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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 30 Marzo 2009 ore 15,00
Paragrafo n. 17

Relazione dell’Assessore Passoni sulla proposta di deliberazione mecc. 2009 00977/024 avente ad oggetto: "Bilancio di Previsione 2009. Relazione previsionale e programmatica. Bilancio pluriennale per il triennio 2009 – 2011. Approvazione"
Interventi

COPPOLA Michele (Vicepresidente)
Come abbiamo anticipato, quest'oggi ci sarà esclusivamente l'illustrazione della
Relazione da parte dell'Assessore Passoni; domani mattina ci saranno le repliche da
parte dei Colleghi Consiglieri che desidereranno intervenire; successivamente, ci sarà
l'eventuale controreplica dell'Assessore o del signor Sindaco e, in seguito, si inizierà
con le votazioni degli eventuali emendamenti.
La parola all'Assessore Passoni, per l'illustrazione della relazione.

PASSONI Gianguido (Assessore)
"Il crescente interesse che la collettività ha negli ultimi anni maturato in ordine al
funzionamento degli Enti Pubblici, in particolare rispetto al modo con il quale
vengono impiegate le risorse pubbliche richiedendo maggiore trasparenza dell'azione
amministrativa, ha fornito un importante impulso al cambiamento di forma mentis
nella gestione degli Enti stessi. Il D. Lgs. n. 77/95 ha stabilito le regole per la
formazione dei bilanci, previsioni e indici; i principali cambiamenti legislativi che
sono intervenuti negli ultimi anni, sono stati raccolti nel Testo Unico delle leggi
sull'ordinamento degli Enti Locali, entrato in vigore con D. Lgs. 267/00. In base alle
Leggi Finanziarie degli ultimi anni gli Enti Locali hanno dovuto rispettare il Patto di
stabilità nell'ottica della razionalizzazione della spesa pubblica nazionale, anche al
fine di raggiungere i parametri minimi che garantiscono all'Italia la permanenza
nell'aerea Euro, così come la regola del contenimento delle spese di personale.
Il Bilancio previsionale è quindi un documento contabile che contiene le previsioni
di Entrata e di Spesa relative all'esercizio cui il Bilancio si riferisce e deve essere
redatto osservando i principi contabili e rispettando la struttura fissata dalla legge, ma
è anche il principale strumento di programmazione che il Comune ha a disposizione
per lo svolgimento della sua attività.
Il Bilancio sottoposto all'approvazione del Consiglio Comunale ha dovuto ancora
coniugare esigenze contrapposte: da una parte l'esigenza di programmare in modo
serio e con obiettivi di ampio respiro l'attività dell'Ente e dall'altra la necessità di
dimensionare gli obiettivi alle reali risorse finanziarie che si renderanno
concretamente disponibili nel triennio 2009/2011.
Stiamo trascorrendo tempi difficili: l'economia traballa, domina l'instabilità
economico-finanziaria e tutto ciò, contrariamente al passato, può succedere ovunque
nel mondo, producendo effetti su larga scala che tramite i conduttori dell'economia
arrivano sino al nostro micro contesto urbano.
I numerosi piani di sostegno all'economia ancora non riescono a ridare fiducia ai
mercati. Solo pochi giorni fa le Borse mondiali hanno toccato i minimi. La causa,
come sempre, i timori sulla salute del settore finanziario e le ripercussioni
sull'economia.
L'annuncio di un deficit del bilancio storico negli Stati Uniti (il 12,3% del PIL nel
2009) ha creato delle tensioni sui tassi a lungo termine americani. Solo pochi giorni
fa sono arrivati al 3%, ossia 1 punto in più rispetto alla fine dell'anno scorso.
Le statistiche economiche alimentano questo pessimismo. Crollo della fiducia dei
consumi familiari con un nuovo minimo storico a febbraio, continuo calo delle
vendite degli alloggi nuovi (il 10,2% in meno) e vecchi (il 5,3% in meno),
diminuzione dei prezzi dell'immobiliare, crollo degli ordini di beni durevoli: le
brutte sorprese si sono susseguite negli Stati Uniti. In zona Euro, l'indice del
sentimento economico della Commissione Europea conferma la ricaduta della fiducia
a febbraio e la situazione peggiora sul mercato del lavoro. La riduzione dell'attività
nel primo trimestre si annuncia più marcata del previsto e l'avvio della ripresa si
sarebbe spostata nel secondo semestre.
Nella zona Euro, intanto, si prospetta la terza crescita trimestrale negativa
consecutiva. Secondo una prima stima, il PIL è sceso dell'1,5% nel quarto trimestre
2008 rispetto al trimestre precedente, facendo registrare il suo calo più forte dal
1995. Inoltre, si tratta del terzo trimestre consecutivo caratterizzato da una crescita
economica negativa. Il consumatore spende meno, come dimostra il calo del fatturato
dei dettaglianti e il calo delle vendite di automobili.
