Interventi |
SICARI Francesco (Presidente) Procediamo adesso con il punto n. 20. Mi riferisco all’ordine del giorno n. mecc. 202108057, anche questo in Aula con articolo 93, che ha come oggetto: “IVECO eccellenza italiana e torinese” SICARI Francesco (Presidente) Firmato e presentato dalla Consigliera Scanderebech. Lascio, quindi, la parola alla Consigliera per l’illustrazione. Prego. SCANDEREBECH Federica Sì, grazie Presidente. IVECO produce camion e autobus che rappresentano un’eccellenza italiana e torinese nel mondo, un brand riconosciuto tra i migliori sponsor del Made in Italy, dà lavoro a migliaia di famiglie in 16 diversi stabilimenti produttivi; la sua sede torinese è nota a tutti. Bisogna trovare una soluzione anche sollecitando l’intervento di Cassa Depositi e Prestiti, se necessario, perché IVECO è fornitore anche del Ministero della Difesa. Non può e non deve finire in mani cinesi, qualunque sia l’offerta o la società cinese partecipata dal Governo. C’è un disegno egemonico globale della Cina che ormai non è più nascosto e si intrinseca in una competizione economica. Tutto ciò è molto pericoloso. L’Italia e l’Europa devono avere e utilizzare strumenti per reagire. Si passi dalle notizie ai fatti. Il Comune di Torino e la Sindaca Appendino non devono essere attori passivi sulla vicenda IVECO, demandando le responsabilità decisionali solo a Roma, ma devono essere soprattutto protagonisti nel salvaguardare l’occupazione e lo sviluppo prodotto sul nostro territorio dalla realtà IVECO. È necessario, quindi, che la Sindaca Appendino convochi, anche urgentemente, un Tavolo di concertazione a Torino con IVECO, le parti sociali e le imprese coinvolte, in modo che i responsabili dell’azienda torinese responsabilmente si pronuncino in maniera definitiva con impegni scritti e chiarimenti sul futuro dell’IVECO a Torino e in Italia. Qual è la posizione del Comune di Torino in merito a questa notizia? E quali le iniziative che intraprenderà a sostegno della difesa di un’eccellenza torinese? Non solo, non avete accetto le comunicazioni della Sindaca una settimana fa? Anche quest’oggi non se ne sarebbe parlato se “Forza Italia” non avesse presentato questo atto, chiesto anche con l’articolo 93 d’urgenza. Sono sconcertata dal comportamento della Sindaca, che ha abbandonato i lavori del Consiglio pochi minuti fa. Penso che, responsabilmente, bisognava dare un segnale quest’oggi su quest’atto e anche lei, come ho citato poc’anzi, doveva esprimere quello che pensa e dare un forte segnale alla nostra Città. Penso poi che si debba sostenere ogni iniziativa del Governo italiano per difendere IVECO, i suoi dipendenti e le regole del libero mercato, anche l’utilizzo del golden power, se necessario. Per citare un’espressione cara al Premier Draghi, si faccia “whatever it takes” per bloccare questa cessione. Credo che sia facoltà di qualsiasi azienda, in particolare laddove quotata in Borsa, poter tenere interlocuzioni, sicuramente, con altri attori internazionali per sinergie, cessioni e acquisizioni. Allo stesso tempo, però, è facoltà, e direi anche interesse, dell’Unione Europea e del Governo nazionale intervenire a difesa di un marchio strategico per il Continente e per l’Italia quale è IVECO. Questo interesse diventa ancora più grande laddove le interlocuzioni per una possibile cessione sono verso Paesi extra UE, che potrebbero creare distonie o distorsioni del mercato e impoverire tutto il tessuto produttivo comunitario e italiano, avvantaggiando un competitor extracomunitario. Non si riesce a comprendere perché Paesi come la Germania, la Francia, addirittura la Spagna riescano a difendere i propri marchi, anche nei confronti di un acquisto interno al mercato comune, e invece l’Italia giochi sempre a fare lo spettatore. Non possono essere sottovalutate, pertanto, le ricadute geopolitiche di una eventuale cessione di IVECO in mani cinesi. Mi pare che fin troppi dossier siano aperti nei confronti di Pechino per non prendere in mano la situazione IVECO e tentare di porvi