Interventi |
CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) Passiamo alla discussione dell'interpellanza n. mecc. 200606546/02, presentata in data 13 settembre 2006, avente per oggetto:"Ventilata ipotesi di apertura di un reparto del Cottolengo per ricoverare i neonati gravemente disabili fino a 24 mesi"Il sottoscritto Consigliere Comunale,PREMESSOche la notizia indicata nell'oggetto è stata riportata dal quotidiano "La Repubblica" in data 3 settembre 2006;CONSIDERATOche la Legge vigente, la n. 149 del 2001, stabilisce che lo Stato, le Regioni e gli Enti Locali sostengono i nuclei familiari al fine di educare il minore con handicap nell'ambito della propria famiglia e che il ricovero in istituto deve essere superato entro il 31 dicembre 2006, mediante affidamento ad una famiglia o inserimento in comunità di tipo familiare, ecc.;VISTOche le famiglie hanno diritto di scegliere di poter assistere nel proprio domicilio il minore con l'erogazione da parte del Servizio Sanitario Nazionale delle necessarie cure;RITENENDOche i ricoveri in istituto non garantiscano quel rapporto umano ed affettivo proprio dell'ambito familiare oltre che essere più costosi delle prestazioni a domicilio;INTERPELLAil Sindaco e l'Assessore competente per sapere:1) se non sia più opportuno andare nella direzione di quanto stabilisce la Legge 149 del 2001, favorendo l'assistenza del minore con handicap grave al proprio domicilio, anziché prevedere ricoveri in istituto;2) se il ricovero eventuale non debba essere usato come ultima ratio ed essere comunque il risultato della libera scelta delle famiglie;3) se non sia il caso di recedere da tale proposito, delineando percorsi alternativi attraverso i quali favorire l'assistenza dei minori nel proprio ambito familiare. F.to Domenico Gallo CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola, per la risposta, all'Assessore Borgione. BORGIONE Marco (Assessore) Ringrazio il Consigliere Domenico Gallo, che mi permette, con questa interpellanza, di relazionare formalmente al Consiglio Comunale su quanto si sta facendo rispetto al tema dei minori pluridisabili.Non so se rispondere con un ragionamento generale o se rispondere, sinteticamente, alle tre domande dell'interpellanza; sono, però, assolutamente d'accordo sui primi due quesiti (se non sia opportuno favorire l'assistenza dei minori al proprio domicilio e se l'eventuale ricovero debba essere usato come estrema ratio) e la mia risposta ad entrambi è favorevole.Temo, però, per come sono formulate le domande, che vi sia un'incomprensione di fondo. Non si parla, cioè, di una struttura intesa come reparto ospedaliero, ma si ha in mente una struttura di RSA, cioè una residenza per bimbi non autosufficienti.Per quanto riguarda la terza domanda, se non sia il caso di recedere da tale proposito, rispetto ad uno scenario di cui delineerò alcuni tratti, in assenza di proposte alternative da parte della Regione (perché si tratta di casi sanitari di rilevanza sociale), purtroppo non siamo in grado, così come sostengono il dottor Romano dell'ASL 3 ed altri primari di neonatologia o di malattie che riguardano i minori, di mettere in campo alternative ad una RSA (non ad un reparto ospedaliero).Colgo l'occasione di questa interpellanza per fare il punto della situazione, perché manifesta lo sforzo, veramente imponente, che la Città sta giocando, con le aziende sanitarie, per offrire, a tutte le famiglie che lo richiedano, tutti i supporti necessari per accudire a casa i loro bambini.I progetti di sostegno alla domiciliarità sono 550 e consistono in vari supporti, coordinati tra loro (assegni di cura, affidi, sostegni educativi e specialistici, e così via).I cittadini disabili che possono usufruire di una rete di servizi diurni per interventi personalizzati sono più di 3.000. L'organizzazione del servizio di tregua e di pronto intervento mette a disposizione posti, appositamente attrezzati, alle famiglie che ne facciano richiesta; c'è, poi, il progetto "Motore