Interventi |
CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. mecc. 200900842/64, presentata dalla Giunta Comunale in data 24 febbraio 2009, avente per oggetto: "'Farmacie Comunali Torino S.p.A.'. Modificazioni dello Statuto sociale. Patti parasociali con il socio operativo industriale di minoranza. Approvazione". CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Cerutti. CERUTTI Monica Questa proposta di deliberazione è importante e le Commissioni l'hanno esaminata in modo approfondito. Mi sembra corretto che anche in Aula si svolga una parte del dibattito, che, poi, ha portato anche ad emendare questo provvedimento in modo significativo. Nel tempo, l'operazione "Farmacie Comunali" ha assunto un profilo a dir poco problematico; abbiamo ricevuto una lettera di sollecitazione, in cui il socio privato chiedeva (con un tono irrituale, bisogna ammetterlo, nei confronti del Consiglio Comunale) di dare corso alla deliberazione avente ad oggetto l'adempimento delle obbligazioni assunte contrattualmente dal Comune nei confronti degli scriventi aggiudicatari. Di quali obbligazioni si tratta? Se parliamo della definitiva regolamentazione della società con i patti parasociali, mi sembra una richiesta lecita. Se, invece, si tratta delle pesanti modifiche allo Statuto, che riducono significativamente i poteri del socio pubblico, abbiamo ritenuto di sollevare pesanti obiezioni (non mi riferisco a perplessità o desiderio di approfondimenti, come diciamo in altre occasioni, ma vere e proprie obiezioni). Infatti, il controllo pubblico (dato dalla scelta di mantenere il 51% delle quote dell'azienda) si va, man mano, depotenziando a favore del socio privato. Abbiamo cercato di rivedere le modifiche allo Statuto dell'azienda, proposte inizialmente dalla Giunta Comunale (proprio per non mortificare - usiamo questo termine - il controllo del Comune), ed il Segretario Generale in una sua nota ha affermato che il Comune di Torino è rimasto titolare della funzione del servizio pubblico locale relativo alla gestione delle Farmacie Comunali. Ci riferiamo a questa realtà, come a SAGAT (che stiamo trattando in altre Commissioni), nel ripensare come il 51% pubblico non garantisca di per sé l'interesse pubblico, se non viene sostanziato nella governance, perché, addirittura, in questo caso è stato reso quasi irrilevante. Sulle questioni della concorrenza e del possibile conflitto di interessi, si è pronunciato il Segretario Generale, escludendoli con diverse argomentazioni, alle quali ci atteniamo. Sappiamo che la legislazione sui servizi pubblici locali sta rapidamente evolvendo e dovremo vigilare su eventuali modifiche che potrebbero rendersi necessarie per il suo adempimento. Con questa proposta di deliberazione riteniamo che debba essere salvaguardato il ruolo di indirizzo e di controllo del Comune, che non può essere confinato alla sola tutela dell'interesse alla salute pubblica, ma deve poter intervenire, come, peraltro, avevamo richiesto all'avvio di questa operazione, ad esempio sviluppando il carattere di servizio pubblico, attivando maggiori sinergie con le ASL e le Farmacie Comunali di altre città. In questo senso, vorremmo dichiarare con chiarezza che la scelta mediana del 51% pubblico si sta rilevando forse la meno tutelante per lo stesso interesse pubblico. Il Comune, probabilmente, ha perso l'occasione di gestire totalmente un'attività economicamente redditizia. Se questa attività non rientra nel suo core business, da sinistra potremmo arrivare a dire che sarebbe preferibile che il Comune riazzerasse l'operazione e mettesse tutto sul mercato. L'ingresso del socio privato è stato ipotizzato per dare alla società un valore aggiunto, sia in termini di possibili capitali, che di gestione della società; in seguito, dovremo valutare se vi sia realmente questo valore aggiunto. I risultati positivi, attualmente evocati, del fatturato di questi primi mesi di avvio della società mista sono da attribuire allo sviluppo del trading e delle sinergie con i produttori e, visto che questa attività è stata avviata nel 2007 e maggiormente sviluppata nel 2008, non sono attribuibili al frutto della gestione del socio privato, visto che non era ancora presente. Nell'ottica di cercare di ridurre il danno, abbiamo fatto alcune richieste (che sono state accolte dal Vicesindaco, attraverso degli emendamenti), a partire da quelle formali: abbiamo fatto diventare il socio A quello pubblico e non il privato, come inizialmente indicato nei patti parasociali, che, adesso, è diventato il socio B (appunto, il socio minoritario). Le altre modifiche di merito da noi sollecitate sembrano essere recepite dagli emendamenti che il Vicesindaco ha illustrato in Commissione: il mantenimento di alcune deleghe in capo al Consiglio di Amministrazione, che, invece, si volevano attribuire all'Amministratore Delegato (come la vendita di immobili o diritti di proprietà dell'azienda, inquadramento, retribuzione e cessazione del personale) e la limitazione della sua autonomia di spesa a cinquantamila Euro, rispetto ai centomila Euro previsti inizialmente. Inoltre, l'Amministratore Delegato dovrà relazionare trimestralmente al CdA, anziché semestralmente, e chiediamo che riferisca sulle materie che nell'ultima modifica sono sparite dall'articolo n. 23, come competenze che inizialmente erano di indirizzo del Consiglio di Amministrazione. Non le cito tutte, però, ad esempio, tra queste rientra l'attuazione dei piani-programma annuali e pluriennali e la politica generale degli investimenti e dei prezzi. Un'altra modifica per noi dirimente è l'esplicitazione della costituzione dell'organismo di vigilanza, al fine di assicurare condizioni di correttezza e trasparenza nella conduzione delle attività aziendali. Chiediamo che venga adottato un modello di organizzazione, gestione e controllo in linea con le prescrizioni del Decreto Legislativo n. 231. Sulla base di tale modello, verrà istituito l'organismo di vigilanza, che deve rispondere al Consiglio di Amministrazione, costituito da amministratori di nomina comunale, che - proprio in ossequio al Decreto Legislativo - siano privi di deleghe operative, e da un dipendente della società, senza oneri aggiuntivi per la società. Non riteniamo accettabile il fatto che venga meno la caratteristica di amministratore privo di delega operativa, perché la norma è tesa ad evitare che le figure di controllore e controllato coincidano e riteniamo che sia corretto che tale organismo sia di nomina pubblica, così come altri organismi sono, invece, nominati dal socio privato. Non abbiamo richiesto alcuna modifica, ma riteniamo estremamente limitante per il Comune il fatto di non poter procedere a modificare i patti parasociali prima della loro scadenza di 5 anni, essendo necessario almeno il 60% delle azioni sindacate. Inoltre, la gestione delle quote è prevista per un secolo, tempo significativamente lungo in un periodo in cui la normativa corrispondente sta cambiando rapidamente. Queste sono considerazioni che riteniamo opportuno riportare in Aula. Le nostre osservazioni e anche le nostre proposte ci fanno essere critici su questa operazione; apprezziamo - e lo vogliamo dichiarare - lo sforzo del Vicesindaco di provare a mettere insieme tutte le richieste nel tentativo di far quadrare il cerchio e, in questo senso, verificheremo l'assunzione delle modifiche rispetto agli emendamenti e ai subemendamenti proposti, che sono il frutto di un lavoro condiviso. Se vi sarà una valutazione positiva dell'assunzione di queste modifiche, il nostro voto sarà favorevole, seppur con le critiche che abbiamo voluto esplicitare. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Gallo Domenico. GALLO Domenico Il mio intervento sarà una sorta di dichiarazione di voto favorevole a questa proposta di deliberazione, pur condividendo molte delle osservazioni fatte dal Gruppo Sinistra Democratica, perché abbiamo passato molto tempo a discuterne e credo che sia stato giusto confrontarci, anche in maniera dura a volte, su questo terreno. Ritengo che il risultato sia una proposta di deliberazione più equilibrata e che, in qualche modo, salvaguarda maggiormente il patrimonio della Città, che è rappresentato dalle farmacie comunali. La cessione del 49% ad un socio privato non deve essere considerata come una sorta di rinuncia ad un patrimonio come quello delle farmacie comunali. Vorrei che, una volta tanto, in occasione di fusioni di società, o quando si alienano pezzi delle società, oppure parte delle azioni, ognuno svolgesse il proprio ruolo: il socio di minoranza deve fare il socio di minoranza e, in questo caso, il Comune di Torino deve fare il socio di maggioranza. Questo è un principio che dovremmo mettere in evidenza in tutte le operazioni di questo tipo e se, da una parte, il socio privato avrà sicuramente un ruolo importante nella gestione di questa società mista con il Comune di Torino, dall'altra parte, il Comune di Torino dovrà continuare ad esercitare un controllo politico per salvaguardare le funzioni storiche e sociali che le Farmacie Comunali hanno svolto, in questi anni, nella nostra Città (in termini di servizio e di prestazioni alla cittadinanza); questo controllo politico dovrà essere esercitato non soltanto dal Consiglio Comunale, ma, una volta tanto, anche dai soggetti nominati dall'Amministrazione (in questo caso, il Presidente e gli altri due componenti che rappresentano la Città). Spesso, i componenti nominati dalla Città non hanno svolto molto bene il loro dovere e credo che, in questo caso, il Consiglio Comunale debba pretendere un controllo politico sull'operato dei componenti nominati dal Comune di Torino; il controllo politico dovrà essere esercitato, costantemente, anche dal Consiglio Comunale, perché è un compito che, molte volte, non abbiamo svolto e, oggi, partendo da questa operazione, è importante iniziare a dare più efficacia alle nostre considerazioni per quanto riguarda la gestione di un servizio importante come quello rappresentato dalle Farmacie Comunali. Anch'io avrei preferito un ridimensionamento dei poteri dell'Amministratore Delegato ed una compensazione di competenze al Presidente del Consiglio di Amministrazione; in qualche modo, ciò è avvenuto per la parte relativa all'autonomia della spesa dell'Amministratore Delegato (mi sembra che si passi da centomila Euro a cinquantamila Euro, anche se rimane comunque una cifra notevole per un patrimonio come quello delle Farmacie Comunali). È positivo anche il fatto che venga tutelata l'occupazione; è importante il passaggio presente in questa proposta di deliberazione in cui si parla di garantire il mantenimento del posto di lavoro di tutto il personale. Credo che questo sia un elemento importante, perché, in alcune operazioni di cessione, non sempre si è tenuto conto della tutela della forza lavoro. A questo proposito, vorrei ricordare la questione CSEA, nella quale siamo impegnati, attraverso la convenzione, per la tutela degli ex dipendenti della formazione professionale. In questo caso invece, l'emendamento così strutturato da parte del Vicesindaco fornisce garanzie, anche per il futuro, a tutto il personale delle Farmacie Comunali. Questi aspetti sono nati anche dal dibattito e dal confronto avvenuti nelle Commissioni; a volte, il dibattito è stato aspro o nervoso, però, in qualche modo, ha reso più equilibrato il testo deliberativo. Auspico che la nuova società delle Farmacie Comunali possa essere più moderna, perché questa parola è diventata quasi fondamentale, ma bisognerebbe capire che cosa significa. Ritengo che la modernità sia collegata alla qualità del servizio, per cui spero che questa nuova società possa incrementare le prestazioni sociali e sanitarie che le Farmacie Comunali, in questi anni, hanno garantito, consolidandole ed incrementandole. Infatti, si tratta di luoghi - come tutte le farmacie, peraltro - dove non si acquistano solo medicinali, ma dove si fa anche prevenzione e si presta assistenza ai cittadini; le farmacie sono il luogo più vicino per quanto riguarda gli interventi relativi alla salute. Voterò a favore di questa proposta di deliberazione ed auspico che il controllo politico da parte del Comune di Torino sia più efficace rispetto a situazioni nelle quali, in qualche maniera, l'abbiamo sempre visto seguire i soci privati nella gestione e dettare la leadership rispetto ad un patrimonio che dobbiamo salvaguardare. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Angeleri. ANGELERI Antonello Vorrei dichiarare a verbale le nostre perplessità su una vicenda che potremmo definire il classico "pasticcio all'italiana", che è iniziato un anno fa, con molte preoccupazioni, e che è proseguito con le perplessità che abbiamo sentito anche negli ultimi interventi dei Consiglieri di maggioranza. Si tratta di perplessità che abbiamo già segnalato in sede di aggiudicazione, quando, per avere informazioni su questa vicenda, si sono presentate 6 realtà, anche se, poi, di fatto, una sola ha presentato un'offerta. Il problema è che la realtà che ha presentato l'offerta è rappresentata da coloro, riuniti in cooperativa, che gestiscono le farmacie private di questa Città e che ci sono aggiudicati questo appalto con una perizia (tra l'altro, mi pare neanche asseverata) che dà adito ad alcuni dubbi, non solo all'interno del nostro partito, ma anche da parte di alcuni Consiglieri di maggioranza, che, addirittura, hanno scritto al Segretario Generale per avere un parere in ordine a questa procedura. A proposito di questa procedura, più volte abbiamo denunciato i nostri dubbi, non solo in sede di aggiudicazione, ma anche successivamente ed, infine, anche oggi, in fase di votazione della proposta di deliberazione, che riguarda le modificazioni dello Statuto sociale. Al di là delle premesse, dobbiamo salvaguardare la funzione di controllo che il Consiglio Comunale deve esercitare nei confronti di questa società, non solo perché rappresentiamo il 51%, ma perché anche in altre occasioni, quando non sono stati specificati nel dettaglio i compiti, abbiamo verificato che cosa è accaduto all'interno di alcune aziende che hanno subìto una privatizzazione. Ci sono aspetti dettati dal Codice Civile, ma ve ne sono altri che dobbiamo esercitare - da un punto di vista politico, morale e del controllo - e che sono stati modificati attraverso le segnalazioni effettuate in Commissione, tant'è che, oggi, voteremo alcuni emendamenti che modificano nella sostanza questa proposta di deliberazione rispetto a com'è stata presentata. Ciò significa che c'è stata una forma di pressione, dal punto di vista dei privati, nei confronti del Comune, che ha portato a produrre una proposta di deliberazione che, oggi, non voteremo; infatti, voteremo una proposta di deliberazione fortemente emendata grazie all'analisi avvenuta nel corso delle numerose riunioni in I, IV e in Commissione Controllo di Gestione. Vorrei, però, che il Vicesindaco