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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 27 Luglio 2009 ore 15,00
Paragrafo n. 22
DELIBERAZIONE (Giunta: proposta e urgenza) 2009-00842
"FARMACIE COMUNALI TORINO S.P.A.". MODIFICAZIONI DELLO STATUTO SOCIALE. PATTI PARASOCIALI CON IL SOCIO OPERATIVO INDUSTRIALE DI MINORANZA. APPROVAZIONE.
Interventi

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. mecc. 200900842/64,
presentata dalla Giunta Comunale in data 24 febbraio 2009, avente per oggetto:
"'Farmacie Comunali Torino S.p.A.'. Modificazioni dello Statuto sociale. Patti
parasociali con il socio operativo industriale di minoranza. Approvazione".

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
La parola al Consigliere Cerutti.

CERUTTI Monica
Questa proposta di deliberazione è importante e le Commissioni l'hanno esaminata in
modo approfondito. Mi sembra corretto che anche in Aula si svolga una parte del
dibattito, che, poi, ha portato anche ad emendare questo provvedimento in modo
significativo.
Nel tempo, l'operazione "Farmacie Comunali" ha assunto un profilo a dir poco
problematico; abbiamo ricevuto una lettera di sollecitazione, in cui il socio privato
chiedeva (con un tono irrituale, bisogna ammetterlo, nei confronti del Consiglio
Comunale) di dare corso alla deliberazione avente ad oggetto l'adempimento delle
obbligazioni assunte contrattualmente dal Comune nei confronti degli scriventi
aggiudicatari. Di quali obbligazioni si tratta? Se parliamo della definitiva
regolamentazione della società con i patti parasociali, mi sembra una richiesta lecita.
Se, invece, si tratta delle pesanti modifiche allo Statuto, che riducono
significativamente i poteri del socio pubblico, abbiamo ritenuto di sollevare pesanti
obiezioni (non mi riferisco a perplessità o desiderio di approfondimenti, come
diciamo in altre occasioni, ma vere e proprie obiezioni). Infatti, il controllo pubblico
(dato dalla scelta di mantenere il 51% delle quote dell'azienda) si va, man mano,
depotenziando a favore del socio privato. Abbiamo cercato di rivedere le modifiche
allo Statuto dell'azienda, proposte inizialmente dalla Giunta Comunale (proprio per
non mortificare - usiamo questo termine - il controllo del Comune), ed il Segretario
Generale in una sua nota ha affermato che il Comune di Torino è rimasto titolare
della funzione del servizio pubblico locale relativo alla gestione delle Farmacie
Comunali. Ci riferiamo a questa realtà, come a SAGAT (che stiamo trattando in altre
Commissioni), nel ripensare come il 51% pubblico non garantisca di per sé
l'interesse pubblico, se non viene sostanziato nella governance, perché, addirittura, in
questo caso è stato reso quasi irrilevante.
Sulle questioni della concorrenza e del possibile conflitto di interessi, si è
pronunciato il Segretario Generale, escludendoli con diverse argomentazioni, alle
quali ci atteniamo.
Sappiamo che la legislazione sui servizi pubblici locali sta rapidamente evolvendo e
dovremo vigilare su eventuali modifiche che potrebbero rendersi necessarie per il suo
adempimento.
Con questa proposta di deliberazione riteniamo che debba essere salvaguardato il
ruolo di indirizzo e di controllo del Comune, che non può essere confinato alla sola
tutela dell'interesse alla salute pubblica, ma deve poter intervenire, come, peraltro,
avevamo richiesto all'avvio di questa operazione, ad esempio sviluppando il carattere
di servizio pubblico, attivando maggiori sinergie con le ASL e le Farmacie Comunali
di altre città.
In questo senso, vorremmo dichiarare con chiarezza che la scelta mediana del 51%
pubblico si sta rilevando forse la meno tutelante per lo stesso interesse pubblico. Il
Comune, probabilmente, ha perso l'occasione di gestire totalmente un'attività
economicamente redditizia.
Se questa attività non rientra nel suo core business, da sinistra potremmo arrivare a
dire che sarebbe preferibile che il Comune riazzerasse l'operazione e mettesse tutto
sul mercato.
L'ingresso del socio privato è stato ipotizzato per dare alla società un valore
aggiunto, sia in termini di possibili capitali, che di gestione della società; in seguito,
dovremo valutare se vi sia realmente questo valore aggiunto.
I risultati positivi, attualmente evocati, del fatturato di questi primi mesi di avvio
della società mista sono da attribuire allo sviluppo del trading e delle sinergie con i
produttori e, visto che questa attività è stata avviata nel 2007 e maggiormente
sviluppata nel 2008, non sono attribuibili al frutto della gestione del socio privato,
visto che non era ancora presente.
Nell'ottica di cercare di ridurre il danno, abbiamo fatto alcune richieste (che sono
state accolte dal Vicesindaco, attraverso degli emendamenti), a partire da quelle
formali: abbiamo fatto diventare il socio A quello pubblico e non il privato, come
inizialmente indicato nei patti parasociali, che, adesso, è diventato il socio B
(appunto, il socio minoritario). Le altre modifiche di merito da noi sollecitate
sembrano essere recepite dagli emendamenti che il Vicesindaco ha illustrato in
Commissione: il mantenimento di alcune deleghe in capo al Consiglio di
Amministrazione, che, invece, si volevano attribuire all'Amministratore Delegato
(come la vendita di immobili o diritti di proprietà dell'azienda, inquadramento,
retribuzione e cessazione del personale) e la limitazione della sua autonomia di spesa
a cinquantamila Euro, rispetto ai centomila Euro previsti inizialmente. Inoltre,
l'Amministratore Delegato dovrà relazionare trimestralmente al CdA, anziché
semestralmente, e chiediamo che riferisca sulle materie che nell'ultima modifica
sono sparite dall'articolo n. 23, come competenze che inizialmente erano di indirizzo
del Consiglio di Amministrazione. Non le cito tutte, però, ad esempio, tra queste
rientra l'attuazione dei piani-programma annuali e pluriennali e la politica generale
degli investimenti e dei prezzi.
Un'altra modifica per noi dirimente è l'esplicitazione della costituzione
dell'organismo di vigilanza, al fine di assicurare condizioni di correttezza e
trasparenza nella conduzione delle attività aziendali. Chiediamo che venga adottato
un modello di organizzazione, gestione e controllo in linea con le prescrizioni del
Decreto Legislativo n. 231. Sulla base di tale modello, verrà istituito l'organismo di
vigilanza, che deve rispondere al Consiglio di Amministrazione, costituito da
amministratori di nomina comunale, che - proprio in ossequio al Decreto Legislativo
- siano privi di deleghe operative, e da un dipendente della società, senza oneri
aggiuntivi per la società. Non riteniamo accettabile il fatto che venga meno la
caratteristica di amministratore privo di delega operativa, perché la norma è tesa ad
evitare che le figure di controllore e controllato coincidano e riteniamo che sia
corretto che tale organismo sia di nomina pubblica, così come altri organismi sono,
invece, nominati dal socio privato.
Non abbiamo richiesto alcuna modifica, ma riteniamo estremamente limitante per il
Comune il fatto di non poter procedere a modificare i patti parasociali prima della
loro scadenza di 5 anni, essendo necessario almeno il 60% delle azioni sindacate.
Inoltre, la gestione delle quote è prevista per un secolo, tempo significativamente
lungo in un periodo in cui la normativa corrispondente sta cambiando rapidamente.
Queste sono considerazioni che riteniamo opportuno riportare in Aula. Le nostre
osservazioni e anche le nostre proposte ci fanno essere critici su questa operazione;
apprezziamo - e lo vogliamo dichiarare - lo sforzo del Vicesindaco di provare a
mettere insieme tutte le richieste nel tentativo di far quadrare il cerchio e, in questo
senso, verificheremo l'assunzione delle modifiche rispetto agli emendamenti e ai
subemendamenti proposti, che sono il frutto di un lavoro condiviso. Se vi sarà una
valutazione positiva dell'assunzione di queste modifiche, il nostro voto sarà
favorevole, seppur con le critiche che abbiamo voluto esplicitare.