La recessione non è il solo fattore a scoraggiare le famiglie ad acquistare una nuova
abitazione o a contrarre nuovi prestiti: l'inasprirsi delle condizioni di concessione dei
mutui da parte delle banche ha avuto anch'esso un impatto negativo sul numero di
nuovi mutui stipulati. Il primo trimestre del 2009 non promette di essere migliore.
L'indice di fiducia dei consumatori è calato in gennaio per il quarto mese
consecutivo, raggiungendo il suo livello più basso dal gennaio del 1985. Questo
movimento è imputabile al pessimismo accresciuto sull'evoluzione del mercato del
lavoro, alimentato dagli annunci quotidiani di licenziamenti. Le statistiche danno
ragione ai consumatori. Tra marzo e dicembre 2008, il numero di disoccupati
continua ad aumentare. La diminuzione dei prezzi energetici ha spinto l'inflazione al
ribasso (fino all'1,1% in gennaio), ma ciò non sembra incitare il consumatore a
spendere di più. Durante la prima metà del 2009, l'inflazione resterà estremamente
debole. È previsto comunque un nuovo aumento dell'inflazione a partire dalla
seconda metà del 2009, a seguito di un effetto di base sfavorevole (a causa di una
forte diminuzione dei prezzi energetici nella seconda metà del 2008 e del suo
aumento previsto nella seconda metà di quest'anno). La produzione industriale
continua ad assottigliarsi. Il calo di ordinativi e la diminuzione delle scorte spiegano
la riduzione della produzione. Conseguentemente, il tasso di utilizzo delle capacità di
produzione diminuisce a grande velocità. Gli investimenti delle aziende
diminuiscono, con conseguenze negative sui posti di lavoro.
Attualmente è la spesa pubblica che permette di limitare i danni. I piani di rilancio si
succedono in diversi Paesi della zona Euro. I loro effetti saranno tangibili solo
durante la seconda metà dell'anno. Dopo una crescita economica negativa del 2009,
ci si aspetta un 2010 cifre di crescita leggermente positive.
L'economia americana ha perso ancora 651.000 posti di lavoro nel mese di febbraio.
Il tasso di disoccupazione è schizzato dal 4,8% di febbraio 2008 all'8,1% di febbraio
2009. Nella zona Euro, la congiuntura del quarto trimestre ha soprattutto sofferto il
crollo delle esportazioni (-7,3%) e degli investimenti (-2,7%). In raffronto, le
prestazioni del consumo sembrano ragionevoli, con un calo dello 0,9%.
La BCE ha abbassato il tasso guida di 50 pb, portandolo all'1,5%. Ha preso atto
dell'ampiezza della recessione. Alcune dichiarazioni fanno presagire nuove riduzioni.
Finalmente, dopo consistenti rialzi dei tassi di interesse, la BCE ha cominciato una
repentina discesa. Ciò è stato possibile anche per il rallentamento dell'inflazione per
effetto, principalmente, del rientro del costo delle materie prime. Posto di fronte
all'alternativa fra pieno impiego e mantenimento del potere di acquisto esistente,
l'uomo della strada sceglierebbe indubbiamente la creazione di posti di lavoro.
Questo perché quasi tutti noi dipendiamo da un posto di lavoro per il nostro reddito;
tuttavia fino al 2008 il mantenimento del 'valore' nelle economie con alto tasso di
risparmio e capitale è stato una priorità assoluta, anche a discapito della creazione di
nuova occupazione. È legittimo dubitare quantomeno dei tempi di risposta della
BCE, che forse potevano essere più brevi.
In Italia il PIL ha perso il 3,2% dal primo trimestre 2008. Nell'industria il trend
negativo si protrae da oltre due anni e la caduta cumulata dell'attività è stata del
17,9% a febbraio 2009. La flessione si è accentuata nell'autunno 2008. L'aggravarsi
della crisi obbliga a significative revisioni al ribasso delle previsione per il 2009. Le
prospettive peggiori riguardano l'occupazione (che reagisce necessariamente in
ritardo). In questo caso le piccole imprese sono meno negative e i saldi delle loro
risposte risultano sugli stessi livelli di dicembre, mentre tra le imprese medie e grandi
le attese occupazionali sono in ulteriore diminuzione.
La CIG si avvicina ai massimi del 1993. In febbraio il monte ore CIG annualizzato è
stato pari all'1,16% della forza-lavoro (0,8% a gennaio). Il picco nel 1993 è stato
all'1,4% e quello nell'84 al 2,1%. La crisi si ripercuote anche nelle buste paga.
Nell'industria in senso stretto nel 2008 le retribuzioni di fatto per unità di lavoro a
tempo pieno sono cresciute meno di quelle contrattuali (+3,1% contro +3,3%). Il
divario si spiega con il minor apporto di componenti variabili, soprattutto per il calo
delle ore di straordinario, la cui quota sulle ore ordinarie lavorate nelle grandi
imprese industriali è scesa al 4,8% (5,4% nel dicembre del 2007).