riflettesse ancora sulla giustezza di questa proposta di deliberazione emendata, che ancora non ci convince. Infatti, altre esperienze ci hanno insegnato che i patti parasociali sottoscritti, poi, non hanno prodotto i risultati che la Pubblica Amministrazione si aspettava. In riferimento a questa proposta di deliberazione, sostanzialmente, rimane un dubbio di fondo, sul quale il Segretario Generale ha risposto, ma la sua risposta (che merita tutto il nostro rispetto, ma, da un punto di vista politico, è ovvio che lui non possa intervenire) non ci convince, perché permane il problema dell'infrazione del principio della concorrenza di mercato. Questo è il dato sostanziale che è già emerso in sede di aggiudicazione e che, al momento della votazione di questa proposta di deliberazione, rimane. Questo nodo non è stato sciolto, così come altri (che non sto a specificare, perché altri Consiglieri sono entrati nel merito di alcuni aspetti che riguardano le direttive europee e, in particolare, i poteri che daremo al socio privato), ma con il nostro intervento vogliamo sottolineare che non abbiamo una pregiudiziale contrarietà nei confronti di chi, oggi, opera all'interno delle Farmacie Comunali con il Comune di Torino, perché non conosco i soggetti e, quindi, non posso esprimere una valutazione sui propositi che, in qualche modo, li hanno indotti a costituire una cooperativa e ad entrare in società con noi. Visto che le farmacie forniscono un servizio che va al di là della vendita di prodotti alla cittadinanza (in realtà, vi è un rapporto importante con il pubblico in termini di prevenzione) e sappiamo qual è il costo nel sistema sanitario, mi auguro, come diceva il Consigliere Gallo Domenico, che si raggiunga un risultato (sia da parte del socio privato, che da parte nostra) che non è ancora possibile vedere dalla proposta di deliberazione oggi emendata. Questo è solo un auspicio ed è il motivo per cui non parteciperemo a questa votazione, ma controlleremo costantemente l'operato del socio privato, del Consiglio e di chi andrà a gestire questa importante partita. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Tronzano. TRONZANO Andrea Avrei necessità e piacere che, durante il mio intervento, fosse presente in Aula il Consigliere Giorgis, Capogruppo del PD. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) Non credo che questa sia una richiesta... TRONZANO Andrea Per noi è dirimente; visto che ci assumiamo responsabilità importanti, riteniamo utile che il Capogruppo sia presente in Aula… (INTERVENTI FUORI MICROFONO). CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) Non è prevista questa richiesta, perché è una richiesta non formale… (INTERVENTI FUORI MICROFONO). TRONZANO Andrea Presidente, non mi costringa a chiedere la verifica del numero legale. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) Non può farlo, perché è già stata richiesta su questo argomento e siamo ancora nella fase di discussione. TRONZANO Andrea Eventualmente, cedo la parola a qualche altro Consigliere. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Ferraris. FERRARIS Giovanni Maria Il mio intervento sarà breve, perché l'argomento è stato ampiamente dibattuto in Commissione. Credo che siano necessarie alcune riflessioni: le scelte di partenza, volontà espresse da questa Amministrazione, permettevano a questa nuova società di creare e di far funzionare un sistema che, probabilmente, gestito in altra maniera, avrebbe avuto delle difficoltà. Ora, cerchiamo di fare indossare a questa società, da una parte, una scarpa e, dall'altra parte, uno zoccolo, ma è abbastanza difficile che una persona possa camminare su due livelli diversi con due calzature diverse. La stessa cosa accade se una società deve essere considerata tale anche se ha un socio maggioritario e un socio minoritario. Ho avuto alcune difficoltà a capire le effettive intenzioni della parte maggioritaria, cioè della parte pubblica; l'interesse pubblico era di controllare o garantire, in qualche modo, una linea e dare la possibilità a chi amministra di amministrare, oppure di intromettersi sempre nella logica dell'amministrazione? È molto difficile andare a contestare un'amministrazione, anche perché mi pare che, di fatto, nel giro di qualche mese, i risultati della diversa conduzione amministrativa di questa società siano già sotto gli occhi di tutti. Incidere in modo così prepotente, come si è tentato di fare in sede di Commissione, rischia di vanificare un'operazione che, probabilmente, potrebbe dare i suoi frutti, almeno una volta portato a termine un bilancio annuale. In realtà, in questo periodo il dibattito si è incancrenito ed ha portato, da un certo punto di vista (come dichiarato dal Consigliere Cerutti) alla presentazione di emendamenti tali per cui la parte pubblica possa, in qualche modo, detenere un controllo, anche per quanto riguarda le attività dell'Amministratore Delegato. Se si affida una gestione ad un socio privato, non vedo per quale motivo, poi, si debba ripensare questa decisione. Per carità, c'è sempre tempo per ripensare tutto, però mi sembra che lo spirito iniziale non fosse questo e, oggi, a processo in corso, variare le modalità potrebbe generare il fallimento del processo stesso. Probabilmente, qualcuno ne sarebbe contento, ma non so se l'obiettivo della Giunta fosse quello di far fallire questo processo, visto che, già a suo tempo, qualcuno avrebbe preferito cedere totalmente la partecipazione pubblica. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Non solo voi, Consiglieri Cuntrò, Tedesco e Genisio, ma anche qualche membro autorevole che, in questo momento, è assente. Evidentemente, questo fatto non è stato affrontato nel dibattito, ma, comunque, in una democrazia è giusto avere opinioni diverse. Mi sono, però, permesso - purtroppo, lunedì scorso non c'ero, ma ho delegato il Consigliere Bonino - di mettere un puntino agli emendamenti (una virgola, se vogliamo) proposti fino all'epoca. Oggi, mi si dice che diventa difficile accordarlo in virtù non so di quale motivo ben preciso e specifico, ben sapendo che, di fatto, un conto è che ci siano accordi fuori assemblea e un conto è che un'assemblea, che ha il 51% e che può riunirsi con la maggioranza, possa definire e decidere quanto ritiene opportuno anche all'interno della Commissione di Controllo che dovrebbe venire creata. È evidente che questo potrebbe generare qualche preoccupazione alla parte di minoranza (benché io debba essere tutore anche dell'interesse pubblico, ma l'interesse pubblico sta al di sopra del fatto che io sia tutore della parte di maggioranza), perché, nonostante sia privata, porta un interesse pubblico. L'interesse pubblico deve portare a farmi ragionare nel pieno della logica e - riflettendoci - osservo che, non permettendo alle due parti un accordo assembleare, rischiamo di incancrenire e di generare una difficoltà di prosecuzione del bell'avvio che abbiamo dimostrato. È evidente, quindi, che chiedo attenzione ai subemendamenti nn. 2 e 4, affinché non venga vanificato quanto si è costruito fino ad oggi e quanto sta portando avanti, nell'interesse pubblico, la parte minoritaria (che è una parte privata, che ha versato anche risorse economiche). Chiedo più attenzione rispetto a questi subemendamenti e chiedo attenzione ai Gruppi, che dovranno esprimersi sugli emendamenti e sui subemendamenti, perché, altrimenti, lo scenario potrebbe cambiare: potremmo anche assistere ad una difficoltà di sottoscrizione di un nuovo patto parasociale (peraltro, già sottoscritto, ma non ratificato). Non voglio pensare al peggio, però, evidentemente, non so se il vero interesse pubblico sia quello di non portare avanti questo processo, che mi sembrava avviato in modo corretto e secondo la volontà delle linee guida che auspicava il Sindaco, con il rischio che si vanifichi un percorso che oggi sta dando risultati. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Tronzano. TRONZANO Andrea Ringrazio il Capogruppo Giorgis per essere rientrato in Aula, in quanto riteniamo in questo momento di assumerci delle responsabilità, che, magari, non sempre ci competono, in quanto siamo forze di opposizione, ma pensiamo di dover fare una politica che sia la tutela giusta di interessi e di valori. In questo caso, noi tuteliamo gli interessi di una parte - come è giusto debba fare la politica -, se leciti, legittimi e trasparenti e tuteliamo dei valori come il principio di trasparenza, di efficienza e di efficacia nell'interesse pubblico. Credo che queste parole debbano essere intese nella maniera giusta, dando la giusta accezione, com'è scritta nel vocabolario, perché "giusta" è una parola desueta. Quindi, pregherei tutti voi di riferirvi in maniera corretta rispetto a questa parola. Innanzitutto, noi abbiamo una responsabilità, che è quella di non fare i giochetti del numero legale, nel senso che, se apprezzerete le parole che sto per dire e se le votazioni andranno nella giusta direzione, garantiremo il numero legale anche se a voi dovesse mancare. Naturalmente, questa è una responsabilità che chiedo al Capogruppo Giorgis - è per questo motivo che ho chiesto la sua presenza in Aula -, perché non vorremmo fare da stampella e, quindi, assumerci un'ulteriore responsabilità rispetto a quante già ne assumiamo. Pregherei il Capogruppo Giorgis di mantenere il numero legale al momento della votazione sia degli emendamenti, sia nel voto finale, in modo da evitare fraintendimenti. Inoltre, ricordo a molti Consiglieri, che sono un pochino freddi rispetto a questa deliberazione, che il socio privato ha pagato 12 milioni di Euro, con i quali ha salvato il Bilancio del Comune di Torino. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Consigliere Rattazzi, ho le mie opinioni; lei - mi perdoni - mantenga le sue, come è giusto che sia, ma mi faccia esprimere le mie. In più, il socio privato si è accollato il 49% di debiti, che si aggirano intorno ai 23 milioni di Euro. Quindi, insomma, a mio giudizio, non abbiamo fatto un'operazione sbagliata. Inoltre, ricordo al Consigliere Cerutti che il socio pubblico ha sempre la competenza di indirizzo; con questa deliberazione non gli viene tolta di mano, ma il socio pubblico mantiene la competenza di indirizzo. È chiaro che il socio privato, nel momento in cui investe soldi e nel momento in cui rappresenta il territorio, deve poter operare, perché un conto è il controllo ed un conto è il rallentamento delle cose, Consigliere Cerutti e Consiglieri anche di maggioranza che, in questo caso, sono tiepidi su questa proposta. Ricordo anche che i dipendenti sono assolutamente soddisfatti da questo tipo di fusione e di incorporazione. Questo è un dato assolutamente importante da valutare (sommato alla prima semestrale, pare sia in utile di 200 mila Euro) e da tenere in considerazione al momento della votazione. Non ho più nulla da dire, perché credo che quando si parla di argomenti così importanti non si debba "menare il can per l'aia". Garantisco, a nome del mio Gruppo (anche se oggi il Capogruppo Cantore non è presente, e chiede scusa), il voto favorevole a questa deliberazione se sarà accolto il subemendamento Bonino (definiamolo così), o, in alternativa, il subemendamento presentato dal nostro Gruppo rispetto al socio pubblico congiuntamente al socio privato (che il Consigliere Giorgis e i Consiglieri di maggioranza sanno bene a cosa si riferisce). Inoltre, garantiremo il voto favorevole nel momento in cui, sommato a queste due cose, ci sarà il voto palese da parte della maggioranza e verrà mantenuto il numero legale da parte della maggioranza. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Goffi. GOFFI Alberto Intervengo per esprimere il parere favorevole e ribadire quanto è già stato detto dal mio Gruppo in corso dei lavori della Commissione. Credo si tratti di un'operazione buona - l'ho detto fin dal primo momento -; credo anche di essere tra coloro che ritenevano (legittimamente) che fosse ancora meglio fare un'operazione di cessione totale delle quote. Questo non è avvenuto, però è stato detto fin dalla prima seduta. È un dato significativo il fatto che, benché non sia avvenuta una cessione completa, ci sia comunque stata l'acquisizione di un partner industriale qualificato; riguardo a questo non vedo assolutamente alcuno scandalo, perché i risultati delle gestioni pubbliche delle farmacie, a differenza di quanto più volte sostenuto dall'amico Consigliere Rattazzi, non sono sempre stati così esemplari. Lo dimostrano i bilanci precedenti all'ultima semestrale: se c'è stata una semestrale positiva, il frutto è anche del lavoro, della gestione e della capacità qualificata del partner industriale. Quindi, credo che sia un'operazione buona, che va sostenuta. Mi fa piacere e mi rallegro - lo dico scherzosamente - che anche da parte del Consigliere Tronzano e del suo Gruppo ci sia un parere favorevole, perché durante le prime riunioni di Commissione non mi pareva così, e mi fa piacere che in corso d'opera questo parere sia cambiato. Quindi, a nome del Gruppo dell'UDC, esprimo il mio voto favorevole. Consigliere Giorgis, come vede, oggi saremo in molti a sostenerla nel mantenimento del numero legale. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Giorgis. GIORGIS Andrea Noi adesso cominciamo ad avere dubbi sul rimanere qui e votare con convinzione. Devo dire la verità: a mio giudizio, naturalmente, e in una prospettiva completamente diversa, non credo che la trasparenza e la chiarezza con la quale vengono dichiarate alcune intenzioni di voto e, soprattutto, le ragioni di queste intenzioni valgano a rendere giustificate le considerazioni che ho ascoltato. Non basta essere trasparenti perché ciò che si dice diventi automaticamente accettabile. Penso che il socio privato sappia tutelarsi da solo e che nel presentarsi alla gara e avendo verificato le condizioni del bando, abbia fatto una valutazione di quello che era il suo interesse privato, legittimo. Non spetta a quest'Aula tutelare questo interesse e, almeno per quanto riguarda il Gruppo del Partito Democratico, non spetta a noi tutelare l'interesse del socio privato, anche perché faremmo un torto alla capacità di impresa di chi si è presentato con l'ambizione di essere socio industriale, se adesso quest'Aula e le forze politiche che in quest'Aula rappresentano la Città dovessero preoccuparsi della capacità manageriale di chi si è visto assegnare la partnership con la Città di Torino. Semmai il problema è un altro ed è nel rispetto della chiarezza e di un principio di tutela dell'affidamento. Questa è un'Amministrazione seria e, una volta che fa una gara, tiene fede ai principi scritti nel bando di gara, rispettando le legittime aspettative di coloro che, confidando nella serietà dell'Amministrazione che ha fatto un bando, su quella procedura e su quella normativa, predispongono una valutazione del proprio interesse. In questa prospettiva, tuttavia, credo