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
La parola al Consigliere Gallo Domenico.

GALLO Domenico
Il mio intervento sarà una sorta di dichiarazione di voto favorevole a questa proposta
di deliberazione, pur condividendo molte delle osservazioni fatte dal Gruppo Sinistra
Democratica, perché abbiamo passato molto tempo a discuterne e credo che sia stato
giusto confrontarci, anche in maniera dura a volte, su questo terreno. Ritengo che il
risultato sia una proposta di deliberazione più equilibrata e che, in qualche modo,
salvaguarda maggiormente il patrimonio della Città, che è rappresentato dalle
farmacie comunali.
La cessione del 49% ad un socio privato non deve essere considerata come una sorta
di rinuncia ad un patrimonio come quello delle farmacie comunali. Vorrei che, una
volta tanto, in occasione di fusioni di società, o quando si alienano pezzi delle
società, oppure parte delle azioni, ognuno svolgesse il proprio ruolo: il socio di
minoranza deve fare il socio di minoranza e, in questo caso, il Comune di Torino
deve fare il socio di maggioranza. Questo è un principio che dovremmo mettere in
evidenza in tutte le operazioni di questo tipo e se, da una parte, il socio privato avrà
sicuramente un ruolo importante nella gestione di questa società mista con il Comune
di Torino, dall'altra parte, il Comune di Torino dovrà continuare ad esercitare un
controllo politico per salvaguardare le funzioni storiche e sociali che le Farmacie
Comunali hanno svolto, in questi anni, nella nostra Città (in termini di servizio e di
prestazioni alla cittadinanza); questo controllo politico dovrà essere esercitato non
soltanto dal Consiglio Comunale, ma, una volta tanto, anche dai soggetti nominati
dall'Amministrazione (in questo caso, il Presidente e gli altri due componenti che
rappresentano la Città).
Spesso, i componenti nominati dalla Città non hanno svolto molto bene il loro dovere
e credo che, in questo caso, il Consiglio Comunale debba pretendere un controllo
politico sull'operato dei componenti nominati dal Comune di Torino; il controllo
politico dovrà essere esercitato, costantemente, anche dal Consiglio Comunale,
perché è un compito che, molte volte, non abbiamo svolto e, oggi, partendo da questa
operazione, è importante iniziare a dare più efficacia alle nostre considerazioni per
quanto riguarda la gestione di un servizio importante come quello rappresentato dalle
Farmacie Comunali.
Anch'io avrei preferito un ridimensionamento dei poteri dell'Amministratore
Delegato ed una compensazione di competenze al Presidente del Consiglio di
Amministrazione; in qualche modo, ciò è avvenuto per la parte relativa
all'autonomia della spesa dell'Amministratore Delegato (mi sembra che si passi da
centomila Euro a cinquantamila Euro, anche se rimane comunque una cifra notevole
per un patrimonio come quello delle Farmacie Comunali).
È positivo anche il fatto che venga tutelata l'occupazione; è importante il passaggio
presente in questa proposta di deliberazione in cui si parla di garantire il
mantenimento del posto di lavoro di tutto il personale. Credo che questo sia un
elemento importante, perché, in alcune operazioni di cessione, non sempre si è tenuto
conto della tutela della forza lavoro. A questo proposito, vorrei ricordare la questione
CSEA, nella quale siamo impegnati, attraverso la convenzione, per la tutela degli ex
dipendenti della formazione professionale. In questo caso invece, l'emendamento
così strutturato da parte del Vicesindaco fornisce garanzie, anche per il futuro, a tutto
il personale delle Farmacie Comunali.
Questi aspetti sono nati anche dal dibattito e dal confronto avvenuti nelle
Commissioni; a volte, il dibattito è stato aspro o nervoso, però, in qualche modo, ha
reso più equilibrato il testo deliberativo.
Auspico che la nuova società delle Farmacie Comunali possa essere più moderna,
perché questa parola è diventata quasi fondamentale, ma bisognerebbe capire che
cosa significa. Ritengo che la modernità sia collegata alla qualità del servizio, per cui
spero che questa nuova società possa incrementare le prestazioni sociali e sanitarie
che le Farmacie Comunali, in questi anni, hanno garantito, consolidandole ed
incrementandole. Infatti, si tratta di luoghi - come tutte le farmacie, peraltro - dove
non si acquistano solo medicinali, ma dove si fa anche prevenzione e si presta
assistenza ai cittadini; le farmacie sono il luogo più vicino per quanto riguarda gli
interventi relativi alla salute.
Voterò a favore di questa proposta di deliberazione ed auspico che il controllo
politico da parte del Comune di Torino sia più efficace rispetto a situazioni nelle
quali, in qualche maniera, l'abbiamo sempre visto seguire i soci privati nella gestione
e dettare la leadership rispetto ad un patrimonio che dobbiamo salvaguardare.

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
La parola al Consigliere Angeleri.

ANGELERI Antonello
Vorrei dichiarare a verbale le nostre perplessità su una vicenda che potremmo
definire il classico "pasticcio all'italiana", che è iniziato un anno fa, con molte
preoccupazioni, e che è proseguito con le perplessità che abbiamo sentito anche negli
ultimi interventi dei Consiglieri di maggioranza. Si tratta di perplessità che abbiamo
già segnalato in sede di aggiudicazione, quando, per avere informazioni su questa
vicenda, si sono presentate 6 realtà, anche se, poi, di fatto, una sola ha presentato
un'offerta.
Il problema è che la realtà che ha presentato l'offerta è rappresentata da coloro,
riuniti in cooperativa, che gestiscono le farmacie private di questa Città e che ci sono
aggiudicati questo appalto con una perizia (tra l'altro, mi pare neanche asseverata)
che dà adito ad alcuni dubbi, non solo all'interno del nostro partito, ma anche da
parte di alcuni Consiglieri di maggioranza, che, addirittura, hanno scritto al
Segretario Generale per avere un parere in ordine a questa procedura. A proposito di
questa procedura, più volte abbiamo denunciato i nostri dubbi, non solo in sede di
aggiudicazione, ma anche successivamente ed, infine, anche oggi, in fase di
votazione della proposta di deliberazione, che riguarda le modificazioni dello Statuto
sociale.
Al di là delle premesse, dobbiamo salvaguardare la funzione di controllo che il
Consiglio Comunale deve esercitare nei confronti di questa società, non solo perché
rappresentiamo il 51%, ma perché anche in altre occasioni, quando non sono stati
specificati nel dettaglio i compiti, abbiamo verificato che cosa è accaduto all'interno
di alcune aziende che hanno subìto una privatizzazione.
Ci sono aspetti dettati dal Codice Civile, ma ve ne sono altri che dobbiamo esercitare
- da un punto di vista politico, morale e del controllo - e che sono stati modificati
attraverso le segnalazioni effettuate in Commissione, tant'è che, oggi, voteremo
alcuni emendamenti che modificano nella sostanza questa proposta di deliberazione
rispetto a com'è stata presentata. Ciò significa che c'è stata una forma di pressione,
dal punto di vista dei privati, nei confronti del Comune, che ha portato a produrre una
proposta di deliberazione che, oggi, non voteremo; infatti, voteremo una proposta di
deliberazione fortemente emendata grazie all'analisi avvenuta nel corso delle
numerose riunioni in I, IV e in Commissione Controllo di Gestione.
Vorrei, però, che il Vicesindaco riflettesse ancora sulla giustezza di questa proposta
di deliberazione emendata, che ancora non ci convince. Infatti, altre esperienze ci
hanno insegnato che i patti parasociali sottoscritti, poi, non hanno prodotto i risultati
che la Pubblica Amministrazione si aspettava.
In riferimento a questa proposta di deliberazione, sostanzialmente, rimane un dubbio
di fondo, sul quale il Segretario Generale ha risposto, ma la sua risposta (che merita
tutto il nostro rispetto, ma, da un punto di vista politico, è ovvio che lui non possa
intervenire) non ci convince, perché permane il problema dell'infrazione del
principio della concorrenza di mercato. Questo è il dato sostanziale che è già emerso
in sede di aggiudicazione e che, al momento della votazione di questa proposta di
deliberazione, rimane.
Questo nodo non è stato sciolto, così come altri (che non sto a specificare, perché
altri Consiglieri sono entrati nel merito di alcuni aspetti che riguardano le direttive
europee e, in particolare, i poteri che daremo al socio privato), ma con il nostro
intervento vogliamo sottolineare che non abbiamo una pregiudiziale contrarietà nei
confronti di chi, oggi, opera all'interno delle Farmacie Comunali con il Comune di
Torino, perché non conosco i soggetti e, quindi, non posso esprimere una valutazione
sui propositi che, in qualche modo, li hanno indotti a costituire una cooperativa e ad
entrare in società con noi.
Visto che le farmacie forniscono un servizio che va al di là della vendita di prodotti
alla cittadinanza (in realtà, vi è un rapporto importante con il pubblico in termini di
prevenzione) e sappiamo qual è il costo nel sistema sanitario, mi auguro, come
diceva il Consigliere Gallo Domenico, che si raggiunga un risultato (sia da parte del
socio privato, che da parte nostra) che non è ancora possibile vedere dalla proposta di
deliberazione oggi emendata.
Questo è solo un auspicio ed è il motivo per cui non parteciperemo a questa
votazione, ma controlleremo costantemente l'operato del socio privato, del Consiglio
e di chi andrà a gestire questa importante partita.

