frattempo, si sono dichiarate disponibili a collaborare con le Istituzioni al fine di trovare una soluzione per queste persone) per alleggerire la posizione della nostra Città, quindi per trovare disponibilità presso altri Comuni o, comunque, per progettare la pianificazione territoriale in modo che altri si dichiarino disponibili ad ospitare una parte (ovviamente, ridotta e limitata) dei profughi presenti in soprannumero a Torino. Questa convinzione ha pervaso talmente le Istituzioni che si è riusciti a giungere allo sblocco ed a trovare una soluzione a questa trattativa, nella quale è maturata la consapevolezza che si tratta di un tema nazionale e non cittadino, come avevamo sempre sostenuto. Questa consapevolezza è nata nel Demanio Militare (che, attraverso l'Esercito, ha messo a disposizione l'ala di una caserma presente sul nostro territorio, sul quale, ovviamente, non potevamo realizzare Edilizia Residenziale Pubblica, com'è stato proposto su qualche giornale) e nella Prefettura (che ha cercato delle risorse per finanziare il completamento del progetto, ma non si tratta di risorse che il Comune ha sottratto ai cittadini torinesi, così come ho letto sui giornali) e si è realizzata grazie alla disponibilità della Croce Rossa che ha messo a disposizione la struttura di Settimo (che avevamo sempre chiesto, ma non eravamo mai riusciti ad ottenere). Giunti a questo punto, nel giro di poco tempo, ci siamo dedicati all'organizzazione delle soluzioni che avevamo a disposizione in quel momento; in maniera molto veloce, abbiamo iniziato la ristrutturazione dell'ala della Caserma che il Demanio Militare ha messo a disposizione della Prefettura, utilizzando risorse comunali (con la garanzia, però, che sarebbero state restituite). Vorrei precisare che i lavori di ristrutturazione si sono svolti giorno e notte per rispettare i tempi di consegna ed i risultati sono stati ottimi ed hanno incontrato il consenso di tutti. Abbiamo lavorato sul reperimento dell'arredamento, sulla predisposizione di un regolamento ed abbiamo effettuato dei sopralluoghi con le rappresentanze, soprattutto dei cittadini somali, che avevano chiesto di vedere quale sarebbe stata la loro destinazione. L'ultima settimana è stata quella più frenetica, perché, come ho detto prima, abbiamo ricercato l'interlocuzione con ogni singola persona interessata dal trasferimento dall'ex Clinica di Corso Peschiera alle altre due soluzioni (ovviamente, scelte con criteri precisi) di Via Asti e Settimo Torinese. Settimo Torinese è stata destinata alle persone che avevano come connotazione la vulnerabilità e la fragilità e rientravano - avendo questa condizione, oltre a quella dello status di richiedenti asilo e rifugiati - nel progetto FER, che questo gruppo di associazioni ha presentato ad un bando ministeriale (ottenendo un finanziamento con fondi europei); coloro che non rientravano in questa categoria hanno avuto come destinazione Via Asti. Abbiamo, quindi, avuto un'interlocuzione con 266 persone, oltre all'interlocuzione che le Associazioni hanno avuto con i 100 rifugiati che rientravano nel progetto FER; abbiamo potuto, con serenità e tranquillità, fotografare e preparare i permessi per ognuno di loro, organizzare la loro presenza all'interno delle stanze ed individuare il gestore dell'ala della Caserma di Via Asti. Penso che sia doveroso - e non formale - un ringraziamento (anche se sicuramente dimenticherò qualcuno), in primis, alla Prefettura, alla Questura, alla Regione Piemonte e alla Provincia di Torino, oltre che alla Croce Rossa, alle Associazioni (che hanno gestito questo periodo di transizione) e all'Associazione Nazionale degli Alpini, che si è volontariamente dichiarata disponibile al presidio dell'ingresso della Caserma, per verificare che ci fosse il dovuto controllo nei confronti di chi entrava. Potrà sembrare banale, ma vorrei ringraziare i dipendenti del Comune che si sono resi disponibili ed hanno lavorato anche oltre gli orari previsti dal contratto; è vero che sono stati pagati per farlo, ma la loro passione ha contribuito a creare un clima di squadra ed un'equipe formidabile. Vorrei ringraziare i Vigili Urbani, la Protezione Civile, GTT, AMIAT e le Circoscrizioni 3 e 8, perché, chi per un motivo e chi per un altro, hanno dovuto gestire delle tensioni sociali sul territorio non indifferenti. È doveroso anche un ringraziamento al Sindaco per la fiducia che ha dimostrato nei confronti degli Assessori che hanno seguito questa partita (prima, Borgogno e, poi, Mangone) e che hanno permesso di trovare, venerdì scorso, questa soluzione. I passi successivi prevedono la pulizia, la messa in sicurezza e la muratura della Clinica ed in seguito, fatto che sta seguendo direttamente la Prefettura, la ricerca di una soluzione per gli altri 40 profughi - o, comunque, sedicenti tali - che sono rimasti in una struttura in una via laterale adiacente alla Clinica. L'ultimo punto, purtroppo, rappresenta un campanello d'allarme, perché, oggi, la Città di Torino si trova a gestire 250 posti per l'accoglienza di persone che hanno lo status di profughi, di cui soltanto 50 in convenzione con il Ministero (e sono i fatidici posti SPRAR); per tutti gli altri, compresi i 235 che si sono aggiunti in Via Asti, non abbiamo alcuna garanzia di copertura. Il 31 dicembre scadono i progetti per circa 1.400.000 Euro, che sono finanziati a vario titolo dal Ministero, in parte dalla Regione, in piccola parte dalla Provincia e con i contributi di coprogettazione dell'Amministrazione Comunale e che, se non riconfermati, mettono seriamente a rischio i 180 posti che, a fatica, abbiamo recuperato in questi anni. COPPOLA Michele (Vicepresidente) La parola al Consigliere Ravello. RAVELLO Roberto Sergio Riconosco che l'iniziativa della Giunta (del Sindaco e dell'Assessore Borgione), di fatto, ha scavalcato la richiesta di comunicazioni del nostro Gruppo e questo fa onore all'Amministrazione, che, per una volta, non ha fatto finta che non fosse accaduto nulla, ma, di sua spontanea volontà, ha chiamato a raccolta il Consiglio Comunale, sebbene i banchi mezzi vuoti di quest'Aula la dicano lunga sul livello di attenzione dei rappresentanti istituzionali di questa Città rispetto ad una tematica di grande delicatezza. Assessore, non farò uno dei miei soliti interventi (a cui, ormai, l'ho abituata) di stampo prettamente politico durante i quali protesto, perché mi sembra più un dibattito sulle interpellanze che un dibattito sulle comunicazioni; ho diverse domande da porle, però partirò da una considerazione che non posso non fare. Siamo a quasi un anno dall'occupazione abusiva (e sottolineo quest'ultimo termine) dell'ex Clinica San Paolo e stiamo ragionando su come chiudere definitivamente una faccenda che