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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 25 Gennaio 2021 ore 10,00
Paragrafo n. 16
DELIBERAZIONE (Giunta: proposta e urgenza) 2020-02863
DOCUMENTO UNICO DI PROGRAMMAZIONE (D.U.P.) - PERIODO 2021-2023 (ARTICOLO 170, COMMA 1, DEL DECRETO LEGISLATIVO N. 267/2000). APPROVAZIONE. PGC 872/2021
Interventi
LO RUSSO Stefano
Come Gruppo noi disarticoleremo sia la discussione che le votazioni sulle tre delibere,
quindi nulla in contrario a condizione che vi sia adeguato…, ovviamente Rolando è
libero di illustrare come meglio ritiene, però che la discussione sia separata.

LO RUSSO Stefano
…la discussione dei tre atti sia separata, cioè che non ci sia una discussione unica,
questo stiamo chiedendo.

LO RUSSO Stefano
Rolando illustra come crede, non c’è problema, noi chiediamo, ovviamente, di rispettare
il dettato regolamentare e di poter discutere nel merito i singoli atti.

LO RUSSO Stefano
Scusi, Presidente, Lo Russo, per me è complicato capire su che cosa stiamo
intervenendo, le chiedo scusa, quindi sto facendo molta fatica a seguire oggi. È un
problema mio di tecnologia, non è un problema…

LO RUSSO Stefano
Grazie, Presidente. Effettivamente il DUP in discussione, il Documento Unico di
Programmazione è un documento perfettamente in linea con quelli che sono stati gli
ultimi DUP presentati e approvati dalla Maggioranza Movimento 5 Stelle; un
Documento Unico di Programmazione che infatti, sostanzialmente, ripercorre in
estrema sintesi quelle che sono state le linee programmatiche di questa
Amministrazione, cerca di individuare azioni coerenti con quello che era il programma
elettorale del Movimento 5 Stelle del 2016 e che, evidentemente, traduce questi tipi di
considerazioni in azioni concrete sulle quali mi soffermerò puntualmente. Qual è la vera
delusione che come Gruppo del Partito Democratico riscontriamo? È che questo
Documento Unico di Programmazione fa finta che l’emergenza Covid non ci sia stata e
sostanzialmente non parla minimamente, non fa minimamente cenno a quello che,
invece, ci saremmo aspettati di trovare, e cioè una grande stagione di rilancio
dell’economia cittadina attraverso investimenti, attraverso identificazione di
progettualità mirate, a valere proprio sul Recovery Plan. Di questo sostanzialmente non
si fa praticamente menzione, e questo è il limite strutturale più rilevante di un
documento, di cui peraltro riscontriamo anche un certo qual grado di coerenza, farò -
ribadisco - degli esempi concreti rispetto a pratiche politiche che noi non abbiamo
condiviso e che continuiamo a non condividere.
Perché si è persa una grande occasione? Si è persa una grande occasione perché questa
era invece un’occasione, da parte della Sindaca Appendino, di aprire una nuova
stagione, proprio in virtù dell’ultimo anno elettorale e sostanzialmente degli auspici più
volte ribaditi che la futura Amministrazione... come dire, lavorasse in continuità almeno
parziale con questa, di confronto con le Forze politiche del Consiglio Comunale, con le
Forze sociali attraverso un processo che avrebbe dovuto essere - perlomeno noi ci
saremmo aspettati avrebbe dovuto essere - aperto e condiviso, a partire dalla Sala Rossa,
ma escludiamo ovviamente anche, se vogliamo, i Consiglieri della Sala Rossa, in
generale nella città. Invece di tutto questo non riscontriamo nulla nel Documento di
Programmazione, in particolar modo nel primo allegato che nelle oltre 300 e passa
pagine di elencazione di azioni, di fatto, non prende in considerazione nessuna di queste
progettualità. Ora, la nostra è una città che è una città molto in difficoltà, lo diciamo
tante volte, lo leggiamo nelle analisi socioeconomiche, l’ha detto anche l’Assessore
Rolando nella sua relazione - peraltro lo ringrazio per averla trasmessa prima della sua
lettura, è stata una cortesia che personalmente ho apprezzato - ed è una città che
oggettivamente - banalmente guardo il dato demografico - è una città che sta
continuando a perdere popolazione residente: oggi è sotto gli 875.000 abitanti e di
questi 875.000 abitanti, 1 su 4 ha più di 65 anni; oltre 212.000 residenti torinesi sono
sopra i 65 anni, e questo è un dato che oggettivamente a noi preoccupa e in termini
generali, soprattutto in termini prospettici, per quello che riguarda il futuro di questa
città e in modo particolare la necessaria quanto mai indispensabile, anzi, opportuna
sterzata che occorrerà dare con la nuova Amministrazione.
