Interventi |
CARLEVARIS Cinzia Sì, va benissimo. CARLEVARIS Cinzia Sì, grazie. Allora, io ringrazio il Consigliere Magliano perché ci ha consentito di approfondire questa questione del Nagorno Karabakh con tante audizioni in Commissione e insomma l’obiettivo era un po' quello di cercare una convergenza che alla fine non siamo riusciti a trovare, per cui ho presentato un altro atto. Essenzialmente perché nell’atto del Consigliere Magliano si chiede il riconoscimento della Repubblica dell'Artsakh alla fine che, diciamo, si parlerebbe di diritto alla secessione che non è un principio riconosciuto dal diritto internazionale perché… (incomprensibile) e Nagorno Karabakh fa parte del territorio dell’Azerbaigian, e su questo problema la dottrina si è abbondantemente già pronunciata, cioè il controverso rapporto che c’è tra l’autodeterminazione da una parte e l’integrità territoriale dall’altra e il principio che è prevalso, almeno nell’ultimo secolo tra questo genere di conflitti, ha sempre visto prevalere il diritto degli Stati a vedere rispettata la propria integrità territoriale e il conseguente obbligo da parte degli altri Stati di rispettare l’inviolabilità dei confini. E questo diritto alla secessione che invoca l’atto del Consigliere Magliano se avallato finirebbe con il veicolare un’idea di purezza etnica come base della statualità che è un’idea che è in contrasto con tutti gli sforzi compiuti dalla comunità internazionale, ma diciamo a partire dalla fine della Prima guerra mondiale, no? Proprio perché l’obiettivo è quello di indurre gli Stati a dare vita a ordinamenti in grado di garantire la convivenza tra identità collettive plurali e questo è il motivo per cui dal 1945 in poi la comunità internazionale si sia sempre mostrata particolarmente riluttante nell’ammettere la secessione unilaterale come motivo di nascita di uno nuovo Stato e tutti gli Stati nati da secessioni unilaterali difatti non sono stati ammessi alle Nazioni Unite laddove appunto non c’è la dichiarata volontà del Governo o dello Stato predecessore. Per cui, Stati come l’Ossezia del Sud, la Transnistria, l’Abcasia, la stessa Repubblica dell’Artsakh, che si è autoproclamata nel ’91, non sono mai state riconosciute alla comunità internazionale. Per cui, essendo il riconoscimento di questa Repubblica contraria a quelle che sono le regole del diritto internazionale, io ho proposto un atto che richiama essenzialmente le stesse intenzioni, almeno non essenzialmente, ma molte delle intenzioni dell’atto del Consigliere Magliano che richiama la risoluzione adottata dal Governo italiano che promuove proprio il sostegno di ogni iniziativa volta a tutelare la popolazione Armena, il patrimonio culturale armeno e la stabilizzazione e la ricostruzione e il processo di pace che si spera si consolidi nel tempo perché adesso sappiamo per cinque anni ci sarà il contingente russo a mantenere la pace, diciamo, e garantire la ricostruzione nel Nagorno Karabakh. A questo atto ho aggiunto 3 punti, cioè a questo atto, a questo indirizzo del Governo italiano, a questa risoluzione approvata dal Governo italiano che è quella… (audio disturbato), quindi favorire il dialogo e con l’impegno del Gruppo di Minsk, eccetera, ho aggiunto 3 punti che sono quello di far sì che questa ricostruzione avvenga con una strategia diciamo di sviluppo a lungo termine in modo che sia volta a superare le barriere esistenti tramite lo sviluppo di reti infrastrutturali, produttive, commerciali e sociali, interetniche favorendo la creazioni di legali sociali positivi e quindi in una prospettiva a lungo termine del mantenimento della pace e terzo punto di promuovere la cessazione da parte dei Paesi coinvolti, quindi dell’Armenia, dell’Azerbaijan la propaganda di animosità volta ad esacerbare le tensioni etniche, perché il problema è proprio questo l’attenzione etnica in quella Regione. A questo mio atto il Consigliere Magliano ha proposto 7 emendamenti su molti dei quali io sono d’accordo. Chiede di eliminare le quattro risoluzioni dell’ONU che chiedevano all’Armenia di ritirarsi nei territori occupati, lo possiamo eliminare e questo è l’emendamento 1 non ho nessun problema. L’emendamento 2 chiede di aggiungere “Gruppo di Minsk quale unico format negoziale”, anche qui va benissimo. L’emendamento 3 chiede di sostituire “miliziani radicali” con “mercenari jihadisti tra- sferiti