Interventi |
CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) Nel corso della Conferenza dei Capigruppo di venerdì abbiamo discusso su una serie di richieste, giunte da più parti politiche, sulla necessità di avere, stasera, da parte del Sindaco, una comunicazione in Aula sulla fusione fra Sanpaolo IMI e Banca Intesa. Il Sindaco, di per sé, aveva già deciso di effettuare questa comunicazione; non c'è, quindi, molto da aggiungere sul fatto di regolamentare, com'è d'uso, questa forma di dibattito e di comunicazione in Aula.A nessuno viene meno l'importanza della fusione tra queste due grandi banche in Italia, ci sono, però, molte preoccupazioni sulle ricadute che questa fusione potrebbe avere nel territorio piemontese, ma, soprattutto nel territorio torinese, per cui, ovviamente, ci è sembrato opportuno far sì che il Sindaco facesse questa comunicazione.Come da Regolamento, al termine dell'intervento del Sindaco, ogni Gruppo avrà cinque minuti a disposizione per esprimere la propria valutazione sulla vicenda.Siamo altresì sicuri che il dibattito odierno non sarà esauriente: per questo motivo, è già stata affrontata l'idea di un'audizione dei vertici della Banca Sanpaolo IMI, da attuarsi in Conferenza dei Capigruppo, congiuntamente alla I Commissione Consiliare Permanente.Nel corso della settimana, cercheremo di organizzare questo momento di confronto e di discussione, che presumo interesserà molto i Consiglieri Comunali di Torino.Detto questo, cedo la parola al Sindaco. SINDACO Come ha già detto il Presidente, era già mia intenzione aprire una discussione sull'argomento, che naturalmente non possiamo pretendere di terminare questa sera, trattandosi di un tema molto importante e strategico per la città. In ogni caso, le sollecitazioni venute dai vari Gruppi sono sempre utili: ringrazio, quindi, tutti coloro che hanno sollecitato tali comunicazioni.Il primo punto è quello dell'informazione.Dato che su questo aspetto, più che discusso, si è polemizzato (e infatti si sono cimentati i vari Dagospia e quant'altro), vorrei chiarire che ho ricevuto informazioni sull'intesa fra il Presidente Salzi e il Presidente Bazoli soltanto quando erano già stati convocati i relativi Consigli d'Amministrazione e, infatti, semmai dovesse esserci un'indagine - dato che alcuni si sono già affrettati a chiedere un'indagine della Magistratura -, credo che mi sarà facile rispondere e testimoniare, perché era il giorno in cui, recandomi a Cortina per un dibattito organizzato nell'ambito del cosiddetto "Agosto cortinese", ho ricevuto, a metà mattina, l'informazione di quanto era stato siglato e, dopo poco - potrei anche situare l'episodio sul territorio attorno a Brescia -, mi sono arrivate le prime telefonate dai giornalisti.Dal punto di vista delle informazioni, quindi, nessuna informazione è arrivata a me prima di quanto sia potuta arrivare all'opinione pubblica.Diverso, ovviamente, è il fatto di sapere che, da tempo, vi era una discussione che si stava stringendo intorno a diverse opzioni riguardanti il Sanpaolo. Il fatto di aver potuto dialogare ed interloquire in termini generali con i vertici della banca mi pare rientrare nei diritti e doveri sia miei, sia dei vertici della banca, come mi auguro anche di altre istituzioni.Dico questo per fare chiarezza sull'aspetto preliminare, visto che alcuni hanno sollevato la questione, evocando inchieste ed indagini della Magistratura, alle quali, personalmente, invito ad adire sempre, perché poi, come accade sempre - perlomeno, finora è accaduto -, la Magistratura contribuisce a fare chiarezza, scagionandoci da qualsiasi ombra. Anche in questo caso, se qualcuno lo ritiene opportuno, sa come farlo.Per quel che riguarda, invece, la questione di merito, credo che occorra partire (ripeto: sono partito di lì non soltanto perché se n'era già discusso, ma anche perché, in questo modo, si spiega il motivo per cui le mie comunicazioni non sono altro che una sintesi, arricchita della mia opinione su quanto, ormai, è parte di un ampio e già sviluppato dibattito) dal fatto che il Sanpaolo, obiettivamente, era a rischio di acquisizione, non tanto perché c'era la possibilità di offerte di acquisto in parte ostili, ma semplicemente perché, allo scadere del patto di sindacato, si sarebbero potute creare condizioni di alleanza fra i diversi soci della banca, che avrebbero portato a spostare il comando al partner straniero Santander (che, in tutta evidenza, aveva una quota che gli poteva permettere di diventare azionista di riferimento).L'informazione è notoria, non c'è bisogno di frequentare ambienti particolarmente addentro a queste questioni per sentirla dire.Siamo alla fine del 2006, cioè, sostanzialmente, alla vigilia della possibilità, senza neanche scomodare masse finanziarie ingenti (almeno in una prima fase), di arrivare al passaggio del comando presso un socio che - non dimentichiamo -, in termini di patrimonializzazione, valeva, allora, più del doppio, se non ricordo male. A quel punto, si possono invocare tutte le governances, tutti i patti, ma quando si vale meno della metà, di fatto il destino è già segnato.Si è invece delineata un'intesa che poteva sicuramente avere delle alternative, però, fra tutte le possibili alternative considerate (il Monte dei Paschi e il discorso di Capitalia, che ad un certo punto è tornato in scena), questa mi pare maggiormente configurare un'intesa fra eguali. Indubbiamente, non sarebbe stato così con il Monte dei Paschi, nonostante il Sanpaolo fosse più forte, perché il Monte dei Paschi, per sue ragioni di radicamento nel territorio, ha una presenza più significativa rispetto a quella della Compagnia Sanpaolo. Rischiava, quindi, di essere uno strano accordo, in cui chi pesava di più economicamente, pesava di meno dal punto di vista del comando. Probabilmente sarebbe stata un'intesa fra eguali anche quella con Capitalia, però non sono in grado di dire quali ragioni (ammesso che vi siano stati colloqui sufficientemente intensi tra i due soggetti) abbiano portato a scegliere Intesa rispetto a Capitalia.Ciò che mi sento sicuramente di dire è che la fusione con Intesa si configura come una fusione fra eguali; credo, inoltre, che introduca due potenzialità significative nel panorama bancario italiano. In primo luogo, crea un gruppo bancario che, finalmente, ha una capacità competitiva a livello internazionale e che, come tutti sapete, avendolo letto (non c'è bisogno che lo dica io), diventa il primo gruppo italiano, per tutti i valori per i quali un gruppo bancario è classificato, dalla patrimonializzazione al numero dei dipendenti e delle filiali, e così via.In secondo luogo, perché può diventare un Gruppo che, se si indirizza in una logica non conservativa, ma competitiva, può avere una ricaduta molto positiva in termini di miglioramento delle prestazioni verso i clienti; per citare "The Economist", non un campione nazionale, ma un campione dei consumatori, che, secondo me, è un concetto preciso che dà l'idea della tendenza che occorre seguire. Un campione nazionale può essere qualcosa che si arrocca sulla sua potenza solo per evitare di essere attaccato da altri, un campione dei consumatori, invece, è un soggetto in grado di migliorare significativamente le posizioni dei consumatori di credito che, come è noto a tutti voi più di quanto lo sia a me - parlo degli italiani e non dei torinesi -, sono significativamente peggiori di quelle, per esempio, degli spagnoli, per prendere un Paese abbastanza simile al nostro.Le caratteristiche principali a me pare che risiedano nella struttura della governance che introduce per la prima volta le innovazioni della Legge Vietti nel sistema italiano, che poi è presa a prestito dal modello tedesco salvo la presenza dei Sindacati all'interno del Consiglio di Sorveglianza per ragioni che attengono alla cultura politica e sindacale italiana. Credo che, se la guardiamo da un altro punto di vista, sia una struttura di governance che richiama abbastanza, mutatis mutandis, quella in vigore nelle Fondazioni: come voi