Allora andiamo un pochino nel dettaglio, nello scorrere le diverse missioni che
sostanzialmente hanno posto in maniera, come diceva anche la collega Artesio, un
pochino in maniera anche suggestiva alcuni punti programmatici inalterati nel tempo, a
partire da questi ultimi cinque anni, vengono ripetuti con un copia e incolla di anno in
anno e che sostanzialmente in realtà non rappresentano nulla se non, ancorché
totalmente inapplicati, ottimi auspici. Partiamo, ad esempio, da quella che è la
missione 01, se andiamo alla pagina 131 dell’allegato 1, si fa esplicito riferimento al
tema del confronto pubblico. C’è poi addirittura un bizzarro richiamo al rafforzamento
delle Circoscrizioni, sappiamo bene quanto questa Amministrazione abbia lavorato in
questi cinque anni per uccidere le Circoscrizioni, per fondamentalmente minarne le
funzioni, per, in qualche modo, limitare il più possibile l’intervento degli organi del
Decentramento amministrativo relativamente a quella che era un’interlocuzione con le
realtà della città con un modello che prevedeva, peraltro coerente con l’impostazione
ideologica del Movimento 5 Stelle che vede nella disintermediazione di qualunque
livello - sociale e economica - una delle cifre caratterizzanti la propria attività, quindi
insomma non ci stupisce da parte di un Partito che vuole abolire i sindacati, vuole
abolire i Partiti, vuole abolire i giornali, che ci sia invece un’azione amministrativa
coerente che era quella di abolire gli organi di Decentramento amministrativo. Fa
sorridere l’obiettivo del rafforzamento del ruolo delle Circoscrizioni nelle
trasformazioni (incomprensibile), insomma elencate a pagina 131. Fa ancora più
sorridere quanto è scritto a pagina 137, con un obiettivo che traguarda il rilascio di carta
di identità elettronica addirittura a 30 giorni. Ovviamente Torino è diventata, ahinoi, un
po’ una barzelletta in giro per l’Italia, anche in sede nazionale di ANCI, in termini di
performances di rilascio di documenti ai cittadini, abbiamo toccato punte
oggettivamente impensabili di oltre 18 mesi per il rilascio di una carta di identità, ecco,
noi ci saremmo accontentati - e lo dico perché questa cosa venne fuori già in altre
discussioni - di un ragionevole tre mesi ecco, sei mesi. Trenta giorni ci sembra davvero
quasi un po’ un insulto all’intelligenza di chi legge, in termini generali.
Saltiamo alla missione 05, la missione cultura, dove compare, in un rigo, il tema del
progetto della biblioteca centrale, peraltro non viene neanche più identificata Torino
Esposizioni. Ora, voi sapete benissimo quanto noi, come Forza politica, siamo stati
rammaricati dall’abbandono del progetto di rifunzionalizzazione del campus lungo
l’asse del Po, e di quante volte abbiamo rappresentato alla Sindaca Appendino
l’esigenza di far diventare questo - il progetto di rifunzionalizzazione di Torino
Esposizioni e nell’integrazione di funzioni di quella porzione di città con la vicina
Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino e con il Teatro Nuovo in fase di
riqualificazione - uno dei centri pulsanti del motore culturale della città e in qualche
modo anche, se vogliamo, uno dei fiori all’occhiello che avrebbe potuto caratterizzare
questa Amministrazione che si avvia a questo mesto declino e a questa uscita. Ci fa
sorridere che dentro questo DUP 2021, addirittura, vi sia la riga “progettazione della
biblioteca centrale”, insomma dopo cinque anni, nonostante numerose sollecitazioni,
siamo ancora qui ad aspettare la progettazione della biblioteca centrale, peraltro non
abbiamo trovato riferimenti puntuali a Torino Esposizioni, quindi, sarebbe anche
interessante capire in quale luogo e in che formula immaginate di realizzarla.
