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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 14 Settembre 2009 ore 15,00
Paragrafo n. 26

Comunicazioni del Presidente Castronovo su "Decisione del Tar Piemonte sulla deliberazione di revoca del Presidente del Consiglio Comunale"
Interventi

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
Nel corso della prima riunione, dopo la pausa estiva, della Conferenza dei
Capigruppo di venerdì scorso, ho comunicato che, il 4 settembre 2009, il Tribunale
Amministrativo Regionale del Piemonte - investito dal sottoscritto circa la
deliberazione di revoca del mio incarico da Presidente del Consiglio - ha accolto la
mia opposizione e, di conseguenza, ha stabilito il mio reintegro nell'incarico che il
Consiglio Comunale mi aveva conferito, rinnovandolo a dicembre dell'anno scorso.
I fatti li conoscono tutti: il 16 febbraio 2009, il Consiglio Comunale ha approvato, a
larghissima maggioranza, una deliberazione di revoca; ho sostenuto che quella
deliberazione non era legittima ed ho avanzato un ricorso al Tribunale
Amministrativo Regionale del Piemonte. Il 10 aprile 2009, il Tribunale ha emesso
un'ordinanza di sospensione dell'efficacia della deliberazione stessa e, quindi, mi ha
reintegrato; successivamente a questo provvedimento, il Consiglio Comunale di
Torino, attraverso la Conferenza dei Capigruppo, ha dato mandato al Comune di
procedere ad un ricorso al Consiglio di Stato contro l'ordinanza e, il 25 giugno 2009,
il Consiglio di Stato ha emesso una sentenza che respingeva quel ricorso.
Successivamente, il 16 luglio 2009, il Tribunale Amministrativo Regionale del
Piemonte si è riunito per l'udienza di merito e, il 4 settembre 2009, ha emesso una
sentenza molto articolata e motivata (che non riprenderò in questa sede), con la quale
vengono accolte le mie tesi e, quindi, vengo reintegrato nel ruolo di Presidente del
Consiglio Comunale. Mi auguro che la sentenza sancisca la conclusione di questa
vicenda, dal punto di vista del nostro rapporto, e che in questo Consiglio Comunale
si possa lavorare, per quanto possibile, nella maniera migliore. Questa è la
comunicazione che ho ritenuto di dover fare, prima, in Conferenza dei Capigruppo e,
oggi, in Consiglio Comunale.
Per quanto mi riguarda, credo di aver esaurito la parte relativa alle comunicazioni.
In Conferenza dei Capigruppo abbiamo concordato - come è normale che sia e come
è sempre avvenuto per le comunicazioni del Sindaco o del Presidente - di concedere
cinque minuti ad ogni Gruppo per intervenire.
La parola al Consigliere Cantore.