sapete, noi contribuiamo a nominare il Consiglio di Gestione o Consiglio Generale (poi ognuno lo chiama in un altro modo), che fornisce gli indirizzi generali ed esercita un controllo sull'attività del Comitato di Gestione che, invece, risponde dell'attività amministrativa e a me sembra positivo il principio di distinzione tra indirizzo e controllo da una parte e gestione dall'altra; non mi sentirei di fare una graduatoria se sia più importante questa o più importante quella. Ad esempio, se vale, per quel che vale, questo paragone che ho cercato di fare con le Fondazioni bancarie e la Compagnia di Sanpaolo, è noto che tutti ritengono il Comitato di Gestione più rilevante che non il Consiglio Generale, ma non farei classifiche di questo genere, perché mi sembra più importante che ci sia un duopolio di organismi che, nella dialettica, può permettere di esercitare al meglio le funzioni di governo complessive di un'azienda, che poi queste vedano nelle loro leadership la presenza di Bazoli al Consiglio di Indirizzo e la presenza del Presidente del Sanpaolo in quello di Gestione, credo rafforzi quel concetto di accordo fra pari di cui parlavo prima; naturalmente poi, chi ha più filo tesse più tela.Per quanto riguarda le funzioni, come sapete la sede legale sarà a Torino, mentre le sedi operative saranno divise tra Torino e Milano (parlo di aspetti generali, perché molti dettagli iniziano solo sono ora ad essere oggetto di discussioni e negoziazioni). Le funzioni operative definite per Torino riguardano la direzione retail, cioè la rete delle 6.200 filiali, oltre alla direzione della tecnologia e questo dovrebbe essere scaturito da un primo accordo fra l'Amministratore Delegato Passera ed il Vicario Modiano.Ho presente le polemiche che a suo tempo accompagnarono la nascita di Unicredito; una delle accuse fatte a quell'operazione che, a mio modo di vedere, ha permesso un salto in avanti al sistema bancario torinese, fu proprio la mancanza della sede retail che, come sapete, è a Bologna, lasciando a Torino il cosiddetto private. A questo punto, credo che, se era vero quanto si diceva allora, avere a Torino la sede del retail dovrebbe essere un motivo non di sciocco ottimismo, ma di serena convinzione che ci sono le condizioni per affrontare una negoziazione con i milanesi che permetta di confermare, anche dal punto di vista operativo, l'accordo fra pari che mi sembra l'ispirazione originaria di questa intesa.Per quanto riguarda la sede legale, qualcuno sui media e nella la discussione politica si era affrettato a raccogliere l'esempio Telecom, ma faccio notare sottovoce che il paragone non regge, perché nel caso Telecom è vero che in un primo tempo la sede legale era a Torino e poi fu trasferita a Milano, ma questo nasceva dal fatto che i proprietari del pacchetto di controllo torinesi l'avevano ceduto ai milanesi. Quindi, il paragone reggerebbe se la Compagnia di Sanpaolo avesse ceduto ai milanesi il pacchetto di controllo e se si fosse verificato lo scenario che ho illustrato, cioè con un'operazione che potesse spostare il baricentro del controllo verso Santander; in quel caso, se anche fosse rimasta la sede legale a Torino, poteva valere nei confronti degli spagnoli lo stesso timore che evoca la vicenda Telecom. Per dare un giudizio complessivo e concludere, ripeto, credo sia un accordo su cui indubbiamente vi sono ancora molte partite aperte.Chi ha seguito un po' questa vicenda avrà letto la trilogia di Alessandro Penati su "La Repubblica" che, competente molto più di me, mette in risalto alcuni nodi critici e contesta alcune criticità che invece erano state sollevate, come ad esempio quella del concambio, dimostrando in modo chiaro che coloro che si lamentano di un concambio che non li avrebbe valorizzati, in realtà, sono già stati abbondantemente ripagati, e mette in risalto alcune delle criticità: non vi è dubbio che, essendo Generali tra i soci di Intesa ed essendo Eurison il polo assicurativo nascente di Sanpaolo, questo porrà lo stesso problema che si è posto con l'acquisizione di Toro da parte di Generali e, mettendo insieme queste due cose si porrà un problema che riguarda Torino, su cui sarebbe importante, nelle forme dovute e senza interferenze con le logiche di mercato, far pesare l'esigenza che un polo assicurativo, magari differenziato per funzioni, continui a caratterizzare la nostra città.La stessa questione riguarda il polo tecnologico, che credo abbia una forte chance di poter vedere a Torino i suoi sviluppi più interessanti, soprattutto legati al fatto che qui i progetti nel campo delle telecomunicazioni e dell'informatica (come al Politecnico) abbiano risorse da investire più significative di quanto non ne abbia Milano, però non si può fare con un progetto acquisito una volta per tutte. Questo è un progetto che, secondo me, va nella direzione giusta, perché nasce con le basi sufficienti per consentire a noi di vedere in questo la possibilità di uno sviluppo della città e non il contrario.Per concludere, anche se l'ho già sollevato pubblicamente e non c'è bisogno di ribadirlo, credo che vada superata un'idea di torinesità (malintesa e che non aiuta la città) che pensa che la torinesità possa continuare ad essere quella del secolo scorso, quando si pensava che tutte le funzioni strategiche per una città potessero restare al suo interno della città; oggi, in tutta evidenza, di fronte alle sfide della globalizzazione, quello che conta e che è possibile fare è riuscire ad entrare nelle reti globali che consentono di stare sullo scenario internazionale.Credo che se facessimo il confronto con 10 o 15 anni fa, dal punto di vista del ruolo sul piano finanziario e sul piano bancario, noteremmo che Torino conta di più di quanto non contasse in passato. Sono convinto che se riusciranno a far evolvere in positivo le risorse che possiamo giocarci in questa partita (ovviamente il nostro ruolo è solo di accompagnamento o di sostegno su alcune partite, ma non abbiamo un ruolo diretto), credo che sarà un accordo positivo. Che cosa intendo dire in buona sostanza? Intendo dire che, 10 anni fa, quando CRT è entrata in Unicredit, ho sentito alzarsi alti lai, e ancora oggi ogni tanto si sente qualcosa, che lamentavano la perdita di importanza nel nostro sistema bancario.Vorrei che qualcuno mi spiegasse, perché l'ho chiesto anche ad autorevoli esponenti del mondo bancario, ma mi hanno parlato d'altro, quali siano in termini di personale, di numero di tipologia dei servizi, di costo dei servizi, gli elementi che farebbero sì che Torino che è in Unicredit sarebbe messa peggio rispetto al passato, quando stava solo in CRT.Non sono riuscito ad avere risposta da nessuno e credo non sia possibile ottenere una risposta, perché è del tutto evidente che un grande gruppo come Unicredit possa mettere a disposizione del territorio della città risorse migliori a costi inferiori di quanto, con tutta la buona volontà e con tutti gli sforzi, potesse fare una banca di interesse locale come era CRT, ripeto, al di là delle volontà e delle intenzioni.Credo che nell'epoca della globalizzazione sia più importante essere un socio importante di un gruppo che sappia giocare la sua parte fino in fondo - questo è un punto fondamentale - a livello europeo, piuttosto che non essere (lo metto fra virgolette, perché noi non siamo padroni di niente) "padrone", ancorché indirettamente, di una banca anche rilevante, ma di interesse locale, perché per questa seconda strada non si va da nessuna parte, mentre, invece, per la prima strada si aprono delle potenzialità che se si sapranno sfruttare, potranno essere utili per il nostro territorio.A me pare che quest'intesa apra strade interessanti in questa direzione. