Interventi |
MONTALBANO Deborah Sì, grazie, Presidente. Ma faccio difficoltà a rispondere alle relazioni - tanto di quelle parliamo - che l’Assessora Schellino ci ha appena decantato, perché…, che poi sinceramente, sinceramente, in realtà a me le dichiarazioni del Comandante Bezzon, che non so per quali competenze si esprima rispetto a questioni che non gli competono direttamente, ma esattamente, come l’Assessora Schellino, si fa portatrice di alcuni interessi che possono essere quelli dei commercianti, che forse sarebbe bene portasse all’attenzione del Consiglio Comunale l’Assessore Sacco, e non lei, che si dovrebbe occupare di ben altre questioni. Ma, detto questo, io sono rimasta molto spiazzata dalle dichiarazioni comunque, umanamente, sia di Bezzon, ma non avevo dubbi che il giorno dopo sia l’Assessora Schellino che gran parte dei Consiglieri di Maggioranza, della IV Commissione, iscritti in IV Commissione, avrebbero, come pappagalli, sostanzialmente - perché di questo parliamo, pappagalli -, riportato e sostanzialmente ribadito che tali dichiarazioni erano veritiere. E perché dico questo? Perché, per mia fortuna e per sfortuna del Movimento 5 Stelle a Torino, io fui la Presidente della IV Commissione per il primo anno e mezzo di mandato, e io ricordo molto bene, infatti, l’iter dei sopralluoghi da me avviato, come Presidente della IV Commissione, nei dormitori, che credo ben ricordino tutti i Consiglieri di quella Commissione, era proprio in funzione di alcune posizioni, alcune narrative che la stessa struttura - mi duole dirlo, ma questo è -, la stessa struttura del Settore Sociale del Comune di Torino, nei ruoli apicali, mi testimoniava fosse la vita dei senzatetto. Devo dire che da allora ad oggi, insomma, la rendita di questo modo di vivere si è abbassata, dalle dichiarazioni ultime di Bezzon e della Schellino, e sappiamo che i senza fissa dimora guadagnano 50-80-100 euro. Io, durante uno di quei sopralluoghi, le mie orecchie, poverine, avevano dovuto audire anche che sostanzialmente alcuni senza fissa dimora potevano arrivare anche a 250 euro a notte stando nelle zone centrali della città, e io rimasi... insomma, prima esperienza istituzionale, rimasi abbastanza perplessa da questa narrativa e, in maniera anche un po’ così sarcastica, risposi di getto, perché poi io sono così, ma meno male, meno male, di getto dissi, tra me e me e ad alta voce, dissi: “Beh, ma se è davvero così, signori miei, la politica non se n’è accorta, ma abbiamo risolto il problema della disoccupazione a Torino. Fatemi verificare se davvero è così, perché faccio il giro delle periferie e abbiamo tutti trovato lavoro”. E quindi cosa feci? Invece di accontentarmi tacitamente di questa narrativa, e poi utilizzare questa narrativa per farmi il post sui social e magari anche parlare di alcuni strumenti, come la Boa, senza neanche sapere chi opera all’interno della Boa, senza neanche mai essermi recato o recata a valutare questi strumenti di persona, prenotai una notte con la Boa e andai una notte in giro per Torino, nelle strade del centro, sotto i portici in maniera predominante, ad ascoltare le vite di queste persone e a rendermi conto politicamente se questa narrativa poteva essere esatta o anche lontanamente esatta. Beh, quello che mi trovai a conoscere, vivere, ascoltare è molto diverso dal racconto e dagli alibi, perché poi parliamo di alibi, che in questo caso il Settore e alcuni suoi componenti e la politica - ad avere Assessori tecnici...! Bella scelta è stata questa! - e la politica poi (incomprensibile) sua e quindi sostanzialmente portiamo avanti quella che è la visione che siamo bravi, siamo Torino e gli strumenti messi a disposizione di questa città Per queste realtà sociali funzionano benissimo e chi non si riesce a intercettare è perché è brutto, cattivo, la povertà è una colpa e quindi andiamo avanti così. E cosa facciamo, a mio avviso, Presidente? Perdiamo un’occasione tutti, perdiamo un’occasione di dirci innanzitutto che i dormitori, così come sono, e la rete dei Servizi territoriali a Torino, che sono indirizzati a queste situazioni, hanno sicuramente fatto da