CANTORE Daniele
Ringrazio il Presidente - penso a nome di tutto il Consiglio Comunale - per la
comunicazione. Non sto a ricordarle, perché sarebbe noioso e desueto, che, per
quanto ci riguarda, lei ricopre questo ruolo in modo politicamente illegittimo
(ovviamente, non a livello amministrativo). È politicamente illegittima la posizione
che sta ricoprendo all'interno di questo Consiglio Comunale!
Come ricorderà, abbiamo presentato una mozione di sfiducia e penso che la
maggioranza si sia pentita di non averla appoggiata; in seguito, la maggioranza ha
presentato una sua mozione (il cui esito è stato il passaggio al TAR e al Consiglio di
Stato) e, oggi, ci troviamo con un Presidente che, secondo me, non rappresenta il
Consiglio Comunale. Vorrei sottolineare che ciò non ha nulla a che fare con la stima
personale ed altre valutazioni nei suoi confronti, ma lei non rappresenta questo
Consiglio Comunale.
Non voglio ritornare su questa polemica politica e non voglio intervenire sulle
motivazioni della sentenza, perché il TAR ha stabilito (abbrevio e rendo più sintetico
- e, forse, anche più volgare - quanto scritto nell'ordinanza) che, in realtà, lei sarebbe
stato rimosso per una motivazione politica, perché non si sarebbe comportato nel
rispetto del volere del Consiglio Comunale.
Ribadisco che non voglio fare una polemica, ma le chiedo una valutazione ed una
risposta, visto il finale di questa storia: Presidente - e ripeto quello che ho detto prima
-, fatto salvo che lei, politicamente, occupa in modo illegittimo quella sedia, non
pensa che questo sia un precedente? Noi stiamo rivedendo - anche se ci sono stati dei
ritardi - lo Statuto ed il Regolamento ed ho intenzione di chiedere ai Colleghi di
partecipare alla Commissione Statuto per proporre che vengano modificate le
modalità per l'elezione del Presidente del Consiglio; se lei continua a ricoprire la
carica di Presidente - e per me può anche farlo -, lo Statuto non potrà più prevedere
che il Presidente sia espressione della maggioranza ed il Vicepresidente sia
espressione della minoranza. Da oggi, con la fine di questa vicenda, abbiamo
stabilito un precedente.
Il Presidente è sempre stato eletto in rappresentanza della maggioranza e, spesso, la
minoranza si è aggiunta (altre volte, invece, non lo ha fatto), il Vicepresidente - per
fortuna, grazie alle qualità del Consigliere Coppola, che voglio riconoscere in questa
sede -, invece, ha sempre preso i voti di tutto il Consiglio Comunale.
Questo è un precedente, anche se non so chi siederà sui banchi del Popolo della
Libertà o sui banchi dell'opposizione (o, come io mi auguro, della maggioranza, ma
voglio sempre essere prudente), e significa che il prossimo Presidente del Consiglio
potrà anche essere espressione dell'opposizione; anzi, posso cambiare il verbo,
perché "dovrà" essere espressione dell'opposizione. Prima ho detto che "potrà"
(quindi, che si potrà valutare), invece dovremo inserire nel Regolamento che il
prossimo Presidente del Consiglio dovrà essere espressione della minoranza del
Consiglio Comunale e, se volete (questo ve lo possiamo concedere), sarà affiancato
da due Vicepresidenti di maggioranza.
Questo è lo scenario che abbiamo davanti ed è la situazione che, oggi, i fotografi ed i
giornalisti dovrebbero registrare.
Presidente, vogliamo essere un asilo, un po' come abbiamo fatto in Conferenza dei
Capigruppo (nel corso della quale abbiamo affrontato un problema che riguardava il
Consigliere Gandolfo, perché un Collega, che fa il Deputato, non aveva apposto la
sua firma) o un Consiglio Comunale serio?
Cominciamo a lavorare - e mi rivolgo ai banchi della maggioranza -, visto che
dobbiamo modificare lo Statuto ed il Regolamento, affinché il prossimo Presidente
del Consiglio sia espressione della minoranza.

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
La parola al Consigliere Goffi.