chiusa non è. Non è chiusa per almeno due ragioni: la prima, come ha dichiarato lei alla fine del suo intervento, è che non si sa ancora che cosa fare dei 40 eritrei che hanno occupato la cosiddetta "casa bianca", l'edificio adiacente all'ex Clinica San Paolo, per ragioni (e questo fatto lo reputo scandaloso) di natura etnica o razziale, perché si sono rifiutati di unirsi agli altri profughi accompagnati alla Caserma di Via Asti. Di fronte ad una situazione che, per ragioni etniche o razziali, comporta un nuovo disagio per la Città e per le Istituzioni (che, poi, devono discutere e reperire risorse per risolvere il problema), mi chiuderei a riccio e solleciterei le autorità competenti affinché questi 40 eritrei vengano sgomberati immediatamente. Tra l'altro, non sappiamo nemmeno se siano davvero titolari dello status di rifugiati, perché, come ha affermato lei, sono sedicenti rifugiati. Anche io, potenzialmente, potrei essere un sedicente rifugiato, ma non per questo motivo occupo un immobile e mi rifiuto di accompagnarmi al Consigliere Galasso (ho citato lui perché è il più vicino) solo perché lui è pugliese ed io sono piemontese. La seconda ragione di preoccupazione, almeno da parte nostra (e che mi pare non sia stata tracciata), riguarda il futuro - non nell'immediato, ma nel medio termine -, perché mi pare di ricordare che, secondo le intenzioni ministeriali, con l'inizio dell'anno prossimo sono previsti nuovi progetti di utilizzo della Caserma di Via Asti. Mi chiedo e, soprattutto, vi chiedo (come ho già fatto poche settimane fa) che cosa avete deciso a proposito di ciò che accadrà dopo che la Caserma di Via Asti verrà riutilizzata dalle autorità militari, perché mi pare che proprio questo sia stato detto dal Prefetto in occasione dell'ultimo incontro che si è tenuto in Piazza Castello. Ho un'altra domanda, Assessore Borgione, che rivolgo anche al Sindaco: vorrei capire per quale ragione, se non ho capito male, il Sindaco Chiamparino accoglie a Torino ciò che il Sindaco Domenici sgombera a Firenze. Perché il Sindaco Chiamparino non fa a Torino ciò che il Sindaco Domenici ha fatto, prima di lui, a Firenze? Infatti, mi pare di aver compreso che Torino si sia trovata nella condizione di dover accogliere dei somali che sono stati sgomberati a Firenze e che questo fatto abbia rappresentato per noi una fonte di criticità. Vorrei capire per quale ragione Firenze li ha sgomberati e Torino non lo ha fatto e perché Torino accoglie, mentre Firenze non lo fa. La solidarietà è un valore, ma non può distaccarsi e scollarsi da una rigida consapevolezza delle proprie possibilità. Se Torino non ha la possibilità di dare adeguato sostentamento a tutti i richiedenti, deve tessere tela con il filo che ha. Visto che, rispetto a questa situazione (che è diventata emergenziale), una parte consistente di responsabilità è in capo ai soliti centri sociali (attraverso il cui passaparola Torino è diventata una meta privilegiata per centinaia di profughi sparsi in tutta Italia), vorrei capire in che modo il Comune abbia preso, almeno nella soluzione di questo problema, le distanze da loro e dalle Associazioni dietro alle quali si nascondono. COPPOLA Michele (Vicepresidente) La parola al Consigliere Zanolini. ZANOLINI Carlo Ringrazio l'Assessore per questa puntuale comunicazione; è molto interessante, perché è ricca di particolari e ci ha permesso di renderci conto della complessità di questa vicenda. Devo riconoscere che il lavoro è stato fatto con estrema precisione, proprio perché si tratta di una situazione molto complicata. Non è la prima volta che questa Amministrazione riesce o, comunque, cerca di risolvere delle situazioni delicate; cito, prima fra tutte, quella della ThyssenKrupp, in cui l'Amministrazione è riuscita ad essere vicina a coloro che hanno subìto dei lutti e dei problemi così importanti. In questa sede volevo ricordare che, qualche volta, chi è disperato può compiere degli atti che vanno al di fuori della legalità e, in questi casi, secondo me deve esserci un minimo di giustificazione. Questi disperati sono rifugiati politici o, comunque, rifugiati che, secondo la Convenzione di Ginevra del 1951, devono essere considerati a tutti gli effetti (o, almeno, fino a prova contraria), come cittadini italiani. Lo sforzo che l'Amministrazione ha fatto, grazie all'Assessore e su indicazioni del Sindaco, secondo me rappresenta un modo onorevole di risolvere queste vicende attraverso la solidarietà nei confronti di chi si trova in situazioni molto delicate e particolari. Debbo rilevare che, anche in questa occasione, qualcosa è mancato o, almeno, parzialmente: mi riferisco all'intervento e al coordinamento da parte dello Stato. Si è detto che lo Stato è stato presente in Abruzzo, ma, probabilmente, in questo caso lo Stato è mancato; sicuramente è stato presente nella sua espressione locale (il Prefetto), ma non vi è, a livello nazionale, un progetto di accoglienza inteso in questo senso, cioè non di accoglienza come esclusione, ma così come è stata interpretata dall'Amministrazione di Torino. Vorrei che, indipendentemente dall'impostazione ideologica, vi fosse un piano di accoglienza per queste situazioni particolari e sono d'accordo con gli altri Consiglieri che hanno detto che non è giusto che solo Torino si faccia carico di queste situazioni, perché deve esserci una rete di accoglienza sotto la tutela ministeriale centrale. È chiaro che, se si sparge la voce che Torino accoglie e cerca di inserire tutti, verranno tutti nella nostra città. Non so se è vero (e chiedo venia per questa mia ignoranza) che questi profughi sono stati cacciati da un Sindaco, però lo riterrei un fatto molto grave, perché se un Sindaco li caccia via, non è giusto che il Sindaco e l'Amministrazione di Torino debbano accoglierli. È necessario essere tutti d'accordo per creare una rete di sostegno per queste situazioni, ma questa rete deve essere gestita a livello centrale dallo Stato, che deve fornire non solo l'organizzazione, ma anche i fondi. Quindi, un plauso all'Amministrazione che ha lavorato con estremo impegno, nonostante la complessità della vicenda e mi auguro che le polemiche di questi giorni, anche nell'ambito della maggioranza governativa, riescano a far trovare una via di mezzo che permetta anche a situazioni di questo genere (ribadisco che si tratta di profughi) di giungere ad una soluzione che tenga conto della persona e non solo delle ideologie. COPPOLA Michele (Vicepresidente) La parola al Consigliere Tronzano. TRONZANO Andrea Per sgomberare il campo da possibili equivoci, ribadisco che riteniamo che la vita sia sacra, pertanto chiunque rischi di morire deve essere salvato ed è quello che sta cercando di fare il Governo Italiano. All'interno di