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
La parola al Consigliere Tronzano.

TRONZANO Andrea
Avrei necessità e piacere che, durante il mio intervento, fosse presente in Aula il
Consigliere Giorgis, Capogruppo del PD.

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
Non credo che questa sia una richiesta...

TRONZANO Andrea
Per noi è dirimente; visto che ci assumiamo responsabilità importanti, riteniamo utile
che il Capogruppo sia presente in Aula… (INTERVENTI FUORI MICROFONO).

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
Non è prevista questa richiesta, perché è una richiesta non formale… (INTERVENTI
FUORI MICROFONO).

TRONZANO Andrea
Presidente, non mi costringa a chiedere la verifica del numero legale.

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
Non può farlo, perché è già stata richiesta su questo argomento e siamo ancora nella
fase di discussione.

TRONZANO Andrea
Eventualmente, cedo la parola a qualche altro Consigliere.

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
La parola al Consigliere Ferraris.

FERRARIS Giovanni Maria
Il mio intervento sarà breve, perché l'argomento è stato ampiamente dibattuto in
Commissione.
Credo che siano necessarie alcune riflessioni: le scelte di partenza, volontà espresse
da questa Amministrazione, permettevano a questa nuova società di creare e di far
funzionare un sistema che, probabilmente, gestito in altra maniera, avrebbe avuto
delle difficoltà. Ora, cerchiamo di fare indossare a questa società, da una parte, una
scarpa e, dall'altra parte, uno zoccolo, ma è abbastanza difficile che una persona
possa camminare su due livelli diversi con due calzature diverse. La stessa cosa
accade se una società deve essere considerata tale anche se ha un socio maggioritario
e un socio minoritario.
Ho avuto alcune difficoltà a capire le effettive intenzioni della parte maggioritaria,
cioè della parte pubblica; l'interesse pubblico era di controllare o garantire, in
qualche modo, una linea e dare la possibilità a chi amministra di amministrare,
oppure di intromettersi sempre nella logica dell'amministrazione? È molto difficile
andare a contestare un'amministrazione, anche perché mi pare che, di fatto, nel giro
di qualche mese, i risultati della diversa conduzione amministrativa di questa società
siano già sotto gli occhi di tutti.
Incidere in modo così prepotente, come si è tentato di fare in sede di Commissione,
rischia di vanificare un'operazione che, probabilmente, potrebbe dare i suoi frutti,
almeno una volta portato a termine un bilancio annuale. In realtà, in questo periodo il
dibattito si è incancrenito ed ha portato, da un certo punto di vista (come dichiarato
dal Consigliere Cerutti) alla presentazione di emendamenti tali per cui la parte
pubblica possa, in qualche modo, detenere un controllo, anche per quanto riguarda le
attività dell'Amministratore Delegato.
Se si affida una gestione ad un socio privato, non vedo per quale motivo, poi, si
debba ripensare questa decisione. Per carità, c'è sempre tempo per ripensare tutto,
però mi sembra che lo spirito iniziale non fosse questo e, oggi, a processo in corso,
variare le modalità potrebbe generare il fallimento del processo stesso.
Probabilmente, qualcuno ne sarebbe contento, ma non so se l'obiettivo della Giunta
fosse quello di far fallire questo processo, visto che, già a suo tempo, qualcuno
avrebbe preferito cedere totalmente la partecipazione pubblica. (INTERVENTO
FUORI MICROFONO). Non solo voi, Consiglieri Cuntrò, Tedesco e Genisio, ma
anche qualche membro autorevole che, in questo momento, è assente.
Evidentemente, questo fatto non è stato affrontato nel dibattito, ma, comunque, in
una democrazia è giusto avere opinioni diverse.
Mi sono, però, permesso - purtroppo, lunedì scorso non c'ero, ma ho delegato il
Consigliere Bonino - di mettere un puntino agli emendamenti (una virgola, se
vogliamo) proposti fino all'epoca. Oggi, mi si dice che diventa difficile accordarlo in
virtù non so di quale motivo ben preciso e specifico, ben sapendo che, di fatto, un
conto è che ci siano accordi fuori assemblea e un conto è che un'assemblea, che ha il
51% e che può riunirsi con la maggioranza, possa definire e decidere quanto ritiene
opportuno anche all'interno della Commissione di Controllo che dovrebbe venire
creata.
È evidente che questo potrebbe generare qualche preoccupazione alla parte di
minoranza (benché io debba essere tutore anche dell'interesse pubblico, ma
l'interesse pubblico sta al di sopra del fatto che io sia tutore della parte di
maggioranza), perché, nonostante sia privata, porta un interesse pubblico. L'interesse
pubblico deve portare a farmi ragionare nel pieno della logica e - riflettendoci -
osservo che, non permettendo alle due parti un accordo assembleare, rischiamo di
incancrenire e di generare una difficoltà di prosecuzione del bell'avvio che abbiamo
dimostrato.
È evidente, quindi, che chiedo attenzione ai subemendamenti nn. 2 e 4, affinché non
venga vanificato quanto si è costruito fino ad oggi e quanto sta portando avanti,
nell'interesse pubblico, la parte minoritaria (che è una parte privata, che ha versato
anche risorse economiche). Chiedo più attenzione rispetto a questi subemendamenti e
chiedo attenzione ai Gruppi, che dovranno esprimersi sugli emendamenti e sui
subemendamenti, perché, altrimenti, lo scenario potrebbe cambiare: potremmo anche
assistere ad una difficoltà di sottoscrizione di un nuovo patto parasociale (peraltro,
già sottoscritto, ma non ratificato).
Non voglio pensare al peggio, però, evidentemente, non so se il vero interesse
pubblico sia quello di non portare avanti questo processo, che mi sembrava avviato
in modo corretto e secondo la volontà delle linee guida che auspicava il Sindaco, con
il rischio che si vanifichi un percorso che oggi sta dando risultati.