GOFFI Alberto
In realtà, forse non ci sarebbe neanche più molto da dire su questa vicenda; ammetto
che, per non cadere in alcuna tentazione - in primo luogo, per la professione che
svolgo e, poi, per la mia cultura politica -, non ho letto la sentenza; infatti, se l'avessi
letta, probabilmente sarei caduto nella tentazione di criticarla e, visto che non è mia
abitudine criticare le sentenze, non lo farò neanche in questo caso.
Però, Presidente, visto che svolge un ruolo politico (e mi fermo a quanto è capitato
prima della sentenza), in qualche modo, si deve interrogare sul ruolo della politica e
sul rispetto delle Istituzioni.
Il ruolo della politica, che è diverso e distinto dal ruolo della Magistratura, ha già
emesso una sentenza nei suoi riguardi: il 95% dei Consiglieri presenti in quest'Aula
ritiene che lei non debba più ricoprire questa carica, che lei non rappresenti più i
Consiglieri come organo collegiale e che lei non possa più rappresentare i Consiglieri
fuori da quest'Aula. È una sentenza - se vogliamo - gravissima e mi permetta di dire
che lei l'ha accolta un po' con la tenacia di esponenti politici la cui carriera politica,
secondo me, è volta al declino (cito un caso per tutti, Bassolino, che, certamente, ha
avuto una tenacia forte nel tenere il suo posto) e con l'ingenuità di chi, dopo aver
perso una causa, ricorre e spera di vincerla. Ammettiamo che, dal punto di vista della
Magistratura, l'ha vinta, però lei, in qualche modo, ha svilito il ruolo della politica e
dei Consiglieri Comunali ed è per questo motivo che facevo riferimento al rispetto
delle Istituzioni. Personalmente, ho un grande rispetto delle Istituzioni, ma, di fronte
a comportamenti come il suo, all'inizio del mio intervento sono stato tentato di
chiamarla signor Castronovo e non Presidente e questo fatto mi preoccupa. Se una
persona come me, che ha una cultura democratica e di rispetto delle Istituzioni, arriva
a questo punto, evidentemente si è rotto quel rispetto doveroso che ci deve essere in
quest'Aula e nei confronti delle Istituzioni italiane ed è lei che ha legittimato questo
mio atteggiamento.
Non vorrei che si arrivasse ad un'ulteriore sfida: vuole forse che i Capigruppo che
hanno votato quella mozione - e ribadisco che rappresentano il 95% di questa
Assemblea - arrivino fino al gesto estremo di non partecipare più ai Consigli
Comunali se presieduti da lei?
Non credo che questa sia la strada giusta, perché la Città, in questo momento, ha
problemi gravi e credo che il Consiglio Comunale debba essere assolutamente
compatto nel proseguire, nell'essere presente in quest'Aula e nel cercare, in qualche
modo, di dare delle risposte.
Ribadisco che non credo che questa sia la strada, ma non ritengo neanche che lei,
oggi, possa evitare di riferire all'Aula, ascoltare questo dibattito come una mummia e
fare finta che nulla sia capitato, come è accaduto negli ultimi tempi. Credo che lei
abbia il dovere di evitare questi gesti.
Presidente, pur essendo sfiduciato, abbia almeno questa correttezza: alla fine di
questo dibattito, prenda la parola, dica che cosa vuole fare della sua carica e noi
saremo liberi di decidere quale dovrà essere il nostro comportamento. Sicuramente
saremo rispettosi dei bisogni che la Città sottoporrà a questo Consiglio Comunale,
ma, certamente, non le faremo sconti, visto che lei non li ha fatti al Consiglio
Comunale e alle Istituzioni. Per questo motivo, rispetteremo le Istituzioni, ma non le
faremo degli sconti, perché viene meno anche quel rispetto personale che, fino ad
oggi, abbiamo mantenuto e che lei, secondo me, ha lasciato passare in secondo piano.

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
La parola al Consigliere Giorgis.

