Interventi |
FERRERO Viviana (Vicepresidente) Ritorniamo in modalità quindi per l'interpellanza successiva, che è la n. mecc. 202100257. Aspettiamo un minuto per ritornare in modalità open. Allora, riprendiamo in modalità aperta. (La seduta riprende in modalità pubblica) FERRERO Viviana (Vicepresidente) Passiamo all’interpellanza n. mecc. 202100257. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). A no? No, mi hanno detto loro. Allora, perfetto. Passiamo all’interpellanza n. mecc. 202100257: “Criteri di compartecipazione nei servizi per la disabilità” FERRERO Viviana (Vicepresidente) È stata presentata dalla Consigliera Artesio in data 12 maggio 2021. Passo subito la parola all’Assessora Schellino per la risposta e ringrazio. SCHELLINO Sonia (Assessora) Grazie. Buongiorno. Le strutture residenziali provvedono alle esigenze sociali, assistenziali e sanitarie ed educative delle persone inserite nelle stesse. Il tema di compartecipazione dell’utente al costo dei servizi è prevista la competenza per materia della Regione, l’attuale disciplina è prevista: dalla Legge Regionale 8 gennaio 2004 che prevede che, come l’interpellante sicuramente conosce, la compartecipazione degli utenti ai costi si applica ai servizi e alle prestazioni sociali richieste prevedendo la valutazione della situazione economica del richiedente con riferimento al suo nucleo familiare attraverso il calcolo degli indicatori della situazione economica equivalente o attraverso altri strumenti individuati dalla Regione. Viene, inoltre, precisato al comma 3 dello stesso articolo che gli enti gestori istituzionali con riferimento alla valutazione della situazione economica del beneficiario del servizio, determinano l’entità della compartecipazione ai costi sulla base dei criteri di valutazione determinati dalla Giunta Regionale con proprio provvedimento. Il Comune di Torino e gli altri enti gestori piemontesi hanno, con propri atti deliberativi, recepito le disposizioni contenute in questa legge. L’altra legge di riferimento è la deliberazione regionale 12 gennaio 2015 recante le linee guida per la gestione transitoria dell’applicazione della normativa ISEE, di cui al DPCM 5 dicembre 2013 e delle successive deliberazioni regionali, da ultimo con la DGR 166411 del 26 gennaio 2018 con cui la Regione ha prorogato la disciplina transitoria in essere. Pertanto, su tutto il territorio piemontese, ove il beneficiario non superi la soglia del valore ISEE prevista per l’accesso alla specifica prestazione sociale o socio-sanitaria, la contribuzione dello stesso viene determinata da ciascun ente gestore delle funzioni assistenziali mediante la regolamentazione previgente che per la Città di Torino consiste nella deliberazione del Consiglio Comunale dell’11 giugno 2012. La contribuzione della Città di Torino è determinata sulla base di tale delibera per chi è al di sotto dei 38.000 euro di ISEE partendo dal reddito mensile e sottraendo la quota per spese personali differenziate per tipologia di struttura e sulla base delle esigenze individuali. In particolare, la delibera prevede che a seconda della tipologia delle strutture la quota di spesa personale possa essere di 116 euro nel caso di comunità alloggio, RSA e RAF o di 327,20 euro nel caso del gruppo appartamento o di 746,62 euro nel caso dei servizi di autonomia e strutture per disabili psicomotori. Oltre a tale peculiarità che riguarda le strutture per disabili, la delibera prevede alcune tassative e ipotesi di maggiorazione della quota spese personali, per esempio, per esigenze personali e particolari documentate dagli interessati e dai presidi ospitanti quali sostituzioni continue di capi di vestiario dovuti a comportamenti individuali problematici, quote di spese sanitarie a carico dell’utente, quali ticket e medicinali assolutamente necessari di fascia C, quote su protesi, ausili, eccetera. Allo stato attuale gli utenti interessati da un progetto residenziale che beneficiano di una quota spese personali maggiorata sono 165 per una spesa annua totale di euro 168.000. Ad oggi le persone con disabilità inserite in servizi residenziali sono 1.340 di cui 966 con integrazione parziale o totale della quota sociale della retta. Nell’anno 2020 la spesa a carico della Città relativa all’integrazione della quota sociale della retta per gli utenti disabili inseriti in struttura, è stata di 11 milioni 355 mila euro. Nello specifico in merito agli aumenti pensionistici, gli utenti interessanti dalla richiesta di arretrati con conseguente revisione della contribuzione, sono circa 440, per un totale di circa 800.000 euro di rimborso per il periodo da agosto a dicembre 2020. L’aumento della contribuzione giornaliera per gli utenti interessati è in media di euro 10,5; dal 1° gennaio 2021 ad oggi l’aumento della contribuzione per i 440 utenti è complessivamente di 740.000 euro. Le comunicazioni tra le famiglie e l’Amministrazione avvengono mediante lettera; nel caso di situazioni particolari, ad esempio arretrati con importi considerevoli, la lettera è sempre preceduta da una telefonata. La richiesta degli arretrati non ha, dal punto di vista generale della persona, incidenza rilevante sulle diverse situazioni, perché, come specificato in premessa, tutte le esigenze della