Interventi |
ARTESIO Eleonora Grazie. Il ringraziamento è esteso alla Presidente della Commissione Pari Opportunità, che, anche rappresentandomi, ha offerto al Consiglio Comunale questa occasione di dibattito. La questione si riduce a termini essenziali, evidenti a coloro che vogliono interpretarli con l’utilità di pensiero e onestà di sentimento. Primo luogo: da quando è stata istituita la Legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza, ogni anno o periodicamente il Parlamento redige una relazione sull’andamento delle interruzioni volontarie di gravidanza ed è noto a tutti come, con andamenti prima differenziati, poi via via più omogeni tra le Regioni, si siano ridotte, grazie alle attività di prevenzione e di educazione alla contraccezione, le interruzioni di gravidanza. Questo è un dato oggettivo, ma a certo fanatismo l’oggettività non interessa. Le leggi di questo Stato, dalla Legge 194 alla Legge 405, istitutiva dei consultori pubblici, individuano come destinataria principale la donna, e solo in capo ad essa può radicarsi il diritto indifferibile e l’interesse soggettivo ad avvicinarsi, essere accolta, essere accompagnata, essere sostenuta, dal punto di vista medico-sanitario e anche di supporto psicologico, dal sistema sanitario nel suo insieme e, in specie, dall’organizzazione di rete dei consultori territoriali e regionali. Questo a termini di legge, ma talvolta alcuni predicano la legalità, soprattutto quando la pretendono dagli ultimi, ma dimenticano che la legalità ha riconosciuto l’autodeterminazione della donna. Nella stessa determinazione di legge si fa riferimento alle funzioni dei consultori pubblici, alle équipe professionali e interdisciplinari che vi devono operare e al fatto anche che i consultori possono, - “possono”, non “devono” - avvalersi delle collaborazioni volontarie di associazioni di promozione sociale che concorrono al sostegno, laddove venisse richiesto dalle interessate, relativamente al momento che si sta attraversando. Ora, la prima questione: se si vuole potenziare - e sarebbe lodevole - il supporto del sistema sociale nei confronti della condizione della donna nel momento in cui deve determinare la scelta di continuare un percorso di gravidanza, in primo luogo ci si dovrebbe occupare che i consultori abbiano sempre la dotazione delle équipe professionali nell’evoluzione dei bisogni sociali che ai consultori si rivolgono, a cominciare, ad esempio, dal supporto psicologico professionale nel servizio pubblico, a cominciare dai servizi di mediazione interculturale professionale nel servizio pubblico. E quindi, dal punto di vista della volontà di un ente di programmazione e gestione in ambito sanitario, quale la Regione, questi sono stati e sarebbero i lodevoli interventi da praticarsi. Ma ancora, nel momento in cui si vuole sollevare, come sembra indicare retoricamente l’intenzione, peraltro applicata per via amministrativa, ma pubblicizzata per via politica della determina regionale, di voler sollevare dal bisogno essenziale-primario di carattere sociale da parte delle donne affinché possano scegliere liberamente, quindi sollevarle da quel pesante pavimento che le trattiene nelle attuali diseguaglianza, come è già stato detto forse ci si dovrebbe occupare di non ridurre le opportunità dei bonus per la frequenza agli asili nido, forse ci si dovrebbe preoccupare di non ridurre gli assegni di studio, forse ci si dovrebbe preoccupare di sostenere le cure domiciliari, cioè di sollevare tutta quella complessa rete, che le donne conoscono, di conciliazione tra la propria identità personale, professionale, lavorativa e l’insieme dei servizi di cura a cui sono chiamati anche in direzione dell’infanzia. Ma non di questo ci si preoccupa. Ci si preoccupa di non considerarle sufficientemente autonome e capaci di autodeterminarsi e di aver quindi bisogno di essere supportate da associazioni che abbiano nel loro Statuto originario la difesa della vita fin dal suo concepimento; peccato che la stessa Legge che istituzionalizza i consultori, laddove preveda in ambito volontario, scelto dalle donne, relativamente ad eventuali albi istituiti dalle ASL o dalle Regioni di rivolgersi ad associazioni di volontariato, si chieda che queste si avvalgano di idonee caratteristiche professionali, e questo non è casuale, perché non è banale ricordare, in tempi in cui si pretende di rimuovere i principi legislativi e la realtà sociale, non è banale ricordare che i legislatori, sull’onda di un movimento di partecipazione… ARTESIO Eleonora … (voci sovrapposte)… di individuare nei consultori quell’équipe di idonee qualifiche professionali e tenute al segreto professionale, cioè al rispetto della persona e delle sue scelte. Quindi, condivido la proposta di ordine del giorno e la forte richiesta alla Regione di revoca di questa determinazione. |