GIORGIS Andrea
Vorrei iniziare il mio intervento sottolineando che non vi è mai stata e non vi è
neanche in questo momento una questione di carattere personale mia o di qualche
Consigliere del Gruppo del Partito Democratico. Non abbiamo mai posto questioni
personali, né intendiamo porle oggi, ma vogliamo, ancora una volta, sollevare una
questione di carattere politico-istituzionale.
Non è questa la sede adatta per discutere la sentenza del TAR, cioè dell'autonomia
che la Magistratura amministrativa ha deciso di garantire al Consiglio Comunale;
non voglio neanche aprire un confronto su quale sia la legittima competenza di un
giudice amministrativo ad entrare nelle valutazioni di carattere politico di
un'Assemblea elettiva. Voglio ribadire, però, con molta chiarezza che, per quanto
riguarda il Gruppo del Partito Democratico, il Consigliere Castronovo non è nella
condizione di avere la nostra fiducia e, a nostro avviso, non è in grado di ricoprire
legittimamente, dal punto di vista politico, la carica che, oggi, il giudice
amministrativo ha stabilito che può ricoprire.
In questo clima di progressivo logoramento delle consuetudini che reggono la
dinamica politica (e, quindi, avendo maggiore sfiducia nel rispetto spontaneo e
politico delle regole che governano il buon andamento di un'Aula), sarebbe stato
sufficiente - e forse era la strada da percorrere - procedere ad una semplicissima
modifica statutaria, eliminando quel "per gravi motivi" e prevedendo una semplice
maggioranza qualificata. In questo modo, la maggioranza qualificata avrebbe
deliberato e certificato, in termini giuridicamente ineccepibili, la sfiducia nei
confronti del suo operato.
Non abbiamo percorso quella strada, che sarebbe stata la più semplice, perché
abbiamo avuto fiducia nel rispetto, da parte sua, delle consuetudini, che è
indispensabile osservare per garantire quella dinamica politica che consente, di fronte
alla venuta meno del titolo di legittimazione, di far scaturire in automatico (senza
bisogno di ricorrere ad alcuna procedura giuridica) le conseguenze che quel percorso
vuole ottenere.
Vorrei ricordare che, diversamente da quanto lei ha affermato nell'ultima Conferenza
dei Capigruppo, il suo titolo di legittimazione non deriva da alcun organismo
nazionale e neanche da alcun organismo giuridico; il suo titolo di legittimazione è
dato dal consenso di quest'Aula. Se nel nostro Statuto non abbiamo previsto un
percorso lineare, improntato alla semplice maggioranza qualificata - che dobbiamo
ribadire, perché è chiaro che il Presidente del Consiglio Comunale non deve essere
nella disponibilità della maggioranza che ha vinto le elezioni -, e se questo elemento
dovrà essere modificato, come propone il Capogruppo Cantore, voglio ribadire fin
d'ora che la maggioranza che vince le elezioni e che esprime il Sindaco non deve
poter disporre né dell'elezione, né della revoca del Presidente del Consiglio
Comunale.
Quando l'intera Assemblea, cioè una maggioranza "ultraqualificata", chiede la sua
revoca, mi domando come possa sentirsi legittimato a ricoprire questo ruolo che, a
nostro avviso (al di là della vicenda oggetto del giudice amministrativo), ha svolto in
maniera non conforme a quanto richiesto da quella carica.
Se qualcuno avrà la pazienza di andare a riprendere gli interventi svolti in occasione
della sua rielezione, il Gruppo del PD disse che, nel merito, non riteneva ci fossero le
condizioni per la sua riconferma, ma procedemmo al voto per semplice e doveroso
rispetto istituzionale, siccome non volevamo compromettere l'agibilità di quest'Aula
in quel momento delicato. Se consulterà i verbali della discussione, noterà che questo
elemento emergeva già allora.
In questa sede, non voglio fare l'elenco di tutte le ragioni che, a nostro avviso,
rendono il suo operato incompatibile con la carica che ricopre (ne abbiamo già
parlato tante volte), ma mi limito, ancora una volta, a sperare che ci sia quel sussulto
di conformità al principio di legittimazione della carica e che, quindi, senza esporre
quest'Aula a vicende imbarazzanti e poco decorose, si torni ad avere un clima di
piena legittimazione. Questo è quello che auspico e chiedo.

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
La parola al Consigliere Ravello.

