Interventi |
LO RUSSO Stefano Come Gruppo noi disarticoleremo sia la discussione che le votazioni sulle tre delibere, quindi nulla in contrario a condizione che vi sia adeguato…, ovviamente Rolando è libero di illustrare come meglio ritiene, però che la discussione sia separata. LO RUSSO Stefano …la discussione dei tre atti sia separata, cioè che non ci sia una discussione unica, questo stiamo chiedendo. LO RUSSO Stefano Rolando illustra come crede, non c’è problema, noi chiediamo, ovviamente, di rispettare il dettato regolamentare e di poter discutere nel merito i singoli atti. LO RUSSO Stefano Scusi, Presidente, Lo Russo, per me è complicato capire su che cosa stiamo intervenendo, le chiedo scusa, quindi sto facendo molta fatica a seguire oggi. È un problema mio di tecnologia, non è un problema… LO RUSSO Stefano Grazie, Presidente. Effettivamente il DUP in discussione, il Documento Unico di Programmazione è un documento perfettamente in linea con quelli che sono stati gli ultimi DUP presentati e approvati dalla Maggioranza Movimento 5 Stelle; un Documento Unico di Programmazione che infatti, sostanzialmente, ripercorre in estrema sintesi quelle che sono state le linee programmatiche di questa Amministrazione, cerca di individuare azioni coerenti con quello che era il programma elettorale del Movimento 5 Stelle del 2016 e che, evidentemente, traduce questi tipi di considerazioni in azioni concrete sulle quali mi soffermerò puntualmente. Qual è la vera delusione che come Gruppo del Partito Democratico riscontriamo? È che questo Documento Unico di Programmazione fa finta che l’emergenza Covid non ci sia stata e sostanzialmente non parla minimamente, non fa minimamente cenno a quello che, invece, ci saremmo aspettati di trovare, e cioè una grande stagione di rilancio dell’economia cittadina attraverso investimenti, attraverso identificazione di progettualità mirate, a valere proprio sul Recovery Plan. Di questo sostanzialmente non si fa praticamente menzione, e questo è il limite strutturale più rilevante di un documento, di cui peraltro riscontriamo anche un certo qual grado di coerenza, farò - ribadisco - degli esempi concreti rispetto a pratiche politiche che noi non abbiamo condiviso e che continuiamo a non condividere. Perché si è persa una grande occasione? Si è persa una grande occasione perché questa era invece un’occasione, da parte della Sindaca Appendino, di aprire una nuova stagione, proprio in virtù dell’ultimo anno elettorale e sostanzialmente degli auspici più volte ribaditi che la futura Amministrazione... come dire, lavorasse in continuità almeno parziale con questa, di confronto con le Forze politiche del Consiglio Comunale, con le Forze sociali attraverso un processo che avrebbe dovuto essere - perlomeno noi ci saremmo aspettati avrebbe dovuto essere - aperto e condiviso, a partire dalla Sala Rossa, ma escludiamo ovviamente anche, se vogliamo, i Consiglieri della Sala Rossa, in generale nella città. Invece di tutto questo non riscontriamo nulla nel Documento di Programmazione, in particolar modo nel primo allegato che nelle oltre 300 e passa pagine di elencazione di azioni, di fatto, non prende in considerazione nessuna di queste progettualità. Ora, la nostra è una città che è una città molto in difficoltà, lo diciamo tante volte, lo leggiamo nelle analisi socioeconomiche, l’ha detto anche l’Assessore Rolando nella sua relazione - peraltro lo ringrazio per averla trasmessa prima della sua lettura, è stata una cortesia che personalmente ho apprezzato - ed è una città che oggettivamente - banalmente guardo il dato demografico - è una città che sta continuando a perdere popolazione residente: oggi è sotto gli 875.000 abitanti e di questi 875.000 abitanti, 1 su 4 ha più di 65 anni; oltre 212.000 residenti torinesi sono sopra i 65 anni, e questo è un dato che oggettivamente a noi preoccupa e in termini generali, soprattutto in termini prospettici, per