In ambito locale, il quadro non è molto diverso. Negli ultimi mesi del 2008 è crollata
la produzione del manifatturiero piemontese, sintomo che la crisi dell'economia
internazionale non risparmia la nostra Regione. La situazione italiana non appare
migliore di quella delle altre economie europee: il nostro Paese, infatti, ha vissuto
difficoltà anche nella fase espansiva. L'OCSE segnala che in Italia negli anni dal
2003 al 2007 la crescita media è stata solo dell'1,1%, a fronte di un PIL
dell'Eurozona aumentato del 2%.
Anche i dati previsionali relativi al Piemonte segnalano per il 2008 una diminuzione
del PIL a valori concatenati (-0,6%), risultato confermato dai dati a consuntivo
relativi alla produzione industriale. Con un quarto trimestre in picchiata (-12,4%) il
dato annuale di sintesi relativo alla variazione tendenziale della produzione tessuto
manifatturiero piemontese si attesta, infatti, al -3,6%. Il dato del quarto trimestre è il
secondo risultato negativo dopo undici trimestri consecutivi caratterizzati da una
crescita produttiva.
La crisi si sta abbattendo sui settori trainanti dell'industria piemontese. Protagonista
di questo quadro critico è, infatti, il settore dell'automobile, comparto che più di ogni
altro ha seguito gli effetti delle difficoltà congiunturali. Solo nel quarto trimestre la
produzione di mezzi di trasporto in Piemonte è diminuita del 23,7%, portando il
risultato medio annuo al -5,6%. Seguono l'andamento dell'auto anche il comparto
dei metalli, la chimica-gomma-plastica e l'elettricità ed elettronica. Appare molto
negativo anche il risultato della filiera tessile che, tuttavia, a differenza di altri settori,
si trovava già in una situazione congiunturale molto difficile.
Tra tutti i comparti di specializzazione regionale quello che manifesta la performance
meno negativa a livello annuale è il settore meccanico che, nonostante la forte
flessione dell'ultimo trimestre dell'anno (-9,9%), ottiene una variazione media annua
negativa per solo mezzo punto percentuale.
Gli scenari di previsione delineati dagli organismi internazionali sono concordi nel
configurare una crisi di non breve durata per tutta l'economia mondiale e i riflessi di
questa fase recessiva interesseranno anche il tessuto produttivo piemontese.
Anche per l'anno 2009 il quadro legislativo non lascia certamente intravedere, per le
Autonomie Locali, cambiamenti significativi rispetto al recente passato, anzi viene
chiesto un maggior sacrificio in termini di risanamento dei conti pubblici pari a un
miliardo e 340 milioni di Euro; inoltre il blocco delle entrate tributarie (con
esclusione della tassa rifiuti) determina un sostanziale stop delle entrate comunali e,
quindi, una sorta di secondo patto di stabilità surrettizio, fermo restando che esso per
il prossimo 2009/2011 privilegia gli Enti che negli anni precedenti sono
maggiormente ricorsi agli aumenti tributari, mentre invece grava su quelli che meno
erano ricorsi alla leva fiscale.
Regole che cambiano costantemente non possono non avere effetti negativi
sull'operatività degli Enti Locali, i quali devono confrontarsi con uno scenario di
riferimento estremamente mutevole che certamente non favorisce una razionale
programmazione. Prevale sempre di più l'idea che i Comuni siano un centro di spesa
da monitorare sistematicamente; in altre parole una sorta di sistema standardizzato,
quasi aziendale, in cui le decisioni sono prese, a tradire una natura 'centralista' del
professato federalismo, a livello centrale.
Il DL 25 giugno 2008, n. 112 recante 'Disposizioni urgenti per lo sviluppo
economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza
pubblica e la perequazione tributaria' convertito, con modificazioni, nella legge 6
agosto 2008, n. 133, ha anticipato una parte rilevante della manovra finanziaria per il
triennio 2009/2011; in particolare ha nuovamente riscritto le regole destinate a
produrre un'azione di miglioramento del Bilancio posta a carico degli Enti Locali per
il triennio 2009/2011, al fine di ottemperare agli obblighi assunti dalla Repubblica
Italiana in sede comunitaria.
Una citazione particolare merita il tema dei minori trasferimenti statali: il taglio in
relazione al presunto aumento del gettito ICI derivante dal riclassamento di alcune
categorie di immobili (fabbricati ex rurali, corretto classamento dei E1/E9 destinati
ad uso commerciale, industriale, ufficio privato, ecc., -18,9 mln). Il meccanismo
contabile - imposto dalla legge n. 127/07 - purtroppo si basa su un taglio preventivo
forfetario, fondato su proiezioni statistiche effettuate dall'Agenzia del Territorio.
Questo meccanismo era stato considerato unanimemente dai Comuni lesivo
dell'autonomia dell'Ente, ritenendo invece che i trasferimenti dovessero essere ridotti
di una misura pari al reale maggior gettito di ogni Comune e non in modo
generalizzato sulla base di una comunicazione dell'Agenzia del Territorio al
Ministero dell'Interno. Sempre a decorrere dal 2009 i trasferimenti statali sono stati
ulteriormente ridotti del 2,6% a livello nazionale (per Torino -4,6 mln) ed è stata
mantenuta la riduzione dei costi della politica (-6,7 mln).
