Città di Torino

Consiglio Comunale

Città di Torino > Consiglio Comunale > VERBALI > Torna indietro

Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 1 Febbraio 2021 ore 13,00
Paragrafo n. 18
DELIBERAZIONE (Giunta: proposta e urgenza) 2020-02459
PROGETTO UNITARIO DI RIQUALIFICAZIONE (P.U.R.) RELATIVO AL COMPLESSO DELLA CAVALLERIZZA REALE PREVISTO DALLA SCHEDA NORMATIVA AT N. 29 DELLE N.U.E.A. DI P.R.G. - APPROVAZIONE.#2+1+5# PGC 401/2021
Interventi
ARTESIO Eleonora
Grazie. Quale che sia il futuro del voto di questo atto deliberativo sul quale si rileva la
determinazione della Giunta e la disponibilità di parte della Maggioranza a sostenere
tale determinazione e sul quale si rileverà anche la convinzione di una parte delle
Minoranze, magari perché vi vedono riflessa quella che ritenevano una lungimiranza di
programmazione precedente e riferibile alla Giunta precedente, io credo, ed è la nota di
ottimismo che vorrei portare in questa discussione, che la questione per la Città sarà
ancora lunga e impegnativa e che è possibile che molte delle argomentazioni che i
sostenitori della delibera qui apportano, potranno essere ribaltate esattamente da una
ripresa di quella partecipazione popolare che aveva indotto molti di noi a ritenere che
Cavallerizza potesse essere per Torino, un esempio importante di restituzione di Beni
comuni all’uso comune della collettività. Perché l’esperienza dell’Assemblea 14.45 e
del dibattito che da lì si era sviluppato è da ricondurre nel solco di una tradizione di
movimenti, ma anche di ricerca scientifica tesa a contrastare quello che è un processo in
atto da anni nella nostra Città, cioè quello di trasferire beni dello Stato dal Demanio ai
Comuni, ma senza vincolare questo trasferimento anche comprensibile rispetto a criteri
di identità, di appartenenza, di comune desiderio di valorizzazione, senza vincolarli però
all'uso pubblico e all'impossibilità di trasferimento di proprietà o di vendita. Questo
discorso di come sono avvenuti questi trasferimenti dai Demani ai Comuni sta
impegnando esperti di area amministrativa, procedurale e giuridica nella possibilità di
avanzare ricorsi rispetto alle procedure originarie. Io credo che Cavallerizza potrebbe
essere un esercizio significativo relativamente a coloro che stanno conducendo non solo
in questa città, ma in molte altre, questo stesso tipo di battaglie. Così come leggo gli
annunci, penso che non mancheranno le volontà e le capacità di procedere, laddove la
delibera venisse approvata nella predisposizione di un movimento partecipativo per un
referendum abrogativo. Quindi voglio confidare che non si stia scrivendo oggi, dal
punto di vista amministrativo, la pagina conclusiva o come a qualcuno piace pensare la
decisione e la responsabilità di chi governa, ma si stia invece ricostruendo un vero
percorso partecipativo per coagulare tutti coloro che pensano che Cavallerizza non
debba essere pensata come un palazzo e come la proprietà di un palazzo, ma come un
pezzo di città in forma di palazzi, così come ricorda il professor Lupo nell’ultima sua
produzione storico e letteraria rispetto a questo bene, e che proprio per questa ragione,
essendo un pezzo di città, un pezzo della storia, ci si debba rapportare come al corpo
della città e non semplicemente come a una parte di essa. Soprattutto devo dire mi
piacerebbe vedere valorizzato questo aspetto quando, a fronte delle discussioni avvenute
in Commissione consiliare dove a gran voce taluni richiedevano di procedere nella
decartolarizzazione, l'Assessore Iaria rispondeva che non si tratta soltanto, ed è già
severo il problema, di un fatto finanziario ed economico, ma che per rientrare nella
proprietà, anziché in controtendenza al trasferimento a CCT si sarebbe anche dovuto