quello che riguarda il futuro di questa città e in modo particolare la necessaria quanto mai indispensabile, anzi, opportuna sterzata che occorrerà dare con la nuova Amministrazione. Allora andiamo un pochino nel dettaglio, nello scorrere le diverse missioni che sostanzialmente hanno posto in maniera, come diceva anche la collega Artesio, un pochino in maniera anche suggestiva alcuni punti programmatici inalterati nel tempo, a partire da questi ultimi cinque anni, vengono ripetuti con un copia e incolla di anno in anno e che sostanzialmente in realtà non rappresentano nulla se non, ancorché totalmente inapplicati, ottimi auspici. Partiamo, ad esempio, da quella che è la missione 01, se andiamo alla pagina 131 dell’allegato 1, si fa esplicito riferimento al tema del confronto pubblico. C’è poi addirittura un bizzarro richiamo al rafforzamento delle Circoscrizioni, sappiamo bene quanto questa Amministrazione abbia lavorato in questi cinque anni per uccidere le Circoscrizioni, per fondamentalmente minarne le funzioni, per, in qualche modo, limitare il più possibile l’intervento degli organi del Decentramento amministrativo relativamente a quella che era un’interlocuzione con le realtà della città con un modello che prevedeva, peraltro coerente con l’impostazione ideologica del Movimento 5 Stelle che vede nella disintermediazione di qualunque livello - sociale e economica - una delle cifre caratterizzanti la propria attività, quindi insomma non ci stupisce da parte di un Partito che vuole abolire i sindacati, vuole abolire i Partiti, vuole abolire i giornali, che ci sia invece un’azione amministrativa coerente che era quella di abolire gli organi di Decentramento amministrativo. Fa sorridere l’obiettivo del rafforzamento del ruolo delle Circoscrizioni nelle trasformazioni (incomprensibile), insomma elencate a pagina 131. Fa ancora più sorridere quanto è scritto a pagina 137, con un obiettivo che traguarda il rilascio di carta di identità elettronica addirittura a 30 giorni. Ovviamente Torino è diventata, ahinoi, un po’ una barzelletta in giro per l’Italia, anche in sede nazionale di ANCI, in termini di performances di rilascio di documenti ai cittadini, abbiamo toccato punte oggettivamente impensabili di oltre 18 mesi per il rilascio di una carta di identità, ecco, noi ci saremmo accontentati - e lo dico perché questa cosa venne fuori già in altre discussioni - di un ragionevole tre mesi ecco, sei mesi. Trenta giorni ci sembra davvero quasi un po’ un insulto all’intelligenza di chi legge, in termini generali. Saltiamo alla missione 05, la missione cultura, dove compare, in un rigo, il tema del progetto della biblioteca centrale, peraltro non viene neanche più identificata Torino Esposizioni. Ora, voi sapete benissimo quanto noi, come Forza politica, siamo stati rammaricati dall’abbandono del progetto di rifunzionalizzazione del campus lungo l’asse del Po, e di quante volte abbiamo rappresentato alla Sindaca Appendino l’esigenza di far diventare questo - il progetto di rifunzionalizzazione di Torino Esposizioni e nell’integrazione di funzioni di quella porzione di città con la vicina Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino e con il Teatro Nuovo in fase di riqualificazione - uno dei centri pulsanti del motore culturale della città e in qualche modo anche, se vogliamo, uno dei fiori all’occhiello che avrebbe potuto caratterizzare questa Amministrazione che si avvia a questo mesto declino e a questa uscita. Ci fa sorridere che dentro questo DUP 2021, addirittura, vi sia la riga “progettazione della biblioteca centrale”, insomma dopo cinque anni, nonostante numerose sollecitazioni, siamo ancora qui ad aspettare la progettazione della biblioteca centrale, peraltro non abbiamo trovato riferimenti puntuali a Torino Esposizioni, quindi, sarebbe anche interessante capire in quale luogo e in che formula immaginate di realizzarla. Se passiamo poi alla missione 08 