questo percorso però, in questa vicenda, ho riscontrato delle responsabilità, a mio giudizio, oggettive da parte della Città di Torino. Abbiamo citato la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e le altre Convenzioni (del 1951 e del 1967), ma, oltre a quello che l'Assessore ha detto correttamente, bisogna ricordare che i profughi hanno il dovere di rispettare le leggi del Paese che li accoglie. Inoltre, vorrei far presente che il Consorzio Italiano di Solidarietà (non individuabile all'interno del centrodestra) verifica e stabilisce puntualmente, già dal 2003, quello che è il destino di un rifugiato o di colui che ha chiesto l'asilo politico: sono meno di 2 su 100 le possibilità di raggiungere, attraverso lo spostamento (che si chiama resettlement), un Paese terzo, cioè diverso da quello che ha concesso l'asilo; sono 3 su 100 le possibilità di tornare a casa; sono 87 su 100 le possibilità di entrare in un campo profughi; sono 83 su 100 le possibilità di rimanere nel campo profughi per più di cinque anni. Questi dati sono oggettivi ed inconfutabili. A mio giudizio, era prevedibile il verificarsi di una situazione di questo genere; oltretutto, la Legge Bossi-Fini, in vigore già da parecchi anni, assegna chiaramente all'Ente Locale le competenze in questa materia e dice chiaramente che c'è una centralità... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Sindaco, so benissimo di che cosa sto parlando ed è inutile che vi nascondiate su questo argomento: la centralità degli Enti Locali all'interno del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati è stata sancita da questa Legge e questo dato è inconfutabile. A mio giudizio, voi non avreste dovuto far incancrenire questa situazione per oltre un anno e far cadere l'ex Clinica San Paolo in quello stato di degrado in cui è oggi, perché, oggettivamente, i cittadini torinesi ne hanno patito e, sicuramente, si tratta di un problema non indifferente. È giusto che il Ministro Frattini ragioni anche sulla dimensione europea; infatti, per fortuna, questo Ministro (illuminato in questo caso, perché guarda anche al futuro) pensa che il problema sia anche dell'Unione Europea. Il Sindaco scuote la testa, ma, secondo me, in questo caso avete torto, perché siete riusciti a risolvere il problema grazie all'attenzione del Prefetto e anche all'intervento del Ministro Maroni, ma avete fatto incancrenire questo problema nel tempo; questo è indubitabile e non penso di poter essere smentito. Pertanto, fa bene il Ministro Frattini a ragionare sulla dimensione europea. Dopodiché, a mio giudizio è una responsabilità della Città (visto che, oltretutto, fa parte del Comitato per l'Ordine Pubblico e la Sicurezza Provinciale) far rispettare le leggi da parte dei profughi ed è una responsabilità oggettiva quella di far rispettare la legalità nell'ex Clinica San Paolo. Questa situazione ha creato notevoli problemi e soltanto grazie all'intervento del Prefetto i profughi sono stati trasferiti in Via Asti. Naturalmente, Sindaco, io dico quello che so, ma, magari, lei ha altre notizie; personalmente, ritengo che sia così. L'Assessore ha snocciolato dei dati oggettivi, per cui immagino che non siano confutabili, ma credo che un altro tipo di responsabilità della Città sia quella di non aver diviso questi profughi e di avere consentito che ben 300 persone rimanessero in quella clinica, mentre adesso siamo costretti a subire: 200 sono stati trasferiti in Via Asti e 100 in Strada Settimo. Non discuto i dati forniti dall'Assessore, così come non discuto i dati del Ministero dell'Interno, secondo il quale, nel 2003, su 11.319 richieste, soltanto 555 sono state accettate, ciò significa che Torino ha nel suo territorio più della metà dei rifugiati aventi diritto all'asilo e, a mio giudizio, è opportuno che questi rifugiati non vengano ammassati in un unico punto, ma vengano divisi. Sindaco, lei continua a dire che non so di che cosa parlo, ma, di solito, studio i progetti e le questioni e, secondo me, in questo caso abbiamo ragione. COPPOLA Michele (Vicepresidente) La parola al Consigliere Cerutti. CERUTTI Monica Oggi, discutiamo in Aula della questione dei rifugiati ospitati presso l'ex Clinica San Paolo; la scorsa settimana, abbiamo seguito con una certa apprensione la vicenda del trasferimento, in quanto avevamo notizia dei nuovi arrivi e sapevamo che alcune persone, necessariamente, non sarebbero state accolte né nella struttura di Via Asti, né a Settimo. Non ci sono stati incidenti e siamo soddisfatti di com'è avvenuto il trasferimento; sarebbe, però, opportuno fare alcune considerazioni di carattere generale, che vanno al di là della vicenda specifica. Innanzitutto, visto che siamo in quest'Aula, è opportuno ricordare che l'accoglienza dei profughi non deve essere confusa con il tema più ampio delle politiche sull'immigrazione; sono due questioni diverse, però entrambe non possono e non devono essere riportate ad un problema di ordine pubblico. Questo è un altro punto che teniamo a sottolineare, soprattutto da parte di un'Amministrazione di centrosinistra. Gli Enti locali, come ha ricordato l'Assessore Borgione, si trovano a fronteggiare questioni che hanno una competenza superiore. Sicuramente, il Governo sta mettendo in campo politiche sull'immigrazione e sui profughi assolutamente non condivisibili - quindi, non sono d'accordo con l'intervento del Consigliere Tronzano -: è di oggi la notizia che l'ONU richiama l'Italia proprio per la violazione del Diritto internazionale, per la politica sui respingimenti e non solo (quindi, abbiamo un'alta carica che richiama l'Italia a politiche diverse). Certamente, però, questo non deve far sì che, come Comune, non assolviamo a quelle che possono essere delle responsabilità; sicuramente, Torino può provare ad essere accogliente, così come non lo è questo Governo. Come ricordava l'Assessore Borgione, noi abbiamo aderito al Programma nazionale per l'accoglienza dei profughi e dei richiedenti asilo; certamente, questo fa sì che i pochi Comuni che hanno aderito a questo programma risultino essere attrattori dei profughi che arrivano in Italia. Quindi, questo è certamente un problema che si scontra con le risorse date da questo Programma, che sono sicuramente scarse. Quindi, i problemi sono tanti ed è opportuno che come politica e, quindi, come politiche dell'Assessorato, si vada al di là (in questo caso come in altri) del cercare di risolvere il problema della prima accoglienza, proprio perché sappiamo che una questione importante e difficile da affrontare è la progettualità successiva, cioè la filiera che dovrebbe essere messa in campo proprio andando al di là della prima accoglienza. Infatti, abbiamo sicuramente il problema del "dopo Via Asti" per le