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Ghiglia. GHIGLIA Agostino Non abbiamo capito la risposta (forse, mi sono distratto) a quella che per noi era la domanda centrale, che nel mese di agosto ci ha spinto a chiedere le Comunicazioni: le ricadute occupazionali sulla città.Lei ha fatto un ragionamento che io condivido in larghissima parte, perché nessuno mette in discussione che l'internazionalizzazione di una banca anche torinese, che ha la sua maggior competitività sui mercati, con una crescita del gruppo a livello internazionale e, quindi, nazionale possa avere in prospettiva delle ricadute positive per il mercato, per gli azionisti e anche per tutti i correntisti.Si crea una maggior concorrenza con un gruppo che diventa più forte e, quindi, auspichiamo tutti che anche i servizi vengano a costare meno, che poi è quello che interessa all'utenza.C'è un particolare però, signor Sindaco; lei ha ragionato da "new global", noi ragioniamo da "new glocal", nel senso che tenendo per buono tutto quello che lei ha detto (e che io condivido), la nostra preoccupazione nasce da una considerazione che è molto territoriale e che non è un malinteso senso di torinesità, ma deriva da una preoccupazione che riteniamo legittima: è vero che se bisogna internazionalizzarsi e crescere occorre uscire da una micragnosa logica provinciale, territoriale e di cinta daziaria ed è altrettanto vero che la Compagnia di Sanpaolo è stata costruita con gli sforzi, i soldi, il sacrificio di centinaia e centinaia di migliaia di torinesi e che questa banca deve i suoi successi a questa comunità territoriale, al Piemonte e a Torino. Inoltre, ricordo che in Piemonte ci sono circa 9.000 persone che lavorano nel Sanpaolo e in banche limitane, più piccole, adesso mi viene in mente la Biverbanca, ma ce ne sono molte altre e piccole.Quindi la preoccupazione, che non è stata fugata, di queste migliaia di lavoratori, di queste migliaia di famiglie è: rispetto a tutte le positività che questa fusione porterà quanto ci costerà? Nel senso che la città, i dipendenti del Sanpaolo avranno un danno da questa fusione? Perché il discorso è semplice, si tratta di 9.000 famiglie.Il prezzo che la città dovrà sostenere per questa internazionalizzazione (ripeto, di una banca costruita su Torino nel corso dei decenni e potremmo dire anche dei secoli) non sarà troppo alto? Noi vorremmo delle rassicurazioni.Signor Sindaco - lo dico in modo molto costruttivo - una volta il Presidente Salza ha detto che si sarebbe costruito il grattacielo, ma poi del grattacielo non ne ho più sentito parlare.Il grattacielo, che è un emblema della presenza e non soltanto un monumento velleitario, è un emblema di una persistenza, di un radicamento e di una volontà di mantenimento del cuore, se non del core business sul territorio, si fa o no?Perché se non si facesse più il grattacielo, che è stato tanto decantato e promosso anche durante la campagna elettorale a supporto suo, secondo noi è un po' una cessione di poteri, al di là di quelli che saranno gli assetti della nuova società.Poiché aveva detto che si sarebbe incontrato con i vertici, e presumo vi siate incontrati più volte, vorrei sapere se le hanno dato rassicurazioni, quanto meno, sul mantenimento (mi scusi se uso un termine "sindacalistese") degli attuali standard occupazionali? Oppure dovremmo pagare un tributo all'internazionalizzazione? Perché, in quel caso, la nostra preoccupazione "new glocal", in un momento che non è certo favorevole per la Città di Torino, potrebbe anche avere il sopravvento, per quel poco che può contare, sulle visioni "new global" che hanno contraddistinto la sua relazione, che, ripeto, in gran parte condividiamo.Quindi, ciò che a noi interessa non è sapere chi sarà l'amministratore delegato o il Direttore Generale, non è sapere come verranno spartiti i posti di vertice, di sotto vertice e di mezzo vertice, a noi interessa avere garanzie sull'occupazione, dopodiché l'operazione è sicuramente positiva e può esserlo anche per la città.Concludo con una battuta, perché non è il cuore dell'intervento, ovviamente: lei ha detto che qualcuno ha sollecitato l'intervento della Magistratura. Sì, è stato il Capogruppo dei DS della Provincia. Perché se il Capogruppo dei DS della Provincia per due giorni di fila, su tutti i quotidiani cittadini, non avesse detto (virgolettato): "La Margherita sapeva, perché sa fare sistema e noi no" - quasi spiaciuto del fatto di non aver avuto informazioni riservate - nessuno di noi avrebbe suggerito alla Magistratura un'ipotesi di insider trading o di aggiotaggio, visto che il Capogruppo di un autorevole partito, i DS, dice La Margherita sapeva e noi no.Quindi, la Magistratura non l'abbiamo sollecitata noi; semmai, di fronte a certe segnalazioni, si dovrebbe sentire sollecitata da sola.Ma questo non c'entra niente con l'operazione. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Gallo Domenico. GALLO Domenico Intervengo brevemente, per parlare di un tema molto complesso ed io, francamente, non ho le capacità tecniche per addentrarmi, così come ha fatto il Sindaco, però credo che una cosa si possa dire: questa fusione fra il Sanpaolo-IMI e la Banca Intesa è un'operazione utile a rafforzare lo sviluppo del sistema bancario italiano. Quindi, nasce una banca forte, capace di reggere la concorrenza internazionale e penso che la valutazione su questo aspetto di tutte le forze politiche sia stata quasi omogenea.L'auspicio, però, è che la fusione possa tenere conto della combinazione delle esperienze delle due banche, per quanto riguarda la loro cultura, le risorse, i loro legami con i rispettivi territori. Penso che questo sia l'aspetto che più ci interessa. Quali saranno le ricadute occupazionali? Penso che questo sia un tema interessante, impegnativo su cui la Città dovrà fare attenzione e, ancora, quali saranno i vantaggi per i risparmiatori?Finora il Sanpaolo è stata la banca di Torino alla quale la città a lungo ha affidato le speranze di un ruolo e una rilevanza italiana ed europea ed è proprio per questo motivo che credo bisogna porre molta attenzione. Signor Sindaco, non è la torinesità, intesa in senso tradizionale, che dobbiamo far rispettare o, comunque, dare una continuità, ma è la torinesità intesa in senso più moderno del termine.Questa città ha bisogno di un sistema creditizio all'altezza della situazione che noi abbiamo davanti, quindi, credo che da questa operazione il vantaggio che noi dovremmo trarre come città sia quello di favorire un sistema creditizio capace di favorire lo sviluppo delle imprese presenti sul nostro territorio, sia piemontese che torinese.Altro aspetto importante è l'occupazione (lo dicevo prima). Credo che le Istituzioni e, soprattutto, i Sindacati dovranno impegnarsi nei confronti della nuova banca, affinché vengano mantenuti i livelli occupazionali, facendo in modo che dalle sinergie tra le due banche possano nascere specializzazioni e attività di lavoro nuove, capaci appunto di mantenere questi livelli occupazionali.Credo che, in questo caso, la formazione professionale degli impiegati sia uno strumento ancora attuale e importante, e, quindi, vada effettuata.Sindacato e Istituzioni dovranno chiedere il rispetto dei diritti delle fasce di lavoratori maggiormente esposte ai mutamenti che avverranno nel sistema del lavoro in banca.Sicuramente, i mutamenti ci saranno; non per questo, la forza lavoro deve essere considerata obsoleta per le nuove mansioni e un processo di riconversione delle attività deve essere posto all'attenzione.Credo sia ancora prematuro esprimere un giudizio definitivo sull'operazione; quello che sicuramente si può dire (e chiedo scusa se sono lapalissiano) è che quest'operazione sarà positiva per la città soltanto se non ci saranno ricadute occupazionali negative, se sarà favorito lo sviluppo delle imprese presenti sul nostro territorio e se ci saranno vantaggi per i risparmiatori, altrimenti, devo dire, riprendendo una frase di Mario Deaglio: "Vincono tutti, ma Torino un po' meno". Credo che questo non si verificherà e che le assicurazioni, oggi, date dal Sindaco vadano in quella direzione.Informo anche il Presidente del Consiglio che il nostro Gruppo ha chiesto l'audizione delle Organizzazioni Sindacali in sede di III Commissione (che è la Commissione, penso, più adeguata a ricevere risposte da parte dei sindacati), al