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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 15 Marzo 2021 ore 13,00
Paragrafo n. 27
ORDINE DEL GIORNO 2021-08057
IVECO ECCELLENZA ITALIANA E TORINESE.
Interventi
SICARI Francesco (Presidente)
Procediamo adesso con il punto n. 20. Mi riferisco all’ordine del giorno n. mecc.
202108057, anche questo in Aula con articolo 93, che ha come oggetto:

“IVECO eccellenza italiana e torinese”

SICARI Francesco (Presidente)
Firmato e presentato dalla Consigliera Scanderebech. Lascio, quindi, la parola alla
Consigliera per l’illustrazione. Prego.

SCANDEREBECH Federica
Sì, grazie Presidente. IVECO produce camion e autobus che rappresentano
un’eccellenza italiana e torinese nel mondo, un brand riconosciuto tra i migliori sponsor
del Made in Italy, dà lavoro a migliaia di famiglie in 16 diversi stabilimenti produttivi;
la sua sede torinese è nota a tutti. Bisogna trovare una soluzione anche sollecitando
l’intervento di Cassa Depositi e Prestiti, se necessario, perché IVECO è fornitore anche
del Ministero della Difesa. Non può e non deve finire in mani cinesi, qualunque sia
l’offerta o la società cinese partecipata dal Governo. C’è un disegno egemonico globale
della Cina che ormai non è più nascosto e si intrinseca in una competizione economica.
Tutto ciò è molto pericoloso. L’Italia e l’Europa devono avere e utilizzare strumenti per
reagire. Si passi dalle notizie ai fatti. Il Comune di Torino e la Sindaca Appendino non
devono essere attori passivi sulla vicenda IVECO, demandando le responsabilità
decisionali solo a Roma, ma devono essere soprattutto protagonisti nel salvaguardare
l’occupazione e lo sviluppo prodotto sul nostro territorio dalla realtà IVECO.
È necessario, quindi, che la Sindaca Appendino convochi, anche urgentemente, un
Tavolo di concertazione a Torino con IVECO, le parti sociali e le imprese coinvolte, in
modo che i responsabili dell’azienda torinese responsabilmente si pronuncino in
maniera definitiva con impegni scritti e chiarimenti sul futuro dell’IVECO a Torino e in
Italia. Qual è la posizione del Comune di Torino in merito a questa notizia? E quali le
iniziative che intraprenderà a sostegno della difesa di un’eccellenza torinese? Non solo,
non avete accetto le comunicazioni della Sindaca una settimana fa? Anche quest’oggi
non se ne sarebbe parlato se “Forza Italia” non avesse presentato questo atto, chiesto
anche con l’articolo 93 d’urgenza. Sono sconcertata dal comportamento della Sindaca,
che ha abbandonato i lavori del Consiglio pochi minuti fa. Penso che, responsabilmente,
bisognava dare un segnale quest’oggi su quest’atto e anche lei, come ho citato poc’anzi,
doveva esprimere quello che pensa e dare un forte segnale alla nostra Città. Penso poi
che si debba sostenere ogni iniziativa del Governo italiano per difendere IVECO, i suoi
dipendenti e le regole del libero mercato, anche l’utilizzo del golden power, se
necessario. Per citare un’espressione cara al Premier Draghi, si faccia “whatever it
takes” per bloccare questa cessione. Credo che sia facoltà di qualsiasi azienda, in
particolare laddove quotata in Borsa, poter tenere interlocuzioni, sicuramente, con altri
attori internazionali per sinergie, cessioni e acquisizioni. Allo stesso tempo, però, è
facoltà, e direi anche interesse, dell’Unione Europea e del Governo nazionale
intervenire a difesa di un marchio strategico per il Continente e per l’Italia quale è
IVECO. Questo interesse diventa ancora più grande laddove le interlocuzioni per una
possibile cessione sono verso Paesi extra UE, che potrebbero creare distonie o
distorsioni del mercato e impoverire tutto il tessuto produttivo comunitario e italiano,
avvantaggiando un competitor extracomunitario. Non si riesce a comprendere perché
Paesi come la Germania, la Francia, addirittura la Spagna riescano a difendere i propri
marchi, anche nei confronti di un acquisto interno al mercato comune, e invece l’Italia
giochi sempre a fare lo spettatore.
Non possono essere sottovalutate, pertanto, le ricadute geopolitiche di una eventuale
cessione di IVECO in mani cinesi. Mi pare che fin troppi dossier siano aperti nei
confronti di Pechino per non prendere in mano la situazione IVECO e tentare di porvi
rimedio attraverso un dialogo tra il tra il MISE, la proprietà e le istituzioni locali più
coinvolte dal punto di vista occupazionale. Ora che il Governo vede un Presidente del
Consiglio dell’autorevolezza di Draghi, è normale un appello affinché il dossier IVECO
venga affrontato al più presto, difendendo un prodotto di eccellenza.
Confido e lancio un appello con questo ordine del giorno affinché si intervenga con
urgenza e spero vivamente, davvero, che tutto il Consiglio Comunale possa esprimersi
in maniera unanime su questo atto. Ho terminato, Presidente, grazie.