persone che sono lì ospitate, le quali, tra l'altro - vogliamo ribadirlo e ricordarlo -, si trovano sicuramente in condizioni più civili di quelle che avevano vissuto all'interno dell'ex Clinica San Paolo. Tra l'altro, vorremmo poi monitorare la situazione; abbiamo chiesto sin dall'inizio - di questo si è tenuto conto - che l'inserimento avvenisse nel modo più naturale possibile, senza che il luogo fosse militarizzato né per le persone accolte, né per i residenti in quella zona. Mi sembra che i problemi iniziali, che, forse, erano il risultato di una scarsa informazione, adesso si siano in parte superati. Settimo sta rispondendo a questo problema e, forse, diventerà una struttura non più di carattere emergenziale, ma strutturale; infatti, per alcune persone (non per tutte) è presente un progetto effettivo di inserimento, quindi, in questo senso, andiamo anche al di là della prima accoglienza. Rispetto poi alle persone che sono rimaste nella cosiddetta "casa bianca", a cui faceva riferimento prima il Consigliere Ravello e non solo, pensiamo di provare a suggerire all'Amministrazione di accogliere la proposta di un progetto sperimentale per percorsi di residenzialità, ricordando - l'Assessore l'ha fatto in termini generici - che questa proposta viene dal Coordinamento delle Associazioni, che vede insieme soggetti molto diversi, dalla San Vincenzo al Gruppo Abele, dall'AlmaTerra ai centri sociali, ed è importante che anche in questa Sala riconosciamo il lavoro svolto da tutti questi soggetti. Quindi, siamo preoccupati delle condizioni non particolarmente dignitose per queste persone all'interno della "casa bianca". Non crediamo sia un problema di ordine pubblico e chiediamo all'Amministrazione di valutare la proposta del Coordinamento delle Associazioni. COPPOLA Michele (Vicepresidente) La parola al Consigliere Gallo Domenico. GALLO Domenico Vorrei capire dai Colleghi di opposizione - almeno da coloro che sono intervenuti - quale sia la loro politica su tali questioni. Cioè, è la politica tipo lo slogan di Bossi che dice a Fini: "Tieniteli tu gli immigrati a casa tua"? Oppure è quella dei respingimenti, in cui muoiono 73 persone e non si capisce bene la verità su quella vicenda? È un problema complesso e drammatico; ero presente venerdì davanti all'ex Clinica San Paolo assieme ai Consiglieri Cugusi e Silvestrini, e ho potuto notare, in quei momenti, la drammaticità di questa vicenda. Ho visto una bambina di cinque mesi in braccio ad una ragazza somala, e francamente il sentimento che ho provato guardando il volto di quella bambina era, intanto, di estrema tenerezza e quasi di impotenza rispetto ad una questione umanitaria di dimensioni impressionanti. Io vorrei che, una volta tanto, perlomeno l'aspetto politico venisse tralasciato per dire che, finalmente, la Città, su questa difficile vicenda, è riuscita a dare una minima risposta. È una risposta minima, Sindaco, perché ovviamente la questione non è finita qui: quando se ne andranno da Via Asti ci dovranno essere percorsi mirati per ogni soggetto e si dovrà dare loro un'abitazione, un lavoro. Dopodiché, è possibile che si chiuda la vicenda. Quindi, è una situazione complessa. E il Governo nazionale su queste vicende, Consigliere Tronzano, dice che le competenze sono del Comune. Il Ministero dell'Interno, che ha competenze su questioni di ordine pubblico, ha competenza anche… (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Lo dirà il Sindaco, ma io dico quello che so: l'80% delle competenze su queste tematiche è sicuramente del Governo nazionale. È inutile che ci prendiamo in giro; la verità è una, ed è che non c'è una risposta politica a questi problemi se non l'uso della forza da parte di certe forze politiche che stanno diffondendo allarmismo anche di fronte a fenomeni come questo dei profughi. Ha fatto bene il Consigliere Cerutti a distinguere l'immigrazione dai profughi (il diritto d'asilo è riconosciuto dalla nostra Costituzione). Il vero problema sono le risorse. Che cosa dovrebbe fare il Comune di Torino per rispondere a questi fenomeni, come 500 persone che arrivano? Non vedo soluzioni; dovremmo forse metterli davanti ad un muro con un plotone d'esecuzione? Che cosa dovremmo fare? O li blocchiamo costruendo muri, ma chissà dove! Dobbiamo essere veramente realisti su questo aspetto; perlomeno quando siamo distanti dalle elezioni, dovremmo sviluppare ragionamenti un po' più obiettivi, anche di carattere umanitario. Quindi, il volto di quella bambina di cinque mesi mi è rimasto impresso nella mente, perché penso ai miei figli e ai figli di ognuno di noi. Su queste vicende credo che lo Stato nazionale dovrebbe veramente fare di più, dare risposte in termini progettuali, aiutare gli Enti Locali. La questione è che, quando si concentrano in una struttura occupata 300-400 persone (ovviamente, se devo esprimere una condanna dell'occupazione, la esprimo in via teorica), sul piano pratico, se non ci fosse stata quella struttura, dove sarebbero andate? Sarebbero andate sotto i ponti o in mezzo alle strade? Rispondetemi, perché almeno se ricevessi delle risposte potrei dire che mi avete convinto, che avete soluzioni e vi darei ragione. Ogni tanto, bisogna anche essere coraggiosi nel modo di porre le questioni. Queste persone, comunque, arrivano, e mi dovete dire che cosa dovrebbe fare un Ente come il Comune di Torino di fronte a queste difficoltà. Convincetemi! Perché, altrimenti, siamo veramente di fronte a ragionamenti di allarmismo puro e semplice, di propaganda politica! È vero che quella vicenda si è sviluppata per 8-9 mesi, ma per colpa di chi? Il Comune di Torino, forse, avrebbe potuto fare di più, ma in 7-8 mesi il Governo nazionale ha latitato o no su questa vicenda? Io credo di sì, che abbia latitato, e mi assumo la responsabilità di questa frase! Nel momento in cui, invece, il Governo nazionale non ha latitato, la Prefettura, in collaborazione col Comune di Torino, mi sembra che abbia dato una forte spinta alla soluzione del problema. Però, fino a quando il Governo ha taciuto, è chiaro che il Comune di Torino si è trovato da solo! Termino il mio intervento, ringraziando gli abitanti di Borgo San Paolo (non tutti quelli intervistati al Tg3 l'altra sera), che sono stati molto solidali, portando anche alimenti, eccetera. È chiaro che, quando si concentra una massa di gente di quel tipo, scoppiano i problemi e le contraddizioni, però prendetevela con il vostro Governo che su queste questioni diffonde solo allarmismo; ditelo al Ministro Bossi, al Ministro Maroni, a questi personaggi che probabilmente avrebbero la possibilità, in termini progettuali, di aiutare a risolvere questi problemi drammatici. COPPOLA Michele (Vicepresidente) La parola al Consigliere Giorgis. GIORGIS