di sentire come un dovere politico quello di verificare le condizioni per tutelare al massimo l'interesse pubblico e quel potere di indirizzo e controllo che il bando, fin da subito, voleva riservare al socio pubblico. Lo schema di questo bando è tipizzato nella Legge: al socio privato, la gestione; al socio pubblico, il controllo e l'indirizzo (che si possono esplicare in tanti modi). Credo che noi abbiamo il dovere di fare sì che questo controllo sia strutturato ed organizzato nella maniera più efficace, e gli emendamenti proposti da questa maggioranza, nel suo insieme - che, prima, sono stati ben illustrati dal Consigliere Cerutti -, sono finalizzati esattamente a ciò. Non c'è alcuna stucchevole o ridicola avversione verso il ruolo dei privati - ci mancherebbe altro -, infatti abbiamo fatto un bando per cercare un privato! Il problema è che ciascuno faccia la propria parte; la nostra è quella di garantire la possibilità di esercitare il controllo e l'indirizzo nel migliore dei modi possibili. Questo è ciò che noi dobbiamo fare ed è l'unico ed esclusivo interesse da tutelare in questa deliberazione. Il resto l'abbiamo già svolto nel momento in cui abbiamo fatto partire il bando; oggi dobbiamo preoccuparci esclusivamente di tenere fede - ripeto - all'affidamento prodotto attraverso quella gara e rispettare ed ingenerare in tutti gli operatori della città la convinzione che questa Amministrazione tiene fede ai propri impegni e ai propri indirizzi politici. Naturalmente, è anche un'Amministrazione che cerca, attraverso tutti gli strumenti che, naturalmente, il diritto amministrativo e la capacità contrattuale offrono, di svolgere al meglio il proprio ruolo. In questo ed esclusivo spirito, noi andiamo ad approvare questa deliberazione. Non voglio ritornare sul discorso se sia stata la scelta migliore, perché ne abbiamo già discusso; col senno di poi, tante cose non si farebbero e tante scelte si modificherebbero, ma col senno di poi non si amministrerebbe un bel nulla. Noi qui, oggi, siamo nella condizione di approvare una modifica dei patti e dello Statuto che realizza un ragionevole equilibrio in questo contesto dato, non in assoluto, tra esigenze legittime della Città ed aspettative ingenerate nel socio privato. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Carossa. CAROSSA Mario Sarò molto breve, anche perché è già intervenuto il mio Collega Angeleri sulla parte tecnica. Ritengo che sia mio dovere politico quello di denunciare quando ci sono operazioni che, quanto meno, non sono opportune, oppure che sono pasticciate e che non portano granché alla Città di Torino. Non ho timori a schierarmi anche in difformità di quanto possono giustamente dire e portare avanti i miei alleati in opposizione. Però, il mio dovere è quello di denunciare questi fatti. Quando mi ritrovo a vedere questo trasversalismo tra opposizione e maggioranza, mi viene sempre da pensare - sono una persona molto terra terra e semplice, quindi, quando vedo queste cose, penso ancora di più -. Come ha detto prima il Collega Angeleri, non abbiamo assolutamente nulla contro il privato; ribadiamo, però, il fatto - Consigliere Giorgis - che il pubblico dovrebbe rimanere veramente a capo di certe aree; nell'area, ad esempio, del sociale e quant'altro, il pubblico deve rimanerne a capo e deve guidarla veramente, non per finta! Come al solito, voi qui siete costretti, per questioni di cassa impellenti, a fare operazioni non corrette verso i cittadini torinesi. È un'operazione pasticciata, perché è sufficiente vedere la cronistoria di alcuni passaggi per dire che non si tratta di un'operazione ben fatta. Il Consigliere Giorgis, giustamente, dice che, tante volte, le cose dovrebbero essere rifatte; certo, troppe volte voi però in questi anni avete fatto operazioni sbagliate, di cui i cittadini si sono resi conto, purtroppo, sulla loro pelle. Ripeto che non abbiamo nulla contro il privato, ma lascia veramente di stucco il fatto che - ha ragione il Consigliere Rattazzi - quanto era stato deciso e votato precedentemente sia cambiato in corso d'opera; non dimentichiamoci, infatti, che sono cambiate alcune questioni e, magari, chi non aveva partecipato al bando, adesso vi avrebbe partecipato, se avesse saputo, sottolineo "se avesse saputo", che le cose sarebbero cambiate in questo modo. Naturalmente, non possiamo essere sicuri di questo, però temo che sarebbe andata così. Forse, a questo punto, era veramente meglio - come qualcuno ha detto - fare il giro di 360 gradi cedendo tutto, in maniera però che i cittadini ci guadagnassero veramente, ma non è questo il modo. Potete raccontare tutte le questioni (debiti, non debiti), ma sapete benissimo quanto vale una farmacia, e non ci vuole molto a capire che questa è un'operazione sbagliata, che porta qualcosa nelle casse asfittiche della Città di Torino, ma non porta un valore aggiunto rispetto invece a quello che dovrebbe essere il frutto di una simile operazione. Concludo dicendo che la questione del mantenimento del numero legale in Aula - Consigliere Tronzano - non è un giochetto, ma si tratta di riuscire a mettere in difficoltà la maggioranza, che, ricordo, sulla carta è forte di 38 Consiglieri (perché conto naturalmente anche i 3 Consiglieri dell'UDC) su 50. Quindi, già solo questo dovrebbe fare dire che la mancanza del numero legale non è un giochetto inutile, ma è proprio per mettere con le spalle al muro questa maggioranza, che sulla carta è fortissima, ma, poi, invece ha bisogno di stampelle trasversali per potersi reggere sulle gambe molto traballanti, caro Sindaco. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Ravello. RAVELLO Roberto Sergio Inizio ormai con un rituale ringraziamento al Vicesindaco, che da Assessore "al di tutto e di più" e con predilezione per le questioni spinose, ormai, è onnipresente. Lo ringrazio per l'ulteriore disponibilità dimostrata nel percorso di approfondimento di questa deliberazione, ma so di dire una cosa condivisa da tutti i Gruppi. Prendo atto che, evidentemente, ci siamo portati avanti con il lavoro e siamo già arrivati alle dichiarazioni di voto, per cui non mi sottraggo, ribadendo, però, un principio che avevamo espresso in occasione della famigerata deliberazione di fusione Iride-ENÌA, secondo il quale nel confronto, quando non nel conflitto, tra pubblico e privato (ovviamente, a nostro avviso, ma era un principio condiviso in maniera abbastanza trasversale anche dalla destra, quella - tra virgolette - "più estrema", alla sinistra - senza virgolette - certamente più estrema) da tutelare prima di tutto vi è certamente il pubblico, perché è nel pubblico che si ritrovano gli interessi della cittadinanza e della comunità, ed è nel pubblico e attraverso di esso che si sviluppa il benessere di una società, che noi, da amministratori, dobbiamo appunto gestire, curare e, se si è capaci, talvolta governare. Pur non essendo un relativista, non sono nemmeno un assolutista e non credo negli approcci dogmatici; credo, piuttosto, negli approcci dinamici e modulari, e se - continuando il paragone - Iride allora poteva sembrarci una Ferrari lanciata a grande velocità nel suo circuito, "Farmacie Comunali", piuttosto che una Ferrari, ci pareva una Prinz parcheggiata, chiusa a doppio giro di chiave in garage. Abbiamo ritenuto fosse giusto cercare di trovare un qualche modo, quanto meno, per tirarla fuori dal garage e metterla in moto, e abbiamo condiviso, sostenendo la bontà