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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 1 Febbraio 2021 ore 13,00
Paragrafo n. 14

Comunicazioni della Sindaca su “Dichiarazioni Comandante Bezzon su senzatetto presenti nel centro cittadino”.
Interventi
PAOLI Maura
Grazie, Presidente. Anche io purtroppo ho dovuto ridimensionare il mio intervento.
Siamo qui oggi a commentare alcune frasi indegne espresse, ed è questo il tema di cui
parliamo, non di altro, frasi indegne espresse prima con cinica superficialità dal nostro
Comandante della Polizia Municipale e poi ripetute - e questo credo sia ancora più
immorale, indecente e osceno - dalla nostra Assessora alle Politiche Sociali, nonché
Vicesindaca, concetti che sono stati ripetuti anche oggi in Aula, Assessora che non solo
difende le parole del Comandante Bezzon, ma aggiunge il carico. A volte sarebbe più
dignitoso prendere le distanze e chiedere scusa, invece no, secondo l’Assessora, Bezzon
ha ragione; c’è chi in centro in un solo giorno tira su anche 100 euro, è un dato di fatto,
ci sono delle persone che stanno in strada per convenienza. Questa è una visione
corretta dello stato delle cose. Per convenienza? Sì, è vero. C’è convenienza a stare in
strada in questo momento, ma non per le motivazioni che ci si affanna a giustificare in
maniera imbarazzante, c’è un piccolo particolare che in tutte queste interviste e in tutti
questi interventi si tende a scordare: il Covid. I dormitori, infatti, non sono immuni ai
contagi e, anzi, le caratteristiche dei dormitori li rendono in questo momento dei luoghi
pericolosi in cui è quasi impossibile evitare contagi una volta che il virus è entrato nella
struttura, l’abbiamo visto ad esempio in via Reiss Romoli. Un dormitorio è evidente che
è la negazione del diritto ad avere uno spazio di privacy, e da sempre questo è stato un
problema, infatti è per quello che si investe nell’Housing First, benissimo, progetti
bellissimi, ma sappiamo che in questo momento non sono predominanti. Oggi, a
maggior ragione, questo problema si traduce nell’impossibilità di garantire l’isolamento
in una situazione di rischio di contagio e di conseguenza nella negazione del diritto alla
salute, nonostante Torino sia un esempio positivo nel panorama nazionale, nessuno lo
mette in dubbio. Ma di questo non è importante parlare, perché ci sono motivi più
convenienti per non andare in dormitorio, è vero. Ad esempio, in un dormitorio è
assente il diritto alla scelta, alla privacy, ad un abitare sicuro, ad avere uno spazio
personale in cui poter coltivare la socialità; ci sono diversi studi che spiegano che
l’approccio dominante nelle strutture si fonda su una riduzione di vita dei senza dimora
alla dimensione fisico-biologica, ovvero mangiare, dormire e lavarsi. Come è stato
osservato in anni di ricerca, accettare l’ingresso nei dormitori spesso equivale ad una
morte sociale, e questo è strettamente connesso alle più ampie economie morali sulla
povertà estrema che circolano nella nostra società, orientate a colpevolizzare gli
homeless per la propria condizione e di conseguenza di limitare fortemente le risorse a
loro riservate. Però questo non è degno di riflessione perché per essere dei buoni
homeless bisogna adattarsi, obbedire, non pretendere, dimostrarsi impegnati, meritevoli
e dire “grazie”. È così che si rientra nella categoria dei “buoni”, quelli che non
costituiscono una minaccia e verso cui è facile essere compassionevoli, in cui però le
scelte di giustizia vengono giustificate con il vocabolario dell’impegno sociale, della
coscienza personale, non con quello della giustizia sociale; e se non sei buono, sei
brutto, sporco e puzzolente, perché non sei docile e non hai voglia di cambiare la tua
supposizione o, peggio, sei cattivo, sei da espellere, da escludere, sei quello che sta in
strada per convenienza, perché si guadagna bene.
Ma io mi aspetto dalla mia Assessora alle Politiche Sociali che non si faccia ingabbiare
da questi luoghi comuni da benpensante, io mi aspetto che rifletta su come certe
rappresentazioni stereotipate dei poveri possano alimentare forme di aporofobia, di
paura, ripugnanza e ostilità verso i poveri, che ragioni su come certi atteggiamenti
vengano poi accompagnati a orientamenti punitivi e colpevolizzanti che si manifestano
nella tendenza a reprimere con la forza la criminalità di sussistenza, come i piccoli furti
nei supermercati o l’occupazione abusiva degli edifici abbandonati o addirittura a
compiere forme di vessazione dei poveri negli spazi pubblici; ci si rende conto delle
conseguenze sociali che potrebbero derivare facendo passare certi concetti? Secondo voi
dire pubblicamente che i senza fissa dimora sono pieni di soldi non mette queste
persone sotto una lente in un modo di cui non hanno bisogno? Evidentemente, no. Non
c’è un pensiero dietro queste parole oppure c’è ed è spaventoso perché dopo aver capito
che i senzatetto in realtà sono dei falsi poveri, che si approfittano del buon cuore della
gente ignorante, perché non sa che sicuramente quei soldi li useranno per drogarsi e
alcolizzarsi tutto il giorno perché a loro piace così, qual è la soluzione allora? La prova
di forza di Bezzon: “Se i clochard per una settimana non beccassero un euro,
arriverebbero a cercare noi Vigili, la Caritas, e verrebbero subito aiutati per davvero,
risolvendo anche il problema di degrado generato da queste situazioni”. E finalmente
capiamo qual è la linea politica dietro tutto ciò: il tema del decoro. Peccato che questa
non è la mia linea politica, non è quella del movimento in cui mi sono candidata e
quindi non dovrebbe neanche essere quella della Sindaca, dell’Assessora o dei miei
Colleghi che ora si alzano a difendere l’indifendibile. Grazie, Presidente.

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