Andrea Vorrei solo evidenziare che, talvolta, in quest'Aula abbiamo buone ragioni per rammaricarci, e quanto abbiamo discusso prima ne è un esempio. Non credo sia il caso di congratularsi, perché, forse, sarebbe eccessivo, ma credo che da questa vicenda possiamo ricavare un'indicazione molto chiara su quanto l'Amministrazione (attraverso la Giunta e l'insieme degli Uffici che hanno seguito e accompagnato la vicenda) abbia dimostrato intelligenza amministrativa, capacità di rispondere ad una questione difficile e che si sia mossa nello spirito di rispettare le indicazioni di giustizia e di rispetto minimo ed essenziale dei diritti delle persone, che, purtroppo, altri livelli non hanno dimostrato. Credo che il Consiglio debba esprimere un chiaro e forte apprezzamento all'Assessore, che ha seguito la vicenda con equilibrio e dedizione, insieme naturalmente anche alla Prefettura, perlomeno nell'ultima parte della vicenda, perché bisogna anche dire che c'è stato un momento nel quale la Città si è trovata da sola nell'affrontare una questione molto delicata, ma, se si può usare un'espressione di uso corrente, guardiamo a che cosa avviene poi alla fine del percorso, e credo che, senza facili entusiasmi, si possa considerare positiva questa esperienza. Quindi, credo che quest'Aula, dopo aver ascoltato le parole dell'Assessore Borgione, debba apprezzare quanto è accaduto. Naturalmente, su temi come questo, c'è sempre il rischio di cadere un po' nella retorica, perché discutere di diritti fondamentali e di dignità della persona a quest'ora, in questo clima, rischia di essere stucchevole più che un'effettiva dichiarazione di ciò che dovrebbe essere. Quindi, siccome non voglio cadere su questo terreno, mi limito a sperare che, anche sul piano nazionale, ci sia un ravvedimento e non si debba più assistere, alla televisione o attraverso la lettura dei giornali, a vicende come quelle che sono state ricordate anche in precedenza, e che il nostro Paese, sul piano del rispetto del Diritto internazionale e dei principi costituzionali possa dirsi civile, perché, purtroppo, di fronte ai rifugiati politici, il nostro Paese non è stato civile. COPPOLA Michele (Vicepresidente) La parola al Consigliere Silvestrini. SILVESTRINI Maria Teresa Dopo tutti gli interventi precedenti, mi sembra che l'argomento sia stato già affrontato in tutti i suoi aspetti. Ringrazio in particolare il Consigliere Cerutti, che ha fatto un intervento che condivido pienamente, ma apprezzo anche gli interventi del Consigliere Giorgis, del Consigliere Gallo Domenico e del Consigliere Zanolini. Abbiamo affrontato tutti gli aspetti e tutti i problemi di una tappa specifica, quella del trasferimento di 230 persone (un numero non indifferente) da Corso Peschiera a Via Asti, che, secondo me, è stato gestito in maniera molto efficace dall'Amministrazione. Mi sono recata sia in Corso Peschiera sia in Via Asti, assistendo alla prima sistemazione dei profughi, e la struttura di Via Asti mi pare idonea. Insomma, adesso, come ha detto il Consigliere Cerutti, si tratta di mettersi a lavorare per capire come l'Amministrazione potrà nel futuro gestire un fenomeno che, sicuramente, non si è esaurito. Certo, abbiamo fatto un buon lavoro, però da qui in poi ci sarà ancora da lavorare. Però, anche grazie all'atmosfera quasi intima di questa serata, in questo Consiglio Comunale abbastanza raccolto, vorrei esprimere un'osservazione e confrontarmi con i componenti del Consiglio Comunale, perché ho vissuto questa vicenda con un'amarezza particolare. Mi riferisco al fatto che questa vicenda, appena è iniziata, è stata usata dai giornali cittadini (non voglio fare nomi e fare riferimenti specifici) per disseminare tensione all'interno della nostra città. Sin dai primi articoli pubblicati, questo per me è stato motivo di estrema preoccupazione e amarezza. Credo che sia necessario affrontare questo tema con la dovuta serenità e con calma. Ritengo che la vita sociale della nostra città, la sfera pubblica non possa essere inquinata da conflittualità costruite, secondo me, a tavolino, perché tutto il discorso secondo il quale i profughi non sarebbero stati accolti bene in collina, eccetera, con gli echi che questo ha comportato, penso che non faccia bene alla vita della nostra città. A questo proposito, vorrei davvero sapere il parere del Sindaco, in primo luogo, dell'Assessore Borgione, naturalmente, perché ha gestito questa situazione, e volevo inoltre porlo come un problema per tutti i Consiglieri, in quanto ritengo che i temi sociali e sensibili non possano diventare oggetto di un gioco al massacro sui quotidiani, perché, a mio modo di vedere, questa non è informazione reale, oggettiva, professionale, ma molte volte rischia di turbare la vita della nostra città, che è già piuttosto complessa e alla quale tutti dovremmo collaborare in maniera fattiva e partecipativa, mentre certi fenomeni diventano invece distruttivi. Ho posto l'attenzione su un argomento un po' inedito; non voglio accusare nessuno, ma penso che questo sia un problema serio da affrontare. COPPOLA Michele (Vicepresidente) La parola al Consigliere Angeleri. ANGELERI Antonello Mi spiace dover interloquire con il Consigliere Gallo Domenico, ma, visto che ha tirato in ballo il mio Partito, rispondo quello che avrebbe risposto qualsiasi dirigente, o anche semplice iscritto, della Lega: la politica della Lega è quella di aiutarli a casa loro. La politica della Lega è e sarà sempre questa. Detto questo, riconosco al Sindaco e all'Assessore Borgione di avere fatto un'azione, anche se parziale, ma mi sorprende che nella relazione dell'Assessore Borgione non si sia parlato, ad esempio, di centri sociali. L'Assessore e il Sindaco potrebbero chiedermi che cosa c'entrino i centri sociali, se stiamo parlando di rifugiati politici. Invece, c'entrano, perché sappiamo tutti come è andata a finire in quella realtà all'ex Clinica San Paolo. Allora, la prima domanda che faccio è (mi unisco anche alle domande fatte dai Colleghi): secondo voi, chi ha condotto verso l'ex Clinica San Paolo i primi rifugiati? A questa domanda tutti sappiamo dare una risposta, ma, se non la sapete, ve la dico io: stiamo parlando di centri sociali come Gabrio e Askatasuna. Visto che è sulla bocca di tutti, è utile che in questa sede si parli anche di questo contesto; immagino che la sua intelligenza, Sindaco, gliel'abbia fatto intuire, ma, allora, perché questa sera non parliamo anche del programma di sgombero dei centri sociali in questa città? Perché abbiamo aspettato nove mesi a sgomberare questa realtà, dove, esattamente nove mesi fa - come diceva l'Assessore - erano arrivati 39 rifugiati e dove ce ne siamo ritrovati 310? Questo, ovviamente, ha creato disagio sul