RAVELLO Roberto Sergio
Penso che il mio intervento sarà molto breve, perché - non me ne voglia -, nel corso
dei mesi, a furia di dibattere su questa vicenda e sul suo ruolo, è un po' sfumata la
passione che ci poteva accompagnare almeno nei primi incontri.
Diversamente da qualcun altro, non avendo incompatibilità di ruolo derivante dalla
professione (che ben comprendo, peraltro), ho letto la sentenza, non fosse altro che
per potermi avvicinare al mio letto, questa notte, pensando di aver imparato qualcosa.
Leggendo la sentenza - che, peraltro, non critico, perché non ho i mezzi cognitivi o il
ruolo per farlo -, ho capito qualcosa che non ci era sfuggito, né avevamo dimenticato,
ma non avevamo tenuto, come avremmo dovuto, nella debita considerazione.
La sentenza del TAR ci ricorda qual è il suo ruolo e che lei - come viene richiamato,
costantemente e continuamente, in diversi passi - è tenuto all'imparzialità. Infatti,
sottolinea che lei e il suo ruolo siete due soggetti collocati al di sopra delle parti e -
ma queste sono considerazioni di natura politico-amministrativa, non solo
amministrativa - che lei, tra le altre cose, è anche il difensore della dignità e
dell'autonomia dell'Istituzione che rappresenta. Condividendo questi passaggi, mi
sono chiesto, dandomi in testa la penna per flagellarmi (perché, evidentemente, lo
meritavo), come ho fatto a non capire che lei, ricevendo quattro squatters che davanti
a questo Municipio bruciavano le bandiere di Israele, non ha calpestato la dignità di
questo Consiglio Comunale e che lei, nel rivolgersi ad un organo di giustizia
amministrativa, non ha permesso che fosse messa in discussione l'autonomia e
l'indipendenza di questa Assemblea elettiva. Che stolto a non pensarci!
Ringrazio lei ed il TAR del Piemonte per avermi messo nella condizione di rimediare
ad un mio gravissimo errore e di comprendere che, fino a questo momento, non
avevo capito che cosa significasse fare il Presidente del Consiglio Comunale; non
avevo compreso che fare il Presidente del Consiglio Comunale, ricoprendo un ruolo
al di sopra delle parti, dovrebbe comportare, quasi in automatico, la presa di distanze
in maniera inequivocabile da realtà che a questa Città (e a tutta la comunità torinese)
fanno solo del danno!
Non ripeterò quanto le hanno ricordato praticamente tutti i Consiglieri intervenuti
prima di me: le assicuro che non è mai stata nostra intenzione portare la discussione
su un piano personale, perché nella mia vita politica sono stato educato al costante
rispetto per l'avversario, l'essere umano, l'animale politico, le Istituzioni e
quant'altro; se adotto dei toni un po' aspri è per dare del colore ad una vicenda che,
ormai, mi ha annoiato.
Quanto mi ferisce, in ultima istanza, è che lei, agendo così, ha fatto in modo che si
creasse un precedente, che reputo molto grave: il fatto che qualcuno si sia sostituito
all'autonomia della nostra Assemblea elettiva. Creando questo precedente, lei ha
danneggiato l'immagine della nostra Città e di questa Assemblea. Personalmente,
come tutti i Consiglieri presenti in Aula, ho fatto una lunga corsa per poter avere
l'onore di sedermi tra questi banchi e poter ammirare i velluti che ci circondano;
danneggiare l'immagine di questa Assemblea, per molti di noi, significa danneggiare
lo stesso sogno che ci ha accompagnati in una lunga campagna elettorale e che ci
accompagna quotidianamente nel nostro agire. Questo non credo di poterglielo
perdonare, Presidente.
Vorrei proporre un ultimo elemento di sorpresa: da lei mi sarei aspettato, quanto
meno, che rifondesse all'Amministrazione ciò che l'Amministrazione è tenuta,
secondo la sentenza, a rifonderle (mi riferisco ai circa 4.700 Euro per le spese da lei
sostenute per il ricorso al Tribunale).

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
La parola al Consigliere Angeleri.