SICARI Francesco (Presidente)
Prego, Presidente Russi, ha facoltà di intervento.

RUSSI Andrea
Okay, Presidente, scusi non avevo attivato il microfono.
Grazie, Presidente. Come tutti sappiamo, IVECO è un’azienda che è leader a livello
internazionale nei veicoli industriali e negli autobus. Si tratta di 25.000 dipendenti ed è
presente in tutti e cinque i Continenti; in Italia ha diverse sedi produttive, tra cui anche
la nostra di San Mauro. La società fa parte del Gruppo CNH Industrial, è controllata al
100% e, secondo le notizie che abbiamo avuto e disposizione in questi mesi, dopo aver
rifiutato una prima offerta di 3 miliardi, CNH avrebbe riavviato le trattative per vendere
la maggioranza di IVECO al Gruppo Automobilistico Cinese FAW, prima società nel
settore in Cina con partecipazione statale. Dunque, con l’acquisizione di IVECO, questa
società punterebbe a uscire dal mercato cinese dato che l’offerta riguarderebbe tutte le
attività dei veicoli commerciali di IVECO inclusi i camion e gli autobus. Dopo questo
primo rifiuto FAW sarebbe ritornata sull’accordo facendo un’offerta migliore di circa
3 miliardi e mezzo. A questo punto, Presidente, io ho un atteggiamento che, nei
confronti di questo ordine del giorno, è sicuramente laico. È vero che, molto spesso,
quando i pezzi industriali finiscono sotto il controllo di multinazionali straniere il
rischio è che le produzioni emigrino verso altri Paesi; in questo settore, che è strategico,
non ce lo possiamo permettere. Tante volte abbiamo visto queste grandi multinazionali
che arrivano, prendono la rete commerciale, prendono la nostra know-how e poi
sacrificano il Paese nel quale sono intervenuti. Probabilmente, dietro l’angolo vediamo,
ancora una volta, lo spettro delle delocalizzazioni e dell’impoverimento dell’intero
indotto. È anche vero che la possibile vendita di parte del Gruppo IVECO a FAW
costituisce una notizia che è sicuramente allarmante perché stiamo parlando di un pezzo
importante della nostra storia industriale ed è anche vero che potrebbero esserci ricadute
molto forti dal punto di vista occupazionale soprattutto in Piemonte e nel torinese. Però,
d’altra parte, tante altre volte abbiamo visto aziende che con i cinesi sono andate
sicuramente molto meglio che con gli italiani e mi vengono in mente, ad esempio,
Pirelli o Candy o aziende italiane che non hanno avuto neanche un minimo di etica né
nei confronti della delocalizzazione con proprietà italiana, né nei confronti delle
condizioni dei propri lavoratori. Nel 2017, IVECO ha perso 142 milioni di euro; nel
2018, 51; nel 2019, 204 milioni di euro e nel 2020 sono andati leggermente meglio,
però CNH è cresciuta in borsa solo dopo la presentazione del nuovo Piano Industriale,
che sottolinea la permanenza in Italia degli investimenti. La società cinese è comunque
una società solida che investe sul medio-lungo periodo; certamente sarebbe
inverosimile, dovesse mai succedere che comprerà IVECO, che venga ad investire per
poi portare tutto in Cina, anche se potrebbe succedere, nessuno lo esclude. Valutando,
inoltre, che un aumento di capitale cinese farebbe senz’altro comodo, proprio adesso
