Interventi |
ARTESIO Eleonora Grazie. La discussione che è stata sollecitata dai Colleghi presentatori della richiesta di comunicazioni mi consente di porre una questione più generale che, sono certa, sarà in programmazione nelle future Commissioni Consiliari, a cominciare da quella già anticipata dalla Presidente della Commissione Diritti e Pari Opportunità ai fini di leggere quanto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza considererà, in modo particolare sugli obiettivi dell’inclusione sociale, i principi e i programmi di piena occupazione rivolti alla popolazione femminile. Io intervengo in questo contesto soltanto per un’osservazione di metodo. La nostra città, come nel caso in specie, è molto spesso individuata come competente e titolare di una serie di possibilità di programmazione e di sviluppo, quale quella sull’intelligenza artificiale, che derivano dalla passata storia industriale, ma ancora tuttora attuale nelle prospettive di riconversione e che si fondano sulle competenze di carattere tecnico, diffuse nel territorio torinese e piemontese. Questo fatto ci rende molto spesso soggetti ed oggetto di titolarità, la più recente letta sui mezzi di informazione, di ruolo di capitale, in ultimo capitale dell’innovazione sociale, principi e riconoscimenti sui quali, ovviamente da amministratore di questa Città mi riconosco, ma sempre come Amministratore di questa Città, mi pongo una questione di carattere più generale. Il nostro sentirci investiti di un’aspettativa, in ragione del nostro impegno costante, e quando dico “nostro” intendo tutte le forze che concorrono al benessere di una comunità locale e al suo cambiamento nella direzione di un miglioramento, non ci assolve dal fatto che questi riconoscimenti non si traducano in effetti diffusi sull’insieme del contesto della città e in modo particolare sulla condivisione e sulla partecipazione di tutti i soggetti. Sembra quasi che questa consecutiva assegnazione di medaglie riesca a valorizzare e a confortare coloro che sono più attivi ed anche più evidenti sulla scena pubblica, ma non riesca a coinvolgere e a produrre effetti benefici sull’insieme del territorio e sull’insieme dei soggetti sociali. C’è un effetto diffuso che deve derivare da queste nuove opportunità, un effetto diffuso, mi auguro, migliore di quello che abbiamo rilevato rispetto alle varie, successive, frequenti, numerose e qualificate attività di startup. Ogni volta noi abbiamo avuto annunci e realizzazioni concrete dell’avvio di questa o di quella startup, ma la percezione diffusa di quanto questo possa cambiare la caratterizzazione del territorio e quanto questo possa migliorare la qualità della vita di tutti i soggetti, questo è mancato. Allora, ovviamente, intervengo semplicemente per dire che avremo modo, spero - così come ha fatto la Presidente di una Commissione, faranno gli altri - di discutere nelle Commissioni specifiche di come tradurre nel contesto torinese i tre assi fondanti del Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza, ma io credo che, proprio per le ragioni che ho addotto, che credo possano essere condivise, perché sono ragioni oggettive e di osservazione, per le ragioni che ho addotto, dicevo, sarebbe interessante ragionare esattamente sull’effetto diffuso, quello che produce il progresso di una comunità nel suo intero. Grazie. Ho finito. |