ANGELERI Antonello
Presidente, anche io mi unisco al coro di chi sostiene che non ci sia nulla di
personale, perché siamo in una sede politica. Nel suo intervento, ad un certo punto,
ha detto che si augura che questa sia l'ultima volta in cui si affronta la questione e
che si ponga la parola fine a questa vicenda. Mi auguro veramente che questa sia
l'ultima volta in cui si deve discutere, in questa sede, di una bruttissima figura che è
stata fatta, non tanto in questa tornata amministrativa, quanto nell'intera storia del
Consiglio Comunale.
Prima di me sono intervenuti quattro Capigruppo, che rappresentano circa trenta
Consiglieri, e altri devono ancora intervenire. Io intervengo al posto del Consigliere
Carossa e rappresento altri tre Consiglieri; in totale, quindi, sono trentatre. La
sentenza che ci ha consegnato ed illustrato (naturalmente, in linea di massima) non è
questa; la sentenza è quella che questa Assemblea ha già decretato quando il 95% del
Consiglio Comunale le ha detto: "Vada a casa, Presidente". La sentenza politica
peggiore è quella che, dopo una sentenza ufficiale (che lei ci ha consegnato), oggi le
ribadiamo, perché c'è una sfiducia totale. Le ripeto che ritengo che la sua sia stata
una brutta figura; probabilmente, anche avendo visto il suo comportamento
precedente, lei, delegittimato politicamente, rimarrà seduto lì fino alla scadenza della
tornata amministrativa (nel 2011), ma chi rappresenterà?
Penso si debba fare un po' di ordine su questa vicenda, perché è vero che lei ha dato
a questa Città la sensazione di essere seduto ed avvitato con i controdadi a quella
poltrona (questa è l'impressione che ha dato a tutti, anche alla cittadinanza), ma è
altrettanto vero che questa situazione è da esaminare a partire dai mesi precedenti.
Infatti, questo è anche il risultato di un'incapacità, da parte della maggioranza, di
gestire al suo interno le vicende politicamente rilevanti (poi si sono imbattuti in uno
come lei che ha i controdadi ben stretti e, ovviamente, ha reagito). Queste vicende,
portate all'interno del Consiglio Comunale, non hanno fatto altro che infangarne la
storia e devo dire che, da questo punto di vista, a me dispiace.
Mi auguro che il dibattito di oggi possa farla riflettere (probabilmente, sono un
inguaribile ottimista); è certo che lei rappresenta e rappresenterà se stesso, ma non è
questo il ruolo affidato al Presidente del Consiglio Comunale di Torino.
Nel suo intervento, il Consigliere Goffi minacciava, anche attraverso i ragionamenti
fatti dai Capigruppo Giorgis e Cantore, di modificare il nostro Regolamento in
Commissione Statuto. Mi auguro che non si debba arrivare a tanto e che il buonsenso
prevalga, facendo sì che possa ritornare l'onore in questo Consiglio Comunale (che,
probabilmente, si è perso da questo punto di vista).

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
La parola al Consigliere Cerutti.

CERUTTI Monica
Intervengo con un po' di malinconia, perché il Consiglio Comunale riprende, dopo la
pausa estiva, i suoi lavori discutendo una questione che, sicuramente, ha trascinato la
nostra vita consiliare in una situazione difficilmente spiegabile alla cittadinanza.
Il Consiglio Comunale, con la votazione della deliberazione di revoca, si è
avventurato in un ginepraio; noi non abbiamo partecipato al voto proprio perché
ritenevamo che quel provvedimento non fosse legittimo e, in qualche modo, il TAR
ci ha dato ragione, così come ha reso giustizia a lei, Presidente.
A questo punto, crediamo che si debba prendere atto della situazione in cui si trova la
Sala Rossa, vista la pantomima continua che vede questo Consiglio Comunale
ragionare su questa vicenda e non sui temi che avrei voluto affrontare dopo la pausa
estiva; mi riferisco, ad esempio, alla crisi economica che, probabilmente, questa città
sta vivendo più di altre.
Quindi, mantenendo la stima politica e personale nei suoi confronti, le chiediamo di
valutare, con la stessa responsabilità con cui ha condotto i lavori consiliari e della
Conferenza dei Capigruppo, se e quando assumere una decisione - quella che riterrà
più opportuna -, affinché questo Consiglio Comunale possa recuperare quella
credibilità che, man mano, ha perso proprio nel corso di questo dibattito, che,
purtroppo, non fa bene alla nostra Istituzione.

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
La parola al Consigliere Gallo Domenico.