territorio, anche se vediamo come abbia reagito, in modo molto civile, Borgo San Paolo rispetto a questa situazione di degrado e di forti tensioni che si è venuta a creare (come abbiamo potuto leggere dalle cronache dei giornali). Allora, è evidente che i tempi sono stati troppo lunghi e, soprattutto, oggi, non intravediamo i tempi per lo sgombero di altre realtà che sfruttano la popolazione di questa città (utilizzando gli allacciamenti del gas, dell'acqua e della luce) e lavorano sottobanco per creare tensione in questa città. Chiedo: quanto costano i centri sociali a questa Città? Quanto costano tutte le scritte che, quotidianamente, facciamo cancellare dagli addetti? Ultimamente, li abbiamo chiamati anche per la nostra festa, che ha visto imbrattati tutti i muri del Valentino; abbiamo visto le reazioni di queste persone e la Polizia in tenuta antisommossa fronteggiarle rispetto ad un possibile attacco che avremmo potuto ricevere all'interno di una festa organizzata in maniera totalmente democratica. Il messaggio grave che passa in questo Paese e che riguarda la Città è che a Torino tutto sia possibile. Forse, sarebbe necessario ed indispensabile, Sindaco, che si parlasse anche di questi aspetti e si desse una risposta. Sono convinto che la darà… (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Non vado via, lo sa che rimango sempre fino alla fine, perché sono attaccato a questo Consiglio ormai da anni, quindi a maggior ragione ascolterò con ansia e trepidazione la sua risposta. Mi auguro soltanto che non procrastini ulteriormente i tempi di questi sgomberi. COPPOLA Michele (Vicepresidente) La parola al Consigliere Scanderebech. SCANDEREBECH Federica Non vorrei essere banale nel mio intervento, però plaudo allo spirito di solidarietà che ha avuto il Comune di Torino nell'ospitare questi rifugiati politici, perché la tutela dei diritti umani comunque è sacra, così come la tutela dei rifugiati politici. Un conto, però, è parlare di tutela dei diritti umani, un altro è parlare di solidarietà e un altro è parlare di rispetto delle regole. Purtroppo, passo quotidianamente da quelle parti, e mi chiedo come facciano quattro volontari alpini, anziani, a mantenere sotto controllo la situazione. Mi è capitato anche di percorrere un tratto di strada assieme ad alcuni di questi rifugiati politici: con un certo disgusto ho notato che non avevano lo stesso mio modo di comportarsi, poiché non è usuale sputare sulle pareti della città o salire sui mezzi pubblici senza pagare il biglietto. Questo è quanto personalmente voglio testimoniare all'Aula ed è in corso anche una protesta dei commercianti della zona, ma vorrei ricordare che una delle responsabilità della Città è anche quella di far sì che questi rifugiati politici, che soffrono, si comportino in modo civile all'interno della nostra città, rispettando le regole. Affinché tali persone si possano ambientare con noi, forse è necessario che vengano affiancate da persone che spieghino loro come farlo, in modo tale che non ci siano sommosse all'interno della zona e non solo. COPPOLA Michele (Vicepresidente) La parola al Consigliere Petrarulo. PETRARULO Raffaele Sono stato molto attento agli interventi, quindi sicuramente… (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Consigliere Cassiani, ho appena iniziato, ho detto che sono stato attento... COPPOLA Michele (Vicepresidente) Consiglieri, per cortesia! Credo sia necessario che ci sia uguale rispetto ed attenzione per l'intervento di ogni Consigliere. PETRARULO Raffaele Se il Consigliere Cassiani mi difende, vuol dire che sta attento, che è difficile questo… (INTERVENTO FUORI MICROFONO). COPPOLA Michele (Vicepresidente) Però, adesso, non dia corda al Consigliere Cassiani! PETRARULO Raffaele Vorrei focalizzare il problema anche un po' oltre a quanto è avvenuto nel trasferimento in Via Asti, perché abbiamo parlato di politica, ma, in realtà, le politiche sono due: una dei profughi e una dell'immigrazione. Ho sentito alcuni Consiglieri dell'opposizione dare la colpa al Comune di Torino o al Sindaco; non accetto questo tipo di attacco, anche perché sicuramente ci sono competenze che tutti conoscono (qualcuno le ha anche sviscerate), alcune delle quali comunali e in questo caso penso che il Sindaco e l'Assessore Borgione si siano comportati bene, facendo la scelta più opportuna di trovare un sito che fosse il più immediato e il più consono per poter trasportare dei profughi politici. Questa volta, Sindaco, devo farle anche i miei complimenti come Consigliere, perché ha attuato quella politica a proposito della quale, in tempi non sospetti, l'avevo criticata per i profughi del Darfur in Via Paganini, dicendo che in alcune zone di Torino c'è una concentrazione di profughi che devono essere aiutati. Il profugo politico deve essere aiutato, mentre il delinquente o coloro i quali delinquono naturalmente non possono avere alcuna agevolazione, quindi, nel momento in cui il Consigliere Scanderebech dice che c'è qualcuno che sta compiendo azioni non consone alla Legge, può chiamare le forze dell'ordine, perché questa persona (profugo, cittadino italiano o straniero) va perseguita. Quindi, su questo penso che parliamo tutti la stessa lingua. Riguardo alla questione di Via Asti, sono contento che il Sindaco abbia ottemperato ad un accomodamento anche in zone diverse, perché - l'ho detto più volte e lo ripeto - non è solamente una Circoscrizione o alcune Circoscrizioni di Torino che devono avere questo onore, che allo stesso tempo è anche un onere, perché accogliere dei profughi non può essere solamente un onere. Vorrei dire all'Assessore Borgione che bisogna fare in modo che anche gli altri Comuni della provincia di Torino e della regione si prendano carico della problematica delle politiche di integrazione, perché la situazione non può ripercuotersi solamente su Torino e Settimo e sui loro Sindaci che, anziché chiudere gli occhi o cercare di rigettare ad altri il problema, se ne assumono la responsabilità. Quindi, invito l'Assessore - anche come forza politica - a far sì che il tavolo sia esteso a tutti i Comuni, perché è troppo facile dire che "tanto ci pensa Torino, o Settimo!". Se dovessero arrivare 1.000 o 2.000 profughi come faremo? Rimarrebbero tutti a Torino? Riguardo alla battuta del Consigliere Angeleri - non me ne voglia - in merito al fatto di aiutare i profughi a casa loro, vorrei chiedere: in che modo? Colpendo le navi? È questo che vorrei capire dal Consigliere Angeleri e dalla Lega, perché, come forza politica a livello nazionale, avete la possibilità di mettere in atto una politica per non fare arrivare gli immigrati, eccetera, però in che modo? Colpendo le navi? Come possiamo aiutarli a casa loro se il Ministro Frattini non riesce