Interventi |
ARTESIO Eleonora Grazie, Presidente. Avendo espresso le obiezioni che ho espresso relativamente al Documento Unico di Programmazione, non posso che mantenere le stesse obiezioni sul Bilancio di Previsione, anzi, il Bilancio di Previsione conterrebbe più attenuanti rispetto alla mia critica, in quanto necessariamente è un impianto contabile e quindi non può introdurre delle previsioni che non siano ancora supportate da stanziamenti della Legge Finanziaria 2021 piuttosto che da altre entrate, come invece sarebbe stato possibile prefigurare all’interno del Documento Unico di Programmazione, laddove si fosse voluto assecondare gli indirizzi non solo nazionali, ma espressi anche da alcune nostre mozioni. Intervengo, quindi, soltanto per dire che, se avrei potuto guardare con un occhio più favorevole e meno riprovevole il Bilancio di Previsione, proprio per la natura dello strumento, l’elemento, peraltro molto enfatizzato nell’intervento conclusivo della Sindaca, che mi induce a confermare più che mai il mio voto contrario, è esattamente la tematica del debito, su cui si è soffermata molto la Sindaca. Ormai tutti i quotidiani che commentano la candidatura, le candidature, le previsioni delle future elezioni amministrative, si interrogano non retoricamente rispetto alla consapevolezza che i futuri candidati o le future coalizioni hanno relativamente allo stato finanziario dell’Ente Comune, ed è una questione importante, ma è una questione talmente importante che alcuni tra noi hanno pervicacemente tenuto a sottolineare nel corso di questi anni, non per chiedere un galleggiamento più o meno competente, più o meno abile, si facciano, chi lo crede, i complimenti all’Assessore al Bilancio. Io non ho difficoltà a dire che tecnicamente le operazioni che sono state prodotte possono anche essere fonte e originate da una buona competenza di governo amministrativo contabile, ma politicamente. Questo Consiglio Comunale, anche per mia indicazione, benevolmente accolta dalla Maggioranza, ha ripetutamente sottolineato che il tema del debito pubblico non è una questione della Ragioneria dello Stato, non è una questione dell’abilità professionale dell’Assessore al Bilancio, è una questione pubblica ed è una questione politica; lo è perché la consapevolezza rispetto allo stato delle finanze delle autonomie locali è una precondizione per costruire una comunità consapevole. Quando il mio Gruppo ha chiesto l’audit pubblico sul Bilancio, mai realizzato da questa Amministrazione, non riteneva che nella popolazione torinese si sarebbero trovati commercialisti o studiosi delle finanze più autorevoli e più capaci dell’Assessore Rolando, lo ha fatto perché la consapevolezza diffusa di quali sono le condizioni di autonomia degli Enti Locali rende più consapevoli i cittadini, sia delle proprie responsabilità in ordine alla compartecipazione alle spese di una comunità, funzionali agli interessi generali, ma sia della relazione tra le autonomie locali e il Governo centrale, e non casualmente altri Enti locali hanno praticato l’audit pubblico, perché questo tema è un tema di Educazione Civica, quindi è un tema di partecipazione popolare che dovrebbe essere molto caro alla Maggioranza che qui ci governa. Non è stato fatto, si è pensato di ridurre la cosa a degli advisor professionali, reclutati e ricompensati sulla base dei maggiori risparmi che si sarebbero ottenuti, poi si è abbandonata anche quest’idea e il tema del debito pubblico sembra essere, nella rappresentazione mediatica, ma anche nel senso comune, una di quelle questioni con cui le forze politiche si schiaffeggiano nel momento in cui succedono l’una all’altra. Ma il debito pubblico non è questo, il debito pubblico è esattamente l’impianto sul quale si possono compiere delle scelte di priorità politica, e le scelte di priorità politica si praticano anche nelle relazioni pubbliche e popolari e diffuse, di concerto con le altre autonomie locali. Dire che ci sono stati dei debiti illegittimi, cioè, come dice la campagna contro i debiti illegittimi, fondati su tassi di interesse praticati agli Enti pubblici tali da non poter essere onorati o da essere così tanto onerosi da compromettere la selezione delle priorità politiche di una comunità, è un fatto politico. Quindi, che si sia manovrato più o meno bene nel galleggiare sul debito pubblico, non esime dalla colpa e dalla responsabilità di non aver prodotto intorno a questo tema, educazione, consapevolezza, responsabilità e anche mobilitazione, perché non è impossibile; io, che vengo tacciata non più tardi di cinque minuti fa di essere troppo vecchia nelle istituzioni, ricordo bene gli anni ’70 e gli anni ’80, in cui la tematica di un Comune di Torino, a suo tempo non troppo florido, ma che era intenzionato fortemente a investire, ad esempio, nei Servizi Educativi e Culturali, confrontava quella tematica col Governo Centrale non nelle chiuse stanze di un Ministero o nel confronto con la Corte dei Conti, ma in una grande battaglia popolare sulle priorità dei servizi pubblici, sulla Variante 17 del Comune di Torino, sull’orgoglio di una Città di costruire i proprio Servizi Educativi, quando un Governo Centrale non trasferiva fondi perché riteneva che dovese essere esclusiva competenza dello Stato. Lo ricordo bene, so che può essere una battaglia pubblica, ma no, voi non lo avete fatto, e no perché voi, lo ricordo benissimo dalla conferenza stampa del dicembre del 2017, quando la Sindaca e la Giunta hanno annunciato il Piano di rientro con la Corte dei Conti, avete affermato: “Non ci interessa la popolarità, noi facciamo delle scelte di serietà”, che, certo, forse avete anche provato a ridurre l’esposizione al debito, ma l’avete fatto non con il buon senso del padre di famiglia con accezione maschilista, con la quale si richiama il buon governo della Città - ma trascuro, in questo momento, il maschilismo e apprezzo il tema del buon governo - lo avete fatto con l’atteggiamento del dominus, del principe, che sta al di sopra della consapevolezza diffusa del pubblico, che può decidere perché ha il potere di comandare, ma comandare è una cosa diversa dal governare. Quindi, ancorché questo Bilancio di Previsione sia quello che vi è stato possibile, relativamente alle piccole manovre di contenimento del debito, non supportate da un dibattito pubblico sul debito, ancorché sia quello che ritenete giusto, avendo rappresentato, dopo aver fatto mille ringraziamenti alla macchina comunale, non mancando di farli ogni volta che arriva una delibera, li rappresentate come un costo e non come una risorsa, tant’è che vi prefiggete di far funzionare la macchina con mille unità professionali in meno, forse questo Bilancio non è il peggiore che poteste produrre, ma certamente è un Bilancio che si ispira a quella logica politica dell’idea di comandare anziché governare. Governare è un compito complesso, ai problemi complessi ci sono molte risposte semplici, quasi sempre sono quelle sbagliate, e per me questo è un Bilancio sbagliato. Quindi, io riconfermo il voto contrario come il Documento Unico (incomprensibile). |