chiamata “Assetto del territorio” e andiamo alla pagina 175 c’è un suggestivo progetto, ecco, che insomma... sarebbe anche interessante capire quali sono in qualche modo i presupposti giuridici di una siffatta definizione, che è quella di, fondamentalmente, indagare le aree edificabili, senza titoli abilitativi rilasciati, per valutare destinazioni alternative. Cioè, tradotto, se non ho mal capito quelle parole, uno degli auspici di questa Amministrazione in questi ultimi mesi sarebbe quello di verificare tutte le aree che sono classificate dal nostro Piano Regolatore edificabili e che non hanno titoli abilitativi rilasciati, e fondamentalmente valutarne destinazioni alterative; sarebbe interessante capire se in raccordo o meno con i proprietari delle medesime aree oppure se si immagina una qualche forma espropriativa della proprietà privata in questa città. Ma la cosa più divertente di tutta questa partita, che riguarda l’assetto del territorio, riguarda sempre uno dei punti a pagina 175, che non so se è un refuso o cosa, associa allo stop al consumo di suolo anche lo stop al consumo di sottosuolo, con una frase che è “Stop al consumo di suolo/sottosuolo” che a me suona personalmente suggestiva, non avendo ben compreso e capito in che termini si sta consumando il sottosuolo di Torino e quali sono le azioni di stop che dovrebbero essere messe in campo; io fortunatamente vivo in una città che invece banalmente sta facendo il collettore fognario da oltre 100 milioni di euro sulla SMAT che sta costruendo nel sottosuolo il raccordo - ovviamente tutte opere nate prima e che fortunatamente stiamo in qualche modo vedendo la prosecuzione - una città che sta costruendo il raccordo ferroviario con la Torino-Ceres per andare in treno a Caselle e Porta Susa; io auspico in futuro anche la realizzazione di alcuni sottopassi veicolari che forse potrebbero in qualche misura risolvere alcuni nodi viabilistici particolarmente critici della nostra città. Quindi questa affermazione sullo stop al consumo di sottosuolo sarebbe interessante capire, chi l’ha scritta, che cosa aveva in mente. Ma la chicca delle chicche, sempre per quanto riguarda la missione 08, è il primo capoverso di pagina 176, dove si fa riferimento per il quinto anno consecutivo, alla famosa definizione dei criteri commerciali, anzi do lettura perché è interessante: “Revisione delle destinazioni commerciali al fine di impedire la proliferazione delle strutture di vendita di media e grande superficie per evitare la chiusura degli esercizi di vicinato, coerentemente con i futuri criteri commerciali e partendo dall’analisi del fabbisogno dei cittadini”. Ora, si ricorderà certamente la Sindaca Appendino, e se lo ricorderà anche il brillante Assessore Sacco, che questo era uno degli elementi su cui fondamentalmente abbiamo più e più volte posto l’attenzione in ordine alla possibilità, da parte della Città, di correttamente progettare l’offerta commerciale ed evitare di trovarsi in una condizione, anche amministrativa, e in una condizione di difficoltà legata alla complessa normativa legata, appunto, alle legittime istanze dei privati, soprattutto per quanto riguarda i Decreti 106-Sviluppo e di cui credo si sia battuto ogni record in questi cinque anni. Trovare nel DUP il rimando, poi chi verrà dopo se ne dovrà occupare, per carità, ma dopo cinque anni trovare questo rimando, come dire, ha del suggestivo. Se passiamo alla missione successiva, alla missione 09, l’Ambiente, e andiamo alla pagina 183, troviamo anche qui qualcosa che appare oggettivamente un pochino fuori dal tempo e, se vogliamo, anche un pochino frutto di capibili pressioni ideologiche da parte di una parte della Maggioranza che su questo ha dovuto far conto di non trovare spazi, e in particolar modo per quanto riguarda l’obiettivo strategico di pagina 183, e cioè sancire una proprietà a gestione interamente pubblica e partecipativa dell’acqua senza scopo di