Se passiamo poi alla missione 08 chiamata “Assetto del territorio” e andiamo alla
pagina 175 c’è un suggestivo progetto, ecco, che insomma... sarebbe anche interessante
capire quali sono in qualche modo i presupposti giuridici di una siffatta definizione, che
è quella di, fondamentalmente, indagare le aree edificabili, senza titoli abilitativi
rilasciati, per valutare destinazioni alternative. Cioè, tradotto, se non ho mal capito
quelle parole, uno degli auspici di questa Amministrazione in questi ultimi mesi sarebbe
quello di verificare tutte le aree che sono classificate dal nostro Piano Regolatore
edificabili e che non hanno titoli abilitativi rilasciati, e fondamentalmente valutarne
destinazioni alterative; sarebbe interessante capire se in raccordo o meno con i
proprietari delle medesime aree oppure se si immagina una qualche forma espropriativa
della proprietà privata in questa città. Ma la cosa più divertente di tutta questa partita,
che riguarda l’assetto del territorio, riguarda sempre uno dei punti a pagina 175, che non
so se è un refuso o cosa, associa allo stop al consumo di suolo anche lo stop al consumo
di sottosuolo, con una frase che è “Stop al consumo di suolo/sottosuolo” che a me suona
personalmente suggestiva, non avendo ben compreso e capito in che termini si sta
consumando il sottosuolo di Torino e quali sono le azioni di stop che dovrebbero essere
messe in campo; io fortunatamente vivo in una città che invece banalmente sta facendo
il collettore fognario da oltre 100 milioni di euro sulla SMAT che sta costruendo nel
sottosuolo il raccordo - ovviamente tutte opere nate prima e che fortunatamente stiamo
in qualche modo vedendo la prosecuzione - una città che sta costruendo il raccordo
ferroviario con la Torino-Ceres per andare in treno a Caselle e Porta Susa; io auspico in
futuro anche la realizzazione di alcuni sottopassi veicolari che forse potrebbero in
qualche misura risolvere alcuni nodi viabilistici particolarmente critici della nostra città.
Quindi questa affermazione sullo stop al consumo di sottosuolo sarebbe interessante
capire, chi l’ha scritta, che cosa aveva in mente.
Ma la chicca delle chicche, sempre per quanto riguarda la missione 08, è il primo
capoverso di pagina 176, dove si fa riferimento per il quinto anno consecutivo, alla
famosa definizione dei criteri commerciali, anzi do lettura perché è interessante:
“Revisione delle destinazioni commerciali al fine di impedire la proliferazione delle
strutture di vendita di media e grande superficie per evitare la chiusura degli esercizi di
vicinato, coerentemente con i futuri criteri commerciali e partendo dall’analisi del
fabbisogno dei cittadini”. Ora, si ricorderà certamente la Sindaca Appendino, e se lo
ricorderà anche il brillante Assessore Sacco, che questo era uno degli elementi su cui
fondamentalmente abbiamo più e più volte posto l’attenzione in ordine alla possibilità,
da parte della Città, di correttamente progettare l’offerta commerciale ed evitare di
trovarsi in una condizione, anche amministrativa, e in una condizione di difficoltà legata
alla complessa normativa legata, appunto, alle legittime istanze dei privati, soprattutto
per quanto riguarda i Decreti 106-Sviluppo e di cui credo si sia battuto ogni record in
questi cinque anni. Trovare nel DUP il rimando, poi chi verrà dopo se ne dovrà
occupare, per carità, ma dopo cinque anni trovare questo rimando, come dire, ha del
suggestivo.