GALLO Domenico
Intervengo con molta difficoltà, perché si vive un po' di disagio quando una vicenda
così incresciosa si trascina. Ho preferito scrivere degli appunti, anche per pesare le
parole che intendo pronunciare questa sera, sperando che il mio intervento possa
segnare un percorso di coerenza rispetto alle posizioni che ho assunto dal momento
in cui è stata votata la deliberazione di revoca fino ad oggi.
Ribadisco che voterei ancora contro quella deliberazione di revoca (stabilita dal
comma 7 dell'art. 32 dello Statuto), perché, come allora, sono convinto che il gesto
del Presidente di intrattenersi con i manifestanti pro-Hamas sia stato più un atto di
leggerezza o di errata valutazione, che un'azione grave e in malafede; in questo
senso, credo che non ci fossero gli estremi per presentare una deliberazione di
revoca.
Su quell'episodio, quindi, non cambio opinione e ribadisco le dichiarazioni fatte a
caldo in Consiglio Comunale, compresa la contestuale condanna nei confronti dei
manifestanti che hanno incendiato le bandiere di Israele.
Ritengo che sia stato un errore presentare quella deliberazione di revoca; infatti, la
revoca è consentita (in base all'articolo 32 comma 7 dello Statuto) solo per gravi e
comprovati motivi, ricollegabili a comportamenti del Presidente del Consiglio e,
soprattutto, alla sua capacità di assicurare l'ordinato e corretto svolgimento delle
adunanze consiliari. Solo in questi casi, quindi, vi sarebbero le motivazioni per poter
votare in Consiglio una deliberazione di revoca.
Ciò premesso, vorrei sottolineare un aspetto importante, che, però, solo alcuni
Consiglieri hanno menzionato: oggi, il contesto politico in cui opera il Consiglio
Comunale di Torino è mutato rispetto a quando si è verificato l'episodio incriminato,
il 19 gennaio 2009 (poco tempo dopo che il Consiglio Comunale aveva confermato il
Consigliere Castronovo alla carica di Presidente del Consiglio Comunale), perché il
Partito di Rifondazione Comunista non fa più parte della maggioranza di
centrosinistra che sostiene il Sindaco Chiamparino. A mio avviso, è questo il
problema, perché lei è stato eletto Presidente del Consiglio proprio in quanto
esponente del suo partito (che avrei voluto facesse ancora parte della maggioranza e
infatti, avevo proposto l'idea di accettare la sfida che il Sindaco ha lanciato al Partito
di Rifondazione Comunista di governare questa Città per altri due anni).
Non credo di dover aggiungere altro, Presidente; non chiedo le sue dimissioni e
lascio che sia lei a scegliere, in base alla situazione che si è venuta a creare, alla sua
coscienza e alla sua intelligenza. Decida che cosa è meglio fare, tenendo presente che
l'Istituzione che rappresentiamo non può essere governata nel migliore dei modi se
non vi è un clima di serenità e di condivisione dei ruoli, in particolare di quelli
prestigiosi come quello da lei finora occupato.

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
La parola al Consigliere Lonero.

LONERO Giuseppe
Il mio intervento sarà molto breve e non credo che sfrutterò tutti i cinque minuti a
mia disposizione; vorrei semplicemente sottolineare il mio rammarico (che ho già
avuto modo di esprimerle in altre occasioni, quando si è affrontato questo tema),
perché, in questo momento, stiamo assistendo al ricorso ai Tribunali per fare politica.
È una situazione assolutamente inaccettabile, soprattutto se, dopo aver citato in
questa Sala quasi orgogliosamente le sentenze emesse, lei non prende atto che,
vincendo in Tribunale, ha perso in quest'Aula.
Nel momento in cui sono state emesse quelle sentenze in suo favore,
paradossalmente lei è risultato lo sconfitto di tutta questa vicenda (naturalmente, dal
punto di vista politico).
Sono molto più giovane di lei sotto il profilo dell'esperienza politica (e anche
anagraficamente), ma ho imparato che, nel momento in cui per fare politica ci si deve
appoggiare al giudizio di un Tribunale, tutta la classe politica sta perdendo e chi ne fa
ricorso dimostra la sua debolezza. È come se un bambino, al quale stanno cercando
di rubare un giocattolo, si rivolgesse alla mamma, ma questo non è assolutamente
accettabile in un'Aula in cui da adulti - e non da bambini - dobbiamo amministrare
una città importante come Torino, dobbiamo inviare dei messaggi e degli
insegnamenti molto seri, quindi non possiamo avvalerci dell'aiuto esterno per
rimanere attaccati ad un posto per il solo fatto che ci piacerebbe continuare ad
occupare quel posto.
Prima il Consigliere Gallo Domenico la invitava a scegliere, ma, purtroppo, lei ha già
scelto, Presidente, e lo dico con rammarico; dal punto di vista personale, nutro una
profonda stima nei suoi confronti, ma, dal punto di vista politico, non le posso
ribadire la stessa stima, che, invece, potrebbe recuperare - se mai ciò la interessasse -
rassegnando le dimissioni.