rimedio attraverso un dialogo tra il tra il MISE, la proprietà e le istituzioni locali più coinvolte dal punto di vista occupazionale. Ora che il Governo vede un Presidente del Consiglio dell’autorevolezza di Draghi, è normale un appello affinché il dossier IVECO venga affrontato al più presto, difendendo un prodotto di eccellenza. Confido e lancio un appello con questo ordine del giorno affinché si intervenga con urgenza e spero vivamente, davvero, che tutto il Consiglio Comunale possa esprimersi in maniera unanime su questo atto. Ho terminato, Presidente, grazie. SICARI Francesco (Presidente) Prego, Presidente Russi, ha facoltà di intervento. RUSSI Andrea Okay, Presidente, scusi non avevo attivato il microfono. Grazie, Presidente. Come tutti sappiamo, IVECO è un’azienda che è leader a livello internazionale nei veicoli industriali e negli autobus. Si tratta di 25.000 dipendenti ed è presente in tutti e cinque i Continenti; in Italia ha diverse sedi produttive, tra cui anche la nostra di San Mauro. La società fa parte del Gruppo CNH Industrial, è controllata al 100% e, secondo le notizie che abbiamo avuto e disposizione in questi mesi, dopo aver rifiutato una prima offerta di 3 miliardi, CNH avrebbe riavviato le trattative per vendere la maggioranza di IVECO al Gruppo Automobilistico Cinese FAW, prima società nel settore in Cina con partecipazione statale. Dunque, con l’acquisizione di IVECO, questa società punterebbe a uscire dal mercato cinese dato che l’offerta riguarderebbe tutte le attività dei veicoli commerciali di IVECO inclusi i camion e gli autobus. Dopo questo primo rifiuto FAW sarebbe ritornata sull’accordo facendo un’offerta migliore di circa 3 miliardi e mezzo. A questo punto, Presidente, io ho un atteggiamento che, nei confronti di questo ordine del giorno, è sicuramente laico. È vero che, molto spesso, quando i pezzi industriali finiscono sotto il controllo di multinazionali straniere il rischio è che le produzioni emigrino verso altri Paesi; in questo settore, che è strategico, non ce lo possiamo permettere. Tante volte abbiamo visto queste grandi multinazionali che arrivano, prendono la rete commerciale, prendono la nostra know-how e poi sacrificano il Paese nel quale sono intervenuti. Probabilmente, dietro l’angolo vediamo, ancora una volta, lo spettro delle delocalizzazioni e dell’impoverimento dell’intero indotto. È anche vero che la possibile vendita di parte del Gruppo IVECO a FAW costituisce una notizia che è sicuramente allarmante perché stiamo parlando di un pezzo importante della nostra storia industriale ed è anche vero che potrebbero esserci ricadute molto forti dal punto di vista occupazionale soprattutto in Piemonte e nel torinese. Però, d’altra parte, tante altre volte abbiamo visto aziende che con i cinesi sono andate sicuramente molto meglio che con gli italiani e mi vengono in mente, ad esempio, Pirelli o Candy o aziende italiane che non hanno avuto neanche un minimo di etica né nei confronti della delocalizzazione con proprietà italiana, né nei confronti delle condizioni dei propri lavoratori. Nel 2017, IVECO ha perso 142 milioni di euro; nel 2018, 51; nel 2019, 204 milioni di euro e nel 2020 sono andati leggermente meglio, però CNH è cresciuta in borsa solo dopo la presentazione del nuovo Piano Industriale, che sottolinea la permanenza in Italia degli investimenti. La società cinese è comunque una società solida che investe sul medio-lungo periodo; certamente sarebbe inverosimile, dovesse mai succedere che comprerà IVECO, che venga ad investire per poi portare tutto in Cina, anche se potrebbe succedere, nessuno lo esclude. Valutando, inoltre, che un aumento di capitale cinese farebbe senz’altro comodo, proprio adesso che servono grossi investimenti per l’idrogeno, sulle vetture che CNH prospettava di far arrivare sul mercato con i primi modelli a idrogeno nel 2023 - ma probabilmente slitterà tutto nel 2024 e nel 2025 con il modello a idrogeno, anche perché è un investimento che nei primi anni potrebbe non essere remunerativo, ma