Circa il patto di stabilità, come previsto dalla Legge Finanziaria 2008, anche per il
2009 rimane immutato il criterio generale alla base del patto di stabilità interno che
prevede che i saldi finanziari relativi agli anni 2009, 2010 e 2011 siano pari a un
saldo finanziario di riferimento (quello espresso in termini di competenza mista
registrato nel 2007), corretto di un ammontare annualmente quantificato secondo una
determinata procedura. Il saldo finanziario, come gli anni scorsi, è definito quale
differenza tra entrate finali (primi quattro titoli di bilancio dell'entrata) e spese finali
(primi due titoli di bilancio della spesa) in termini di 'competenza mista' ed è
determinato dalla somma algebrica degli importi risultanti dalla differenza tra
accertamenti ed impegni, per la parte corrente, e dalla differenza fra riscossioni e
pagamenti (in conto competenza e in conto residui) per la parte in conto capitale, al
netto delle entrate derivanti da riscossioni di crediti e delle spese derivanti da
concessioni di crediti. Resta auspicabile una apertura sul saldo di parte cassa per
pagare le spese di investimento; sono in corso proprio in questi giorni delle revisioni
normative che giudicheremo per i risultati.
La Città di Torino si caratterizza per avere sempre rispettato il patto di stabilità. Per
la Città di Torino il concorso alla manovra risulta pari a circa 212 mln di Euro.
Anche quest'anno, come introdotto nel 2008, vale il principio che il Bilancio di
previsione degli Enti soggetti al patto sia redatto in coerenza con l'obiettivo da
raggiungere e in tale direzione si è mossa l'Amministrazione. La normativa in
materia di contenimento delle spese di personale su cui il Governo ha posto molta
enfasi, costringe il Comune alla necessità che ogni incremento di spesa, compresa
quella di contrattazione integrativa, sia compatibile con il rispetto del patto
medesimo nell'esercizio in cui la spesa è destinata a incidere, condizionando anche in
questo campo l'iniziativa locale.
Occorre quindi concludere prendendo atto di quello che risulta essere, allo stato
attuale, l'impianto del disegno di legge in materia di federalismo fiscale (contenitore
che ancora deve trovare il suo contenuto in decreti attuativi da emanarsi nei prossimi
ventiquattro mesi), sottolineando la necessità che le previsioni date trovino una
sponda fertile nella riforma del Codice delle Autonomie e in quella della Contabilità
pubblica. È certo che, già da subito, il progetto mostri delle criticità, in particolare
riguardo all'individuazione delle funzioni e all'impatto in termini finanziari ed
economici sulle Regioni, oltre che alla precisa indicazione dei costi standard dei
meccanismi di perequazione.
Con queste premesse, è evidente quali complessità siano state affrontate nel
predisporre il documento di Bilancio. E la difficoltà è stata proprio nel garantire i
servizi, pur nell'obbligata riduzione della spesa generale.
Nel solco tracciato l'anno scorso il Bilancio di quest'anno ha operato la prosecuzione
di quell'impostazione; mantenere quest'anno invariata la pressione fiscale;
mantenere il livello di servizi sociali erogati; revisionare le entrate extratributarie
(fitti attivi, rendimento del capitale investito, dividendi); perseguire il contenimento
dell'indebitamento; garantire un buon livello di investimenti aggregati, con risorse
proprie e facendo sistema col territorio, proficuamente impiegando le risorse
nazionali per i 150 anni dell'Unità d'Italia per opere utili e con una ricaduta positiva
di lungo termine; rendere disponibili le entrate da dismissione per finanziare
investimenti e estinzione anticipata dei mutui. In questi cenni sono le coordinate del
Bilancio 2009.
Entrando nel vivo del dettaglio dei conti aggregati, si può riassumere che il Bilancio
previsionale 2009 pareggia (per la parte corrente) per 1.332 milioni di Euro. Nel
dettaglio, le entrate tributarie ammontano a 441 milioni di Euro e rappresentano il
33% del totale. Le entrate extratributarie (canoni e concessioni, interessi e fitti attivi,
mense, contravvenzioni) ammontano a circa 403 milioni di Euro, mentre i
trasferimenti da Stato, Regioni e altri Enti ammontano a 455 milioni di Euro (in
flessione di 29 milioni di Euro rispetto al 2008).
Le principali spese correnti riguardano il personale (440 milioni di Euro), i beni e
servizi (243 milioni di Euro), i rimborsi di mutui e gli interessi passivi (239 milioni
di Euro), e i trasferimenti (89 milioni di Euro). Il Bilancio 2009 prevede investimenti
pari a 694 milioni di Euro, cofinanziati da terzi per 289 milioni di Euro.
