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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 18 Settembre 2006 ore 14,00
Paragrafo n. 6
INTERPELLANZA 2006-05707
?VOCI DI CHIUSURA DELLO STABILIMENTO PIPINO E FINO (GRISSINIFICIO) DI VIA CHAMBERY 90? PRESENTATA DAL CONSIGLIERE COMUNALE DOMENICO GALLO IN DATA 24 LUGLIO 2006.
Interventi
CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
Passiamo alla discussione dell'interpellanza n. mecc. 200605707/02, presentata in data 24 luglio 2006, avente per oggetto: "Voci di chiusura dello stabilimento Pipino e Fino (grissinificio) di Via Chambery 90"Il sottoscritto Consigliere Comunale,PREMESSOche i 14 lavoratori del Grissinificio (Pipino e Fino) di Via Chambery 90, hanno descritto un quadro estremamente preoccupante dello stato in cui versa lo stabilimento, da cui le insistenti voci di chiusura;PRESO ATTOdello sciopero del 25 luglio attraverso il quale i lavoratori si sono rivolti alla proprietà, alle forze sindacali e politiche, denunciando la perdita sospetta di alcune importanti commesse, il blocco dell'ordinaria attività di manutenzione ed il pericolo della perdita del posto di lavoro;CONSIDERATAla storia di questa piccola fabbrica fondata nel 1848 che è sempre stata un'importante attività produttiva del quartiere e fornitrice di tanta realtà dell'indotto;RITENENDOnecessario salvaguardare i posti di lavoro in pericolo e la stessa azienda per i risvolti economici e sociali collegati alla sua presenza nella zona,INTERPELLAIl Sindaco e l'Assessore competente per sapere:- quali iniziative possono essere messe urgentemente in atto per capire quali siano le reali intenzioni della proprietà;- se, a questo proposito, non sia utile la richiesta di un incontro con il gruppo azionista di maggioranza (Barbero Group) per verificare se esistano le condizioni per un rilancio produttivo del grissinificio evitando, come si ipotizza, il trasferimento in altra città;- se non sia necessario, al fine di mettere in atto le più adeguate iniziative, un incontro con le organizzazioni sindacali da parte dell'Assessore al lavoro, al fine di comprendere le cause che hanno determinato la crisi dello stabilimento e le auspicabili vie d'uscita;- se non sia utile comunque un'audizione dei lavoratori in sede di III Commissione, per ascoltare le loro proposte come segnale di disponibilità e solidarietà nei loro confronti. F.to Domenico Gallo
CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
La parola, per la risposta, al Vicesindaco.
DEALESSANDRI Tommaso (Vicesindaco)
In merito a questa situazione, resa nota anche dai giornali, già il 27 luglio, si è svolto presso i miei Uffici un incontro con i lavoratori interessati e con il Sindacato che segue questa vicenda. Questo incontro è servito per illustrare la situazione al Comune e per preparare la riunione che si sarebbe tenuta nella sede API (perché è associata all'API) relativamente al rapporto con l'Azienda. Durante il venerdì è stato stipulato, comunque, un accordo che prevede la chiusura del grissinificio a novembre. Il 4 agosto, poi, abbiamo partecipato anche noi ad un incontro che si è tenuto presso la Regione Piemonte e durante il quale si è cercato di verificare eventuali possibilità di giungere a soluzioni alternative alla chiusura, accompagnati dagli ammortizzatori sociali del caso. In quel momento, comunque, è parso che possibilità alternative alla chiusura non ve ne fossero, perché gli investimenti richiesti per l'ammodernamento degli impianti (che è una sostituzione integrale di due linee produttive) sono molto elevati. L'azienda sostiene che questi costi non siano giustificabili, dato che con gli altri impianti esistenti in Piemonte, si può facilmente sopperire alla produzione torinese. Per quanto ci riguarda, per cercare di aprire uno spazio vero alla trattativa e alla discussione, abbiamo ipotizzato, come Città, la possibilità di trasferire le produzioni in nuovi siti dell'area metropolitana, mantenendo gli attuali, occupati. In questo caso, dando la possibilità di valorizzare l'area attuale con una Variante urbanistica. Al momento, comunque, questa ipotesi non viene ritenuta praticabile dall'azienda per l'inadeguato contributo finanziario che deriverebbe dalla dismissione del sito. Ovviamente, noi abbiamo fatto presente che, però, in assenza di questa condizione, per noi non sarebbe possibile prendere in considerazione nessuna Variante sull'area, rispetto all'attuale destinazione. L'azienda ha offerto a tutti i lavoratori la ricollocazione negli altri impianti del Gruppo Barbero che sono nel cuneese e nel biellese. Adesso c'è questo problema: data l'impossibilità di ricorso a normali ammortizzatori sociali (per aziende con meno di 15 dipendenti), la Regione ha assicurato, comunque, che proporrà la concessione della cassa integrazione in deroga (cercheremo di inserirla tra le possibilità di deroga esistenti e che sono gestite a quel livello). Ovviamente, c'è bisogno di un accordo che sia sostenuto sicuramente da noi, che è assolutamente necessario. Credo ci siano tutte le condizioni per una condivisione dalle parti sociali almeno fino al 31 dicembre, con la possibilità di una nuova proroga a fine anno. Se quest'ultima sarà accolta, come credo, potremmo avviare e sostenere, entro questo periodo, chi non volesse seguire l'azienda in altre sedi, con la ricerca di una diversa collocazione (lo facciamo per gli altri, perché si continua a ritenere impraticabile l'offerta proposta). Credo che, stante la tipologia di lavoro, nonché l'attuale situazione aziendale, penso che questi dipendenti debbano, oggettivamente, risolvere un problema. Tuttavia, ritengo che proprio per il settore al quale appartengono, abbiano la possibilità di essere ricollocati altrove; quindi, sono avvantaggiati rispetto ad altri profili professionali.
CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
La parola al Consigliere Gallo Domenico.
GALLO Domenico
Ringrazio l'Assessore per la sua risposta. La sostanza, però, è che la città perde, comunque, 14 posti di lavoro, nonché uno stabilimento. La ringrazio, Assessore, per quanto ha fatto, perché, comunque, la sua azione è la dimostrazione della sensibilità che la nostra Amministrazione ha verso i problemi del lavoro e, soprattutto, verso chi subisce azioni repentine dal proprio datore, senza uno spazio necessario per poter discutere il problema, per poterlo risolvere nel migliore dei modi. La ringrazio con sincerità per ciò che ha fatto. Credo, però, che l'atteggiamento dell'imprenditore (nello specifico, la società che, credo, sia la Barbero Group, la quale aveva acquistato lo stabilimento di Via Chambery) sia eticamente riprovevole. Questo è uno stabilimento storico, nato, addirittura, nel 1848; ma non lo si vuole salvare per questo motivo. La ragione sta nel fatto che aveva una sua attività con commesse adeguate a poterla proseguire, una sua radice nel territorio e poi, semplicemente perché è una scelta conveniente. È una scelta comoda per questa cordata imprenditoriale e si sostiene che ci siano altri stabilimenti in Piemonte (Vercelli, Cuneo e, mi pare, Alba); pertanto, è possibile ricollocare i lavoratori. Questi ultimi possono scegliere di essere riassegnati ad uno di questi stabilimenti, ma è una scelta di comodo rispetto anche alla tipologia dei lavoratori presenti in quello stabilimento. Nella maggior parte dei casi si tratta di donne, spesso, in maternità. Quindi, con una condizione di difficoltà oggettiva. Di fatto, l'atteggiamento della proprietà equivale ad un licenziamento di questi lavoratori. Questa è la situazione reale. Non voglio essere duro nell'espressione, però, di fatto, una soluzione possibile è questa. Ben venga la cassa integrazione straordinaria. Avendo meno di 14 dipendenti, l'azienda non ha neanche istituito dei laboratori; quindi, anche su questo piano, l'atteggiamento dei titolari della proprietà è assolutamente inaccettabile. È chiaro. Perdiamo 14 di questi lavoratori e perdiamo lo stabilimento; questo è il nocciolo della questione.Io spero, per lo meno, che la nostra Amministrazione adotti un atteggiamento severo nei confronti della proprietà, nel caso in cui quest'ultima chiedesse un cambio di destinazione d'uso dell'area. Quell'area dovrà mantenere per dieci anni una destinazione industriale, produttiva. Questo dobbiamo farlo almeno sul piano etico, coerenti con la nostra sensibilità rispetto alla questione del lavoro e, soprattutto, perché un imprenditore qualsiasi non può, dall'oggi al domani, stabilire di cambiare la vita a 14 lavoratori e alle rispettive famiglie!Alcuni di questi si sono già dimessi, perché hanno visto come "tirava il vento"; altri sono stati costretti a dimettersi. Erano lavoratori assunti con contratto a tempo determinato (oltre ai 14 dipendenti in questione). Sul piano etico, è davvero un atteggiamento riprovevole da parte della società.Dal mio punto di vista, invece, la Città avrebbe potuto investire sullo stabilimento, visto che era uno stabilimento quotato sul mercato ed attivo (tralasciando la sua storia) rispetto alle situazioni del territorio e rispetto alle forniture destinate alle altre imprese, ai ristoranti e a tutto il mondo della ristorazione.Credo che sia stata davvero un'azione riprovevole.Noi dobbiamo rimarcare questa nostra determinazione, perché, francamente, è troppo comodo fare gli imprenditori in questo modo. So che le mie parole resteranno soltanto a verbale e che nessuno, mai, ne prenderà atto in maniera consapevole, però è troppo comodo fare gli imprenditori in questo modo e, nei momenti di difficoltà, lasciare a casa i lavoratori.Assessore, io prendo atto della sua risposta; voglio, però, aggiungere, affinché rimanga a verbale, che l'imprenditore se la caverà offrendo 5.000 Euro ad ogni lavoratore: cioè, alla fine, dopo la cassa integrazione, la soluzione sarà quella di elargire 5.000 Euro di elemosina ad ogni lavoratore. Noi ringraziamo il signor Barbero per questa bella azione, ma vorrei che rimanesse a verbale che il nostro Gruppo vigilerà, affinché su quell'area non siano fatte speculazioni, che non sia resa edificabile. Io credo che, tra qualche anno, qualcuno dovrà rispondere su questo tema.
CASTRONOVO Giuseppe (Presidente)
L'interpellanza è discussa.
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