fine di capire come i processi di modernizzazione incideranno meno negativamente possibile sui livelli occupazionali. CERUTTI Monica (Consigliere f.f. di Vicepresidente) La parola al Consigliere Buttiglione. BUTTIGLIONE Rocco Ringrazio il Sindaco per l'esposizione precisa e puntuale, anche se breve, del problema.Con altrettanta brevità, mi permetterò di esprimere alcune preoccupazioni e qualche dissenso.In primo luogo, credo che occorra non dimenticare che si sta parlando di una questione con un forte impatto di responsabilità politica. Non stiamo intervenendo sul mercato in modo indebito, perché, signor Presidente, la Banca Sanpaolo è controllata, in buona misura, dalla Compagnia di Sanpaolo, nella nomina dei cui vertici ha un ruolo questo Comune, quindi siamo chiamati ad assumere una responsabilità in quanto Comune di Torino, non si tratta di un intervento estrinseco sulle questioni del mercato. La Fondazione ha il dovere di dismettere le proprie partecipazioni, ma anche di stare bene attenta a chi le destina e, nel fare questo, ha il dovere di perseguire il bene del territorio da cui promanano gli enti che nominano i vertici della Fondazione stessa.Abbiamo seguito esattamente questa procedura? Ho qualche dubbio. Lei mi dice di essere stato avvertito in automobile, mentre andava a Brescia. Non è già questo qualche cosa che contraddice la natura dell'ente che compie quest'operazione? Non dovremmo essere preoccupati di questo modo di procedere in cui si ratificano scelte delle quali responsabili primari non sono stati adeguatamente coinvolti?Secondo problema. Mi permetto di dissentire sull'idea che la Banca Sanpaolo fosse di interesse locale: è una grande banca nazionale ed europea ed ha già una complessa struttura di governance interna, nella quale si è mantenuto un ruolo, forse non preponderante, ma, certo, decisivo del territorio torinese, pur ammettendo partner importanti sparsi in Europa. Oggi, si va verso una fusione con la Banca Intesa, che vede quest'ultima più grande del Sanpaolo. Questo conta poco, perché, come, giustamente ha detto lei, è meglio avere il 40% di una grandissima banca europea, che, magari, il 100% di una banca non locale, non regionale, ma, comunque, non una primaria europea. Un tema che non ho visto affrontato, invece, è quello della struttura dei gruppi di controllo, perché Banca Intesa ha un gruppo di controllo fortissimo, mentre il Sanpaolo ne ha uno molto più debole. All'interno della nuova banca, non conta il peso originario di Sanpaolo e di Intesa; una volta giunti alla fusione, conta la forza dei gruppi di controllo interni e qui mi sembra che il gruppo di controllo interno, promanante dal Sanpaolo, sia molto più debole, evidentemente, a rischio di sciogliersi (se non è già sciolto), perché alcuni azionisti, che facevano parte dell'antico patto di controllo, lecitamente, giustamente, dal loro punto di vista, si tirano indietro e agiranno indipendentemente, con il rischio che, all'interno della fusione, il peso di Torino (non solo dal punto di vista di avere migliori condizioni per i correntisti a Torino - quelle ci saranno, ne sono convinto -), dal punto di vista di avere miglior attenzione per il suo territorio, per la piccola e media impresa del Piemonte e per l'investimento in quest'area, diminuisca. Il timore è che il gruppo di controllo futuro veda una partecipazione residuale da parte dall'area torinese. Questo ci preoccupa, perché interferisce con le visioni future di sviluppo della città. Sembra prefigurare, quel progetto MI-TO (Milano-Torino), che noi, anche in campagna elettorale, non abbiamo guardato con gran favore, perché pensavamo ad un ruolo di Torino più centrale in un'alleanza anche con Lione e Genova, proiettata verso Rotterdam.A proposito, siamo sicuri che, con le nuove procedure decise, la ferrovia Torino-Lione sarà realizzata davvero? Perché l'impressione è che queste procedure siano molto lente e che l'Europa ci chieda di decidere rapidamente e non so se i tempi di queste procedure e i tempi dell'Europa possano coincidere, mentre so che il 50% del finanziamento viene dall'Unione Europea e che, se questo non ci sarà, è molto difficile che lo Stato Italiano possa supplire, oltre al fatto che sarebbe, comunque, un danno grave per l'Italia e per la nostra finanza pubblica.Infine, è stato sollevato il problema dei posti di lavoro. Una fusione si fa anche perché consente, con meno personale, di far fronte a un maggior volume di affari. Il vantaggio è in parte (non solo) anche questo.Gli sportelli superflui verranno chiusi? Evidentemente, no. A chi saranno venduti? Abbiamo un'idea di come si provvederà ad alienare questi sportelli, che è l'unico modo di avere garanzie vere sull'occupazione? Non tocco il tema delle assicurazioni, perché credo che il mio tempo sia esaurito, ma anche perché mi sembra condivisibile quello che il Sindaco ha detto a questo proposito. CERUTTI Monica (Consigliere f.f. di Vicepresidente) La parola al Consigliere Carossa. CAROSSA Mario Non so assolutamente chi abbia ragione. Penso che nessuno di noi possa saperlo, né il Sindaco, che ha presentato una discreta relazione, né coloro che, in questi giorni, sono stati più ottimisti o più pessimisti.C'è un dato di fatto. In questi giorni, sta morendo l'ultima banca nazionale con radici a Torino, di Torino. Questo è un dato di fatto e nessuno può negarlo. Mi preoccupa alquanto la piega dei discorsi, da qualsiasi parte politica vengano: si va già in difesa dell'occupazione, ma, quando, da una parte si dice che si fanno le fusioni per diventare più forti e però già parliamo di cercare di difendere almeno, quantomeno, l'occupazione, no, dovremmo pretendere, lei dovrebbe pretendere che l'occupazione a Torino aumenti e il suo controllo dovrebbe essere proprio verso questo traguardo: aumentare l'occupazione a Torino. Di questo non si parla molto. Temo, invece, che, mentre a Roma si sta parlando e litigando sul fatto di portare l'età pensionabile verso i 60 anni, a Torino, fra un po' di tempo, per i dipendenti del Sanpaolo, si cominceranno ad avviare, magari, tutte le procedure per mandare chi ha 52, 53 anni, verso la pensione ed è questo che è grave, non tutto il resto!Mi fa molta paura, quando vedo tre, quattro, cinque finanzieri ridere, perché temo che, dopo un annetto, ci possano essere almeno 30.000 persone che piangono, le persone normali, quelle di cui dovremmo tenere conto.Si continua a dire che le fusioni vanno bene, quando si sa benissimo che, comunque, indipendentemente da come viene portata avanti, qualsiasi tipo di fusione (l'ha accennato, prima di me, il Consigliere Buttiglione), porta, come si teme, ad una riduzione del personale. Su questo, non si è parlato molto.I primi giorni, in cui si parlava di queste eventuali operazioni su alcuni giornali, personaggi, decisamente più capaci del sottoscritto su questi argomenti, dicevano che l'eventuale fusione con Banca Intesa sarebbe stato un massacro dal punto di vista occupazionale, parlando delle varie possibilità quali Santander o Monte dei Paschi di Siena.Dicevamo che quell'opzione (Unione con Intesa), mentre poteva portare altre cose più vantaggiose, sotto il punto di vista occupazionale, sarebbe stato un massacro. È questo il problema enorme per Torino, ma non per difendere la torinesità o quant'altro, non per essere semplicemente i soliti pessimisti. Noi abbiamo avuto lunghi anni per imparare: dal 1860 (da quando Torino non è più capitale d'Italia) e potremo proseguire per diversi minuti su quello che è stato portato via da Torino, ma non voglio essere assolutamente pessimista, bisogna però cercare di essere realisti. La guida, veramente seria, che ritengo possa esserci da parte di questo Consiglio Comunale, da parte di questa Giunta, da parte sua, è quella non assolutamente di essere in una posizione di difesa, incominciare a mettere le mani avanti, "difendiamo l'occupazione". Aumentiamo, per una volta, l'occupazione a Torino! È questo, davvero, che dovremmo cercare tutti quanti insieme, al di là dei cori politici.Ripeto - e termino, perché immagino che diversi altri Consiglieri vogliano parlare su questo argomento -, lei ha detto che una delle garanzie di questo passaggio sia la presenza del dottor Salza. Spero che su questo lei abbia ragione, spero che non ci sia un momento in cui, per raggiunti limiti di età, non essendoci più il dottor Salza (non per dipartita, naturalmente, ma per ragioni di Regolamento), non ci sia più nessuno a difendere il Sanpaolo qua a Torino. Immagino che siate abituati ad appoggiarvi al dottor Salza, perché nel 1993 la varia operazione di laboratorio politico su Torino è partita alla sua guida. Spero solamente che questo appoggio continui per il bene, non solo, naturalmente, di una parte della città, ma di tutta la parte - a parte gli scherzi - e invito a fare questa riflessione: non essere - già questo è tipico, nostro torinese - sulla difensiva, ma cercare veramente, tutti insieme, di far sì che questa fusione non faccia sorridere, come dicevo prima, quattro finanzieri, ma faccia sorridere, quantomeno, i cittadini di Torino. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Giorgis. GIORGIS Andrea Inizierei con una considerazione banale, ma di tenore profondamente diverso rispetto l'ultimo intervento, ma anche gli altri interventi. Innanzitutto, credo che dobbiamo partire con il mettere in chiaro che si tratta di una vicenda di carattere nazionale e Torino si trova, ancora una volta in questi ultimi anni, al centro di una vicenda di carattere nazionale. In questo caso non sono le Olimpiadi, in questo caso non è il rilancio di una grande impresa automobilistica. In questo caso siamo di fronte ad un accordo che vede come protagonista due significativi istituti di credito e che dovrebbe, io me lo auguro, dare vita ad un polo bancario di dimensione nazionale, capace di competere a livello internazionale.Il fatto che Torino sia protagonista di questa vicenda, che interessa i mercati finanziari e, quindi, l'economia del nostro Paese, dovrebbe essere ragione di un iniziale ottimismo. Non inizierei con l'utilizzare termini come "morte", "espropriazione", "funerale", ma inizierei con il dire che qui c'è una grande opportunità. Certo, è un'opportunità che, come tutte le opportunità, bisogna che ci siano le condizioni perché sia colta e queste condizioni non sono date in maniera automatica. Non c'è qualcuno che ha più informazioni e qualcuno che ne ha di meno; tutti ci rendiamo conto che ci sono degli aspetti problematici, che erano noti fin dall'inizio e sono stati ripresi da tutti i commentatori.Oggi il Sindaco ha ricordato il tema controverso del polo assicurativo (quindi, del come verrà risolto questo aspetto) e del polo tecnologico (la necessità, per quanto riguarda in particolare la nostra città, che la rete delle filiali rimanga qui radicata, così come l'informatica). Cioè, tutte questioni sulle quali la discussione è ancora aperta ed è, in questo caso secondo me, abbastanza ragionevole che tutti quanti prestino attenzione, affinché la soluzione di questi nodi avvenga valorizzando al massimo le competenze, il management e le esperienze che sono radicate attraverso l'Istituto Sanpaolo nella nostra città. A questo proposito, credo che il fatto che in questa Aula, quasi tutti gli interventi abbiano segnalato questi stessi problemi e abbiamo segnalato questi aspetti - almeno per chi non voleva cercare di tratteggiare il futuro più nero - l'abbiano sottolineato per chiedere all'Amministrazione di far sì che la soluzione di questi nodi avvenga nel principale interesse della città, sia il segnale, tutto sommato positivo, di una buona consapevolezza del problema che noi ci troviamo ad affrontare.Credo che questa vicenda debba essere letta anche come uno stimolo per la nostra Amministrazione, a fare in modo che le dinamiche del mercato, che sono dinamiche governate da regole, in qualche modo, estranee alle dinamiche della politica scelgano di fare in modo che proprio su questo territorio vi siano degli investimenti, proprio su questo territorio vi siano delle ricadute di carattere industriale. Questo è il compito che immagino la nostra Città e, più in generale, le Pubbliche Amministrazioni debbano svolgere. Quindi, questa comunicazione e, poi, le richieste che avanzeremo anche in seguito - ne abbiamo già fatto un accenno in Conferenza dei Capigruppo - di audire, come Conferenza dei Capigruppo e come I Commissione, i rappresentanti della Città e della Compagnia, deve essere interpretata in questo senso.Anche la Città deve dare il proprio contributo, per capire quali sono gli interventi che possono, senza distorcere le dinamiche del mercato, fare in modo che diventi conveniente, per gli investitori e per l'industria, radicare qui i propri investimenti, scegliere questo territorio come territorio sul quale far crescere lo sviluppo e l'occupazione. Credo che questa consapevolezza sia il miglior inizio per fare tutto ciò che a noi compete, affinché un'occasione come è quella che si profila, sia un'occasione che sappiamo, per quanto è nelle nostre pur limitate competenze, cogliere fino in fondo. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Cassano. CASSANO Luca Eviterò di ripetere le considerazioni che sono già state formulate dai colleghi che mi hanno preceduto, perché gli aspetti oscuri di questa operazione economico-finanziaria sono numerosi. Intanto, già venivano citati i problemi legati al mantenimento dei livelli occupazionali (e già qui si presenta un primo scoglio): quale sarà la modalità di approccio ai tagli inevitabili già annunciati? Le cifre circolate sui giornali parlano di una riduzione del 10% di sportelli e di oltre 100.000 dipendenti impiegati attualmente nei due istituti bancari. Prevarrà la modalità di coinvolgimento concertativa e la politica di incentivi e di volontarietà proposta dal Sanpaolo in questi anni, con acquisizione quasi come quella del Banco di Napoli, oppure la politica intransigente, per certi versi, della Banca Intesa? Questo è il primo aspetto non indifferente da verificare.Inoltre, veniva citata la costituzione di un campione nazionale. Stando anche alle considerazioni espresse da alcuni, il rischio di acquisizione dall'estero non è ancora del tutto scongiurato, perché quasi nulla è stato, per ora, detto sul patto di controllo, che, nell'ipotesi (che noi non auspichiamo) fosse debole, lascerebbe quasi inalterati i rischi di una scalata ostile da parte di qualche grande gruppo internazionale. Su questo aspetto i soci esteri, stando anche alle considerazioni verificate sui giornali, hanno manifestato dei malesseri, perché quasi il 60% delle azioni della futura banca è sul mercato e i giochi sembrano ancora aperti.Un ultimo aspetto riguarda la concorrenza. In queste settimane molti hanno speso parole a favore di quest'operazione e di come i benefici verranno sicuramente a ricadere sui consumatori.Stando a una semplice analisi rispetto al bacino di utenza attuale di queste due banche, che sfiora i 13 milioni di clienti, molti, tra cui anche le associazioni dei consumatori, denunciano come, in realtà, i benefici per i correntisti, o per i clienti privati non verranno a migliorare. Spiace anche ricordare come queste due banche, per motivi e con modalità diverse, siano state coinvolte in questioni economico-finanziarie degli ultimi anni che hanno penalizzato fortemente i clienti e gli utenti delle stesse. Serve sicuramente riportare alla memoria la questione degli scandali finanziari che hanno coinvolto numerose banche in Italia, tra cui anche queste due.Riteniamo, quindi, fondamentale che vengano chiariti i numeri rispetto ai tagli occupazionali, che vengono annunciati ormai da più parti, e anche le organizzazioni sindacali che agiscono nell'ambito bancario esprimono perplessità. Questa fusione piace soprattutto al mercato, la nostra preoccupazione è che i lavoratori siano chiamati a pagare le spese di questa grande operazione economico-finanziaria e che i benefici non arrivino fino alle tasche dei consumatori e dei correntisti delle due banche. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Buquicchio. BUQUICCHIO Andrea Nell'asfittico mondo del capitalismo italiano che è stato caratterizzato, come tutti sappiamo, dalla pretesa di voler fare operazioni finanziarie spesso senza il becco di un quattrino, in questo mondo in cui la differenza tra i furbetti del quartierino e i furbacchioni del quartierone consiste nel fatto che i primi concludono la loro esperienza, ci auguriamo, in gattabuia e i secondi, invece, vivono di rendita per la gratitudine dei potenti di turno, non possiamo non dimenticare il caso dell'operazione che ha visto svendere la telefonia mobile al miglior offerente estero.In questo contesto l'operazione Banca Intesa-Sanpaolo IMI è quanto di meglio possa passare il convento; certo, sarebbe stata più prestigiosa per Sanpaolo l'acquisizione di una banca all'estero, ma accontentiamoci di guardare il bicchiere mezzo pieno. Dobbiamo anche rilevare che questa operazione, la prima dell'era Draghi, nasce con l'approvazione sia del Governo che dell'opposizione e sembrano lontanissimi i giorni in cui la Banca d'Italia sembrava aver perduto ogni credibilità per avere abdicato a un ruolo di arbitro imparziale nell'affare Ambroveneto.L'approvazione di una fusione di questa portata, senza contrasti tra Governo e opposizione, dimostrerebbe come almeno apparentemente la politica si sia astenuta dal condizionare i contraenti il matrimonio e su questa falsariga di discorso potrebbe sembrare strana qualche lamentela come quelle manifestate all'interno dei partiti di maggioranza della nostra Città. Ma così non è stato, lo sappiamo tutti, solo che i livelli di intervento sono stati ben diversi e comunque la riservatezza, cari signori, era d'obbligo.In proposito, qualsiasi sospetto di insider training mi sembra in effetti veramente fuori luogo. In ogni caso, la compostezza quasi anglosassone delle reazioni è motivo di profondo compiacimento, perché sembrerebbe dimostrare che ci stiamo faticosamente incamminando verso un'economia più liberale, moderna ed europea. Con riferimento poi agli aspetti economici dell'operazione, non si può non sottolineare che la fusione darà vita alla maggiore banca italiana con una capitalizzazione di 65 miliardi di Euro, 13 milioni di clienti e oltre 6.000 sportelli.Mi è sembrato molto opportuno lo sforzo di mantenere un equilibrio tra Torino e Milano con l'adozione di un modello di governance alla tedesca: con un consiglio di sorveglianza, di cui sarà presidente un rappresentante della Banca Intesa, e un consiglio di gestione presieduto da Sanpaolo, con Corrado Passera alla guida operativa; a Torino, quindi, la sede legale, a Milano quella operativa.A quest'ultimo proposito, non sono però mancate proteste da parte dei potentati torinesi, che lamentano, al di là della forma, una sostanziale acquisizione di Sanpaolo da parte di Intesa. Ma vorrei ricordare a quanti si riempiono la bocca e ci riempiono le orecchie ogni giorno con il concetto di globalizzazione che nel mondo contemporaneo conta più possedere, come è già stato detto da altri, lo 0,5%, per esempio, della Microsoft, che il 100% della Patocchio & Figli di Canicattì.Passiamo ora alle presunte ombre: la prima riguarderebbe il taglio del personale che ogni maxi fusione comporta. È inutile dire chiacchiere: le prime stime parlano di tagli che vanno dai 10.000 ai 15.000 colletti bianchi; riteniamo però che si riuscirà a ridimensionare tali cifre e a rendere graduali, grazie anche al sostegno del fondo esuberi, le eventuali uscite e, nel limite del possibile, come qualcuno insinuava, anche volontarie.L'altra nota dolente sembrerebbe rappresentata dal fatto che il rapporto di concambio fissato, che prevede la consegna di 3,11 azioni dell'istituto milanese per ciascun titolo della banca torinese, sia penalizzante per il Sanpaolo. Lo scontento espresso da importanti azionisti (la Compagnia di Sanpaolo, il Santander e l'Ifil) rappresenta un elemento di criticità su cui effettivamente molti si sono soffermati. Siamo convinti che, alla luce dell'importanza della posta in gioco, non sarà difficile soddisfare le richieste di azionisti così importanti.Concludo dicendo che, alla fine, siamo soddisfatti che Torino partecipi come protagonista, e quindi sia al centro di un'operazione che comunque vede la creazione di un grande gruppo bancario di dimensioni europee. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Bonino. BONINO Gian Luigi Condivido quanto ci ha riferito il Sindaco in merito a questa vicenda. Vorrei fare soltanto alcune sottolineature e porre, eventualmente, alcuni interrogativi. In questi giorni, come credo molti di voi, pur non essendo un addetto ai lavori ed esperto del settore, ho letto molte dichiarazioni fatte da autorevoli analisti economici sui quotidiani e sulle riviste specializzate.Intanto, signor Sindaco, in alcune letture, che ritengo non siano assolutamente di parte, si parla di una fusione fra soggetti alla pari, ma emerge la preoccupazione che il Gruppo Intesa abbia una preponderanza rispetto al Sanpaolo. Cioè, pur trovandoci di fronte ad una fusione molto importante, che tutti auspichiamo possa servire come sviluppo non solo del nostro territorio, ma a livello internazionale, si nota una preponderanza di Banca Intesa sia nella guida del futuro Gruppo, che nel peso complessivo del nuovo soggetto.Inoltre, al di là del fatto che noi siamo parte politica e pur rispettando le logiche del mercato, pongo una domanda: questa fusione conviene più al Sanpaolo o a Banca Intesa? Questa è una domanda a cui probabilmente non c'è risposta, ma se lei fosse in grado di darcela, sarebbe interessante conoscerla.É indubbio, come lei diceva, Signor Sindaco, che si tratti di un passaggio importante per la nostra città, per Torino, per il nostro territorio. É indubbio, come hanno detto alcuni Colleghi prima di me, che non si tratta di un'operazione di carattere locale, ma di respiro nazionale e internazionale. Leggevo che le due Banche, assieme, rappresentano il 20% della raccolta del mercato bancario italiano, mentre sono più deboli per quanto riguarda il mercato estero.Creare un nuovo Istituto, quindi, sarà sicuramente una delle sfide maggiori rivolta non soltanto al consolidamento del mercato interno, ma soprattutto a quello estero.Un'ultima considerazione: durante il secolo scorso, l'Istituto Bancario Sanpaolo è stato, per il nostro territorio, un punto di riferimento estremamente importante per la piccola e media impresa in generale e per la grande impresa industriale ed il suo indotto. Mi riferisco, ad esempio, allo sviluppo che negli anni dal dopo-Guerra, fino ai giorni nostri, ha avuto l'industria metalmeccanica e automobilistica nel nostro territorio. L'Istituto Sanpaolo, sotto il profilo del supporto economico, è stato sicuramente uno degli attori principali di questo sviluppo. Da fonti ufficiali emerge come negli ultimi anni ci sia stata una sofferenza, una ricerca di consolidamento causata dall'operazione in corso. Tuttavia, non so se si deve pensare che la crisi della più grande industria metalmeccanica italiana, torinese, possa essere una delle concause che possono avere portato, non dico ad una crisi dell'Istituto bancario, ma, sicuramente, ad un suo mancato, ulteriore, sviluppo.Detto questo, vedremo con il tempo se le prospettive, consolidandosi, volgeranno, come previsto, dalla dirigenza del Gruppo Sanpaolo. Certo, alla fine, ciò che è importante; ciò che è importante è che si crei un grosso polo economico.Credo, infine, che, per quanto compete l'Amministrazione Comunale si debba rivolgere particolare attenzione nei confronti di alcune linee guida; prima fra tutte quella che riguarda il livello occupazionale (e su questo non sottolineo quanto è già stato detto). É una nostra forte preoccupazione. Nonostante le assicurazioni avute in questi giorni, c'è una forte preoccupazione proprio in merito al livello occupazionale. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La invito a concludere, Consigliere Bonino. BONINO Gian Luigi Ho terminato. Signor Sindaco, è importante il mantenimento delle tecnologie e del know-how che la Banca apporta alla nostra città. Non dimentichiamoci che questo Istituto di Credito è uno dei maggiori poli bancari italiani (noi ci auguriamo anche europei) e, proprio per questo, è necessario che resti sul nostro territorio come un punto di riferimento per lo sviluppo economico.É indubbio, infatti, che la Banca, così come in passato, sia uno dei soggetti necessari alla creazione di una rete che attiri nuovi insediamenti e nuovi investimenti e, quindi, nuove opportunità di lavoro. Credo che la nostra attenzione verso queste vicende aiuterà, sicuramente, non soltanto la nostra città, ma anche l'intento della fusione tra le due grandi Banche. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) Il Consigliere Cantore dividerà il tempo a sua disposizione con il Consigliere Ferraris. Chiedo scusa per aver lasciato parlare più a lungo il Consigliere Bonino, ma il Consigliere Cassano aveva risparmiato ben due minuti che sono stati ceduti al Consigliere Bonino. La parola al Consigliere Cantore. CANTORE Daniele Cercherò di essere breve per non ripetere quanto già detto dai Colleghi e non offendere l'Aula. Penso che lei abbia ragione. Noi dovremmo superare più spesso la nostra torinesità e la nostra piemontesità negativa. Siamo inclini a vedere sempre le cose nel loro aspetto negativo e non in quello positivo. Dovremo cercare di superare questa tendenza che ci portiamo avanti da anni, perché, in realtà, questa, che è una grande città, sta giocando un ruolo importante a livello nazionale e internazionale. Io ritengo che questa vicenda sia importante e sia stata un'ottima operazione. L'ho detto prima, non voglio ripetere quanto è stato detto e quanto abbiamo letto. Mi permetto di dissentire con lei sulla precedente fusione, quella che riguardò la Cassa di Risparmio, Unicredit e la Cassa di Risparmio di Verona. Oggi non sono nelle condizioni di dirle quali cose non siano andate bene (sono sincero). Mi ricordo una vicenda (che ricorderà anche lei) relativa ad un esproprio che riguardò la nostra città: la Conrit aveva sede a Torino e fu trasferita in un'altra città, risistemata all'interno della fusione e questo avvenne dopo due o tre anni di tranquillità. Le Banche dissero: "State tranquilli, Torino non sarà espropriata, manterrà il proprio ruolo". Questa vicenda Conrit è l'unica che mi venga in mente, ma, di fatto, mi è parso di percepire, in questi anni, che questo Gruppo bancario abbia riservato poca attenzione nei confronti dei piccoli e medi imprenditori. Con questo voglio dire che, molte volte, le buone intenzioni poi non sono attuate o, magari, si hanno dei ripensamenti. Penso che questa vicenda, anche alla luce dell'esperienza Unicredit ci debba insegnare e ci debba indurre, non dico a controllare l'evolversi della situazione, perché il termine "controllo" non mi piace, ma a verificare e a vigilare. Dal dibattito sono emersi due aspetti. Il primo è quello occupazionale: la chiusura di 600 o 700 sportelli e 10 o 15.000 dipendenti che devono lasciare il proprio posto di lavoro sono certamente un impatto che questa città non può permettersi in questa fase negativa. Con tutte le nostre forze e possibilità, dobbiamo fare in modo che questo non avvenga, o cercare di evitare al minimo, questa possibile emorragia. La seconda preoccupazione è simile a quella espressa dal Consigliere Buttiglione: al di là del gruppo di controllo, la preoccupazione, Signor Sindaco, è che ci sia poca attenzione nei confronti della piccola e media imprenditoria piemontese. É vero: il Vicepresidente della Giunta Regionale ci ha ricordato che, avendo questa banca, sede legale a Torino, tutta la Regione, ovviamente, ne trae un vantaggio anche consistente sul piano fiscale (e questo è un pezzo da mettere nell'insieme del puzzle).É importante capire come questo Gruppo si comporterà nei confronti della piccola e media imprenditoria che, oggi, sono quelle che, insieme alla FIAT, devono scommettere sul ruolo che avranno negli anni a venire. Termino dicendo che, se voi siete d'accordo, possiamo concordare insieme (non di fare tantissime cose che, magari, non sono nelle nostre possibilità) di ritrovarci tra un anno, (non è stato fatto per l'Unicredit, ma, potremo farlo, se lei è d'accordo, per questa vicenda), per verificare e commentare non le buone intenzioni, ma ciò che sarà avvenuto sul campo e, se riusciremo, se ci saranno state delle negatività, a correggere il tiro. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Consigliere Ferraris. FERRARIS Giovanni Maria In aggiunta a quanto detto dal Capogruppo Cantore, mi permetto di sottolineare l'importante aspetto per il quale, dovendo noi credere in un'internazionalizzazione, quindi in un'apertura all'Europa, può - ma non è detto che sia - risultare preoccupante arrivare, all'interno della nostra nazione, ad un monopolio tutto italiano delle grosse banche, senza lasciare grandi margini alle banche europee, proprio per ciò che, prima, riferiva il Sindaco.Tuttavia, preso atto di questa intenzione, non mi spaventa il lavoro concertato tra Torino e Milano, anzi, lo vedo come un'ulteriore possibilità di dialogo tra le due città. Si parla di cultura ed anche di economia e di banche, ma non dev'essere un lavoro fatto esclusivamente di lobby. Se lobby deve esserci, deve esserci anche la lobby Comune, nel senso che il lavoro va fatto in sinergia con il territorio e con la nostra città.É evidente, quindi, che da questa fusione si può trarre un incentivo di sviluppo per la nostra città, ma questo - come diceva anche il mio Capogruppo prima - deve essere controllato (lui diceva "verificato") nel tempo, e noi possiamo avere tale funzione di controllo.Quindi, ben venga la creazione di una cabina di regia, com'è stato ventilato - mi sembra - dal Presidente della Provincia Saitta, ma, di fatto, credo che possa essere interesse di tutte le realtà (Città, Provincia e Regione, o Province e Regione) che la Città possa fare la sua parte attraverso l'interesse e, in qualche modo, l'invito a sollecitare e stimolare lo sviluppo di nuove imprese, andando anche loro incontro con il nuovo capitale creditizio che potrà essere realizzato con la fusione di queste due banche.Chiedo, però, che questo ruolo di regia che le grandi istituzioni pubbliche (tra cui la nostra Città) vorrebbero creare possa essere il più possibile condiviso il lavoro tra le forze politiche, anche quelle di opposizione. Se deve nascere una nuova realtà di controllo, chiedo al Sindaco che anche l'opposizione sia impegnata in questa funzione. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) La parola al Sindaco, per una breve replica. SINDACO Ritengo opportuno intervenire, perché alcuni temi richiedono una risposta.Innanzitutto, informo i Consiglieri Cantore e Ferraris che non ho difficoltà ad assumere l'impegno a prendere un appuntamento fra un anno, o anche prima; d'altra parte, è nelle vostre mani chiedere questo, per certi aspetti, quindi, anche volendo, non potrei sottrarmi al coinvolgimento dell'opposizione, che è nella logica di questo colloquio.Vorrei, poi, fare una precisazione al Consigliere Buttiglione. Quando parlavo di banca locale (ma forse mi sono spiegato male), facevo riferimento alla CRT pre-Unicredit, non al Sanpaolo (lo dico per chiarezza, perché non vorrei mai che i verbali fossero compulsati da qualche Presidente di banca). A questo proposito, mi permetto di dissentire dal Consigliere Cantore, nel senso che l'esempio da lui citato della Conrit è solo parzialmente vero, perché, poi, come lui sa, sotto altra specie, sotto altra denominazione, la stessa funzione è rimasta a Torino (anzi, probabilmente, si è anche espansa) con Uniriscossioni. Al tempo stesso, c'è un esempio che conosciamo entrambi: quando la FIAT si è trovata nel momento più critico della sua vicenda attuale, il gruppo bancario che, più di ogni altro (forse più del Sanpaolo), ha sostenuto gli sforzi di Marchionni è stato proprio Unicredit. Questo, a dimostrazione