Il Preventivo 2009 salvaguarda il welfare e assicura risposte adeguate ai bisogni
espressi dai cittadini. Non deve passare inosservato il fatto che in un clima generale
di incertezza, in cui non vi è giorno senza l'annuncio di una crisi di imprese, di una
caduta di Borsa o di un collasso del PIL, gli Enti Locali italiani continuano a fare la
loro parte per garantire servizi, ridistribuire la ricchezza e soddisfare i bisogni
primari della gente; e tutto ciò in una situazione nazionale in cui le scelte scaricano
sugli Enti Locali, con il blocco delle entrate e i tagli, i problemi irrisolti da sempre
del sistema Paese.
Sul versante tributario, il 2009 si distingue per l'invarianza delle principali aliquote o
tariffe, per il potenziamento del contrasto all'evasione, per la redistribuzione del
prelievo, con l'aumento delle agevolazioni anche per redditi intermedi, e nei
provvedimenti agevolativi specifici per la crisi economica.
Vi è, innanzitutto, l'incentivazione delle attività dirette al contrasto e al recupero
dell'evasione, utilizzando tutti gli strumenti disponibili, a partire dai sistemi di
interscambio dati tra l'Agenzia delle Entrate e del Territorio, all'implementazione di
personale comunale e di nuovo ingresso per il rafforzamento delle funzioni di
accertamento, all'attuazione della collaborazione con l'Agenzia delle Entrate per la
partecipazione all'accertamento erariale, proseguendo, attraverso forme di
coordinamento dei sistemi di indagine, con collaborazioni come quella attivata con la
Guardia di Finanza.
Circa l'ICI, occorre dar conto del fatto che solo i Comuni che hanno rispettato il
patto di stabilità interno e dimostrato efficienza nella riscossione dell'ICI nel triennio
2004-2006 verranno integralmente rimborsati del minor gettito, ancorché con
qualche ritardo, e che, dall'analisi degli indicatori di efficienza, il Comune di Torino
non dovrebbe subire decurtazioni di rimborso nemmeno nel 2009, se non minime.
Sul fronte della TARSU, la disciplina normativa da applicarsi per il 2009 è sempre
quella dettata dal Decreto 507, visto che il Decreto 208, che prevedeva per il 2009 il
passaggio a tariffa, in realtà mantiene tuttora il regime di prelievo relativo al servizio
di raccolta e smaltimento rifiuti in vigore, nonostante l'emanazione del Codice
dell'Ambiente nel 2006.
In mancanza della decretazione di attuazione, vigendo ancora il sistema TARSU e
proseguendo il processo di adeguamento delle tariffe TARSU in un'ottica di futura
integrale copertura dei costi (prevista dal Decreto Ronchi e confermata dal Codice
Ambientale), è stato previsto un aumento tariffario del 4%, comunque più contenuto
dell'anno precedente.
In un'ottica di prosecuzione e di implementazione delle agevolazioni previste per le
famiglie in condizioni di disagio economico, sono state innanzitutto confermate le
agevolazioni definite sulla base di certificazione della situazione economica e
patrimoniale del nucleo familiare attraverso l'ISEE. Ai fini dell'applicazione della
riduzione, sono state confermate le fasce di reddito del 2008, più ampie del 2007, con
agevolazioni da 0 a 13.000 Euro del 50%, da 13.001 a 17.000 Euro del 30%, da
17.001 a 24.000 Euro del 20%. I nuclei familiari beneficiati dagli sconti sono più che
raddoppiati in tre anni, raggiungendo le 40.000 famiglie nel 2008.
Intanto, nel 2009 si completerà l'anello di città coperto dalla raccolta differenziata
porta a porta, con oltre 404.000 cittadini serviti alla fine del 2009, contro i 334.000
del 2008.
A queste agevolazioni è stata affiancata la previsione di un'agevolazione sociale su
TARSU, tariffe mense e asili a beneficio dei lavoratori colpiti dalla crisi
occupazionale derivante dalle dinamiche di recessione economica in atto. I soggetti
che potranno beneficiarne sono quelli che si trovano in situazioni di svantaggio
lavorativo dovuto a licenziamento, cassa integrazione, mobilità, contratti a tempo
determinato non rinnovati, i quali potranno accedervi documentando attraverso
presentazione di istanza la nuova e maggiormente gravosa condizione; con la sigla
del protocollo d'intesa tra Città e Sindacati Confederali, tale linea ha superato anche
il confronto con le parti sociali. La Città continua, inoltre, ad anticipare l'erogazione
della cassa integrazione.
Come per il 2008, sarà riconosciuta anche nel 2009 l'applicazione di sgravi fiscali
finalizzati ad alleggerire i disagi derivanti alle attività commerciali ed artigianali
ubicate nelle aree di cantiere interessate dall'esecuzione di opere pubbliche e alle
famiglie la cui abitazione si trovi nel perimetro individuato di vicinanza all'area della
discarica di Basse di Stura; quest'anno molte saranno le aree in cui lo sconto
raggiungerà il 100% del tributo, di fatto annullandolo.