che servono grossi investimenti per l’idrogeno, sulle vetture che CNH prospettava di far
arrivare sul mercato con i primi modelli a idrogeno nel 2023 - ma probabilmente slitterà
tutto nel 2024 e nel 2025 con il modello a idrogeno, anche perché è un investimento che
nei primi anni potrebbe non essere remunerativo, ma con cui si potrebbe iniziare a
mettere piede nel mercato dell’idrogeno -, c’è da dire che piazzati in questo modo CNH
non potrebbe fare un investimento non remunerativo a breve termine. Se le casse di
CNH avessero la disponibilità immediata di 3 miliardi e mezzo di euro, oltretutto, una
parte potrebbe essere usata per le acquisizioni nel segmento dei veicoli commerciali,
che attualmente è sottodimensionato, e in quello delle macchine agricole per il
completamento della gamma. Di conseguenza, riguardo a questo ordine del giorno, è
giusto chiedersi quali strumenti intende mettere in campo il Governo per garantire la
continuità produttiva del Gruppo, a seguito dell’eventuale acquisizione; in particolare, è
giusto chiedersi che vengano tutelati i siti italiani e che vengano salvaguardati i livelli
occupazionali, anche alla luce degli eventuali investimenti, per accompagnare la
transizione ecologica che è oggetto del Recovery. Però, minacciare il “golden power”
potrebbe far arretrare i cinesi e far perdere un’occasione, e qui ribadisco che la politica
dovrebbe avere un ruolo totale di comprendere se si tratta di un’occasione o l’ennesima
azione predatoria, quindi la politica è qui che dovrebbe avere un ruolo e quindi a far
perdere un’occasione di rilancio e di sviluppo nel settore. Perché poi, chi viene ad
investire, se chi ha 3 miliardi e mezzo da mettere in Italia viene bloccato dal “golden
power” all’interno, tra l’altro, di un comparto camion che è già presente nel Mercato
Unico Europeo? Quindi, di questo ordine del giorno io condivido assolutamente le
perplessità circa le operazioni di acquisto della proprietà cinese ed è dunque necessario
monitorare la trattativa con gli strumenti che abbiamo a disposizione. Il Governo non
solo può, ma deve scendere in campo con diversi strumenti per evitare che questa
diventi, appunto come già detto anche prima, l’ennesima azione predatoria. Di questo
ordine del giorno, dunque, condivido l’appello al Governo, al fine di intraprendere un
dialogo tra il Ministero dello Sviluppo Economico, la proprietà e le Istituzioni locali,
cosa che, tra l’altro, il Comune di Torino ha già chiesto in data 17 gennaio con un’e-
mail inviata dal nostro Assessorato al Lavoro al MISE, a cui, purtroppo, ancora non è
arrivata risposta, quindi ci eravamo già avviati su questo fronte; ma non condivido
sicuramente l’aspetto legato all’italianità che non è necessariamente un bene per i
lavoratori, si spera che lo sia, ma non è garanzia di condizioni occupazionali ai massimi
livelli e temo che l’utilizzo del “golden power” potrebbe scoraggiare eventuali
investimenti. Quindi, io su questo ordine del giorno, personalmente, mi astengo; non me
la sento di votare favorevolmente e invito a fare delle riflessioni ovviamente a tutti i
Consiglieri del Gruppo. Grazie.