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
La parola al Consigliere Tronzano.

TRONZANO Andrea
Ringrazio il Capogruppo Giorgis per essere rientrato in Aula, in quanto riteniamo in
questo momento di assumerci delle responsabilità, che, magari, non sempre ci
competono, in quanto siamo forze di opposizione, ma pensiamo di dover fare una
politica che sia la tutela giusta di interessi e di valori. In questo caso, noi tuteliamo
gli interessi di una parte - come è giusto debba fare la politica -, se leciti, legittimi e
trasparenti e tuteliamo dei valori come il principio di trasparenza, di efficienza e di
efficacia nell'interesse pubblico.
Credo che queste parole debbano essere intese nella maniera giusta, dando la giusta
accezione, com'è scritta nel vocabolario, perché "giusta" è una parola desueta.
Quindi, pregherei tutti voi di riferirvi in maniera corretta rispetto a questa parola.
Innanzitutto, noi abbiamo una responsabilità, che è quella di non fare i giochetti del
numero legale, nel senso che, se apprezzerete le parole che sto per dire e se le
votazioni andranno nella giusta direzione, garantiremo il numero legale anche se a
voi dovesse mancare. Naturalmente, questa è una responsabilità che chiedo al
Capogruppo Giorgis - è per questo motivo che ho chiesto la sua presenza in Aula -,
perché non vorremmo fare da stampella e, quindi, assumerci un'ulteriore
responsabilità rispetto a quante già ne assumiamo. Pregherei il Capogruppo Giorgis
di mantenere il numero legale al momento della votazione sia degli emendamenti, sia
nel voto finale, in modo da evitare fraintendimenti.
Inoltre, ricordo a molti Consiglieri, che sono un pochino freddi rispetto a questa
deliberazione, che il socio privato ha pagato 12 milioni di Euro, con i quali ha salvato
il Bilancio del Comune di Torino. (INTERVENTO FUORI MICROFONO).
Consigliere Rattazzi, ho le mie opinioni; lei - mi perdoni - mantenga le sue, come è
giusto che sia, ma mi faccia esprimere le mie.
In più, il socio privato si è accollato il 49% di debiti, che si aggirano intorno ai 23
milioni di Euro. Quindi, insomma, a mio giudizio, non abbiamo fatto un'operazione
sbagliata.
Inoltre, ricordo al Consigliere Cerutti che il socio pubblico ha sempre la competenza
di indirizzo; con questa deliberazione non gli viene tolta di mano, ma il socio
pubblico mantiene la competenza di indirizzo. È chiaro che il socio privato, nel
momento in cui investe soldi e nel momento in cui rappresenta il territorio, deve
poter operare, perché un conto è il controllo ed un conto è il rallentamento delle cose,
Consigliere Cerutti e Consiglieri anche di maggioranza che, in questo caso, sono
tiepidi su questa proposta. Ricordo anche che i dipendenti sono assolutamente
soddisfatti da questo tipo di fusione e di incorporazione.
Questo è un dato assolutamente importante da valutare (sommato alla prima
semestrale, pare sia in utile di 200 mila Euro) e da tenere in considerazione al
momento della votazione.
Non ho più nulla da dire, perché credo che quando si parla di argomenti così
importanti non si debba "menare il can per l'aia". Garantisco, a nome del mio
Gruppo (anche se oggi il Capogruppo Cantore non è presente, e chiede scusa), il voto
favorevole a questa deliberazione se sarà accolto il subemendamento Bonino
(definiamolo così), o, in alternativa, il subemendamento presentato dal nostro
Gruppo rispetto al socio pubblico congiuntamente al socio privato (che il Consigliere
Giorgis e i Consiglieri di maggioranza sanno bene a cosa si riferisce). Inoltre,
garantiremo il voto favorevole nel momento in cui, sommato a queste due cose, ci
sarà il voto palese da parte della maggioranza e verrà mantenuto il numero legale da
parte della maggioranza.

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
La parola al Consigliere Goffi.

GOFFI Alberto
Intervengo per esprimere il parere favorevole e ribadire quanto è già stato detto dal
mio Gruppo in corso dei lavori della Commissione. Credo si tratti di un'operazione
buona - l'ho detto fin dal primo momento -; credo anche di essere tra coloro che
ritenevano (legittimamente) che fosse ancora meglio fare un'operazione di cessione
totale delle quote. Questo non è avvenuto, però è stato detto fin dalla prima seduta.
È un dato significativo il fatto che, benché non sia avvenuta una cessione completa,
ci sia comunque stata l'acquisizione di un partner industriale qualificato; riguardo a
questo non vedo assolutamente alcuno scandalo, perché i risultati delle gestioni
pubbliche delle farmacie, a differenza di quanto più volte sostenuto dall'amico
Consigliere Rattazzi, non sono sempre stati così esemplari. Lo dimostrano i bilanci
precedenti all'ultima semestrale: se c'è stata una semestrale positiva, il frutto è anche
del lavoro, della gestione e della capacità qualificata del partner industriale.
Quindi, credo che sia un'operazione buona, che va sostenuta. Mi fa piacere e mi
rallegro - lo dico scherzosamente - che anche da parte del Consigliere Tronzano e del
suo Gruppo ci sia un parere favorevole, perché durante le prime riunioni di
Commissione non mi pareva così, e mi fa piacere che in corso d'opera questo parere
sia cambiato.
Quindi, a nome del Gruppo dell'UDC, esprimo il mio voto favorevole. Consigliere
Giorgis, come vede, oggi saremo in molti a sostenerla nel mantenimento del numero
legale.

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
La parola al Consigliere Giorgis.