In tema di IRE (già IRPEF), resta confermata l'aliquota dello 0,5%, ma viene
innalzata la soglia di esenzione fino a concorrenza della quale non è dovuta
l'addizionale; la fascia di esenzione, infatti, è portata a 10.700 Euro, permettendo a
Torino di essere tra le Città con fascia di esenzione più elevata, comprendendo, ad
esempio, le soglie di redditi di pensione minima, lavoratori in cassa integrazione,
mobilità, alcune forme di precariato e altri redditi medio-bassi. Anche su questo si
impone una riflessione: sarebbe auspicabile un intervento normativo per rendere
modulabile tale esenzione, graduandola per fasce o diversificandola per tipologia di
reddito.
Per i nidi d'infanzia e per il servizio di ristorazione scolastica dei Servizi Educativi
sono previsti ampliamenti alle fasce di sconto: per il servizio asili nido si raggiunge il
tetto massimo di 32.000 Euro ISEE; per la ristorazione scolastica la fascia massima
viene uniformata alla fascia massima TARSU di 24.000 Euro ISEE e le altre fasce
vengono innalzate proporzionalmente.
Sugli altri tributi o tariffe viene soltanto applicato il tasso di inflazione programmata.
La risposta dell'Amministrazione alla crisi, quindi, è anche quella di privilegiare
azioni di redistribuzione delle agevolazioni/sostegno, garantendo ai ceti deboli
l'accesso ai servizi diffusi o a tariffa. Resta, quindi, preferita un'azione diretta, tesa a
contenere il costo dei servizi resi sin dalla formazione del loro costo e della tariffa a
carico dei cittadini, garantendo sconti a fasce di reddito anche intermedie, piuttosto
che appiattire gli aiuti solo alle fasce molto povere, con il criterio delle "card" o
"bonus" nazionali. Sta in questo la differenza tra la concezione del diritto al welfare
costituito a Torino in decenni di buona amministrazione, da una parte, e politiche
sociali nazionali di scarsa portata, dall'altra.
Due note particolarmente positive. La politica di riduzione di entrate di natura
straordinaria segna quest'anno un ulteriore passo avanti: la somma tra il plusvalore
applicato e l'avanzo di amministrazione scende da 60 a 56 milioni di Euro, con un
minor ricorso a entrate straordinarie tra il 2008 e il 2009 del 7%.
Per quanto concerne la spesa in parte corrente, si rileva un decremento della stessa
per il personale dovuta al fatto che nel 2008 erano presenti anche gli arretrati
contrattuali del rinnovo, al netto dei pensionamenti e dei contenimenti previsti nel
corso dell'anno; la previsione di 243 milioni di Euro per l'acquisizione di beni e
servizi, in flessione di 7 milioni di Euro sul 2008; mentre gli oneri derivanti da
interessi e quote capitale dei mutui fin qui contratti ammontano a 239 milioni di
Euro, in calo sul 2007 e 2008 per effetto del decremento dei tassi di interesse di
mercato.
Nel complesso gli oneri derivanti dal debito sono il 17,9% della spesa complessiva,
in miglioramento, considerato che le quote capitali a rimborso aumentano nel 2009
da 102 milioni a 104 milioni di Euro.
Siamo stati di fronte ad un trend crescente del debito negli anni 2000-2006, effetto,
come detto sopra, della necessità di sviluppare gli investimenti necessari all'evento
olimpico e al quadro di grandi opere realizzate negli ultimi anni. È divenuta realtà,
oggi, una politica che consente il contenimento dello stesso. Presto sarà approntato
un piano di riduzione generale dell'indebitamento, di medio periodo, per concludere
il ciclo dei grandi investimenti in modo più virtuoso possibile. Chi si occupa della
cosa pubblica conosce la difficoltà di interpretare scelte complesse come l'equilibrio
tra sostegno alla crescita e contenimenti virtuosi della spesa. Questa considerazione
non è mai stata valida come quest'anno. Accettare la sfida di investire anche in
chiave anticiclica, contenendo l'indebitamento, è la sfida dell'oggi.
L'indebitamento complessivo è, ora, in maggiore equilibrio: il peso percentuale del
tasso variabile è del 41%, del tasso fisso del 39% e dei tassi strutturati del 20%,
quanto basta per proteggersi da eccessivi rialzi repentini, ma beneficiare, nel
contempo, di fasi di abbassamento dei tassi di interesse. L'importanza dei soldi
deriva essenzialmente dall'essere un legame tra il presente ed il futuro, ci ha
ricordato John Keynes.
Da non dimenticare, poi, la continua attività di monitoraggio del portafoglio dei
contratti derivati. Dopo l'approvazione del EMTN 2008 per il rifinanziamento a
tasso fisso di una quota del debito, il programma consiste nel ridimensionamento del
portafoglio derivati, con l'estinzione di contratti per oltre 160 milioni di Euro di
nozionale.
La razionalizzazione del Bilancio corrente, la cui rigidità è da noi fortemente
contrastata, chiama ad affrontare con serietà una ristrutturazione interna,
salvaguardando e anzi migliorando l'efficacia della spesa sociale e l'efficienza nei
servizi resi ai cittadini. Il 2009 rappresenterà il secondo anno in cui la connessione
tra politiche di Bilancio e riorganizzazione della macchina comunale produrranno
effetti positivi in termini di efficacia ed efficienza.