dell'operazione, la linea che avete deciso di intraprendere. Per cui, appunto, anticipando la dichiarazione di voto, ribadisco la posizione del mio Gruppo: avrete il nostro voto. Però, attenzione; io non mi offro come stampella ad una maggioranza e, soprattutto, ad un partito, quale il Partito Democratico, che in più occasioni ha rivendicato la piena autonomia e la capacità di autosostenersi, ancora di più in un giorno in cui eccezionalmente avete invertito un trend che si era ormai consolidato in questi tre anni e mezzo, in cui continuavate a perdere Consiglieri, e nel giorno in cui ne avete persino acquisito uno. Abbiate pazienza, ma io non mi sento di offrirvi il nostro aiuto per arrivare all'approvazione di questa deliberazione. Quindi, voteremo la proposta di deliberazione, ma dovrete sudare il numero legale; dovrete dimostrare con i numeri (che, onestamente, mi pare di non scorgere) l'autonomia e la capacità di autosostenervi. Ritenevo solo fosse doveroso distinguermi da chi prima di me, invece, vi ha offerto su un piatto d'argento una sorta di salvacondotto per arrivare ad un obiettivo: io mi faccio da parte, non perché non condivida il progetto nel dettaglio, ma perché onestamente non posso svegliarmi quest'oggi dicendo di condividere invece tutto il vostro progetto, quello che avete approvato, con le linee programmatiche. Oggi, mi faccio da parte, resto a guardare e aspetto che siate voi a dimostrare, una volta tanto, la vostra forza, sempre che l'abbiate. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Rattazzi. RATTAZZI Giulio Cesare Credo di fare un po' da risonanza al Consigliere Carossa, che introduce difformità nella minoranza, mentre io introduco una difformità nella maggioranza, perché rimango e mi astengo. D'altra parte, ho già avvisato di attestarmi in questa direzione. È noto, insomma, che la mia convinzione in proposito di tipo politico- amministrativo, ma non solo, è di perplessità su quanto si è andati facendo. Come si è visto, sia all'interno del Palazzo che fuori, la perplessità non è soltanto mia, però io la manifesto nel momento giusto, perché mi pare onesto intellettualmente e perfino spiritualmente. D'altra parte, mi pare che le considerazione e le riflessioni che ho svolto abbiano anche avuto qualche consolante riscontro e credo siano servite - magari litigando qualche volta, in senso nobile, con il Vicesindaco - a fare in modo che venissero realizzati degli emendamenti (ai quali ho contribuito anch'io), che voterò perché le cose vengano migliorate per quanto è possibile. La mia posizione di certo dissenso è ineludibile, anche se, ovviamente, non deve sembrare un atto di ostilità, ma soltanto una segnalazione di possibili errori e una doverosa valutazione critica che non è stata sufficientemente accolta. Quando la storia personale e la morale individuale confliggono con la prevalenza, le decisioni o le impostazioni anche maggioritarie, sottrarsi a questo significa soltanto essere coerenti con se stessi e con chi si intende rappresentare come eletti da parte dei cittadini. Credo che, fra l'altro, rispettare posizioni come questa significhi anche rispettare la democrazia, che tende a rivalutare, comunque, la persona e la sua coscienza; una democrazia che rappresenta un insieme di valori, più che un insieme di regole o di procedure, e che si regge collocandola in maniera tale che l'etica di sostanza prevalga sulla prassi politica. In sostanza - così mi capite -, in altri Comuni, dove ero amministratore, mi sono occupato delle farmacie comunali, che funzionano, guadagnano, il popolo è contento. Così come succede nei Comuni della cintura torinese. Infatti, c'è anche un discorso di difformità di Torino che non si combina molto con l'area metropolitana, nel senso che se ci fosse un'omogeneità di impostazione anche per questo servizio sarebbe meglio. Mi congratulo, comunque, con il Presidente dell'ANCI, Chiamparino, perché anche l'ANCI ha difeso il ruolo dei Comuni nella distribuzione farmaceutica. In passato, come Assessore alle Finanze di un altro Comune, mi è capitato di tenere delle relazioni al Convegno Nazionale di Viareggio degli Assessori alle Finanze sui problemi dei Consigli Tributari e interventi sulle Aziende municipalizzate, dove difendevo questa impostazione e vedevo nelle farmacie qualcosa che risultava estremamente positivo. È un po' difficile adesso, con la mia storia personale e la mia convinzione morale, che possa cambiare completamente parere. Gli emendamenti sono buoni, ma non risolvono l'essenza del problema, che, a mio parere, è quello di consentire una congrua responsabilità e controllo sulla Società mista, attraverso l'assegnazione dell'Amministratore Delegato al Comune che possiede il 51%, con l'introduzione di un Direttore Generale, che, invece, è dato alla parte privata per le questioni specificatamente gestionali. Questo si può fare, non è smentibile da nessuno, quindi, evidentemente, continuo ad essere convinto che questa sarebbe stata la soluzione che poteva tranquillizzare maggiormente tutti in merito alle perplessità che sono nate e che si sono diffuse. La mia critica, in senso collaborativo se così si può dire, nasce da diversi motivi, per l'esattezza cinque (che enuncio, non spiego, perché altrimenti mi dilungo troppo), che sono già stati ripetuti più volte in Commissione. Il primo è che mi pare un'operazione politicamente arretrata, perché, in sostanza, finisce per favorire una categoria, verso la quale io non ho motivi di contrarietà alle persone interessate, ma che la Legge italiana colloca in una posizione di privilegio e rispetto alla quale soltanto i Comuni possono fare concorrenza. Rispetto ad altri tipi di partecipazione privata nei servizi pubblici, questa è una partecipazione tutta diversa, perché, evidentemente, la libertà di mercato può essere esplicitata da chi la può fare, e per la Legge italiana la può fare solo il Comune. Allora, si tratterebbe di fare in modo che questo comporti una possibilità che potrebbe rendere più simpatica questa soluzione dal punto di vista politico generale. Il secondo motivo è che mi pare un'operazione economicamente svantaggiosa, sia per quanto riguarda il modo con cui è stata fatta la perizia, non asseverata, sia per la riduzione di entrata permanente continuativa che il Comune potrebbe avere a sollievo del Bilancio Comunale, senza peraltro pensare di risolvere così i problemi del Bilancio dal punto di vista generale. Il terzo motivo è perché mi pare socialmente dubitabile e, in certi casi, forse anche dannosa, giacché il ruolo delle Farmacie Comunali per calmierare certi prezzi, per il servizio a domicilio e per inserire punti di vendita dove non ve ne sono, possono essere naturalmente perseguibili soltanto attraverso una presenza congrua dell'Amministrazione Comunale. Il quarto motivo riguarda il fatto che, a mio parere (ma c'è stato uno scambio di vedute, credo positivo, anche col Segretario Generale, che ringrazio ancora), giuridicamente propone ancora qualche dubbio, perché il potere operativo, di fatto, va a finire ad un unico soggetto, quello privato, ed esistono quindi interessi sovrapposti, per cui, dentro alla Società, i farmacisti dovrebbero fare la concorrenza a loro stessi. Ciò - se consentite - è un'impostazione piuttosto bizzarra. Quindi, evidentemente, si possono avere anche alcuni dubbi su questo argomento; d'altra parte, su questo io ho vanamente chiesto il giudizio dell'Autorità di Garanzia della