Interventi |
CARLEVARIS Cinzia Grazie. Allora, intanto vorrei ringraziare lei Presidente e gli Uffici per aver colto quest’occasione di modifica per adeguare il testo del Regolamento ad un linguaggio inclusivo dal punto di vista del genere. Io ho presentato tre emendamenti a presidio della questione della Toponomastica femminile. Torino oggi ha circa 70 tra strade e piazze intitolate a donne, su un totale di 2.300 ed è notoriamente tra le città con meno luoghi dedicati a donne, che sono pochissime in tutte le grandi città d’Italia, però a Torino sono particolarmente poche, come dicevo sono circa 70, Milano ne ha 135, Napoli 279, Bari 90, Palermo 239 e la questione è quella simbolica della visibilità delle donne nello spazio pubblico che ovunque, e anche nella nostra città, riflette una cultura, una dimensione sociale e storico-culturale molto maschile. Attraverso le scelte fatte dalle Amministrazioni, si vede quale memoria le Amministrazioni vogliono conservare e a quale vogliono dare valore. Dicevo, a Torino su 2.300 intitolazioni circa, 1.100 sono a personalità maschili e 70 a personalità femminili, di queste 70 un terzo sono regine e nobildonne, un terzo sono Beate, Sante e Madonne e solo un terzo sono effettivamente letterate, scienziate, artiste o persone comunque che hanno dato un contributo alla… persone della società civile. Quindi con l’intento, diciamo, di invertire questa tendenza e di tentare di colmare questo GAP, e con l’aiuto dell’Associazione Nazionale Toponomastica Femminile, in particolare con la professoressa Loretta Junck, che è la referente per il Piemonte nell’Associazione e anche con l’aiuto della professoressa Eva Desana dell’Università di Torino, ho definito tre emendamenti che renderanno, spero, il nostro Regolamento della Toponomastica molto all’avanguardia sotto questo aspetto. Un primo emendamento all’articolo 1 dice: “Nell’ottica di un riequilibrio di genere, in conformità con il principio di uguaglianza sostanziale sancito dall’art. 3 della Costituzione, a ogni gruppo di intitolazioni maschili dovrà corrispondere un gruppo di intitolazioni femminili superiori di almeno un’unità, riducendo gradualmente il divario”. Il divario, come dicevo prima, è attualmente di oltre 1.000 toponimi, quindi anche immaginando che le intitolazioni vengano fatte 50% + 1, quindi ci sarebbe un +1 ogni anno, questo +1 consentirebbe, nell’arco di un po’ più di 1.000 anni, di sanare il GAP, che equivale a dire mai, però mi sembra importante metterlo, scriverlo nero su bianco, anche per una presa di coscienza, per una manifestazione di volontà della Città di sanarlo questo GAP, di sanarlo nello spazio simbolico dei percorsi urbani, è una piccola svolta, è più che altro simbolico, però è un impegno concreto. Un secondo emendamento molto più semplice, sempre all’articolo 1, dove si parla di lapidi, targhe e cippi, ho inserito: “Prestando attenzione al riequilibrio di genere”, però senza mettere particolari paletti. Mentre un terzo emendamento è all’articolo 2, laddove c’è l’elenco dei componenti a titolo consultivo della Commissione Toponomastica, oltre a quelli già previsti che sono: il Rettore del Politecnico; il Rettore dell’Università; il Presidente dell’Istituto Storia Patria; eccetera, ho aggiunto quattro donne che sono: una componente della Società Italiana delle Storiche; una componente della Società Italiana delle Letterate; una componente del CIRSDe (Centro Interdisciplinare di Ricerche e Studi delle Donne e di Genere dell’Università) e un’esperta di Toponomastica femminile. Queste quattro figure dovrebbero essere a presidio, diciamo della…, un presidio competente dell’aspetto della Toponomastica femminile. Posso dire anche due parole sulle mozioni di accompagnamento? Io ringrazio la Capogruppo Artesio per la mozione che ha presentato, che è idealmente il perfetto compimento di questi emendamenti, di questa modifica del Regolamento perché va, appunto, a sollecitare…, a promuovere quel processo culturale e a sollecitare la cittadinanza proprio per promuovere le intitolazioni femminili. Mentre, riguardo alla mozione presentata dalla Consigliera Scanderebech, io non credo spetti a noi, a sentimento, decidere su un tema così delicato; all’interno della Città di Torino e della Città Metropolitana abbiamo il CCVD, che è il Coordinamento di Centri Contro la Violenza sulle Donne ed io preferirei avere un loro parere prima di prendere una decisione di questo tipo, perché è una decisione che si presta a molte letture: potrebbe essere vista come un riconoscimento per le vittime oppure potrebbe essere vista come un’offesa. Il CCVD svolge un lavoro accurato sui temi della violenza da anni; questa decisione non è stata ragionata con le Associazioni che di questo si occupano, per cui io inviterei a un confronto preventivo, perché potrebbe, questa iniziativa, avere una lettura un po’ vittimistica e riduttiva del ruolo della donna, cioè le donne vengono ricordate solo quando vengono uccise; potrebbe essere letta anche forse, con un significato, diciamo, retorico e paternalistico: donna uccisa, le dedichiamo una via, problema risolto. Io ho letto questa mattina questa mozione di accompagnamento e non credo che possiamo noi qui su due piedi decidere, perché è un tema sul quale è difficile pronunciarsi, senza aver aperto un dialogo con chi lo conosce a fondo, cioè non possiamo permetterci di valutare questa scelta semplificando e senza trattarla con il dovuto rispetto perché, ripeto, potrebbe avere una valenza simbolica, quindi ricordiamo le vittime oppure potrebbe essere considerato un modo per liquidare o per sminuire il problema e ricondurre la rilevanza della donna solo al ruolo di vittima, cioè donna significativa in quanto vittima ed è un tema troppo delicato. Io quindi inviterei la Consigliera proponente su quest’argomento a un passaggio in Commissione, prima di prendere una decisione; poi, se devo dire, dal canto mio, a caldo, una mozione che invita, come vedo nell’“Impegna” a valorizzare le vittime, mi sembra un modo di inchiodare la donna al ruolo di vittima e, come modello, diciamo, a livello di prevenzione, non mi pare opportuno; però, ripeto, la mia lettura conta fino ad un certo punto, preferirei che venisse aperta una discussione, invece, con le Associazioni, con i Centri Antiviolenza, che si occupano quotidianamente di violenza sulle donne e solo in seguito venisse presa una decisione, per cui su questa mozione il mio oggi è un “no”, motivato dal rispetto per un tema sul quale non possiamo pronunciarci su due piedi, così, con uno slogan, senza aver aperto un dialogo con i Centri Antiviolenza, perché questa decisione è tanto delicata e merita rispetto. Ho finito. Grazie, Presidente. CARLEVARIS Cinzia No, va bene, mi adeguo. Ha ragione lei, mi scusi. |