Se passiamo alla missione successiva, alla missione 09, l’Ambiente, e andiamo alla
pagina 183, troviamo anche qui qualcosa che appare oggettivamente un pochino fuori
dal tempo e, se vogliamo, anche un pochino frutto di capibili pressioni ideologiche da
parte di una parte della Maggioranza che su questo ha dovuto far conto di non trovare
spazi, e in particolar modo per quanto riguarda l’obiettivo strategico di pagina 183, e
cioè sancire una proprietà a gestione interamente pubblica e partecipativa dell’acqua
senza scopo di lucro, completando nel 2018 il percorso (incomprensibile) per la
trasformazione di SMAT in società consortile di diritto pubblico condividendolo con gli
altri soci”. Cioè, avete pure sbagliato l’anno di riferimento, nel senso che nel copia e
incolla dell’obiettivo non vi siete accorti che, nel frattempo, questa trasformazione in
società consortile di SMAT, insomma è stato già esplorato il fatto che non si riesce a
fare e non vi siete neanche preoccupati di aggiornare l’anno dentro il Documento Unico
di Programmazione 2021-2023, cioè dimostrando anche, mi si permetta, un certo qual
grado di sciatteria amministrativa e, ribadiamo, forse con la convinzione che questi
documenti non vengono letti.
Se ci spostiamo sulla missione successiva, la missione 10, quella dei trasporti, troviamo
anche qui l’ennesima ripetizione, che non capiamo se è una ripetizione voluta per la
serie quelle urla motivazionali che le squadre fanno negli spogliatoi prima di entrare in
campo, no, quando la gente si pompa a vicenda per arrivare con quel giusto spirito
agonistico; e anche qua la ritroviamo per l’ennesima volta la mitica riorganizzazione
della rete di trasporto pubblico di GTT, che come tutta una serie di altre cose, come la
ZTL a pagamento, ci ha accompagnato in questi cinque anni e che avremmo avuto tanto
piacere almeno di discutere, capire in termini strutturali, visto che fu annunciata già nel
2016 e la ritroviamo nuovamente qui, ne ignoriamo onestamente e continuiamo ad
ignorarne la sostanza, quantomeno ecco. Ovviamente c’è una riproposizione del
blocco... anzi, viene addirittura messo un inciso: “Ovunque sia possibile l’ulteriore
realizzazione di parcheggi interrati sotto il suolo pubblico” con buona pace di tutta una
serie di condomini che avrebbero magari anche piacere di fare dei parcheggi
pertinenziali per riporre le proprie autovetture e quindi liberando spazio lungo gli assi
viabili, ma vabbè, non se n’è fatto niente in questi cinque anni, vedremo se riprendere in
mano la questione.
La missione 11 è quella che però oggettivamente su cui ci saremmo aspettati, come
Gruppo del Partito Democratico, una particolare attenzione, che riguarda il tema del
welfare, delle politiche sociali e della famiglia, e aggiungiamo della salute, cioè, siamo
nel pieno, anzi ormai abbiamo fatto quasi un anno di pandemia, di blocchi, di lockdown;
si è dimostrato in maniera estremamente evidente che una delle cose che sicuramente
dovrà cambiare nella nostra città è l’offerta sanitaria, è l’offerta sociosanitaria che è
quella componente di offerta sanitaria che si integra con l’Assessorato al Welfare e alle
Politiche Sociali. Sono noti anche, come dire, i ripensamenti o, se vogliamo, le
valutazioni in ordine alla modalità di erogazione dell’offerta sanitaria nella medicina di
base che è uno dei pilastri su cui ha dimostrato vacillare anche una strategia di
progressivo accorpamento e chiusura di presidi sanitari territoriali che invece
ovviamente dovranno essere completamente ribaltati in un’ottica di una medicina di
prossimità che nel nostro territorio, al di là dello slogan della retorica della città dei 15
minuti, poi dovrà avere una collocazione pratica. Bene, di tutto questo, cioè delle Case
della Salute territoriali, dell’esigenza di riorganizzare la rete, il presidio sanitario
territoriale coi medici di base, di un dialogo con l’ASL regionale della Città di Torino,
di un’integrazione funzionale con le reti ospedaliere ad alta complessità, pensiamo ad
esempio a tutta l’offerta sanitaria della zona nord che oggi viaggia sul Giovanni Bosco e
che oggettivamente ha dimostrato una oggettiva criticità, bene di tutto questo non ne
viene fatta menzione alcuna; così come non viene fatta menzione alcuna di un altro dei
grandi progetti strategici di questa città, che noi avremmo avuto tanto piacere di vedere
almeno elencato puntualmente in questo elenco che contiene un sacco di cose, dalla
tutela delle api ai frutteti, che è il Parco della Salute e della Scienza e della
riqualificazione dell’area delle Molinette che, a nostro modo di vedere, davvero
rappresenta uno degli assi centrali su cui - e lo ribadiamo qui con forza - avrebbe dovuto
concentrarsi la progettualità prospettica della città, proprio a valere sui fondi del
Recovery Fund. Anche di questa questione, ahinoi, non c’è alcuna traccia.
