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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 28 Giugno 2021 ore 13,00
Paragrafo n. 19

Comunicazioni della Sindaca su "Scadenza blocco sfratti".
Interventi
ARTESIO Eleonora
Grazie. Mi pare evidente da questa discussione specifica, ma anche dai dati complessivi
e dalla sensibilità generale, che il tema della capacità di ampie fasce sociali di
conservare nel tempo il costo della propria abitazione è un tema che è diventato
strutturale, purtroppo, per le condizioni socio-economiche del Paese e non è relegabile
alle condizioni di marginalità sociale o di difficoltà temporanea dei nuclei familiari. La
grande illusione della soluzione del problema abitativo, attraverso lo strumento della
proprietà, che ha attraversato il nostro Paese, quasi esclusivamente solo il nostro Paese
in Europa, è finita; e quindi siamo di fronte alla necessità, da un lato, di affrontare la
contingenza, evitando dei disastri sociali, quindi la caduta ulteriore in condizioni di
povertà e di emarginazione e, dall’altro lato, di conservare quello che sembrava un
principio praticabile nelle democrazie avanzate, vale a dire il passaggio da casa a casa
per quelle condizioni sociali che avessero dovuto abbandonare la prima soluzione
abitativa, ma poter essere accompagnati verso altra soluzione abitativa, senza incorrere
in rischi di deprivazione. Ora, la tematica nella quale siamo immersi è una tematica che
ci rende del tutto evidente come quest’obiettivo e questo percorso sia difficilmente
praticabile e lo sia anche perché continuiamo ad avere consapevolezza di una situazione
variegata e differenziata, dal punto di vista delle condizioni sociali e dei soggetti, e
rispondiamo con una condizione altrettanto variegata dell’offerta, che però si orienta
prevalentemente nella possibilità di sostenere quelle condizioni familiari che sono
capaci di procedere, come l’Assessore ci ha ricordato, verso una progressiva condizione
di autonomia. E in qualche modo abbiamo sostituito…, mi spiace usare il termine
perché non è corretto, la prima leva non è stata abbandonata e non era nelle competenze
del Comune, però si è sostituita la pratica dell’housing sociale a quella degli
investimenti in Edilizia Residenziale Pubblica. È vero che le condizioni sociali sono
differenti, quindi le risposte dovranno esserlo altrettanto, ma è altrettanto vero che gli
avanzamenti che sono stati fatti sono stati prevalentemente sulle questioni del
partenariato pubblico e privato in direzione dell’housing sociale. Invece, il tema
dell’Edilizia Residenziale Pubblica, che oggi ha quella connotazione di soddisfazione
del bisogno abitativo per condizioni sociali ed economiche particolarmente fragili, ha le
caratteristiche, che tutti ben conosciamo, di insufficienza dell’offerta, rispetto alla
domanda; insufficienza di vani abitativi, rispetto alla domanda emergente di casa da
parte dei nuclei familiari. Ora, da questo punto di vista, la strategia di programmazione
territoriale di un Comune è fondamentale. La strategia di programmazione territoriale ci
dice, perché lo dicono gli allegati della Variante strutturale del Piano Regolatore
Generale, che nella Città di Torino sono più di 53.000 gli alloggi vuoti e la condizione
degli alloggi vuoti, se commisurata alla domanda in attesa di Edilizia Residenziale
Pubblica, ci fa rilevare una forbice insopportabile; una forbice insopportabile che, da un
lato, parla di alloggi vuoti non assegnabili per carenza di manutenzioni straordinarie e
ordinarie - mi tocca dire che ho letto sui giornali che tre giorni fa la Regione Piemonte
ha stanziato 1 milione, proprio per intervenire relativamente al recupero con
manutenzioni straordinarie degli alloggi non assegnati -, ma dall’altro lato anche
relativamente ad un patrimonio abitativo inutilizzato che non appartiene alla
rappresentazione, che trova sempre tutti unanimi, del piccolo proprietario, a fronte del
contratto di locazione di un inquilino moroso, perché gran parte delle proprietà
immobiliari non sono solo dei piccoli proprietari; cioè, quei 53.000 alloggi, che non
vengono resi disponibili di fronte ad un bisogno abitativo, non sono della signora che ha
investito lì i suoi risparmi, ma sono anche di grandi agenzie che fanno riferimento a
proprietà di tipo bancario e anche ad attività svolte da grandi organizzazioni, penso
anche alle Cooperative edilizie, perché non mi sfugge il fatto che l’ultimo Piano Casa,
varato in Piemonte, che fu quello dell’Assessore Conti nella Giunta Bresso, aveva reso
disponibili 15.000 alloggi sulla cui attivazione fu, essenzialmente, non la dimensione
micro, ma la dimensione macro delle proprietà immobiliari a muoversi.
Allora, io concludo soltanto con questo, anche a me stride il fatto che a volte ascoltiamo
qui delle relazioni sui risultati ottenuti che rendono conto della fatica che si è fatta, e
quindi da questo punto di vista le apprezzo, ma non rendono conto della divergenza con
i dati di realtà, perché se ci fosse stata questa condivisione nel pensare che la situazione
a Torino sia gestibile, non avremmo avuto la lettera scritta dai Sindacati degli inquilini
il 21 aprile ai Parlamentari piemontesi. Quindi forse, di fronte ad una situazione…

ARTESIO Eleonora
Finisco… di fronte ad una situazione emergenziale vanno anche assunti dei
provvedimenti strutturali. Mi domando perché accanto al Tavolo in cui si provano a
mitigare gli effetti tra piccole dimensioni, non se ne debba aprire uno più grande con le
proprietà immobiliari degli alloggi sfitti.

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