dimostrare che la Città aveva bisogno di quel luogo pubblico per funzioni pubbliche non
reperibile altrimenti, come se si trattasse di scambiare un immobile con un altro. Siamo
ben oltre, parlando, come tutti hanno ricordato, di un complesso monumentale bene
UNESCO patrimonio dell'umanità e quindi sono fiduciosa che, al di là dei Consiglieri
che non parteciperanno a quest’operazione e io non vi parteciperò, potrà esserci invece
un movimento culturale che riprenderà i fondamentali che erano alla base
dell'esperienza della prima chiamiamola occupazione e su questo voglio concludere.
Perché la modalità con la quale noi stiamo discutendo, oltre ad essere profondamente
riduzionista, anche dal punto di vista giuridico e amministrativo, come ho cercato di
spiegare, oltre che essere preoccupante rispetto alle vocazioni e alle destinazioni che qui
sono anche state ricordate, ha un elemento dal mio punto di vista particolarmente
inquietante rispetto al modo con il quale si interpreta tutta quella cultura, tutta quella
impostazione giuridica relativa ai Beni Comuni. Non è un caso che tutti no, quelli che
hanno più seguito questo processo hanno parlato di Assemblea 14.45, l'Assessore anche
nell'ultimo suo video trasmesso via Facebook ha parlato di occupazione artistica.
L'occupazione artistica risolve in due parole il procedimento secondo il quale vengono
concessi alcuni spazi, agli ultimi esponenti della fase dell'occupazione che erano
pervenuti ad intrattenere dei rapporti con la civica Amministrazione, dopo lo sgombero
di cui si è parlato dovuto agli eventi del rogo, e che però ritrasforma quella che era
un’operazione di carattere culturale e partecipativo generale, un luogo di produzione di
conoscenza e di redistribuzione di conoscenza nel possibile, apprezzabile esercizio di
attività artistiche da parte di un gruppo riconosciuto dall’Amministrazione nell'ambito
dell’uso civico. Ma il Regolamento dei Beni Comuni per come era immaginato nelle
sue origini non significa individuare alcuni soggetti, ovviamente e io non discuto nel
merito, animati dalle migliori intenzioni e probabilmente capaci di proporre alla Città
come i referenti dell’uso collettivo, perché altrimenti si rischia di trasformare quello che
era un elemento partecipativo per la restituzione a una funzione comune, di trasformarlo
nell’uso, per quanto apprezzabile, di una sola parte. E allora, poiché gli alberi si vedono
dai frutti, tutti possiamo vedere come si sia trasformata quella esperienza che muoveva
moltissime leve, che ha fatto molte attività di produzione, che ha prodotto luoghi di
incontro, si sia trasformato appunto nel riconoscimento dell'uso artistico da parte di
alcuni, il gruppo che appunto ha visto costruire elementi di cooperazione sulla base del
Regolamento della Città di Torino. Quindi da questo punto di vista io vedo che
moltissime delle vocazioni originarie, delle intenzioni originarie oggi sono tradotte in
una logica profondamente riduzionista, ma non è soltanto la riduzione, è anche la
trasformazione dei valori di riferimento, così come spero di aver cercato di spiegare.
Ora, poiché non credo di essere l'unica a ravvisare queste tracce e queste questioni, sono
anche fiduciosa del fatto che fuori di noi, fuori dell'assemblea che deve votare questo
atto deliberativo e che probabilmente lo voterà certamente senza la mia partecipazione,
potranno invece svilupparsi forme di resistenza e di controtendenza che, usando almeno
canali che io qui ho voluto ricordare, possano riaprire nella Città quel dibattito pubblico
che lo aveva così tanto allenato cinque anni fa. Ho finito.

Copyright © Comune di Torino - accesso Intracom Comunale (riservato ai dipendenti)