con cui si potrebbe iniziare a mettere piede nel mercato dell’idrogeno -, c’è da dire che piazzati in questo modo CNH non potrebbe fare un investimento non remunerativo a breve termine. Se le casse di CNH avessero la disponibilità immediata di 3 miliardi e mezzo di euro, oltretutto, una parte potrebbe essere usata per le acquisizioni nel segmento dei veicoli commerciali, che attualmente è sottodimensionato, e in quello delle macchine agricole per il completamento della gamma. Di conseguenza, riguardo a questo ordine del giorno, è giusto chiedersi quali strumenti intende mettere in campo il Governo per garantire la continuità produttiva del Gruppo, a seguito dell’eventuale acquisizione; in particolare, è giusto chiedersi che vengano tutelati i siti italiani e che vengano salvaguardati i livelli occupazionali, anche alla luce degli eventuali investimenti, per accompagnare la transizione ecologica che è oggetto del Recovery. Però, minacciare il “golden power” potrebbe far arretrare i cinesi e far perdere un’occasione, e qui ribadisco che la politica dovrebbe avere un ruolo totale di comprendere se si tratta di un’occasione o l’ennesima azione predatoria, quindi la politica è qui che dovrebbe avere un ruolo e quindi a far perdere un’occasione di rilancio e di sviluppo nel settore. Perché poi, chi viene ad investire, se chi ha 3 miliardi e mezzo da mettere in Italia viene bloccato dal “golden power” all’interno, tra l’altro, di un comparto camion che è già presente nel Mercato Unico Europeo? Quindi, di questo ordine del giorno io condivido assolutamente le perplessità circa le operazioni di acquisto della proprietà cinese ed è dunque necessario monitorare la trattativa con gli strumenti che abbiamo a disposizione. Il Governo non solo può, ma deve scendere in campo con diversi strumenti per evitare che questa diventi, appunto come già detto anche prima, l’ennesima azione predatoria. Di questo ordine del giorno, dunque, condivido l’appello al Governo, al fine di intraprendere un dialogo tra il Ministero dello Sviluppo Economico, la proprietà e le Istituzioni locali, cosa che, tra l’altro, il Comune di Torino ha già chiesto in data 17 gennaio con un’e- mail inviata dal nostro Assessorato al Lavoro al MISE, a cui, purtroppo, ancora non è arrivata risposta, quindi ci eravamo già avviati su questo fronte; ma non condivido sicuramente l’aspetto legato all’italianità che non è necessariamente un bene per i lavoratori, si spera che lo sia, ma non è garanzia di condizioni occupazionali ai massimi livelli e temo che l’utilizzo del “golden power” potrebbe scoraggiare eventuali investimenti. Quindi, io su questo ordine del giorno, personalmente, mi astengo; non me la sento di votare favorevolmente e invito a fare delle riflessioni ovviamente a tutti i Consiglieri del Gruppo. Grazie. SICARI Francesco (Presidente) Grazie a lei. Procediamo con gli interventi. Ho la Capogruppo Artesio, ne ha facoltà per cinque minuti. ARTESIO Eleonora Grazie. Sono mesi ormai che sul Tavolo del Ministero dello Sviluppo Economico si attendono le costituzioni di Tavoli richiesti dalle Organizzazioni Sindacali per la gestione di oltre 100 situazioni di crisi aziendali che, oltre a segnalare una debolezza specifica, segnalano un problema di carattere generale che ripetutamente la politica torna a sottolineare, ma difficilmente riesce a dipanare ed è quello della presenza o meno nel nostro Paese di una politica industriale e di una programmazione di politica industriale da parte dello Stato. Mi sembra che, quando abbiamo ragionato intorno alla volontà del prossimo Consiglio aperto intorno alla vicenda di Stellantis e abbiamo posto il tema dell’automotive, abbiamo colto un’esigenza, per quanto collocata nel profilo di un Ente Locale, relativamente alla necessità di un coinvolgimento della politica nel tema complessivo della produzione in questo ambito e anche nelle relazioni che questi modelli di produzione comportano, in relazione alle programmazioni territoriali, in relazione agli investimenti anche degli