che un grande gruppo bancario, per certi aspetti, può essere più utile al territorio di una banca, che, al di là delle sue intenzioni, non ce la fa (come, all'epoca, avveniva per la CRT).Per quanto riguarda la TAV, vi chiedo di fare una richiesta di comunicazioni per una prossima seduta di Consiglio; credo, però, Consigliere Buttiglione, essendo questo un tema sul quale - credo - siamo ampiamente in sintonia, che la procedura possa servire a sbloccare la situazione, sempre che cambi qualcosa da entrambe le parti.Da parte nostra (non l'annovero, ma spero di interpretare il campo in cui anche lei si trova), penso che dovremmo ragionare sulla capacità di cambiare il progetto sul passaggio nella bassa valle, tenendo fermo il tunnel di base, che è ciò che fa la differenza tra un progetto di alta capacità ed un progetto di potenziamento di una linea che ha 150 anni. Credo che potrebbero esserci soluzioni a costi minori, che potrebbero trovare interlocutori attenti in quella valle.Circa la questione grattacielo, Consigliere Ghiglia, l'amministratore delegato del Sanpaolo Iozzo ha affermato che, addirittura, ne potrebbero essere necessari due. Io la prendo come un'ovvia provocazione, per confermare quanto riferito dal Presidente Salza: non c'è alcuna ragione per recedere da quel progetto, né risulta, a noi che abbiamo l'interlocuzione per quanto riguarda la Città, che ci sia alcun ripensamento, anzi.Per quanto riguarda l'occupazione, evidentemente, hanno ragione sia il Consigliere Buttiglione sia gli altri colleghi che hanno sollevato la questione (ad esempio il Consigliere Cassano): è chiaro che una fusione di questo tipo si fa anche per risparmiare e razionalizzare (diversamente, non si capirebbe perché doverla fare, non si capirebbe come poter offrire prestazioni migliori a costi inferiori di quelli attuali). Per questo motivo, tranquillizzerei - più da antico sindacalista, che non da Sindaco - il Consigliere Cassano. Per una semplice ragione: perché i bancari hanno strumenti utilizzabili che non sono attivabili senza la concertazione e questa, secondo me, è la garanzia che, comunque, la modalità non potrà che essere quella. Poi, è evidente che contano i numeri, e: in questo sono d'accordo con il Consigliere Carossa e con gli altri. Credo, cioè, che ci siano le potenzialità affinché l'occupazione riferita al medio periodo cresca. Abbiamo un altro esempio, la fusione tra Sanpaolo e IMI: siamo tutti abbastanza adulti per ricordarci che, quando fu fatta quella fusione, si alzarono gli stessi toni che si sono alzati oggi per la fusione Sanpaolo e Intesa, nel senso che si diceva che l'IMI era più forte, essendo a Roma, che avrebbe assorbito il Sanpaolo, eccetera. Poi, invece, è successo esattamente il contrario. É vero che, all'inizio, c'è stato uno sfoltimento o, meglio, un'accelerazione della fisiologia del ricambio di forza lavoro, però è altresì vero che, nel medio periodo, a Torino l'occupazione è aumentata ed è stata Torino a trascinare Roma.Gli esempi, quindi, non vanno tutti in una direzione tale per cui dobbiamo vedere necessariamente in modo negativo.Aggiungiamo anche il fatto che le sovrapposizioni di filiali sono molto maggiori in Lombardia che non in territorio torinese e piemontese: questo, per l'ovvia ragione che, in quella regione, vi è una maggiore concentrazione di attività economiche. Credo, quindi, che questo sia un altro elemento che ci può far pensare che, sicuramente, anche noi avremo alcuni problemi, ma saranno problemi ampiamente gestibili all'interno della fisiologia sindacale.Fatemi ancora aggiungere una considerazione sul tecnologico, di cui si è parlato molto: il tecnologico è obsoleto in entrambe le banche (tra l'altro, noi potremmo avere due vittime illustri - Cuntrò ed il Presidente del Consiglio Comunale - della ristrutturazione delle due banche, non perché siano obsoleti, ma soltanto perché impegnati nel servizio pubblico, nella politica). Le procedure comunicative nelle due banche sono considerate dagli esperti entrambe vecchie. Io penso che, in queste condizioni, se si fa una guerra per chi toglie una cosa all'altro, facciamo come i capponi di Renzo.Il problema è lanciare un progetto che innovi significativamente le comunicazioni interne alla banca e che possa diventare un modello strategico anche per altre banche. Su questo aspetto abbiamo la forza del Politecnico, che può essere il motore trainante, e credo, quindi, che facendo leva su questo abbiamo buone possibilità affinché, alla definizione funzionale che il tecnologico abbia la sua direzione a Torino, segua anche l'aspetto che più conta: attirare intelligenze ed energie non soltanto fra le due banche, ma anche da altre attività che si impegnino su un progetto che possa avere una valenza strategica per tutto il sistema bancario.Sul gruppo di controllo, Consigliere Buttiglione, c'è una simmetria, perché loro hanno Cariplo, che è equiparabile alla nostra Compagnia di Sanpaolo, Generali all'Ifil e Crédit Agricole a Santander; quindi, anche se nulla è escluso, è difficile che qualcuno faccia un'OPA sul mercato che punti a conquistare un gruppo che vale 65 miliardi, trovare le risorse sufficienti non è così semplice come schioccare le dita, di conseguenza, da quel punto di vista, credo che sia ragionevole aspettarsi che i due soci stranieri, o acquisendo una parte degli sportelli che si libereranno per via delle sovrapposizioni o con altre compensazioni, diluiscano la propria posizione; poi non si può sapere che cosa potrà accadere fra molti anni, ma per il momento riducano il loro ruolo e la loro partecipazione.Mi sembra evidente che, per poter mantenere una certa simmetria, per noi sia cruciale il ruolo di Ifil; è chiaro che, per quanto ci può spettare, in quanto "azionisti di riferimento", fra virgolette, della Compagnia di Sanpaolo e non della banca, dovremmo operare affinché fra i principali soci torinesi vi sia un concerto che permetta di sostenere la negoziazione dei manager, perché, almeno in questa fase, questa mi pare la priorità. Questo è il messaggio che le tre Istituzioni locali hanno mandato alla Compagnia di Sanpaolo nella settimana scorsa, quando ci siamo incontrati presso la loro sede e abbiamo espresso le nostre valutazioni e dato le nostre indicazioni al Presidente Grande Stevens e a tutti i componenti del Comitato di Gestione.Per quanto riguarda l'informazione, sono convinto con lei, Consigliere Buttiglione, che, oggi, non stiamo invadendo il campo di nessuno, penso che sia stato corretto avere le informazioni dettagliate che sono state date quando Bazoli e Salza hanno sottoscritto l'intesa; sarebbe stato improprio se io o chiunque altro con una funzione simile o superiore alla mia fosse stato informato prima. È, però, diverso dire che non c'è stato un dialogo, come è giusto che ci sia, sulle varie ipotesi che erano in campo, perché credo che ci sia stata la giusta forma di dialogo (anche se non sono in grado di dire quanto possa aver influito sulle scelte della banca), perché guai se un'Istituzione come quella comunale, che ha un ruolo all'interno dell'azionista di riferimento di una banca, non fosse coinvolta in una discussione di politica finanziaria generale che certamente è destinata ad avere ricadute sulla città.Ulteriormente diverso è quando la Banca d'Italia abolisce l'informazione preventiva, che dava modo al Governatore di decidere cosa andava bene e cosa no; sarebbe paradossale se questo ruolo fosse assegnato a chi non è neanche Governatore della Banca d'Italia; quindi, non dico che questo sia stato un modello di comunicazione, però mi pare che il dialogo si sia mosso nei binari della correttezza e del rispetto reciproco. CASTRONOVO Giuseppe (Presidente) Ringrazio il Sindaco Chiamparino e ricordo che la Conferenza dei Capigruppo ridiscuterà ancora della vicenda. Inoltre, abbiamo preso atto della richiesta del Consigliere Gallo sulla possibile audizione delle Organizzazioni Sindacali in III Commissione, che gireremo al Presidente della III Commissione affinché si adoperi in merito. |