GIORGIS Andrea
Noi adesso cominciamo ad avere dubbi sul rimanere qui e votare con convinzione.
Devo dire la verità: a mio giudizio, naturalmente, e in una prospettiva completamente
diversa, non credo che la trasparenza e la chiarezza con la quale vengono dichiarate
alcune intenzioni di voto e, soprattutto, le ragioni di queste intenzioni valgano a
rendere giustificate le considerazioni che ho ascoltato. Non basta essere trasparenti
perché ciò che si dice diventi automaticamente accettabile.
Penso che il socio privato sappia tutelarsi da solo e che nel presentarsi alla gara e
avendo verificato le condizioni del bando, abbia fatto una valutazione di quello che
era il suo interesse privato, legittimo. Non spetta a quest'Aula tutelare questo
interesse e, almeno per quanto riguarda il Gruppo del Partito Democratico, non spetta
a noi tutelare l'interesse del socio privato, anche perché faremmo un torto alla
capacità di impresa di chi si è presentato con l'ambizione di essere socio industriale,
se adesso quest'Aula e le forze politiche che in quest'Aula rappresentano la Città
dovessero preoccuparsi della capacità manageriale di chi si è visto assegnare la
partnership con la Città di Torino. Semmai il problema è un altro ed è nel rispetto
della chiarezza e di un principio di tutela dell'affidamento. Questa è
un'Amministrazione seria e, una volta che fa una gara, tiene fede ai principi scritti
nel bando di gara, rispettando le legittime aspettative di coloro che, confidando nella
serietà dell'Amministrazione che ha fatto un bando, su quella procedura e su quella
normativa, predispongono una valutazione del proprio interesse. In questa
prospettiva, tuttavia, credo di sentire come un dovere politico quello di verificare le
condizioni per tutelare al massimo l'interesse pubblico e quel potere di indirizzo e
controllo che il bando, fin da subito, voleva riservare al socio pubblico.
Lo schema di questo bando è tipizzato nella Legge: al socio privato, la gestione; al
socio pubblico, il controllo e l'indirizzo (che si possono esplicare in tanti modi).
Credo che noi abbiamo il dovere di fare sì che questo controllo sia strutturato ed
organizzato nella maniera più efficace, e gli emendamenti proposti da questa
maggioranza, nel suo insieme - che, prima, sono stati ben illustrati dal Consigliere
Cerutti -, sono finalizzati esattamente a ciò. Non c'è alcuna stucchevole o ridicola
avversione verso il ruolo dei privati - ci mancherebbe altro -, infatti abbiamo fatto un
bando per cercare un privato!
Il problema è che ciascuno faccia la propria parte; la nostra è quella di garantire la
possibilità di esercitare il controllo e l'indirizzo nel migliore dei modi possibili.
Questo è ciò che noi dobbiamo fare ed è l'unico ed esclusivo interesse da tutelare in
questa deliberazione. Il resto l'abbiamo già svolto nel momento in cui abbiamo fatto
partire il bando; oggi dobbiamo preoccuparci esclusivamente di tenere fede - ripeto -
all'affidamento prodotto attraverso quella gara e rispettare ed ingenerare in tutti gli
operatori della città la convinzione che questa Amministrazione tiene fede ai propri
impegni e ai propri indirizzi politici. Naturalmente, è anche un'Amministrazione che
cerca, attraverso tutti gli strumenti che, naturalmente, il diritto amministrativo e la
capacità contrattuale offrono, di svolgere al meglio il proprio ruolo. In questo ed
esclusivo spirito, noi andiamo ad approvare questa deliberazione.
Non voglio ritornare sul discorso se sia stata la scelta migliore, perché ne abbiamo
già discusso; col senno di poi, tante cose non si farebbero e tante scelte si
modificherebbero, ma col senno di poi non si amministrerebbe un bel nulla. Noi qui,
oggi, siamo nella condizione di approvare una modifica dei patti e dello Statuto che
realizza un ragionevole equilibrio in questo contesto dato, non in assoluto, tra
esigenze legittime della Città ed aspettative ingenerate nel socio privato.

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
La parola al Consigliere Carossa.

CAROSSA Mario
Sarò molto breve, anche perché è già intervenuto il mio Collega Angeleri sulla parte
tecnica.
Ritengo che sia mio dovere politico quello di denunciare quando ci sono operazioni
che, quanto meno, non sono opportune, oppure che sono pasticciate e che non
portano granché alla Città di Torino. Non ho timori a schierarmi anche in difformità
di quanto possono giustamente dire e portare avanti i miei alleati in opposizione.
Però, il mio dovere è quello di denunciare questi fatti. Quando mi ritrovo a vedere
questo trasversalismo tra opposizione e maggioranza, mi viene sempre da pensare -
sono una persona molto terra terra e semplice, quindi, quando vedo queste cose,
penso ancora di più -.
Come ha detto prima il Collega Angeleri, non abbiamo assolutamente nulla contro il
privato; ribadiamo, però, il fatto - Consigliere Giorgis - che il pubblico dovrebbe
rimanere veramente a capo di certe aree; nell'area, ad esempio, del sociale e
quant'altro, il pubblico deve rimanerne a capo e deve guidarla veramente, non per
finta! Come al solito, voi qui siete costretti, per questioni di cassa impellenti, a fare
operazioni non corrette verso i cittadini torinesi. È un'operazione pasticciata, perché
è sufficiente vedere la cronistoria di alcuni passaggi per dire che non si tratta di
un'operazione ben fatta.
Il Consigliere Giorgis, giustamente, dice che, tante volte, le cose dovrebbero essere
rifatte; certo, troppe volte voi però in questi anni avete fatto operazioni sbagliate, di
cui i cittadini si sono resi conto, purtroppo, sulla loro pelle.
Ripeto che non abbiamo nulla contro il privato, ma lascia veramente di stucco il fatto
che - ha ragione il Consigliere Rattazzi - quanto era stato deciso e votato
precedentemente sia cambiato in corso d'opera; non dimentichiamoci, infatti, che
sono cambiate alcune questioni e, magari, chi non aveva partecipato al bando, adesso
vi avrebbe partecipato, se avesse saputo, sottolineo "se avesse saputo", che le cose
sarebbero cambiate in questo modo. Naturalmente, non possiamo essere sicuri di
questo, però temo che sarebbe andata così. Forse, a questo punto, era veramente
meglio - come qualcuno ha detto - fare il giro di 360 gradi cedendo tutto, in maniera
però che i cittadini ci guadagnassero veramente, ma non è questo il modo. Potete
raccontare tutte le questioni (debiti, non debiti), ma sapete benissimo quanto vale una
farmacia, e non ci vuole molto a capire che questa è un'operazione sbagliata, che
porta qualcosa nelle casse asfittiche della Città di Torino, ma non porta un valore
aggiunto rispetto invece a quello che dovrebbe essere il frutto di una simile
operazione.
Concludo dicendo che la questione del mantenimento del numero legale in Aula -
Consigliere Tronzano - non è un giochetto, ma si tratta di riuscire a mettere in
difficoltà la maggioranza, che, ricordo, sulla carta è forte di 38 Consiglieri (perché
conto naturalmente anche i 3 Consiglieri dell'UDC) su 50. Quindi, già solo questo
dovrebbe fare dire che la mancanza del numero legale non è un giochetto inutile, ma
è proprio per mettere con le spalle al muro questa maggioranza, che sulla carta è
fortissima, ma, poi, invece ha bisogno di stampelle trasversali per potersi reggere
sulle gambe molto traballanti, caro Sindaco.

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
La parola al Consigliere Ravello.

RAVELLO Roberto Sergio
Inizio ormai con un rituale ringraziamento al Vicesindaco, che da Assessore "al di
tutto e di più" e con predilezione per le questioni spinose, ormai, è onnipresente. Lo
ringrazio per l'ulteriore disponibilità dimostrata nel percorso di approfondimento di
questa deliberazione, ma so di dire una cosa condivisa da tutti i Gruppi.
Prendo atto che, evidentemente, ci siamo portati avanti con il lavoro e siamo già
arrivati alle dichiarazioni di voto, per cui non mi sottraggo, ribadendo, però, un
principio che avevamo espresso in occasione della famigerata deliberazione di
fusione Iride-ENÌA, secondo il quale nel confronto, quando non nel conflitto, tra
pubblico e privato (ovviamente, a nostro avviso, ma era un principio condiviso in
maniera abbastanza trasversale anche dalla destra, quella - tra virgolette - "più
estrema", alla sinistra - senza virgolette - certamente più estrema) da tutelare prima
di tutto vi è certamente il pubblico, perché è nel pubblico che si ritrovano gli interessi
della cittadinanza e della comunità, ed è nel pubblico e attraverso di esso che si
sviluppa il benessere di una società, che noi, da amministratori, dobbiamo appunto
gestire, curare e, se si è capaci, talvolta governare.
Pur non essendo un relativista, non sono nemmeno un assolutista e non credo negli
approcci dogmatici; credo, piuttosto, negli approcci dinamici e modulari, e se -
continuando il paragone - Iride allora poteva sembrarci una Ferrari lanciata a grande
velocità nel suo circuito, "Farmacie Comunali", piuttosto che una Ferrari, ci pareva
una Prinz parcheggiata, chiusa a doppio giro di chiave in garage. Abbiamo ritenuto
fosse giusto cercare di trovare un qualche modo, quanto meno, per tirarla fuori dal
garage e metterla in moto, e abbiamo condiviso, sostenendo la bontà dell'operazione,
la linea che avete deciso di intraprendere. Per cui, appunto, anticipando la
dichiarazione di voto, ribadisco la posizione del mio Gruppo: avrete il nostro voto.
Però, attenzione; io non mi offro come stampella ad una maggioranza e, soprattutto,
ad un partito, quale il Partito Democratico, che in più occasioni ha rivendicato la
piena autonomia e la capacità di autosostenersi, ancora di più in un giorno in cui
eccezionalmente avete invertito un trend che si era ormai consolidato in questi tre
anni e mezzo, in cui continuavate a perdere Consiglieri, e nel giorno in cui ne avete
persino acquisito uno. Abbiate pazienza, ma io non mi sento di offrirvi il nostro aiuto
per arrivare all'approvazione di questa deliberazione.
Quindi, voteremo la proposta di deliberazione, ma dovrete sudare il numero legale;
dovrete dimostrare con i numeri (che, onestamente, mi pare di non scorgere)
l'autonomia e la capacità di autosostenervi. Ritenevo solo fosse doveroso
distinguermi da chi prima di me, invece, vi ha offerto su un piatto d'argento una sorta
di salvacondotto per arrivare ad un obiettivo: io mi faccio da parte, non perché non
condivida il progetto nel dettaglio, ma perché onestamente non posso svegliarmi
quest'oggi dicendo di condividere invece tutto il vostro progetto, quello che avete
approvato, con le linee programmatiche. Oggi, mi faccio da parte, resto a guardare e
aspetto che siate voi a dimostrare, una volta tanto, la vostra forza, sempre che
l'abbiate.

