Interventi |
ARTESIO Eleonora Grazie, Presidente. Mi è molto chiaro che, in particolare in questo scorcio di mandato, laddove le Minoranze producano dei commenti o delle osservazioni, attirano inevitabilmente la critica di voler far tardi e di non consentire che si produca la conclusione corretta degli atti proposti dalla Maggioranza. Quindi, con questa premessa cercherò di limitare il mio intervento ad alcune osservazioni che, per carità, avrei dovuto fare nel mese intercorso dal deposito della proposta di deliberazione ad oggi, ma avrei numerosi e significativi esempi di quanti mesi sono intercorsi, ad esempio, su miei atti o su mie mozioni che sono state rinviate almeno tre-quattro volte in Commissione e sulle quali si attende ancora di comprendere se andranno mai in una direzione esecutiva, ma questo è il destino delle Minoranze. Magari, in particolare in questa stagione politica, un tema che mi è caro, che è connaturato a questa proposta di deliberazione che voglio citare, è quello della responsabilità sociale delle imprese, sulle quali avrei desiderato vedere la mia città e l’Amministrazione Comunale della mia città definire dei requisiti di qualità, soprattutto per quello che riguarda la sicurezza sul lavoro, l’organizzazione del benessere del personale, ma evidentemente in allora criteri e denominazioni e riconoscimenti non erano così compatibili su una proposta della Minoranza. Comunque, poiché ci occupiamo giustamente della valorizzazione delle imprese locali, della produzione locale, della storia e della tradizione locale, io mi misuro anche con questo atto, in maniera certamente non ostile, perché sarebbe addirittura ridicolo che un amministratore pubblico di questa Città non avesse a cuore, in Maggioranza e in Minoranza, la valorizzazione dei talenti, delle risorse e dei patrimoni del proprio territorio. Mi permetto, però, di osservare alcune incongruenze che sono contenute nel Regolamento, alcune contraddizioni, che sicuramente dipendono dall’euforia e dall’entusiasmo con il quale gli estensori della parte politica e coloro che vi hanno cooperato sul piano amministrativo sono stati trascinati, ed è bene che ci sia in qualche modo il gufo famoso - ed evidentemente in questo sono io -, che sottolinea qualche perplessità o qualche contraddizione, in modo che si migliori il testo stesso. Il fatto che nel nostro dibattito si sia continuato a parlare di produzione e di prodotti è in palese contraddizione con un articolo del Regolamento, il quale articolo del Regolamento non fa riferimento soltanto a coltivazioni, trattamenti artigianali, produzioni artigianali, ma fa riferimento anche alla conservazione di quelle attività definite feste, saperi, manifestazioni, iniziative, attività di rilevanza storico-culturale, legati agli usi e alle tradizioni locali, ma nel dibattito, a parte la relazione molto compiuta della Consigliera Tevere, tutti ci si è soffermati - perché è l’aspetto più facilmente regolamentabile - sulla questione della produzione dei prodotti. Allora io pongo alcune questioni: vorrei sapere, al di là della composizione della Commissione, che potrà anche integrare esperti di storia locale di volta in volta, ma come si collega questa questione della Denominazione DE.CO. Città di Torino con tutta quella cultura che è sviluppata nella nostra Città e che si traduce in eventi riconoscibili e riconosciuti nella nostra Città, quali quelli ad esempio dei festeggiamenti del Patrono? Tutti i soggetti che organizzano, ad esempio, la festa del Patrono, dalla Famija Turineisa all’Associassion Piemontèisa, le figure che vengono individuate di volta in volta come simboli e portavoce per la durata definita da uno Statuto interno della riproduzione di una tradizione e di una storia culturale; se non hanno la DE.CO o se non chiedono la DE.CO. sono o non sono riconoscibili e riconosciuti come effetti e attuatori e attori della valorizzazione del patrimonio locale? Allora, questa è una domanda banale, che credo, soprattutto per gli interlocutori operativi, cioè per gli Assessori della Giunta, non sia così tanto indifferente. Vero è che possono associazioni così storicamente radicate del tutto disinteressarsi dal richiedere questo riconoscimento, perché il loro riconoscimento deriva da attività pluridecennale e sta nel consenso espresso dalla popolazione alle loro manifestazioni, ma si tratta di manifestazioni sempre valorizzate, patrocinate, partecipate da tutte le Autorità della Pubblica Amministrazione. Allora, tutto questo tema, storia, cultura e tradizioni, forse andrebbe un pochino definito o espunto se si pensa che produca troppe contraddizioni e incroci sulla questione, così come - e concludo - si è detto prima (“prima” intendo la Commissione di stamani) che non stiamo parlando di un brevetto, e però c’è tutto un articolo del Regolamento e del Disciplinare che prevede sanzioni a coloro che si fregino di questo titolo, la cui conservazione sta esattamente nello specifico Registro dei brevetti, quindi questioni un po’ controverse, che per migliorare l’atto forse andrebbero approfondite. |