lucro, completando nel 2018 il percorso (incomprensibile) per la trasformazione di SMAT in società consortile di diritto pubblico condividendolo con gli altri soci”. Cioè, avete pure sbagliato l’anno di riferimento, nel senso che nel copia e incolla dell’obiettivo non vi siete accorti che, nel frattempo, questa trasformazione in società consortile di SMAT, insomma è stato già esplorato il fatto che non si riesce a fare e non vi siete neanche preoccupati di aggiornare l’anno dentro il Documento Unico di Programmazione 2021-2023, cioè dimostrando anche, mi si permetta, un certo qual grado di sciatteria amministrativa e, ribadiamo, forse con la convinzione che questi documenti non vengono letti. Se ci spostiamo sulla missione successiva, la missione 10, quella dei trasporti, troviamo anche qui l’ennesima ripetizione, che non capiamo se è una ripetizione voluta per la serie quelle urla motivazionali che le squadre fanno negli spogliatoi prima di entrare in campo, no, quando la gente si pompa a vicenda per arrivare con quel giusto spirito agonistico; e anche qua la ritroviamo per l’ennesima volta la mitica riorganizzazione della rete di trasporto pubblico di GTT, che come tutta una serie di altre cose, come la ZTL a pagamento, ci ha accompagnato in questi cinque anni e che avremmo avuto tanto piacere almeno di discutere, capire in termini strutturali, visto che fu annunciata già nel 2016 e la ritroviamo nuovamente qui, ne ignoriamo onestamente e continuiamo ad ignorarne la sostanza, quantomeno ecco. Ovviamente c’è una riproposizione del blocco... anzi, viene addirittura messo un inciso: “Ovunque sia possibile l’ulteriore realizzazione di parcheggi interrati sotto il suolo pubblico” con buona pace di tutta una serie di condomini che avrebbero magari anche piacere di fare dei parcheggi pertinenziali per riporre le proprie autovetture e quindi liberando spazio lungo gli assi viabili, ma vabbè, non se n’è fatto niente in questi cinque anni, vedremo se riprendere in mano la questione. La missione 11 è quella che però oggettivamente su cui ci saremmo aspettati, come Gruppo del Partito Democratico, una particolare attenzione, che riguarda il tema del welfare, delle politiche sociali e della famiglia, e aggiungiamo della salute, cioè, siamo nel pieno, anzi ormai abbiamo fatto quasi un anno di pandemia, di blocchi, di lockdown; si è dimostrato in maniera estremamente evidente che una delle cose che sicuramente dovrà cambiare nella nostra città è l’offerta sanitaria, è l’offerta sociosanitaria che è quella componente di offerta sanitaria che si integra con l’Assessorato al Welfare e alle Politiche Sociali. Sono noti anche, come dire, i ripensamenti o, se vogliamo, le valutazioni in ordine alla modalità di erogazione dell’offerta sanitaria nella medicina di base che è uno dei pilastri su cui ha dimostrato vacillare anche una strategia di progressivo accorpamento e chiusura di presidi sanitari territoriali che invece ovviamente dovranno essere completamente ribaltati in un’ottica di una medicina di prossimità che nel nostro territorio, al di là dello slogan della retorica della città dei 15 minuti, poi dovrà avere una collocazione pratica. Bene, di tutto questo, cioè delle Case della Salute territoriali, dell’esigenza di riorganizzare la rete, il presidio sanitario territoriale coi medici di base, di un dialogo con l’ASL regionale della Città di Torino, di un’integrazione funzionale con le reti ospedaliere ad alta complessità, pensiamo ad esempio a tutta l’offerta sanitaria della zona nord che oggi viaggia sul Giovanni Bosco e che oggettivamente ha dimostrato una oggettiva criticità, bene di tutto questo non ne viene fatta menzione alcuna; così come non viene fatta menzione alcuna di un altro dei grandi progetti strategici di questa città, che noi avremmo avuto tanto piacere di vedere almeno elencato puntualmente in questo elenco che contiene un sacco di cose, dalla tutela delle api