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
La parola al Consigliere Rattazzi.

RATTAZZI Giulio Cesare
Credo di fare un po' da risonanza al Consigliere Carossa, che introduce difformità
nella minoranza, mentre io introduco una difformità nella maggioranza, perché
rimango e mi astengo. D'altra parte, ho già avvisato di attestarmi in questa direzione.
È noto, insomma, che la mia convinzione in proposito di tipo politico-
amministrativo, ma non solo, è di perplessità su quanto si è andati facendo. Come si
è visto, sia all'interno del Palazzo che fuori, la perplessità non è soltanto mia, però io
la manifesto nel momento giusto, perché mi pare onesto intellettualmente e perfino
spiritualmente.
D'altra parte, mi pare che le considerazione e le riflessioni che ho svolto abbiano
anche avuto qualche consolante riscontro e credo siano servite - magari litigando
qualche volta, in senso nobile, con il Vicesindaco - a fare in modo che venissero
realizzati degli emendamenti (ai quali ho contribuito anch'io), che voterò perché le
cose vengano migliorate per quanto è possibile.
La mia posizione di certo dissenso è ineludibile, anche se, ovviamente, non deve
sembrare un atto di ostilità, ma soltanto una segnalazione di possibili errori e una
doverosa valutazione critica che non è stata sufficientemente accolta.
Quando la storia personale e la morale individuale confliggono con la prevalenza, le
decisioni o le impostazioni anche maggioritarie, sottrarsi a questo significa soltanto
essere coerenti con se stessi e con chi si intende rappresentare come eletti da parte
dei cittadini.
Credo che, fra l'altro, rispettare posizioni come questa significhi anche rispettare la
democrazia, che tende a rivalutare, comunque, la persona e la sua coscienza; una
democrazia che rappresenta un insieme di valori, più che un insieme di regole o di
procedure, e che si regge collocandola in maniera tale che l'etica di sostanza
prevalga sulla prassi politica. In sostanza - così mi capite -, in altri Comuni, dove ero
amministratore, mi sono occupato delle farmacie comunali, che funzionano,
guadagnano, il popolo è contento. Così come succede nei Comuni della cintura
torinese. Infatti, c'è anche un discorso di difformità di Torino che non si combina
molto con l'area metropolitana, nel senso che se ci fosse un'omogeneità di
impostazione anche per questo servizio sarebbe meglio.
Mi congratulo, comunque, con il Presidente dell'ANCI, Chiamparino, perché anche
l'ANCI ha difeso il ruolo dei Comuni nella distribuzione farmaceutica.
In passato, come Assessore alle Finanze di un altro Comune, mi è capitato di tenere
delle relazioni al Convegno Nazionale di Viareggio degli Assessori alle Finanze sui
problemi dei Consigli Tributari e interventi sulle Aziende municipalizzate, dove
difendevo questa impostazione e vedevo nelle farmacie qualcosa che risultava
estremamente positivo. È un po' difficile adesso, con la mia storia personale e la mia
convinzione morale, che possa cambiare completamente parere.
Gli emendamenti sono buoni, ma non risolvono l'essenza del problema, che, a mio
parere, è quello di consentire una congrua responsabilità e controllo sulla Società
mista, attraverso l'assegnazione dell'Amministratore Delegato al Comune che
possiede il 51%, con l'introduzione di un Direttore Generale, che, invece, è dato alla
parte privata per le questioni specificatamente gestionali. Questo si può fare, non è
smentibile da nessuno, quindi, evidentemente, continuo ad essere convinto che
questa sarebbe stata la soluzione che poteva tranquillizzare maggiormente tutti in
merito alle perplessità che sono nate e che si sono diffuse.
La mia critica, in senso collaborativo se così si può dire, nasce da diversi motivi, per
l'esattezza cinque (che enuncio, non spiego, perché altrimenti mi dilungo troppo),
che sono già stati ripetuti più volte in Commissione.
Il primo è che mi pare un'operazione politicamente arretrata, perché, in sostanza,
finisce per favorire una categoria, verso la quale io non ho motivi di contrarietà alle
persone interessate, ma che la Legge italiana colloca in una posizione di privilegio e
rispetto alla quale soltanto i Comuni possono fare concorrenza. Rispetto ad altri tipi
di partecipazione privata nei servizi pubblici, questa è una partecipazione tutta
diversa, perché, evidentemente, la libertà di mercato può essere esplicitata da chi la
può fare, e per la Legge italiana la può fare solo il Comune. Allora, si tratterebbe di
fare in modo che questo comporti una possibilità che potrebbe rendere più simpatica
questa soluzione dal punto di vista politico generale.
Il secondo motivo è che mi pare un'operazione economicamente svantaggiosa, sia
per quanto riguarda il modo con cui è stata fatta la perizia, non asseverata, sia per la
riduzione di entrata permanente continuativa che il Comune potrebbe avere a sollievo
del Bilancio Comunale, senza peraltro pensare di risolvere così i problemi del
Bilancio dal punto di vista generale.
Il terzo motivo è perché mi pare socialmente dubitabile e, in certi casi, forse anche
dannosa, giacché il ruolo delle Farmacie Comunali per calmierare certi prezzi, per il
servizio a domicilio e per inserire punti di vendita dove non ve ne sono, possono
essere naturalmente perseguibili soltanto attraverso una presenza congrua
dell'Amministrazione Comunale.
Il quarto motivo riguarda il fatto che, a mio parere (ma c'è stato uno scambio di
vedute, credo positivo, anche col Segretario Generale, che ringrazio ancora),
giuridicamente propone ancora qualche dubbio, perché il potere operativo, di fatto,
va a finire ad un unico soggetto, quello privato, ed esistono quindi interessi
sovrapposti, per cui, dentro alla Società, i farmacisti dovrebbero fare la concorrenza a
loro stessi. Ciò - se consentite - è un'impostazione piuttosto bizzarra.
Quindi, evidentemente, si possono avere anche alcuni dubbi su questo argomento;
d'altra parte, su questo io ho vanamente chiesto il giudizio dell'Autorità di Garanzia
della Concorrenza e del Mercato. Mentre chiaro è stato il parere critico espreso
dall'Agenzia Comunale dei Servizi.
Infine, il quinto motivo riguarda il fatto che, proceduralmente, è stata un po'
avventurosa, con un bando di gara che, poi - come ha già detto qualcuno - è stato
certamente cambiato, con un unico concorrente particolarmente interessato; con una
sovrapposizione di interessi, che, evidentemente, determina anche in questo caso
forti perplessità. Così come peraltro risulta dai tempi fulminei con i quali è stata
esperita tutta l'operazione alla fine dello scorso anno, senza che si risolvessero i
problemi. I 23 milioni di Euro di debito verso il Comune citati dal Consigliere
Tronzano non c'entrano niente con i 12 milioni di Euro, perché i 23 milioni di Euro
esistevano per la concessione del servizio e se ne prevedeva un'agevole modalità di
corresponsione, mentre i 12 milioni di Euro sono quelli pagati per il costo della quota
del 49% sul valore periziato per le 34 farmacie cedute alla nuova Società mista.
Ho fatto quanto ho ritenuto corretto; penso di avere una condivisione in questa
direzione e di avere avuto anche il coraggio di fare questa critica in senso positivo e
di collaborazione, perché tutto ciò, a mio parere, non giova all'immagine applicabile
al Comune di Torino. Anche se, naturalmente, anche in questo caso, penso che tutti
abbiamo delle buone intenzioni e, siccome Dio giudica le intenzioni e non le forze,
andremo tutti in paradiso.