Il Bilancio consente di affrontare, non senza economie richieste dai tempi, tutte le
sfide del presente: le politiche sociali, dirette o indirette, quali sostegno economico,
assistenza, casa, lavoro, periferie, quelle culturali (sia in termini di infrastruttura, sia
di sostegno e di sviluppo), quelle sportive, ricreative, giovanili, centralmente e
tramite le Circoscrizioni, quelle ambientali e quelle urbanistiche. Ma poiché il 2009 è
un anno di incertezze, il Bilancio è predisposto per far fronte anche a fabbisogni
emergenti, sia sul piano finanziario, che sulla spesa sociale.
Per quanto concerne le spese in conto capitale, il Bilancio prevede 694 milioni di
Euro di investimenti, suddivisi tra 121 milioni di Euro per opere pubbliche, 105
milioni di Euro di manutenzioni straordinarie e 268 milioni di Euro di altri
investimenti. Il Bilancio degli investimenti continua ad esercitare un ruolo
importante sullo sviluppo della città con l'entrata nel piano investimenti dei nuovi
straordinari interventi per la ricorrenza dei 150 anni dall'Unità d'Italia, per la quale
la Città ha articolato su scala pluriennale il programma di interventi previsto nel
dossier di candidatura.
Ma la parola d'ordine degli investimenti 2009 è "manutenzione". Più manutenzione
straordinaria e meno nuove opere; più qualità urbana dell'esistente e più fruibilità dei
servizi. L'inserimento nel piano degli investimenti del prolungamento della linea 1 di
Metropolitana comporta una spesa di 200 milioni di Euro. Sono poi previsti il
Passante Ferroviario, nuovi parcheggi, la manutenzione straordinaria degli stabili di
edilizia abitativa, nuove maggiori risorse per la sicurezza degli edifici scolastici e per
l'assistenza, oltre che, per la parte che si riferisce a interventi in vista nel 2011, i
fondi previsti per il restauro della Cittadella, del Borgo Medioevale e del Parco del
Valentino; con il ricorso a cofinanziamenti sarà possibile concretizzare la nuova casa
degli archivi nei quartieri militari di Via del Carmine; la realizzazione di Parco Stura;
proseguire le bonifiche di Basse di Stura.
Anche la spesa destinata al finanziamento di enti terzi, quali le fondazioni culturali e
con esse tutti i soggetti concorrenti a politiche di realizzazione di servizio o di
sostegno della domanda di settori come turismo e terziario culturale, è garantita,
all'insegna del connubio tra qualità e sostenibilità.
Non di meno il 2009 sarà anche un anno decisivo nell'assetto delle Utilities del
Comune di Torino: la fusione IRIDE-ENIA, il percorso verso la possibile alleanza
con Milano sul trasporto pubblico e la ristrutturazione del gruppo GTT; nuovi scenari
di rafforzamento economico e finanziario nel rapporto tra Città e società partecipate,
anche con possibili concentrazioni di servizi sono allo studio e diverranno presto una
strategia complessiva. Senza contare che una maggiore efficacia nell'assolvere la
propria funzione di erogatrici di servizio pubblico aiuterà le nostre società ad operare
meglio anche in questa crisi complessa.
Torino è davanti a Milano e Roma; Brescia e Bologna sono le prime della classe
nella classifica stilata sulla base di indicatori contenuti in una ricerca condotta
dall'ufficio studi di Mediobanca. L'indagine, comparando i dati del 2007 con quelli
del precedente quinquennio, ha esaminato costi, qualità ed efficienza dei servizi
pubblici forniti da società controllate dai Comuni in alcune tra le maggiori città
italiane. Primeggiamo nella raccolta differenziata dei rifiuti. Torino è stata l'unica
città capace di conseguire entro il 2007 l'obiettivo fissato dalla Legge, cioè
raggiungere una quota di differenziata almeno pari al 40%. Altro risultato di spicco è
la rapidità garantita da IRIDE negli interventi di manutenzione: per vedere sostituita
una lampada rotta a Torino, mediamente, si attendono poco più di 24 ore, mentre a
Roma quasi 10 giorni. I torinesi, ogni anno, restano al buio per blackout solo 24
minuti e mezzo, contro i quasi 36 della media nazionale. Sono segnali importanti a
conferma della qualità di vita della nostra Città.
Come ogni anno ho portato la presentazione del Bilancio nelle 10 Circoscrizioni,
personalmente. È un viaggio faticoso, ma utile. Utile a spiegare il perché di certe
scelte, utile a recepire i bisogni del territorio. Ho trovato consapevolezza della
difficile situazione economica generale, ma anche voglia di accettare la sfida e di
dimostrare che questa Città ha le risorse, evidenti o nascoste, per analizzare,
discutere, ma anche per rimboccarsi le maniche e ripartire. Le aspettative sono
giustamente alte: "Facile ex amico inimicum facies, cui promissa non reddas" (è
molto facile trasformare un amico in nemico, se non si mantengono le promesse);
l'attenzione al territorio deve aumentare ancora.