Concorrenza e del Mercato. Mentre chiaro è stato il parere critico espreso dall'Agenzia Comunale dei Servizi. Infine, il quinto motivo riguarda il fatto che, proceduralmente, è stata un po' avventurosa, con un bando di gara che, poi - come ha già detto qualcuno - è stato certamente cambiato, con un unico concorrente particolarmente interessato; con una sovrapposizione di interessi, che, evidentemente, determina anche in questo caso forti perplessità. Così come peraltro risulta dai tempi fulminei con i quali è stata esperita tutta l'operazione alla fine dello scorso anno, senza che si risolvessero i problemi. I 23 milioni di Euro di debito verso il Comune citati dal Consigliere Tronzano non c'entrano niente con i 12 milioni di Euro, perché i 23 milioni di Euro esistevano per la concessione del servizio e se ne prevedeva un'agevole modalità di corresponsione, mentre i 12 milioni di Euro sono quelli pagati per il costo della quota del 49% sul valore periziato per le 34 farmacie cedute alla nuova Società mista. Ho fatto quanto ho ritenuto corretto; penso di avere una condivisione in questa direzione e di avere avuto anche il coraggio di fare questa critica in senso positivo e di collaborazione, perché tutto ciò, a mio parere, non giova all'immagine applicabile al Comune di Torino. Anche se, naturalmente, anche in questo caso, penso che tutti abbiamo delle buone intenzioni e, siccome Dio giudica le intenzioni e non le forze, andremo tutti in paradiso. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) Grazie, Consigliere Rattazzi, soprattutto per questa ultima affermazione; ce lo meritiamo. La parola al Consigliere Cuntrò. CUNTRÒ Gioacchino Sono soddisfatto anch'io che il Presidente sia contento dell'ultima affermazione del Consigliere Rattazzi, ma penso che non tutti andremo in paradiso: ognuno deve fare degli esami di coscienza con se stesso. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Solo perché, quando si interviene, ci si rivolge sempre al Presidente. In modo sintetico e senza entrare nel merito, ritengo di essere soddisfatto su questa materia, partendo dal presupposto che questa è stata una delle deliberazioni più discusse nelle riunioni di Commissione e rispetto alla quale i Consiglieri Comunali hanno dato un contributo con il dibattito, partecipando alla sua complessività e alla sua costruzione attraverso anche emendamenti (come dicevano prima i Colleghi nei loro interventi). Io sono tra coloro che ritenevano che le farmacie andassero cedute al 100%, perché non condivido il fatto che il ruolo delle farmacie sia oggi un ruolo sociale. È sbagliato affermare, Consigliere Rattazzi, che l'unica parte che fa da contrappeso alle farmacie siano i Comuni, perché ricordo che c'è stata una Legge che ha liberalizzato e che, oggi, le medicine si possono tranquillamente trovare anche nei supermercati. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). L'ho letto bene. Il mercato non lo fanno le farmacie; purtroppo, lo fanno le case farmaceutiche. Tanto è vero che sia il Consiglio dei Ministri precedente quanto quello attuale stanno intervenendo per calmierare e controllare i prezzi dei medicinali. Facciamo bene a dare questa importanza alle farmacie torinesi, perché significa che le abbiamo gestite bene, ma è venuto il momento probabilmente di cedere questa funzione. L'abbiamo ceduta attraverso una gara; ritengo che gli Uffici abbiano fatto tutto ciò che era necessario in modo chiaro, trasparente ed inequivocabile. Sarebbe sbagliato affermare che la procedura amministrativa non sia stata coerente con le previsioni normative di Legge. Sono convinto che ciò è avvenuto, quindi non è in discussione questo. Altra questione: Consigliere Carossa, resto un po' sbalordito, perché ci sono volte in cui il merito diventa importante nel confronto, e a volte è talmente importante il merito (l'ha affermato giustamente anche l'opposizione) che usate lo strumento dell'ostruzionismo per non valutare nel merito la questione. Non mi preoccupa il fatto che su questo atto amministrativo ci siano giudizi e posizioni differenti. Come avete potuto notare, anche all'interno della maggioranza, alcuni Colleghi hanno espresso un giudizio critico su questa deliberazione. Se una parte dell'opposizione dichiara che voterà, perché ritiene giusto questo atto amministrativo, ritengo sia sbagliato e incoerente dire che, siccome sarebbe una stampella alla maggioranza, non partecipiamo o questo atto lo vediamo in un modo sbagliato. Ritengo, invece, che dovrebbe essere valutato il merito e che non debbano venire utilizzati i soliti tatticismi politici di maggioranza ed opposizione, o di giudizio rispetto all'atto che si sta facendo. Solo in questo modo facciamo il bene della città, perché il fatto di dichiarare che si sta facendo qualcosa di cui poi i cittadini si lamenteranno, Consigliere Carossa, mi costringe a dire che noi non faremo come ha fatto il Governo con la CAI, che ha fatto un accordo, un piano industriale e poi si è dimenticato di far funzionare la CAI bene a Torino! In questo caso, sì, i cittadini stanno pagando un prezzo del servizio che la CAI non ha garantito a Torino! Noi risponderemo ai nostri elettori con i nostri atti amministrativi. Avete detto così in molte occasioni (quando abbiamo pedonalizzato Piazza San Carlo e Via Lagrange); un fatto è certo: se, oggi, chiedessimo ai cittadini, direbbero che quelle pedonalizzazioni e quelle azioni che noi abbiamo fatto non solo hanno risposto alla necessità della città, ma hanno trovato i cittadini soddisfatti, ed è per questo motivo che rispondono sempre in positivo a questa maggioranza. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) Non essendoci altre richieste di intervento, do la parola, per la replica, al Vicesindaco. DEALESSANDRI Tommaso (Vicesindaco) Sarò brevissimo; infatti, non intendevo neanche intervenire, perché in Commissione si è già discusso a lungo di questa deliberazione (essendo del mese di febbraio), e mi pare appunto un'esagerazione dover intervenire. Mi preme, però, intervenire almeno per precisare alcune questioni. La prima riguarda le critiche; l'unica critica che posso accettare, tra tutte quelle che sono state dette, è che sicuramente è stato un atto affrettato. Vorrei però avere almeno la comprensione della maggioranza, perché sia il sottoscritto che gli Uffici hanno dovuto sottostare ad un obiettivo che la maggioranza si era posta di realizzare entro lo scorso anno, non solo per un problema di equilibri di Bilancio, ma anche di obiettivi da realizzare. Per questa ragione, quest'anno avevamo detto di approvare prima il Bilancio, in modo tale che, se dovevamo fare operazioni, avevamo a nostra disposizione un tempo più congruo. Ovviamente - non dico "mai", perché non si può mai dire - , vorrei evitare di sottoporre tutti noi a questa discussione, avendo già fatto il contratto nel rapporto con il socio privato (e si è realizzato per quel motivo). Però, detto questo, francamente, non sono d'accordo con coloro che hanno sostenuto che ci siano differenze fondamentali tra quanto abbiamo inserito nella deliberazione rispetto alla conclusione della gara. Questo non è vero e possiamo sottoporlo a qualsiasi giudizio. Devo, però, fare una considerazione. Siccome può darsi che dovremo fare gare un po' più complicate di questa, soprattutto laddove bisogna trovare un socio privato che poi gestisca, credo sia difficile determinare il 100% a priori. Perché quel socio non può avere