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
Grazie, Consigliere Rattazzi, soprattutto per questa ultima affermazione; ce lo
meritiamo.
La parola al Consigliere Cuntrò.

CUNTRÒ Gioacchino
Sono soddisfatto anch'io che il Presidente sia contento dell'ultima affermazione del
Consigliere Rattazzi, ma penso che non tutti andremo in paradiso: ognuno deve fare
degli esami di coscienza con se stesso. (INTERVENTO FUORI MICROFONO).
Solo perché, quando si interviene, ci si rivolge sempre al Presidente.
In modo sintetico e senza entrare nel merito, ritengo di essere soddisfatto su questa
materia, partendo dal presupposto che questa è stata una delle deliberazioni più
discusse nelle riunioni di Commissione e rispetto alla quale i Consiglieri Comunali
hanno dato un contributo con il dibattito, partecipando alla sua complessività e alla
sua costruzione attraverso anche emendamenti (come dicevano prima i Colleghi nei
loro interventi).
Io sono tra coloro che ritenevano che le farmacie andassero cedute al 100%, perché
non condivido il fatto che il ruolo delle farmacie sia oggi un ruolo sociale. È
sbagliato affermare, Consigliere Rattazzi, che l'unica parte che fa da contrappeso alle
farmacie siano i Comuni, perché ricordo che c'è stata una Legge che ha liberalizzato
e che, oggi, le medicine si possono tranquillamente trovare anche nei supermercati.
(INTERVENTO FUORI MICROFONO). L'ho letto bene.
Il mercato non lo fanno le farmacie; purtroppo, lo fanno le case farmaceutiche. Tanto
è vero che sia il Consiglio dei Ministri precedente quanto quello attuale stanno
intervenendo per calmierare e controllare i prezzi dei medicinali.
Facciamo bene a dare questa importanza alle farmacie torinesi, perché significa che
le abbiamo gestite bene, ma è venuto il momento probabilmente di cedere questa
funzione. L'abbiamo ceduta attraverso una gara; ritengo che gli Uffici abbiano fatto
tutto ciò che era necessario in modo chiaro, trasparente ed inequivocabile. Sarebbe
sbagliato affermare che la procedura amministrativa non sia stata coerente con le
previsioni normative di Legge. Sono convinto che ciò è avvenuto, quindi non è in
discussione questo.
Altra questione: Consigliere Carossa, resto un po' sbalordito, perché ci sono volte in
cui il merito diventa importante nel confronto, e a volte è talmente importante il
merito (l'ha affermato giustamente anche l'opposizione) che usate lo strumento
dell'ostruzionismo per non valutare nel merito la questione.
Non mi preoccupa il fatto che su questo atto amministrativo ci siano giudizi e
posizioni differenti. Come avete potuto notare, anche all'interno della maggioranza,
alcuni Colleghi hanno espresso un giudizio critico su questa deliberazione. Se una
parte dell'opposizione dichiara che voterà, perché ritiene giusto questo atto
amministrativo, ritengo sia sbagliato e incoerente dire che, siccome sarebbe una
stampella alla maggioranza, non partecipiamo o questo atto lo vediamo in un modo
sbagliato.
Ritengo, invece, che dovrebbe essere valutato il merito e che non debbano venire
utilizzati i soliti tatticismi politici di maggioranza ed opposizione, o di giudizio
rispetto all'atto che si sta facendo. Solo in questo modo facciamo il bene della città,
perché il fatto di dichiarare che si sta facendo qualcosa di cui poi i cittadini si
lamenteranno, Consigliere Carossa, mi costringe a dire che noi non faremo come ha
fatto il Governo con la CAI, che ha fatto un accordo, un piano industriale e poi si è
dimenticato di far funzionare la CAI bene a Torino! In questo caso, sì, i cittadini
stanno pagando un prezzo del servizio che la CAI non ha garantito a Torino!
Noi risponderemo ai nostri elettori con i nostri atti amministrativi. Avete detto così in
molte occasioni (quando abbiamo pedonalizzato Piazza San Carlo e Via Lagrange);
un fatto è certo: se, oggi, chiedessimo ai cittadini, direbbero che quelle
pedonalizzazioni e quelle azioni che noi abbiamo fatto non solo hanno risposto alla
necessità della città, ma hanno trovato i cittadini soddisfatti, ed è per questo motivo
che rispondono sempre in positivo a questa maggioranza.

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
Non essendoci altre richieste di intervento, do la parola, per la replica, al
Vicesindaco.