dalla Turchia”, è un dato di fatto, quindi, va bene anche l’emendamento 3. L’emendamento 4 chiede di sostituire “Accordo” con “Dichiarazione” e va bene anche questo. Emendamento 5 chiede di omettere che “fino ad oggi non si è trovata una soluzione a causa degli opposti veti delle parti in conflitto”, possiamo ometterlo non è un problema, quindi anche l’emendamento 5 va bene. Emendamento 6 invece no, perché di nuovo dice: “Chiedere il riconoscimento al diritto all’autodeterminazione del popolo dell’Artsakh”, però se la secessione non è prevista, quindi l’emendamento 6 no. Emendamento 7 sì, perché di nuovo si chiede: “Il riconoscimento dei diritti del popolo dell’Artsakh e la garanzia di una adesione effettiva ai valori della democrazia, quali strumenti per garantire una pace stabile e duratura”. Quindi, dei 7 emendamenti proposti dal Consigliere Magliano, se è possibile per i primi 5 e il settimo posso anche, cioè si può votare anche il testo coordinato per me va bene; l’emendamento 6 invece no. La ringrazio. CARLEVARIS Cinzia Sì, grazie. Per rispondere al Consigliere Napoli, la posizione del mio atto che è in contrasto con l’atto del Consigliere Magliano, sostiene la risoluzione 575 sulla risoluzione del conflitto Nagorno-Karabakh che è stata approvata all’unanimità il 18 novembre 2020 dalla Commissione Affari Esteri della Camera, quindi immagino che oltre a dare ragione al Consigliere Magliano possa dare ragiona anche a me e proprio questa risoluzione quella che l’ANCI ha chiesto, insomma, ai Comuni, insomma, ha sensibilizzato i Comuni affinché intraprendessero azioni a loro volta di sensibilizzazione sulla cittadinanza sul sostegno ai negoziati in Nagorno-Karabakh perché solo con un negoziato si può arrivare a una situazione stabile. Il riconoscimento della Repubblica dell’Artsakh nemmeno l’Armenia ha mai riconosciuto la Repubblica dell’Artsakh e nel cessate il fuoco che è stato firmato da Russia, Armenia, Azerbaigian non si fa riferimento allo status finale del Nagorno-Karabakh proprio perché non c’è ancora un accordo, quindi è rimasto sul tavolo come elemento da negoziare perché si potrà arrivare a un’autonomia, a uno statuto speciale, a una semi-indipendenza, però dovrà essere negoziato perché… il Consigliere Magliano più volte ha ribadito questa superiorità della fonte, del diritto all’autodeterminazione dei popoli sul diritto internazionale, però questo non è vero perché se esistesse, possiamo parlarne però… se esistesse un diritto supremo naturale all’autodeterminazione oggi avremo un Québec indipendente, avremo una Catalogna indipendente, avremo una Palestina libera, però a parte che non ho mai sentito il Consigliere Magliano auspicare il diritto all’autodeterminazione e invocarlo come principio supremo quando si parlava di Palestina perché di fatto non è un principio che si può applicare. La questione dei simboli dell’Artsakh, la distruzione dei simboli di fatto il territorio della Repubblica dell’Artsakh, del Nagorno-Karabakh non è mai stato sotto la dominazione dell’Azerbaigian perché nel momento in cui si è distolta l’Unione Sovietica questa Regione e i 7 Distretti circostanti sono stati occupati dall’Armenia e sono stati di fatto annessi all’Armenia fino al novembre scorso, andati via gli armeni sono arrivati i russi, di fatto l’Azerbaigian non ha mai governato questi territori e poi l’Azerbaigian ricordo che è una Repubblica ex-sovietica che significa che è stato un Paese forzatamente secolarizzato in 80 anni di governo sovietico, quindi non è che c’è tutto questo Islam che va a distruggere le croci, non è una questioni di crociate, di novello Saladino, c’era un guerra in corso e così come capita anche i ribelli, così come testimoniato, insomma, dei report della guerra, con chi come i ribelli utilizzavano le Chiese per nascondersi e venivano bombardati perché erano lì, così le Moschee abbandonate venivano utilizzate come stalle dai pastori della zona, però non è una questione così simbolica perché non è una guerra di religione, non lo è mai stata, c’è una tensione etnica. Niente, ho finito, volevo solo rispondere. La ringrazio, Presidente. CARLEVARIS Cinzia Sulla stampa che ho io non ho l’identificativo, è quello che aggiunge in seconda posizione la seguente richiesta “Alla Sindaca… di avviare opportune interlocuzioni”, non so se lei ha il testo? CARLEVARIS Cinzia Grazie. |