ammortizzatore negli anni. Noi ad oggi abbiamo una rete che permetta a un senza fissa dimora di poter essere un senza fissa dimora per tutta la vita senza morire di fame e, se vuole, anche di freddo. Ma oltre a questo che cosa abbiamo costruito? Abbiamo provato a valutare e verificare se i dormitori forse sono comunque degli spazi che non rispondono a determinate esigenze dei senza fissa dimora? Che chi vive in quelle di situazioni è legato anche proprio ad alcuni aspetti emotivi, ad alcuni aspetti psicologici? Ma poi, togliendo ogni tipo di ipocrisia, io sfiderei chiunque di noi, collegato qui oggi, uno per uno, ci trovassimo mai senza casa, se, in primis l’Assessora Sonia Schellino, andrebbe a dormire in uno dei dormitori aperti sulla città, camerate, dove tu vai a dormire, certo, hai il posto letto, questo lo possiamo garantire, ma hai un posto letto insieme a persone che non conosci, non sai cosa può succederti durante l’arco della notte, non sai se il giorno dopo ti svegli e quei pochi beni che hai, che possono essere un paio di scarpe, una sciarpa o una giacchetta che magari qualcuno ti ha regalato, non te la ritrovi più; le situazioni all’interno di quelle realtà sono molto delicate. Abbiamo mai pensato a chiederci: “Ma perché le persone che non riusciamo a intercettare hanno questi pregiudizi e non riusciamo ad agganciarle?” e forse fare una riflessione molto più profonda, rispetto a queste situazioni e a queste persone? Cioè, sostanzialmente, andare oltre a quello che è il quadretto della povertà che così sfacciatamente si presenta in centro e provare a valutare chi sono le persone che stanno dietro questo quadretto, le loro vite, le loro esperienze. Io ho sempre dato l’elemosina ai senza fissa dimora e non c’è nessun Comandante dei Vigili o Assessore alle Politiche Sociali, di certo non degno di questo nome in città a Torino, che possa convincermi a non farlo. E guardi, Presidente, colgo l’occasione per dare un messaggio, perché l’elemosina la si può fare in diversi modi; è vero che all’interno di queste situazioni abbiamo tantissime situazioni che sono tragiche dentro la tragicità, assolutamente sì, perché vorrei sfidare chiunque di voi a stare due mesi in strada senza una casa, e poi vediamo se tra due mesi ragioniamo come ragioniamo oggi, pensiamo come pensiamo oggi o non ci siamo già buttati via, mentalmente, umanamente, spiritualmente. Questo perché stare in centro, no? Vuol dire avere un bancomat, dichiarazioni non da dimissioni, ma dimissioni del Comandante Bezzon, dimissioni dell’Assessora Schellino e di tutti quei ruoli apicali all’interno del Settore delle Politiche Sociali che hanno questa posizione e questa narrativa di tali questioni. Questo bisognerebbe fare, questo dovrebbe fare la politica. Ma la politica, oggi la politica sta sui social e quindi poi le cose importanti alla fine non le fa mai. Ma, detto questo, io faccio un appello: a parte ringraziare tutte le realtà del Terzo Settore che hanno preso una posizione pubblicamente su queste dichiarazioni, questo mandato è finito, ha ancora due mesi; io mi auguro che, dopo questi due mesi, si possa tornare a parlare di superamento dei dormitori come strumenti adibiti per queste fasce sociali, che si possa tornare a parlare di progettazioni e conversioni di risorse rispetto a queste realtà, perché non è garantire un posto letto che può salvare la vita o ricostruire l’autonomia, laddove si è ancora in tempo, e l’indipendenza di un soggetto, oppure garantire dei veri accompagnamenti sociali a livello psichiatrico, in funzione delle dipendenze, e quindi rispetto anche a tutti quei soggetti che sostanzialmente abbiamo completamente perso, perché lo Stato, noi, la politica, non siamo riusciti a intervenire… MONTALBANO Deborah Concludo, Presidente. Io mi auguro, non mi auguro, ne sono sicura, che da qui a due mesi, forse, per quanto riguarda le Politiche Sociali, a Torino potremo tornare a parlare di questioni che, sì, stanno in capo alla politica e di certo non possono essere scaricate sugli ultimi e sulle persone più fragili e più allo sbaraglio della città di Torino. Ho concluso, Presidente. |