ai frutteti, che è il Parco della Salute e della Scienza e della riqualificazione dell’area delle Molinette che, a nostro modo di vedere, davvero rappresenta uno degli assi centrali su cui - e lo ribadiamo qui con forza - avrebbe dovuto concentrarsi la progettualità prospettica della città, proprio a valere sui fondi del Recovery Fund. Anche di questa questione, ahinoi, non c’è alcuna traccia. Ci sono poi alcune cose che sono nella successiva missione, la missione 14, che riguarda lo sviluppo economico e la competitività che anche qua... diciamo così, che nel 2021 stonano un po’; non voglio citare e men che meno lo farò con la pronuncia che utilizzavano nel 2016 il mitico progetto di Open For Business, addirittura è stato messo qui l’aggiornamento del sito internet di questo Open For Business, io sono andato a vederlo, è piuttosto suggestiva come azione strategica; sarebbe interessante fare un bilancio di questa attività, fortemente voluta dall’allora Paolo Giordana e portata avanti in questa Consiliatura per cinque anni dall’Assessore Sacco, per capire tutti questi investimenti e questi soldi che sono stati spesi che cosa hanno poi di fatto portato. Non mi soffermo sul fatto che nel DUP 2021-2023 si parli di Torino 2020 Città del Cinema, forse valeva la pena cambiare la denominazione di questo tipo di definizione; a pagina - queste sono cose che sono contenute rispettivamente a pagina 211 e 212 - ma la cosa divertente la troviamo a pagina 213, anche qui con... tornano, anche in questo capitolo, i centri commerciali di cui si auspica, non si capisce bene se si auspica perché l’economia li deve togliere di suo o perché magari il Comune fa qualcosa, la riduzione dei centri commerciali seguita da un obiettivo - quello di pagina 214 - che sono le cosiddette iniziative di “moral suasion” per favorire il commercio di vicinato. Ora sarebbe interessante capire come un’Amministrazione comunale non fa quello che deve fare in cinque anni, cioè approvare o definire i criteri commerciali, che sono l’unico strumento che si ha per fare una pianificazione commerciale seria, e dice che bisogna farlo, lo dice da cinque anni e non lo fa, nonostante gli sia stato anche in qualche modo più e più volte proposto, e poi si autopropone di fare iniziative di “moral suasion” per il commercio di vicinato. Io, fossi un piccolo commerciante, qualche piccolo dubbio forse di essere un pochino preso in giro ce l’avrei, esattamente come mi verrebbe il dubbio - abitassi a Vallette - trovare il punto a pagina 214 sull’approvazione dei PQ, che sono i Piani di Qualificazione come strumento di promozione di tessuto commerciale, quando questa Amministrazione quello che ha fatto è stato di fatto bloccarlo il PQ a Vallette e poi fondamentalmente anche grazie ad una pressione territoriale l’abbiamo rimesso in campo. Le successive fasi, che sono quelle della valorizzazione del patrimonio immobiliare, sono difficilmente commentabili in quanto, come peraltro anche riportato nella nota integrativa al Bilancio che lo dice con grande chiarezza, lo diremmo dopo, sostanzialmente voi avete preso l’elenco di tutti gli immobili comunali e li avete messi tutti in vendita, quindi il patrimonio, la strategia di valorizzazione patrimonio a cui faceva anche riferimento la collega Artesio, cioè immaginare anche percorsi di partnership pubblico-privata attraverso meccanismi di messa a bando, soprattutto per quelli che sono gli immobili con destinazione urbanistica a servizio pubblico, e in qualche modo un ragionamento relativamente al patrimonio comunale ancora nelle disponibilità che può essere utilmente riconvertito, badiamo bene, a servizio dei cittadini e per certi versi anche con capitale del privato sociale, banalmente viene... è un elenco sostanzialmente infinito di oltre 12/13 pagine di immobili, tutti gli immobili comunali vengono messi in vendita. E questo difficilmente può essere assimilabile ad una strategia, se