qualche esigenza da porre che stia, però, all'interno delle compatibilità della deliberazione? Altrimenti, guardate che noi ci condanniamo - lo dico con la franchezza che spero mi contraddistingua - al fatto che le gare, in questo modo, non possano mai andare bene. Una cosa è definire l'essenza della gara, un'altra è adattare quel tipo di gara al socio che viene indicato dalla gara stessa. È talmente vero quanto dico che, infatti, non ci sono state critiche formali da parte di alcun organo; se abbiamo dei dubbi - lo dico con molta schiettezza - portiamoli a qualsiasi osservatore. Perché, se all'interno del Codice Civile, del TUEL e dell'articolo 23bis permane qualcosa di questo genere, vi chiedo di portarmi qualche esempio diverso da questo, dove le cose siano state determinate e alla fine si sia ottenuto l'obiettivo. Parecchi non hanno ottenuto l'obiettivo. In questo senso, perché bisogna evitarlo? Credo che, in questo ambito, non posso che ringraziare il socio privato, perché, nel momento in cui l'abbiamo determinato, ha sottoscritto e versato i 12 milioni di Euro, ovviamente, non sapendo come avrebbe votato il Consiglio (non lo sappiamo ancora adesso). Questo è avvenuto il 28 dicembre. Quindi, credo che da parte nostra nei confronti del socio non ci possa che essere un ringraziamento, perché c'è stato un atto di fiducia nel nostro rapporto. Non credo che molti altri avrebbero versato anticipatamente una somma, sapendo che la deliberazione doveva ancora passare in Consiglio. Dal punto di vista del merito, non ritengo che siano state cambiate le parti di sostanza prima, né che gli emendamenti portino un cambiamento sostanziale alla deliberazione di febbraio. Nel senso che, insomma, c'è un riequilibrio, soprattutto nel rapporto con il Consiglio di Amministrazione su due questioni importanti. Ricordo che i 50 mila Euro e i 100 mila Euro, Consigliere Gallo, non sono a prescindere dal budget. Neanche adesso l'Amministratore Delegato ha l'autonomia di spendere domani mattina 50 mila Euro, se non è in una situazione emergenziale che non ha potuto prevedere a budget. Questo per dire che, in realtà, pur avendolo ridotto, non lo considero sostanziale, perché l'autonomia sta dentro a una cosa non prevista a budget. Così come dire che, in particolare, la Commissione (che poi finisce al Consiglio di Amministrazione sulla Legge n. 231) sia essenzialmente più pubblica che privata, sapendo, però, che è necessariamente una delega del Consiglio di Amministrazione, perché ciò che andiamo a istituire è quanto istruisce la Commissione. Ricordo che la Legge di Vigilanza n. 231 è necessaria a far sì che un'azienda sia trasparente, in modo tale che, se dovesse esserci una contestazione, non spetti all'azienda pagare, ma al singolo amministratore. Per cui non può che non rispondere al Consiglio di Amministrazione. Per questa ragione, come abbiamo visto in Commissione, abbiamo opinioni ancora un pochino diverse anche coi soci privati su questo punto, ma non credo siano tali da poter minare la dirittura di arrivo. Il riequilibrio che c'è stato mi sembra assolutamente accettabile e scommette - scommetteva ieri, scommette oggi e scommette domani - sul fatto che il socio pubblico e il socio privato insieme possono fare meglio del socio privato da solo o del socio pubblico da solo. Non è che prima fosse un disastro dal punto di vista gestionale, ma spero che, con il socio privato, migliorino i livelli di gestione. Quindi, scommettiamo sul fatto che assieme si può fare di più e meglio. Da questo punto di vista, potremmo ritornare indietro, ne abbiamo tutte le facoltà. Fra cinque anni scadrà il contratto e chi sarà qui valuterà: se quest'esperienza sarà stata positiva, proseguirà, altrimenti deciderà di azzerare, portando tutto a pubblico, oppure decidendo di portare l'80% al privato, così come hanno fatto molte altre Città. Credo che nel Paese si stia andando verso questa direzione; se la collaborazione funziona, alla fine è meglio per tutti. Non credo che ci sia un problema di incompatibilità. Di questo abbiamo già discusso; la Legge non lo prevede neanche a livello europeo, ma, come ho avuto modo di dire in Commissione, è difficile pensare che i calzolai vadano a fare i farmacisti e viceversa. Cioè, o veniva un socio internazionale, una multinazionale della distribuzione del farmaco - che, poi, molto spesso sono controllate dalle stesse aziende del farmaco -, oppure non c'è altra soluzione. Non credo che ci sia un problema, anche perché è vero che discutiamo in ritardo la deliberazione, ma la discutiamo dopo sei mesi in cui stanno gestendo. In questi sei mesi, non mi sembra siano sorti problemi di incompatibilità su alcunché. Anzi, ritengo che le farmacie stiano andando bene, sia dal punto di vista del fatturato che della redditività. Aggiungo che, però, in questo caso, ci siamo preoccupati del piano sociale, di cui invece prima ci preoccupavamo meno. Infatti, credo che migliorerà anche l'intervento sul piano sociale - non è ancora in atto, perché deve essere approvata la deliberazione -. Quindi, i risultati anche a breve dovrebbero essere assolutamente positivi. Con questo, concludo. Insomma, certe volte mi sono arrabbiato, ma ringrazio, in particolare, il Presidente e tutti i Consiglieri per il lavoro svolto. Credo che tutti quanti abbiamo fatto un bel corso di apprendimento su come si gestisce una gara a doppio oggetto… (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Sì, è propedeutico per il futuro, perché si andrà sicuramente in questa direzione e lo è assolutamente anche per tutti noi, anche per chi, come ha detto il Consigliere Carossa, non partecipa o avversa per ruolo. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) Passiamo all'analisi degli emendamenti e dei subemendamenti. Il subemendamento n. 1 all'emendamento n. 1, presentato da…., recita: CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Cerutti. CERUTTI Monica Lo ritiro. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) Viene ritirato il subemendamento n. 1 all'emendamento n. 1. Il subemendamento n. 2 all'emendamento n. 1, presentato da …, recita: CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) Qual è il parere della Giunta? DEALESSANDRI Tommaso (Vicesindaco) Il parere della Giunta è favorevole. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) Non essendoci richieste di intervento, pongo in votazione il subemendamento n. 2 all'emendamento n. 1: Presenti 26, Favorevoli 25, Astenuti 1. Il subemendamento n. 2 all'emendamento n. 1 è approvato. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) Il subemendamento n. 3 all'emendamento 1, presentato da .., recita: CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) Qual è il parere della Giunta? DEALESSANDRI Tommaso (Vicesindaco) Favorevole. Questo lega il fatto che le deleghe per il controllo della Legge 231 possono essere date a chi non ha deleghe operative. Ovviamente, io interpreto il fatto che non ha deleghe operative il Presidente, detto che la gestione è del socio privato. Per cui il Presidente non è scritto, ma ne potrebbe far parte. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) Non essendoci altre richieste di intervento, pongo in votazione il subemendamento n. 3 all'emendamento n. 1: Presenti 25. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) Avendo risposto 25 Consiglieri ed essendo mancato il numero legale, dichiaro chiusa la seduta. Il Consiglio è convocato per le ore 21.00. 1 |