di ricerca", che coinvolge numerose associazioni e che permette l'accesso ad opportunità di tempo libero, in contesti di assoluta normalità. Inoltre, per i minori con disabilità gravissime, sono stati attivati più di 20 progetti speciali per il loro mantenimento a domicilio.Tra l'altro, come ben sa il Consigliere Domenico Gallo, con l'attuazione della nuova deliberazione di domiciliarità, per tutto il settore, c'è un potenziamento che riguarda i soggetti con disabilità.In questo quadro, che mi sembra rappresentare uno sforzo importante (quindi, non come unica scelta, da parte dell'Amministrazione), ci sono, però, situazioni per le quali vengono abbinati a elevati bisogni di tipo sanitario-assistenziale anche gravi compromissioni a livello intellettivo e problematiche a livello comportamentale.Ci sono famiglie che svolgono un ruolo encomiabile e, proprio per poter stare vicino ai loro ragazzi, ai loro bambini, chiedono (come hanno fatto i due coniugi di Rivoli la cui storia è stata presentata su La Repubblica del 25 giugno) alle Amministrazioni di avere opportunità che prevedano servizi di tregua per i minori gravemente disabili, con pluridisabilità, che non comportino di andare oltre la Regione. Cioè, una famiglia che decide di curare a casa il proprio figlio, in alcuni casi, chiede anche dei servizi di tregua che permettano un inserimento in una struttura che sia adeguatamente confacente alle esigenze del proprio figlio, senza percorrere centinaia di chilometri per poter mantenere quel legame affettivo coi figli.Tuttavia (vorrei sottolinearlo, perché è un fattore in costante ed estenuante crescita), ci sono anche situazioni di minori pluridisabili in stato di abbandono o allontanati dall'autorità giudiziaria, che necessitano di un'accoglienza a lungo termine in strutture residenziali (non stiamo parlando di reparti ospedalieri, ma di strutture residenziali) in grado di garantire la necessaria cura sanitaria ed assistenziale e, contemporaneamente, di offrire un clima affettivo di tipo familiare.È in questo senso che si colloca la proposta che, come Amministrazione, ci siamo sentiti di sostenere, per avere una struttura in città che, per esempio, avesse le stesse caratteristiche dell'unica struttura esistente in tutta la regione Piemonte con soli 50 posti letto disponibili, utilizzati per il numero di 10 da inserimenti fatti dalla Città di Torino con la Comunità presso Tortona.Solo per citare questi ultimi, i casi dei 10 bimbi accolti da questa residenza di Tortona presentano problematiche di tipo sanitario tali da richiedere la presenza di personale infermieristico (tracheostomizzati, ventilazioni assistite, epilessie farmacoresistenti) e, in più, in tutti i bambini sono presenti gravi insufficienze mentali, spesso associate a disabilità motoria e sensoriale.Per questi minori - glielo garantisco, Consigliere Gallo, anche perché l'ultimo caso riguardava un bimbo in tutela all'Amministrazione Comunale - sono state provate ed esperite tutte le strade possibili, immaginabili ed inimmaginabili per procedere con l'adottabilità, però lei sa che la procedura di adottabilità deve trovare la disponibilità di una famiglia rispetto alle esigenze del minore.È in questo senso che - lo dico in termini buoni, non mi fraintenda il Consigliere Gallo Domenico - non mi sento, con responsabilità, di recedere dal sostegno a questo tipo di struttura residenziale, anche perché, sinceramente, non capisco lo scandalo che questa proposta ha suscitato in alcuni: un'associazione ha preso posizione contraria, ma, probabilmente, fraintendendo, magari pensando fosse un reparto ospedaliero del Cottolengo e non una residenza sanitaria assistenziale per minori con queste tipologie. Anche perché non ho sentito (e questo mi ha un po' stupito) come non ci sia stata nessuna levata di scudi rispetto a bimbi che entrano in ospedale da piccolissimi e vi rimangono 4, 5, 7, 9 anni.Secondo me, è uno scandalo non poter offrire a dei minori che ormai hanno concluso il