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
Non essendoci altre richieste di intervento, vorrei sottoporvi alcune considerazioni,
dopo aver sentito quanto detto nel corso del dibattito.
Non vi nascondo che mi aspettavo una discussione di questo genere, infatti non
pensavo che si sarebbe proceduto in maniera differente da quanto è accaduto oggi;
sapevo che avrei nuovamente sentito parlare di legittimazione politica e di dignità,
magari anche da parte di esponenti di Gruppi nei quali alcuni Consiglieri Comunali,
eletti nella maggioranza, sono passati nella minoranza, o viceversa, o hanno
cambiano Gruppo Consiliare, come se tutto questo fosse parte integrante di una
dignità della politica verso la quale nessuno dice mai nulla (né i giornali, né altri). Si
tratta di persone che hanno avuto una legittimazione dal voto popolare per svolgere
certi compiti in Consiglio Comunale, che, però, dopo un po', ne svolgono altri e, poi,
ritornano a fare quelli di prima e, magari, in seguito ritornano a fare qualcos'altro; vi
sono Gruppi che nascono con un solo Consigliere e, dopo un po', i Consiglieri
diventano cinque, Gruppi che non hanno nessun Consigliere, ma, in seguito, ne
entrano a far parte una decina; litighiamo sulle assegnazioni ai Gruppi Misti per
questo o quel Consigliere e, secondo voi, tutto questo fa parte della Politica (con la P
maiuscola).
Ad un Presidente, invece, viene revocato l'incarico per il fatto di avere ricevuto una
delegazione di manifestanti che protestavano contro il massacro che si stava tenendo
a Gaza (che coinvolgeva migliaia di persone, con bombe non ammesse che venivano
gettate tra le case), ma noi di tutto questo non parliamo. Questa è la mia prima
considerazione: quando mi si dice di parlare di politica, rispondo che è giusto e che è
necessario farlo.
Per quanto riguarda la seconda considerazione, mi ha fatto molto piacere ascoltare
una buona parte - non tutto - dell'intervento del Consigliere Cantore, che, però, ha
fatto solo un errore, perché nello Statuto non è previsto che il Presidente del
Consiglio Comunale debba essere espressione della maggioranza ed il
Vicepresidente… (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Si tratta di una prassi
consolidata in questo Consiglio Comunale.
Oggi, si dice che questa parte relativa alla Presidenza del Consiglio dovrebbe essere
modificata e, forse, questa decisione nasce dal fatto che il Presidente viene sottoposto
ad una critica, a causa di un'azione politica che ha commesso, riguardo alla sua
legittimazione nel rappresentare il Consiglio Comunale. Io chiedo scusa, ma, come
ho detto in altre occasioni, questo chiedere scusa alle volte è un po' esagerato.
A mio parere, la lettura delle sentenze può essere molto istruttiva; questa sentenza ha
un pregio, non perché mi dà ragione, ma, perché, nel darmi ragione, articola i fatti in
un certo modo, afferma che, nel merito, le mie argomentazioni sono fondate e,
soprattutto, sancisce un principio: il Presidente del Consiglio Comunale ha come
compito fondamentale quello di garantire l'amministrazione e la funzionalità del
Consiglio ed il rispetto delle regole da parte dei Consiglieri. Questo è quanto.
Dopodiché, mi rendo perfettamente conto che esistono i problemi politici e che le
soluzioni politiche che, a suo tempo, potevano essere ricercate, nel momento in cui
sono state proposte, hanno ricevuto un rifiuto. Oggi, si tratta di ricominciare da zero,
ma è necessario discutere questo argomento partendo dal fatto che è stato
formalmente sancito il principio della non sindacabilità dei comportamenti politici
del Presidente del Consiglio.
Questo è quanto e, rispetto a ciò, terrò in debita considerazione le argomentazioni ed
i suggerimenti avanzati in Aula questa sera (o proposti domani in Conferenza dei
Capigruppo, o in futuro), ma credo che sia opportuno e necessario che tutti facciano
un passo indietro e si riprenda a discutere su come risolvere ed affrontare
politicamente il problema del funzionamento del Consiglio Comunale di Torino.
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