Avviandomi alla conclusione, giunge anche il momento dei ringraziamenti. Non è
facile mettere in ordine l'immane lavoro fin qui svolto e ripensare a quanta operosità
richieda la sfida del Bilancio. Penso che il grado di professionalità raggiunto da chi,
nella struttura comunale, con dedizione, costruisce la programmazione economico-
finanziaria, e soprattutto poi la fa funzionare, sia un vanto della nostra
Amministrazione. Ma il lavoro sul Bilancio permette di apprezzare competenze e
risorse tra la nostra dirigenza e i nostri funzionari e dipendenti che meriterebbero
menzione e, forse, maggiore sostegno.
"Tria digita scribunt, sed totum corpus laborat" (sono soltanto tre dita che scrivono,
ma è tutto il corpo che viene impegnato). A tutti loro va il mio ringraziamento per la
capacità indiscussa. Un grazie alla Giunta Comunale, alla Cabina di regia economica
presso il Direttore Generale, alle Circoscrizioni, alla civica riprografia per la stampa,
passando ovviamente per l'encomiabile lavoro svolto dagli Uffici del Consiglio
Comunale, messi sempre a dura prova dai tempi della politica.
Lo sviluppo nell'area torinese dipenderà ancora dalla capacità di innestare
l'economia della conoscenza sulle tradizionali specializzazioni del tessuto produttivo
locale. Questo, in un contesto in cui la qualità sociale (intesa come ciò che consente
agli individui di realizzare combinazioni variabili di funzionamenti elementari -
godere di buona salute, accrescere il capitale umano, nutrirsi adeguatamente - o
complessi - partecipare alla vita della comunità) potrà consentire alla Città di
implementare un modello di sviluppo che chiarisca e renda fruttifero il nesso fra
qualità sociale e progresso economico, considerando due importanti aspetti
complementari.
L'automotive rimane il più importante settore dell'industria piemontese, malgrado la
generale flessione del comparto. La nuova industria deve concentrarsi su prodotti ad
alto valore aggiunto, investendo in ricerca ed innovazione; parchi tecnologici dove
svolgere attività di ricerca, formazione e sperimentazione nel campo della mobilità,
le relazioni dell'ICT con altre industrie, e i prestigiosi gruppi del settore aerospaziale
che, insieme alle istituzioni locali, lavorano al progetto di costruzione di un distretto
tecnologico dedicato. Torino può guardare con fiducia al futuro, puntando su già
consolidate vocazioni oltre al turismo, allo sport e alla cultura. Ora serve rafforzare le
ragioni per mantenere o insediare attività economiche e produttive in Piemonte e a
Torino, collaborando con le altre Istituzioni, anche avvalendosi dei contributi dei
fondi europei.
Il clima economico è difficile, ma con la consapevolezza di avere i numeri e le
risorse per farcela. E in tempi difficili per cittadini e famiglie, anche le politiche di
"welfare state" saranno improntate a meglio rispondere alla sfida di povertà vecchie
e nuove, e di quelle fasce della popolazione maggiormente esposte al rischio di
scivolare dal benessere alla sola sopravvivenza, sia in tema di sostegno alle povertà
esistenti, sia negli investimenti a prevenzione delle nuove aree critiche. Continuare a
sostenere e valorizzare la dimensione internazionale della Città sarà un obiettivo
prioritario. E tra qualche anno, con il Passante Ferroviario ultimato, il nuovo grande
viale, la Metropolitana completata, la seconda linea in progetto, oltre alla soluzione
di problemi quali l'accesso da nord, la chiusura della discarica delle Basse di Stura e
l'avvio dell'inceneritore, sarà possibile fare un bilancio non solo economico, ma
complessivo di questi anni.
Un Bilancio, allora, che non è né tecnico, né rigido, come si era ipotizzato tra
dicembre e gennaio, nel pieno della tempesta finanziaria che già nel secondo
semestre del 2008 aveva colpito il mondo finanziario internazionale e di riflesso i
mercati interni e le Amministrazioni degli Stati. Allora, l'Amministrazione
Comunale era corsa ai ripari con una riduzione e razionalizzazione di spese. Oggi, lo
scenario è leggermente migliore, anche se la difficile crisi internazionale che stiamo
ancora attraversando ha comportato gravi conseguenze. È un Bilancio che non
contrae i servizi, anzi, li potenzia, eppure riduce la spesa complessiva, visibilmente
nel pareggio complessivo. L'avremmo potuto fare meglio? Sì, si può sempre fare
meglio. Ma è anche il legislatore che ci deve dare la possibilità di una prospettiva di
respiro pluriennale.
Da Torino, non possiamo cambiare la direzione del vento, ma possiamo modificare
le vele e sempre a raggiungere la nostra destinazione. Le rotte possibili sono infinite.
Ne scegliamo una percorribile.
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