Enti Locali - penso a tutta la tematica che qui è stata citata del parco degli autobus pubblici -, ma, soprattutto, in relazione alle modalità con le quali le diverse proprietà si organizzano e ristrutturano relativamente o al mantenimento dell’attività produttiva o alla cessione della stessa. Confido, quindi, che anche questo tema, che è stato sollevato dall’ordine del giorno della Consigliera Scanderebech, abbia una ripresa di attenzione all’interno del dibattito che complessivamente faremo, perché è inevitabile a chi ha storia in questa Città ricordare che tutta la riorganizzazione del Gruppo Fiat, tutte le conversioni di carattere finanziario, tutte le alleanze di relazione internazionale che quel Gruppo ha adottato, hanno avuto e hanno ripercussioni su tutti gli assetti precedenti e, insomma, mi verrebbe da dire che stiamo parlando di una situazione che trasforma le condizioni del lavoro in un questo ambito e degli stabilimenti presenti nella nostra Città da Mirafiori a Lungo Stura. Allora, in questo contesto, ci sono almeno alcune questioni che, in rapporto all’intervento della Collega, dovrebbero essere riprese. Una prima questione è questa: se la produzione dell’auto ha trovato relazioni di carattere europeo, e ne abbiamo parlato recentemente in occasione della questione Stellantis, la produzione relativa all’IVECO è una produzione che ha delle possibili attività di relazione in ambito europeo? E questo è un primo tema perché nella premessa, che la Collega svolge, assume la necessità di individuare interlocuzioni e quindi attività di collegamento e di condivisione in ambito europeo; quindi, la prima questione è capire se esista o meno questa praticabilità. La seconda questione è questa: che interrogarci sulla necessità di mantenere una competenza industriale, una qualificazione professionale e anche delle possibilità di reinvestimento, relative a nuovi modelli di mobilità, chiama fortemente in causa anche l’organizzazione delle mobilità territoriali. Questo tema, dei modelli di produzione di IVECO, è fortemente intricato con la questione delle modalità di distribuzione delle merci e del modo con il quale le diverse piattaforme, quelle che attengono alla distribuzione delle merci, si strutturano, affidando i diversi modelli di consegne, e quindi quali mezzi di trasporto vengono utilizzati e richiesti. È ormai abbastanza evidente, in relazione al fatto che i veicoli più pesanti debbano fermarsi fuori dai contesti urbani, che esiste tutto un sistema di definizione di piattaforme extraurbane, penso a Torrazza Piemonte, in cui avviene lo scambio tra il grande mezzo di trasporto e il veicolo commerciale. Oppure l’altro elemento, che citava il Collega Russi in precedenza, tutta la modalità del ricorso e del potenziamento al trasporto pubblico, e di quale trasporto pubblico? Autobus pubblici; con quali livelli di compatibilità ambientale? Allora, la questione, così considerata, ha un suo valore e una sua urgenza puntuale, ce l’ha in Piemonte e ce l’ha in Lombardia; non a caso, ad esempio, il Ministro Giorgetti ricorda frequentemente il caso IVECO, in ragione anche dei due stabilimenti, se non erro… SICARI Francesco (Presidente) La invito a concludere. ARTESIO Eleonora … e di Brescia. Quindi, ha un suo valore specifico, ma ha anche un valore di correlazione complessiva su quei temi dell’automotive di cui, ho detto, parleremo nel Consiglio aperto e abbiamo unanimemente espresso la volontà di occuparci. SICARI Francesco (Presidente) La ringrazio, Capogruppo Artesio. Non ho ulteriori richieste di intervento da parte dei Consiglieri. Direi che, allora, possiamo procedere con la votazione dell’atto. Lascio, quindi, la parola al Vicesegretario Generale per procedere con l’appello nominale. Prego. FERRARI Giuseppe (Vicesegretario Generale) (Votazione per appello nominale). Allora, 14 favorevoli e 13 astenuti. SICARI Francesco (Presidente) La ringrazio, Vicesegretario. Quindi con 27 Consiglieri presenti e 14 voti a favore, il Consiglio Comunale approva l’ordine del giorno. |