persona vengono assorbite dalle specificità dei servizi residenziali e/o dalla maggiorazione delle quote di spesa personali previste nella deliberazione comunale. La Città di Torino è in attesa della definizione, in sede regionale, della disciplina compiuta in materia di compartecipazione alla spesa degli utenti, e solo a seguito della stessa provvederà alla modifica del proprio Regolamento. Una nuova e diversa disciplina, adottata unilateralmente dalla Città, si porrebbe in antitesi con la disciplina regionale vigente. Ho terminato, grazie. FERRERO Viviana (Vicepresidente) Grazie, Assessora Schellino. La parola alla Consigliera Artesio. ARTESIO Eleonora Grazie. Ho presentato questa interpellanza proprio per la consapevolezza del fatto che, accanto ad una questione individuale, da cui ho tratto lo spunto per i riferimenti alle diverse cifre, esiste una problematica generale, e questa problematica generale sta impegnando in modo particolare le associazioni di tutela delle persone disabili e malate e non autosufficienti, sia nei confronti della Regione Piemonte, sia nei confronti dei Comuni e dei Consorzi Socio-Assistenziali. In effetti, tutta la normativa madre di definizione dell’ISEE, ai fini della possibilità di fruire di servizi e di prestazioni sociali e socio-sanitarie, discende dalla disciplina del 2013, in particolare dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 2013 n. 159, al quale sarebbero dovute succedere diverse normative di carattere regionale, che, nel caso del Piemonte, non sono state elaborate, ma vengono prorogate con atti progressivi e consecutivi. Il problema dell’aggiornamento e della determinazione omogenea sul territorio piemontese dei criteri di compartecipazione ai sensi dell’ISEE non è una materia esclusivamente di carattere burocratico formale, ma è una questione sostanziale rispetto al modo con il quale si intende definire l’obbligatorietà in capo agli utenti di compartecipare al costo dei servizi. Ad esempio, noi sappiamo molto bene quanto ci sia stato dibattito negli anni passati, e in modo particolare per le attività riguardanti le RSA, la definizione del reddito sul quale vada calcolato l’ISEE e in modo particolare il fatto che nella fattispecie, laddove si tratti di adulti maggiorenni che non vivono, perché frequentano il Centro Diurno, la comunità alloggio e quindi non sono congiunti al nucleo familiare di provenienza, l’unica definizione della loro condizione reddituale è fatta sulla condizione soggettiva su eventuali coniugi o su eventuali figli. E questo è un tema che è stato molto dibattuto nel rapporto tra le istituzioni e le associazioni di tutela, così come - peraltro questo è anche previsto nella norma - tutta la tematica della valutazione dell’indennità di accompagnamento o della pensione di invalidità civile, che non deve concorrere alla formazione del reddito, è un’altra delle questioni che nel tempo hanno profondamente interpellato le istituzioni e le associazioni di tutela. Quindi, in questo quadro in cui la Regione è indeterminata, le associazioni di tutela stanno richiedendo una ridefinizione puntuale e condivisa della legge regionale, il procedere con degli incrementi è questione che probabilmente è stata suggerita ed è sostenuta da argomentazioni formali, ma è altrettanto, forse, diciamo, non così attenta, non intercetta così tanto la sensibilità degli interessati e di chi tutela i loro diritti, perché si vede, a fronte di un’incertezza generale, data per certa invece la soluzione dell’Ente che procede in incremento. In quanto poi alla questione puntuale che ho voluto qui richiamare, mi permetto di dire questo: se le famiglie, la famiglia, gli utenti interessati a questa situazione si rivolgono a un Consigliere Comunale, solitamente è dopo aver percorso le vie ufficiali della comunicazione, sia verso la Segreteria dell’Assessore di riferimento, sia verso l’Ufficio di Relazione con il Pubblico. Quindi mi permetto di dire che in questo caso né in un verso e né nell’altro c’è stata risposta o soddisfazione, ma ciò che importa - e credo interessi anche coloro che si sono fatti promotori di segnalare pubblicamente il problema - è che un incremento, quale quello che io riporto, di retta giornaliera e anche l’imposizione potente di un aumento relativamente alla conservazione del posto per la durata mensile (che poi noi non sappiamo se nella gestione operativa quel posto lasciato libero e ovviamente coperto da una sorta di caparra impegnativa, che è quella che viene pagata dalla famiglia, possa essere usato per sevizi di tregua o altro) è particolarmente rilevante e residuano agli interessati, con questo tipo di incremento, poche decine di euro per le spese personali; non so, nel caso, se siano state fatte richieste di spesa personale maggiorata e che tipo di risposta sia stata ottenuta. Quindi, io concludo dicendo che il tema va oltre la nostra conversazione in questa sede di Consiglio, interpella le relazioni istituzionali e le associazioni; francamente avrei ritenuto forse più sensibile provare a sospendere in questa fase gli incrementi e cercare di accompagnare le richieste di una definizione legislativa, così come le hanno avanzate le associazioni. Grazie. FERRERO Viviana (Vicepresidente) Grazie Consigliera Artesio. |