a fare una politica a livello europeo? (INTERVENTO FUORI MICROFONO). La Legge l'ho letta, ma, se la politica è questa, penso che, attaccando il Sindaco su questo, stiate facendo veramente un buco nell'acqua. Un altro problema è capire che cosa accadrà in futuro, perché avremo il problema di Via Asti e il problema di altri siti, e non vorrei che qualcuno, venendo a Torino, pensasse di trovare sicuramente un accomodamento, perché non è questa la nostra funzione, ma quella di una politica provinciale, regionale e nazionale; è necessaria, quindi (dico al Consigliere Angeleri di riferire al Ministro Maroni per quanto di competenza), una politica a livello globale, che non può essere relegata a livello locale, perché, se il Comune si fa portavoce di questo sul tavolo, significa che dovremo assumerci queste incombenze, con le conseguenti proteste della cittadinanza. Termino, facendo i complimenti al Sindaco e all'Assessore Borgione per l'operazione, perché i tempi non sono stati lunghi, rapportati a quanto è successo molte altre volte in altre città d'Italia, ma veloci ed è stata rispettata la dignità delle persone. È naturale che chiedo che lei, al tavolo, si faccia carico della sicurezza di queste persone, come delle altre. COPPOLA Michele (Vicepresidente) Avendo terminato gli interventi dei Consiglieri, do la parola all'Assessore Borgione per la replica. BORGIONE Marco (Assessore) Ho chiesto una brevissima replica, perché mi pare di avere registrato alcune inesattezze che vorrei rettificare.. La prima questione che vorrei chiarire (se ho detto così, modifico ora l'intervento e, se ho usato termini che l'hanno lasciato sottendere, chiarisco subito) è che non è stato il Sindaco di Firenze a procedere allo sgombero di una struttura, ma si sono materializzati su Torino, a ottobre del 2008, una sessantina di somali che occupavano abusivamente una struttura a Firenze che, senza bisogno di sgomberi, è stata resa libera. Chiedo scusa, mi sono espresso male e rettifico, anche perché non è competenza dei Sindaci fare gli sgomberi; possono richiederlo, come ha fatto il nostro Sindaco, ma penso che sia competenza di qualcun altro eseguirli (lascio poi al Sindaco le conclusioni politiche). Riguardo alla domanda: "Perché a Torino ciò che altri non accolgono?", penso di avere detto con chiarezza che il problema non è dell'Ente locale - poi spiegherò anche il motivo -, ma è nazionale. Se si gioca questa politica, è un gioco ai rimpalli che non porta altro che disagio sociale. Se voi considerate che quest'anno - e siamo a settembre - le persone sbarcate a Lampedusa sono state oltre 35.000, più tutti gli ingressi via terra o verso altre coste, come Crotone, Bari e Trieste, e i posti di SPRAR (Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati) sono soltanto 3.000, potete capire quale sia la dimensione di insufficienza di un sistema di protezione nazionale, e ribadisco "nazionale", perché ci sono due livelli di protezione internazionale: uno è il riconoscimento dello status di asilo, l'altro è lo status umanitario (tra l'altro, riformato da questo Governo). Il primo ha un'efficacia di 5 anni e, probabilmente, i dati che riportava il Consigliere Tronzano rispetto al 2003, con 11.000 richieste e solo 500 accolte, sono riferiti all'asilo; tutto il resto rientra, nel sistema di protezione internazionale, nell'umanitario, che ha una durata, voluta da questo Governo, di 3 anni (prima, era un anno per l'umanitario e 3 anni per l'asilo). Vorrei fare un chiarimento anche sulle competenze. Non so che cosa abbia letto il Consigliere Tronzano per mettere in capo agli Enti locali la responsabilità dell'accoglienza, perché chi rilascia i permessi di protezione internazionale (di asilo o umanitario), sono le Commissioni Territoriali per l'Immigrazione che si riuniscono nelle Prefetture delle Città che sono state individuate all'uopo. È la Prefettura che rilascia il permesso, e la Prefettura è organo di Governo! Non è pensabile che, a fronte di permessi rilasciati dal Governo, ci sia un singolo Ente locale, una città che può chiamarsi Moncalieri, Moncenisio o Torino, che possa assumersi la responsabilità dell'accoglienza, perché, a questo punto, se vale questo principio, tutti i 35.000 che sono sbarcati a Lampedusa dovrebbero venire a Torino. Invece, deve esserci una programmazione territoriale e un'adeguatezza di risorse per permettere, a tutti coloro che ricevono dal nostro Stato questo riconoscimento, di trovare una collocazione. La penultima precisazione, che mi mette un po' in dissonanza con le considerazioni del Consigliere Cerutti, riguarda i centri sociali. Non ho atteggiamenti pregiudiziali, ma faccio fatica a riconoscere questo ruolo così evocato dal Consigliere Cerutti, perché io ho un'interpretazione un po' diversa di quella che è stata la funzione dei centri sociali; mi sembra più una responsabilità di coloro che vogliono creare il problema e poi lo vogliono scaricare sugli Enti locali che non di coloro che lo vogliono affrontare, collaborando alla loro soluzione. È facile portare 300 persone in una città e poi dire al Comune "sono problemi tuoi"; diverso è trovarsi di fronte a dei problemi e volerli risolvere insieme. Questa disponibilità, in questi mesi, non l'ho riscontrata. L'ultima osservazione riguarda l'apprezzamento fatto dal Capogruppo Giorgis, di cui lo ringrazio, ma, essendo affezionato all'aspetto musicale e sinfonico, penso che, quando l'orchestra suona bene una sinfonia, il merito non sia del direttore d'orchestra, ma degli orchestrali. Noi abbiamo un'eccezionale équipe che in questi mesi ha lavorato con passione, al di là degli impegni istituzionali, per cui il merito è loro. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Sindaco. SINDACO Se il Consigliere Tronzano potesse dedicarmi la sua attenzione, vorrei scusarmi per avere interloquito con lui in modo un po' vivace, in quanto la considero un interlocutore sempre molto attento e costruttivo, quindi credo che possa accettare queste scuse. D'altra parte, dal momento, invece, che ci sono dei giudizi politici che non accetto, ho chiesto di intervenire, nonostante un po' di raucedine, anche se non sarebbe necessario, stante la completezza della relazione dell'Assessore Borgione, la puntualità delle repliche e i rilievi che sono stati fatti, per i quali lo ringrazio. Ringrazio anche l'Assessore Mangone e faccio miei tutti i ringraziamenti già fatti dall'Assessore, non facendovi perdere, da questo punto di vista, ulteriore tempo. Ripeto, ho interloquito un po' vivacemente, ma credo che si possa capire, perché il tema è importante e i giudizi politici espressi da una parte di quest'Aula sono ingenerosi; comunque, faccio le mie scuse, perché credo che spetti ad ognuno di noi