percorso sanitario ed ospedaliero la possibilità di avere una collocazione che sia un po' più familiare e che possa avere delle risposte diverse da quelle esclusivamente sanitarie. Inoltre, a me pare che la struttura che è stata offerta, quella del Cottolengo (ma non in un'ala dell'ospedale, perché è un'ala della Piccola Casa della Divina Provvidenza), che è stata offerta per allestire una RSA, oltre che una RAF, sia una delle normali strutture accreditate (e ci auguriamo possano essercene tantissime altre). Oppure, come non ci sia la stessa presa di posizione verso le soluzioni in cui, per questi minori, (non a Torino, ma nel resto della regione Piemonte), di fronte a situazioni di dismissioni ospedaliere, non si trovi altra collocazione che residenze sanitarie per anziani. Questo lo trovo incompatibile, inconcepibile ed è in questa direzione che l'Amministrazione della Città di Torino, invece, intende muoversi. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Gallo Domenico. GALLO Domenico Ringrazio l'Assessore per la sua risposta garbata ed articolata, che mi fa comprendere quale sia l'azione dell'Amministrazione Comunale su un tema così delicato.Credo che con questa interpellanza lei abbia avuto modo di precisare il suo pensiero in maniera più adeguata al problema e al caso specifico rilevato dalla signora Cometto dell'Associazione Claudia Botticelli, la quale, segnalava appunto, attraverso questa lettera pubblicata su La Repubblica, che la Legge vigente (la n. 149 del 2001) stabilisce che lo Stato, le Regioni e gli Enti Locali sostengano i nuclei familiari al fine di educare il minori con handicap nell'ambito della propria famiglia e che il ricovero in istituto debba essere superato entro il 31 dicembre 2006.Probabilmente, l'equivoco di fondo è nato da questa lettura della Legge, che credo sia un dettato a cui il nostro Comune e soprattutto la Regione Piemonte devono adeguarsi; inoltre, il superamento del ricovero di questi bambini con handicap grave presso strutture, probabilmente è l'azione verso cui dobbiamo tendere in prospettiva, comunque, al di là poi della gravità o dei singoli casi specifici. Perché, quando si tratta di un bambino in stato di abbandono e non si trova una famiglia che esprima il desiderio di poterlo adottare, è chiaro che diventa necessario un ricovero presso una struttura adeguata di tipo familiare. Parliamo sempre di strutture di tipo familiare - credo - quindi, lei ha negato il fatto che si tratti di una struttura ospedaliera. Quindi, credo che l'equivoco di fondo su questa vicenda probabilmente sia nato dal fatto che la stampa ha riportato alcune sue dichiarazioni con approssimazione.Allora, un conto è che garantiamo i servizi di tregua a queste famiglie e penso che questa sia una soluzione giusta e razionale, così come facciamo per la normale disabilità e non solo per quella grave. I servizi di tregua in città sono uno strumento importante anche per quanto riguarda gli anziani non autosufficienti e altre categorie di persone che comunque vivono disagi e problematiche di diverso tipo.Credo che, comunque, la precisazione del suo pensiero su questo mi trova d'accordo solamente se parliamo, ripeto, di bambini abbandonati, per i quali non ci sono famiglie affidatarie in grado di poter dare una organizzazione e un'accoglienza di tipo familiare (INTERVENTO FUORI MICROFONO) ...o famiglie adottive; in secondo luogo sono d'accordo quando l'assistenza richiesta dalla gravità del soggetto richieda appunto interventi straordinari.A quel punto, chiaramente diventa problematico garantire un'assistenza a livello domiciliare; in questo caso sono perfettamente d'accordo con lei. Però resta fermo il fatto che una Legge dello Stato (la n. 149) imponga alle Amministrazioni, in particolare alla Regione (perché quando parlavo di percorsi alternativi, chiaramente, li vedevo in prospettiva come un impegno da parte della Regione) di garantire cure adeguate a questi bambini nel proprio domicilio. Noi sappiamo