Ci sono poi alcune cose che sono nella successiva missione, la missione 14, che
riguarda lo sviluppo economico e la competitività che anche qua... diciamo così, che nel
2021 stonano un po’; non voglio citare e men che meno lo farò con la pronuncia che
utilizzavano nel 2016 il mitico progetto di Open For Business, addirittura è stato messo
qui l’aggiornamento del sito internet di questo Open For Business, io sono andato a
vederlo, è piuttosto suggestiva come azione strategica; sarebbe interessante fare un
bilancio di questa attività, fortemente voluta dall’allora Paolo Giordana e portata avanti
in questa Consiliatura per cinque anni dall’Assessore Sacco, per capire tutti questi
investimenti e questi soldi che sono stati spesi che cosa hanno poi di fatto portato.
Non mi soffermo sul fatto che nel DUP 2021-2023 si parli di Torino 2020 Città del
Cinema, forse valeva la pena cambiare la denominazione di questo tipo di definizione; a
pagina - queste sono cose che sono contenute rispettivamente a pagina 211 e 212 - ma la
cosa divertente la troviamo a pagina 213, anche qui con... tornano, anche in questo
capitolo, i centri commerciali di cui si auspica, non si capisce bene se si auspica perché
l’economia li deve togliere di suo o perché magari il Comune fa qualcosa, la riduzione
dei centri commerciali seguita da un obiettivo - quello di pagina 214 - che sono le
cosiddette iniziative di “moral suasion” per favorire il commercio di vicinato. Ora
sarebbe interessante capire come un’Amministrazione comunale non fa quello che deve
fare in cinque anni, cioè approvare o definire i criteri commerciali, che sono l’unico
strumento che si ha per fare una pianificazione commerciale seria, e dice che bisogna
farlo, lo dice da cinque anni e non lo fa, nonostante gli sia stato anche in qualche modo
più e più volte proposto, e poi si autopropone di fare iniziative di “moral suasion” per il
commercio di vicinato. Io, fossi un piccolo commerciante, qualche piccolo dubbio forse
di essere un pochino preso in giro ce l’avrei, esattamente come mi verrebbe il dubbio -
abitassi a Vallette - trovare il punto a pagina 214 sull’approvazione dei PQ, che sono i
Piani di Qualificazione come strumento di promozione di tessuto commerciale, quando
questa Amministrazione quello che ha fatto è stato di fatto bloccarlo il PQ a Vallette e
poi fondamentalmente anche grazie ad una pressione territoriale l’abbiamo rimesso in
campo.
Le successive fasi, che sono quelle della valorizzazione del patrimonio immobiliare,
sono difficilmente commentabili in quanto, come peraltro anche riportato nella nota
integrativa al Bilancio che lo dice con grande chiarezza, lo diremmo dopo,
sostanzialmente voi avete preso l’elenco di tutti gli immobili comunali e li avete messi
tutti in vendita, quindi il patrimonio, la strategia di valorizzazione patrimonio a cui
faceva anche riferimento la collega Artesio, cioè immaginare anche percorsi di
partnership pubblico-privata attraverso meccanismi di messa a bando, soprattutto per
quelli che sono gli immobili con destinazione urbanistica a servizio pubblico, e in
qualche modo un ragionamento relativamente al patrimonio comunale ancora nelle
disponibilità che può essere utilmente riconvertito, badiamo bene, a servizio dei
cittadini e per certi versi anche con capitale del privato sociale, banalmente viene... è un
elenco sostanzialmente infinito di oltre 12/13 pagine di immobili, tutti gli immobili
comunali vengono messi in vendita. E questo difficilmente può essere assimilabile ad
una strategia, se non quella appunto di vendere tutto prima di andare via e lasciare gli
uffici comunali.