ristabilire, prima di tutto, una civiltà di rapporti e di relazioni. Detto questo, riguardo alla questione degli sgomberi, vorrei fosse chiaro che, se il Governo avesse voluto sgomberare la Clinica San Paolo e tutti gli altri centri sociali, avrebbe potuto farlo nove mesi fa e potrebbe farlo in qualunque momento. Per fortuna - e di questo sono testimone personale -, all'interno del vostro Governo è prevalsa un'altra linea, cioè di appoggiare, sostenere ed incoraggiare la linea del Prefetto Padoin, che è stata quella di mediare e mediare fino a che non si è trovata una soluzione. Io dico "per fortuna", e dico grazie al Governo e ai funzionari ministeriali che hanno incoraggiato la linea del Prefetto Paolo Padoin, che ha ottenuto un primo consistente risultato. La questione non è ancora conclusa, perché c'è ancora un altro pezzo di problema da risolvere facendo le opportune verifiche (perché bisogna vedere chi la occupa), ma credo che si risolverà con lo stesso metodo. Questo vorrei fosse chiaro; se avesse voluto sgomberare, sarebbe bastato che il Ministero degli Interni desse l'ordine alla Polizia e nessuno glielo avrebbe impedito (potevamo protestare, ammesso e non concesso che lo volessimo fare). Quindi, ripeto, per fortuna, è prevalsa una linea diversa (ne sono testimone personale, attraverso telefonate alle quali ho avuto modo di assistere). È materia del Governo, cioè i Comuni (attraverso un'iniziativa dell'ANCI che ha prodotto una convenzione col Ministero degli Interni, denominata SPRAR) si sono fatti carico, su loro iniziativa, ovviamente con risorse dello Stato, di programmi di inserimento, di integrazione e di accoglienza. Questa, però, è competenza unicamente e strettamente dello Stato, ed è anche giusto che sia così, perché non può spettare al Sindaco di Torino piuttosto che a quello di Milano stabilire se uno sia profugo o richiedente asilo. Faccio una breve parentesi, Consigliere Angeleri; non me ne voglia, ma è difficile aiutare chi chiede asilo e i profughi a casa loro, perché se c'è una ragione per la quale sono profughi e richiedenti asilo è perché scappano da casa loro per ragioni di incompatibilità con quel sistema politico, etnico e così via. Chiudo la parentesi, era solo una battuta! La terza precisazione riguarda il fatto che noi ci siamo fatti carico di un problema anche di altre città. Non solo Firenze, ma anche Palermo, Milano (dove ci sono alcune centinaia di profughi che, periodicamente, occupano qualche pezzo della città, poi vanno da un'altra parte e poi la rioccupano), Roma, Crotone, Siracusa, Lecce. Quindi, non è Firenze che ha sgomberato - l'ha già chiarito l'Assessore Borgione -, ma molte altre città. Ce ne siamo fatti carico, perché ci pare che, quando in una città si presenta un problema di aiuto umanitario e di emergenza sociale (in qualunque forma si manifesti), il Comune non possa dire che la competenza sia di qualcun altro, ma debba affrontarlo. E noi l'abbiamo affrontato, ripeto, grazie al sostegno dell'Esercito, che ci ha messo a disposizione la struttura, e del Governo, che ha capito e ci ha sostenuto con le risorse. Quindi, il mio è tutt'altro che un intervento contro il Governo, ma è un intervento di risposta ai rappresentanti del Governo nazionale a Torino, che sembrano muoversi su una strada diversa rispetto a quella su cui si è mosso il Governo - se mi è concesso -. Quarto punto. Vorrei essere chiaro: noi abbiamo detto che la sistemazione in Via Asti è transitoria, e transitoria dovrà essere, non tanto perché ci sia bisogno di quella parte della Caserma di Via Asti per altre destinazioni (l'ospitalità agli Alpini per l'organizzazione del Raduno Nazionale è già prevista in un'altra parte del fabbricato: la parte storica non è toccata), ma perché credo che occorra mantenere le promesse (da questo punto di vista, avevano ragione gli abitanti che parlavano di questo). Quella è una soluzione che può durare per un certo numero di mesi, ma poi non si possono tenere 270 persone tutte insieme, perché penso che se funzionano i programmi di inserimento lavorativo, eccetera, poco per volta, si ricollocheranno come è giusto che sia. Quindi, la soluzione non può che essere transitoria per questa ragione. Poi, se non sono sei mesi, saranno otto, ma, insomma, siamo nella transitorietà. Questo vorrei sottolinearlo. Affinché, però, sia effettivamente transitoria, è necessario che avvenga quanto qui hanno già detto in molti, cioè che il Governo metta a disposizione risorse, perché, se lo scarto resta quello che ha detto l'Assessore Borgione (35.000 richiedenti e 3.000 posti), il rischio è che noi non riusciamo a corrispondere. Quindi, pregherei anche di mobilitare i Parlamentari, affinché ci si sensibilizzi su questo. Abbiamo alcuni mesi per poter mettere in campo programmi che aiutino a far sì che questa sia davvero solo una soluzione transitoria e di emergenza. Infine, riferendomi a chi, forse più di me, ha un dialogo diretto con associazioni e gruppi che si sono impegnati e che ringrazio, nonostante le criticità che ci sono state e nonostante anche alcune strumentalizzazioni politiche che non mi sfuggono (perché, insomma, non sono nato ieri, e non mi sfugge quanto sia vera l'affermazione fatta dall'Assessore Borgione quando dice che è molto facile portare 300 persone sotto un Comune e poi dire "È un problema vostro"), vorrei dire con molta chiarezza che a Torino "non ce n'è più". È chiaro che cosa intendo? Cioè, non ce n'è più in termini di spazio; non ce n'è più in termini di risorse investibili (perché non dimentichiamo che per attrezzare la Caserma di Via Asti il Comune di Torino ha investito 200.000 Euro, tra quelli realizzati direttamente dal Comune e quelli investiti da società di cui il Comune è azionista di maggioranza). Per quel che mi riguarda, credo di poter dire che non ce n'è più per una fase che si avvicina molto alla fine di questa tornata amministrativa, perché c'è l'accompagnamento verso quegli inserimenti e quell'integrazione di cui parlavamo per coloro che abbiamo accolto, ma non ce n'è più per dare risposte a situazioni di emergenza che vengono create da persone che hanno tutti i diritti del mondo, ma delle quali dovrebbero occuparsi altre città. Questo lo dico chiaramente e vorrei dirlo chiaramente anche, ripeto, a quei Consiglieri che hanno un rapporto molto stretto con le associazioni e che credo che, da questo punto di vista, ci possano aiutare anche ad evitare che si creino situazioni che, se questa volta con fatica, con difficoltà siamo riusciti a risolvere, non è detto che si possano ugualmente affrontare ove si dovessero ripresentare. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) Grazie, Sindaco. Abbiamo concluso la discussione in merito alle comunicazioni. |