che, comunque, i ricoveri, qualunque essi siano, non garantiranno mai quel tipo di affetto, quel tipo di rapporti umani, non perché l'infermiere è cattivo o perché il dottore è cattivo, ma perché tutti i soggetti all'interno della struttura non sono in grado di trasmettere affetto al bambino, ma per motivi oggettivi che in quel tipo di ambiente non consentono al bambino di avere un'organizzazione di tipo familiare.Se la struttura di cui lei sta parlando è riservata solamente ai bambini abbandonati e gravissimi, credo che, a quel punto, sarà la benvenuta. Le alternative sarebbero l'abbandono, l'ospedale o, comunque, strutture forse anche meno controllate dalla Sanità Pubblica.Il problema posto da questa Associazione, probabilmente, nasce anche dall'esasperazione vissuta dalle famiglie con soggetti che hanno simili problemi al proprio interno; chiaramente si trovano ad un bivio davvero difficile ed è arduo trovare una via d'uscita: ricoverare il proprio figlio o tenerlo a casa e far ricadere sulla famiglia tutto il peso dell'accoglienza?La ringrazio, quindi, per la risposta e credo che, in qualche modo, con gli strumenti a sua disposizione, debba essere precisato all'opinione pubblica quel tipo di accorgimento. Ne abbiamo già discusso, nelle scorse settimane, in Commissione; ho predisposto questa interpellanza non per polemizzare con l'Assessore, ma per comprendere come ci muoviamo rispetto ad una Legge dello Stato che non viene applicata in tutta la sua articolazione.Sarà difficile trovare soluzioni adeguate per tutti i casi, però l'obiettivo di fondo, come previsto dalla Legge, è il superamento del ricovero come forma di accoglienza per un bambino gravissimo e i casi eccezionali devono essere affrontati con l'intervento da lei prima descritto. Per questo motivo la ringrazio e spero di essere stato utile, magari non per la soluzione del caso che è esploso, ma almeno per quanto riguarda la prospettiva di lavoro che intendiamo porre su questi problemi delicati e molto complessi sul piano umano. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola, per una breve replica, all'Assessore Borgione. BORGIONE Marco (Assessore) Vorrei rassicurare il Consigliere Domenico Gallo e tutto il Consiglio Comunale che, in riferimento alla Legge n. 149, sul territorio cittadino non esistono (in gestione diretta o in economia gestite dall'Amministrazione Comunale) le strutture che, sostanzialmente, rappresentano il core business di questa Legge, cioè gli orfanotrofi; così come non esistono neanche in gestione privata. Mi sembra, inoltre, (ma su questo non ho la certezza) che non ve ne siano neanche sul territorio regionale.Sono in fase di regolarizzazione anche le situazioni nelle quali, all'interno dello stesso stabile, vi era la compresenza di due strutture per minori; la Legge non lo permette più (anche perché l'Amministrazione ha la responsabilità della vigilanza), per cui si stanno ricollocando le comunità che erano compresenti negli stessi edifici. Purtroppo non è normato un percorso di RSA per minori pluridisabili come quello che ho descritto, per cui, nonostante la documentazione che abbiamo trasmesso alla Regione Piemonte, probabilmente si sta verificando qualche incomprensione con la Regione, perché non intende avviare questa procedura che riteniamo indispensabile.La struttura, oltre ad esserci stata offerta gratuitamente (rinnovata con le più moderne apparecchiature e tecnologie) renderebbe possibile quella dimensione di familiarità data dalle migliaia di volontari della Piccola Casa della Divina Provvidenza del Cottolengo.È questa la differenza tra un ricovero ospedaliero della durata di 4, 5, 7 o 9 anni e l'inserimento in una comunità, dove - oltre alla specificità sanitaria, infermieristica e farmaceutica - è presente anche un contesto di persone (non che in ospedale non accada, non vorrei essere frainteso) che crea un ambiente ed un clima diverso. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) L'interpellanza è discussa. |