SICARI Francesco (Presidente)
Grazie a lei. Procediamo con gli interventi. Ho la Capogruppo Artesio, ne ha facoltà per
cinque minuti.

ARTESIO Eleonora
Grazie. Sono mesi ormai che sul Tavolo del Ministero dello Sviluppo Economico si
attendono le costituzioni di Tavoli richiesti dalle Organizzazioni Sindacali per la
gestione di oltre 100 situazioni di crisi aziendali che, oltre a segnalare una debolezza
specifica, segnalano un problema di carattere generale che ripetutamente la politica
torna a sottolineare, ma difficilmente riesce a dipanare ed è quello della presenza o
meno nel nostro Paese di una politica industriale e di una programmazione di politica
industriale da parte dello Stato. Mi sembra che, quando abbiamo ragionato intorno alla
volontà del prossimo Consiglio aperto intorno alla vicenda di Stellantis e abbiamo posto
il tema dell’automotive, abbiamo colto un’esigenza, per quanto collocata nel profilo di
un Ente Locale, relativamente alla necessità di un coinvolgimento della politica nel
tema complessivo della produzione in questo ambito e anche nelle relazioni che questi
modelli di produzione comportano, in relazione alle programmazioni territoriali, in
relazione agli investimenti anche degli Enti Locali - penso a tutta la tematica che qui è
stata citata del parco degli autobus pubblici -, ma, soprattutto, in relazione alle modalità
con le quali le diverse proprietà si organizzano e ristrutturano relativamente o al
mantenimento dell’attività produttiva o alla cessione della stessa. Confido, quindi, che
anche questo tema, che è stato sollevato dall’ordine del giorno della Consigliera
Scanderebech, abbia una ripresa di attenzione all’interno del dibattito che
complessivamente faremo, perché è inevitabile a chi ha storia in questa Città ricordare
che tutta la riorganizzazione del Gruppo Fiat, tutte le conversioni di carattere
finanziario, tutte le alleanze di relazione internazionale che quel Gruppo ha adottato,
hanno avuto e hanno ripercussioni su tutti gli assetti precedenti e, insomma, mi verrebbe
da dire che stiamo parlando di una situazione che trasforma le condizioni del lavoro in
un questo ambito e degli stabilimenti presenti nella nostra Città da Mirafiori a Lungo
Stura. Allora, in questo contesto, ci sono almeno alcune questioni che, in rapporto
all’intervento della Collega, dovrebbero essere riprese. Una prima questione è questa: se
la produzione dell’auto ha trovato relazioni di carattere europeo, e ne abbiamo parlato
recentemente in occasione della questione Stellantis, la produzione relativa all’IVECO è
una produzione che ha delle possibili attività di relazione in ambito europeo? E questo è
un primo tema perché nella premessa, che la Collega svolge, assume la necessità di
individuare interlocuzioni e quindi attività di collegamento e di condivisione in ambito
europeo; quindi, la prima questione è capire se esista o meno questa praticabilità. La
seconda questione è questa: che interrogarci sulla necessità di mantenere una
competenza industriale, una qualificazione professionale e anche delle possibilità di
reinvestimento, relative a nuovi modelli di mobilità, chiama fortemente in causa anche
l’organizzazione delle mobilità territoriali. Questo tema, dei modelli di produzione di
IVECO, è fortemente intricato con la questione delle modalità di distribuzione delle
merci e del modo con il quale le diverse piattaforme, quelle che attengono alla
distribuzione delle merci, si strutturano, affidando i diversi modelli di consegne, e
quindi quali mezzi di trasporto vengono utilizzati e richiesti. È ormai abbastanza
evidente, in relazione al fatto che i veicoli più pesanti debbano fermarsi fuori dai
contesti urbani, che esiste tutto un sistema di definizione di piattaforme extraurbane,
penso a Torrazza Piemonte, in cui avviene lo scambio tra il grande mezzo di trasporto e
il veicolo commerciale. Oppure l’altro elemento, che citava il Collega Russi in
precedenza, tutta la modalità del ricorso e del potenziamento al trasporto pubblico, e di
quale trasporto pubblico? Autobus pubblici; con quali livelli di compatibilità
ambientale? Allora, la questione, così considerata, ha un suo valore e una sua urgenza
puntuale, ce l’ha in Piemonte e ce l’ha in Lombardia; non a caso, ad esempio, il
Ministro Giorgetti ricorda frequentemente il caso IVECO, in ragione anche dei due
stabilimenti, se non erro…

SICARI Francesco (Presidente)
La invito a concludere.

ARTESIO Eleonora
… e di Brescia. Quindi, ha un suo valore specifico, ma ha anche un valore di
correlazione complessiva su quei temi dell’automotive di cui, ho detto, parleremo nel
Consiglio aperto e abbiamo unanimemente espresso la volontà di occuparci.

SICARI Francesco (Presidente)
La ringrazio, Capogruppo Artesio. Non ho ulteriori richieste di intervento da parte dei
Consiglieri. Direi che, allora, possiamo procedere con la votazione dell’atto.
Lascio, quindi, la parola al Vicesegretario Generale per procedere con l’appello
nominale. Prego.

FERRARI Giuseppe (Vicesegretario Generale)
(Votazione per appello nominale).
Allora, 14 favorevoli e 13 astenuti.

SICARI Francesco (Presidente)
La ringrazio, Vicesegretario. Quindi con 27 Consiglieri presenti e 14 voti a favore, il
Consiglio Comunale approva l’ordine del giorno.
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