In sintesi e in conclusione, noi crediamo che la strutturale assenza di visione progettuale
che c’è stata in questi cinque anni si è di fatto ribaltata in maniera pedissequa anche in
questo, che è l’ultimo Documento Unico di Programmazione che la Giunta Appendino
propone all’approvazione del Consiglio; e ci dispiace molto, perché non si è capito che
invece questa poteva essere davvero una grande occasione di rilancio della nostra città,
che poteva essere l’occasione di una elaborazione di progettualità grande, anche in
qualche modo da condividere rispetto ad una modalità di finanziamento che - chiari di
luna governativi permettendo - probabilmente potrà portare sulla nostra città risorse
importanti. Di tutto questo non c’è minimamente traccia; non è stato fatto, non capiamo
le ragioni per cui non è stato fatto, neanche quel processo che forse situazioni di
particolare crisi strutturale, politica, come quella che sostanzialmente stiamo vivendo
ormai da parecchi mesi in Sala Rosa e in generale di crisi strutturale economica del
tessuto sociale ed economico della città avrebbe suggerito, con discreto buonsenso, alla
Sindaca Appendino di aprire una fase nuova, la parte conclusiva del suo mandato, anche
di interlocuzione un po’ più ampia rispetto a questo tipo di progettualità, peraltro noi
l’abbiamo sempre sollecitata e ci siamo sempre resi disponibili ad interloquire,
ovviamente l’onere del coinvolgimento a valle di una manifestata e pubblica
disponibilità ad essere coinvolti compete a chi ha in qualche modo appunto il potere di
poterlo fare. È stata fatta una scelta diversa, non si capisce bene qual è il disegno sui
fondi del Recovery Plan, non si capisce bene in molte di queste politiche; io credo
Sindaca Appendino, se lei avesse la possibilità di dire effettivamente quello che pensa e
se lei fosse l’Amministratore delegato di una società e deve vedere un Bilancio
consuntivo delle cose fatte, penso ad esempio a tutta la partita commercio, io non so che
tipo di premialità darebbe alla responsabile che ha individuato per seguire quelle
questioni, perché dopo il primo anno può esserci una difficoltà a capire di cosa si sta
parlando, il lessico, la dinamica; il secondo anno può esserci una difficoltà a trovare il
tempo di occuparsene; il terzo anno magari una difficoltà a trovare qualcuno che possa
aiutare; diciamo che dopo cinque anni leggere alcune cose, come dire... davvero sembra
stucchevole e purtroppo per noi conferma quello che purtroppo - lo dico davvero perché
poi alla fine abbiamo impoverito la città - è l’opinione generalizzata della città su questi
cinque anni, cioè un’opinione fortemente negativa di un sostanziale immobilismo
dell’Amministrazione che, al di là di qualche corretto e per certi versi apprezzabile e
apprezzato sprazzo, penso alle ATP Finals, pensiamo alla liberazione del MOI, ha di
fatto impoverito un disegno strutturale strategico, l’ha fatto nei cinque anni che sono
passati e purtroppo ha perso l’ennesima occasione, con questo DUP, di provare a
rilanciare un minimo la progettualità, soprattutto in una situazione in cui si sa, o
comunque in qualche modo si può anche immaginare, che non vi sia una continuità
amministrativa.
Quindi ovviamente quello che verrà lasciato alla prossima Amministrazione sarà un
DUP che ha questi tipi di caratteristiche, alcune cose ovviamente sono assolutamente
condivisibili e verranno sostenute e potenziate, quindi è chiaro che... come dire... nel
dibattito che stiamo facendo sarebbe ingeneroso prendere e buttare via tutto, ma è
evidente altresì, e ho fatto qualche piccolo esempio e per ragioni di tempo non ho potuto
farne tanti altri, che in generale quello che manca è davvero la consapevolezza di quello
che sarebbe servito alla città.
Per tutte queste ragioni, il Gruppo del Partito Democratico voterà contro questa
deliberazione.

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