non quella appunto di vendere tutto prima di andare via e lasciare gli uffici comunali. In sintesi e in conclusione, noi crediamo che la strutturale assenza di visione progettuale che c’è stata in questi cinque anni si è di fatto ribaltata in maniera pedissequa anche in questo, che è l’ultimo Documento Unico di Programmazione che la Giunta Appendino propone all’approvazione del Consiglio; e ci dispiace molto, perché non si è capito che invece questa poteva essere davvero una grande occasione di rilancio della nostra città, che poteva essere l’occasione di una elaborazione di progettualità grande, anche in qualche modo da condividere rispetto ad una modalità di finanziamento che - chiari di luna governativi permettendo - probabilmente potrà portare sulla nostra città risorse importanti. Di tutto questo non c’è minimamente traccia; non è stato fatto, non capiamo le ragioni per cui non è stato fatto, neanche quel processo che forse situazioni di particolare crisi strutturale, politica, come quella che sostanzialmente stiamo vivendo ormai da parecchi mesi in Sala Rosa e in generale di crisi strutturale economica del tessuto sociale ed economico della città avrebbe suggerito, con discreto buonsenso, alla Sindaca Appendino di aprire una fase nuova, la parte conclusiva del suo mandato, anche di interlocuzione un po’ più ampia rispetto a questo tipo di progettualità, peraltro noi l’abbiamo sempre sollecitata e ci siamo sempre resi disponibili ad interloquire, ovviamente l’onere del coinvolgimento a valle di una manifestata e pubblica disponibilità ad essere coinvolti compete a chi ha in qualche modo appunto il potere di poterlo fare. È stata fatta una scelta diversa, non si capisce bene qual è il disegno sui fondi del Recovery Plan, non si capisce bene in molte di queste politiche; io credo Sindaca Appendino, se lei avesse la possibilità di dire effettivamente quello che pensa e se lei fosse l’Amministratore delegato di una società e deve vedere un Bilancio consuntivo delle cose fatte, penso ad esempio a tutta la partita commercio, io non so che tipo di premialità darebbe alla responsabile che ha individuato per seguire quelle questioni, perché dopo il primo anno può esserci una difficoltà a capire di cosa si sta parlando, il lessico, la dinamica; il secondo anno può esserci una difficoltà a trovare il tempo di occuparsene; il terzo anno magari una difficoltà a trovare qualcuno che possa aiutare; diciamo che dopo cinque anni leggere alcune cose, come dire... davvero sembra stucchevole e purtroppo per noi conferma quello che purtroppo - lo dico davvero perché poi alla fine abbiamo impoverito la città - è l’opinione generalizzata della città su questi cinque anni, cioè un’opinione fortemente negativa di un sostanziale immobilismo dell’Amministrazione che, al di là di qualche corretto e per certi versi apprezzabile e apprezzato sprazzo, penso alle ATP Finals, pensiamo alla liberazione del MOI, ha di fatto impoverito un disegno strutturale strategico, l’ha fatto nei cinque anni che sono passati e purtroppo ha perso l’ennesima occasione, con questo DUP, di provare a rilanciare un minimo la progettualità, soprattutto in una situazione in cui si sa, o comunque in qualche modo si può anche immaginare, che non vi sia una continuità amministrativa. Quindi ovviamente quello che verrà lasciato alla prossima Amministrazione sarà un DUP che ha questi tipi di caratteristiche, alcune cose ovviamente sono assolutamente condivisibili e verranno sostenute e potenziate, quindi è chiaro che... come dire... nel dibattito che stiamo facendo sarebbe ingeneroso prendere e buttare via tutto, ma è evidente altresì, e ho fatto qualche piccolo esempio e per ragioni di tempo non ho potuto farne tanti altri, che in generale quello che manca è davvero la consapevolezza di quello che sarebbe servito alla città. Per tutte queste ragioni, il Gruppo del Partito Democratico voterà contro questa deliberazione. |