DEALESSANDRI Tommaso (Vicesindaco)
Sarò brevissimo; infatti, non intendevo neanche intervenire, perché in Commissione
si è già discusso a lungo di questa deliberazione (essendo del mese di febbraio), e mi
pare appunto un'esagerazione dover intervenire.
Mi preme, però, intervenire almeno per precisare alcune questioni.
La prima riguarda le critiche; l'unica critica che posso accettare, tra tutte quelle che
sono state dette, è che sicuramente è stato un atto affrettato. Vorrei però avere
almeno la comprensione della maggioranza, perché sia il sottoscritto che gli Uffici
hanno dovuto sottostare ad un obiettivo che la maggioranza si era posta di realizzare
entro lo scorso anno, non solo per un problema di equilibri di Bilancio, ma anche di
obiettivi da realizzare. Per questa ragione, quest'anno avevamo detto di approvare
prima il Bilancio, in modo tale che, se dovevamo fare operazioni, avevamo a nostra
disposizione un tempo più congruo.
Ovviamente - non dico "mai", perché non si può mai dire - , vorrei evitare di
sottoporre tutti noi a questa discussione, avendo già fatto il contratto nel rapporto con
il socio privato (e si è realizzato per quel motivo). Però, detto questo, francamente,
non sono d'accordo con coloro che hanno sostenuto che ci siano differenze
fondamentali tra quanto abbiamo inserito nella deliberazione rispetto alla
conclusione della gara.
Questo non è vero e possiamo sottoporlo a qualsiasi giudizio.
Devo, però, fare una considerazione.
Siccome può darsi che dovremo fare gare un po' più complicate di questa, soprattutto
laddove bisogna trovare un socio privato che poi gestisca, credo sia difficile
determinare il 100% a priori. Perché quel socio non può avere qualche esigenza da
porre che stia, però, all'interno delle compatibilità della deliberazione? Altrimenti,
guardate che noi ci condanniamo - lo dico con la franchezza che spero mi
contraddistingua - al fatto che le gare, in questo modo, non possano mai andare bene.
Una cosa è definire l'essenza della gara, un'altra è adattare quel tipo di gara al socio
che viene indicato dalla gara stessa.
È talmente vero quanto dico che, infatti, non ci sono state critiche formali da parte di
alcun organo; se abbiamo dei dubbi - lo dico con molta schiettezza - portiamoli a
qualsiasi osservatore. Perché, se all'interno del Codice Civile, del TUEL e
dell'articolo 23bis permane qualcosa di questo genere, vi chiedo di portarmi qualche
esempio diverso da questo, dove le cose siano state determinate e alla fine si sia
ottenuto l'obiettivo. Parecchi non hanno ottenuto l'obiettivo.
In questo senso, perché bisogna evitarlo? Credo che, in questo ambito, non posso che
ringraziare il socio privato, perché, nel momento in cui l'abbiamo determinato, ha
sottoscritto e versato i 12 milioni di Euro, ovviamente, non sapendo come avrebbe
votato il Consiglio (non lo sappiamo ancora adesso). Questo è avvenuto il 28
dicembre. Quindi, credo che da parte nostra nei confronti del socio non ci possa che
essere un ringraziamento, perché c'è stato un atto di fiducia nel nostro rapporto. Non
credo che molti altri avrebbero versato anticipatamente una somma, sapendo che la
deliberazione doveva ancora passare in Consiglio.
Dal punto di vista del merito, non ritengo che siano state cambiate le parti di sostanza
prima, né che gli emendamenti portino un cambiamento sostanziale alla
deliberazione di febbraio. Nel senso che, insomma, c'è un riequilibrio, soprattutto nel
rapporto con il Consiglio di Amministrazione su due questioni importanti.
Ricordo che i 50 mila Euro e i 100 mila Euro, Consigliere Gallo, non sono a
prescindere dal budget. Neanche adesso l'Amministratore Delegato ha l'autonomia
di spendere domani mattina 50 mila Euro, se non è in una situazione emergenziale
che non ha potuto prevedere a budget. Questo per dire che, in realtà, pur avendolo
ridotto, non lo considero sostanziale, perché l'autonomia sta dentro a una cosa non
prevista a budget. Così come dire che, in particolare, la Commissione (che poi finisce
al Consiglio di Amministrazione sulla Legge n. 231) sia essenzialmente più pubblica
che privata, sapendo, però, che è necessariamente una delega del Consiglio di
Amministrazione, perché ciò che andiamo a istituire è quanto istruisce la
Commissione. Ricordo che la Legge di Vigilanza n. 231 è necessaria a far sì che
un'azienda sia trasparente, in modo tale che, se dovesse esserci una contestazione,
non spetti all'azienda pagare, ma al singolo amministratore. Per cui non può che non
rispondere al Consiglio di Amministrazione.
Per questa ragione, come abbiamo visto in Commissione, abbiamo opinioni ancora
un pochino diverse anche coi soci privati su questo punto, ma non credo siano tali da
poter minare la dirittura di arrivo.
Il riequilibrio che c'è stato mi sembra assolutamente accettabile e scommette -
scommetteva ieri, scommette oggi e scommette domani - sul fatto che il socio
pubblico e il socio privato insieme possono fare meglio del socio privato da solo o
del socio pubblico da solo. Non è che prima fosse un disastro dal punto di vista
gestionale, ma spero che, con il socio privato, migliorino i livelli di gestione.
Quindi, scommettiamo sul fatto che assieme si può fare di più e meglio. Da questo
punto di vista, potremmo ritornare indietro, ne abbiamo tutte le facoltà. Fra cinque
anni scadrà il contratto e chi sarà qui valuterà: se quest'esperienza sarà stata positiva,
proseguirà, altrimenti deciderà di azzerare, portando tutto a pubblico, oppure
decidendo di portare l'80% al privato, così come hanno fatto molte altre Città.
Credo che nel Paese si stia andando verso questa direzione; se la collaborazione
funziona, alla fine è meglio per tutti.
Non credo che ci sia un problema di incompatibilità. Di questo abbiamo già discusso;
la Legge non lo prevede neanche a livello europeo, ma, come ho avuto modo di dire
in Commissione, è difficile pensare che i calzolai vadano a fare i farmacisti e
viceversa.
Cioè, o veniva un socio internazionale, una multinazionale della distribuzione del
farmaco - che, poi, molto spesso sono controllate dalle stesse aziende del farmaco -,
oppure non c'è altra soluzione. Non credo che ci sia un problema, anche perché è
vero che discutiamo in ritardo la deliberazione, ma la discutiamo dopo sei mesi in cui
stanno gestendo. In questi sei mesi, non mi sembra siano sorti problemi di
incompatibilità su alcunché. Anzi, ritengo che le farmacie stiano andando bene, sia
dal punto di vista del fatturato che della redditività.
Aggiungo che, però, in questo caso, ci siamo preoccupati del piano sociale, di cui
invece prima ci preoccupavamo meno. Infatti, credo che migliorerà anche
l'intervento sul piano sociale - non è ancora in atto, perché deve essere approvata la
deliberazione -. Quindi, i risultati anche a breve dovrebbero essere assolutamente
positivi.
Con questo, concludo. Insomma, certe volte mi sono arrabbiato, ma ringrazio, in
particolare, il Presidente e tutti i Consiglieri per il lavoro svolto. Credo che tutti
quanti abbiamo fatto un bel corso di apprendimento su come si gestisce una gara a
doppio oggetto… (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Sì, è propedeutico per il
futuro, perché si andrà sicuramente in questa direzione e lo è assolutamente anche
per tutti noi, anche per chi, come ha detto il Consigliere Carossa, non partecipa o
avversa per ruolo.

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
Passiamo all'analisi degli emendamenti e dei subemendamenti.
Il subemendamento n. 1 all'emendamento n. 1, presentato da…., recita:

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
La parola al Consigliere Cerutti.

CERUTTI Monica
Lo ritiro.

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
Viene ritirato il subemendamento n. 1 all'emendamento n. 1.
Il subemendamento n. 2 all'emendamento n. 1, presentato da …, recita:

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
Qual è il parere della Giunta?

DEALESSANDRI Tommaso (Vicesindaco)
Il parere della Giunta è favorevole.

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
Non essendoci richieste di intervento, pongo in votazione il subemendamento n. 2
all'emendamento n. 1:
Presenti 26, Favorevoli 25, Astenuti 1.
Il subemendamento n. 2 all'emendamento n. 1 è approvato.

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
Il subemendamento n. 3 all'emendamento 1, presentato da .., recita:

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
Qual è il parere della Giunta?

DEALESSANDRI Tommaso (Vicesindaco)
Favorevole. Questo lega il fatto che le deleghe per il controllo della Legge 231
possono essere date a chi non ha deleghe operative. Ovviamente, io interpreto il fatto
che non ha deleghe operative il Presidente, detto che la gestione è del socio privato.
Per cui il Presidente non è scritto, ma ne potrebbe far parte.

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
Non essendoci altre richieste di intervento, pongo in votazione il subemendamento n.
3 all'emendamento n. 1:
Presenti 25.

CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
Avendo risposto 25 Consiglieri ed essendo mancato il numero legale, dichiaro chiusa
la seduta.
Il Consiglio è convocato per le ore 21.00.
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